Data di prima immissione in edicola 5 luglio 2022
C A N A P A E C U L T U R A - N. 25 - LUGLIO/SETTEMBRE 2022 - BELEAFMAGAZINE.IT
2,00 EURO
La
spinta delle isole SARDEGNA E SICILIA SONO IL NUOVO LABORATORIO CANNABICO ITALIANO? ECCO COME STANNO LE COSE
RIPARTIRE DALLE CITTÀ Per cambiare la politica dal basso
WORLD DRUG REPORT ’22
L’analisi del narcotraffico globale
UNA RICERCA ITALIANA Polveri di cristalli CBD
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Vendita e Assistenza Produzione Cannabis Light E-commerce & Info Point Associazione Cannabis Terapeutica
GrowShop - Dispensario Cbd : Trento e Bolzano E-commerce: https://chacruna.it Cannabis Social Club : chacrunacsc@gmail.com Facebook: ChacrunaShop Instagram: chacrunaofficial
BeLeaf LUGLIO-SETTEMBRE 2022
CANNABIS MAGAZINE Be Leaf Canapa e cultura Anno 7 – 2022 Be Leaf Magazine è una pubblicazione Mediapop Srls Via Siria, 24 – 00179 – Roma
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Registrazione al Tribunale di Roma N. 122 del 11-07-2016 Iscrizione nel Registro degli Operatori della Comunicazione n. 32686 Direttore Responsabile: Stefano Cagelli Direttore Editoriale: Stefano Minnucci Coordinatore editoriale: Agnese Rapicetta
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Antiproibizionismo nel mondo World Drug Report 2022: dall’ecologia ai conflitti, l’analisi del narcotraffico globale Canapa in Italia Sicilia e Sardegna, le isole guidano il cambiamento in italia? Libro bianco sulle droghe La disarmante ripetitività dei numeri
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Redazione Marta Lispi, Federica Valcauda e Teresa Della Pieve Assistenza Legale: Avv. Aldo Baldaccini Collaboratori: LLeonardo Fiorentini Redazione Csi Giulia Crivellini Stefano Maffei Green Born Identity Dutch Passion Team Canna Italia Dominik Marko Alessio Giaggiotti Cristina Anedda Fabio Turco Liza Binelli Francesco Colonia Progetto grafico: Patrizio Bagazzini Distribuzione edicole: ME.PE. distribuzione Stampato presso: CataPrint di Arti Grafiche Boccia Spa
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Fiere internazionali “Expogrow, più solida e creativa che mai”. A Irun si preparano per una nuova edizione della Fiera internazionale che festeggia 10 anni dalla sua nascita, Intervista agli organizzatori e al partito cannabico Luz verde
Tar e diritti / 1 Decreto officinali: si apre la stagione della raccolta dei diritti per gli operatori del settore Tar e diritti / 2 Comunicato stampa a cura di Canapa Sativa Italia, Associazione Sardinia Cannabis e Associazione Hrd-Ong Resilienza Italia Onlus Città Stato Ripartire dalle città per cambiare le politiche sulla cannabis Cannabusiness Equità sociale grazie alla Cannabis? Il caso del Massachusetts tra Red e Blue Ocean Internazionale cannabica Da Madrid a Guadalajara il mondo in marcia per la cannabis (e per i diritti) Canapa nel mondo Canada, le accise stanno soffocando i piccoli produttori
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Cannabis Talks L’onda verde, il podcast che parla di cannabis, legalizzazione e dintorni. Intervista a Leonardo Fiorentini Strain story Wedding Cake: una grande fetta di torta ai fiori, con glassatura extra Consigli per la coltivazione Piante autofiorenti, ecco un programma per illuminarle Cannabis Culture Tradizione e innovazione: negli Usa spopolano i musei della cannabis Coltivazione Che cos'è l'agricoltura biologica
Milza (CB2)
Polmoni (CB1)
Sistema Cardiovascolare (CB1)
Pancreas (CB1 & CB2)
Organi di riproduzione (CB1)
Fegato (CB1 & CB2)
Colon (CB2)
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Muscoli (CB1)
Sistema Immunitario (CB2)
Ossa (CB2)
Fitocomaplesso e nuove interazioni Cannabis, Il Sistema Endocannabinoide (SEC)
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Medicina e ricerca La cannabis potenziale regolatore della salute gastrointestinale
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Green e ambiente La coltivazione sostenibile della cannabis è possibile?
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Cannabis e scienza Il cannabidiolo c’è anche nelle piante non di cannabis? Sembra di sì
Cannabis e ricerca Una ricerca italiana: polveri di cristalli cbd Cannabis e benessere Quantità e qualità del sonno: i benefici del cbd Cannabiscienza Gli effetti sulla salute fisica del consumo di cannabis Arte e diritti Il dolore non aspetta Nel nome di Walter
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Storia della canapa La canapa a chiare lettere
Cannabusiness Canapa al posto della plastica nelle automobili? La sfida dell'ex stella Nba Consigli di lettura Quattro libri da non perdere
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Cervello (CB1)
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CANAPA IN ITALIA
SICILIA E SARDEGNA, LE ISOLE GUIDANO IL CAMBIAMENTO IN ITALIA?
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Marta Lispi
Intervista doppia
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a Antonino Chiaramonte, presidente dell’associazione Ancica
Piero Manzanares, presidente dell’associazione Sardinia Cannabis
G
li statuti autonomi, le attività diverse da quelle della terraferma: le isole sono un mondo a parte. Negli ultimi mesi abbiamo guardato con attenzione a ciò che succedeva in Sardegna, teatro di sequestri e processi ma la situazione non è diversa neanche in Sicilia. Il dott. Seby Costantino, produttore per l’azienda Etna Canapa e distributore di cannabis light, descrive la situazione nella sua regione: “La situazione in Sicilia cambia in base alle province. I problemi sono limitati a Palermo e Siracusa poiché nel 2021 più di cinquanta attività hanno subito un maxi sequestro di oli cbd. L’accusa era “vendita di farmaci non autorizzati”. Nel 2019 è stato approvato l’Epidolex, con questa scusa i NAS hanno eseguito i controlli: “Durante i sopralluoghi - ricorda - le persone imbustavano i fiori di cannabis light, ma i Nas erano interessati solo agli oli CBD”. I procedimenti ad oggi sono ancora aperti e molte aziende hanno chiuso senza avere la possibilità di riaprire. “I giornali - contesta il dott. Costantino - fanno sempre titoloni per i sequestri ma non parlano mai di come vanno avanti i processi, delle assoluzioni, non si curano del danno d’immagine e di quello economico”. Un altro indice di controllo per le FFOO è stato il possesso di un ecommerce, sembrerebbe infatti che le aziende agricole che rivendono ai privati ricadano nell’accusa di “spaccio”. “Consiglio a tutti di avere una partita iva commerciale legata all'e-commerce anziché quella agricola, come tutela”, dice ancora Costantino. Situazione simile è avvenuta in Sardegna che lo scorso anno ha contato centinaia di maxi sequestri di magazzini poiché, la teoria delle FFOO,
una volta pulita l’infiorescenza è confondibile con la cannabis delle piazze di spaccio. Accuse assurde che hanno significativamente inciso sulla presenza di investimenti privati nella filiera, è un mestiere rischioso che non tutti vogliono fare. In questo quadro le regioni hanno accolto proposte e si sono confrontate con le associazioni di categoria presenti sul territorio. Per delineare questo quadro abbiamo sentito Antonino Chiaramonte, presidente dell’ass. Ancica, per gli imprenditori siciliani in intervista doppia con Piero Manzanares, presidente dell’ass. Sardinia Cannabis, per aggiornamenti sulla Sardegna. Entrambe le associazioni accolgono negozianti, produttori, broker impiegati in una filiera purtroppo indefinita, ma che hanno creato il commercio della canapa in questi anni, prima alimentare poi della cannabis light. Come si è sviluppata la presenza di queste realtà a livello regionale? Piero Manzanares: “Nella mia regione dal 2017 ad oggi abbiamo assistito ad un proliferare di nuove opportunità lavorative, sono nate imprese agricole, florovivaistiche, commerciali, etc che hanno dato occupazione a grandi e giovani. Abbiamo iniziato a far conoscere le potenzialità della pianta con l’alimentare cercando di sponsorizzare i nostri prodotti tipici con l’aggiunta del seme di canapa. Abbiamo fatto fare saponi e creme e idrolati utilizzando le parti apicali ricche di terpeni, abbiamo assistito ad un incremento della richiesta di canapa da parte di Stakeholder europei, ma abbiamo assistito anche a sequestri da parte delle forze dell’ordine di intere col-
tivazioni, di spedizioni, di magazzini, di aziende agricole accusate di coltivazioni di sostanze stupefacenti, incrementando la paura negli operatori del settore per una carenza di chiarezza nella 242/2016.” “In verità” sostiene Antonino Chiaramonte “il commercio di canapa che dal 2010 fino al 2018 si era pian piano avviato e che si stava consolidando con la lg 242/16, è stato stravolto dal lancio sul mercato della Cannabis Light. Quest'ultima ha evidenziato che fino al 2018 i fronti erano due e ben distinti: canapa industriale per il mondo agricolo e cannabis da legalizzare in termini di conquiste di diritti civili. Da quel momento tra chi voleva fare agricoltura in virtù della lg 242 è sorta una preoccupazione crescente, legata ai sequestri ed alle tantissime vicende giudiziarie legate alla Light. Inizialmente ha entusiasmato molti, generando effettivamente un boom economico, ma nella più totale confusione legata al vuoto legislativo in merito ai suoi utilizzi. Questi elementi, in poco tempo ne hanno "bocciato" l'uso e il commercio, poiché è passato il messaggio che chi fa agricoltura e industria con la canapa guadagna poco, i produttori di Light invece sono miliardari.” ma conclude ammettendo “Tuttavia i problemi di tipo giudiziario accompagnano questa coltivazione.” Sia l’ass. Sardinia Cannabis che UCI, Unione Coltivatori Italiani, di cui ANCICA è la struttura interna dedicata alla Canapa, sono presenti al Tavolo Tecnico istituito dal Mipaaf per la creazione del piano di settore della canapa, come procedono i lavori? “Il Tavolo Tecnico è stato fatto per creare il piano di settore per la canapa.” spiega Piero Manzanares “Composto da 48 persone e diviso in tre gruppi di lavoro. Per motivi politici e logistici fino a Febbraio 2022 si è fatto poco e nulla. Per la delega conferita come rappresentante di associazione del settore, ho sempre chiesto che venisse normata l’infiorescenza per altri usi oltre quello già previsto dal punto G della lg. 242/16 (Uso Florovivaistico) o che il Tavolo tecnico si esponesse con i ministri interessati per trovare una soluzione ai sequestri anomali che quotidianamente si hanno su tutto il territorio nazionale. A febbraio è cambiato il funzionario del Mipaf e abbiamo ripreso a riunirci con scadenza bimensile. Abbiamo richiesto che con i finanziamenti già stanziati gli enti di ricerca statali facciano le giuste ricerche per poter stabilire una volta per tutte la possibilità di usare il fiore, abbiamo anche chiesto di fare una plenaria con il ministro ma tutto ciò senza nessun riscontro. Nonostante tutto siamo fiduciosi che riusciremo a fare le giuste modifiche alle varie leggi o decreti per poter far lavorare serenamente tutti gli operatori.” Antonino Chiaramonte è contrariato dalla produzione di infiorescenze prima della definizione di un piano di settore, sono stati numerosi i processi che hanno demoralizzato gli imprenditori e reso un danno di immagine al settore canapa. “In tutto questo - aggiunge però - la nota positiva è che le associazioni di settore e di categoria, hanno fatto pressione sulla politica e si è
finalmente riusciti ad istituire il Tavolo Tecnico interministeriale per la Canapa. Si sta mettendo ordine a questo importante e fortemente strategico settore, lavorando molto bene e nell'interesse del settore agroindustriale della canapa dandole uno slancio su tutto il territorio nazionale. I punti dolenti riguardavano gli aspetti giuridici e i vincoli normativi esistenti sono stati più volte affrontati e sono certo che si giungerà alla sintesi ottimale per garantire tutta la filiera italiana dalla produzione, alla trasformazione e commercializzazione di ogni derivato possibile dalla Canapa.” Fin tanto che il fiore di cannabis conterrà THC non potrà essere ingrediente cosmetico né alimentare in quanto incidente con il dpr 309/90 sugli stupefacenti. Tuttavia, il fiore stesso non ha una categoria commerciale ed è quindi prodotto per collezionisti. “Fin Tanto il fiore non avrà una percentuale di THC tale da considerarsi stupefacente io vedo solo ed esclusivamente un fiore, pare e tale a quello di zucca. - taglia corto Piero Manzanares - Il Thc è sempre stato presente. All’epoca i contadini usavano saltuariamente la Carmagnola come prodotto da fumo, senza essere denunciabili di coltivazione ai fini di spaccio. Il DPR 309/90 è un decreto obsoleto che andrebbe cambiato con urgenza. È ora che i nostri legislatori tolgano quel velo che gli offusca la vista e si aggiornino su come la maggior parte dei paesi industrializzati stia dedicando ampio spazio alla cannabis” E’ di un’altra opinione Antonino Chiaramonte che aggiunge: “Ci si sta confrontando come Tavolo Tecnico con le indicazioni che giungono dall'Europa, confidiamo in evoluzioni positive.” La Sardegna aveva visto l’approvazione del disegno di legge sulla produzione di canapa e la Sicilia una proposta di produzione agricola con conferimento per la cannabis medica. Qual è la politica regionale in merito alla produzione di canapa? Piero Manzanares ha accompagnato il disegno di legge in ogni passaggio: “Ci sono voluti 2 anni ma alla fine la Regione Sardegna all’unanimità ha promulgato la Legge regionale sulla coltivazione della canapa. Si andavano a colmare quelle mancanze che la Legge 242 presentava: quella sulla tracciabilità. Come associazione Sardinia Cannabis, abbiamo fornito al NIPAF (nucleo dei carabinieri designati ai controlli agricoli sulla canapa) un quantitativo di Test veloci già in uso in svizzera per rilevare il quantitativo di Thc presente sul fiore in pochi minuti.” Così facendo venivano identificati gli agricoltori. Per poterli identificare durante i controlli aerei, invece: “in questo caso la regione ha inserito la creazione di un “Albo” che voleva intendersi come registro di coltivatori di Canapa. - eppure prosegue Piero - Da poco è arrivata notizia che il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini che ha deliberato di impugnare la legge della Regione Sardegna n. 6 dell’11/04/2022
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CANAPA IN ITALIA
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“Sostegno e promozione della coltivazione e della filiera della canapa industriale”, in quanto talune disposizioni eccedono dalle competenze attribuite alla Regione Sardegna dallo Statuto di autonomia in materia di ordine pubblico e sicurezza e tutela della salute, violando l’articolo 117, secondo comma, lettera h), e terzo comma, della Costituzione, nonché l’art. 81, terzo comma, relativamente alla copertura finanziaria. Vedremo se i nostri politici difenderanno in altre sedi la nostra legge regionale.” “In attesa della conclusione dei lavori del Tavolo Tecnico e della successiva presentazione del Piano di Settore in Conferenza Stato Regioni ribadisce Antonino Chiaramonte - la politica regionale di fatto non c'è in Sicilia, se non per singole e avventate iniziative che infatti (come nel caso di Piemonte e Sardegna ndr) hanno portato a clamorose bocciature ministeriali. Nei fatti in Sicilia la confusione istituzionale regna sovrana, nonostante la regione abbia già avviato un percorso sperimentale di produzione nel 2021. Diciamo che alcune iniziative sono state "sfruttate" dai politicanti di turno per meri fini elettorali e giornalistici.” Continua critico Chiaramonte “Ci conforta la bontà e la serietà di alcune coraggiose realtà private che attraverso strutture associative e della cooperazione, come la nostra Cooperativa Siciliana della Canapa, stanno mantenendo viva l'attenzione sull'immenso potenziale in termini di sviluppo economico ed occupazionale che questa coltura può rappresentare in Sicilia.” Ovviamente le associazioni raccomandano entrambe la comunicazione di semina ai carabinieri forestali e la liceità delle varietà coltivate. Sardinia Cannabis rappresenta molti produttori di infiorescenze, al contrario Ancica è più protesa alla produzione di canapa industriale per non contrastare la legge 242/16 fintanto che non c’è un piano di settore che le includa. Qual è il rapporto di queste associazioni con le FFOO? L’associazione Sardinia Cannabis “come accennato, per agevolare i controlli, abbiamo creato delle sinergie con il Nipaf proponendo gli stessi test che usano in Germania, Svizzera e Usa.” Questi test si colorano con una percentuale di THC>1%. “Vogliamo estendere questa collaborazione anche con le altre forze di polizia fornendo a nostre spese un quantitativo di Test per i controlli che andranno ad effettuarsi in questa annata. All’interno della nostra associazione - ricorda Piero Manzanares - alcuni soci hanno subito dei sequestri, ove sono intervenuti i nostri legali, per alcuni si è archiviato il caso mentre per altri stiamo aspettando la sentenza definitiva.” In Sicilia, invece, la Cooperativa ha sospeso la produzione di infiorescenze ma ha avuto ugualmente un rapporto altalenante con le FFOO: “Ad oggi, il nostro rapporto con le FFOO è assolutamente regolare e positivo, in passato abbiamo subito diversi torti.” la strategia di Antonino Chiaramonte è chiara, per cui afferma: “Con tutte le aziende che si stanno avvicinando alla
nostra Cooperativa stiamo puntando alle grandi coltivazioni per la produzione di seme, fibra, canapulo e biomassa. Abbiamo totalmente sospeso la produzione del fiore in attesa della definizione del Piano di Settore.” Non contrastare le leggi per non avere problemi con le istituzioni. In linea con questo ragionamento è la possibilità di produzione di infiorescenze solo per coloro che hanno un impianto riconducibile al farmaceutico. Al momento, di fatto, l’unica azienda che ha un impianto privato autorizzato alla produzione di cannabis dal Ministero della Salute è quello di Bio Hemp Trade di Cerignola, di Pier Paolo Crocetta. Eppure esistono aziende che producono fiori di cannabis light e derivati, canapa industriale e start up innovative legate al settore. L’andamento del settore ha influito sul numero di aziende sulle isole tanto che un’Ansa segnala il crollo. “Lo afferma il presidente del Centro studi Agricoli, Tore Piana. Si è passati, infatti, dai 1.300 ettari coltivati nel 2021, ai 180 di quest'anno.” “In Sardegna, le aziende sia agricole che commerciali stavano aumentando - Piero Manzanares ha il polso della situazione da prima della 242/16 - ma in quest’ultimo anno molti hanno perso l’entusiasmo di dedicarsi alla coltivazione della Canapa. I giovani hanno ripreso a cercare lavoro fuori dalla Sardegna. Abbiamo avuto manifestazioni di interesse da parte di aziende di stati come la Svizzera, la Russia, la Francia. Abbiamo un territorio che si presta a questa pianta e bisogna dare la sicurezza per poter investire in questo settore.” “Ad oggi continuano solo a diminuire le aziende che guardano con interesse alla Canapa.” è l’opinione di Antonino Chiaramonte. “Troppi problemi giudiziari e troppa disinformazione hanno riportato questa coltura tra le attività problematiche. Se c'è una cosa che tiene lontani gli agricoltori da una coltura è l'incertezza e la scarsa solidità del mercato ad essa collegato.” “La Canapa sarà la pianta che riattiverà la nostra economia, ancora qualche anno di lavoro politico-istituzionale, impegno divulgativo e sperimentazione e arriveremo ad avere delle filiere regionali forti, ben strutturate e fortemente competitive.” Per concludere, con il Decreto Officinali, quale sarà il destino della canapa e di tutte le piante per uso erboristico? Cosa cambierà per le aziende agricole produttrici? “Il decreto sulle officinali è stato pubblicato in gazzetta, quindi la canapa è inserita per la produzione esclusivamente di seme e fibra. - illustra Piero Manzanares - Errore gravissimo a responsabilità di chi ha fatto il decreto in quanto va contro la normativa europea e internazionale. Insieme alle associazioni quali CSI, Resilienza Italia, Federcanapa, Agrinsieme e altre, abbiamo incaricato un pool di avvocati per portare avanti un ricorso al Tar del Lazio per far sospendere e modificare solo la seconda parte del comma inerente la cannabis sativa L.”
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LA DISARMANTE RIPETITIVITÀ DEI NUMERI Leonardo Fiorentini
È
diventato disarmante, più che noioso, analizzare i dati che vengono pubblicati ogni anno dal Libro Bianco sulle droghe, giunto alla tredicesima edizione. È un quadro che si ripete anno dopo anno, sempre peggiorando, e che fissa su tela il disastro della gestione in chiave proibizionista delle sostanze. Anche per questo il testo curato dalla società civile dedica ampio spazio ad altre due vicende che hanno caratterizzato l’anno passato: il referendum cannabis, con la pubblicazione dell’inedita memoria difensiva del Comitato Promotore, e la Conferenza Il libro bianco Nazionale sulle dipendenè promosso da ze di cui si analizzano perLa Società della corso e conclusioni. Ragione, Forum Veniamo ai dati. In Italia Il 35% dei detenuti è in carcere per droghe: è il doppio della media europea (18%), molto di più della media mondiale (22%). Di più: è un dato molto più alto anche di paesi che in quanto a repressione non scherzano, come dimostra il caso di Brittney Griner: la Russia ha una percentuale di detenuti per droghe che non arriva al 29%.
che modo collegato a queste), né per quale tipo di sostanza si è dentro. Abbiamo però due certezze. La prima è che senza detenuti per semplice spaccio di droghe, o detenuti che usano sostanze, non ci sarebbe alcun problema di sovraffollamento carcerario. La seconda è che la cannabis è la sostanza al centro della repressione: rappresenta il 75% dei sequestri (piante escluse), oltre il 50% delle operazioni antidroga e il 43,5% dei denunciati (dati DCSA) Lato domanda, oltre un milione di persone è stata segnalata ai prefetti per mero uso di cannabis dal 1990 ad oggi. La quasi totalità (98%) dei minori segnalati alle prefetture per uso di droghe lo è per cannabinoidi. Per quanto riguarda invece le misure alternative, risulta ormai evidente che non sono più opzioni sostitutive della pena detentiva, ma opzioni aggiuntive: l’area di controllo penale esterna si è infatti estesa talmente tanto che sommate tutte le misure alternative, e aggiungendo la messa alla prova (che arriva prima, sospendendo il processo), arriviamo ad un totale che supera abbondantemente le presenze in carcere totali.
Droghe, Antigone, CGIL, CNCA, Associazione Luca Coscioni, ARCI, LILA e Legacoopsociali con l’adesione di A Buon Diritto, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica CGIL, Gruppo Abele, ITARDD e ITANPUD. È disponibile in tutte le librerie ed on line su www.fuoriluogo.it/ librobianco
Interessante rileggere cosa ha scritto l’anno scorso il gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite nel suo rapporto sull’applicazione delle legislazioni sulle droghe. “Alcuni Stati sono andati oltre quanto è richiesto dai trattati sul controllo delle droghe in termini di criminalizzazione e sanzioni associate, mentre altri hanno dimostrato uno zelo eccessivo nell’applicare le previsioni di criminalizzazione”. È una evidente denuncia implicita della situazione italiana, che è invece esplicitamente criticata per l’eccessiva presenza di migranti in carcere per “fatti di droga”: 31% al 31 dicembre scorso. Ai detenuti in carcere per violazione del Testo Unico sulle droghe si aggiungono, anche se in parte si sovrappongono, le persone che usano sostanze che restano in carcere. A fine dell’anno scorso rappresentano il 28% dei detenuti. Si tratta di un record di incidenza percentuale, almeno negli ultimi 16 anni. Purtroppo, i dati a disposizione, da sempre criticati per scarsa profondità, non permettono di scoprire né quanto è effettivamente l’incidenza del fenomeno droghe sul carcere (stimiamo però che fra il 40 ed il 50% dei detenuti sia in qual-
Drammatica anche la situazione negli uffici giudiziari. A fine 2021 c’erano 231.659 fascicoli per droghe a intasare i tribunali italiani. Un livello che si mantiene ai massimi da 16 anni a questa parte, probabilmente anche per il rallentamento dell’attività giudiziaria dovuto alla pandemia. Si conferma anche nel 2021 l’incidenza molto marginale delle violazioni dell’art. 187 del Codice della Strada, ovvero guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti. Dai dati disponibili al momento della pubblicazione (Polizia Stradale), si nota anche un sostanziale dimezzamento negli ultimi 10 anni delle violazioni dell’art. 187. Le violazioni accertate dalla Polizia Stradale a seguito di incidente rimangono a livelli molto bassi: 1,18% nel 2021 e salgono all’1,44% negli incidenti con lesioni. Come premesso, per la loro evidenza e ripetitività, sono dati e riflessioni che fanno cadere le braccia. Denunciano, ancora una volta, come la legislazione sulle droghe sia il vero fulcro dell’attività repressiva dello stato e la causa vera del sovraffollamento carcerario.
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LIBRO BIANCO SULLE DROGHE
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TAR E DIRITTI
DECRETO OFFICINALI: SI APRE LA STAGIONE DELLA RACCOLTA DEI DIRITTI PER GLI OPERATORI DEL SETTORE Le associazioni ricorrono al Tar per impugnare una singola disposizione del decreto marta lispi
A
gennaio 2022, la conferenza Stato Regioni - Province autonome approva il decreto interministeriale in materia di piante officinali che interviene sul D.lgs 75/2018 “Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali”. Si tratta di un aggiornamento che era atteso dagli operatori del settore piante officinali, filiera delicata e legata alla raccolta e la trasformazione delle erbe spontanee, con un occhio alla filiera farmaceutica (come abbiamo visto nel precedente numero: “Officinali dalle streghe a Patuanelli”). Doveva essere un’occasione di aggiornamento per leggi antiquate antecedenti il proibizionismo di Aisenger. Un processo di rinnovamento che modificava il regolamento originale del 1931, invece sembra essere l’ennesimo regalo ai poteri forti di Big Pharma. DECRETO 21 gennaio 2022 Vediamo insieme cosa dice il testo del decreto e perché preoccupa gli operatori del settore produttivo e commerciale della canapa oltre che di piante officinali.
Il testo sulla “Gazzettino Ufficiale della Repubblica Italiana” è consultabile online. Il decreto prende in considerazione la cannabis: - alla luce del decreto del Ministro della salute 9 novembre 2015 recante funzioni di Organismo statale per la cannabis previsto dagli articoli 23 e 28 della convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, come modificata nel 1972; - come completamento alla legge 2 dicembre 2016, n. 242, recante «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa»; - ad integrazione del decreto del Ministro della salute 4 novembre 2019 relativo alla definizione di livelli massimi di tetraidrocannabinolo (THC) negli alimenti. All’Articolo 1 si delimitano gli ambiti di applicazione per cui: Il comma 1. definisce piante officinali: “le piante cosiddette medicinali, aromatiche e da profumo, nonché le alghe, i funghi macroscopici e i licheni destinati ai medesimi usi, come definiti all’art. 1, comma 2 del decreto legislativo 21 maggio 2018, n. 75.” Il comma 2. “definisce l’elenco delle specie officinali coltivate, che è costituito dall’allegato al presente decreto” tra cui al punto (c) si nomina la “banca dati europea delle specie vegetali per uso cosmetico, « Cosmetic ingredient database cosIng », presenti nel glossario delle denominazioni comuni degli ingredienti prescritto dall’art. 33 del regolamento (CE) n. 1223/2009 e successive modifiche”. Ricordiamo che il 4 febbraio dello scorso anno, la Direzione Generale del mercato interno, dell’industria, dell’imprenditorialità e delle PMI (DG Grow) della Commissione Europea (CE) ha aggiunto il cannabidiolo (CBD) in due forme all’interno del catalogo CosIng nelle forme isolate di: cannabidiolo, derivato da estratto o tintura o resina di cannabis; cannabidiolo, cannabis sativa estrazione dalle foglie. Il punto nevralgico è però il comma (4) ove si cita: “La coltura della cannabis sativa L. delle varietà ammesse per la produzione di semi e derivati dei semi è condotta ai sensi della legge 2 dicembre 2016, n. 242, recante disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. La coltivazione delle piante di cannabis ai fini della produzione di foglie e infiorescenze o di sostanze attive a uso medicinale è disciplinata dal decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, che ne
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TAR E DIRITTI vieta la coltivazione senza la prescritta autorizzazione da parte del Ministero della salute.” E’ preoccupante l’atto di limitare la filiera agroindustriale della canapa al solo uso del seme e derivati di esso, un approccio assimilabile allo scopo alimentare del decreto del Ministero della Salute del 4/11/19 sopracitato, delegando la lavorazione e la commercializzazione delle foglie e delle infiorescenze all’esclusivo uso medicinale come da DPR 309/90 per le sostanze stupefacenti. Cosa dicono gli operatori di settore? “Il ricorso che intendiamo promuovere è un operazione chirurgica che riguarderà esclusivamente la canapa industriale, lasciando totalmente inalterato l’impianto delle officinali come pubblicato in Gazzetta Ufficiale” il 18 maggio 2022 chiariscono in prima battuta le associazioni promotrici del ricorso. “L’intervento è mirato esclusivamente a salvaguardare gli operatori già attivi e operativi in questa filiera i quali, lavorando con la pianta nella sua interezza, nel pieno rispetto della normativa comunitaria e Italiana, non dovrebbero subire alcun tipo di limitazioni nell’ambito di tali attività agricole.” Le associazioni di canapicoltori Canapa Sativa Italia, Resilienza Italia onlus e Sardinia Cannabis avevano preventivamente diffuso un comunicato in cui ricordavano il compito affidatogli dalle istituzioni: “con decreto MIPAAF - Affari Generali - Prot. Interno N.9385830 del 17/12/2020, siamo state elette a rappresentare il settore della canapa come componenti del Tavolo di Filiera istituito presso il Mipaaf.” aggiungendo poi che attualmente: “Il mercato della canapa sta vivendo una notevole crescita a livello internazionale, mentre in Italia molti prodotti contenenti infiorescenze di canapa vengono commercializzati in un quadro normativo vago e inadatto che non riesce a garantire la sicurezza dei professionisti del settore.” Nel comunicato hanno quindi espresso la volontà di: “ottenere la sospensiva del comma 4 dell’art 1 del decreto interministeriale in materia di piante officinali, discusso a inizio gennaio 2022 in Conferenza Stato-Regioni e che interviene sul D.lgs 75/2018”. Se il decreto andasse avanti così com’è si convoglierebbero tutte le produzioni con conferimento alle case farmaceutiche, dalla camomilla alla canapa. Il ricorso al TAR sarà presentato dai legali avv. Botto dello studio Legance e all’avv. Bulleri, i quali precisano che “tale risultato si potrà raggiungere senza coinvolgere nel ricorso in alcun modo le altre norme sulle piante officinali e le destinazioni farmaceutiche.”
sociazioni di settore e di categoria, che finalmente dopo tanti anni lavorano all'unisono in maniera coesa e compatta per il bene della filiera canapicola e della pianta nella sua interezza.” Sempre più aderenti si uniscono al ricorso collettivo e ciò ha reso possibile un dialogo propositivo tra le altre associazioni, e le organizzazioni di categoria. Un punto a favore per i partecipanti al tavolo tecnico, che si sono mostrati coesi innanzi le istituzioni. Le aziende i cui diritti sono violati sono di diversa natura: le aziende agricole che avranno un danno agricolo dalla limitazione della produzione di canapa esclusivamente per seme, le aziende di trasformazione, che usano piante per la produzione di profumeria e cosmesi, i florovivaisti che producono piantine per i coltivatori, settori legati a quello della valorizzazione dell’intera pianta comprese foglie e infiorescenze. Per Francesco Vitabile: “sono violati i diritti di tutte le aziende se guardiamo la prospettiva della filiera agroalimentare industriale, quindi dall'agricoltore, al trasformatore, passando per il florovivaista ed il commerciale.” Come partecipare alla raccolta fondi La raccolta fondi per il ricorso al TAR è necessaria anche al fine di tutelare il libero mercato a cui hanno preso parte investitori e tecnici che unendosi possono portare avanti un’attività di lobbying. L’Italia, come stato membro dell’Unione Europea, deve consolidare il mercato interno per essere competitiva. Per partecipare si può contribuire in due modi: compilando il modulo non vincolante sul sito https://www.ricorsotarlegge242.it/partecipa che consentirà agli avvocati di coordinare le operazioni. “La raccolta fondi - dice Mattia Cusani - è necessaria per avere uno tra i migliori studi legali amministrativisti d'Italia e fare pressione politica affiancati da professionisti dalle riconosciute capacità ed esperienza, oltretutto grazie alla raccolta fondi il nostro lavoro consentirà ai ricorrenti di partecipare senza oneri aggiuntivi” Mentre la raccolta dei dati, in particolare dei danni subiti. Invitiamo a partecipare anche florovivaisti e produttori, perché già mostrando i numeri dell'anno scorso rispetto a quelli di quest’anno il danno è evidente”. “Perché non partecipare?” esorta Francesco Vitabile, “è la prima volta che noi tutti aiutiamo noi stessi senza chiedere nulla a chi da tempo ha sempre fatto promesse e non le ha mai mantenute.”
Cosa aspettarsi L'obiettivo non è quindi quello di rallentare lo sviluppo del settore delle aromatiche ma includere la canapa come prodotto erboristico, per la produzione di oli essenziali e altro, quindi non limitando la pianta alla lavorazione del seme.
Una volta inviato il ricorso al TAR i dati di milioni di euro di mercato potenziale bloccato dal pregiudizio “diventano importanti - spiega Cusani - per ottenere subito la sospensione cautelare con rinvio alla corte di giustizia, con l’obiettivo di ottenere in ogni caso un chiarimento immediato rispetto alla possibilità di realizzare officinali con l'intera pianta di canapa.”
Il presidente di Resilienza Italia onlus, Francesco Vitabile, è soddisfatto del risultato ottenuto fino ad ora: “Una risposta unanime da tutte le as-
Vi invitiamo a contattare gli organizzatori per partecipare a questa iniziativa fondamentale per il corretto sviluppo della filiera.
COMUNICATO STAMPA A CURA DI CANAPA SATIVA ITALIA, ASSOCIAZIONE SARDINIA CANNABIS E ASSOCIAZIONE HRD-ONG RESILIENZA ITALIA ONLUS Tutti gli operatori e associazioni del settore hanno deciso di unirsi! Facciamo ricorso al Tar Lazio, chiedendo una sospensiva e il rinvio in Corte di Giustizia Europea con l’obiettivo di tutelare i nostri interessi legittimi violati. Diritti fortemente compromessi dalla continua incapacità politica, non solo di affrontare, ma anche solo di adeguarsi agli standard europei su questa pianta. È necessario un chiarimento in materia per salvare il settore industriale relativo a tutti gli utilizzi della pianta nella sua interezza nel mondo delle aromatiche, erboristiche e da profumeria. La politica oggi ha bisogno di un segnale importante, di vedere che siamo presenti e che nessun’altro potrà scrivere del nostro futuro, del futuro della nostra filiera La coltivazione di Canapa Industriale è regolamentata in Italia dalla legge 242 del 2016 di cui tutti i riferimenti sono disponibili al seguente link: SITO MIPAAF CANAPA Siamo associazioni di canapicoltori che da anni svolgono, grazie al continuo e incessante lavoro di ricerca, formazione e informazione. Con decreto MIPAAF – Affari Generali – Prot. Interno N.9385830 del 17/12/2020, siamo state elette a rappresentare il settore della canapa come componenti del Tavolo di Filiera istituito presso il Mipaaf. Operiamo per la definizione di normative chiare e adeguate alle sfide economiche del settore, per sensibilizzare l’opinione pubblica e i vari enti sulle caratteristiche specifiche e virtuose della canapa del “benessere”, lavoriamo per promuovere l’autoregolamentazione di coltivatori e operatori incoraggiando buone pratiche, contribuendo allo sviluppo di standard, certificazioni e marchi di qualità applicabili agli attori del settore. Il mercato della canapa sta vivendo una notevole crescita a livello internazionale, mentre in Italia molti prodotti contenenti infiorescenze di canapa vengono commercializzati in un quadro normativo vago e inadatto che non riesce a garantire la sicurezza dei professionisti del settore. Le nostre associazioni riuniscono già diverse centinaia di agricoltori, esercizi commerciali al dettaglio, i principali franchisor, produttori e trasformatori, tabacchi, laboratori, avvocati specializzati, scienziati e personalità qualificate del mondo del diritto e della ricerca scientifica e medica. Raccolta fondi A conclusione positiva dello studio di prefattibilità, le associazioni hanno affidato l’incarico
di promuovere ricorso al Tar Lazio all’avv. Botto dello studio Legance e all’avv. Bulleri non appena il decreto verrà pubblicato in gazzetta ufficiale. L’obiettivo è ottenere la sospensiva del comma 4 dell’art 1 del decreto interministeriale in materia di piante officinali, discusso a inizio gennaio 2022 in Conferenza Stato-Regioni e che interviene sul D.lgs 75/2018. Gli avvocati precisano che tale risultato si potrà raggiungere senza coinvolgere nel ricorso in alcun modo le altre norme sulle ppiante officinali e le destinazioni farmaceutiche. Questo intervento viene fortemente supportato dalle nostre associazioni che vedono nell’applicazione corretta della normativa europea maggiori opportunità per tutte le aziende italiane che rappresentano. Il nuovo decreto officinali non include tutti gli altri usi già previsti dalla L.242/2016 e in particolare la possibilità di realizzare derivati dalla pianta nella sua interezza ai sensi delle filiere previste dalla legge e delle normative dei settori industriali a queste legate. Nell’ottica della competitività delle aziende sul mercato europeo ci sembra assurdo, si rischia che le varietà previste e ammesse dalla normativa europea (e dalla L.242/2016), selezionate e certificate, vengano per errore sottoposte alla stessa normativa prevista per gli stupefacenti dalle quali sono naturalmente distinte per la loro non offensività e non pericolosità. L’attività di monitoraggio sul territorio delle associazioni evidenzia che questa formulazione del decreto inizia a generare fraintesi con alcune procure. Le aziende e gli investitori temono ripercussioni e alcuni pensano di spostare le loro attività all’estero (o hanno iniziato a farlo). Per questi motivi le associazioni indicono una raccolta fondi al fine di sostenere tutte le spese necessarie a tutelare il libero mercato tramite un ricorso al Tar nell’ottica di sviluppare tutte le potenzialità che deriverebbero da elementi quali certezza normativa, fiducia degli investitori, supporto tecnico, attività di lobbying a lungo termine per uno sviluppo della qualità con il conseguente miglioramento del posizionamento in Europeo e nel Mondo, favorendo il consolidamento dell’Italia in un mercato che non dia spazio solo a prodotti di massa standardizzati, ma anche a prodotti Craft di qualità. Auspicando che possiate supportarci in questa iniziativa, vi chiediamo di versare il vostro contributo liberamente. Chi può contribuire? Sei un agricoltore? Un’associazione? Un trasformatore? Vivaista? Hemp Shop? Laboratorio? Azienda di profumi? Ta-
baccaio? Importatore o un distributore? Sei un cittadino che desidera sostenere questa lotta? Chiunque può sostenerci con un piccolo contributo oltre che condividendo questa raccolta fondi tra i propri contatti. Contributo suggerito (solo indicativo) Sostenitore: 10 -100€ Micro Imprese: 50-200€ Medie imprese e attività commerciali: 2002500€ Grandi aziende e catene: 2500-5000€ Il conto corrente è stato aperto ad-hoc e intestato all’avv Giacomo Bulleri che coordinerà i lavori assieme al Prof. Alessandro Botto dello Studio Legance. È possibile versare la propria donazione all’IBAN IT62 Z084 6113 9000 0001 0990 089 con causale: “contributo ricorso tar – associazione” specificando di quale associazione fai parte o da quale sei stato/a coinvolto/a nella raccolta fondi. Esempio: “Contributo Ricordo Tar – Ass.Resilienza Italia Onlus” Come verranno utilizzati i fondi raccolti? Le iniziative che il comitato intende intraprendere sono: Ricorso al Tar, affidando l’incarico allo studio legale Legance, nella persona di Alessandro Botto, con il supporto dell’avvocato Giacomo Bulleri con l’obiettivo di ottenere una sospensiva del provvedimento con rinvio alla corte di giustizia. Affidando il ricorso ad uno studio illustre, con il necessario supporto degli altri legali e di un ufficio stampa per tutto il corso del procedimento, abbiamo preventivato avrà bisogno di circa 50.000€. Qualora i fondi non venissero utilizzati per il ricorso al Tar, saranno restituiti ai legittimi proprietari. Cosa si potrà fare con i fondi raccolti in più? Con l’eventuale superamento dei 50.000€ la differenza verrà investita su: 1) Notifica EU e apertura procedimento di contestazione del provvedimento in sede di commissione. 2) Incarico a un ufficio stampa di portata internazionale per attività di un anno, dal costo variabile in base al budget, finalizzato alle comunicazioni con i media, opinione pubblica e istituzioni. 3) Dare mandato a una società esperta nelle relazioni istituzionali su scala internazionale, prettamente specializzata sulle commissioni parlamentari e i sui ministeri, che svolge indagini di mercato e cura la redazione di dossier, attiva le procedure per notificare tali documenti e portare all’attenzione delle istituzioni le richieste dei portatori d’interesse con diversi professionisti e intensificando i lavori sulla base del budget destinato.
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TAR E DIRITTI
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CITTÀ STATO
RIPARTIRE DALLE CITTÀ PER CAMBIARE LE POLITICHE SULLA CANNABIS
Giulia Crivellini Avvocata e Tesoriera di Radicali Italiani Federica Valcauda Policy advisor e membro del Comitato di Radicali Italiani
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ra il 15 febbraio quando la Corte costituzionale con il suo Presidente Giuliano Amato negava la possibilità agli italiani di esprimersi sul Referendum per la Cannabis legale, che avrebbe potuto invertire finalmente la rotta nel nostro paese, vittima del pensiero proibizionista che ha contaminato le nostre istituzioni. Molto è stato detto in merito a quella sentenza, per noi anacronistica anche rispetto alle valide memorie difensive presentate alla Corte. La decisione deve farci riflettere, ma non deve farci smettere di trovare vie e soluzioni per modificare le politiche sulle droghe in Italia, e di farlo proprio adesso che gli Stati Uniti – un tempo culla del proibizionismo - stanno facendo passi importanti a livello federale dopo che molti dei suoi stati hanno legalizzato il consumo di cannabis. Alcuni solo a scopo terapeutico, altri anche a scopo ricreativo. Finalmente gli emendamenti in Commissione Giustizia alla Camera sul DDL per la coltivazione di quattro piantine sono passati, ma intanto numerosi esponenti della destra e delle associazioni cattoliche hanno iniziato a dichiararsi contro le droghe leggere. Non ci resta che aspettare, ma intanto, cosa ci resta? Ecco, quello che ci resta è “la politica dal basso”: lavorare all’interno delle comunità cittadine per cambiare mentalità e modificare approcci di go-
verno, tramite l’attivazione di drug policies locali, come già sperimentato ad inizio degli anni ‘90 a livello europeo. Nel 1990, infatti, si tenne la conferenza internazionale “European Cities at the Center of Illegal Trade Drugs”, promossa dal Consiglio comunale di Francoforte, da cui nascerà la rete di municipalità ECDP - European cities for drug policy - dove si tracciava la linea verso un futuro differente. Sono molti i punti interessanti usciti da quel documento, ma il punto saliente è relativo alla netta presa di coscienza per cui “i tentativi di eliminare le droghe dalle nostre città sono falliti”, rigettando le modalità repressive. Era, appunto, il 1990. Oggi, nel 2022 e soprattutto in Italia, poche cose sono cambiate, e i pochi passi in avanti sono avvenuti più per mano giuridica, dei tribunali (pensiamo alle numerose sentenze della Corte di Cassazione che lascerebbero la possibilità di coltivare per uso personale una modica quantità di cannabis, se solo ci fosse una legge) che per mano politica, del Parlamento. In questo scenario bloccato quasi graniticamente, più di un anno fa come Radicali Italiani presentammo il 'Manifesto delle città democratiche e antiproibizioniste', ovvero un pacchetto di delibere di iniziativa popolare volte a trattare il tema delle sostanze mettendo al centro il ruolo delle città, aprendo ad interlocuzioni tra municipi e Governo sul tema cannabis e avviando progetti locali di riduzione del danno.
Il lavoro va avanti a livello territoriale, insieme alle mobilitazioni, come quella che abbiamo messo in campo insieme al consigliere comunale Daniele Nahum a Milano qualche settimana fa e per cui fumare una canna di fronte a Palazzo Marino diventa oggi presa di posizione concreta contro uno stigma. Ormai superato anche dagli italiani, dicono i sondaggi. Questo nuovo paradigma è stato affrontato anche all’interno dell’evento organizzato da Meglio Legale e dall’Associazione Luca Coscioni, “Un giorno legale”, dove consiglieri comunali di diverse zone d’Italia hanno fatto rete e dialogato sull’importanza delle politiche bottom-up. Dobbiamo quindi unirci a partire dalle municipalità per far sì che a livello locale si passi da un approccio repressivo ad un approccio sociale: d’altronde sono i cittadini e le cittadine delle città le prime persone a sperimentare la repressione sulla loro pelle. Proprio all’interno della Risoluzione di Francoforte del 1990 c’era scritto: «La gran parte dei consumatori vive nelle città o nelle città si reca perché lì c’è il mercato, la scena della droga e il sostegno ai consumatori. Per questo le città vivono al massimo i problemi correlati, ma al tempo stesso la loro influenza sulla politica sulla droga è limitata e in contraddizione con il peso che le città devono portare». Fu il professor Peter Cohen, dell’Università di Amsterdam e studioso delle sostanze e delle drug policies, a dar forza tramite le sue ricerche all’idea che anche le municipalità dovessero avere un ruolo chiave: “La
riforma della politica sulle droghe prima sperimenta e poi differenzia e si articola progressivamente a livello locale. C’è riforma solo laddove i cambiamenti si confrontano con le originali specificità dei contesti e dei vincoli locali. Persino sotto il più brutale dei regimi proibizionisti, a livello locale i riformatori possono essere la voce di quanti chiedono un cambiamento. Dai quartieri, dalle città, dalle comunità locali e dalle regioni, la riforma può, poi e forse, arrivare alle capitali nazionali e internazionali” scriveva nel 2003 all’interno dell’International Journal of Drug policy. Il primo passo è quello di riconoscere la diversità tra la cannabis e le altre sostanze, e questo riconoscimento può arrivare in modo pragmatico anche dalle istituzioni locali tramite accordi o protocolli. Un esempio: a Copenaghen, in Danimarca, il consiglio cittadino ha ripetutamente proposto di far partire un progetto per la produzione, distribuzione e possesso di cannabis per dividere il mercato delle sostanze e tenere lontani i ragazzi più giovani dalle piazze di spaccio. Tentativi di questo tipo ci sono stati anche in alcuni Lander tedeschi e in alcune città spagnole. Questo è un tema talmente importante, che tocca così tanti aspetti della vita quotidiana che non può fare a meno di una presa di coscienza da parte di tutte le più importanti città italiane: fare rete, unirsi. Far in modo che finalmente la politica prenda una posizione chiara e netta.
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CANNABUSINESS
EQUITÀ SOCIALE GRAZIE ALLA CANNABIS? IL CASO DEL MASSACHUSETTS, TRA RED E BLUE OCEAN Stefano Maffei
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n America, ogni giorno e da alcuni anni negli stati in cui è legale la vendita della cannabis, sembra sia iniziata una corsa al nuovo oro verde. In alcune parti della nazione sono le grandi aziende a farle da padrone, ma in alcune, come il Massachusetts, regna un principio di equità sociale. Le difficoltà nel Red Ocean Quello che viene chiamato Red Ocean, Oceano Rosso, è uno scenario di mercato che può essere definito saturo. Gli investitori sono chiamati ad intervenire in business già esistenti, combattendo e dovendo sconfiggere la grande concorrenza. L’obiettivo è offrire il proprio prodotto ad un prezzo sempre minore, a volte perdendo di vista la qualità. In questo genere di ambiente, i players più forti e con più fondi sopravvivono e prendono il sopravvento; gli altri tendono a scomparire. In un mondo come quello della cannabis, in cui molti pensano che il mercato sia saturo, sono state create diverse zone di Blue Ocean. Le possibilità dell’Oceano Blu Il Blue Ocean, al contrario, crea una nuova nicchia in un mercato già esistente, azzerando (quasi) la competizione tra aziende. Viene così formata una nuova domanda, a cui solo un’azienda deve provvedere. È in questo scenario che è nata la Major Bloom, una compagnia che assembla dei joint e li consegna ai clienti già preconfezionati. Il proprietario, Ulysses Youngblood ha definito la sua attività tramite il termine Blue Ocean. “Blue Ocean è come dire che c’è spazio per tutti di creare il proprio business. C’è abbastanza acqua nel mare e tutti possiamo nuotarci”. Il mondo della cannabis Nel mondo della cannabis, le grandi compagnie sono riuscite ad avere quello che può essere considerato un vero e proprio monopolio negli stati in cui la vendita è legale. Secondo Youngblood, però, se si prende in prestito il concetto di Blue Ocean, il mercato non è ancora saturo (come ampiamente dimostrato dalla sua azienda). Il futuro del Connecticut e il caso del Massachusetts In Massachusetts, dove si trova la Major Bloom, la cannabis è legale dal 2018, mentre in Con-
necticut lo sarà dalla fine dell’anno. Questo ha creato un grande movimento attorno a quelle che saranno le licenze per i futuri venditori e, di conseguenza, si è iniziato a parlare di equità sociale o meno. In un primo momento, si è pensato a varie ipotesi per decidere come saranno assegnate le licenze, su tutte quelle di una lotteria. In questo caso, però, chi ha più fondi ha nettamente più possibilità di essere estratto come “fortunato” vincitore. Si è così pensato ad uno scenario parallelo, in cui la metà delle licenze sia assegnata ad imprenditori che più hanno sofferto le crisi finanziarie degli ultimi anni, che risiedono in aree con alti tassi di disoccupazione e criminalità o che siano state vittime penali della vendita o utilizzo di cannabis. Al fianco di questa idea, verrebbero create delle vere e proprie strutture per offrire formazione e workshops per i nuovi addetti alle vendite, che spesso si presentano senza una solida cultura. L’esempio è dato dallo stesso Massachusetts, che offre un programma di equità sociale con assistenza tecnica e aiuti economici per imprenditori con determinati trascorsi. L’altro lato della medaglia Nonostante queste iniziative, sono poche le società nate in questa maniera che sono riuscite ad imporsi nel mercato. A parlarne è stata Julia Agron, Project Coordinator per il Cannabis Education Center alla Holyoke Community College del Massachusetts. “Molte persone che sono riuscite ad entrare in graduatoria per le proprie caratteristiche sociali non avevano un background necessario per iniziare a svolgere la mansione di produttori. Quando loro si presentano hanno alcune aspettative che, molto spesso, vengono disattese durante la formazione sul campo”. Prendendo in esempio i dati di giugno, infatti, dei 235 che hanno fatto richiesta delle licenze per equità sociale, solamente 94 sono stati accettati e hanno potuto iniziare le pratiche per ottenerle. Tutti i futuri produttori, infatti, devono mostrare un piano strategico che indichi il positivo impatto sociale e la promozione della diversità in questo mercato. Le commissioni, inoltre,
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danno priorità ai business guidati da donne e persone appartenenti a minoranze.
gini stock, ma si tratta sempre di clienti abituali e reali.
La difficoltà nei finanziamenti Un altro grande ostacolo che si frappone tra i piccoli e i grandi players è la capacità di ottenere finanziamenti. Molte banche o istituti di credito, infatti, si rifiutano di prestare soldi e quindi investire nel mercato verde perché spaventati dall’alone di illegalità che questo mondo si porta con sé per anni di ostracismo ingiustificato.
Un altro tassello fondamentale della Major Bloom è l’impatto sociale avuto. Si trova in un quartiere periferico, in mezzo ad altri negozi e luoghi che prima erano parte integrante della malavita locale.
Cosa caratterizza l’Oceano Blu Per chi riesce ad inserirsi in questo mercato spietato iniziano i problemi nel trovarsi una nicchia di riferimento per poter vivere. Youngblood pone come requisiti fondamentali il rispetto e la fiducia incondizionata verso i propri clienti e il proprio modello di business, tanto da metterci faccia e voce nei programmi radiofonici e televisivi che cura con la Major Bloom. Il suo obiettivo, infatti, è quello di far vedere cos’è veramente il mondo della cannabis, chi sono le persone che ci lavorano e i consumatori finali. Nel sito, per esempio, non sono presenti imma-
Con l’avvio della sua azienda, Youngblood è riuscito a scacciare via l’illegalità dal proprio quartiere, offrendo un’alternativa a tanti giovani e ad appartenenti alle minoranze. “Vediamo tutti i giorni edifici che un tempo erano appannaggio dei delinquenti. Completamente distrutti e vuoti, dove si era soliti trovare persone appartenenti al mondo dell’illegalità. Adesso, però, molti di questi spazi sono tornati al bene comune e sono stati decriminalizzati. Il business legato al mondo della cannabis fa parte dello sviluppo economico di ogni piccola comunità di ogni quartiere di ogni città”.
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INTERNAZIONALE CANNABICA
DA MADRID A GUADALAJARA IL MONDO IN MARCIA PER LA CANNABIS (E PER I DIRITTI)
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Federica Valcauda
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a marcia mondiale della cannabis raggiunge il quarto di secolo: dal 1999 infatti, il primo sabato di maggio, si realizza in modo simultaneo tra vari paesi con l’obiettivo di evidenziare la quantità di persone che vogliono normalizzare questa pianta. Migliaia le persone da ogni parte del mondo che si sono riversate per le strade del centro di Madrid, così come tante altre sono partite da Plaza de Mayo a Buenos Aires denunciando le violazioni dei diritti di consumatori, coltivatori e malati. L’Argentina si è mobilitata anche lungo le coste di Mar de Plata, mentre salendo a nord-ovest, anche il Messico e in particolare la città di Guadalajara si son fatti trovare pronti per marciare fino al Congresso Locale di Jalisco. Noi siamo stati a Madrid, dove la situazione politica è per molti versi simile alla nostra: si chiede la possibilità di auto coltivare per uso personale e di eliminare le multe amministrative ai danni dei consumatori, che vorrebbero solamente maggior informazione. Oggi però al centro del dibattito c’è la proposta di regolazione della Cannabis Terapeutica, che lunedì 9 maggio verrà discussa al Congresso dei Deputati di Madrid all’interno della sub-commissione ‘Sanità e consumi’, che può essere paragonata in Italia ad un intergruppo che si forma tra parlamentari su un tema specifico. Il punto degli attivisti e delle associazioni, sostenuto dalle intenzioni del PSOE e di Podemos, è quello di formare una legge sulla cannabis terapeutica esigibile dal Servizio Sanitario Na-
zionale dietro a prescrizione medica, regolando anche quelli che sono i costi. Parlando con alcune delle associazioni abbiamo riscontrato come oggi i pazienti che vogliono curarsi con questa terapia, sono costretti a spendere più di 250 euro al mese per poter ottenerla. Come è possibile competere con il mercato nero? O regolarsi autonomamente, coltivando una pianta nella propria casa con tutti i rischi del caso? Domande che evidentemente non si pongono i deputati del PP e di Vox, che votarono contro la formazione della sub-commissione che sta trattando il tema studiando ciò che è avvenuto in altri paesi in merito alla cannabis terapeutica. Nel paese cugino dell’Italia sono molte le similitudini: dalla richiesta di una legge sull’autocoltivazione ed eliminazione delle sanzioni, all’ostruzionismo dei partiti di destra, in particolare Vox, paragonabile a Lega e Fratelli d’Italia, che faticano a riconoscere anche i diritti dei malati. La marcia è stata una festa, ma come dicono gli organizzatori, è ‘una festa di rivendicazione’, perché come ci racconta un ragazzo: “Qui in Spagna ci sono alcuni cannabis social club attivi, che hanno le loro regole. Il punto è che fuori dai club spesso la guardia civile si apposta per controllare chi entra e chi esce, reprimendo di fatto un luogo e le persone che lo frequentano”. Il mondo sta andando avanti e la proibizione globale inizia a stare stretta, per questo eventi transnazionali, complementari e in contemporanea, sono importanti per far comprendere alla società che questo tema non riguarda una nicchia di persone.
stati proposti emendamenti in legge di bilancio con la proposta di tassazione per le infiorescenze di cannabis light. Fortunatamente avanzate senza successo, ma non è detto che non si ripresentino in futuro alimentando il braccio di ferro tra mercato nero e legale. “La scelta del consumatore – ci ha spiegato il Prof. Rossi – dovrebbe basarsi sul confronto tra prezzo cum tax (legale) oppure prezzo più costi di transazione (illegale), cioè dipende dal valore della tassa, da una parte, e dal rischio di intercettazione e relative sanzioni dall’altra.” Il qui pro quo sarebbe, quindi, l’influenza dell’accisa sul prezzo finale che decreta il vantaggio per il consumatore: negozio o mercato nero?
CANADA, LE ACCISE STANNO SOFFOCANDO I PICCOLI PRODUTTORI Redazione
Forbes ha pubblicato un nuovo rapporto sull’influenza delle accise sulla redditività delle aziende produttrici di cannabis e le news non sono buone
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orbes pubblica un nuovo rapporto sull’influenza delle accise sulla redditività delle aziende produttrici di cannabis in Canada e titola “stanno distruggendo i coltivatori artigianali”. La legalizzazione, dal 2018 ad oggi, è stata motivo di osservazione e ammirazione per altri stati che hanno emulato la normativa canadese. Gli agricoltori artigianali sono passati dall’illegalità alla legalità e si sono conformate tante piccole realtà che prediligono la qualità alla quantità, un quadro assimilabile a quello della produzione di cannabis light in Italia. Nella penisola sono anni che la minaccia del monopolio attanaglia il settore della cannabis light, il motore trascinante della produzione di canapa. Operatori che possono lavorare senza impianti di trasformazione un prodotto di larghissimo consumo, nonché contribuenti alla massima imposta iva. La normatizzazione è un tentativo di ridimensionare l’area di rischio di questo settore, il che potrebbe avvenire attraverso un sistema di conferimento e/o accise. La cultura della cartina e del filtro di fatto sta scomparendo pian piano, se la cannabis light seguisse la stessa strada del monopolio? Nel 2020 con il monopolio delle cartine si è perso non solo un introito garantito per le attività commerciali legate alla cannabis, come i grow shop, ma con essa è andata scemando la cultura legata alla varietà dell’offerta. Qualche tempo fa abbiamo chiesto chiarimenti al prof. Marco Sabatino Rossi dell’Università La Sapienza di Roma su cosa accadrebbe se la cannabis light seguisse la medesima strada degli accessori da fumo. Sia nel 2020 che nel 2021, difatti, sono
“Se il prezzo con tassa fosse abbastanza basso non sarebbe conveniente rivolgersi al mercato nero, almeno per modeste quantità. – chiarisce il professore – Qualora, invece, l’imposta fosse troppo elevata o il costo atteso delle sanzioni modesto, allora l’offerta illegale competerebbe con la legale. Inoltre dipende dalla regolamentazione della produzione, se inadeguata, come accade con la cannabis terapeutica prodotta dai militari di Firenze, lascia spazio al mercato nero. Se, viceversa, la coltivazione fosse liberalizzata, allora, la concorrenza tra produttori dovrebbe andare incontro alle preferenze degli acquirenti.” Le accise in Canada stanno distruggendo i coltivatori di cannabis Il rapporto del CEO di Tantalus Labs Dan Sutton, il CFO Lucas Jenkins e il capo dell’advisory di Hanway Associates Charlotte Bowyer definisce il regime delle accise canadese “la più grande minaccia sistemica” per i produttori di cannabis. Lo studio analizza tre anni di dati del mercato per dimostrare che con l’attuale tassazione i produttori sono arrivati al limite della sopravvivenza aziendale. Le accise corrisposte dai produttori sono pari a 1 dollaro al grammo o il 10 percento del prezzo di vendita della cannabis essiccata. Il che sembra essere ragionevole ma a lungo andare, sottolinea il rapporto, alcuni fattori tra cui la compressione dei prezzi di mercato e una tassa minima statica hanno aumentato le aliquote effettive delle accise fino al 20-35% per i coltivatori più piccoli, minacciando la redditività delle loro attività. Nel mercato canadese le grandi società quotate in borsa sono pochissime rispetto agli oltre 850 coltivatori, trasformatori e rivenditori autorizzati che rappresentano la produzione artigianale. Negli Stati Uniti, ad esempio, la tassazione della cannabis è applicata al punto vendita e non incide sul piccolo produttore. L’attenzione maggiore dovrebbe essere, quindi, per le piccole realtà poiché sono loro che risentono maggiormente delle imposte, ma sono anche coloro che preservano la qualità e la cultura del prodotto, quindi le tradizioni, la storia nonché rappresentano la filiera corta.
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FIERE INTERNAZIONALI
“EXPOGROW, PIÙ SOLIDA E CREATIVA CHE MAI”,
A IRUN SI PREPARANO PER UNA NUOVA EDIZIONE DELLA FIERA INTERNAZIONALE CHE FESTEGGIA 10 ANNI DALLA SUA NASCITA, INTERVISTA AGLI ORGANIZZATORI E AL PARTITO CANNABICO LUZ VERDE La grande festa della cannabis si terrà il 9 e 10 settembre 2022, a Irun Stefano Minnucci Una delle fiere della cannabis più importanti d'Europa, Expogrow, torna dopo tre anni, con la sua 9a edizione. Ne abbiamo parlato Javier González, Portavoz di Expogrow. E sulla parte più politica, abbiamo dialogato con il partito nazionale “Luz Verde”, una proposta politica cannábica che alle prossime elezioni generali del 2023 si presenterà in tutta la Spagna se prima del voto non sarà arrivata la legalizzazione nel paese iberico.
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artiamo dall’evento. Cosa possiamo aspettarci da questa nuova edizione di Expogrow? Quali saranno i punti di forza che caratterizzeranno l'evento? Dopo questi anni di pandemia convulsi e incerti, Expogrow torna più solida e creativa che mai per consolidare la tanto attesa riunione tra pubblico, espositori e professionisti. Come sempre, sarà la somma dei dettagli a fare la differenza di Expogrow, che continuerà a tenersi nella sede di Irun (tra Spagna e Francia). Ci aspettiamo un ottimo risultato considerando il grande volume di affari che ospita quest’area geografica, con un'importante storia commerciale tra growshop, distributori, associazioni, club, che fanno sperare nel risultato finale. Inoltre, quest'anno la parte dei dibattiti assumerà un'importanza strategica visti gli eventi più recenti nel processo di legalizzazione della cannabis a livello nazionale. Crediamo che nel nostro dibattito politico e di riflessione questa necessità imperativa sia sempre stata difesa, argomentata e discussa dalla società e dal mondo della cannabis. Come di consueto, i punti di forza saranno la fusione del mercato nazionale e francese, supportata da una moltitudine di attività parallele alla Fiera (dibattito politico, divertimento e svago nell'area outdoor, con attrazioni e sorprese per il pubblico, il tutto im-
plementato da un Festival della Musica con una simpatica locandina composta da gruppi musicali d'avanguardia e consolidati anche a livello internazionale. Per voi sarà un anno speciale, visto che in questa 9° edizione festeggerete i 10 anni dalla nascita di Expogrow. Qual è il più grande cambiamento che avete notato nell'industria della cannabis negli ultimi 10 anni? Senza dubbio il settore ha subito una costante e continua evoluzione grazie alla quale abbiamo saputo maturare, come un buon vino, creando sinergie, superando le aspettative e generando un volume d'affari molto importante. Attualmente il settore è più unito che mai e dobbiamo stare al passo con gli ultimi eventi politici poiché tra poche settimane la nostra pianta amica sarà apprezzata e riconosciuta per i suoi benefici e virtù medicinali. È senza dubbio il più grande cambiamento politico e trascendentale avvenuto negli ultimi decenni, ci auguriamo che anche la classe politica sia all'altezza del compito di rispondere, decidere e saper approfondire e avanzare in questa materia per fare in modo che molto presto tutto ciò diventi una realtà. Nell'ultima edizione (2019), il venerdì è stato dedicato all'incontro B2B (Business to Business) tra professionisti. Siete l'unico evento sulla cannabis in tutta Europa così ampiamente impegnato nella promozione del networking e delle relazioni commerciali. Quanto è importante per voi? Lo farete anche nella prossima edizione? Certamente faremo di tutto per stabilire legami interprofessionali, considerando che per noi è di vitale importanza.
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FIERE INTERNAZIONALI
23 Expogrow si terrà il 9 e 10 settembre 2022 a Irùn (Paesi Baschi), città costiera situata nella baia di Txingudi dove convergono mare, fiumi e montagne, al confine naturale tra Spagna e Francia. Una zona conosciuta in tutto il mondo anche per l'ottima gastronomia e per la sua vasta gamma di sport e paesaggi. Foto in alto a destra: Anthony B, cantante raggae, ospite internazionale della prossima edizione Foto in basso: Javier González, portavoce di Expogrow.
Abbiamo potuto confermare l’appuntamento del venerdì ultime edizioni. E abbiamo anche la migliore sede commerciale per realizzarlo (Ficoba), che è già sotto il marchio Expogrow. In questa edizione lo integreremo ancora una volta come uno dei pilastri imprescindibili dello sviluppo della Fiera e per questo, l'8 settembre è riservato come spazio chiuso ed esclusivo per professionisti e b2b. L'aspetto internazionale sembra molto importante per voi. Un'altra risorsa importante è il pubblico francese, data la vicinanza di Irun al confine. Cosa offrirete al pubblico italiano per convincerlo a venire da voi? Il nostro pubblico apprezza in modo del tutto speciale la somma di piccoli dettagli che possiede Expogrow. La salute del mercato attuale e il gran numero di visitatori che giungono ai padiglioni, sommati alle attività nell'area esterna dove si svolge la Festa della Musica con gruppi di altissimo livello, fanno della nostra Fiera un evento unico e diverso da quelli che solitamente ci sono in Europa. Per questo il pubblico italiano ed europeo in generale sarà soddisfatto di visitare Expogrow. Quest'anno faremo il possibile per renderla una delle edizioni più speciali di quelle finora svolte. Passiamo ad altre domande più politiche, su cui coinvolgiamo il partito cannabico Luz Verde. La Spagna potrebbe essere la piantagione più grande d'Europa: avete sole, tradizione e le migliori banche del seme. Quanto dovremo aspettare per una legalizzazione in Spagna. L'opinione pubblica è pronta? La Spagna è già la più grande piantagione d'Europa. E i politici arrivano molto tardi su questo dibattito, come in Italia, per-
ché, come spesso accade, la società è molto più avanti della politica. I sondaggi dell'opinione pubblica danno un ampio margine di vantaggio per gli uomini e le donne spagnoli a favore della legalizzazione (49% sì alla cannabis ricreativa e 40% no e 90% favorevole alla cannabis medicinale, sondaggio CSI); questi dati hanno portato a fare un piccolo passo sulla legalizzazione per uso medico, per 7 disturbi sarà dispensato in 6 mesi in farmacia. Ci auguriamo che il dibattito sulla cannabis ricreativa o per adulti abbia luogo nei prossimi mesi. È un peccato perché i nostri migliori cervelli devono lasciare il paese per poter sviluppare progetti in maniera legale e stiamo perdendo quell'eredità a causa della classe politica spagnola. Qual è secondo voi il Paese europeo più preparato al processo di legalizzazione? Qualcuno parla dalla Germania, è possibile? Significherebbe spianare la strada al resto d'Europa visto che si tratta di una nazione molto grande e importante. È chiaro che la Germania, in quanto motore dell'Europa a tutti i livelli, potrebbe portare un cambiamento in tutte le politiche europee. Ci auguriamo che il governo socialista di Sánchez segua immediatamente l'esempio del Cancelliere Scholz e legalizzi la cannabis per tutti i suoi usi nello stile del Canada e del Colorado, che è il modello liberale che sta prendendo piede maggiormente nei paesi sviluppati. Continuiamo a lottare affinché ciò avvenga e abbiamo persino creato un partito politico a questo proposito (il Green Light Cannabis Party) che sarà presentato in tutta la Spagna alle prossime elezioni generali del 2023 se non arriverà la legalizzazione. È tempo di andare avanti in tutta Europa. Come diceva Wenard Bruining, l'Europa ha bisogno della cannabis per la pace e della canapa per il futuro.
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ANTIPROIBIZIONISMO NEL MONDO
WORLD DRUG REPORT 2022: DALL’ECOLOGIA AI CONFLITTI, L’ANALISI DEL NARCOTRAFFICO GLOBALE Come evolve l’uso della cannabis nei paesi che hanno legalizzato (e non solo) Redazione
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Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) pubblica il World Drug Report 2022 dove si evidenzia l’evoluzione dell’uso della cannabis nei paesi che hanno legalizzato, l’economia e l’evoluzione della produzione, il traffico e la vendita di droghe, l’impatto ambientale del narcotraffico e il suo legame con le zone di guerra. La lettura di molte testate è concentrata sull’aumento dell’uso della cannabis tra i giovani, sul conseguente aumento delle segnalazioni di persone con disturbi psichiatrici, suicidi e ricoveri. Eppure l’accento andrebbe posto sull’aumento della produzione di cocaina e le morti per abuso di oppioidi, nonché sulla contestualizzazione del legame che unisce droghe e conflitti armati. L’Ucraina, ad esempio, nonostante la guerra in corso, si impegna nella legalizzazione della cannabis medica. Un gesto forte che si oppone all’aumento dei laboratori clandestini di anfetamine in questo stato (da 17 laboratori smantellati nel 2019 a 79 nel 2020). UNODC e cannabis Il rapporto delle Nazioni Unite, arrivato due anni e mezzo dopo il riconoscimento dell’uso medico della cannabis da parte dell’ONU, analizza il rapporto tra cittadini e cannabis in alcuni paesi che hanno depenalizzato il THC: Uruguay, Canada, Washington e Colorado. La decriminalizzazione della sostanza e la tolleranza dell’uso ha aumentato la diffusione della cannabis e quindi anche le entrate fiscali dello Stato e ridotto i tassi di arresto per possesso di cannabis, nonché la spesa pubblica. La nota negativa viene posta sull’aumento dell’uso di cannabis tra giovani e adulti e sull’aumento associato di segnalazioni di persone con disturbi psichiatrici, suicidi e ricoveri. Aumenta il traffico di droga internazionale: cocaina in primis A livello globale continua a crescere la produzione e il traffico di droga, in particolare la cocaina che è arrivata a un livello record nel 2020 (+11% dal 2019) nonostante il lockdown per la pandemia Covid-19. I narcotrafficanti si sono organizzati con gli spostamenti via mare, che conta il 90% dei sequestri.
Il traffico di metanfetamine si sta espandendo geograficamente e i conseguenti sequestri hanno raggiunto il record di +500% tra il 2010 e il 2020. La produzione mondiale di oppio, invece, è incrementata del +700% tra il 2020 e il 2021, anche se l’area globale coltivata a papavero da oppio è scesa del 16% nello stesso periodo. I decessi per abuso di oppioidi negli USA sono una guerra silenziosa: le perdite di vite umane sono in aumento, fentanyl e pandemia non hanno aiutato la ripresa. Nel 2020 il Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) lanciò l’allarme: in un anno oltre 100mila morti per overdose (04/2020 – 04/2021), con un aumento del 28,5% rispetto all’anno precedente. Nonostante Joe Biden si era impegnato nella lotta all’epidemia di decessi per overdose, nel rapporto ONU Stati Uniti e Canada continuano a battere ogni record, principalmente a causa del fentanyl. Stime preliminari negli Stati Uniti indicano oltre 107.000 morti per overdose nel 2021, rispetto a quasi 92.000 nel 2020. Non c’è spazio per l’ecologia nel narcotraffico Il Word Drug Report si occupa anche di ambiente: non c’è spazio per l’ecologia nel narcotraffico. La produzione di droghe sintetiche genera rifiuti da 5 a 30 volte il volume del prodotto finale, che non essendo smaltiti correttamente possono colpire direttamente il suolo, l’acqua, l’aria, gli organismi, gli animali e la catena alimentare. Se la deforestazione per la produzione illecita di cacao è preoccupante, l’impronta di un kilo di cocaina è 30 volte maggiore a quella delle fave di cacao. Le produzioni indoor di cannabis, invece, non tolgono terreno alle foreste ma incidono sulla presenza di carbonio nell’aria, è stato stimato tra 16 e 100 volte maggiore a quella della coltivazione outdoor. Donne e filiera del narcotraffico Il divario tra i due sessi non è sul consumo, le donne rappresentano circa il 45-49% dei consumatori di anfetamine, utenti non medici di stimolanti farmaceutici, oppioidi farmaceutici, sedativi e tranquillanti, ma sul trattamento. Gli utenti in trattamento per i disturbi da uso di anfetamine, infatti, sono uomini
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Legale per uso ricreativo Legale per uso medico Illegale quattro su cinque. Le donne sono però sempre più presenti nei diversi ruoli occupati nell’economia globale della cocaina, dalla produzione allo spaccio nei luoghi di detenzione. Droghe e luoghi di guerra Il rapporto, come accennato, analizza lo sviluppo economico delle droghe illecite nei luoghi dove sono in corso delle guerre, ossia dove lo stato di diritto è debole. Il narcotraffico influisce sul conflitto e viceversa, prolungandone la durata e favorendo la produzione di droghe sintetiche. Le guerre spostano le rotte del traffico di droga e, soprattutto se vicine ai mercati di consumo, prendono parte al conflitto come strumento di finanziamento generando reddito. L’analisi si è concentrata sugli effetti delle situazioni avvenute in Medio Oriente, nel Sud-Est asiatico, nei Balcani ed in Ucraina. Conclusioni Il Word Drug Report 2022 ha evidenziato come le droghe facciano parte della società ad ogni livello, dalle minoranze alle occupazioni, dalle guerre alla ricerca scientifica. Per cui una soluzione intuitiva potrebbe essere la regolamentazione dell’uso degli psichedelici sul modello dell’Oregon, in una prospettiva di riduzione del danno e depotenziamento dei cartelli del narcotraffico. Se il problema principale ad oggi è l’ecologia e la decadenza del mondo stesso per come lo conosciamo, a cui contribuiscono guerre per energie non rinnovabili e narcotraffico, perché non partire dal depotenziamento di quest’ultimo attraverso la legalizzazione? La relazione, infine, non si pone coerentemente alla dichiarazione di Vienna, poiché se la cannabis fosse vista come farmaco e non come droga sarebbe da contestualizzare con la necessità di una maggiore preparazione della classe medica in sinergia con la ricerca scientifica che annovera numerose pubblicazioni sull’impatto del cannabidiolo nelle condizioni psichiatriche e mediche.
Per fortuna sono molti i paesi che si stanno muovendo autonomamente in questa direzione, attraverso la regolamentazione dell’uso medico delle sostanze. Come l’Ucraina che, imprevedibilmente, ha dato spazio alla legalizzazione della cannabis medica in piena guerra con la Russia, la guerra del gas. Il Ministro della Salute ucraino Viktor Liashko annuncia che il governo appoggia il disegno di legge che legalizza la cannabis medica, questo durante la guerra con la Russia. Il disegno di legge, presentato nel giugno 2021, era stato bocciato dal parlamento ucraino anche se il governo ha legalizzato l’uso di dronabinol, nabilone, droghe sintetiche a base di THC e nabiximols, due mesi prima che i legislatori presentassero il disegno di legge sulla cannabis medica. Liashko dichiara in un post su Facebook: “Comprendiamo gli effetti negativi della guerra sulla salute mentale. Comprendiamo il numero di persone che avranno bisogno di cure mediche a causa di questa esposizione. E capiamo che non c’è tempo per aspettare”. Chi si oppone alla legalizzazione della cannabis medica in Ucraina confonde i medicinali con la cannabis illegale screditando l’uso per scopi medici. La legga depositata incoraggia, invece, la ricerca e amplia l’accesso ai pazienti per oltre 50 patologie, tra cui cancro e disturbo da stress post-traumatico (PTSD), malattie neurologiche e dolore cronico di origine neuropatica. Si prevede, inoltre, la produzione e la vendita di prodotti a base di cannabis medica tramite il rilascio di licenze e un sistema di tracciabilità per seguire tutte le fasi della filiera. I pazienti potranno ottenere la prescrizione elettronica dal medico di base.
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CANNABIS TALKS
L’ONDA VERDE, IL PODCAST CHE PARLA DI CANNABIS, LEGALIZZAZIONE E DINTORNI INTERVISTA A LEONARDO FIORENTINI Stefano Minnucci
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Onda Verde è un podcast molto utile per comprendere come il mondo si stia rapportando sempre più positivamente nei confronti della cannabis, per conoscere i nuovi approcci che stanno prendendo forma attorno alla pianta verde, dall'Uruguay agli States passando per il Canada e per Malta. Si tratta di un interessante podcast ideato dal direttore di Fuoriluogo.it - Leonardo Fiorentini, anche segretario di Forum Droghe - e realizzato dal Collettivo Cumbre per Agenda Podcast dell’Associazione Luca Coscioni. Una serie molto ben curata, disponibile su tutte le piattaforme classiche di ascolto, che approfondisce con competenza e originalità un fenomeno non semplice, dal fallimento del proibizionismo, fino alle filiere di una possibile economia della cannabis, passando per la cannabis terapeutica e molto altro ancora. Insomma, un bel prodotto di cui oggi vogliamo parlarvi insieme al suo autore, Leonardo Fiorentini. Leonardo, già mesi fa ci avevi accennato la nascita di questo interessante progetto, che poi ha preso piede e ora sta cominciando ad avere anche un bel seguito. Raccontaci com'è nata l'idea. Perché un podcast? L’idea del podcast nasce prima di tutto da un’esigenza che sentivo forte, ovvero quella di tenere aggiornati i contenuti del libro omonimo, visto il velocissimo progredire delle novità in giro per il mondo, vedevo invecchiare nel mentre correggevamo le bozze. E poi da una sfida, anche con me stesso: provare a portare la questione droghe, e cannabis in particolare, su un altro mezzo a me non familiare, ma soprattutto ad un altro pubblico. Avete scelto uno stile narrativo con due voci. Oltre alla tua c'è quella di Stefania Andreotti, due voci complementari e piacevoli da ascoltare. Era la prima volta per entrambi? Sì entrambi esordienti. Laddove si vuole creare una prospettiva nuova, bisogna essere coerenti anche nella sua costruzione e quindi anche nella narrazione. Era importante dare il segno dell’inclusione dei generi, ma anche di un processo di produzione collettivo, grazie al lavoro del Collettivo Cumbre. Stefania poi, con la sua esperienza di molti anni dedicati al racconto dell’agricoltura in televisione, ci ha semplificato molto la vita. Ci sono puntate di approfondimento sui temi del tuo omonimo libro (lo ricordiamo, Ondaverde edito da Officina di Hank, 2021), oltre a tanto materiale legato all'attualità. Com'è strutturata in generale la serie? E soprattutto, a quale tipologia di pubblico vi rivolgete? L’idea è stata quella di differenziare quelli che erano gli episodi costruiti per approfondire e tradurre in un linguaggio adatto all’ascolto i contenuti del libro, e quelli invece più di attualità. Questi, che abbiamo rinominato “talk”, cercano di dare un’idea di quello che sta accadendo oggi intorno alla cannabis. Ci rivolgiamo a quegli oltre 600.000 firmatari del referendum, a molti dei quali, anche solo per l’età, magari manca un approccio complessivo ad una legalizzazione equa e sostenibile. Spe-
riamo poi di uscire dalla bolla, provando a offrire contenuti rigorosi a chi vuole capire meglio. Spesso viene messo in evidenza come ormai siamo di fronte a una sorta di trasformazione nell'approccio alla cannabis, basti pensare al dibattito pubblico, nel quale si ascoltano sempre più parole chiave come "regolamentare" e "informare", piuttosto che "vietare" e "reprimere". Insomma, la guerra alla droga a livello globale ha fallito e adesso bisogna cambiare approccio. È questo il messaggio di fondo e il filo conduttore della serie?
presenti anche nel dibattito politico. Anche di questo vi siete occupati nell'Onda verde. Dopo il linguaggio abbiamo affrontato i miti proibizionisti, a cui abbiamo dedicato molte delle schede che trovate in chiusura degli episodi. Nel libro avevo raccolto una FAQ finale con le 10 più frequenti panzane proibizioniste, smentite da dati, ricerche e studi tutti debitamente referenziati. Nel podcast abbiamo provato a renderle anche facili da ascoltare. Una delle puntate è stata dedicata a Billie Holiday, in una storia nella quale si evidenzia come la legge penale sulle droghe sia stata anche uno strumento a disposizione del potere per marginalizzare il dissenso o reprimere le minoranze. Quella è forse la puntata a cui tengo di più, anche perché potrebbe aprire un nuovo filone dedicato alle Bio. Più che un effetto collaterale, credo che sia stato il vero obbiettivo della guerra alla droga, che non a caso è diventata subito una guerra alle persone che quelle droghe usavano. Arnao già nel titolo del suo “Droga e Potere” analizzava questo aspetto che è congenito all’apparato di repressione globale incardinato sulle convenzioni ONU sugli stupefacenti. È successo nei paesi consumatori come gli Stati Uniti, con l’eccesso di repressione verso i non bianchi, culminati nei casi di Breonna Taylor o George Floyd. Ma lo è stato anche in Italia dove il legame fra il profiling da parte delle forze dell’ordine e le leggi sulle droghe è ancora da approfondire. La war on drugs è stata anche strumento di repressione dei paesi produttori. Mentre sostanze inserite nelle culture occidentali, come alcol, caffè e tabacco, sono rimaste legali, la masticazione della foglia di coca in Bolivia e la produzione di cannabis nel Rif marocchino sono state travolte da una sorta di neocolonialismo proibizionista. Affrontando il tema della cannabis terapeutica viene invece sottolineato come la strada per vedere riconosciuto uno dei diritti costituzionali fondamentali, quello alla salute, sembri ancora piuttosto lunga. È così? Se a mancare fossero gli antidolorifici tradizionali o gli antibiotici avremmo avuto prime pagine sui giornali e trasmissioni scandalizzate in tv. Invece a mancare è una medicina estratta da una pianta che negli anni ha vissuto un processo di stigmatizzazione incredibile. Soprattutto per un paese in cui ne era diffusissima la coltivazione fino al secondo dopoguerra. Ora ci sono tutte le evidenze scientifiche per rendere la cannabis una risorsa importante per il nostro sistema sanitario: ci sono dati e studi che dimostrano come per molte patologie, ed in particolare per il trattamento del dolore cronico, sia una terapia con molti meno effetti collaterali e molto più economica dei trattamenti tradizionali. Dobbiamo solo fare in modo che la politica istituzionale ma soprattutto il sistema sanitario pubblico, se ne renda conto. Certo. Un tentativo che abbiamo fatto è stato anche quello di “rinnovare” il linguaggio, chiarendo significati e contesti per i quali preferiamo regolamentazione a legalizzazione, oppure persone che usano sostanze a tossicodipendenti. Non è stato facile, anche per noi. Partendo dai termini però si comincia a rimuovere lo stigma sulle persone e sulla pianta, permettendo così di costruire una narrazione in positivo. La riforma è ineludibile, dobbiamo essere capaci di far comprendere come questa non sia un salto nel buio, ma scelta ponderata e sicura. E per cambiare approccio, ovviamente, ci sono da contrastare parecchi luoghi comuni, tante fake news
Domanda finale, doverosa: a che punto siamo con la regolamentazione della cannabis in Italia? Cosa prevedi dal dibattito politico in corso? Siamo ancora in posizioni di retroguardia, lo dimostra la querelle sulla Magi-Licatini. Non bisogna lasciar cadere nemmeno l’ultimo filo di speranza, ma la strada è in salita. La cosa positiva è che questo dibattito sulle 4 piantine sta facendo emergere le posizioni dei partiti. Il prossimo anno ci sono le elezioni e mi aspetto che finalmente coloro che credono che nella regolamentazione legale come politica basata sulle evidenze scientifiche, rispettosa dei diritti umani e di lotta alle narcomafie ne facciano fattore di scelta consapevole davanti alla scheda elettorale.
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WEDDING CAKE: UNA GRANDE FETTA DI TORTA AI FIORI, CON GLASSATURA EXTRA
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Genetiche Wedding Cake alla Barney’s (Cherry Pie x Girl Scout Cookies x OG Kush) Fase vegetativa Fquattro settimane (dalla germinazione) Fase di fioritura 59 giorni / 55-60 giorni in totale Substrato Plagron Grow Mix, vasi da 11 litri pH 6.2-6.6 EC 1.2–1.8 mS Illuminazione up to 8 x SANlight Q6W = 1720 watt Temperatura 19-28°C Umidità 40-60% Irrigazione manuale Fertilizzanti Organic Bloom Liquid di Green Buzz Liquids Additivi/stimolanti Living Organics, More Roots, Humin Säure Plus, Big Fruits, Fast Buds and Clean Fruits from Green Buzz Liquids Strumenti CleanLight per la prevenzione della muffa Altezza 88 + 96 cm Resa 148 grammi (somma di entrambe le piante)
testo e immagini: Green Born Identity - G.B.I.
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edding Cake è un’altra pianta molto popolare del reparto delle varietà di cannabis ispirate ai dessert. Creata originariamente da Seed Junky Genetics di Los Angeles, questo cultivar “solo-clone” non è mai stato in vendita nella sua forma pura né è mai stato selezionato per ottenere una genetica sotto forma di seme. Wedding Cake è disponibile solamente come parte di diversi strain ibridi. Ma come avviene per qualsiasi altra varietà solo-clone non disponibile al pubblico, un breeder con buoni contatti sa come metterci su le mani, e dunque non sorprende che Derry, proprietario e breeder di Barney’s Farm, sia riuscito a farlo grazie ai suoi eccellenti contatti californiani. Ma Derry non si è semplicemente accontentato di riprodurre la genetica e trasformarla in una linea di semi, questo non è il modo di operare di Barney’s Farm. Piuttosto ha cercato di mettere il suo marchio su Wedding Cake aggiungendo un po’ di OG Kush nella miscela originale di Cherry Pie x Girl Scout Cookies, rafforzando così la presenza Indica di Wedding Cake – il tocco di Barney’s Farm su questa delizia determina un 80% di geni Indica. Il risultato del suo breeding è uno strain con caratteristiche bestiali: in non più di 55-60 giorni di fioritura Wedding Cake di Barney’s Farm produce rese fino ai 650 grammi per metro quadro. In condizioni ideali i coltivatori outdoor possono ottenere raccolti davvero eccezionali fino a due chili per pianta. Inoltre Wedding Cake non metterà a dura prova la loro pazienza, permettendo loro di estrarre le forbici per il raccolto alla fine di settembre. I grower principianti ameranno la facile gestione di questa varietà, Barney’s la valuta 1 su una scala di difficoltà fino a 5. Date il benvenuto alla coltivazione semplice della cannabis! Proprio come ci si aspetterebbe da una varietà di cannabis di questo tipo, la loro Wedding Cake è un autentico piacere sia da annusare che da gustare, essa offre un bouquet agrodolce da acquolina in bocca con sfumature terrose e note di skunk e vaniglia. Ma non abbandonatevi troppo a questi invitanti, dolci bocconcini – avvolta in questa delizia appiccicosa si nasconde, seppur amichevole, una bestia di THC. Il livello del 24% di THC dello strain, di gran lunga superiore alla media, rientra
nella categoria “molto potente” e, dal punto di vista dell’effetto, assicura un’esperienza intensa e di lunga durata che porta calma e rilassamento profondi accompagnati da un’esplosione di felicità e beatitudine. La fase vegetativa: Una partenza vitale per il “viaggio di nozze” Naturalmente il celebre devoto di Barney’s Farm, The Doc, si era accorto del clamore mondiale intorno a Wedding Cake e, proprio come tanti altri grower, era ansioso di averla. Così, quando è uscita questa nuova varietà di BF non ci ha pensato due volte e ha ordinato alcuni semi. Non appena gli sono arrivati ne ha subito messo a germinare un paio. I semi sono schizzati dai blocchi di partenza e dopo meno di tre giorni il “viaggio di nozze” stava per iniziare. La prima fase dell’avventura delle piantine era chiaramente quella vegetativa durante la quale si sono comportate molto bene, ramificando presto e mostrando una crescita vitale e uniforme con foglie medie di color verde scuro. Dopo quattro settimane, quando The Doc ha suonato la campana della fioritura, esse erano compatte e cespugliose e misuravano 29 e 32 cm di altezza. La fase di fioritura: Spiccata tendenza all’allungamento e precoce copertura zuccherina Dopo 28 giorni di fioritura The Doc ha riportato: “Oops, queste due Wedding Cake hanno mostrato una spiccata tendenza all’allungamento! Davvero sorprendente, considerando che per l’80% è una pianta Indica. Ma in questo caso sto osservando l’influenza OG Kush, varietà nota per questa caratteristica. Ad ogni modo le due piante sono praticamente esplose raggiungendo altezze di 73 e 79 cm. Ciò ha fatto che aprissero la loro struttura con gli internodi allungati che danno più spazio, luce e aria all’interno. Allo stesso tempo le piante non hanno trascurato la formazione di infiorescenze. C’è già una moltitudine di giovani cime bitorzolute, stile Indica. Inoltre, rendendo onore al loro nome che promette una ricca glassatura, già adesso posso vedere molte goccioline di resina appiccicosa brillare sui fiori.”
I colori entrano in scena ed emerge una fragranza molto decisa Le due Wedding Cake erano in fioritura da sei settimane quando The Doc ha scritto nel suo diario: “Wow, la copertura zuccherina zampilla dai fiori come lava da un vulcano! Le cime cominciano a gonfiarsi, acquistando la classica forma Indica, paffuta e tondeggiante. Riscontro ancora un alto grado di uniformità tra le piante, a riprova della stabilità dello strain. L’unica differenza degna di nota è che le cime di una pianta iniziano parzialmente ad acquisire un colore viola, mentre rimangono verdi nell’altra pianta. Ma, a prescindere dalla colorazione, tutte le cime emanano una fragranza molto decisa che potrebbe essere descritta come agrodolce. Ho dovuto pensare un po’ di tempo a come fissare le mie impressioni, ma poi l’ho capito – questa sorta di aroma profuma come un mix di mandarino e cetriolo, alquanto strano!” Completamente mature e super appiccicose: due deliziose fette di torta Al 59° giorno di fioritura entrambe le piante sono puntualmente giunte a maturazione, raggiungendo altezze finali di 88 e 96 cm. The Doc è andato in estasi, “queste due torte nuziali non hanno assolutamente lesinato su una generosa glassatura, le cime nuotano in cristalli appiccicosi e lo stesso fanno gran parte delle foglie a ventaglio. Due deliziose torte che non vedo l’ora di assaggiare!” 148 grammi essiccati, questo il bottino di Doc qualche settimana dopo. Due grossi barattoli pieni di cime da intenditori ricoperte di glassa e con un profumo molto allettante. La fragranza delle infiorescenze ha naturalmente subito un leggero cambiamento durante l’essiccazione ma, come ha detto The Doc, non era meno straordinaria di prima: “Odoravano di latte alla vaniglia con un pizzico di mandarino e una guarnizione di nocciole tostate.” Sebbene ciò suoni un po’ irreale, dimostra solo quanto l’eccezionale fragranza di Wedding Cake abbia estasiato i sensi di The Doc… Come il vapore della cuncina molecolare – squisito, euforico e caldo Per assaggiare lo strain, The Doc ha preso una bella porzione di Wedding Cake – “l’unico tipo di torta
per cui mezzo grammo è sufficiente”, ha commentato ridacchiando. Quando ha inalato una prima grossa nuvola di Wedding Cake dal suo vaporizzatore Crafty+, ha avuto una sensazione di morbidezza tipo seta e un sapore cremoso. “Ha un sapore tipo torta vaporosa alla ricotta e mandarino della cucina molecolare, adoro questo sapore agrodolce fruttato di cannabis gourmet”, ha detto pieno di felicità. Grazie all’elevato dosaggio di THC offerto da Wedding Cake, l’esperienza gustativa è stata rapidamente seguita dall’effetto – subito dopo alcune boccate dal Crafty+ The Doc si è sentito come se si fosse piazzato davanti a un getto di aria calda, come se tutto il suo corpo fosse avvolto in una calda coperta. Wedding Cake aveva acceso un accogliente e riscaldante fuoco Indica. Questa sensazione di calore corporale era accompagnata da un intenso rilassamento che ha sciolto sia la tensione fisica di The Doc, causata da una lunga giornata di lavoro, che la sua tensione a livello mentale. Il suo momentaneo cattivo umore ha lasciato spazio a una sensazione di felice sollievo: “aaaah, semplicemente meravigliosa!” Con un sospiro intenso lui ha subito sentito una luminosa ondata di euforia travolgerlo e spazzare via il malumore. Quindi la sua degustazione dell’erba si è trasformata in una lunga e beata sessione di rilassamento che è andata avanti per oltre due ore. “Il pedigree Indica dominante dello strain e il suo effetto ti portano nelle profondità del sentiero Indica. Ma ciò non avviene in modo opprimente tipo K.O, Wedding Cake ti fa rimanere perspicace entro certi limiti e, se lo desideri, anche socievole, ma l’abbinamento migliore sarebbe se anche gli altri fossero sballati insieme a te...”, ha detto The Doc ridacchiando. Prima del verdetto finale lui ha esclamato, “Cameriere! Una grande fetta di torta ai fiori con glassatura extra, per favore!, e poi ha proseguito: “d’ora in avanti questo delizioso dolce ha un posto fisso nel menu, visto che per me ha ottenuto il massimo dei voti in tutti gli aspetti, più che confermando tutti i complimenti fatti in precedenza. Wedding Cake alla Barney’s Farm è senza dubbio una fantastica rivisitazione di quel famoso cultivar!”
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PIANTE AUTOFIORENTI, ECCO UN PROGRAMMA PER ILLUMINARLE Dutch Passion Team
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uando si coltiva partendo dai semi di cannabis autofiorenti c'è una differenza fondamentale rispetto ai semi femminizzati fotoperiodici "tradizionali". Si tratta della capacità delle autofiorenti di fiorire con qualsiasi ciclo di luce fornito dal coltivatore. È possibile far fiorire un autofiorente indoor con 12, 18 o 24 ore di luce giornaliera. Oppure potete far fiorire le piante autofiorenti outdoor, dove fioriscono felicemente indipendentemente dal numero di ore di luce giornaliere ricevute. Qual è il ciclo di illuminazione ottimale per le autofiorenti? Un particolare programma di luce adatto alle autofiorenti produce dei risultati particolarmente buoni? Come si confrontano i risultati di un ciclo di luce autofiorente di 24 ore con un ciclo di luce autofiorente di 12/12? Il ciclo di vita delle piante di cannabis autofiorenti Quando si pensa ad un programma di illuminazione ottimizzato per le autofiorenti, bisogna ricordare che per molti aspetti la biologia delle piante autofiorenti è molto simile a quella delle varietà femminizzate fotoperiodiche. La luce è la fonte di energia che alimenta la biochimica della pianta. Queste reazioni biochimiche producono gli stessi terpeni, cannabinoidi, materiale fogliare, radici, ecc. sia che le piante crescano da semi di cannabis autofiorenti che da semi femminizzati. L'unica vera differenza tra le genetiche autofiorenti e le genetiche femminizzate è che le genetiche autofiorenti sono state liberate dalle catene della foto-dipendenza grazie a un'intelligente selezione effettuata da genetisti di talento. Questo permette al coltivatore una nuova libertà e la possibilità di coltivare con il ciclo di luce che più gli si addice. Ad esempio, è possibile far fiorire le autofiorenti con un ciclo di luce impostato a 12/12 (12 ore di luce giornaliera seguite da 12 ore di buio) se si desidera coltivare le autofiorenti nella stessa stanza in cui fioriscono le varietà femminizzate. Oppure potete coltivare i semi auto-
fiorenti con un ciclo di luce impostato a 18-24 ore al giorno, nella stessa stanza che utilizzate per le piante madri in crescita vegetativa. Quando si valuta il miglior ciclo di luce per le autofiorenti, ricordate che il loro principale vantaggio è l’adattabilità e la velocità di crescita. Alcuni coltivatori separano le stanze in cui tengono le madri (con un ciclo di luce a 18/6) dalle stanze per la fioritura (con un programma di luce a 12/12). Le autofiorenti crescono e fioriscono felicemente in entrambi gli ambienti. Quando coltivate i semi autofiorenti, siete voi a comandare e a dettare il ciclo di luce delle autofiorenti in modo da ottenere la massima convenienza per voi. Qual è il ciclo di luce migliore per le autofiorenti? Il miglior ciclo di luce per le piante autofiorenti è, per molti versi, il ciclo di luce che più vi conviene. Le piante autofiorenti si adattano alla situazione, consentendovi di utilizzare il ciclo di luce che più si adatta alle vostre esigenze. Se la vostra grow-room diventa troppo fredda quando le luci sono spente in inverno, potete impostare un ciclo di luce autofiorente di 24 ore, utilizzando il calore delle luci di coltivazione per mantenere la temperatura della grow-room il
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CONSIGLI PER LA COLTIVAZIONE
31 più alto possibile. Al contrario, se la grow-room si surriscalda troppo durante l'estate, potete impostare un ciclo di luce autofiorente a 12/12, con le luci accese solo durante le ore serali più fresche. La maggior parte dei coltivatori si orienta verso un programma di illuminazione autofiorente che prevede 18-20 ore di luce al giorno. Questa impostazione assicura degli ottimi risultati. Con i semi autofiorenti moderni migliori potete aspettarvi un livello di qualità superbo, alla pari dei migliori semi femminizzati. L’Auto Skywalker Haze è stata certificata in modo indipendente con un livello di THC superiore al 26%. Molti semi di cannabis femminizzati faticano a fornire tali livelli di THC! Ciclo di luce a 12/12 Un ciclo di luce impostato a 12/12 è molto popolare per le varietà di cannabis femminizzate in fioritura. Le luci sono accese per 12 ore e poi spente per altrettante 12 ore. Molto spesso, i coltivatori tengono uno spazio libero nella loro grow-room in fioritura facendone buon uso inserendo uno o due semi autofiorenti. Tuttavia, i fiori autofiorenti crescono più velocemente e con una resa migliore con 18, 20 o 24 ore di luce giornaliera rispetto ad un ciclo di luce impostato a 12/12. Ciclo di luce a 18/6 Quanta luce serve alle autofiorenti? Qual è il ciclo di luce ottimale per i semi autofiorenti? Queste sono due delle domande più comuni. Il programma di luce per le autofiorenti impostato a 18/6 è molto comune. Significa che 18 ore di luce al giorno vengono seguite da 6 ore di buio. Molti coltivatori utilizzano questo ciclo di luce anche per la crescita vegetativa dei loro semi di cannabis femminizzati. Un ciclo di luce a 18/6 per le varietà di cannabis autofiorenti tende a produrre il raccolto circa 10-11 settimane dopo la germinazione. Ciclo di luce a 20/4 Probabilmente è il programma di illuminazione più comune per le autofiorenti, e quello che in Dutch Passion raccomandiamo più spesso. Questo programma prevede 20 ore di "luci accese" seguite da 4 ore di buio in un periodo di 24 ore. Questo programma di illuminazione offre un ottimo risultato e sembra dare alle piante un ciclo di luce sano per le autofiorenti, dal seme al raccolto.
Ciclo di luce da 24 Una luce 24 ore su 24 per le autofiorenti è particolarmente apprezzata durante i mesi invernali più freddi. In inverno, le temperature della grow-room spesso si abbassano più rapidamente di quanto il coltivatore desideri durante il periodo di buio in cui le luci di coltivazione sono spente. Un modo per mitigare una temperatura eccessivamente bassa all’interno della grow-room è quello di coltivare i semi di autofiorenti con una luce impostata a 24 ore. La luce di coltivazione aiuta a mantenere la corretta temperatura nella grow-room. Vale la pena notare che non tutti i coltivatori di autofiorenti raccomandano un ciclo di luce di 24 ore, ritenendo che qualche ora di buio abbia alcuni benefici per lo sviluppo delle piante autofiorenti. Ma questa non è un opinione universalmente condivisa. Un ciclo di luce autofiorente impostato a 24 ore è particolarmente popolare tra chi coltiva le sue autofiorenti nello stesso box che usa per coltivare le piantine femminizzate o per tenere le piante madri. Inoltre vale la pena aggiungere che chi utilizza delle luci particolarmente potenti con un livello di PPFD elevato potrebbe scoprire che il DLI (daily light integral) è semplicemente troppo per alcune varietà se le luci sono impostate su un programma di luce autofiorente di 24 ore. Potrebbero insorgere alcuni problemi quando le autofiorenti sono immerse a delle intensità luminose troppo elevate per 24 ore al giorno. Se riscontrate dei problemi (come fiori sbiancati) li potete risolvere riducendo l'intensità luminosa e/o concedendo alle piante qualche ora di buio al giorno. Il messaggio principale sulla coltivazione dei semi di cannabis autofiorenti è che si tratta di un metodo certificato, semplice e rapido per ottenere un raccolto di alta qualità. La maggior parte dei coltivatori tende ad usare un ciclo di luce impostato a 20/4, ma i semi autofiorenti sono abbastanza flessibili da adattarsi a qualsiasi programma di luce si voglia usare. Al giorno d'oggi superare il 25% di THC è possibile con i migliori semi autofiorenti. Scegliete i semi della migliore qualità che potete trovare da un fornitore con una reputazione di cui vi potete fidare. E godetevi la coltivazione!
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CANNABIS CULTURE
TRADIZIONE E INNOVAZIONE: NEGLI USA SPOPOLANO I MUSEI DELLA CANNABIS
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Stefano Maffei
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egli Stati Uniti d’America è nato un vero e proprio pellegrinaggio per seguire gli sviluppi moderni e la storia della cannabis. Oggi vi vogliamo presentare i cinque migliori musei che potete trovare nella nazione a stelle e strisce. Core Social Justice Cannabis Museum (Boston, Massachusetts) Appena entrato nel museo, il pubblico è accolto da un’enorme scritta al neon, Cannfessional. Dietro a questa, troviamo un piccolo confessionale (come quelli presenti nelle chiese cattoliche) con una sedia con dei neon ai bordi e un microfono appeso al soffitto. Davanti alla sedia un televisore e una telecamera puntata. Si tratta del posto dove si può dire solamente la verità. Gli ospiti della struttura, infatti, sono incoraggiati a raccontare le loro esperienze con la cannabis, dalla prima volta che ne hanno fatto uso fino al motivo per il quale continuano a farne (medico o ricreazionale). Ogni risposta delle persone (registrabile anche in modalità online sul portale dedicato) aiuta a sensibilizzare i prossimi visitatori riguardo lo spettro di tutti i differenti utilizzi della cannabis. Inoltre, la quantità di video è utile per non stigmatizzare una pianta che, nei secoli precedenti, era utilizzata senza alcun problema. Una volta registrato il filmato, gli ospiti possono riceverlo sul proprio indirizzo e-mail. Presente anche una copia di una postazione illecita per la coltivazione delle piante e foto segnaletiche di personaggi importanti legati al mondo del traffico di essa. Ci sono, inoltre, degli stand in cui si informano le persone sui diversi effetti dei terpeni. Lo scopo principale del Cannfessional, come di tutti i musei in questa lista, è normalizzare l’utilizzo della cannabis, raccontarne la storia, mostrare come le leggi vadano ad incidere soprattutto nella vita delle minoranze. La volontà è quella di
illustrare agli ospiti i benefici che si possono ottenere dalla pianta ed espandere maggiormente il discorso tra l’opinione pubblica. Molto importante anche il luogo in cui sorge il museo, il Jamaican Plain, quartiere che accoglie un gran numero di immigrati (maggiormente colpiti dalle leggi contro l’utilizzo di cannabis). Marijuana Mansion (Denver, Colorado) Il museo è stato aperto nel 2021 all’interno di una tenuta in stile vittoriano. Il Colorado, nel 2012, è stato il primo stato a legalizzare l’utilizzo ricreativo della cannabis. Nel museo, infatti, troviamo una grande quantità di foto relative a questo momento e una serie di stand utili ad informare e sensibilizzare i visitatori sulla questione. The DEA Museuem (Arlington, Virginia) Molto interessante e sicuramente da visitare anche il museo della DEA, l’organizzazione nata per combattere il traffico e l’utilizzo di qualsiasi tipo di sostanze giudicate stupefacenti. In questo possiamo trovare una grande quantità di oggetti utilizzati ed associati a personaggi criminali molto famosi, arrivati agli onori della cronaca per i loro crimini legati (anche) al traffico di marijuana. Tra questi, troviamo cimeli del Chapo Guzman e di Pablo Escobar. Cannabis Museum (Virtual, Ohio) In questo museo, visitabile anche in modalità online, troviamo soprattutto bottiglie in vetro. Si tratta delle confezioni in cui veniva venduta la cannabis per uso medico nelle farmacie nell’Ottocento e fino alla prima metà del Novecento. Molto interessante notare la diversità di come veniva affrontato in precedenza il discorso legato alla marijuana. Inoltre, troviamo molti poster, immagini e foto legate a questo mondo. Cannabition Cannabis Museum (Las Vegas, Nevada) Un museo che sorgerà nella Sin City, non serio ed informativo come gli altri, ma che potrebbe racchiudere opere importanti legate ad artisti che hanno fatto uso di cannabis nella propria vita.
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CHE COS'È L'AGRICOLTURA BIOLOGICA? Nel 1838, Justus von Liebig dimostrò la connessione tra gli elementi nutritivi e la crescita della pianta. Questo portò all'introduzione del concime chimico, una vera rivoluzione in agricoltura. L'utilizzo e gli effetti degli elementi NPK furono applicati con successo variabile. La scoperta del concime chimico diede un grande contributo al benessere. Purtroppo alle tecniche di coltivazione moderna si associarono anche svantaggi, come il peggioramento della qualità del suolo e dell'ambiente. Dal malcontento suscitato da questa situazione sorsero nel secolo scorso due nuove correnti in agricoltura: l'agricoltura biologica e l'agricoltura biodinamica. L'agricoltura biologica ha lo scopo di produrre in modo durevole ed in armonia con la natura. Per riuscire in questo scopo essa si basa su tre principi di base: 1. Evitare l'uso di pesticidi chimici 2. Evitare l'uso di concime chimico 3. Tendere ad un'alta biodiversità L'applicazione di queste regole favorisce lo sviluppo di un ambiente di crescita più naturale con una buona struttura del terreno e una microflora sana. BIOCANNA è la linea di nutrienti e terricci biologici sviluppata da CANNA per i coltivatori che vogliono un raccolto sano, di alta qualità e vogliono coltivare rispettando la natura. BIOCANNA: FACILE DA USARE, RISULTATO GARANTITO! La linea dei prodotti BIOCANNA grazie alla sua unica composizione e freschezza dei prodotti messi in commercio (ogni flacone riporta una data di garanzia) garantisce di ottenere in maniera semplice un raccolto sano e di altissima qualità. Usando BIOCANNA non avrai bisogno di controllare ne l'EC ne il pH della soluzione nutritiva, dovrai semplicemente seguire la tabella di coltivazione che potrai personalizzare sul sito: www.biocanna.com La linea completa di BIOCANNA poi, è composta da pochissimi prodotti: ti basterà usare il terriccio BIOCANNA Bio Terra Plus, Bio Vega per la fase di vegetativa e Bio Flores per la fase di fioritura. Se poi vorrai ottenere risultati ancor più soddisfacenti BIOCANNA Bio RHIZOTONIC, per lo sviluppo radicale e BIOCANNA Bio BOOST per una fio-
Articolo a cura di Canna Italia
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COLTIVAZIONE
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MEDICINA E RICERCA
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MEDICINA E RICERCA
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Numerosi indicatori dimostrano quanto il nostro cervello sia strettamente interconnesso con l'intestino, creando un unico sistema fisiologico di controllo e se qualcosa non funziona, spesso ci troviamo ad affrontare complicazioni anche gravi. È stato dimostrato che i problemi del nostro sistema gastrointestinale influenzano fortemente anche il nostro stato psicologico e possono portare a disturbi mentali come la depressione, ecc. I recettori degli endocannabinoidi sono localizzati ovunque nel nostro corpo, regolano diversi sistemi e collegano una moltitudine di processi, spesso svolgendo un ruolo guida e influenzando la capacità di autoregolazione del nostro organismo (omeostasi). Le più recenti ricerche scientifiche sul ruolo del sistema degli eCB nel nostro tratto gastrointestinale sottolineano la grande importanza degli eCB nella regolazione della salute del nostro intestino: un microbioma ampio e lungo che può contenere oltre 400 ceppi batterici diversi, rendendo le interazioni e il loro meccanismo di regolazione molto complessi. Uno degli eCB più noti a livello intestinale sono l'AEA e il 2-AG (anandamide e 2-arachidonoilglicerolo) e i due recettori CB1 e CB2. Molte scoperte scientifiche hanno rivelato uno stretto legame tra eCB, infiammazione intestinale e cancro gastrointestinale. Diverse scoperte mostrano livelli crescenti e decrescenti di espressione dei recettori AEA o CB1 nell'intestino, che cambiano significativamente in presenza di infiammazione intestinale, trattamento con antibiotici, cancro o stress elevato. L'inibizione del FAAH (enzima responsabile della degradazione dell'AEA) ha portato a una riduzione dell'infiammazione e ha promosso la guarigione dell'intestino, suggerendo una correlazione diretta tra AEA e omeostasi intestinale. Inoltre, è stato osservato che i livelli di AEA aumentano anche in caso di cancro gastrointestinale e di infiammazione cronica dell'intestino. Gli endocannabinoidi non hanno solo un ruolo curativo, ma anche protettivo: il 2-AG è uno scudo contro agenti patogeni come Enterobacteriaceae, Citrobacter o Salmonella typhimurium. Sebbene l'impatto degli endocannabinoidi sul nostro sistema gastrointestinale non sia ancora stato completamente scoperto, alcuni meccanismi degli eCB sono già stati utiliz-
zati per indagare possibili trattamenti. L'applicazione della cannabis terapeutica ha dimostrato il potenziale di cura della malattia infiammatoria intestinale e viene ampiamente utilizzata come terapia valida, inviando un forte segnale sul suo possibile impego nel trattamento di svariati problemi gastrointestinali. La maggior parte dei pazienti trattati con cannabis terapeutica per malattie infiammatorie intestinali ha mostrato un miglioramento del disagio e del dolore. Mentre l'AEA e il 2-AG aumentano la permeabilità dell'intestino durante l'infiammazione, il THC e il CBD contribuiscono al suo ripristino. È stato anche riportato che il CBD riduce l'infiammazione intestinale legandosi ai recettori GPR55. I trattamenti con antibiotici causano grandi disturbi nella stasi microbica dell'intestino, portando spesso anche all'infiammazione; inoltre, è stato registrato che i livelli di AEA diminuiscono significativamente durante il trattamento. La somministrazione di THC a topi obesi ha già dimostrato di influenzare la flora intestinale, portando a un miglioramento e a una diminuzione dell'obesità. Il sistema eCB svolge anche un ruolo cruciale nella permeabilità intestinale e nell'assorbimento degli acidi grassi, regolando il peso corporeo. Sono stati osservati livelli diversi di AEA e 2-AG in individui che seguono diete diverse, dove la dieta occidentale ricca e appetibile ha causato un aumento dei livelli di AEA e 2-AG, mentre la dieta mediterranea più leggera ha causato una diminuzione dei livelli di 2-AG. In generale, l'aumento dei livelli di AEA è altamente correlato all'obesità negli esseri umani, suggerendo molte possibili reazioni molecolari che portano a possibili miglioramenti nel trattamento dei disturbi genetici legati all'obesità. Tutti questi dati suggeriscono fortemente il coinvolgimento del sistema eCB e dei fitocannabinoidi nella regolazione dell'assorbimento gastrointestinale e nella promozione selettiva di alcuni ceppi che ci aiutano nella digestione e/o ci proteggono dalle patologie legate allo stress. La consistente riduzione dell'infiammazione e l'influenza sulla motilità intestinale suggeriscono meccanismi di controllo fisiologico che migliorano il corretto funzionamento del nostro sistema metabolico. Le promettenti risposte al trattamento del cancro fanno sperare nello sviluppo di nuove terapie. Abbiamo abbastanza prove scientifiche per affermare l'immenso impatto del sistema eCB e dei fitocannabinoidi sul nostro tratto gastrointestinale, ma dobbiamo essere consapevoli che abbiamo bisogno di ricerche più approfondite, compresi gli studi clinici, per progredire nello sviluppo dei trattamenti. Molti dei principali meccanismi di regolazione gastrointestinale includono tre fattori chiave: intestino, microbiota e cannabinoidi, aprendo molte possibili interazioni su cui fare leva per creare nuovi approcci terapeutici e trattamenti farmacologici, compreso l'uso della cannabis medica.
cannabis medica
come la sindrome di Tourette, la depressione o la schizofrenia. A causa della mancanza di studi clinici sufficienti, non abbiamo ancora piena chiarezza in materia di applicazioni e classificazione di tutti gli usi e effetti; una notevole parte della recente ricerca scientifica sul sistema endocannabinoide (eCB) suggerisce fermamente che esiste un ulteriore target terapeutico nel nostro organismo per i trattamenti con fitocannabinoidi.
IL CANNABIDIOLO C’È ANCHE NELLE PIANTE NON DI CANNABIS? SEMBRA DI SÌ STUDI HANNO RILEVATO CBD NEL LINO, NEL TREMA ORIENTALIS E NELLA STEVIA: SI APRONO NUOVI SCENARI
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CANNABIS E SCIENZA
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Redazione
Il riscontro positivo sulle proprietà del Cannabidiolo e i benefici derivati dall’assunzione dello stesso per mammiferi e uomo, nonché la presenza di fitocomplessi simili alla cannabis in altre varietà botaniche, hanno sollecitato gli studiosi alla ricerca di soluzioni alternative alla sintesi di laboratorio. La presenza del THC nella cannabis è tutt’ora il principale ostacolo all’utilizzo e alla lavorazione della pianta per scopi medici, nonostante la scarsità di dati sui disturbi da uso umano. Il Dipartimento di Scienze del Farmaco di Novara in collaborazione con il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli Federico II e il Departamento de Biologia Celular, Fisiología e Inmunología dell’Università di Córdoba, hanno cercato di capire se il CBD è presente anche in altre piante. Gli studiosi hanno rilevato “i rapporti sulla presenza di cannabidiolo (CBD) nelle piante non di cannabis” e sono stati esaminati nelle varietà di luppolo (Humulus Kriya), Trema orientalis, un arbusto della famiglia delle cannabacee, della stevia, nonché nel lino. Mentre il CBG è stato ricercato nell‘Helichrysum umbraculigerum, “ma questa pianta merita ulteriore attenzione per il possibile accumulo di fitocannabinoidi in chemotipi selezionati”.
PERCHÉ QUESTO STUDIO? Come spiegato nell’introduzione della pubblicazione stessa, ultimamente l’FDA e l’EMA hanno approvato l’uso del cannabidiolo per la gestione di 2 rare forme genetiche di epilessia (sindromi di Lennox-Gastaut e Dravet), il che “ha innescato un sostanziale spostamento di interesse nella comunità medica dal fitocannabinoide narcotico Δ-tetraidrocannabinolo ( Δ 9 -THC) al suo analogo strutturale non narcotico cannabidiolo (CBD).” La confusione normativa che coinvolge sia Europa che USA si ripercuote anche nel commercio di canapa industriale e nel-
le applicazioni mediche. Il CBD al momento è presente nella cosmesi quanto nell’alimentare ma è l’incidenza nel campo medico a stimolare e arenare la ricerca scientifica stessa. “Secondo la FDA, – spiegano i ricercatori – il CBD naturale della canapa è un ingrediente farmaceutico attivo (API) e quindi non un ingrediente dietetico. Tuttavia, nonostante il suo status normativo poco chiaro, il CBD è diventato un nome familiare nel mercato degli integratori alimentari negli Stati Uniti, al punto che un sondaggio Gallup del 2019 ha rivelato che un adulto americano su sette stava usando un prodotto a base di CBD.” L’estrazione dei cannabinoidi dalla pianta di cannabis implica la concentrazione di THC e questo è un ostacolo al chiarimento del quadro normativo. “L’ottenimento del CBD mediante isolamento dalla canapa (Cannabis sativa L.) – spiegano – è complicato dai vincoli legali associati alla co-occorrenza di Δ-THC.” Trovare una nuova origine naturale salvaguarda il consumatore dall’assunzione di CBD di sintesi in laboratorio che ha diverse criticità tra cui il fatto che “La sintesi può fornire CBD a un prezzo inferiore rispetto all’isolamento dalla Cannabis, ma il CBD sintetico è un composto Schedule 1 negli Stati Uniti (ma non nell’UE). A causa di questioni legali relative al CBD sintetico e alla cannabis in generale, l’identificazione di una fonte botanica alternativa di questo composto potrebbe essere utile per sezionare il CBD.”
CONCLUSIONI: PROSEGUIRE CON RICERCHE ANALOGHE Nonostante non sia unica nella cannabis la presenza di cannabinoidi, la logica biosintetica alla base della produzione di fitocannabinoidi da parte della Cannabis sativa è assimilabile al’ “Helichrysum Humbraculigerum, che rimane l’unica altra pianta da cui sono stati isolati composti di questo tipo. La rilevazione del CBD nel lino, nel Trema orientalis e nella stevia necessita di ulteriori studi di conferma, mentre l’intera questione di Humulus Kriya è semplicemente una storia di avidità e falsificazione scientifica. Un’ultima questione degna di attenzione è la configurazione di un ipotetico CBD non-Cannabis” per cui è necessario valutare criticamente le specie Radula.
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egli ultimi anni la ricerca scientifica ha spostato l’attenzione dal tetraidrocannabinolo (THC), psicotropo e spesso considerato illegale, al più accettabile socialmente cannabidiolo (CBD), passepartout del sistema endocannabinoide, prendendo alle volte in considerazione anche il cannabigerolo (CBG).
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UNA RICERCA ITALIANA: POLVERI DI CRISTALLI CBD Marta Lispi e Alessio Giaggiotti
I cannabis medica
l mercato del CBD registra una crescita continua in tutto il mondo, diffusissimo online, soffre la difficoltà di regolamentazione europea e nazionale e la conseguente attività di controllo. In EU le stime parlano di 500/1000 kg di CBD scambiati mensilmente nel 2021, lo stesso anno in cui è stata riconosciuta la legittimità federale del CBD e il CBG naturali di origine non sintetica come ingredienti nella cosmesi. Il mercato cosmetico e alimentare iniziano, dunque, la loro ascesa normativa e il cannabidiolo vive l’apice del commercio, in assenza di disciplinari sulla produzione, lavorazione e tutela della salute del consumatore, presentando a volte metalli pesanti, pesticidi, solventi residui e altro.
CHI SONO GLI OPERATORI DEL MERCATO CBD? L'apertura del mercato cannabis light ha consentito l'ingresso di persone giuridiche all'interno di un quadro legislativo asimmetrico e quasi mai chiaro, che non consente controlli e rende difficile i rilievi analitici. Spesso queste società hanno sede fuori dall’Italia e si autoreferenziano con certificazioni vere o presunte con cui paradossalmente possono arrivare nei magazzini di operatori qualificati o delle farmacie. La legislatura italiana penalizza gli operatori del settore e incassa introiti dal mercato crescente a discapito del consumatore.
UNA RICERCA ITALIANA: COSA SONO I CRISTALLI DI CBD? Nel 2020 Alessio Gaggiotti ha avviato, tra le altre iniziative, uno studio su campioni di cannabidiolo (CBD) in polvere detti gergalmente cristalli con lo scopo di smascherare una frode che imperversa in tutta Europa, ma anche negli USA, dal 2018: la purezza dei cristalli CBD. Con il supporto di un laboratorio analisi autorizzato al trattamento del tetraidrocannabinolo è stato avviato un primo processo di analisi a fini di ricerca. Acquisiti i campioni questi sono stati sottoposti a tre differenti tipi di analisi: qualitativa
PERCHÉ IL CALCOLO DELL’ABBONDANZA ISOTOPICA E COSA NE RISULTA. Attraverso il calcolo del rapporto tra il numero di atomi di un determinato isopo e il numero di atomi totali dell’elemento si riesce a comprendere la certa matrice originale da cui si è partiti per la composizione del prodotto. Questa tecnica è stata utilizzata in passato per l’analisi di purezza della vanillina e degli estratti di riso rosso fermentato, prodotti che già in passato sono risultati coinvolti in frodi commerciali analoghe.
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I campioni sono stati distinti in cannabidiolo di “certa origine organica”, di “certa origine sintetica” e di “dubbia provenienza”. I marker del CBD di certa origine sono molto nitidi e si ripetono con regolarità. I campioni di dubbia provenienza, sembrano essere facilmente inquadrabili in marker regolari, ma la base di campioni è in numero insufficiente per poter giungere a conclusioni, considerando che i tagli rendono il processo molto più complesso.
QUALI SICUREZZE CI SONO NELLE APPLICAZIONI COSMETICHE? Avviato il tentativo di analizzare prodotti finiti cosmetici (creme e olii titolati), purtroppo l'analisi perdeva efficacia una volta che la polvere veniva emulsionata con gli altri elementi . Così con la collaborazione di un laboratorio pubblico, su suggerimento in amicizia del dott. Giovanni Isoldi e del dott. Matteo Perini sono stati presi in considerazione alcuni dei vecchi campioni del precedente studio e ne sono stati aggiunti di nuovi, per indagare l'abbondanza isotopica con l’obiettivo di essere più accurati nel definire l’origine naturale o sintetica o eventualmente mista dei prodotti anche quando già emulsionati in olii o cosmetici.
SONO STATI INDIVIDUATI E PROCESSATI 24 CAMPIONI AD OGGI. I risultati delle analisi hanno dimostrato che la maggior parte delle polveri risultano tagliate sia con altro CBD sintetico/organico che con sostanze non difficilmente identificabili. La ricerca è in atto per cui non ci sono risultati definitivi, invero saranno pubblicati sul prossimo numero di BeLeaf Magazine (vuoi contribuire alla raccolta dati?) I campioni raccolti sono suddivisi in tre gruppi: sostanze di certa origine naturale (messi a disposizione da società agricole organiche), sostanze di certa origine sintetica (messi a disposizione da alcune società di distribuzione farmaceutica in Italia), sostanze la cui origine è dichiarata naturale dai fornitori ma con caratteristiche trasversali ai due gruppi sopra descritti e comunque non univoche, a questo si associano dei valori di mercato particolarmente bassi 250/500 euro/kg. Il costo base delle polveri di cristalli, nonostante la sovrapproduzione statunitense e canadese, non può di fatto avere un costo irrisorio qualora siano realizzati in sicurezza, naturali o sintetici.
CONCLUSIONI E RIFLESSIONI: Negli UK, ad esempio, gli estratti di CBD vengono venduti come alimento e come integratori alimentari ampiamente disponibili nei negozi, nei caffè e in vendita online. Questo passaggio implica maggiori controlli e maggior sicurezza per il consumatore. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, invece, ha dichiarato da poco che “Gli esperti scientifici dell’EFSA non sono attualmente in grado di stabilire la sicurezza del cannabidiolo (CBD) come nuovo alimento considerate le carenze nei dati e le incertezze circa i potenziali pericoli connessi all’assunzione di CBD.” Nella definizione della filiera alimentare e cosmetica, in cui il CBD trova il suo spazio come ingrediente legale, sono da monitorare i seguenti step: piante di origine certa (sul modello Polacco che le suddivide in piante certificate e varietà d’elite), luoghi di trasformazione sottoposti a disciplinari strutturali, analisi eseguite in laboratori accreditati per evitare possibili frodi sulla qualità del prodotto, classificazione merceologica e inquadramento nell’immissione sul mercato.
VUOI CONTRIBUIRE ALLA RICERCA? Sarebbe di grande utilità la collaborazione da parte degli operatori del settore tramite l'invio di campioni, per arricchire maggiormente l'area test. I campioni raccolti contribuiranno in modo importante sull’attendibilità dei risultati e saranno distinti per origine e prezzo. Contatti invio campioni: All'attenzione del dott. Perini Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige Via E. Mach, 1 38098 S. Michele all'Adige (TN) - ITALY Tel. +39 0461 615111 - Fax +39 0461 615329 P.IVA 02038410227
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(area dei picchi), quantitativa (titolazione), spettrofotometrica (lunghezza d'onda).
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IL SISTEMA ENDOCANNABINOIDE (SEC) Cristina Anedda
A
nimali intrinsecamente diversi tra loro, vertebrati ed invertebrati, condividono il sistema endocannabinoide come essenziale per la vita e per l’adattamento ai cambiamenti ambientali; un sistema che si è evoluto in animali primitivi oltre 600 milioni di anni fa.
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La scoperta del Sistema Endocannabinoide da parte della scienza moderna è davvero molto recente. Dal 1964, anno in cui gli scienziati Mechoulam e il collega Yoel Gaoni hanno identificato e sintetizzato il tetraidrocannabinolo (THC), sono dovuti trascorrere molti anni, prima che uno studio finanziato dal governo statunitense determinasse che il cervello dei mammiferi ha siti recettoriali, ovvero proteine specializzate, che, incorporate nelle membrane cellulari, rispondono farmacologicamente alle molecole presenti nella resina di Cannabis. Nel 1992, una collaborazione tra più ricercatori, portò alla luce un nuovo neurotrasmettitore, detto quindi “cannabinoide endogeno” o, in breve, “endocannabinoide”, in quanto tale molecola si lega con gli stessi recettori del cervello che sono sensibili al THC. I ricercatori chiamarono questa sostanza “Anandamide”, (abbreviato in AEA), derivando la parola da Ananda, che in Sanscrito significa “stato di grazia”, “beatitudine”. Il sistema endocannabinoide (SEC) venne così scoperto negli anni ’90, per la prima volta a seguito degli studi effettuati sugli effetti della Cannabis sul corpo umano e infatti prende il suo nome dalla Cannabis perché alcuni fitocannabinoidi, in essa presenti, tra cui il THC e il CBD, mimano gli effetti degli endocannabinoidi, naturalmente presenti nel nostro organismo, legandosi ai medesimi recettori. Questa è la spiegazione di base per la quale la pianta di Cannabis è così efficace per il nostro corpo e la nostra mente. Funzioni del Sistema Endocannabinoide In ogni tessuto il Sistema Endocannabinoide svolge compiti diversi, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: l’omeostasi, il bio-equilibrio, ovvero il mantenimento di un ambiente interno stabile, nonostante le oscillazioni dell’ambiente esterno. FUNZIONI DEL SEC: - Omeostasi intero organismo - Ciclo cellulare: riparazione, morte e differenziazione - Metabolismo: ritmi sonno e appetito - Att. Cerebrale: neuromodulazione, analgesia, umore - Sis. Immunitario: controllo
Cervello (CB1) Polmoni (CB1)
Sistema Cardiovascolare (CB1)
Fegato (CB1 & CB2)
Colon (CB2)
Sistema Immunitario (CB2)
dell’infiammazione - Controllo prime fasi di sviluppo feto (attaccamento uterino), crescita neonato e livello psicologico materno (allattamento, accudimento e stimolazione nutrizione nel neonato : endocannabinoidi presenti nel latte materno) Il peggiore nemico per la salute e l’organismo umano è uno dei “mali dei nostri tempi”: lo stress. Si sa infatti che lo stress acuto o peggio cronico, conduce ad elevati livelli di cortisolo, che comportano iperglicemia, infiammazione, ipertensione, squilibri ormonali, insonnia, deficit cognitivi, aumento della sensibilità alle malattie: tutte problematiche che portano ad una carenza della produzione degli endocannabinoidi e sregolano il SEC. I fattori che portano ad un deficit di endocannabinoidi nel corpo, e quindi ad un indebolimento del sis.immunitario, con aumento della sensibilità alle malattie, sono: i fattori genetici, l’invecchiamento, lo stile di vita e per l’appunto, lo stress cronico.
- il controllo di tremori e spasticità (sclerosi multipla); - la regolazione dei livelli di dopamina e GABA (umore, gioia, stress)
Pancreas (CB1 & CB2)
Organi di riproduzione (CB1)
Muscoli (CB1)
Ossa (CB2)
Inoltre la distribuzione dei recettori per i cannabinoidi nel cervello suggerisce anche un ruolo fisiologico nel controllo del movimento e della percezione, nell’inibizione dei processi di apprendimento e memoria, nonché nella regolazione di stati emotivi quali piacere, aggressività e stato di dipendenze (da sostanze nocive o da comportamenti nocivi). Altri studi infine, stanno approfondendo un possibile coinvolgimento del sistema endocannabinoide nel controllo della proliferazione di cellule tumorali. Quindi l’antichissima sinergia tra Canapa ed Esseri Viventi è tangibile e ben descritta nella biochimica del nostro stesso organismo. Sta ora alla ricerca e alla nuova apertura verso questa incredibile pianta, a sancire nuovamente questo antico legame.
I fitocannabionoidi presenti nella pianta di Cannabis mimano gli stessi effetti degli endocannabinoidi secreti in uno stato di equilibrio e normalità, dal nostro organismo. Quindi sono in grado di aiutare a regolare un SEC disfunzionale. I recettori cannabinoidi, che influenzano il SEC, sono ampiamente e variamente distribuiti nel cervello e in altre parti del corpo, dal sistema nervoso, alle principali ghiandole del corpo, al sistema immunitario, passando per pelle e ossa. Per questo i cannabinoidi hanno un vasto profilo terapeutico. Azioni ed effetti principali degli endocannabinoidi: - il controllo dello stimolo dolorifico - dolore neuropatico; - il controllo dei disturbi psicomotori; - il controllo della secrezione di ormoni pituitari, dei cicli di veglia, della temperatura corporea e dell’appetito; - il controllo delle trasmissioni sinaptiche, il consolidamento della memoria;
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Milza (CB2)
E’ possibile ipotizzare per tali molecole una funzione anti-stress simile e complementare a quella esercitata dalle endorfine; ciò suggerisce che la sintesi degli endocannabinoidi sia volta alla protezione dell’organismo da danni causati da varie patologie, attraverso la loro azione antiossidante, ipotensiva, immunosoppressiva, cardioprotettrice, antinfiammatoria e, soprattutto, antidolorifica.
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FITOCOMPLESSO E NUOVE INTERAZIONI
IN WEED WE TRUST – scritto da : Cristina Anedda Naturopata ed Iridologa, fondatrice di Chacruna Tratto da: Tesi di Diploma di Cristina Anedda – “Canapa: una pianta in sinergia con l’essere umano – Il Fitocomplesso e le nuove interazioni”, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “Galileo Galilei” di Trento. Stay tuned – FB: chacrunashop – INST: chacrunaofficial – Website: https://chacruna.it
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QUANTITÀ E QUALITÀ DEL SONNO: I BENEFICI DEL CBD
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CANNABIS E BENESSERE
Stefano Maffei
C
i sono milioni di persone in tutto il mondo che soffrono di problemi legati alla qualità e alla quantità di sonno. Negli anni, sono state trovate molte soluzioni, da gadget a prodotti medici, passando per coach del sonno. Oggi vogliamo parlarvi dell’importanza dei CBD per risolvere questo problema, scoprendone insieme i benefici, i rischi e la legge in Italia.
IL SONNO E IL SISTEMA ENDOCANNABINOIDE Riuscire a capire la funzione del sistema endocannabinoide è fondamentale per comprendere l’importanza che i cannabinoidi (CBD) possono avere nel miglioramento della quantità e della qualità del sonno. Prendiamo, per questo motivo, in prestito le parole dei ricercatoriChantel Strachan (M.D. Board-Certified Internal Medicine Physician and Headache Specialist at Columbia Doctors and Columbia University Irving Medical Center in New York) e Daniel Whitelocke (M.D., Owner and CEO di Ozark MMJ Cards). “Il sistema endocannabinoide è una complessa rete neurochimica nel corpo che ne regola varie funzioni vitali, incluse le emozioni, il dolore e il sonno. Il corpo
rilascia naturalmente alcune molecole endocannabinoidi. Per questo motivo, approvvigionamenti esterni di cannabinoidi, come il CBD, posso avere effettivi positivi sul sistema ECS” (Dr. Strachan). “L’ipotalamo ha un importante effetto sul sonno. Si tratta di una piccola ‘nocciolina’ che si trova all’interno del cervello. È ricco di recettori di cannabinoidi e governa il ritmo circadiano della nostra routine del sonno” (Dr. Whitelocke). Quando parliamo di ritmo circadiano, intendiamo un ciclo di 24 ore che, tra le altre funzioni, governa il nostro corpo nell’addormentarsi di notte e nello svegliarsi il mattino (l’ECS ha un ruolo in questo ritmo secondo i ricercatori).
I BENEFICI DEI CBD PER IL SONNO I CBD sono il secondo principio attivo più ricercato quando si parla di cannabis sativa ed hanno effetti positivi sul sonno. Non contengono (o lo fanno in minima parte) THC, per questo motivo non hanno effetti psicoattivi. Ecco per quali problemi associati al sonno possono essere una fonte di cura alternativa.
L’ipotalamo, come detto in precedenza, governa diverse funzioni del corpo, tra cui la temperatura e la sincronizzazione di diversi fattori per il sonno. I CBD possono aiutare le persone contro l’insonnia perché, lavorando a contatto con l’ipotalamo, riducono lo stress. “L’insonnia è il risultato di una reazione iperattiva per lo stress, che si riversa nel periodo del riposo in cui non processiamo coscientemente il trauma subito. I CBD possono sopprimere questo ciclo di iperattività dell’ormone dello stress e stabilizzare il ciclo di sonno e risveglio grazie all’azione su altri ormoni” (Dr. Whitelocke).
DISTURBI DEL RITMO CIRCADIANO I disturbi del ritmo circadiano sono dovuti all’instabilità tra il ciclo di sonno e risveglio interno e l’ambiente esterno (per esempio gli infermieri che hanno continuamente cambi di turni tra notte e giorno). Il problema, infatti, è comune tra le persone che cambiano spesso abitudini del proprio sonno per viaggi o lavoro. “I CBD possono migliorare sia la qualità che la quantità di sonno, assicurandosi che il corpo passi in tutte le fasi del sonno, compresa quella REM, senza alcuna interruzione esterna. L’azione dei CBD sui ricettori cannabinoidi avvia una serie di eventi che culmina in un più naturale ritmo del sonno tra notte e giorno” (Dr. Whitelocke).
ANSIA Anche per quanto riguarda l’ansia, i cannabinoidi possono essere un utile aiuto. “I CBD hanno un ruolo fondamentale per la cura dell’ansia, non causando la sonnolenza legata ai prodotti ricchi di THC. Questo li rende uno strumento ideale per allontanare i cattivi pensieri quando ci si mette a dormire. Più nello specifico, i cannabinoidi agiscono sui recettori endocannabinoidi del sistema limbico. Quando questo non è in equilibrio, per esempio quando brutti pensieri portano ad ansia e insonnia, i CBD attivano l’ECS per reprimere questo genere di pensieri e, di conseguenza, facilitare il sonno. I CBD sono fondamentali per ristabilire il bilanciamento esatto degli ormoni” (Dr. Whitelocke).
SINDROME DELLE GAMBE SENZA RIPOSO (RESTLESS LEG SYNDROME RLS) La sindrome delle gambe senza riposo, conosciuta anche come RLS (Restless Leg Syndrome), è legata all’urgenza di muovere le gambe e può avere effetti indesiderati sulla quan-
tità e qualità del sonno delle persone. L’utilizzo di CBD può ridurre l’infiammazione dei nervi che porta a questa urgenza di movimento. “I CBD possono essere un grande beneficio per calmare muscolarmente tutte le persone che sentono l’urgenza di muovere le proprie gambe anche durante il sonno” (Dr. Whitelocke).
DOLORI CRONICI L’utilizzo forse più scontato, ma che occorre comunque citare, è quello di antidolorifico.
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“Per quanto riguarda il sonno, avere un adeguato controllo del dolore è fondamentale per essere in grado di rilassare il corpo e la mente, senza doversi preoccupare di effetti tossici o di dipendenza di altre alternative tra gli analgesici” (Dr. Whitelocke).
RISCHI POTENZIALI Ovviamente, prima di intraprendere una cura con i CBD, occorre consultare il proprio medico ed analizzare approfonditamente la propria situazione. Infatti, un regime a base di CBD può alternare alcuni enzimi presenti nel fegato e portare problemi ben più gravi degli effetti positivi nei pazienti. Tra i vari medicinali con cui i CBD possono andare a scontrarsi, troviamo: statine, antinfiammatori come ibuprofene e naprossene, medicinali contro l’ipertensione e fluidificanti del sangue. Inoltre, alcuni CBD contengono quantità abbastanza elevate di THC che, in alcune persone, possono causare problemi nel sonno per via degli effetti psicoattivi.
COSA DICE LA LEGGE ITALIANA Stando alla legge 242/2016, l’illegalità della cannabis è direttamente collegata alla sua concentrazione di THC. Nessuna menzione invece per i livelli di CBD. I principi attivi contenuti nella marijuana sono moltissimi, ma due di essi hanno una concentrazione particolarmente alta e sono pertanto considerati i più importanti: CBD e THC. Mentre il primo pare avere proprietà terapeutiche, al THC viene invece attribuita la proprietà psicotropa della cannabis. Sulla base di questa differenza, la normativa si esprime dichiarando legale il cannabidiolo e consentendo la produzione, lavorazione e vendita di piante di canapa, la cui concentrazione di THC non superi però lo 0.2%, quantità insufficiente a generare gli effetti droganti.
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INSONNIA
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LA GUIDA DI
GLI EFFETTI SULLA SALUTE FISICA DEL CONSUMO DI CANNABIS
La situazione è diversa per quanto riguarda l’utilizzo ricreativo o ludico. Gli unici posti dove la cannabis è completamente legale sono: Canada,* Malta, Sudafrica Uruguay,* in 18 Stati USA *gli unici Stati ad oggi in cui è legalizzata anche la vendita commerciale di prodotti con finalità ricreative Vi sono molti stati in cui la situazione è ambigua e l’uso è tollerato. Oltre la già citata Olanda, abbiamo alcuni Stati come la Spagna, il Bangladesh, il Messico, il Portogallo, la Repubblica Ceca, Lussemburgo, la Svizzera, la Georgia e la Germania, dove l’uso e in alcuni casi il possesso, sono tollerati. In India e Giamaica l’uso è consentito solo per scopi religiosi, in Cile è vietato solo l’uso di gruppo, in Colombia e in altri Stati sudamericani è tollerato il possesso di modiche quantità. Per quanto riguarda il numero di utilizzatori, secondo il World Drug Report del 2021, la nazione dove viene consumata dal maggior numero di persone è il Cile (utilizzata da circa 1/3 degli abitanti), seguiti da Canada, Papua Nuova Guinea ed Israele. Il Cannabis Price Index del 2018 ha invece mostrato che la città dove si consuma più cannabis al mondo è New York (USA), con oltre 77 tonnellate l’anno (prezzo medio circa 10$ al grammo), seguita da Karachi (Pakistan) dove se ne consumano circa 42 tonnellate l’anno (prezzo medio 5,50$). A Singapore, invece, il consumo è il più basso al mondo, con circa 0,02 tonnellate l’anno, preceduta da Santo Domingo (Repubblica Dominicana) con 0,16.
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Fabio Turco per Cannabiscienza
N
egli ultimi anni, molti Paesi nel mondo stanno virando verso una maggiore libertà nell’utilizzo della cannabis. L’uso medicinale è ormai una realtà terapeutica in molte nazioni e vari governi si stanno interrogando sulla possibilità di normare e legalizzare il cosiddetto uso ricreativo. Anche in Italia il dibattito va avanti da anni, nonostante varie prese di posizione contrarie, spesso dogmatiche. L’argomento principale usato da chi è contrario alla liberalizzazione della cannabis si basa sugli effetti negativi che questa pianta avrebbe sulla salute, soprattutto degli adolescenti. Ma la cannabis fa davvero così male?
IL CONSUMODI CANNABIS Fino ad una ventina di anni fa, la cannabis era illegale praticamente in ogni parte del mondo. Anche in quegli Stati dove nell’immaginario collettivo l’“erba” è sempre stata libera, come l’Olanda e la Giamaica, il consumo era tollerato ma non legalizzato. La situazione è cambiata negli ultimi tempi, soprattutto per quanto riguarda l’uso medicinale. Attualmente, l’utilizzo di Cannabis Terapeutica è legale in: Argentina, Australia, Barbados, Brasile Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Croazia, Cipro, Danimarca, Ecuador, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Israele, Italia, Libano, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Malawi, Malta, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Panama, Paesi Bassi, Perù, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Ruanda, St. Vincenzo & Grenada, San Marino, Sri Lanka, Sudafrica, Svizzera, Tailandia, Uruguay, in 37 Stati degli USA, Vanuatu, Zambia, Jamaica.
In Italia si consumano più di 125 tonnellate di cannabis all’anno. La città dove se ne consuma di più è ovviamente Roma (16 tonnellate), seguita da Milano (6) e Napoli (5).
LA CANNABIS FA DAVVERO COSÌ MALE? Secondo i calcoli dell’agenzia europea di marketing ABCD, che ha stilato il Cannabis Price Index del 2018, se a Roma si legalizzasse la cannabis, il comune incasserebbe oltre 21 milioni di dollari l’anno, Milano circa 11 milioni, Napoli oltre 7. Ma allora, perché così tante difficoltà e opposizioni alla legalizzazione? Uno dei motivi principali è che la cannabis danneggia la salute. Soprattutto degli adolescenti. Questa convinzione è radicata in molti oppositori alla legalizzazione ed è scaturita, probabilmente, da anni di campagne denigratorie nei confronti della cannabis, portate avanti dal dopoguerra fino a qualche tempo fa. La ricerca scientifica, dal canto suo, se per molti anni ha semplicemente ignorato la questione cannabis, ultimamente ha cercato di indagare gli effetti della cannabis sulla salute. Se, nonostante ormai almeno due decenni di studi, alcuni dubbi persistono, è perché i risultati delle varie ricerche sono spesso contraddittori e non definitivi.
GLI STUDI SUGLI EFFETTI DELLA CANNABIS Le conseguenze dell’uso di cannabis sulla salute fisica non sono ancora ben comprese. Non è chiaro se e come l’uso di
Riguardo il BMI, alcuni studi non mostrano un’associazione tra l’uso di cannabis e il BMI, altri mostrano che la cannabis aumenterebbe il BMI, il grasso addominale e le sindromi cardio-metaboliche. Questi studi sono in contraddizione con alcuni report che mostrano che la cannabis è associata ad alcuni fattori correlati con un basso BMI, come basso rischio di diabete e di sviluppare malattie metaboliche. Vi sono poi alcuni studi che mostrano che la cannabis correla con un aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, altri che non mostrano questi effetti cardiovascolari o che hanno risultati completamente opposti. Stesso discorso sulla funzione respiratoria. Anche se gli studi concordano sull’aumento di tosse, catarro e affanno negli utilizzatori di cannabis, i dati sulla funzione polmonare sono inconcludenti.
LO STUDIO SULLE COPPIE DI GEMELLI Di recente, un team di ricercatori del Colorado ha cercato di approfondire le possibili conseguenze del consumo di cannabis sulla salute fisica. Per farlo, ha analizzato coppie di gemelli che utilizzavano o meno la cannabis. I risultati della ricerca dal titolo The effects of cannabis use on physical health: A co-twin control study sono stati pubblicati su Drug and Alcohol Dependence. La scelta di includere coppie di gemelli nello studio nasce proprio dall’idea di diminuire i fattori confondenti dei vari studi precedenti. Il problema di questi studi è che non si riusciva a capire se l’effetto osservato (o non osservato) era dovuto solo all’utilizzo di cannabis o anche a fattori confondenti, come i fattori genetici o quelli ambientali. I gemelli monozigoti condividono il 100% del patrimonio genetico e gli stessi fattori ambientali (crescono nella stessa famiglia). I gemelli eterozigoti condividono il 50% del patrimonio genetico e gli stessi fattori ambientali. Confrontando coppie di gemelli che hanno comportamenti diversi verso la cannabis, è possibile fare inferenze più significative sugli effetti dell’uso di cannabis sulla salute fisica.
I RISULTATI DELLO STUDIO La ricerca si è focalizzata sull’analisi di parametri antropometrici (peso, altezza, BMI, ecc…), sulla funzione cardiovascolare e polmonare e su altri indicatori di salute fisica. Sono stati presi in considerazione i dati provenienti da 677 coppie di gemelli. Dalla ricerca è emerso che l’uso di cannabis negli adolescenti, nei giovani adulti e negli adulti non è associato con problemi cardiovascolari, polmonari, antropometrici, di nutrizione, di consumo di cibi non salutari rispetto ad altri o di dolore cronico. L’uso negli adolescenti, ma non nei giovani adulti, è associato solo ad un minore impegno nell’esercizio fisico nell’età adulta. L’uso negli adulti è associato a una frequenza cardiaca a riposo più bassa e a una perdita di appetito più frequente.
Nella ricerca è stata analizzata anche l’associazione tra l’uso di tabacco e i fattori appena descritti. L’uso frequente di tabacco negli adolescenti è associato con problemi di peso più frequenti e una frequenza cardiaca più elevata. Nei giovani adulti, l’uso di tabacco è associato ad un BMI più alto, ad una maggiore circonferenza della vita e una maggiore frequenza cardiaca a riposo. Inoltre, nei giovani adulti il tabacco è anche associato ad un minore consumo di frutta e verdura, ad un maggiore consumo di fast food e ad una più frequente perdita di appetito. Negli adulti, il tabacco è stato associato ad una più alta frequenza cardiaca a riposo, al mangiare meno frutta e verdura, ad un aumento del dolore cronico, a problemi di respirazione, e ad una frequenza cardiaca più elevata.
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Infine, all’interno della stessa famiglia non vi era differenza tra i gemelli che facevano uso di cannabis e quelli che non lo facevano. Solo tra gemelli di famiglie diverse, gli adolescenti che usavano cannabis erano meno coinvolti nell’esercizio fisico da adulti e tra gli adulti che usavano cannabis vi era una correlazione con una maggiore perdita di appetito.
CONCLUSIONI Questo studio ha cercato di analizzare in maniera rigorosa gli effetti dell’uso della cannabis durante l’adolescenza, la giovinezza e l’età adulta sul benessere fisico. A differenza dei precedenti studi, l’aver incluso coppie di gemelli permette di avere risultati più attendibili. In questo modo, infatti, l’influenza dei fattori genetici ed ambientali viene ridotta al minimo. Dai risultati ottenuti, sembrerebbe che gli effetti dell’utilizzo della cannabis sulla salute siano minimi: minor tendenza all’esercizio fisico e frequenza cardiaca più bassa (a destare spesso preoccupazione è, al contrario, una frequenza alta). C’è da dire che, come sottolineato dagli stessi ricercatori, lo studio ha alcune limitazioni. Innanzitutto la maggior parte della popolazione analizzata è di razza caucasica, la frequenza di utilizzo di cannabis dei partecipanti non è giornaliera, non è stata analizzata la potenza dei vari tipi di cannabis utilizzata. Nonostante queste limitazioni, secondo gli autori “questi risultati non supportano un’associazione causale tra l’uso di cannabis una volta alla settimana (la frequenza media di cannabis del campione) e gli effetti negativi sulla salute fisica degli individui di età compresa tra i 25 e i 35 anni”. Probabilmente questa è una delle ricerche più rigorose sugli effetti della cannabis sulla salute fisica e supporta l’idea che la cannabis non è dannosa, o lo è sicuramente molto di meno del tabacco (e dell’alcol, aggiungiamo noi). Per questo motivo, la tesi principale dei proibizionisti, i supposti danni sulla salute, soprattutto dei giovani, pare davvero non avere più nessun appiglio. Questi risultati, però, sembrano non essere arrivati agli occhi e alle orecchie dei legislatori italiani e la recente bocciatura del referendum sulla cannabis ne è un chiaro esempio.
REFERENZE J. Megan Ross, Jarrod M. Ellingson, Maia J. Frieser, Robin C. Corley, Christian J. Hopfer, Michael C. Stallings, Sally J. Wadsworth, Chandra A. Reynolds, John K. Hewitt. The effects of cannabis use on physical health: A co-twin control study. Drug and Alcohol Dependence 230 (2022) 109200
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cannabis influenzi alcuni indicatori del benessere fisico, come l’indice di massa corporea (BMI), la funzione cardiovascolare e la funzione polmonare/respiratoria.
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È stato inaugurato, a Roma in zona Tiburtino, il murale dedicato alla figura di Walter De Benedetto, paziente simbolo della lotta per la legalizzazione della cannabis, venuto a mancare il 9 maggio scorso. Realizzato dallo street artist Alessandro Tricarico, e voluto da Meglio Legale e dall'Associazione Luca Coscioni, questo poster di 70 mq svetta tra i palazzi vicino la stazione Tiburtina come monito per ricordare che la lotta alla legalizzazione non è conclusa.
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IL DOLORE NON ASPETTA
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a sostenibilità non deve essere considerata una tendenza, purtroppo oggi le aziende di tutti i settori sono molto “attente all’ambiente” nella comunicazione ma poi nei metodi produttivi non si scende così facilmente a compromessi.
Viene abbandonata l’idea di dominare la natura, favorendone la sinergia tra gli elementi – è uscito anche un docu-film “kiss the ground” su netflix in cui viene spiegato nel dettaglio questo modello di agricoltura ed i vantaggi che porta all’eco-sistema in cui coltiviamo.
Anche nel caso della canapa troviamo ancora aperto il dibattito, se da una parte è vero che la coltivazione di questa pianta sia di base più sostenibile di altre piante, dall’altra parte dobbiamo anche considerare l’impatto ambientale che essa produce, specialmente se entriamo in ambito indoor.
Si è visto scientificamente che l’impoverimento del suolo non solo porta alla desertificazione ma facilita il riscaldamento globale.
Oggi viviamo un tempo di sfide, le congetture internazionali obbligano growers e le aziende in generale a stare attenti alle spese e razionalizzare i costi, in particolare per i fertilizzanti ed energia. Come risposta, sempre di più ci si avvicina all’agricoltura naturale, mirando a sostituire sostanze nutritive “in bottiglia” con nutrienti che si possono trovare in natura, alternative low cost, senza finire nel banale e soprattutto senza ridurre la qualità del prodotto. Le alternative sono tante, negli States sono state portate avanti nel tempo varie filosofie di coltivazione che s’incontrano nella coltivazione definita “Rigenerativa”, il numero di aziende è talmente cresciuto da arrivare a riservare ai solo produttori di categoria, la “Rigenerative cannabis farm award” che si tiene durante la famosa Emerald Cup. Cos’è l’agricoltura rigenerativa Un insieme di tecniche agricole prese da vari metodi di coltivazione organica e naturale, per lo più buone pratiche di permacultura organica old style, che si concentrano sul lasciare il suolo più sano, rigenerato dopo ogni raccolto.
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GREEN E AMBIENTE
Non a caso anche nella cannabis si sente sempre più parlare di no-till cultivazion – dove non è previsto la lavorazione del suolo e l’utilizzo di mezzi, perché il focus è prendersi cura del suolo, mantenerlo vivo ed in salute, rigeneralo quindi alla fine di ogni ciclo. Questo permette il mantenimento di un vasto microcosmo di esseri viventi come: Organismi che migliorano nel tempo la struttura del suolo e la sua fertilità, sequestrando carbonio anno dopo anno e permettendo così l’inutilizzo di mezzi pesanti per “preparare” il terreno alla nuova stagione. “Il suolo è un ecosistema vivente ed è il bene più prezioso di un agricoltore. La capacità produttiva di un agricoltore è direttamente correlata alla salute del suo suolo”. Warren Buffet Si sente spesso parlare di living soil – che non si riduce ad aggiungere micorrize e lombrichi al terreno – per capire bene il funzionamento di un suolo vivo, dobbiamo volare in oriente e apprendere le tecniche dell’agricoltura naturale giapponese e koreana. Il korean natural farming, in particolare, mira a rafforzare le funzioni biologiche di ogni aspetto della crescita delle
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piante per aumentarne la produttività e la nutrizione, focalizzandosi sul concetto di microorganismi benefici autoctoni detti IMO ovvero presenti già nell’ambiente della coltivazione: Batteri, funghi, nematodi, protozoi etc…
di GreenOrganics pionieri in Italia nella coltivazione di cannabis con metodi “rigenerativi”, fattoria ad impatto positivo sull’ambiente tanto da arrivare ad autoprodursi tutto il necessario per la coltivazione.
Le tecniche del KNF riducono o eliminano così la necessità di interventi chimici, sia per proteggere dalla predazione che dalla concorrenza con altre piante, il risultato è il miglioramento della salute del suolo, della struttura e della sua limosità, inoltre sarà un ottimo attrattivo per i lombrichi – questo permetterà un alto rendimento senza uso di pesticidi ed erbicidi.
Per loro esperienza diretta, queste pratiche agricole hanno migliorato nel complesso la qualità del prodotto finale, sia sotto resa finale che cosa più importante la qualità del prodotto, sotto il profilo del fitocomplesso, più ricco.
Compost Tea Un metodo pratico con cui si può facilmente promuovere la qualità del suolo e controllarne le carenze è attraverso l’utilizzo di ammendanti o di tè microbici. I tè microbici sono sempre più utilizzati nella coltivazione di cannabis, garantiscono una solida biodiversità, permettendo che tutti i nutrienti possano essere riciclati nella pianta – i “batteri benefici” inoltre toglieranno spazio a batteri patogeni, eliminando così la necessità di fungicidi o trattamenti del suolo. Col passare del tempo, questa diversità microbica sempre crescente nella rete del suolo sequestrerà sempre più carbonio ogni anno. La qualità ne risente? Abbiamo approfondito l’argomento con il team
Uno dei loro “segreti” è la padronanza dei LAB – scientificamente dimostrato che i batteri dell’acido lattico migliorano notevolmente la salute delle piante. Utilizzare questi batteri nella coltivazione di cannabis si ha solo vantaggi: non solo aumentano le difese immunitarie della pianta e la vigorosità, ma nel terreno sono anche azotofissatori ed aiutano a migliorarne la struttura. Cosa più interessante è questi batteri producono molto acido esaonico come materiale di scarto – una sostanza che la pianta di cannabis utilizzerà per la biosintesi di acido olivetolico, uno dei due principali ingredienti per la produzione di cannabinoidi e terpeni. Perché non iniziare a coltivare cannabis in modo sostenibile? Anche se inizialmente può essere più faticoso in termini di tempo da dedicare, nel tempo si potrà godere di benefici maggiori in termini di resa e sostenibilità Se da una parte bisogna prepararsi mentalmente a ricercare le informazioni utili per il proprio terreno e imparare a padroneggiarne le tecniche, dall’altra dobbiamo vedere l’investimento a medio lungo termine, in termini di risparmi economici ma soprattutto di maggior valore del prodotto finale.
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STORIA DELLA CANAPA
La canapa a chiarE lettere TUTTI I TESTI SULLA CANNABIS DAL PASSATO AI GIORNI DI OGGI
Liza Binelli
S
ono talmente tanti i testi del passato che parlano di canapa sotto mille sfaccettature, al punto che, per la prima volta in cinque anni mi vedo costretta a dividere in due parti questo articolo.
Si sono sbizzarriti gli autori dei secoli scorsi argomentando sulla cannabis, talvolta in maniera fantasiosa, senza fondamenta scientifica alcuna, taluna in maniera decisa ed esperta. “Paradisi artificiali” del poeta francese Charles Baudelaire, per esempio, è un interessante libro sul consumo di vino, hashish ed oppio. Un testo sul vizio, sulla debolezza dell'uomo, sui suoi limiti e contraddizioni. Lo scrittore ottocentesco parla del suo rapporto con le sostanze stupefacenti e l'arte, racconta dei paradisi artificiali e, di come questi possano trasformarsi ben presto in un Averno. Cioè in un inferno. La prima parte del volume “Del vino e dell'hashish” (1851), oltre a decantare le gioie e i dolori del vino, mette a confronto i diversi “paradisi”. “Il vino è sangue che pulsa nelle vene - dice - rinvigorisce la volontà, rende forti; ha una sua personalità. Chi beve solo latte è un uomo mediocre, superficiale, se non addirittura malvagio”. Esclusivamente all'hashish è, invece dedicata la seconda parte dell'opera "Il poema dell'hashish". Pur non respingendola totalmente, l'autore giunge alla condanna dell'hashish quale "sostanza del diavolo", che porta sì all'estasi, ma corrode la volontà umana, divenendo talvolta una vera e propria arma per aspiranti suicidi. Se l'ebbrezza del vino è conosciuta da tutti, l'hashish è sconosciuta ai più, quindi l'intento è proprio quello d'informare i lettori contemporanei. Mai avrebbe immaginato, dopo due secoli, che il suo testo sarebbe ancora stato attuale con persone affezionate al suo stile. In esso si ripercorre la storia dell'hashish: gli effetti della canapa erano già conosciuti nell'antico Egitto, Marco Polo nel “Milione” narra di come il Vecchio della Montagna, dopo averli inebriati con l'hashish, rinchiudesse i suoi discepoli in un giardino, per far conoscere loro l'eden, e ricompensarli di un'obbedienza assoluta e passiva; Erodoto narra di come gli Sciiti gettassero sulle pietre roventi i semini di canapa e ne
aspirassero il vapore. Si narra di episodi di contadini francesi, che dopo aver falciato la canapa, avvertissero strani sintomi, e persino del comportamento euforico delle galline che avevano mangiato i semi di questa pianticella. L'hashish inibisce la volontà, la capacità di muoversi: le pupille si dilatano e i colori diventano più nitidi. Ma sia ben chiaro, ancora una volta: Baudelaire condanna l'uso delle droghe, sempre, senza se e senza ma. Da un punto di vista estetico, l'utilizzo di stupefacenti non agevola in nessun modo la produzione artistica, anzi è l'esatto contrario; il poeta si scaglia contro gli "utilitaristi", i quali ritengono che attraverso l'assunzione di sostanze psicotrope, si possano potenziare le capacità pittoriche, niente di più falso, dice lo scrittore dei “Fiori del male”; essi dimenticano che la natura propria dell'hashish è quella di diminuire la volontà. Il poeta francese analizza con lucido distacco queste sostanze senza abbandonarsi ad inutili compiacimenti convenevoli. Lo fa, avendo provato tutto in prima persona, frequentando il “Club de Hashischins” (Club dei mangiatori d’Hashish). La sua è un’esperienza diretta e di acuta osservazione, in quanto scrutava con attenzione coloro che gli siedevano accanto. Sull'ile de Saint-Louis a Parigi, l’autore d'Oltralpe osserva gli effetti sugli artisti, sui filosofi e non sugli uomini comuni.
l’uso della cannabis, il suo impiego si diffuse rapidamente in tutta la Francia. Tant'è che proprio i suoi soldati ne facevano regolarmente uso, sia attraverso il fumo sia attraverso l’assunzione di liquori a base di hashish. La diffusione di testi provenienti dall’India sugli effetti benefici e gli impieghi esoterici e terapeutici della cannabis incuriosì la nobiltà francese, così medici ed artisti furono invogliati a sperimentare ogni cosa personalmente: da qui alla nascita del Club dei Mangiatori d’Hashish il passo è breve. Il suo fondatore fu il famoso scrittore e critico Teophile Gautier, vissuto in Francia nella metà dell’Ottocento. L'antiquario e poeta Jean-Jacques Boissard viveva nella seconda metà del '500 in un bellissimo palazzo a Parigi, l’Hotel Pimodan, precisamente sull’isola di Saint-Louis e proprio in quei locali secoli dopo al piano inferiore Gautier, insieme a medici e scrittori come Alexandre Dumas, Honorè de Balzàc, e ai già citati Victor Hugo, Eugene Delacroix, Charles Baudelaire si riunivano, una volta al mese, per assistere da spettatori agli effetti della cannabis su chi ne faceva uso o per consumarla in prima persona. Qui i soci, storditi dai fumi pesanti emanati dai narghilé e dalle pipe, venivano idealmente trasportati in giardini incantati. Così il gusto romantico dell’irrazionale e la nuova visione decadente venivano soddisfatti con sensazioni e imprevedibili trame di sogno o di incubo, l’immagine utopistica e assillante di quelle culture, pur fomentata dall’azione tossica della droga, diventava finalmente realtà. Come a volerne giustificare un uso da parte del gotha in grado di estrarne il meglio. La confettura verde, faceva tendere l’uomo all’infinito. All’epoca questa sostanza veniva mangiata sotto forma di decotto composto dall'estratto del fiore della canapa fatto cuocere con burro, oppio pistacchi, mandorle e miele. Un'assurda marmellata da gustare abbinata a qualche tazzina di caffè. “Gli fa mescolare colori, suoni, immagini. Annulla persino il tempo”. Osserva Baudelaire. Quando il paradiso si dissolve in una nube di fumo, ha inizio l'inferno. Il sodalizio era frequentato come risaputo anche da Victor Hugo, Eugene Delacroix e altri mostri sacri di quel tempo. Ma come si è arrivati a questo insolito salotto letterario? Nonostante nei libri scolastici non si faccia mai alcuna digressione sull’importanza della canapa, è opportuno ricordare che dai tempi dell’impero Napoleonico (e ancor prima) la canapa fu una risorsa molto ambita, contesa dalle flotte britanniche e americane, tanto da provocare diversi scontri fra le varie nazioni. In Francia vi giunse grazie alle truppe napoleoniche, in seguito alla campagna d’Egitto e un aspetto interessante è che, nonostante Napoleone durante la fine del 1700 avesse vietato
Ma queste esperienze rimasero fini a se stesse oppure ne fruttò qualcosa? È proprio grazie alla cannabis e a quel cenacolo parigino che oggi abbiamo la possibilità di leggere dei capolavori come “Paradisi artificiali” di Charles Baudelaire, “Il tempo degli assassini” di Arthur Rimbaud e molte altre opere ispirate, sembra, dagli effetti dell’uso della cannabis: poesie, novelle e racconti che vengono definiti come capisaldi della letteratura francese ottocentesca. Ma andando a ritroso nel tempo si scopre che i sacerdoti di Osiride conoscevano già le virtù magiche e curative dell'oppio, e il celebre faraone Amenofis I ne faceva un grande uso personale. Le testimonianze storiche della presenza della droga nelle antiche civiltà non si fermano agli Egizi. Del papavero da oppio troviamo traccia nelle tavolette a scrittura cuneiforme dei Sumeri e poi nei basso rilievi del IX secolo a. C. Le sculture assire testimoniano la presenza nell'antica civiltà di un'altra droga: l'hashish. Ed è dall'assiro “Qounnabou” che i greci hanno derivato il nome kannabis diventato poi: canapa. “È possibile affermare - scrive J. L. Brau nella Storia della droga - che tutti i deliri profetici degli oracoli e delle sibille dell'antichità fossero dovuti a casi di intossicazioni naturali, come a Delfo, dove le emanazioni di biossido di carbonio che uscivano da una fessura facevano cadere in trance la sacerdotessa Pizia”. (fine prima parte)
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CANAPA AL POSTO DELLA PLASTICA NELLE AUTOMOBILI? LA SFIDA DELL’EX STELLA NBA
L’
Francesco Colonia
ex stella NBA dei Detroit Pistons, Isiah Thomas è uno dei principali investitori nel mondo della canapa industriale. In Colombia ha fondato la One World Products, il più grande produttore nazionale di cannabis. Il sogno dell’ex campione è quello di sostituire tutte le parti plastiche delle automobili con canapa industriale.
per ridurre il loro impatto sull’ambiente. Vogliamo sostituire le parti in plastica con canapa industriale, anche nel mondo dell’industria aerospaziale. La plastica può essere sostituita in qualsiasi occasione dalla canapa e ha impatto pressoché nullo. Può essere utilizzata sia come elemento sostitutivo della plastica, ma anche come carburante e cibo.
Il disegno di Isiah Isiah Thomas è stato uno dei giocatori più iconici e campione NBA con i Bad Boys, i Detroit Pistons che hanno ostacolato l’ascesa di Michael Jordan. Conclusa la carriera con la palla a spicchi, la stella si è impegnata a fondo nel mondo del business, in particolare nella cannabis.
Questa pianta permette al Pianeta di fare un passo in avanti. Bisogna, però, avere la quantità di risorse per essere pronti a rispettare la domanda che verrà. Siamo pronti a metterci come principale fattore di questo cambiamento storico.
Isiah ha fondato ed è socio della One World Products, il più grande produttore di cannabis in Colombia. In una recente intervista ha sottolineato l’importanza che la canapa industriale potrebbe avere nel mondo delle automobili per sostituire le parti in plastica e i combustibili. Nel 2022 il tutto sembra molto lontano, un’idea visionaria, ma Henry Ford (padre dell’automobile) nel 1941 aveva già pensato a prototipi costituiti da parti in materiali completamente organici. “Sogno un mondo in cui le Ford, MG, Stellantis rifiutino di inserire nelle loro automobili parti in plastica e le sostituiscano con canapa industriale. Così facendo si ridurrebbero di molto le emissioni di inquinanti in produzione. Voglio che pensiate a noi come produttori di cannabis e canapa per le industrie. Coltiviamo in Colombia per via delle condizioni atmosferiche molto favorevoli. Lavoriamo con produttori locali ed utilizziamo solo il sole e il suolo. Lavoriamo a stretto contatto con l’industria dell’automobile
Non avevo realizzato di essere entrato nel mondo dell’agricoltura quando ho investito nello champagne. Ho potuto imparare che la maggior parte del lavoro è fatto semplicemente dal suolo, dal sole e dai coltivatori locali. Quando sono entrato nel mondo della cannabis, ho dovuto iniziare a studiare il sistema del THC e degli endocannabinoidi. Poi mi sono chiesto qual era il posto migliore per coltivarla a livello atmosferico e la risposta è stata la Colombia. La cannabis può essere utilizzata nei più svariati contesti e questo per il mondo è fondamentale. Potrebbe essere il principale moto per il ritorno allo stato naturale del nostro Pianeta”. Gli altri usi della cannabis Più avanti, Thomas ha parlato anche degli altri usi della cannabis. “Credo che istintivamente tutte le persone conoscano gli effetti di questa pianta. Bisogna, però, che si approfondisca la questione e si vadano a studiare tutti i benefici che essa dona al nostro corpo. Sarebbe molto interessante che le persone capiscano a fondo di questo prodotto e che iniziassero a collaborare per scopi medici e cibo”.
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CONSIGLI DI LETTURA
“Storia di un presidente che si credeva un topo” di Giuseppe Tecce: Tra realtà e immaginazione, durante la pandemia
“Quarantine Prophets Futuro fragile”, il romanzo apocalittico di Luca Speranzoni
“L'ultima occasione” di Vincenzo Contreras: storia di maschere e di svelamenti
“L’impero delle clessidre” di Mario 65 Attilieni: la straordinaria avventura di Dante e Achille
Casa Editrice: Scatole Parlanti Collana: Voci Genere: Narrativa contemporanea Pagine: 118 Prezzo: 14,00 €
Casa Editrice: Harper Collins Italia Genere: Fantascienza/Drammatico Pagine: 528 Prezzo: 19,00 €
Casa Editrice: Ali Ribelli Edizioni Collana: Intrecci Genere: Narrativa contemporanea Pagine: 54 Prezzo: 10,00 €
Casa Editrice: Libeccio Edizioni Genere: Fantasy Pagine: 272 Listino: 16,80 €
Nel romanzo “Storia di un presidente che si credeva un topo” di Giuseppe Tecce si racconta una vicenda in cui tutti possiamo riconoscerci, sebbene in diversa misura; l’opera è infatti ambientata nel 2020, agli inizi della pandemia di Covid19. Andrea ha vissuto con ansia e paura la diffusione del virus, a causa della sua ipocondria; sin dalla prima conferenza stampa del presidente Conte in cui veniva annunciato il lockdown, si è attivato per fare scorte alimentari e si è rintanato in casa, osservando norme igieniche sempre più rigide. Egli arriva a un punto in cui perde il controllo: la paura si è tramutata in paranoia e i suoi unici pensieri sono il virus e il possibile vaccino; l’ossessione per una cura che lo salvi da morte certa lo spinge verso una vera e propria trasformazione fisica, che diventa la sorpresa finale di questo piacevole quanto amaro romanzo.
“QuarantineProphets. Futuro fragile” di Luca Speranzoni è un romanzo fantascientifico in cui si narra di una sorta di «pandemia delle idee»: nel mondo si è infatti diffuso un virus, chiamato il morbo dei profeti, che colpisce le menti delle persone donando loro dei poteri straordinari, come la chiaroveggenza o la manipolazione delle percezioni altrui. Il protagonista dell’opera, Samuel, viene reclutato nella struttura di Clearwell, nata per mettere in quarantena le persone affette da questa strana malattia; egli ha il compito di controllare i profeti, ed entra presto in una squadra di risposta alle crisi. Un giorno, però, Samuel ha una visione del futuro: quello che vede lo spinge a voler modificare gli eventi ma ciò comprometterebbe la sua posizione; sconvolto dall’essere diventato un profeta, dovrà presto cambiare prospettiva e fare i conti con atroci verità.
“L'ultima occasione” di Vincenzo Contreras è un romanzo breve dal ritmo frenetico e dall’anima surreale, in cui si narra la storia di un uomo che si trucca come Joker e che compie rapine a mano armata per portare avanti la sua personale lotta contro il sistema. In poco più di cinquanta pagine l’autore delinea un personaggio a tutto tondo e con una spiccata personalità, che attraversa il confine della finzione letteraria; il protagonista è anche il narratore di questa intensa storia, e la sua voce arriva forte alle orecchie del lettore, che non può non rimanere ammaliato dal suo carisma e dalla sua lucida follia. Egli svela ciò che le persone nascondono sotto la maschera che la società ha imposto loro, e per riuscirci compie rapine sotto forma di rappresentazioni teatrali, finché un giorno una di esse diventa il suo più grande spettacolo, la sua ultima occasione.
“L’impero delle clessidre” di Mario Attilieni è il primo volume di una trilogia fantasy definita un «Trono di spade in salsa mediterranea»; nel testo, infatti, occupano una posizione importante la descrizione dei luoghi in cui si svolge l’azione - a cui si aggiunge una dettagliata mappa all’interno del libro - le storie e le leggende dei popoli, le lotte di potere, le pretese al trono e le complesse dinamiche socio-politiche ed economiche. I protagonisti dell’opera sono Dante e suo figlio Achille; nel giorno del diciottesimo compleanno del ragazzo, il padre gli regala un romanzo da lui scritto, ambientato nel regno di Zimania. Ed è proprio lì che approderanno grazie alla magia delle parole: il libro, infatti, li attirerà a sé e li condurrà all’interno delle sue pagine, dove vivranno molte avventure e dove Dante acquisirà consapevolezza sul suo ruolo di demiurgo.
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