BeLeaf Magazine - April 2022

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Data di prima immissione in edicola 1 aprile 2022

C A N A P A E C U L T U R A - N. 24 - APRILE/GIUGNO 2022 - BELEAFMAGAZINE.IT

2,00 EURO

VIAGGIO IN URUGUAY Nove anni dopo

NEL 2013 IL PAESE GUIDATO DA "PEPE" MUJICA ENTRAVA NELLA STORIA. OGGI I PROBLEMI NON MANCANO, MA LA STRADA INTRAPRESA È QUELLA GIUSTA

REFERENDUM

Perché le motivazioni della Consulta non ci hanno convinto

PIANTE OFFICINALI

Un secolo per tornare al Medioevo. Cosa dice davvero il decreto

TAVOLI TECNICI

Cannabis medica, a che punto siamo? L’appello



BeLeaf APRILE-GIUGNO 2022

CANNABIS MAGAZINE Be Leaf Canapa e cultura Anno 7 – 2022 Be Leaf Magazine è una pubblicazione Mediapop Srls Via Siria, 24 – 00179 – Roma

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Mappe Cannabis, la legalizzazione nei paesi europei. Caso per caso

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Registrazione al Tribunale di Roma N. 122 del 11-07-2016 Iscrizione nel Registro degli Operatori della Comunicazione n. 32686 Direttore Responsabile: Stefano Cagelli Direttore Editoriale: Stefano Minnucci

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Coordinatore editoriale: Agnese Rapicetta

Editoriale Non facciamoci spaventare Legalizzazione Cannabis. Dopo il referendum, che fare?

Collaboratori: Leonardo Fiorentini Stefano Maffei Redazione Csi Antonella Soldo Funkyo Green Born Identity Alessio Torresi Dominik Marko Francesco Colonia Valentina Zanon Cannabiscienza Liza Binelli Giacomo Castana

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Redazione Teresa Della Pieve, Cristina Talerico, Marta Lispi Assistenza Legale: Avv. Aldo Baldaccini

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La legalizzazione nel mondo Viaggio in Uruguay nove anni dopo Piante officinali / 1 Decreto officinali, cosa dice davvero

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Eventi Torna Indica Sativa Trade 2022, la fiera della canapa all'Unipol Arena di Bologna Consigli per la coltivazione Date di garanzie sui fertilizzanti: sinonimo di qualità Hemp news dal mondo / 1 Quanto si lavora grazie alla cannabis negli Usa? Hemp news dal mondo / 2 Thailandia nuovo polo del turismo cannabis friendly? Coltivazione Living soil. Perché usarlo nella tua coltivazione di cannabis

Piante officinali / 2 Un secolo per tornare al Medioevo: dalle streghe a Patuanelli Proibizionismo e contraddizioni Che cosa è lo Snus? Un tabacco da succhiare che "piace" ai nostri politici

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Progetto grafico: Patrizio Bagazzini

Strain story Skywalker Og Auto: un viaggio in auto verso le nuvole... e oltre

Distribuzione edicole: ME.PE. distribuzione Stampato presso: CataPrint di Arti Grafiche Boccia Spa

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Strain news Vi presentiamo le nuove varietà Dutch Passion del 2022


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Pubblicità: adv@beleafmagazine.it Sito web: www.beleafmagazine.it

BeLeaf APRILE-GIUGNO 2022

CANAPA MAGAZINE

Email: info@beleafmagazine.it Facebook: www.facebook.com/ BeLeafMagazine

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Fitomplesso e nuove interazioni Il fitocomplesso e le sinergie tra l'acido cannabidiolico (Cbda) e il cannabidiolo (Cbd) Cannabis e ricerca Cannabis medica: standard di qualità e ricerca scientifica per futuri sviluppi Europa Novità in arrivo sulla cannabis ad uso medico

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La canapa che pulisce Canapa industriale? La Green Valley ciociara

Regioni e sanità Produzione e formazione: la Toscana si muove

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Economia e canapa La storia di Sabrina, un'imprenditrice (non) a caso

La cura verde Marijuana per lo stress post-traumatico? Gli effetti positivi Canapa e storia La canapa nella medicina cinese, una pianta dalle radici millenarie Cannabiscienza Cannabis e gatti: case study di un paziente anziano Cannabis e salute Com'è difficile curarsi con la cannabis in Italia... La cannabis e il parlamento Tavoli tecnici sulla cannabis medica, a che punto siamo?

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Storia della canapa Canapa campana fra ricordi e riprese Natura e pace Il panico svanisce: tra le foglie nessuno ha paura Oltre il proibizionismo Bevande alla cannabis, un mercato da $6 miliardi nel 2031 Bioedilizia e arredamento ecologico Eco arredo, la qualità dei tessuti alla canapa per l'indoor Consigli di lettura Quattro libri da non perdere

Instagram: www.Instagram.com/ beleafmagazine Twitter: www.twitter.com/BeLeafMagazine Distribuzione: distribuzione@beleafmagazine.it Abbonamenti: abbonamenti@beleafmagazine.it Ufficio stampa: ufficiostampa@beleafmagazine.it DISCLAIMER La redazione di BeLeaf e i suoi collaboratori non intendono in alcun modo incentivare nessuna condotta vietata dalla legge nei Paesi in cui la rivista viene distribuita. Tutte le informazioni contenute sono da intendersi solo ai fini di una più ampia cultura generale. La redazione non è in nessun modo responsabile di un eventuale uso improprio delle informazioni contenute nella rivista. Sia il possesso che la coltivazione di Cannabis in Italia sono vietati dalla legge. BeLeaf Magazine non è responsabile dei contenuti e dei prodotti presenti sulle pubblicità all’interno della rivista. COPYRIGHT I contenuti di questa pubblicazione possono essere liberamente riprodotti escludendo in qualsiasi modo i fini commerciali. In caso di riproduzione dei contenuti va obbligatoriamente citata la fonte completa di sito web: BeLeaf - Canapa e Cultura Beleafmagazine.it. SPONSOR 2 Juicy Fields - 4 Barney’s 6 Advanced Nutrients - 8 Hemp Trading 14 Indoorline - 20 Indica Sativa 22 Chacruna - 24 Dutch Trimming 26 Crystal Weed - 33 PQE 34,35 Canapando - 38 Spumoni 53 Erba del Chianti - 62 Hemporium 67 Dutch Passion - 68 Canna

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I

Non facciamoci spaventare Stefano Cagelli

l referendum sulla legalizzazione della cannabis non si farà. Come noto ormai all’universo mondo la decisione della Corte Costituzionale è stata questa. Molto ci sarebbe da dire sulle motivazioni che hanno spinto la Consulta a prendere questa strada e molto lo leggerete anche nelle prossime pagine della nostra rivista. Giusta o sbagliata che sia però - e noi riteniamo che ci siano fondati motivi per ritenerla quantomeno contestabile - questa scelta segna un passaggio determinante. Abbiamo sostenuto la campagna referendaria e le iniziative del comitato promotore, quindi siamo i primi a prendere atto con estremo rammarico dell’esito di questa vicenda, ma adesso è già tempo di guardare oltre. Chi opera in questo settore, chi lotta per queste battaglie, sa benissimo che non ci si può mai fermare a contemplare quello che potrebbe essere stato e che, purtroppo - lo diciamo in questo caso più che mai - non ci sarà. Con una decisione sommaria e ben poco circostanziata (anche leggendo le motivazioni) la Corte ha deciso di scavare un solco ulteriore tra il Palazzo, inteso in senso lato, e i cittadini. Basti pensare che i due quesiti che sono stati bocciati - cannabis ed eutanasia avevano raccolto nel Paese quasi due milioni di firme e in un pomeriggio sono stati cassati. Lo Consulta e il presidente Giuliano Amato saranno stati anche in estrema buona fede, non avranno neppure voluto “cercare il pelo nell’uovo”, ma il risultato è stato questo. Ed è stato un disastro, non solo per chi in questo referendum aveva riposto enormi speranze. Ma tant’è. Cosa fatta capo ha, come si suol dire in questi casi. E allora tocca capire come ripartire. Cominciamo da un presupposto che sembra ormai un dato di fatto: il mondo sta andando in una direzione ben precisa. L’abbiamo detto e scritto più volte su queste pagine, non si ferma il vento con le mani. Ci siamo anche un po’ stancati di pronunciarla questa frase. Il tema, ora, è tutto politico. O meglio è in capo alla politica, che troppo spesso negli ultimi anni ha abdicato quando si è trattato di decidere su temi etici e valoriali. E qui, dunque, subentrano i problemi. In primo luogo perché, nei giorni in cui scriviamo, il mondo è drammaticamente concentrato sulla terribile invasione russa in Ucraina, un osceno, vergognoso atto di guerra

scatenato da una potenza militare e nucleare contro uno stato sovrano nel cuore della nostra Europa. Una roba che nel giro di pochi giorni ha fatto impallidire i due anni di Covid che hanno condizionato le vite di tutti noi. E poi perché, ormai lo possiamo dire con ragionevole certezza, questa legislatura è destinata a terminare con un nulla di fatto dal punto di viste delle politiche sulle droghe e in particolare sulla cannabis. In realtà le condizioni per un’iniziativa parlamentare, anche circoscritta, ci sarebbero tutte. L’ha detto lo stesso presidente Amato, quando ha giudicato “paradossale” che la richiesta del quesito referendario si riferisse alla coltivazione, visto che “le sezioni unite della Corte di Cassazione, interpretando l'articolo 73, hanno già ritenuto che sia fuori dalla punibilità la coltivazione a uso personale della cannabis”. Peccato che, appunto, quella della Corte di Cassazione non sia una legge ma una sentenza. E che, comunque, la coltivazione domestica sia ancora perseguita. Il modo per superare l’empasse ci sarebbe, dato che la commissione Giustizia alla Camera dei Deputati ha già adottato un testo base che va proprio nella direzione di trasformare in legge la sentenza della Cassazione. Sarebbe molto semplice e non comporterebbe chissà quali professioni di fede anti-proibizionista, dato che si tratterebbe solo di tradurre in legge ciò che hanno detto i giudici della Corte di Cassazione, che non ci risultano essere rastafariani rivoluzionari. Tra l’altro il testo base adottato in commissione, a differenza del quesito referendario, andrebbe addirittura ad inasprire le pene per detenzione e spaccio illegale, andando incontro alle richieste anche dei più ottusi conservatori, pur di salvare il principio della libertà di autocoltivazione. Ma purtroppo chi si illude è perduto. Per cui noi continuiamo a chiedere a gran voce l’intervento della Politica, quella con la P maiuscola, in grado di guardare oltre il proprio - spesso insignificante - orticello, e buttare il cuore oltre l’ostacolo, intraprendendo la strada giusta. Ma sappiamo bene che il nostro grido potrebbe rimanere inascoltato, almeno per il momento. Per cui, avanti. Barra dritta. E non facciamoci spaventare.

BeLeaf APRILE-GIUGNO 2022

EDITORIALE

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LEGALIZZAZIONE

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CANNABIS. DOPO IL REFERENDUM, CHE FARE? Leonardo Fiorentini

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così il referendum si è fermato di fronte alla torre d’avorio di Piazza del Quirinale, al quinto piano del Palazzo della Consulta. Nelle motivazioni si conferma una decisione che rifiuta di confrontarsi con le argomentazioni “eretiche” presentate dal Comitato promotore, e che si adagia comodamente su quelle del Comitato per il no. Le basi, del resto, sono comuni: una lettura dogmatica non solo delle tre convenzioni sulle droghe ma financo del Testo Unico sulle droghe (sic!). Unica “novità” rispetto alla conferenza stampa del Presidente Amato è che è stato messo su nero su bianco che in effetti i promotori non si erano sbagliati di tabella: il comma 1 interessa anche la cannabis, ma solo “indirettamente”. Su quell’”indirettamente” ci sarebbe da stendere un pietoso velo, se non ci fossero le 13.559 persone denunciate per cannabis all’autorità giudiziaria solo l’anno scorso (il 10% per coltivazione) che qualcosa da ridire, insieme ai loro avvocati, probabilmente ce l’avrebbero. Senza ripetere qui quanto già scritto e detto dal Comitato Promotore (le cui note sono reperibili su referendumcannabis.it), la decisione invece di valutare i requisiti di ammissibilità si è allargata a giudicare preventivamente, e con pregiudizio ideologico, la normativa di risulta. È importante invece fare alcune considerazioni, politiche come politica è stata la decisione della consulta. Riguardando indietro a questi mesi, risulta doveroso segnalare lo stigma che si continua a dover affrontare in questo paese quando si prova a parlare con pragmatismo e razionalità di legislazione sulle droghe. Per farlo dobbiamo tornare un attimo indietro di qualche anno: i meno giovani fra i lettori ricorderanno i referendum sull’acqua pubblica del 2011. Raccolte milioni di firme sotto lo slogan “Acqua Bene Comune”,

passarono agevolmente lo scoglio dell’ammissibilità. Eppure, il primo quesito chiedeva la cancellazione della remunerazione in tariffa del capitale investito dal gestore del servizio (che non era condizione necessaria al processo di ripubblicizzazione), il secondo, udite udite, interveniva sulle modalità di affidamento di tutti i servizi pubblici locali: dal gas ai rifiuti, non solo del ciclo dell’acqua. Nessuno in quella sede si azzardò anche solo a suggerire una discrepanza fra la volontà dei promotori e il dettato referendario. Ricordo che ci provò in campagna elettorale qualche renziano della prima ora, ma fu zittiti presto da quella volontà popolare che purtroppo poi rimase carta straccia nell’applicazione concreta. Nella recente esperienza referendaria, il fatto invece che si ipotizzasse la depenalizzazione della coltivazione ad uso personale di piante diverse dalla cannabis è stato immediatamente strumentalizzato. Pur chiarita la portata del quesito dai promotori sin dall’inizio del percorso, sulla questione si è aperto un bizzarro dibattito, con tanto di fuoco amico, che è arrivato a temere la trasformazione dell’appennino nella selva colombiana. Addirittura, su questo punto il Presidente della Corte Costituzionale Amato ha centrato il suo intervento mediatico “chiarificatore”, adombrando una possibile distonia fra la campagna referendaria ed il suo reale oggetto. Due pesi e due misure. Si chiama stigma: agito con violenza sui diritti costituzionali dei cittadini, proprio da chi dovrebbe tutelarli. Guardando al futuro prossimo è necessario sbloccare in qualche modo la stasi parlamentare. Al momento in cui scriviamo la proposta di legge Molinari-Magi-Licatini è ancora ferma in commissione Giustizia alla Camera. Il Presidente della commissione, nonché relatore Perantoni non è ancora riuscito a mettere in votazione gli emendamenti. Prendiamo atto della recente dichiarazione di Letta, rispetto all’accelerazione del suo iter, scontando che il PD sul tema non si è dimostrato, per così dire, affidabilissimo. Solo un passaggio in aula entro la primavera lascerebbe il tempo per l’approvazione entro fine legislatura. Sempre che poi al Senato ci sia una maggioranza favorevole, cosa tutt’altro che scontata. Ma c’è un’altra strada: fra poche settimane sarà on line la piattaforma pubblica per la raccolta firme digitali su referendum e leggi di iniziativa popolare. Uno strumento che permetterebbe sia di tentare nuovi referendum, anche se lo strumento pare quasi inutilizzabile vista la spada di damocle della Corte, oppure proposte di legge su cui raccogliere centinaia di migliaia di firme per ribadire una volontà popolare che è ormai chiara ed evidente a tutti, al di fuori delle aule parlamentari. Se alla fine non la si ritenesse una strada percorribile, l'obiettivo del movimento, possibilmente più ampio ed unito possibile, dovrà essere di portare il tema della regolamentazione legale della cannabis ad essere centrale nella prossima campagna elettorale a gennaio 2023.


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LA LEGALIZZAZIONE NEL MONDO

VIAGGIO IN URUGUAY, NOVE ANNI DOPO

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La legge 19/172 ha fatto diventare il piccolo Paese sudamericano un esempio nel mondo. Oggi come stanno andando le cose? I problemi non mancano, ma le cose funzionano STEFANO CAGELLI

“N

el gennaio del 2011 la polizia ha scoperto la mia coltivazione domestica per uso personale. Fui arrestata e rimasi in carcere fino al maggio di quell’anno. Grazie al dibattito e al rumore che fece il mio arresto, si è cominciato a discutere della legge che oggi è in vigore qui in Uruguay”. A parlare, nel corso di un video documentario realizzato dal giornale brasiliano Folha de S. Paulo, il sesto di una serie di episodi sugli effetti delle politiche sulle droghe nel mondo, è Alicia Castilla, attivista e volto simbolo del percorso che ha portato il piccolo Stato sudamericano a diventare il primo Paese al mondo a legalizzare la produzione, l’uso e la vendita di cannabis nel 2013. A volere la legge, l’ormai mitica 19/172, numeri che sono entrati a pieno titole nella storia delle politiche sulle droghe, fu il presidente di allora, l’ex guerrigliero tupamaro Pepe Mujica, oggi 87enne, che decise di mettere in campo questa rivoluzionaria (per l’epoca, ma forse anche per i nostri giorni) iniziativa legislativa, volta ad inasprire la lotta al narcotraffico e ai problemi di sicurezza che in quegli anni stavano colpendo in maniera particolarmente feroce l’Uruguay. Oggi, nove anni dopo quel fatto storico, è tempo di bilanci. Ma prima un po’ di contesto. Con i suoi quattro milioni (scarsi) di abitanti, l’Uruguay è uno dei Paesi più piccoli di tutta l’America Latina. È sicuramente famoso per l’entroterra verdeggiante e le sue spiagge spettacolari, motivo per il quale è meta di turismo di massa da tutto il continente, oltre che dal Nordamerica e dall’Europa. Rispetto ai suoi Paesi confinanti, i particolare i “giganti”

Brasile e Argentina, ha oggi un livello di criminalità molto basso e una qualità della vita elevata, vicina agli standard europei, tanto da essere spesso soprannominata “la Svizzera” del Sudamerica. È dunque in questo contesto che nove anni fa è entrata in vigore la legge sulla legalizzazione della cannabis. “In realtà, più che di legalizzazione o depenalizzazione - spiega ancora Alicia Castilla - sarebbe più corretto parlare di regolamentazione. Oggi, in Uruguay, sappiamo che se qualcuno possiede e coltiva un massimo di sei piante in fiore o 40 grammi di prodotto pronto per il consumo, è protetto dalla legge”. La legge permette l’accesso alla cannabis mediante tre canali, come spiega sempre nel corso del documentario pubblicato in Italia da Internazionale, Martin Rodriguez, direttore dell’Istituto per la regolamentazione e il controllo della cannabis (Ircca): “Ci sono decine di migliaia di persone che hanno scelto di intraprendere uno dei percorsi per il consumo legale di cannabis, cioè la coltivazione in casa, l’iscrizione ai cannabis club o, ed è il percorso più popolare, l’acquisto nelle farmacie”. In altre parole significa che, secondo i dati dell’Ircca, ci sono circa 60mila persone (il 2,5% della popolazione uruguayana) che si sono svincolate completamente dal mercato illegale. Ciascuno di essi deve registrarsi presso il ministero della Salute e scegliere, in via esclusiva, uno dei tre canali di approvvigionamento. Chi sceglie l’acquisto in farmacia, può comprare 10 grammi alla settimana e fino a un massimo di 40 grammi al mese. Il prezzo? 6,5 euro per una bustina da 5 grammi.


Sembrerebbe il paradiso, ma in realtà non è tutto oro quel che luccica. Intendiamoci, se pensiamo al Medioevo nostrano siamo anni luce avanti, ma le problematiche non mancano. Sono solo cinque le aziende, a capitale misto pubblico e privato, che producono la cannabis che si trova nelle farmacie. Le licenze sono costose e non è consentito fare pubblicità, cosa che tiene lontani i piccoli produttori. Spiega Guillermo Amandola, proprietario di un cannabis club a Salinas, città costiera situata a pochi chilometri a est della capitale Montevideo: “La regolamentazione è un proibizionismo mascherato, perché favorisce alcuni a scapito di altri. Io sono uno di quelli che è riuscito a cogliere l’occasione quando ci hanno dato questa specie di libertà condizionata”. Nei club, composti da 15 fino a 45 soci, si possono coltivare al massimo 99 piante. Per proteggersi dai furti frequenti, molti sono costretti a sostenere costi di sicurezza molto elevati e tutto questo incide molto sul prezzo finale, ben superiore rispetto a quello delle farmacie. Va detto, però, che i club offrono un prodotto migliore e più variegato, cosa che ha consentito loro di sopravvivere alla concorrenza delle farmacie stesse, attive dal 2017.

Sono tre i percorsi per accedere alla cannabis legale: coltivazione domestica, club o farmacie La produzione è affidata a cinque aziende a capitale pubblico-privato. Ma per le farmacie non basta L’obbligo di registrazione e l’esclusione dei turisti dal circuito sono tra i problemi più importanti

E qui il problema è un altro, come conferma Sergio Redin, farmacista intervistato dai giornalisti della Folha: “La grande questione, ora, è la mancanza di prodotto. Oggi la domanda supera l’offerta”. In tutto il Paese le farmacie autorizzate sono 17. E, come spiega Rodriguez dell’Ircca, sul tavolo ci sono diversi temi: “La disponibilità del prodotto, la produzione stessa e la copertura della rete”. Parliamo spesso di imprese che esportano tonnellate di cannabis all’estero (per uso medico, ad alto contenuto di Thc), ma che non riescono a rifornire adeguatamente le farmacie. “Stiamo emettendo più licenze - continua Rodriguez - per far entrare nuove aziende nel sistema. Quando avremo una maggiore produzione, potremo aumentare il numero di farmacie. A quel punto vedremo incrementare anche il numero di persone registrate per l’acquisto di cannabis legale”.

Da nove anni esiste un protocollo per il consumo e la vendita di cannabis, nessuno può essere perseguito se lo rispetta

Quello della produzione che non soddisfa pienamente la domanda non è l’unico problema sollevato da coltivatori e consumatori. C’è il tema della registrazione obbligatoria, come rileva Alicia Castilla: “Si tratta di una forte ingerenza dello stato nella vita privata delle persone”. Il ragionamento di Eduardo Blasina, proprietario del Museo della Cannabis di Montevideo, è molto

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LA LEGALIZZAZIONE NEL MONDO

11 semplice: “In Uruguay, come in ogni parte del mondo, posso comprare dieci litri di whisky, tornare a casa, bermeli tutti d’un fiato e ammazzarmi. Ma allora perché con la cannabis bisogna registrarsi e inserire il proprio nome in una banca dati?”. C’è poi il problema del mercato nero. O meglio, quel che rimane del mercato nero, dato che tra il 2014 e il 2018 il narcotraffico è stato prosciugato, perdendo 22 milioni di dollari all’anno. Chi si rivolge, dunque, al mercato illegale? Chi supera il limite mensile di 40 grammi, chi è alla ricerca di altre sostanze e soprattutto quella enorme massa di persone che ogni giorno entra nel Paese per godere delle sue bellezze e delle sue peculiarità: i turisti, ad oggi esclusi dal mercato legale della cannabis. Il paradosso è che molti di essi, specialmente negli ultimi anni, arrivano in Uruguay attratti proprio dalla nuova legislazione sulla cannabis. E l’ulteriore paradosso è che, nonostante per loro l’acquisto e il consumo siano preclusi, ottengono la cannabis senza alcun problema. “Magari comprandola da un parcheggiatore o da una cameriera d’albergo”, racconta Alicia Castilla. L’Uruguay, di fatto, è un Paese turistico, che vive di turismo, ma che non vuole un turismo cannabico. Non lo vuole, ma già lo ha. E non fa moltissimo per scoraggiarlo. Questo è sicuramente un aspetto su cui fare un po’ di chiarezza.

Ci sono poi altre questioni, dallo squilibrio lucrativo dei guadagni delle aziende che producono ed esportano cannabis a scopo industriale e terapeutico all’impossibilità di un sistema bancario e finanziario legato a doppia mandata agli Stati Uniti di agevolare la nascita di imprese e soprattutto di piccoli imprenditori. Ma in definitiva possiamo dire - e lo dicono tutti i protagonisti di questo racconto - che l’Uruguay ha avviato un cammino, ha intrapreso una strada e non tornerà indietro, diventando un esempio, un paradigma per tutto il mondo. Il processo per arrivare ad una piena maturazione è lento ma sta funzionando. Da nove anni a questa parte esiste un protocollo per il consumo e la vendita di cannabis, nessuno può essere perseguito o arrestato se lo rispetta. Chiunque può coltivare cannabis senza temere il giudizio morale di questo e quel giudice, di questo o quel politico, di questo o quel tribunale. E scusate se è poco.


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MAPPE

CANNABIS,

LA LEGISLAZIONE NEI PAESI EUROPEI. CASO PER CASO

Nel Regno Unito, la marijuana terapeutica è legale dal 2018 ma pochi pazienti riescono ad accedere al programma. In generale, l’utilizzo di droghe non è un reato penale in Regno Unito, ma il possesso di sostanze di classe B (tra cui troviamo la cannabis) può essere punito con la reclusione fino a un massimo di 3 mesi e/o una sanzione pecuniaria.

Francesco Colonia

I

n Europa, come nel resto del mondo, la cannabis risulta essere la sostanza più utilizzata. 22,2 milioni di cittadini europei hanno fatto uso di marijuana nel corso del 2019, secondo i dati dell’osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze. Si tratta del 7,7% della popolazione Ue. Un dato che schizza al 15,4% se consideriamo solo la fascia d’età compresa tra i 15 e i 34 anni (15,8 milioni). La gestione avviene a livello di autorità nazionali, motivo per cui vi è una scarsa armonizzazione della legislazione tra i vari stati membri. In generale la vendita è considerata un reato e anzi in molti casi non viene nemmeno differenziata dalla vendita di droghe cosiddette pesanti. Più controversa è invece la questione del consumo. Ma andiamo a vedere caso per caso Il Belgio ha depenalizzato il possesso di piccole quantità di cannabis nel 2003: chi viene trovato in possesso di erba (fino ai 3 grammi) viene punito con una multa. Se si possiedono oltre 3 grammi di cannabis oppure i reati sono ripetuti si rischia il carcere dai 3 mesi a un anno. L’erba legale è consentita dal 2015 e, dal 2019, il governo belga ha approvato la coltivazione della cannabis terapeutica all’interno dello Stato, accompagnata dalla ricerca sui cannabinoidi come THC e CBD. Nel 2018, i leader politici del Lussemburgo hanno parlato della completa legalizzazione della cannabis. Già nel 2001, questo Paese ha depenalizzato l’uso e il possesso di cannabis a uso personale, comportamenti che vengono puniti solo con una sanzione pecuniaria. La cannabis medica è invece completamente legale dal 2018. Il Portogallo ha depenalizzato il possesso e l’uso di tutte le droghe nel 2001, anche se la detenzione di oltre 25 grammi di cannabis può ancora essere perseguita con il carcere. Nel 2018 il Portogallo ha legalizzato la marijuana terapeutica. In Spagna la legalità della cannabis è un fatto piuttosto confuso. Sebbene il possesso di erba sia illegale, la legge viene fatta rispettare solo nei luoghi pubblici. Inoltre ogni regione spagnola prende decisioni autonome riguardo il possesso e l’utilizzo di cannabis, tanto che in Catalogna esistono i famosissimi Cannabis Social Club. I Cannabis Club in Spagna potrebbero somigliare ai Coffee shop ad Amsterdam, ma in realtà non sono dei negozi pubblici. Solo i tesserati possono acquistare e consumare marijuana e hashish all’interno delle mura di queste associazioni. La marijuana che si trova all’interno dei Club è, generalmente, prodotta dagli associati. Inoltre, in diverse regioni della Spagna è depenalizzata la detenzione e la coltivazione di piccole quantità di cannabis in casa (sia ad alto THC che canapa light) esclusivamente per uso personale.

La Francia ha approvato una legge sulla marijuana a uso terapeutico nel 2013, mentre nel 2019 ha avviato un programma di sperimentazione andato avanti fino al 2021 per valutare l’efficacia della marijuana medica e se ha realmente il CBD effetti positivi sull’organismo umano, oltre alle modalità di utilizzo. Nonostante il proibizionismo sia ancora forte, dal 2018 la Francia ha depenalizzato il possesso di marijuana: come in Italia, il reato è amministrativo e viene punito con una multa di circa 200€.


Storia a sé fanno i Paesi Bassi che hanno scelto di adottare una politica di tolleranza sull’uso della cannabis, con l’intento di tutelare la salute dei consumatori negli anni 90. Nel Paese la sostanza è illegale, ma il consumo è depenalizzato e la vendita è consentita solo nei coffee shop, grazie a una “zona grigia” normativa. Questi negozi sono soggetti a licenze, tasse, ispezioni e altre limitazioni. Inoltre non possono servire alcolici o far entrare i minori di 18 anni. Il sistema adottato dai Paesi Bassi funziona da più di trent’anni, ma non è privo di criticità: la produzione di cannabis a scopo ricreativo è vietata e i negozi devono quindi rifornirsi nel mercato illegale, non potendo controllare la qualità del prodotto e quindi tutelare davvero la salute dei consumatori. Per questo nei coffee shop di alcune città sta per partire un esperimento che prevede la vendita di cannabis prodotta con l’autorizzazione dello stato, ma gli effetti di questa politica non si vedranno prima di cinque anni. In Germania i medicinali a base di marijuana terapeutica sono diffusi dal 1998, ma solo dal 2017 è stato istituito un programma nazionale dedicato all’erba CBD. Al momento in Germania rimangono illegali la detenzione, la coltivazione e la vendita di erba a scopo ricreativo, anche se spesso il possesso di modeste quantità di cannabis non sono punite a livello penale. Il nuovo governo ha però inserito la legalizzazione nel programma di coalizione. In Danimarca la cannabis è illegale, ma il suo possesso per uso personale comporta solitamente una semplice multa. In genere, per essere accusati di traffico di droga bisogna detenere circa 10 kg di erba. E la canapa legale? È consentita dal 2018, ma in pochi possono accedere al programma e i medicinali disponibili solo decisamente pochi.

L’utilizzo di cannabis in Lituania è un reato amministrativo e la detenzione per uso personale è un reato punito con il servizio civile o con la detenzione non privativa della libertà. Nel 2013 il Paese ha detto sì alla coltivazione della canapa industriale e nel 2018 ha votato all’unanimità per permettere l’utilizzo della cannabis legale. La detenzione di marijuana è illegale in Polonia, ma il possesso di piccole quantità di erba per uso personale non viene generalmente punito. Il Paese ha inoltre approvato un programma dedicato alla cannabis medica nel 2017 e ha reso legale la coltivazione di erba light. La Repubblica Ceca è tollerante nei confronti dell’uso di qualsiasi droga. Per quanto riguarda la marijuana, il Paese ha depenalizzato (nel lontano 2009) la coltivazione di un massimo di 5 piante di canapa, la detenzione di massimo 10 grammi di cannabis e di 5 grammi di hashish. Chi viene colto sul fatto viene punito con una semplice multa. Dal 2013, la Repubblica Ceca ha inoltre istituito un programma dedicato alla marijuana medica. In Austria, dal 2008, sono legali i sottoprodotti della cannabis per uso terapeutico, anche se l’accesso ai programmi relativi alla marijuana medica è ancora difficile e limitato. Dal 2016, l’Austria ha depenalizzato il possesso di piccole quantità di erba a uso personale ma ha vietato il commercio di prodotti a base di CBD (come la cannabis legale, l’hashish legale e l’olio di CBD). Dal 2013, il possesso di cannabis in Croazia è stato depenalizzato e reputato come reato minore. Il Drug Abuse Prevention Act prevede solo una multa che può andare dai 650 ai 2600€, ma niente carcere. Nel 2015, lo Stato ha reso legale la cannabis a uso terapeutico; dal 2019 ha perfino approvato un programma di coltivazione della marijuana medica.

Italia. Nel nostro Paese l’unica modalità legale per assumere

cannabis è l’utilizzo di farmaci a base di cannabinoidi (realizzati dalle farmacie a partire da fiori di cannabis essiccati e sminuzzati) prescritti da un medico. L’uso ricreativo di marijuana, erba light compresa, è stato depenalizzato ed è punito come reato amministrativo. Chi viene colto sul fatto subisce una sanzione amministrativa (la sospensione di un documento o una multa) ma non rischia più il carcere. Il 18 dicembre 2019, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno depenalizzato anche la coltivazione di piccolissime quantità di cannabis in casa a solo uso personale. Anche in questo caso, il reato è amministrativo e non penale. La situazione della cosiddetta “marijuana legale”, invece, non è ancora ben chiara. La legge 242/2016 consente la produzione di canapa sativa con percentuali di THC inferiori allo 0,2% ma il consumo dei fiori di cannabis CBD è comunque proibito. Il commercio dei «bud», dell’olio CBD e dell’hashish CBD è ancora in dubbio, poiché le disposizioni in materia cambiano spesso.

Mentre la Svizzera effettua ogni tanto esperimenti di legalità, ma un referendum del 2008 ha bocciato (col 63,2%) la legge popolare che ne chiedeva almeno la depenalizzazione. In alcuni cantoni è consentito coltivarla in casa, ma in modeste percentuali di THC.

La Repubblica di San Marino ha avviato un programma dedicato alla marijuana terapeutica nel 2016 per trattare i sintomi di diverse malattie e problematiche, come la sclerosi multipla e la neuropatia. A marzo 2020 il Parlamento ha però bloccato una proposta di legge dedicata alla legalizzazione della cannabis ricreativa. Eppure nel 2019 aveva già approvato una proposta in cui i cittadini chiedevano di legalizzare la marijuana per uso ludico.

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Giulio Vesprini X Indoorline

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DECRETO OFFICINALI, COSA DICE DAVVERO

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PIANTE OFFICINALI

Redazione

l decreto 30 dicembre 2021 di attuazione dell’articolo R. 5132-86 del codice della sanità pubblica è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale all’alba del nuovo anno. In particolare, prevede il divieto di vendita, detenzione e uso di “fiori e foglie” derivati dalla canapa. Un fronte unito di attori e operatori della società civile si oppone a questo testo e ne chiede il ritiro. La Conferenza Stato-Regioni e Province autonome era chiamata a prendere una decisione sulle piante officinali ed è riuscita a trovare un’intesa che “permette di definire l’elenco delle specie di piante officinali coltivate e i criteri di raccolta e prima trasformazione delle specie di piante officinali spontanee.” I partecipanti al tavolo tecnico ministeriale per la canapa industriale (Canapa Sativa Italia, Resilienza Italia, Sardinia Cannabis, Sativa Molise, La Canapa Ci Unisce) avevano precedentemente annunciato la presentazione del decreto “a firma Mipaaf e Minsal sulle piante officinali” affermando che rientravano nel testo anche “foglie e infiorescenze della Canapa Industriale”. Nulla da obiettare se si vuole inserire la cannabis nella categoria delle piante officinali e erboristiche, ma l’infiorescenza non ha destinazione. La contraddizione nel decreto è nella definizione della stessa come “sottoposta al dpr 309/90, assoggettando alla normativa sulle sostanze stupefacenti parti di piante non stupefacenti, in subordine ad autorizzazioni ministeriali.” L’inganno avviene laddove la presenza di THC, seppur in piccole quantità, infici la possibilità di raccolta e lavorazione della materia prima fuorché con autorizzazione farmaceutica. Ma questo nel decreto non è esplicitato. In sostanza, se il decreto fosse approvato (non è ancora passato) per la filiera della canapa industriale non cambierebbe nulla. La stigmatizzazione del fiore ha origine con la sentenza della Corte di Cassazione n. 30475/2019 che assoggetta il fiore al dpr 309/90, in contrasto con la lg 242/16, per la quale gli

agricoltori sono tutelati dal principio di innocenza come operatori del settore, nel rispetto degli art. 1, 2 e 3. Lo Stato, quindi, mantiene il pugno di ferro sul proibizionismo poiché non prende una decisione in merito alla commercializzazione dell’infiorescenza “priva di effetto drogante”. Ma la canapa industriale coltivata, essiccata e ripartita in parti e commercializzata come prodotto da collezione segue le medesime regole dello scorso mese, dello stesso anno, ossia l’autogestione tramite associazioni di categoria. Nonostante il Ministero affermi che il testo del decreto sia stato discusso con le associazioni e le realtà presenzianti i tavoli tecnici, i rappresentanti delle stesse si sono lamentati di non essere tenuti in considerazione. Al contrario, il testo rischia di creare ulteriore caos nella filiera della cannabis light, non dal punto di vista normativo bensì pratico. Gli operatori del comparto cannabico sono già posti a forte pressione da parte del sistema esecutivo e giudiziario, nonché dai media sempre in bilico tra informazione attendibile e la libera interpretazione dei fatti. Notizie fuorvianti, se non palesemente false, sono motivo di numerosi fraintendimenti anche con la legge. Come anticipato dalle associazioni del tavolo tecnico: “Questo decreto può tradursi in diverse e costose operazioni di sequestri che porterebbero a lunghi processi e poi, successivamente al deterioramento dei prodotti, comunque in assoluzione, perché non stupefacenti e quindi non assoggettabili al DPR 309/90. In assenza della giusta chiarezza, la canapa si trasformerebbe agli occhi di tutte le ffoo in sostanza stupefacente, intasando ulteriormente la macchina della giustizia e con la paura del processo spaventando soltanto gli onesti e quelli che hanno qualcosa da perdere.” Dal comunicato Mipaaf: “Il testo è stato ampiamente discusso e condiviso, sia sul piano tecnico che giuridico, nell’ambito dei lavori svolti dal Tavolo tecnico delle piante officinali istituito nel 2019 presso il MiPAAF e si basa sull’ampio e approfondito lavoro di raccolta e analisi di dati scientifici, svolto da docenti universitari ed esperti degli Enti di ricerca accreditati, con la collaborazione attiva dei rappresentanti delle Istituzioni coinvolte, degli Ordini professionali, delle Associazioni dei produttori agricoli, delle imprese del settore e dei rappresentanti delle Regioni.

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PIANTE OFFICINALI

UN SECOLO PER TORNARE AL MEDIOEVO: DALLE STREGHE A PATUANELLI Marta Lispi

La storia delle cure naturali tramandata dalle streghe ha subìto il proibizionismo della farmacopea moderna.

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i è svolta a fine novembre a Genova la Conferenza Nazionale sulle Dipendenze. Richiesta da anni dalla Società Civile e voluta dalla Ministra Dadone, la convocazione della conferenza non è stata esente da critiche, in particolare per le modalità di preparazione e partecipazione. Tempi molto stretti e un percorso di coinvolgimento non sempre lineare hanno fatto sì che la stessa Rete per la Riforma delle Politiche sulle Droghe sia intervenuta in più occasioni: ad esempio per richiedere, con successo, l’inclusione delle persone che usano droghe nel dibattito e della Riduzione del danno all’interno dei temi di discussione. Le erbe sono per l’umanità una risorsa terapeutica. Nelle antiche civiltà preistoriche erano le donne ad adoperarsi per la raccolta delle erbe, avendo una propensione innata alla comunicazione con la spiritualità tramite la natura. La medicina tradizionale cinese, nata nel III millennio a.C. è la più antica testimonianza di naturopatia, dove già è presente la cannabis medica. Le Herbariae erano coloro che si occupavano di raccogliere erbe e lavorarle per la preparazione di cibi e di rimedi naturali per la persona. Nel diritto romano erano coloro che si occupavano di “facere cum herbis”, erano le custodi delle “virtutes herbarum” e agivano nel rispetto assoluto di Madre Terra. Erboristeria: la conoscenza dell’erba. Weed: l’erbaccia La storia di medichesse, farmaciste, raccoglitrici, guaritrici, levatrici che utilizzavano aglio, peperoncino, belladonna, alloro, iperico, artemisia, salvia, lavanda e cannabis è giunta sino a noi. La conoscenza erboristica delle “streghe” è ancestrale e inesauribile tanto che Paracelso (1493-1541) sosteneva di aver imparato più da loro che dai libri di Ippocrate e Galeno. Gli infusi, i macerati, i suffumigi, sono abitudini risalenti alle guaritrici del Medioevo, quando la medicina della natura rispetto alla farmacopea popolare risultava già più empatica, dolce e non invasiva per la persona, decisamente più adatta alle applicazioni quotidiane. Per l’ingresso ufficiale della cannabis nella medicina occidentale dobbiamo attendere il 1621 quando Robert Burton ne parla nel suo "Anato-

mia della Malinconia" (The Anatomy of Melancholy). Nel XVI secolo, invece, furono introdotti gli oppiacei come analgesici, mentre nel 1872 fu avviata l’applicazione endovenosa con l'impiego del cloralio idrato. L’uso di analgesici e barbiturici prese piede mezzo secolo dopo, quando il dott. John Silas Lundy utilizzò per la prima volta il tiopentale, un barbiturico conosciuto anche come "siero della verità". La farmacopea moderna è, infatti, orientata sui processi di sintesi chimica, prodotti dai costi minori e dai risultati immediati, anche se, non affrontando la “guarigione” come un processo olistico, influiscono negativamente su altri sintomi. L’avvento della naturopatia nella cultura occidentale Negli ultimi anni abbiamo assistito alla presa di coscienza del consumatore che tutela la sua salute modificando il suo modo di vivere molto più simile a quello pre-consumistico di un secolo fa. In Italia, all’inizio del‘900 l’alimentazione includeva derivati di canapa, piante officinali, pochi grassi saturi e batteri, fondamentali per un fisico sano. Sulla scelta degli ingredienti in cucina, in Europa, inficia anche la presenza del Novel Food, ossia “un alimento che non era stato consumato in misura significativa dall'uomo nell'UE prima del 15 maggio 1997, quando è entrato in vigore il primo regolamento sui nuovi prodotti alimentari”. Il Novel Food sembra essere l’equivalente della registrazione di un farmaco. La Pfizer investe in cannabis medica, mentre Patuanelli firma il decreto sulle officinali: qual è il futuro della naturopatia? La sensibilità sociale verso scelte eco-sostenibili e le cure naturali ha influito notevolmente sulle


to delle piante, un’arte perduta che si tramandava di madre in figlia. Il Decreto del 2021 aggiorna il patentino per la raccolta delle spontanee e impone l’essiccazione secondo i metodi GACP e include la cannabis sativa l. nell’elenco delle piante officinali. Una svolta storica poiché il florovivaismo non poteva essere la soluzione a lungo termine per la produzione di fiori terapeutici. Il riconoscimento del potere del “fitocomplesso”, presente nella ricerca scientifica, è implicito nel patentino che autorizza il conferimento delle raccolte di spontanee ad aziende cosmetiche ed alimentari. Le piante spontanee, infatti, hanno un fitocomplesso di valore superiore a quelle coltivate con metodo GMP (per la produzione di piante ad uso medicinale). Il ministro Patuanelli ha marcato la tutela della biodiversità, lo sviluppo della bioeconomia circolare e gli investimenti per favorire nuova occupazione giovanile nella filiera primaria con un quadro normativo "innovativo a livello europeo per il comparto delle piante officinali, a beneficio delle moltissime aziende agricole interessate ad avviare un'attività".

vendite di farmaci, le persone che scelgono la naturopatia superano la metà della popolazione mondiale per questo l’OMS si sta impegnando a coordinare medicina tradizionale (MTC), sanitaria e fitoterapica. Dall’altra parte possiamo immaginare che Big Pharma dovesse recuperare il target perduto con la presa di coscienza del consumatore e di dover agire di conseguenza. Nel dicembre scorso la Pfizer ha acquisito l’Arena Pharmaceuticals per 6,7 miliardi di dollari, azienda biofarmaceutica specializzata in cannabis medica fondata nel 1997 a San Diego, California. Nello stesso periodo si è concluso l’accordo tra Stato e regioni italiane sul Decreto Interministeriale che norma produzione, raccolta e lavorazione di piante officinali con la sottoscrizione del Ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli. Il suddetto Decreto del 6.12.21 recepisce quanto disposto dagli articoli 1 e 3 del decreto legislativo n.75/2018 “Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali”, a modifica del regolamento originale del 1931. Il Ministero, invero, si interessa nuovamente alle officinali dopo un secolo, il medesimo lasso di tempo dell'ascesa di analgesici e barbiturici, nonché del proibizionismo di Aisenger. Il G.U. del 19 febbraio 1931, n. 41, definisce che per “raccogliere piante officinali (si) deve ottenere la carta di autorizzazione” (art.1) la quale può essere rilasciata solo su “parere dell'associazione sindacale fascista a cui il richiedente appartiene.” (art. 2.) Realtà fortunatamente scomparse con il regime che le ha istituite. L’importanza del “fitocomplesso” e la raccolta delle spontanee Le raccoglitrici erano esperte nel riconoscimen-

Il testo ha avuto ampia condivisione, sia sul piano tecnico che giuridico, "nell'ambito dei lavori svolti dal Tavolo Tecnico delle Piante Officinali istituito nel 2019 presso il Ministero delle Politiche Agricole"; oltre a fondarsi "sull' approfondito lavoro di raccolta e analisi di dati scientifici, svolto da docenti universitari ed esperti degli enti di ricerca accreditati, con la collaborazione attiva dei rappresentanti delle istituzioni coinvolte, degli ordini professionali, delle associazioni dei produttori agricoli, delle imprese del settore e dei rappresentanti delle regioni". Sono le basi per la creazione di un libero mercato o la costruzione di limiti invalicabili per piccole aziende? Il Decreto officinali accentua la parvenza di farmaco del prodotto naturale. Ci sono differenze tra un prodotto industriale e uno artigianale eppure le richieste per la commercializzazione di piante officinali e prime lavorazioni prevedono una lunga burocrazia che limita la possibilità di azione, dall’etichettatura ai laboratori per i vari usi produttivi ognuno con la sua certificazione. Il principio del tempo balsamico della pianta viene meno con la chimica di sintesi che è ben lontana dalla stagionalità e dalla presenza di batteri necessari per lo sviluppo del fitocomplesso. Il timore permane poiché negli anni abbiamo visto proibire piante come l’aloe dalla Commissione Europea nel 2021 con il REGOLAMENTO (UE) 2021/468 del 18 marzo 2021 che modifica l’allegato III del regolamento (CE) n. 1925/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le specie botaniche: aloe, rabarbaro cinese,cassia angustifolia (senna) e la frangola. Quattro piante note nel mondo erboristico applicate nelle preparazioni di tinture, decotti e sciroppi dalle proprietà lassative.

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PROIBIZIONISMO E CONTRADDIZIONI

CHE COSA È LO SNUS? UN TABACCO DA SUCCHIARE CHE "PIACE" AI NOSTRI POLITICI Redazione


l Decreto Milleproroghe fa posticipare l’aumento dell’accisa sulla sigaretta elettronica dal 10% al 15% di otto mesi. Ma questa è solo la scusa per regalare, con un emendamento inserito in piena notte, una nuova opportunità economica ai colossi del tabacco. Infatti per giustificare i mancati introiti derivanti dalla proroga delle accise degli svapo, si apre un nuovo mercato e si autorizza la vendita di un nuovo prodotto per le tabaccherie: lo SNUS! L’On. Michele Sodano (Gruppo Misto) ci spiega come è andata: “La modifica è stata introdotta in una notte, senza alcun preavviso. E’ palese l’avvio di nuovo settore per ritrovarci, tra pochi mesi, con lo Snus disponibile in tutta Italia”. Ma cos’è lo Snus? Lo Snus, detto anche “tabacco da succhiare”, è un sacchettino gengivale prodotto dalla British American Tabacco. Il tabacco, seppur non inalato e privo di combustione, contiene nicotina. Essa da forte dipendenza, gravi conseguenze per la salute ed è altamente sconsigliata nella fascia d’età adolescenziale, come risulta evidente da alcuni studi fatti in Norvegia e Svezia, dove viene già largamente utilizzata. Lo Snus sembra una “gomma da masticare” e il suo uso è semplicissimo, le conseguenze per la salute sono invece devastanti. Il tabacco è la prima causa di morte in Italia e le spese mediche per la cura da neoplasie sono elevatissime. E’ quindi l’ennesimo danno alla salute autorizzato dallo Stato, apparentemente più dannoso delle “foglie di coca” testate anche da Papa Francesco nel suo viaggio in Bolivia nel 2016. L’On. Sodano si fa portavoce della contraddizione evidente: “Considerando la necessità di nuovi introiti fiscali e gli strumenti utilizzati nel DL Milleproroghe per far nascere il mercato dello Snus in Italia, ho chiesto al Governo l’impegno di adottare uno specifico quadro normativo sulla produzione e il commercio della cannabis, così come presente negli USA, per generare un indotto nazionale stimato in 10 miliardi di euro l’anno”. Il Parlamento ha bocciato l’ordine del giorno di Sodano ribadendo l’incoerenza tra volontà e azione dei grandi partiti di centro sinistra, PD e Movimento 5 Stelle sul tema Cannabis. I partiti di maggioranza si giustificano con la scusante che la Cannabis non è inerente al Decreto Milleproroghe, sebbene nello stesso è stata inserita la regolamentazione per lo Snus. La politica non rappresenta i cittadini, per l’ennesima volta, a pochi giorni dalla bocciatura dei referendum cannabis ed eutanasia, ignorando gli innumerevoli studi che affidano alla pianta di Cannabis un ruolo fondamentale nell’imprenditoria ecosostenibile e cospicua e nella lotta alle mafie. Le aziende del tabacco e

le case farmaceutiche, le più grandi antagoniste della legalizzazione, sembrano essere ancora le disegnatrici dei fini istituzionali. Davanti al senso di impotenza che ti restituisce il nostro paese come possiamo riappropriarci di ciò che Costituzionalmente ci appartiene? Il sistema politico contemporaneo ha svuotato di senso il potere legislativo e la rappresentatività del popolo. L’On. Michele Sodano conclude: “La nostra generazione dovrebbe entrare in campo, appassionarsi alla gestione dello Stato, responsabilizzarsi e cominciare a fare politica a tutti i livelli, dai comuni, alla regione, al Parlamento”. Speranze riposte nei giovani, i quali subiscono più di tutti le conseguenze di un sistema politico che non li considera: “Io non ho un partito – asserisce Sodano – sono un cittadino libero, per cui non mi interessa fare propaganda: la politica è l’unico modo per cambiare le cose, bisogna resettare l’intera classe dirigente”. L’agenzia stampa Androknos riporta il commento del deputato di Alternativa, Raffaele Trano: ”Da giorni ormai abbiamo la riprova che la maggioranza che sostiene questo Governo non esiste, visto che si spacca di continuo. Oggi il Movimento 5 Stelle ha votato a favore del mio ordine del giorno al decreto Milleproroghe sulla tassazione della canapa non drogante sul quale il governo aveva espresso parere contrario perché non ho accettato la riformulazione annacquata che mi era stata proposta”. Una regolamentazione che tende al monopolio “L’ordine del giorno impegnava il governo a porre in essere ogni provvedimento, anche a carattere normativo e di urgenza, per regolamentare il settore della filiera della canapa non drogante e, conseguentemente, a prevedere la introduzione di forme di tassazione dei prodotti derivati, anche secondo il principio di similitudine con la normativa vigente per i tabacchi, controllata da Adm, in modo tale da regolamentare fiscalmente il mercato vietando la vendita ai minori di 18 anni e a persone con fragilità”. L’eventualità di assimilare la canapa al tabacco, oltre ad essere altamente sconveniente per il produttore e il commerciante, è in forte contrasto con l’uso della pianta che è erboristico e naturopatico. Trano conclude facendo riferimento all’episodio dell’Odg di Sodano: ”Gli episodi di spaccatura che hanno costellato la strada del Milleproroghe in commissione testimoniano l’agonia di una maggioranza moribonda nella quale un M5S in crisi di identità si ritrova a votare a favore all’odg di un deputato in passato espulso dal gruppo e allo stesso tempo emendamenti che favoriscono gli interessi di potenti multinazionali, come quello che farà guadagnare diversi milioni di euro alla British American Tobacco”.

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RESTA AGGIORNATO Presto sugli store l’ APP IndicaSativa


TORNA INDICA SATIVA TRADE 2022, LA FIERA DELLA CANAPA ALL'UNIPOL ARENA DI BOLOGNA Piadine, birra, magliette, borse, ma anche semi, cannabis light, cosmetici, articoli per coltivazione. Stiamo parlando del vasto mondo legato ai molteplici utilizzi della canapa che tornerà a far mostra di sé a Bologna l’8, 9 e 10 aprile 2022, in occasione dell’ottava edizione di Indica Sativa Trade: la fiera internazionale con oltre 200 espositori provenienti da tutto il mondo e che rappresentano l’intero spettro d’utilizzo di questa magica pianta. Dal settore industriale a quello terapeutico e alimentare, saranno tre giorni densi di appuntamenti all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno che dal 2015 fa da teatro alla kermesse. Ci saranno le principali banche semi Americane, Olandesi e Spagnole così come i principali marchi internazionali del settore ma anche diverse realtà italiane che negli anni sono riuscite a penetrare e affermarsi in questo mercato che continua a crescere e attualmente in Italia genera un fatturato superiore ai 50 milioni di euro. Dopo una partenza lenta, infatti, ora anche in Italia il Canna-Business comincia

EASYBOX è la soluzione ideale per tutti quei coltivatori che vogliono ottenere il massimo dalle loro piante in maniera semplice ed economica. In una pratica confezione troverai tutto quello che ti serve per il tuo hobby preferito! In EASYBOX troverai due fertilizzanti: uno per la fase vegetativa e uno per la fioritura. EASYBOX è disponibile sia in versione biologica con BIOCANNA che minerale con la linea TERRA. Principali vantaggi di EASYBOX: • Tutto quello che ti serve in un pratico kit facile da usare • Rapporto qualità prezzo ineguagliabile • Potrai ottenere fino a 250 litri di soluzione nutritiva • In versione bio e minerale PER MAGGIORI INFORMAZIONI: WWW.CANNA-IT.COM

commerciale che per quella degli eventi collegati. Infatti, oltre all’attività più strettamente fieristica, negli anni la manifestazione ha sviluppato un programma formativo e divulgativo pensato per il pubblico finale ma anche diretto al mondo professionale (medici, farmacisti, coltivatori, imprenditori) con ospiti di primo piano provenienti dal mondo della politica, della scienza e dell’imprenditoria.

a crescere a ritmi importanti. Grande impulso a tutto il comparto è stato generato dal fenomeno cannabis light che nel giro di pochi anni ha portato all’apertura di migliaia di negozi sparsi in tutta Italia e attivato una filiera agricola collegata. Parliamo di una New Economy nata nel 2017, proprio in occasione fiera Indica Sativa dove fu presentato per la prima volta in Italia un prodotto a base di fiori di canapa (tra l’altro premiato come miglior prodotto di quell’edizione). L’evento, che torna dopo due lunghi anni di pausa imposti dalle restrizioni anti-pandemia, promette di essere il più “ricco” di sempre sia per la parte

Numerose anche le occasioni più ludiche e dedicate agli amatori, come i corsi di cucina con la canapa, e gli eventi musicali e di spettacolo ma anche iniziative informative dedicate a chi vuole cogliere le opportunità imprenditoriali e lavorative legate a questo fiorente settore. L’appuntamento quindi, per tutti gli appassionati e i curiosi di scoprire l’universo che si cela dietro i mille mondi della canapa, è per l’8, 9 e 10 aprile presso l'Unipol Arena di Casalecchio di Reno. L’elenco degli espositori, così come il programma completo delle iniziative collegate e tutte le informazioni sui ticket d’accesso e come raggiungere la location dell’evento sono disponibili sul sito della manifestazione www.indicasativatrade.com

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EVENTI

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DATE DI GARANZIE SUI FERTILIZZANTI: SINONIMO DI QUALITÀ

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antissimi grower si saranno chiesti più di una volta: i fertilizzanti scadono? Come faccio a capire se posso utilizzare ancora i prodotti che ho in casa? La politica di CANNA è sempre stata indirizzata a fornire ai coltivatori di tutto il mondo i migliori fertilizzanti disponibili sul mercato. Per fare questo consegniamo ai nostri distributori solo dei prodotti di altissima qualità e sempre freschi, in quanto produciamo i nostri nutrimenti solo su ordinazione: non abbiamo un magazzino di stoccaggio! I fertilizzanti CANNA e BIOCANNA vengono prodotti e consegnati direttamente ai nostri distributori dopo 20 giorni dall'ordine. Poiché tutti i fertilizzanti, indipendentemente dalla marca, hanno un periodo ottimale di utilizzo, noi di CANNA riteniamo sia corretto stampare su ciascuna bottiglia prodotta una “data di garanzia”: questa data è fondamentale per offrire al consumatore finale la garanzia di utilizzare un prodotto fresco e di altissima qualità.

(20° C); al contrario le basse temperature possono aumentare la probabilità di cristallizzazione. Consigliamo anche di scuoterli di tanto in tanto per evitare i depositi dei sali più pesanti. Dopo molti anni di esperienza nella produzione e nella ricerca, possiamo garantire, per la maggior parte dei nostri nutrimenti, 3 anni di garanzia, dalla loro produzione. Per gli acidi (pH), gli alcalini (pH +) e gli additivi minerali (PK 13/14) possiamo anche garantirli 5 anni, perché non contengono materiali organici chelati. Nutrienti e additivi organici Per i nutrienti e gli additivi composti da materie prime di origine organica, invece è tutta un'altra storia. Gli ingredienti organici iniziano a scomporsi con il passare del tempo e perdono le loro qualità intrinseche. Oltre la data di garanzia inizieranno a perdere la loro efficacia e potranno anche diventare pericolosi poiché inizieranno a comportarsi come se fossero dei nutrimenti minerali: una volta “rotte” le molecole organiche in cui erano contenuti, le sostanze nutritive liberate inizieranno ad essere assorbite come se fossero delle sostanze minerali.

La data stampata sul retro dei nostri prodotti non rappresenta la data di scadenza del nutrimento: ha funzione di etichetta di qualità. Il nutrimento rimane utilizzabile a lungo ben dopo la data stampata, sempre che il prodotto sia conservato nella maniera corretta. Ma, specificamente, perché stampiamo su ciascun nostro prodotto una data di garanzia? Di seguito, vi spiegheremo brevemente in quale maniera, qualsiasi tipo di nutriente o additivo per piante, indipendentemente dalla marca, si trasformi in base a come viene stoccato e in base alla sua età. Nutrienti minerali I nutrimenti minerali rimangono in perfette condizioni purché non cristallizzino. Ma esiste un'eccezione: gli elementi chelati presenti al loro interno. Moltissime sostanze nutritive non possono essere immesse nei nutrimenti in forma pura, ma al contrario devono essere aggiunte in forma chelata, ossia inglobate all'interno di una struttura organica: ad esempio uno dei più comuni è il chelato di ferro. I chelati, essendo di natura organica però possono rompersi a causa dei raggi UV (contenuti nella luce solare) o, a causa del passare del tempo, dai microrganismi presenti all'interno della bottiglia. Potete accorgervi se i chelati presenti si sono rotti e perciò non sono più disponibili per essere assorbiti dalla pianta, se all´interno del fertilizzante minerale troverete dei filamenti simili ad alghe. Il processo di scomposizione dei chelati aumenta con l'aumentare della temperatura: per questo consigliamo di conservare i prodotti in una stanza buia a temperatura ambiente

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CONSIGLI PER LA COLTIVAZIONE

Il processo di frantumazione di queste molecole organiche sarà accelerata da i raggi UV, dalle alte temperature e dalla presenza di ossigeno. Per questo, in generale, raccomandiamo di conservare la linea di nutrienti BIOCANNA e di tutti gli additivi BIOCANNA e CANNA, come (BIO-) Rhizotonic, Cannazym e (Bio-) Boost, che sono composti (principalmente) da ingredienti organici, in una stanza fresca (anche in frigorifero), al buio e ben chiusi, soprattutto dopo l'apertura. Quindi state attenti: se sullo scaffale del vostro negozio di fiducia trovate delle bottiglie di fertilizzanti o additivi che contengono al loro interno grumi o depositi di vari tipi o trovate addirittura dei flaconi “gonfi” o come se fossero risucchiati, sono tutti segnali che indicano che il nutriente non è più in buone condizioni poiché un qualche tipo di processo di trasformazione è già avvenuto al suo interno. Utilizzare un nutriente con queste caratteristiche è come giocare alla roulette russa! Per conoscere in dettaglio il periodo di utilizzo ottimale di ogni prodotto CANNA e BIOCANNA, o per maggiori informazioni sui nostri prodotti visita la pagina: www.canna-it.com o seguici sul nostro profilo Facebook @CANNAItaly o sul nostro account Instagram cannaitalia.official. Verdi Saluti!

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QUANTO SI LAVORA GRAZIE ALLA CANNABIS NEGLI USA?

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eafly, in collaborazione con Whitney Economics, ha appena diramato il nuovo Jobs Report del 2021. Ecco quanto si lavora grazie alla cannabis negli USA. Il mercato, con la sempre più crescente ondata di legalizzazione, è più vivo che mai. Un’industria florida e in espansione Il mercato legale della cannabis negli Stati Uniti è nettamente in crescita. Lo scorso anno, i lavoratori nel settore della cannabis (sia per uso medico che ricreativo) sono stati 428.059, più del 33% (107.000) rispetto all’anno precedente. Si tratta di una crescita di circa 300 unità al giorno. Inoltre, nel conteggio sono esclusi i lavoratori della canapa industriale (hemp). Per fare un confronto, in un settore come quello dell’edilizia che conta oltre 7 milioni di lavoratori, c’è stato un incremento nel 2021 di 165.000 posti di lavoro.

THAILANDIA NUOVO POLO DEL TURISMO CANNABIS FRIENDLY?

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er fare un confronto, in un settore La Tailandia ha legalizzato l’utilizzo della cannabis per scopi medici già nel 2018, ma solo quest’anno è arrivata la legalizzazione per l’utilizzo a scopo ricreativo. Si tratta del primo paese del sud dell’Asia. Ci troviamo di fronte al nuovo polo del turismo cannabis friendly? Il connubio perfetto tra benessere e relax La Tailandia è da diversi anni polo turistico per eccellenza per le persone alla ricerca di benessere e relax. Dal 2018, inoltre, ha legalizzato l’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico, mentre solo quest’anno ha liberalizzato l’utilizzo a scopo ricreativo.

Diamo un occhio ai numeri. I lavoratori del settore della cannabis sono il triplo dei dentisti e degli assicuratori. Più della somma di parrucchieri, barbieri ed estetisti. Addirittura, si sta arrivando al numero totale degli idraulici. Ovviamente, la California ha il maggior numero di occupati (83.000), seguita da Colorado (38.000) e Michigan (31.000). Tutto il mercato, completamente legale in 11 stati (in 27 è legale solo la vendita per scopi terapeutici), ha prodotto più di $27 miliardi, il triplo quasi del succo d’arancia ($10 miliardi), superando latte ($16 miliardi) e bevande analcoliche ($20 miliardi). Con l’avvio (previsto nei prossimi mesi) della vendita negli stati del New Mexico, New Jersey, New York e Connecticut, è previsto un mercato che arriverà a produrre almeno $45 miliardi entro il 2025. I lavoratori potrebbero così diventare almeno un milione e mezzo.

turistica per le persone che si devono curare e sono in cerca del benessere. Questi settori potranno sicuramente beneficiare dagli ultimi sviluppi della legge”.

Si apre così una vera e propria rivoluzione (anche nel turismo), nonostante alcune zone grigie che dovranno essere chiarite dagli organi ufficiali. Nel paese, infatti, è possibile coltivare cannabis, ma alcune voci vogliono che essa debba avere una percentuale di THC inferiore allo 0.2%. Altri, al contrario, sostengono che non ci siano limitazioni e che il consumo non debba sottostare ad alcune restrizione. I benefici per il turismo Dirk De Cuyper, CEO di S Hotels and Resorts, ha parlato dei benefici che potrebbe avere anche il turismo. “La Tailandia è conosciuta come meta

Ci sono già diverse catene di hotel che hanno preparato dei veri e propri pacchetti cannabis friendly per la cura del corpo e il benessere della persona. Essi comprendono esperienze olistiche a base di cannabis, cibo alla marijuana (in infusione), saune a tema, bevande alla cannabis, olii CBD e così via. Ha concluso così Chunxia Gao, Group Director of spa & wellness at MSpa International for the Asia region. “C’è un interesse crescente nei benefici terapeutici del CBD. Le linee guida per la sicurezza del CBD assicurano la qualità dei prodotti, possiamo quindi solo prevedere un gran successo per i prodotti con infusioni di CBD, i cibi e le esperienze benessere e spa”.

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HEMP NEWS DAL MONDO

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Ti presentiamo la nuova linea PREMIUM di infiorescenze a marchio CRYSTALWEED:

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LIVING SOIL. PERCHÉ USARLO NELLA TUA COLTIVAZIONE DI CANNABIS

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olture ecosostenibili basate sulla materia organica. Questa è la base del living soil, una pratica che sta guadagnando sempre più seguaci nella coltivazione della cannabis. Vi diciamo come beneficia le vostre piante e come farlo in casa, passo dopo passo. Il risultato: un terreno più fertile, produttivo e senza prodotti chimici a basso costo.

Cos’è il living soil Il living soil si riferisce all’insieme di microrganismi, materia organica e organo-minerali che agiscono come macronutrienti e micronutrienti necessari per un buon sviluppo. Living Soil ha le sue origini nel Natural Farming coreano, che concentra i suoi sforzi per aumentare la fertilità del suolo e migliorare la produttività del suolo, evitando l’uso di prodotti agrochimici. Fu negli anni ’60 che il dottor Cho Han Kyu cercò un’alternativa ai fertilizzanti chimici basata sulla teoria del “ciclo nutrizionale della natura”. Il dottor Cho Han Han Kyu ha sviluppato diversi metodi per sfruttare la natura nella riproduzione di microrganismi indigeni o fermentazioni. Living soil da fermenti di piante o frutta Il living soil si basa sull’utilizzo della materia organica. In passato erano i rifiuti agricoli, come le erbacce o le piante selvatiche e la frutta o la verdura non commercializzabile, che venivano utilizzati per produrre “estratti di piante o frutta fermentati”. Da tutte queste piante e frutti, sono stati selezionati quelli con caratteristiche benefiche: resistenti a parassiti e/o malattie, produttivi, vigorosi, stabili in diversi tipi di condizioni climatiche. Queste piante vengono raccolte all’inizio della giornata prima dell’alba, quando la carica microbica della pianta è più alta. Come fermentare piante e frutti Per preparare un fermento di piante e frutta, iniziare pesando il materiale raccolto. Tagliarlo in piccoli pezzi (può essere grattugiato o lavorato) per aumentare la sua superficie di contatto. Poi seguite i prossimi passi: – Mescolare in proporzioni uguali con lo zucchero mascabo (non raffinato). Cioè, un chilo di frutta o pianta e un chilo di zucchero. – Versare fino a tre quarti della miscela in un barattolo di vetro. Sulla superficie, lasciare un piccolo strato extra di zucchero per sigillarlo (da 2 a 5 cm). Copriremo il vaso con un panno (può essere un tovagliolo) in modo che respiri e avvenga il processo di fermentazione. Questo processo può durare da 5 a 20 giorni a seconda della temperatura. – L’estrazione liquida viene poi filtrata attraverso un setaccio per rimuovere qualsiasi residuo solido. – Diluire l’estrazione in acqua non clorata, da applicare tramite irrigazione e applicazione fogliare. Il dosaggio appropriato va da 1 a 4 ml a seconda dell’estratto. È preferibile non combinare con la melassa nelle miscele di irrigazione. – Conservare in bottiglie chiuse, preferibilmente in contenitori scuri. Se conservato in frigorifero, può mantenere le sue qualità per 1 anno, altrimenti in un luogo fresco e buio della casa può durare fino a 6 mesi.

IL RISULTATO DELL’APPLICAZIONE DI LIVING SOIL ALLA VARIETÀ BUDDHA PURPLE KUSH

Tipi di fermenti nel living soil Ci sono diversi tipi di fermenti. Ognuno di essi è fatto secondo l’effetto che stiamo cercando nella nostra pianta: stimolare la crescita delle radici, migliorare la sua struttura o la ramificazione, migliorare la qualità e la produzione dei fiori aumentando la quantità di resina e terpeni. Allo stesso modo, terremo conto anche dello stadio della pianta: radicazione, crescita, prefioritura o fioritura. Potete fermentare praticamente qualsiasi pianta o frutto che avete a portata di mano. I fermenti più usati nel living soil di cannabis sono i seguenti: Aloe Vera – Proprietà della pianta: radicante e cicatrizzante naturale con un alto contenuto di enzimi, aminoacidi, vitamine, calcio, potassio, magnesio e zinco. – Tempo di fermentazione: 5-7 giorni (estate), 10 giorni (inverno). – Fase della pianta: radicazione e crescita. – Benefici: stimolante delle radici e della crescita. – Applicazione: 1-4 ml/litro di acqua non clorata. Una volta alla settimana. Erba medica – Proprietà della pianta: legume con un alto contenuto di aminoacidi, minerali, vitamine, enzimi e triacontanolo (alcol che regola la crescita delle piante). – Tempo di fermentazione: 10-15 giorni. – Condizioni della pianta: crescita e prefioritura. – Benefici: biostimolante della crescita, accelera il metabolismo aumentando il tasso di respirazione e la fotosintesi. Migliora la struttura e la ramificazione delle piante. – Applicazione: 2 ml/litro di acqua non clorata. Una volta alla settimana. Fiore di banana – Proprietà delle piante: ricche di enzimi con alto contenuto di fosforo, potassio, calcio e microelementi. – Tempo di fermentazione: 7-10 giorni. – Condizioni della pianta: prefioritura e fioritura. – Benefici: biostimolante per la fioritura, aumenta la densità e la produzione di fiori. – Applicazione: 1-2 ml/litro di acqua non clorata. Una volta alla settimana. Flora mix (mango, papaia, banana, barbabietola, aloe vera, carota, mirtilli, mele rosse) – Proprietà delle piante: spettro completo di enzimi, antiossidanti, antociani, flavonoidi e minerali per la fioritura, specialmente acido fosforico e potassio. – Tempo di fermentazione: 15 – 20 giorni. – Stadio della pianta: prefioritura e fioritura. – Benefici: aumenta la produzione di resina e terpeni. Migliora la qualità finale del fiore, dal suo aroma, sapore e potenza. Accelera il metabolismo delle piante generando un migliore ingrasso. – Applicazione: 1-2 ml/litro di acqua senza cloro. Una volta alla settimana.

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COLTIVAZIONE

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SKYWALKER OG AUTO: UN VIAGGIO IN AUTO VERSO LE NUVOLE… E OLTRE

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Genetiche Skywalker OG Auto (Skywalker OG x BF Super Auto #1) Ciclo di vita 71 e 74 giorni/ 70-75 giorni totali Substrato Bionova Bio Soilmix, vasi da 15 litri pH 6.3-6.8 EC 1.2–1.8 mS Illuminazione 2x SANlight Q6W = 430 Watt Temperatura 18-27°C Umidità aria 40-60% Irrigazione Manuale Fertilizzanti Bionova Soil Supermix, plus PK 13-14 nella fase di fioritura Additivi/stimolanti Bionova Solution, The Missing Link, Vitasol e X-cel Strumenti CleanLight Pro per la prevenzione della muffa Altezza 49 e 57 cm Resa 67 + 75 grammi

testo e immagini: Green Born Identity - G.B.I.

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na varietà americana molto popolare nei dispensari di cannabis oltreoceano. Sull’onda del suo successo, Skywalker OG è sbarcata anche in Europa, direttamente nelle mani di Barney’s Farm in Olanda, tra gli altri. Barney’s ha deciso di non limitarsi semplicemente a riprodurre Skywalker OG, ma di dotarla di un cambio automatico di fioritura, sviluppandola ulteriormente e facendola diventare una varietà autofiorente. Dopo un accurato lavoro di selezione, Skywalker OG è stata assemblata con successo e resa pronta per il decollo. Sotto la scocca troviamo la collaudata genetica Super Auto #1 perfettamente fusa con Skywalker OG a dominanza Indica, a rappresentare la leggendaria OG Kush. Dopo la semina Skywalker OG ha bisogno di 70-75 giorni per diventare una bellezza autofiorente dalle dimensioni relativamente ridotte, carica di spesse cime a forma sferica i cui strati di cristalli zuccherini raccontano di un incredibile contenuto di THC fino al 23%. Coltivando questa sublime autofiorente si possono ottenere rese di 450-500 grammi per metro quadro. Il suo invitante profumo è caratterizzato da note Diesel, di limone e di frutta tropicale. Quanto al sapore, all’inizio esso è molto dolce ma presenta anche una componente terrosa di pino. Una particolarità del suo effetto è il fatto che offre più chiarezza mentale rispetto alle solite Indica incolla-divano – se da un lato porta al completo rilassamento fisico, i consumatori possono sperimentare anche una dimensione di espansione mentale che può condurre a intuizioni fondamentali. L’autopilota Ellis D. mette Skywalker OG sulla pista di collaudo L’esperto pilota di cannabis automatica Ellis D. ha messo due piante di Skywalker OG Auto sulla pista di collaudo della sua grow room. Dopo poco meno di tre giorni le due piantine sono spuntate dal terreno. In poco tempo hanno mostrato una crescita molto cespugliosa e di tipo orizzontale, con foglie a ventaglio di colore verde scuro con dita a lamina ampia in perfetto stile

Indica. Dopo circa tre settimane di crescita vegetativa la prefioritura faceva la sua comparsa su queste due piante che in quel momento misuravano 23 e 25 cm. Un soddisfatto Ellis D. ha commentato, “sono tempestivamente passate alla fioritura automatica, quindi per adesso tutto sta andando come da programma.” Per tutto il ciclo la durata giornaliera della luce è stata di 20 ore. La fase di fioritura: cime pienotte e molto luccicanti maturate secondo programma Durante la fioritura le due piante sono cresciute notevolmente in altezza, pur mantenendo il loro modello di crescita orizzontale e la loro compattezza. Lievi differenze invece si sono manifestate in termini di struttura delle infiorescenze – le cime di una pianta sono risultate più ricche di foglie rispetto a quelle dell’altra, che esibivano un rapporto calice-foglia molto elevato. Dall’altra parte però, la produzione di resina del primo esemplare era ancora più generosa e alla fine sembrava una Afghan Hash Plant, con una ricca copertura di tricomi non solo sui calici ma anche sulle foglie delle cime più grandi. Invece, mentre il denso tappeto zuccherino della seconda pianta Skywalker OG Auto era anch’esso molto bello, le foglie delle infiorescenze più grandi non erano così riccamente ricoperte di ghiandole di resina. Per quanto riguarda il volume e la densità delle cime, le due piante si sono comportate allo stesso modo producendo grandi e formose infiorescenze. Per Ellis D anche l’odore rilevato era esattamente in linea col tipo di aroma descritto da Barney’s: come appropriato per una varietà “auto”, la sensazione di base era quella di un profumo diesel meravigliosamente arricchito con una buona dose di dolcezza esotica e rifinito con un tocco di limone. Ellis D. ha commentato con tono elogiativo, “questo profumo è una vera delizia per il palato! Non vedo l’ora di vaporizzarlo...” Il momento della pesatura: le due splendide velociste producono carichi di cime di prima classe Ma lui doveva prima raccogliere ed essiccare le infiorescenze delle due piante che avevano rag-


DISCLAIMER QUESTO ARTICOLO CONTIENE INFORMAZIONI PROVENIENTI DIRETTAMENTE DALL’AZIENDA PRODUTTRICE O FORNITRICE DEL PRODOTTO O DEL SERVIZIO PUBBLICIZZATO. LA REDAZIONE DI BELEAF MAGAZINE E I SUOI COLLABORATORI NON SONO RESPONSABILI DEL CONTENUTO E NON VOGLIONO IN ALCUN MODO INCENTIVARE E/O PROMUOVERE CONDOTTE VIETATE DALLE ATTUALI LEGGI VIGENTI. IN ITALIA LA COLTIVAZIONE DI PIANTE DI CANNABIS CON TENORE DI THC SUPERIORE ALLO 0,6% È VIETATA. I CONTENUTI SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIÙ COMPLETA INFORMAZIONE PERSONALE E DI CULTURA GENERALE

giunto altezze finali di 49 e 57 cm. Con un ciclo di vita di 71 e 74 giorni, entrambi gli esemplari di Skywalker OG Auto erano maturati entro la finestra di tempo indicata da Barney’s Farm. Dopo essere state essiccate e ben conciate per tre settimane e mezzo in un grosso barattolo, il giorno della loro pesatura era arrivato dando risultati di 67 e 75 grammi – “queste due splendide velociste hanno generato carichi di cime di prima classe. “Sono alquanto impressionato, specialmente se metto in relazione questo risultato con la dimensione delle piante”, ha sottolineato Ellis D. plaudendo vivamente. Con la maggior parte delle foglie già potate e gran parte della clorofilla sfumata dopo l’essiccazione, le cime di Skwalker OG Auto emanano ora una fragranza più dolce rispetto a prima, mentre quelle note di diesel e limone erano perfettamente intatte. Prova di vaporizzazione dello strain: Ellis D. si sente in orbita e in vena di film classici Il tanto atteso momento della prova di vaporizzazione è arrivato e Ellis D. ha messo mezzo grammo di Skywalker OG Auto nel suo vaporizzatore Crafty. Quando l’apparecchio ha raggiunto la temperatura, lui ha inalato con entusiasmo una prima grossa nuvola di vapore. Ciò che ne è seguito è stata una squisita sensazione gustativa: il sapore dell’erba si è diffuso nella bocca di Ellis D. come una caramella vaporosa, lasciando qualcosa di delizioso sul palato, che lui ha percepito come una miscela piccante di legno di conifere, pepe nero e zucchero di canna. L’effetto di quest’erba automatica è arrivato quasi con la stessa velocità di un taxi appena chiamato che sbuca da dietro l’angolo – due profonde inalazioni sono state sufficienti per rendere le gambe di Ellis D. morbide come la gomma e per fargli sentire il corpo come se fosse avvolto nell’ovatta. Questa sensazione si è intensificata dopo altre due boccate che alla fine lo hanno sommerso nel più totale agio, facendolo fondere con il suo divano e abbinando alla perfezione il nome della varietà con la scelta del film da guardare, “ Star Wars Episodio IV”, il primo film di quella famosa saga cinematografica. Lui era perfet-

tamente in grado di fare ciò anche se si sentiva abbastanza sballato, un po' in orbita, ma si trattava di una sorta di levitazione mentale con abbastanza lucidità da lasciarlo completamente ricettivo a quel tesoro cinematografico che lui amava sin da bambino. Così ha sperimentato un viaggio di quasi due ore tra le nuvole e oltre, nella vastità di un’altra galassia… Il verdetto Riassumendo la sua esperienza con Skywalker OG Auto, Ellis D. ha detto “questa è la mia prima varietà autofiorente di Barney’s Farm, e debbo dire che questi ragazzi della Farm hanno talento anche per gli strain automatici! Lo perfetta scatola del cambio di questa varietà autofiorente funziona a meraviglia. Per rimanere nell’ambito semantico dell’automobilismo, essa dovrebbe chiamarsi “Skydriver” piuttosto che Skywalker… soprattutto perché, sotto questo tipo di effetto spaziale nessuno letteralmente andrà da nessuna parte!”, ha detto con un grande sorriso. Tra l’altro, per la prima volta aveva usato con evidente successo la gamma di prodotti Bionova per la coltivazione in terra – substrato, nutrienti e stimolatori.

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STRAIN NEWS

VI PRESENTIAMO LE NUOVE VARIETÀ DUTCH PASSION DEL 2022 Dutch Passion Team

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e siete alla ricerca di nuove varietà di qualità superiore da coltivare, allora i nuovi strains 2022 di Dutch Passion fanno al caso vostro! Dopo diversi anni di duro lavoro di breeding, Dutch Passion è orgogliosa di presentare tre nuove varietà, tra cui due spettacolari autofiorenti e un eccezionale incrocio fotoperiodico nato dall’ibridazione delle famose Durban Poison e Frisian Dew. L’Auto Mimosa Punch, l’Auto Trichome & Cream e la Durban Dew hanno costantemente superato le aspettative di breeding e forniscono un risultato davvero memorabile dai profili terpenici, rese XL e livelli di potenza incredibili. Auto Mimosa Punch (Clementine x Purple Punch) x Purple Punch auto L’Auto Mimosa Punch è un ibrido indica/sativa compatto e cespuglioso - perfetto per la coltivazione negli spazi ristretti, soffitte ecc. Si presenta con uno dei migliori profili terpenici di sempre! Il livello di THC è molto elevato e vi assicura un vero e proprio "punch" da ko tipico di questa genetica. Le cime sono grandi, meravigliosamente profumate dall’aroma fruttato che vi solletica il naso e alcuni toni diesel più sottili. L’Auto Mimosa Punch è facile da coltivare e raggiunge i 50-90 cm di altezza circa, a seconda delle condizioni. Fa parte della collezione di semi di cannabis USA Special. Auto Trichome & Cream (versione autofiorente di Starfighter x Girl Scout Cookies) L’Auto Trichome & Cream ha stupito tutto il team di Dutch Passion, è l'autofiorente più densa di tricomi mai vista. I fiori multipli sono medio/grandi e hanno uno squisito aroma fruttato iniziale. Dopo la concia, l’aroma viene completato da un gusto morbido e cremoso. I sapori morbidi e dolci vi accarezzano le papille gustative. Se la fumate in un joint sentirete lo sfrigolio dei buds impregnati di resina. L'estrema densità dei tricomi la rende una varietà particolarmente potente. Questi semi autofiorenti di qualità da intenditori fanno anch’essi parte della collezione di semi di cannabis USA Special.

Auto Trichome & Cream®

Cookies & Cream (Starfighter x Girl Scout Cookies) x Autoflower Autofiorenti

Interiore

USA Special

Esteriore

Ibrida

10-12 settimane

Molto alta

L


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Durban Dew (Durban Poison x Frisian Dew) La Durban Dew è un ibrido a dominanza Sativa resistente, con una resa molto elevata ed un tempo di fioritura medio di 8-9 settimane. Questa varietà Dutch Outdoor è stata sviluppata nel mutevole e umido clima olandese. E' la varietà ideale per i coltivatori più esigenti alla ricerca di una varietà vigorosa in grado di sopportare i climi rigidi o le intemperie, fornendo comunque prestazioni eccezionali outdoor e in serra. Proprio come i suoi genitori (Durban Poison e Frisian Dew), la Durban Dew racchiude un eccezionale profilo terpenico con un aroma pungente, dolce e fruttato. La Durban Dew offre un'esperienza di fumo liscia e piacevole. Il gusto è forte e l’effetto è potente, ve la raccomandiamo sentitamente. Richiedi maggiori informazioni al tuo rivenditore di fiducia o visita il sito www. dutch-passion.com

Durban Dew®

Durban Poison X Frisian Dew Femminizzata

Interiore

Dutch Outdoor

Esteriore

Sativa

9 settimane

Elevata

XL


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CANNABIS E RICERCA

CANNABIS MEDICA: STANDARD DI QUALITÀ E RICERCA SCIENTIFICA PER FUTURI SVILUPPI

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cannabis medica

Dominik Marko Quality Consultant – PQE Group

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ei suoi circa 28 milioni di anni di evoluzione, la pianta di cannabis ha goduto di una forte popolarità nelle fasi iniziali dello sviluppo della nostra civiltà, richiamando l'attenzione delle culture asiatiche e per poi diffondersi verso ovest. Estremamente apprezzata per la sua fibra, veniva spesso impiegata nel settore tessile, nonché nella produzione di corde e reti da pesca. Poiché allora conteneva livelli più bassi di cannabinoidi, le persone apprezzavano maggiormente il valore della pianta come risorsa. A seguito dell'identificazione dei tratti maschio/femmina e dell'osservazione dell'impatto sulle colture a seconda della manipolazione della rimozione dei maschi dalla coltavizione, si sono scoperte le proprietà medicinali dei fiori femminili. Le principali applicazioni terapeutiche erano la soppressione del dolore, il controllo del sonno e il trattamento delle malattie mentali. Questo testimonia come la popolazione cinese passò rapidamente dall'osservazione di lievi effetti mentali ad un'ampia applicazione nella medicina erboristica tradizionale cinese, che durò per circa 1800 anni. La cannabis si diffuse in altre culture e continenti, venendo impiegata più o meno allo stesso modo e per scopi simili, evidenziando un punto di vista comune tra le diverse culture. L'approccio scientifico e l'interesse per la ricerca biochimica delle proprietà delle piante è arrivato relativamente tardi - alla fine del fine del XX secolo - con la scoperta del nostro sistema endocannabinoide interno, dando risposta a interrogativi posti fin dall’inizio. Come funziona l'impatto dei fitocannabinoidi nel nostro corpo? Dopo la scoperta dei primi due recettori endocannabinoidi all'inizio degli anni '90, si sono ricercati possibili partner di legame, il che ha portato alla graduale identificazione di endocannabinoidi di base come l'anandamide (AEA) e 2-Arachidonoilglicerolo (2-AG). Sono nati così i primi progetti sui meccanismi biochimici che ci hanno permesso di avere una visione più nitida sul funzionamento del nostro sistema endocannabinoide interno (ECB) e sulle sue reazioni a fattori esterni come il trattamento con cannabis medica. Negli ultimi 20 anni, sono state concluse alcune ricerche sugli effetti e gli studi clinici dei fitocannabinoidi così come sull'impatto del nostro sistema BCE su diverse malattie come: anoressia, epilessia, Alzheimer, sclerosi multipla,

glaucoma, spasmi, dolore o convulsioni e molte altre ancora. Tuttavia, raramente il risultato della ricerca è stato chiaro e risolutivo. Questo a causa della mancanza di una quantità significativa di studi clinici o effetti collaterali non scoperti. A causa del suo contenuto, la cannabis medica non è un farmaco facilmente definibile tale come avviene per il classico ibuprofene. Gli estratti di cannabis o i fiori secchi contengono una vasta gamma di composti di supporto. Oltre allo spettro dei cannabinoidi che ha il più forte effetto terapeutico, i pazienti con cannabis beneficiano anche del CBD e dei terpeni, creando il famoso "effetto entourage" che non è stato ancora sufficientemente oggetto di un'approfondita ricerca scientifica e clinica. Un diverso rapporto tra THC/CBD è stato identificato come più benefico per diverse malattie, il che significa che alcuni pazienti necessitano di un maggiore contenuto di THC, mente altri di CBD, altri ancora di un mix più equilibrato nella varietà della pianta usata per il loro trattamento. Per personalizzare la terapia per ogni singolo paziente e renderla più efficace, è necessario capire meglio i meccanismi sottesi, il che ci riporta al punto di partenza - fonte della maggior parte dei problemi nell'intero campo della cannabis medica: la mancanza di ricerca scientifica dettagliata e coordinata. A causa dello stato giuridico della


sere maggiormente riconosciuti dagli organi legislativi e spinti verso studi clinici e applicazioni che, in questo momento, non sono considerati come opzione valida e legale.

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CANNABIS E RICERCA

Le dure condizioni della ricerca richiedono un sistema di controllo più unito e comune, che permetterebbe non solo sforzi più centralizzati, ma anche un aumento significativo della qualità e dell'efficienza delle terapie.

sostanza di ricerca, è tutt'altro che facile per gli scienziati fare domanda per progetti, chiedere fondi e persino chiedere biomateriali su cui lavorare. Questo perché viene considerata una sostanza illegale spesso paragonata a sostanze come l'eroina o l'LSD. Negli USA, la FDA ha approvato pochissimi farmaci sviluppati a base di cannabis medica come l'Epidiolex CBD per le convulsioni o il Marinol/Cesamet per la nausea e il vomito da chemioterapia, evidenziando quanto siamo lontani dall'implementazione di un più ampio spettro di farmaci basati sulla cannabis medica. Una situazione in gran parte imputabile alla DEA che sta mantenendo la cannabis come droga della Tabella I. In Europa la situazione è simile, anche se differente da paese a paese. Di solito le università devono collaborare con una moltitudine di enti, tra cui una varietà d'istituzioni mediche, rendendo la ricerca più difficile e decentralizzata. Questo in effetti crea la necessità di più progetti di ricerca mirati che coinvolgano diverse università in un unico sforzo, come avviene per altri progetti rilasciati ogni anno dalla Commissione Europea. In questo modo potremmo assistere a risultati più rapidi e più conclusivi, portando allo sviluppo di nuovi e migliori trattamenti con la cannabis medica. I progetti organizzati da tali enti potrebbero es-

Mentre molti fautori applaudono le nuove leggi di Malta o le dichiarazioni politiche del governo tedesco sui cambiamenti della legislazione sulla cannabis, dobbiamo essere consapevoli che ciò che conta di più è ancora lontano dalle nostre mani. Il concetto di soluzione è molto semplice: una legislazione unificata gestita da un organismo geografico comune. Molti tentativi sono già stati fatti, istituendo commissioni e società, tuttavia nessuno di questi ha raggiunto lo status ufficiale di ente regolamentare. O almeno, non ancora. La standardizzazione del controllo di qualità della produzione di cannabis medica è cruciale sia per i pazienti che per le terapie. Non solo aiuterebbe i pazienti a ricevere trattamento di qualità farmaceutica e avere un supporto sanitario efficiente, ma introdurrebbe anche una maggiore consapevolezza di quale arsenale abbiamo a disposizione per combattere numerose malattie. Questo si potrebbe tradurre in sforzi di ricerca più centralizzati che allungherebbero la lista degli effetti benefici delle terapie a base di cannabis medica, rendendole maggiormente disponibili a persone che stanno soffrendo a causa di terapie inefficaci. Molti paesi lottano con la propria produzione destinandola ai propri bisogni, generando così una massiccia domanda. Una domanda che, tuttavia, trova risposta - principalmente o interamente - nelle importazioni da quei pochi paesi che sono riusciti a standardizzare i propri prodotti e implementare sistemi di controllo di qualità e soglie di specificazione, che hanno permesso la commercializzazione di un prodotto di alta qualità capace di soddisfare le esigenze dei pazienti. La ricerca e il controllo di qualità sono i principali obiettivi da raggiungere e vanno di pari passo. La strada dello sviluppo e della ricerca in campo medico è ancora lunga e si richiede un passo più deciso. Dopotutto in ballo c’è la nostra salute e, per prendercene davvero cura, dobbiamo diffondere la consapevolezza dei bisogni e delle richieste forzando il cambiamento e rimanendo focalizzati sugli obiettivi con controllo e sforzi centralizzati.

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cannabis medica

Il controllo della qualità della cannabis medica è uno dei passi più impegnativi per il futuro del settore. È noto come negli Stati Uniti siano in vigore leggi sulla cannabis differenti da stato a stato, ma non dissimile è la situazione in Europa dove, nonostante i regolamenti di conformità GMP dell'UE, la maggior parte dei Paesi applica le proprie regole quando si tratta di standardizzare un prodotto che destinato all’ambito sanitario e registrato come un farmaco farmaceutico.


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EUROPA

FRANCIA, NOVITÀ IN ARRIVO SULLA CANNABIS AD USO MEDICO

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Teresa Della Pieve

L cannabis medica

a Francia si apre all’industria della cannabis terapeutica, ma siamo ancora lontani dalla legalizzazione. Il governo transalpino, dal 1° marzo 2022, ha autorizzato la coltivazione della cannabis per uso medico e lo sviluppo della sua industria.

LA SVOLTA FRANCESE La Francia inizia a strizzare l’occhio al mondo della cannabis, liberalizzando la coltivazione e l’industria a scopo medico. Il governo ha approvato la legge in data 1° marzo 2022. Così facendo, è stato cambiato il codice di legge francese sulla salute pubblica. Le novità riguardano il permesso alla coltivazione, produzione, transporto, import, export e possesso di cannabis a scopo medico. La grande novità proviene dall’introduzione di una block chain per regolare ogni fase della produzione; l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza dei Medicinali (ANSM) si occuperà di supervisionare questo strumento. La stessa agenzia ha incaricato undici membri per esaminare ogni fase della block chain, compresa quella che riguarda l’identificazione delle varietà di cannabis da utilizzare, il livello di THC e CBD incluso, il sistema di tracciamento, i metodi di ingerimento e i criteri di qualità da mantenere.

IL PROGETTO DEL 2020 La legge viene a seguito di un progetto nato nel 2020 e sperimentato a partire dal marzo 2021. Il progetto, che ha incluso (e includerà fino al 26 marzo 2023) 3000 pazienti, punta a dimostrare i benefici rispetto a problemi insorti in essi, come epilessia e dolori cronici, curabili con l’assunzione della cannabis. Fino ad oggi, la cannabis è sempre stata importata e non si sa come ci si muoverà in futuro per sostituire le compagnie estere con quelle nazionali.

IL MERCATO CHIUSO Rimane ancora un mistero, ma con tutta probabilità non ci sarà un mercato aperto per la cannabis. L’ANSM, infatti, sarà l’unica industria ad occuparsi della produzione della cannabis (secondo le fonti Forbes) o, al massimo, incaricherà un numero ristretto di produttori che avranno accesso al mercato che, senza questa apertura, rimarrà chiuso e nazionalizzato.

I MOTIVI DELLA CHIUSURA E LE PENE DI OGGI I motivi di questa chiusura potrebbero essere ricondotti alle dure regole che circondano il mondo cannabis in Francia. Nonostante il paese abbia una delle maggiori percentuali di consumatori, chiunque sia trovato in possesso di marijuana rischia fino a €4000 di multa e una detenzione fino ad un massimo di un anno. Ovviamente, qualora ci fosse una vendita o qualsiasi altro atto illegale, le pene sarebbero ben peggiori. A partire dal 2020, si è arrivati ad una pena di €200 per chi viene trovato con minime quantità, abbassata a €150 se pagata nei primi 15 giorni e alzata a €450 se pagata dopo 45 giorni.

IL PROBLEMA CBD A partire dal 2013, in Francia è stato permesso l’utilizzo di medicinali derivanti dalla cannabis, qualora non fosse disponibile un diverso tipo di trattamento per i pazienti. Nonostante la Francia sia una delle nazioni che più utilizza la canapa in ambito industriale, non si era pronti ad una tale riforma. Il CBD, infatti, è legale solamente se non contiene THC e in tutto il paese, negli anni, sono stati aperti sempre più negozi a tema. Il governo, però, fino allo scorso dicembre ha provato ad opporsi, cercando di bandire completamente ogni sostanza con CBD. La corte, al contrario, ha dichiarato illegale la mossa perché il THC inferiore allo 0.3% non può essere considerato dannoso per la salute delle persone.


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REGIONI E SANITÀ

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PRODUZIONE E FORMAZIONE: LA TOSCANA SI MUOVE

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l Consiglio regionale della Toscana ha approvato all’unanimità la PDL a prima firma Iacopo Meliio (Pd) per sostenere migliaia di cittadine e cittadini che combattono malattie devastanti, degenerative o croniche, e che per questo necessitano di farmaci veri e propri salvavita. Farmaci dei quali oggi, purtroppo, non si ha una sufficiente disponibilità, e quella poca non viene spesso fornita per una barriera peggiore, quella culturale. Di seguito l’intervento di Iacopo Melio in Consiglio regionale: “La Toscana, con il suo stabilimento chimico farmaceutico militare, dimostra di essere la Regione più avanzata sul fronte della Cannabis terapeutica, purtroppo però non tutti i medici sono ancora oggi propensi a prescriverla: ecco perché occorre inserire all’interno della formazione continua offerta dalla Regione ai medici di base, un percorso specifico affinché i medici siano adeguatamente informati e si possano eliminare delle resistenze del tutto superflue da un punto di vista medico-scientifico. Non solo, a questa PDL, che andrà a modificare la legge 18 del 2012, ho proposto come primo firmatario una mozione collegata che riguarda la quantità prodotta internamente di Cannabis Terapeutica: quella che la Toscana infatti riesce a produrre resta comunque insufficiente per coprire l’intera domanda, e questo continua a comportare principalmente due fenomeni: l’importazione dall’estero del medicinale, con alti costi e zero guadagni per la nostra Regione; e il ricorso al mercato nero da parte dei pazienti, finanziando così la criminalità organizzata e l’evasione fiscale. Con questa mozione si intende dunque chiedere alla Regione

di pressare anche il Governo centrale affinché la produzione di Cannabis terapeutica sia aumentata, non solo in Toscana ma anche altrove, peraltro creando posti di lavoro e gettito fiscale, oltre a tutelare la salute delle cittadine e dei cittadini con un medicinale controllato che dovrebbe, così come ogni altro medicinale indispensabile, essere messo a disposizione, ma che ancora oggi si stenta a prescrivere e a trovare, per una questione puramente ideologica”. Un grande giorno per il diritto alla salute del nostro territorio! __________________ Qui una breve illustrazione dei passaggi chiave della legge, in ambito di formazione continua a produzione. “Con la presente legge si interviene sulla l.r. 8 maggio 2012, n. 18 (Disposizioni organizzative relative all’utilizzo di talune tipologie di farmaci nell’ambito del servizio sanitario regionale) per promuovere un’adeguata formazione sull’utilizzo dei farmaci cannabinoidi per finalità terapeutiche da parte da parte del personale dipendente o convenzionato del sistema sanitario regionale (art. 1, comma 1). Al tal fine si dispone (art. 1, comma 2) che la Commissione regionale per la formazione sanitaria, nell’esercizio delle competenze di cui all’articolo 51, comma 5, lettera a) della legge regionale 24 febbraio 2005, n. 40 (Disciplina del servizio sanitario regionale), possa formulare specifiche proposte dirette a promuovere l’inserimento di tale materia nella programmazione della formazione continua regionale, di area vasta e aziendale”. In merito, invece, all’aumento della produzione di cannabis per uso terapeutico in Italia, la legge “impegna la giunta regionale ad attivarsi, nei confronti del Ministro competente, al fine di adottare misure finalizzate all’implementazione della produzione della cannabis terapeutica attraverso il potenziamento dei luoghi già autorizzati ed in particolare del richiamato Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, nonché valutando di attivare nuovi polit produttivi, in modo da garantire una maggior copertura del fabbisogno interno”.

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APPROVATA ALL’UNANIMITÀ UNA PROPOSTA DI LEGGE DI IACOPO MELIO, DEL GRUPPO PD IN REGIONE, CHE SOSTIENE LA BATTAGLIA DI MIGLIAIA DI CITTADINE E CITTADINI


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MARIJUANA PER LO STRESS POST-TRAUMATICO? GLI EFFETTI POSITIVI Stefano Maffei

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LA CURA VERDE

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n’equipe medica israeliana ha studiato tutti gli effetti positivi dell’assunzione della cannabis medica a seguito di stress post-traumatico. Andiamo a vedere insieme i dettagli del report rilasciato nelle scorse settimane.

I RISULTATI DEL TEST La Soroka University Medical Center e la compagnia produttrice di cannabis medica, Cannbit-Tikun Olam, hanno condotto uno studio sugli effetti positivi della marijuana per i disturbi da stress post-traumatico. Gli studi sono stati condotti su più di 8500 pazienti (donne e uomini con un’età media di poco meno di 55 anni) per diversi anni oltre, naturalmente, alla normale terapia a cui sono sottoposti.

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I numeri che restituisce il report sono a dir poco sbalorditivi. I pazienti curati con la cannabis medica hanno in media ridotto del 52% l’utilizzo di oppioidi, del 36,9% degli antipsicotici, del 35,7% degli antiepilettici e del 35,3% di ipnotici e sedativi. Più dei due terzi dei pazienti ha riscontrato buoni miglioramenti e nessun effetto indesiderato. Dopo sei mesi, infatti, è stato riportato che il 90,8% delle persone in cura è stata classificata come successo terapeutico. Gli effetti positivi, però, non finiscono qui. Nei pazienti sono ridotti gli attacchi di rabbia, irrequietezza, nausea e disturbi nel sonno. Più della metà di loro ha ammesso di aver avuto un netto miglioramento della qualità di vita. Una piccola quantità di pazienti, al contrario, ha sperimentato alcuni effetti indesiderati, come vertigini, fame chimica, sonnolenza e “fattanza”.

LO SVILUPPO IN ISRAELE Della situazione ha parlato Lihi Bar-Lev Schleider, CEO di R&D. “Già nel passato abbiamo dimostrato come l’utilizzo di cannabis medica sia fondamentale per il miglioramento dello stile di vita di questo tipo di pazienti. Questa è la prima volta che andiamo a fondo nella questione con un’analisi approfondita e sistematica di un numero elevato di persone. In più, gli effetti sono stati studiati in ognuna di loro”. Lo scorso dicembre, è stato firmato un contratto di collaborazione tra Cannbit-Tikun Olam e Teva Israel. I primi si impegnano a produrre cannabis medica, mentre i secondi si occupano della distribuzione in Israele e Palestina.

Dell’accordo ha parlato Yossi Ofek, CEO di Teva Israel. “Il commercio della cannabis medica si sta sviluppando in maniera vertiginosa non solo in Israele, ma in tutto il mondo. C’è, in generale, un’atmosfera molto più aperta a questo tipo di progresso. Oggi, è chiaro a tutti, tanto a livello di industria farmaceutica che di comunità medico-scientifica, che l’utilizzo di oli prodotti dalla cannabis possono dare più opzioni di cura. Essi rispondono ad esigenze dei pazienti fino a qualche anno fa sottostimate. Non ho alcun dubbio sul fatto che gli oli prodotti da Cannbit-Tikun Olam siano conformi agli standard elevati di qualità di Teva Israel. Sono sicuro che riusciremo a centrare il nostro obiettivo e a migliorare la qualità di vita di molti pazienti in tutto il mondo”.


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FITOCOMPLESSO E NUOVE INTERAZIONI

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e piante producono una vasta e diversificata gamma di composti organici, definiti metaboliti secondari, sostanze che non sembrano avere una funzione diretta sulla crescita e sullo sviluppo, ma che bensì hanno come funzione principale la difesa della pianta da predatori e patogeni. Nella Cannabis Sativa sono state identificate quasi 500 composti chimici differenti, delle quali circa 60 appartengono alla classe dei fitocannabinoidi.

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IL FITOCOMPLESSO E LE SINERGIE TRA L’ACIDO CANNABIDIOLICO (CBDA) E IL CANNABIDIOLO (CBD) Cristina Anedda

I fitocannabinoidi sono molecole lipidiche, antiossidanti che proteggono la pianta da aggressioni e nel suo sistema immunitario. Legandosi con il Sistema Endocannabinoide, danno la possibilità di agire positivamente su una serie di patologie molto differenti tra loro. In patologie con una carenza clinica di cannabinoidi, come la depressione, la sindrome da shock post-traumatico, la fibromialgia o l’IBS (problemi gastrointestinali), l’assunzione di questi fitocannabinoidi può dare un reale e sensibile aiuto. Lo stesso discorso vale anche nel caso di una iper-attivazione del Sistema Endocannabinoide (SEC), come le varie malattie metaboliche, ad esempio il diabete o l’obesità. In sostanza tutti gli squilibri legati al SEC, possono essere regolati e quindi migliorati, da queste preziose molecole lipidiche della Cannabis Sativa L. Oltre ai fitocannabinoidi, nella Cannabis sono stati individuati alcani, composti azotati, flavonoidi, varie miscele di composti, amminoacidi e proteine, glico-proteine, enzimi, zuccheri e composti relativi, idrocarburi, alcoli, chetoni, acidi semplici e acidi grassi, esteri e lattoni, steroidi, fenoli, vitamine e pigmenti. Una pianta è quindi un vero e proprio microcosmo di principi attivi, enzimi, oli che agiscono in armonia con la funzione basilare di sopravvivenza e costante ricerca di equilibrio, così come un organismo animale. La differenza tra azione ed effetti è data dalla qualità del prodotto vegetale assunto. La ricerca moderna pone l’accento ancora molto sull’utilizzo delle singole molecole, sui principi attivi, piuttosto che su tutto il fitocomplesso. La filosofia alla base degli estratti del fitocomplesso è quella di mantenere integralmente tutte le sostanze naturali della pianta, conservando la naturale forma e rapporto dei principi attivi presenti, che lavorano tutti in sinergia per dare la maggiore efficacia e ridurre al massimo gli effetti collaterali dati invece dal singolo principio attivo isolato. Da quanto ricercato e dedotto su basi empiriche di anni di lavoro e studio, la percentuale di CBD non è la caratteristica più importante del prodotto. Terpeni e fitocomposti diluiti in olio di semi di canapa, contribuiscono all’effetto entourage, che è il sistema di sinergie tra le varie molecole del fitocomplesso della pianta. L’utilizzo di questo livello di oleoliti, anche in forma acida (CBDA), è il nuovo campo di azione terapeutica della Cannabis, che ci si è proposto di sondare. Il CBDA o acido cannabidiolico è il precursore del CBD (cannabidiolo), e subisce questa trasformazione quando è soggetto a calore. Non c'è quasi nessuna percentuale di CBD nei fiori di cannabis grezzi. Il CBDA viene convertito in CBD se esposto a temperature elevate: in natura ciò avviene durante il processo di essicazione, per mano umana, tramite i processi di estrazione, cottura, vaporizzazione, o digestione. Questa conversione tramite il calore è nota come decarbossilazione. La parte “acida” del CBDA proviene da un gruppo carbossilico della molecola: una struttura composta da un atomo di carbonio, uno di idrogeno e due di ossigeno. Il CBDA è quindi noto come acido car-


Alcuni consideravano il CBDA come una forma “inattiva” di CBD che diventa “attiva” solo dopo la decarbossilazione. Ora sappiamo che questo è falso. Recenti studi e ricerche empiriche stanno comprovando che il CBDA possiede il proprio potenziale terapeutico e pertanto gli utilizzatori di cannabinoidi stanno iniziando a manifestare interesse per i prodotti “grezzi” di canapa come fonti di CBDA, lasciando che la decarbossilazione avvenga all’interno dell’organismo, aumentandone così la biodisponibilità, una maggiore assimilazione, e quindi l’efficacia stessa. Entrambe queste molecole sono sostanze non influenti sullo stato psicofisico dei consumatori e, in realtà, si considera che abbiano effetti molto simili tra loro. Il CBDA, così come il CBD, può essere impiegato come: • antinfiammatorio; • antidolorifico; • anticonvulsivante; • antiemetico; • miorilassante; • antibatterico; • rimedio per ansia, stress e depressione • rimedio per contrastare l’aterosclerosi e la formazione di LDL (colesterolo).

PRINCIPALI AZIONI E DIFFERENZE TRA CBDA E CBD: * il CBDA agisce principalmente sui sensori CB1 (che agiscono sul sistema nervoso) del sistema endocannabinoide; il CBD attiva entrambi i sensori CB1 e CB2.

* Il CBDA agisce più rapidamente sul corpo rispetto al CBD, che ha invece un’azione più a lungo termine; * a dosaggio equivalente, il CBDA induce effetti più potenti rispetto al CBD, in quanto è maggiore la sua biodisponibilità; * il CBDA ha un’azione maggiore sull’infiammazione e il dolore, grazie all’inibizione degli enzimi COX-2; * il CBDA può essere un potente anticonvulsivante (azione che svolge notoriamente il THC), dato che ha un’affinità di 100 volte superiore per i recettori 5-HT rispetto al CBD. In conclusione, il CBDA è in grado di raggiungere risultati che il CBD non è in grado di ottenere, suggerendo quindi un ruolo significativo del CBDA nel futuro delle terapie con i cannabinoidi. Tuttavia, questo non significa che il CBDA sia migliore del CBD e debba sostituirlo, ma piuttosto che i due cannabinoidi abbiano proprietà complementari, e come vogliamo sempre sottolineare, siano importanti da somministrare insieme, a tutti i componenti del fitocomplesso dell’intera pianta.

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Presso l’Associazione Chacruna CSC, proponiamo esclusivamente estratti biologici in fitocomplesso di CBD a base acida (CBDA) e CBG, che garantiscono la massima efficacia e l’effetto entourage dei principi attivi. IN WEED WE TRUST Stay tuned – FB: chacrunashop – INST: chacrunaofficial - Email: chacrunacsc@gmail.com Tratto da: Tesi di Diploma di Cristina Anedda – “Canapa: una pianta in sinergia con l’essere umano – Il Fitocomplesso e le nuove interazioni”, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “Galileo Galilei” di Trento.

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bossilico. Durante la decarbossilazione, questo gruppo viene espulso dalla molecola, lasciando libero il CBD.

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LA CANAPA NELLA MEDICINA CINESE, UNA PIANTA DALLE RADICI MILLENARIE Redazione

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a canapa è inclusa da sempre nella farmacopea della medicina cinese. Una pianta che affonda le sue radici nel passato remoto di questa millenaria tradizione e che oggi continua a crescere come proposta alternativa per la nostra salute. Ma qual è la sua storia nella medicina cinese oltre le leggende? La prima citazione di cannabis sativa venne accuratamente descritta dall’imperatore Shen Nung, il padre fondatore della medicina cinese. Secondo gli studi degli antichi testi, egli scrisse con dovizia di particolari le sue proprietà terapeutiche nel volume Shen Nung Ben Ts’ ao risalente al 2737 a.C., una delle pietre miliari di questa antica conoscenza. In questo numero di BeLeaf viaggeremo nel tempo e approderemo nella Cina antica alla ricerca di qualche curiosità legata a questa pianta per scoprire qual era il suo utilizzo terapeutico nell’antichità.

STORIA DELLA CANAPA NELLA MEDICINA CINESE. GLI SCRITTI PIÙ IMPORTANTI La Cina vanta una lunga tradizione nella coltivazione della canapa. Le prime tracce risalgono al III millennio a.C. I suoi semi erano alla base dell’alimentazione assieme al miglio, entrambi frutto di piante resistenti e generose. Oltre a quelle nutrienti, essenziali per l’alimentazione legata prevalentemente ad una vita di sussistenza, vennero presto scoperte le proprietà curative della pianta. Le prime testimonianze ci pervengono dal leggendario libro di Shen Nung. Questo vo-


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lume descrive le caratteristiche di 300 farmaci alla base della medicina cinese. Tra i tanti spicca anche “Ma” che tradotto significa cannabis. L’etimologia del termine allude agli effetti psichici negativi, aspetto deviante se consideriamo che tutti i trattati dell’antica medicina cinese a noi pervenuti descrivono principalmente le potenzialità curative della pianta tralasciando quelli che erano i risultati secondari negativi causati dalla sua assunzione. Troviamo altri importanti riferimenti in scritti successivi come lo Shih-Ching. Questo volume risale al IX secolo. Le sue pagine non descrivono solo le caratteristiche terapeutiche della pianta ma anche un interessante excursus legato all’utilizzo nei riti religiosi. Secondo gli studi la cannabis era infatti considerata sacra nel Chu-Tzu. Dobbiamo considerare che nell’antichità non esisteva una netta distinzione tra l’utilizzo rituale/ religioso e quello medico. Il misticismo era connesso alla cura del corpo e dello spirito poiché la malattia era considerata il segno di un influsso negativo di potenze soprannaturali che dovevano essere contrastate con arti magiche. Alcune sostanze come la cannabis portavano ad uno stato di trance estatica per facilitare il contatto con queste forze e spiriti e il medico/guaritore fungeva da mediatore. E’ facile capire perché in questo testo la terapia si confonde alla magia. Ma è proprio grazie a questi riti religiosi che fu possibile osservare l’efficacia della cannabis per curare alcuni stati dolorosi. Una presa di coscienza oltre alla suggestione che svincolò la canapa dal contesto magico e la introdusse come pianta dalle comprovate potenzialità terapeutiche. Un altro manuale di riferimento per la medicina cinese per migliaia di anni sono i cinquanta volumi Ben TS’ ao Kang Mu di Li Shih-Chen. Un’enciclopedia della salute del XVI secolo, elaborata sotto la dinastia Ming. Tra le innumerevoli descrizioni della flora e delle relative proprietà terapeutiche spicca

anche quella della canapa e delle sue preparazioni mediche, molte delle quali ancora utilizzate.

COME VENIVA UTILIZZATA E PER QUALI SINTOMI Nell’antica medicina cinese la canapa veniva utilizzata come antidolorifico, antireumatico, antipiretico, per la cura dell’inappetenza, come antiemetico, antidiarroico, spasmolitico, sonnifero e contro convulsioni e asma. Questa panacea di tutti i mali veniva assunta come bevanda per curare i dolori di origine reumatica e gottosa, il mal di testa, i disturbi ginecologici e addirittura nella malaria. Veniva assunta anche sotto forma di fumo per allietare il mal di denti e le lacerazioni del cavo orale. Secondo le fonti, la cannabis fungeva anche da anestetico. Il chirurgo cinese Hua T’ o la utilizzava per le operazioni. Veniva preparata una mistura di resina di cannabis e di vino chiamata “ma-yo” che portava il paziente allo stato di incoscienza. In alcuni casi veniva associata anche all’agopuntura. La medicina cinese ha sempre utilizzato anche i semi di canapa. Gli scritti narrano che questo alimento se consumato regolarmente avrebbe garantito longevità e buona salute. Erano particolarmente indicati per dismenorrea, indigestione, debolezza intestinale e in caso di intossicazioni. Anche nell’antichità si creavano creme e unguenti a base di olio di canapa per curare le infiammazioni locali e per le malattie della pelle. Oggi sappiamo dagli studi scientifici che l’utilizzo esterno è curativo per l’epidermide grazie all’azione antisettica dei cannabinoidi data dagli acidi gamma-linolenici presenti nell’olio. Oggi come allora la medicina cinese si avvale di questa preziosa materia prima, dalla storia millenaria e dal futuro lungimirante.

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CANNABIS E GATTI:

CASE STUDY DI UN PAZIENTE ANZIANO

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LA GUIDA DI

Giuseppe Battafarano Biotecnologo, informatore e divulgatore scientifico

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n questo articolo sulla cannabis e gatti presentiamo l’uso delle terapie in ambito veterinario, riportando un case study di un gatto in cura dal medico veterinario e docente di Cannabiscienza, Dott.ssa Elena Battaglia.

CANNABIS E GATTI: UN’INTRODUZIONE ALLE TERAPIE Il paziente è una gatta randagia di supposti 15 anni, con artrosi a livello della colonna vertebrale e difficoltà nella deambulazione e sovrappeso. Inoltre, la gatta tende a fare una vita isolata e a dormire per la maggior parte del tempo. Scopriamo come la terapia con Cannabis Medica può aiutare questa anziana gattina a ridurre i sintomi della sua malattia e a condurre una vita migliore.

CBD FULL SPECTRUM E CANNABIS MEDICA: OTTIMIZZAZIONE DEL DOSAGGIO Per questo caso clinico, il veterinario ha deciso di iniziare la terapia con un olio al CBD full-spectrum al 5%, somministrando 2 gocce una volta al giorno per un anno e mezzo.

Questo primo approccio terapeutico ha portato ad un miglioramento dei movimenti e della deambulazione dell’animale. In seguito ad un peggioramento dei sintomi e all’avanzare dell’età, l’olio è stato somministrato per due volte al giorno, senza però notare miglioramenti. Per questo motivo il medico ha deciso di introdurre nella terapia la Cannabis Medica, scegliendo la varietà Bediol (THC 6,3% e CBD 8%). Nonostante la terapia precedente con CBD full spectrum, l’approccio al nuovo farmaco segue sempre la tecnica di dosaggio “start low, go slow”, affinché il gatto si abitui al THC. Il dosaggio iniziale consigliato è di 0,05 mg/kg/die di THC diviso in 2 somministrazioni, aumentato gradualmente fino alla dose ottimale che in questo caso clinico è di 0,16 mg/kg/die per due volte al giorno. L’estratto di cannabis in olio MCT, o altri tipi di olio, è di facile somministrazione: può essere ben dosata e aggiunta al cibo viene apprezzata dal gatto e risulta efficace.

CANNABIS E GATTI: CASE STUDY SULLA CM NEL PAZIENTE ANZIANO In seguito all’introduzione della cannabis, il gatto ha avuto un notevole miglioramento nella camminata, sinonimo della


riduzione del dolore e dei sintomi dell’artrosi.

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LA GUIDA DI

Tuttavia, l’aspetto forse più interessante è un aumento del tono dell’umore: è più socievole e coinvolta nelle attività della famiglia. Il risultato è sorprendente, poiché nonostante l’età e il sovrappeso, la vita dell’animale è stata notevolmente migliorata dalla terapia con cannabinoidi.

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LA DISFUNZIONE COGNITIVA FELINA PUÒ ESSERE UN MODELLO PER LA MALATTIA DI ALZEHIMER Secondo stime mondiali vi sono 50 milioni di persone affette da demenza e entro il 2050 ci sarà un incremento a 152 milioni. Le fasi più avanzate della malattia influenzano la vita di tutti i giorni e richiedono un supporto nelle funzioni quotidiane di base. [1] Anche i gatti domestici, godendo di una migliore nutrizione e cure mediche veterinarie, hanno una qualità della vita che li porta a raggiungere età più longeve. Molti gatti anziani mostrano cambiamenti comportamentali che possono essere attribuiti a disfunzioni cognitive, simile alla malattia di Alzehimer.

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Negli ultimi anni, diversi studi su animali hanno dimostrato che il cannabidiolo (CBD) ha proprietà neuroprotettive e blocca la morte dei neuroni prevenendo i deficit cognitivi dovuti all’Alzehimer. Inoltre il CBD ha proprietà anti-infiammatorie, antiossidanti e stimola la neurogenesi. [2] Altri studi preclinici, in vitro e in topi, hanno evidenziato un’attività specifica del CBD nell’attenuare la neurotossicità causata dall’accumulo della proteina β-amiloide, ed esplica la sua azione antinfiammatoria modulando l’attivazione delle cellule microgliali. [3] Alla luce di queste premesse, gli autori suggeriscono di approfondire la ricerca clinica sul CBD e la disfunzione cognitiva felina sui gatti anziani domestici, affinché si accorcino i tempi per sviluppare un prodotto anche per la malattia umana. Senza tralasciare che verrebbero risparmiati numerosi animali da laboratorio, promuovendo il benessere animale. [4]

CANNABIS E GATTI: LE CONCLUSIONI Il case study della Dott.ssa Battaglia e la review riportata mettono in evidenza il potenziale terapeutico della cannabis nei gatti ed in particolare nei soggetti anziani. Sono urgenti studi clinici per patologie gravi e invalidanti come quella descritta, per cui ad oggi non esistono terapie. La ricerca sui cannabinoidi è una speranza concreta per limitare le sofferenze e migliorare la qualità della vita dei nostri amici a quattro zampe. Il CBD e la CM, sotto un adeguato controllo medico, sono terapie naturali sicure ed efficaci, con effetti indesiderati limitati e reversibili in poche ore.

REFERENZE: 1

Alzheimer’s Association (2019) Alzheimer’s disease facts and figures. Alzheimer’s Dement. 15(3):321–387

2

Esposito G. et al. (2011) Cannabidiol reduces Aβ-induced neuroinflammation and promotes hippocampal neurogenesis through PPARγ involvement. PloS one. 6

3

Martín-Moreno et al. (2011) Cannabidiol and other cannabinoids reduce microglial activation in vitro and in vivo: relevance to Alzheimer’s disease. Molecular Pharmacology. 79(6):964-973

4

Zadick- Wiss et al. (2020) Feline cognitive dysfunction as a model for Alzheimer’s disease in the research of CBD as a potential treatment-a narrative review. Journal of Cannabis Research 17;2(1):43

https://cannabiscienza.it/prodotto/ master-cm-in-veterinaria-azienda/


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CANNABIS E SALUTE

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COM’È DIFFICILE CURARSI CON LA CANNABIS IN ITALIA… Redazione

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n Italia sono almeno 50 mila i pazienti che affrontano quotidianamente difficoltà legate all'approvvigionamento della cannabis terapeutica per il trattamento del dolore cronico. Eppure possono fare affidamento solo su sei distributori e una sessantina di farmacie che mettono a disposizione la cannabis terapeutica. Ma chi sono i pazienti che si curano con la cannabis? Si tratta per lo più di persone affette da patologie con spasticità associata al dolore, come la sclerosi multipla, il glaucoma resistente alle terapie convenzionali e la sindrome di Tourette. Nel 2021 il fabbisogno di cannabis terapeutica a uso medico è stato di 1.400 chili a fronte della produzione di 300 chili dell'istituto farmaceutico militare di Firenze. Come se non bastasse, una giungla normativa rende ancora più difficoltoso usare la cannabis: dopo l'autorizzazione di Aifa e ministero ci deve essere anche quella di ogni singola regione. Un recente sondaggio effettuato dal Comitato Pazienti Cannabis Medica fotografa che ben l'87,5% dei pazienti ha dichiarato di aver avuto difficoltà a reperire la cannabis medica prescritta.


“Con questo documento vogliamo presentare i dati raccolti dalle più rappresentative associazioni di pazienti Italiani che evidenziano il fallimento della politica sulla cannabis medica in Italia fino ad oggi. Questi dati partono dalla raccolta delle adesioni per un corrispettivo del 10% della domanda di cannabis medica stimata in Italia secondo i dati del Ministero della sanità e hanno partecipato 287 pazienti da tutte le regioni italiane. Il primo dato che teniamo ad evidenziare è come il 75% dei pazienti sia composto da adulti in una età compresa tra i 27 e i 60 anni. Di questi il 54% è a carico del Sistema Sanitario Regionale, imponendo un costo sociale che ad oggi non è internalizzato dalle politiche mediche. Il 56% dei pazienti che hanno risposto al sondaggio utilizza estratti in olio e la seconda forma di somministrazione è la vaporizzazione per il 21% dei pazienti. Possiamo notare che il 63% di questi pazienti utilizzano almeno due varietà (strains) di cannabis medicinale. In questo caso è da evidenziare come in contemporanea a strain ad alto e medio contenuto di thc vengono spesso associati strain ad alto contenuto di cbd. Questo evidenzia la necessità di introduzione di varietà ad alto contenuto di thc e cdb (per esempio in rapporti 1:1, 2:1, 4:1, 8:1). I pazienti in cura, prevalentemente (52%) soffrono di più patologie e la quantità media consumata nel campione di riferimento del sondaggio è pari a quasi 50 gr (48,79gr) al mese. Il Ministero stima che il fabbisogno annuale di Cannabis medica sia di 1600 kg per 50 Mila pazienti. Questo dato è largamente sottostimato, come si vede anche dai dati raccolti dalle associazioni in una sola settimana: il fabbisogno annuo effettivo di soli 287 pazienti è risultato pari a 163,3 kg (13,6 kg al mese) quindi già pari al 10% di quanto stimato dal Ministero. Ricordiamo che i dati sono stati raccolti in poco meno di una settimana senza pubblicità, senza alcun finanziamento, solo con il passaparola tra una piccola parte dei tesserati delle associazioni. Questo evidenzia la totale inadeguatezza e distanza dalla realtà delle stime ministeriali; il Ministero, che negli ultimi 10 anni, è stato annualmente sollecitato a rivedere i dati a rialzo i propri dati ed è stato incoraggiato a ampliare le patologie riconosciute,rivalutando le stime secondo nuovi parametri, più vicini alla realtà e alle sofferenze dei malati, non si è tenuto al passo di nazioni entrate nel mercato medico successivamente e che hanno implementato la produzione interna e sostenuto una domanda sempre crescente. I malati, negli ultimi dieci anni, invece, sono stati discriminati, impedendogli l'accesso alle cure, aggravando situazioni di fragilità cronica, attraverso percorsi burocratici ad ostacoli che hanno anche portato all’ abbandono di cure efficaci. A supporto di questa visione dei pazienti che sono stati marginalizzati, inascoltati e invisibili alle istituzioni per oltre un decennio, arriva la conferma per cui il 74% dei pazienti, lamenta difficoltà a reperire la terapia ed essere stati costretti a modificare le proprie prescrizioni,nella maggior parte dei casi (44%)

con varietà legali, ma anche tramite il mercato illegale (10%) e talvolta anche attraverso il razionamento della cura (1%). Il 71% dei pazienti lamentano l’interruzione della terapia a causa della carenza dei medicinali; il 56% dei pazienti ha provato, sulla propria pelle, una discontinuità terapeutica adeguata, che va da 1 a 3 mesi e il 22% per un periodo superiore ai 3 mesi.

IL SONDAGGIO HA RACCOLTO ANCHE LE ESPERIENZE DEI MALATI A SEGUITO DELL’INTERRUZIONE DELLA TERAPIA.

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La non disponibilità di questo dato per il 25% del campione, è stata interpretata come una ritrosia, riscontrata anche dai contatti verbali intrattenuti con i soci delle associazioni, a rispondere a questo sondaggio, data dalla sofferenza e insofferenza dei pazienti, ad essere considerati malati di serie B. A parte la non disponibilità a rispondere, il dato più scontato è la riacutizzazione dei dolori per il 32% dei pazienti. Un dato sconcertante è come il 4% sia dovuto ricorrere ad oppiodi per poter placare i dolori. Il 7% dei pazienti ha visto una ripresa più difficile della terapia (4,37%) e un annullamento dei benefici (3,4%). Il 30% delle risposte al sondaggio ha evidenziato difficoltà nel rinnovo della prescrizione. Di questi, un terzo (32,18%) lamenta carenza o intermittenza nelle forniture, il 30% una scarsa formazione del personale medico (18,39%) e difficoltà nel processo di prescrizione(12,64%). Una novità negativa recente segnalata, consiste nella riduzione delle varietà prescrivibili (10,34%) quando, come evidenziato in precedenza, la necessità principale sarebbe un aumento delle varietà e delle quantità disponibili. A questo riguardo, il nuovo bando che ha aperto il mercato italiano per soli 90 Kg, ad una azienda australiana, chiudendo le forniture verso la Germania con la varietà Aurora Pedanios è un altro smacco alla continuità terapeutica e una apertura scarsa verso un mercato sempre crescente che non può più essere stimato sulla base delle evidenze raccolte dal Ministero. Rinnoviamo, anche alla luce del primo incontro, la necessità di una formazione del personale medico che faciliti l’ accesso alle prescrizioni di queste terapie e che le terapie siano presenti nelle farmacie e non debbano essere cambiate le varietà prescritte con medicinali di qualità differenti. Serve un nuovo approccio prospettico a questo settore, anche valutando novità in termini di strutture di riferimento nazionali, come un ufficio nazionale sulla cannabis medica indipendente e vicino alle esigenze dei malati. Processi autorizzativi più snelli e meno opachi e discrezionali. Servono nuove figure, anche giuridiche, che possano aggregare pazienti, associazioni di pazienti, coltivatori, medici, farmacisti. Serve convocare le Regioni per uniformare il trattamento dei pazienti a fronte di un trattamento non omogeneo e rivedere la modalità di prescrizione per il piano terapeutico al passo con i tempi attraverso una digitalizzazione del processo. La digitalizzazione del processo può anche essere un nuovo modo per arrivare alla determinazione di nuove stime realistiche del mercato della cannabis e ad uno studio delle applicazioni terapeutiche di questa sostanza”.

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QUESTI SONO I RISULTATI CONSEGNATI ALL'INCONTRO PRESSO IL MINISTERO DELLA SALUTE AL SOTTOSEGRETARIO ANDREA COSTA:

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CANNABIS E SALUTE


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LA CANNABIS E IL PARLAMENTO

TAVOLI TECNICI SULLA CANNABIS MEDICA, A CHE PUNTO SIAMO? Marta Lispi

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I

l settore della cannabis è attualmente impegnato in due tavoli tecnici presso i Ministeri: il primo per la canapa industriale che coinvolge il ministero dell’agricoltura, l’altro per la cannabis ad uso medico (CUM) istituito dal Ministero della Salute. Ai tavoli sono seduti “attivisti” e rappresentanti istituzionali, ma le posizioni politiche sembrano essere ferme: siamo riusciti a tenere fuori convenienze di stampo mafioso, “Big Pharma” e le “Tobacco’s Big 4”?

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Lo abbiamo chiesto a chi in quei tavoli era attivamente presente. “Rispetto a possibili riforme dell’attuale normativa dobbiamo rilevare che non c’è una maggioranza politica capace di portare avanti le nostre istanze, sia in parlamento che al governo, per questo motivo abbiamo deciso di ricorrere al Tar sul testo delle officinali per dirimere definitivamente i dubbi sull’applicazione del diritto europeo” dice Mattia Cusani, portavoce di Canapa Sativa Italia per i rapporti istituzionali. “I lavori in commissione agricoltura al Senato, avevano preso una direzione interessante, ma per il momento è tutto fermo”. Al Mipaaf, poco più di un anno fa, è stato convocato il tavolo tecnico con l’obiettivo di produrre un piano di settore industriale della canapa, al quale sono presenti 48 componenti : le associazioni di categoria Canapa Sativa Italia, Sardinia Cannabis, La Canapa Ci Unisce, Resilienza Italia Onlus, rappresentanti dei ministeri dell’Interno, della Salute, dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, dell’Arma dei Carabinieri per la Difesa, dei tre dipartimenti del Mipaaf, degli Enti vigilati Crea, Ismea e Agea nonché delle Regioni, organizzazioni professionali agricole, cooperative agricole, organizzazioni di rappresentanza nazionale, portatori di interessi, le Università di Roma La Sapienza e di Modena e Reggio Emilia. Sulla cannabis ad uso medico siamo invece molto più indietro, non esiste una pagina da consultare che abbia questo tipo di riferimenti chiari e sui siti istituzionali non c’è alcuna menzione della cosa. Il tavolo dei pazienti è un tavolo istituzionale? Chi sono tutti i componenti? Domande a cui speriamo di rispondere in modo completo al più presto. Ad oggi sappiamo che il tavolo tecnico è stato istituito Ministero della salute per i “medicinali di cannabis a uso medico”, a seguito dei presidi del 30 giugno e del 23 luglio 2021, quando alcuni pazienti hanno protestato per la carenza di farmaco sotto il Ministero della Salute. L’inutilizzabilità della PEC con firma digitale e l’impossibilità di spedire attraverso corrieri tradizionali ha creato enormi problemi di approvvigionamento, e come se non bastasse nei mesi successivi le riserve dei magazzini delle farmacie galeniche sono andate a termine e le contestazioni crescenti sono state sedate con la creazione di un tavolo tecnico. Il tavolo, istituito con decreto del capo di gabinetto il 16 novembre 2021, insediato il 14 dicembre 2021, ad oggi non è neanche citato sul portale del Ministero. Perché il decreto non è pubblico? Perché non si è

parlato dei reali problemi? Come si intrecceranno le competenze di questo tavolo con il Tavolo tecnico di lavoro sui farmaci e i dispositivi medici e con il Tavolo tecnico di lavoro sulle dipendenze a lavoro da diverso tempo già presso il ministero della salute? Nonostante le promesse della Conferenza sulle dipendenze, che assicurava la partecipazione a tutti i pazienti, l’Associazione cannabis service, associazione nazionale di pazienti, non è stata coinvolta e quindi neanche la maggior parte delle problematiche da loro segnalate. Soltanto grazie all’intervento di Cannabis Cura Sicilia è stato possibile depositare la loro relazione. Anche dopo email, chiamate presso le segreterie e ricerche di contatti, il ministero non risponde: pare essersi richiuso intorno ai tavoli per non offrire più risposte. L’uso di sostanze considerate stupefacenti in applicazioni mediche è stato discusso al Tavolo sulle dipendenze, uno dei sette banchi di confronto convocati in occasione della “Conferenza sulle dipendenze” dove si è deliberato su “Prodotti di origine vegetale a base di cannabis a uso medico”: – Gestione della sicurezza clinica della cannabis a uso medico – Effetti della cannabis a uso medico: aspetti farmacodinamici e farmacocinetici – Prevenzione e trattamento di abuso e dipendenza da farmaci registrati – Applicazione e criticità dell’uso medico della cannabis in ambito normativo e regolatorio – Produzione, distribuzione e utilizzo della cannabis ad uso medico: criticità e possibili soluzioni

IL TAVOLO TECNICO PER LA CANNABIS MEDICA: L’APPELLO Il sottosegretario Andrea Costa, ha reputato opportuno convocare al Tavolo Tecnico per riequilibrare la gestione della cannabis medica: Achille Iachino (direttore generale per i dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della salute), Germana Apuzzo (direttore dell’Ufficio centrale stupefacenti del Ministero), Rocco Signorile ((Dirigente chimico – sanitario Ufficio Centrale Stupefacenti Ministero della Salute), Maria Giovanna Del Pizzo (Dirigente Sanitario farmacista per “farmacie ospedaliere” del Ministero), Roberta Melillo. Come associazioni sono presenti coloro che si sono presentati ai presidi e hanno richiesto il confronto con le istituzioni: Santa Sarta, Comitato Pazienti Cannabis Medica; Alessandro Raudino e Florinda Vitale, Cannabis Cura Sicilia Social Club; Carlo Monaco, ass. Canapa Caffè; Andrea Trisciuoglio, volto noto per le azioni pubbliche con l’On. Rita Bernardini e l’ass. La Piantiamo; Alberico Nobile per Deep Green; Marco Perduca, per l’ass. Luca Coscioni. Come uditori e tecnici nell’ultimo incontro sono stati convocati: dott.ssa Paola Minghetti, laureata in Farmacia e Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, PhD in Scienze Farmaceutiche, è professore ordinario di Tecnologia e Legislazione Farmaceutica presso l’Università degli


GLI OBIETTIVI: RISOLVERE LA CARENZA FARMACO!? In allegato le integrazioni e le richieste dell’associazione nazionale Cannabiservice. Ad oggi il Ministero ha appurato l’incapacità dello Stato di sopperire alla necessità di cannabis medica in Italia, per cui è stato raggiunto l’accordo per l’ampliamento della produzione nazionale medicinali a base di cannabis (17/12/21). Il sottosegretario Costa ha fatto stimare il fabbisogno di cannabis medica con le previsioni per il 2022 di avere necessità per 1400kg di infiorescenze annuali, di cui 900kg dall’Olanda (Bedrocan) e 500kg dalla produzione di Stato (SCFM). Florinda Vitale (CCS) insiste: “L’autoproduzione è una soluzione che garantisce il diritto di cura con la varietà delle genetiche disponibili, sappiamo benissimo che anche nei periodi in cui il farmaco è presente la Bedrocan non è sufficiente a soddisfare tutte le patologie curabili con la cannabis. – aggiunge – Va supportata la ricerca di nuovi strain (genetiche) e la terapia deve essere accessibile a tutti anche per i costi, alcune regioni hanno la gratuità, altre raggiungono i 20€ al grammo.” Si legge nella nota del Ministero della Salute, in risposta alla richiesta Federfarma di aumentare le importazioni, prot. n. 84563 del 24 novembre 2021: «Tenuto conto dell’aumento della richiesta nazionale di cannabis a uso medico, al fine di garantire ai pazienti l’accesso alle cure, altresì per consentire un ulteriore ampliamento della capacità produttiva nazionale, il ministero della Salute ha chiesto allo Stabilimento chimico farmaceutico militare (Scfm) di completare le attività previste e finanziate dalla citata legge n. 172 del 2017, nonché di aumentare l’importazione dall’estero di cannabis a uso medico con gli ulteriori fondi stanziati dall’articolo 1, comma 474, della legge 30 dicembre 2020, n. 178». L’Istituto Militare però non ha mezzi, competenze e strutture per raggiungere la produzione di 300 kg l’anno e per questo motivo due anni fa è stato presentato il progetto REICA dove l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici per lo studio sulle patologie e una coltivazione spe-

rimentale di cannabis con THC ai fini di ricerca, allo scopo di selezionare varietà terapeutiche per il Ministero della Salute. Nel contempo nazioni come la Germania si aprono al mercato della cannabis medica importando da 17 paesi diversi, nonostante sia stata legalizzata solo nel 2017. Nelle relazioni finali della conferenza sulle dipendenze leggiamo: “È evidente che il ruolo del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali è stato quello di un coinvolgimento in alcuni passaggi dei lavori preparatori, in particolare al sesto Tavolo, quello dei prodotti di origine vegetale a base di cannabis a uso medico. Se la coltivazione agricola di canapa a fini industriali di varietà registrate e prive di sostanze psicotrope è, infatti, considerata attività agricola liberamente ammessa, La produzione a fini medico-farmaceutici ricade, invece, sotto il controllo e il regime autorizzativo del Ministero della Salute. La produzione di canapa a uso medico è oggetto di progetti di ricerca finanziati dal MIPAAF che stanno dando importanti risultati, consentendo la produzione di medicinali di cui l’Italia è ancora fortemente dipendente dalle importazioni.” Nello stesso documento al termine del meeting a Genova si propone “l’istituzione di un’Agenzia Nazionale per la Cannabis, che possa gestire tutta la filiera e dare uniformità ai processi. L’importante aggiornamento della normativa sulla verifica di assunzione delle sostanze stupefacenti e psicotrope alla guida, quindi l’articolo 187 del Codice della Strada, e nelle mansioni a rischio. Infine, la costruzione di un percorso che possa aiutare a superare le differenze esistenti nell’applicazione delle disposizioni vigenti a livello regionale, anche rispetto alle patologie che attualmente sono ammesse a rimborso e alle modalità prescrittive. Sempre al fine di garantire una maggiore uniformità a livello regionale, lo sviluppo di un registro dei flussi informativi per la programmazione e la pianificazione dei bisogni. Infine, lo sviluppo di linee di indirizzo che il consenso informato deve contenere nei casi di trattamento con cannabis.” L’ “Agenzia Nazionale per la Cannabis” sembra una possibile apertura a sdoganare il concetto di “tossicodipendenza da cannabis” essendo un presidio medico e di poter creare una struttura che si occupi di autorizzazioni all’autoproduzione e licenze di coltivazione ad aziende private, le quali, se rispettano determinati criteri, possono conferire il prodotto farmaceutico titolato. Un mercato che non sarebbe libero se fosse vincolato alle case farmaceutiche. Florinda Vitale (CCS) ci dice ancora: “Il fiore di cannabis è un prodotto vegetale, al pari di altre piante officinali, se non è lavorato non dovrebbe essere limitato alla manipolazione farmaceutica. Sono anni che ci battiamo per questo, per garantire il diritto di cura disobbedendo alla luce del sole”. Le criticità dell’uso medico e la carenza di materia sono un problema per la cui risoluzione Andrea Costa ha dichiarato: “Stiamo varando dei bandi che diano la possibilità di coltivare cannabis ad uso medico anche ad aziende private e pubbliche nel nostro Paese per essere in grado di raggiungere l’obiettivo di essere autosufficienti nell’ambito della produzione. Questo è un tema che stiamo affrontando insieme ai ministeri dell’Agricoltura e dell’Interno, siamo a buon punto del percorso”. Bandi Pubblici di cui hanno parlato anche il 22 febbraio scorso all’incontro del Tavolo Tecnico, per i quali sono stati convocati anche associazioni di medici e di farmacisti, Federfarma, Federcanapa e i rappresentanti della Conferenza Stato-Regioni, la stessa che ha approvato il Decreto Officinali lo scorso mese facendo rifermento a un terzo Tavolo

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Studi di Milano; Roberta Pacifici, Direttore Centro Nazionale Dipendenze e Doping, Direttore Osservatorio Fumo, Alcol e Droga – OSSFAD – Istituto Superiore di Sanità; avv. Lorenzo Simonetti, avvocato del Foro di Roma, da anni implicato in cause penali per reati in tema di stupefacenti; dott. Lorenzo Calvi, medico chirurgo specialista in anestesia, rianimazione e terapia del dolore, in etnofarmacologia che da anni si dedica allo studio della cannabis in collaborazione con il dipartimento di Chimica Organica dell’Università degli Studi di Pavia per la reintroduzione della cannabis nella farmacopea italiana. Fuori dal Ministero un piccolo presidio di altre associazioni non audite, come il Cannabiservice che ha depositato una relazione sui dati statici rilevati nel 2021. Si è atteso l’arrivo di Ornella Muti che accompagnasse Andrea Trisciuoglio ma purtroppo non si è presentata. Sono invece accorsi per dare supporto il Senatore Lello Ciampolillo e l’On. Michele Sodano. I rappresentanti dovrebbero essere “il volto e la voce” di quasi due decenni di pionierismo, medici, farmacisti, pazienti consapevoli del percorso di emancipazione sociale coinvolto dalla legalizzazione della cannabis medica (2007) ad oggi, nella tutela dei consumatori e dei professionisti che rivendicano la libertà di cura, garantendo l’incorruttibilità delle posizioni ricoperte.

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LA CANNABIS E IL PARLAMENTO Tecnico, quello delle piante officinali presso il Mipaaf. La produzione nazionale è supportata dal Comitato Pazienti Uniti, con il volto di Santa Sarta, che si interpone tra le associazioni e i tecnici del tavolo proponendo di aumentarla nel rispetto della qualità GMCP e GAP, tutto ciò sottolineando l’importanza della formazione del personale sanitario. I pazienti necessitano del riconoscimento di centri di medicina specializzati con le figure di health center e care givers ed eventualmente essere identificati tramite una Green Card sul modello della CannCard inglese. Cannabis Cura Sicilia, con Alessandro Raudino e Florinda Vitale, realtà di Social Club in disobbedienza dal 2013 ha ALLEGATO: Riclassificazione in tabella C – la soluzione per risolvere il problema della ricetta dematerializzata tramite PEC con firma digitale e il problema delle Spedizioni tramite corriere. Inoltre per i farmaci in tabella C non sono previste le stesse formule repressive attuali e ciò aiuterebbe ad inquadrare il fenomeno in maniera più corretta Sia Rispetto alla riforma del DPR 309/90, e in particolare all’art.73, il Tavolo Tecnico propone di:

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1) sottrarre all’azione penale alcune condotte illecite contemplate nelle 22 fattispecie dell’art.73, commi 1 e 1bis, come la coltivazione di cannabis a scopo domestico e la cessione di modeste quantità per uso di gruppo, e introdurre la “finalità del profitto” per tutte le condotte tipizzate* 2) rivedere l’impianto sanzionatorio delle fattispecie attualmente previste ai commi 1 e 4 dell’art.73 DPR 309/90 in forza della sentenza 12.02.2014 n.32 della Corte Costituzionale, riducendo i termini edittali per entrambe le ipotesi in modo da escludere l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza. Il minimo edittale dovrebbe essere sotto la soglia di accesso all’affidamento terapeutico. Ciò consentirebbe la fruizione delle misure alternative alla detenzione in carcere e faciliterebbe l’accesso alla sospensione del processo con la proceduradell’istituto della “messa alla prova” (art.168 bis del C.P.) 3) escludere in ogni caso la previsione dell’arresto obbligatorio 4) eliminare il criterio tabellare del superamento delle soglie per uso personale 5) inserire i lavori di pubblica utilità come possibile sanzione, al posto della reclusione, per alcune fattispecie incriminatorie dell’art.73 6) dare spazio al comma 5bis dell’art.73 del DPR 309/90 e all’istituto della “messa alla prova” per avviare percorsi di giustizia riparativa, creando opportunità e incoraggiamento verso una maggiore responsabilizzazione rispetto alle conseguenze delle proprie azioni. Il Tavolo Tecnico non ha analizzato l’impatto che l’eventuale legalizzazione dell’uso di cannabis a scopo ricreativo comporterebbe sulla riduzione della popolazione detenuta per violazione dell’art.73.Le proposte riguardanti produzione, distribuzione ed utilizzo della CUM sono le seguenti: –

I Ministeri della Difesa e della Salute, l’Agenzia Industrie Difesa, AIFA e CREA di concerto dovrebberocoinvolgere Enti pubblici e Soggetti privati per ampliare la coltivazione necessaria ai fabbisogni con l’obiettivo anche di portare ad un risparmio sul costo della materia prima;

Individuare una “Agenzia nazionale per la cannabis” che gestisca il sistema autorizzativo, che risponda alle esigenze dei pazienti, che verifichi la qualità della produzione del Paese, che attivi studi e ricerche e stimoli la crescita del settore;

Semplificare il sistema di prescrizione/fornitura con ricettario del SSN o SSR rosso;

Aggiornare le indicazioni all’uso medico della cannabis sulla base di studi scientifici controllati.

provato ad avviare una produzione regionale per sopperire oggi alla necessità. Alessandro spiega: “ E’ importante garantire la possibilità di produzione alle cooperative di consumatori, in accordo con istituti di ricerca ed enti pubblici”. L’associazione no profit di Ragusa ha depositato una Nota della regione Sicilia del 30/12/21, ossia il progetto stipulato in collaborazione con l’Ente di Sviluppo Agricolo della regione Sicilia per la produzione di cannabis terapeutica tramite una cooperativa agricola.

RITENIAMO IN ASSENZA DI APPROFONDIMENTO DI TALI PROBLEMATICHE NECESSARIO SEGNALARE CHE

i due formati (CAdES e PAdES) sono equivalenti e pienamente efficaci

A tal proposito, Il Ministero della Salute nella Circolare del 23/09/2020 ha chiarito che :

La Suprema Corte arriva a questa conclusione richiamando anzitutto i documenti ufficiali dell’Agenzia per l’Italia Digitale (c.d. AgID, istituita con il Decreto Legge del 22 Giugno 2012, Il c.d. Decreto Sviluppo, e convertito con L. 7 agosto 2012, n. 134), secondo cui la firma digitale, come risultato di una procedura informatica che garantisce l’autenticità ed integrità dei documenti informatici, è pienamente valida nei due formati sopra richiamati.

1. La consegna a mezzo di pacco postale, agenzia di trasporto, corriere privato non è possibile per i farmaci di cui all’All.III bis; 3. La consegna è possibile solo con operatore sanitario ai sensi del 41.bis; 4. La consegna deve essere accompagnata da una dichiarazione sottoscritta dal medico di medicina generale, di continuità assistenziale o dal medico ospedaliero che ha in cura il paziente, che ne prescriva l’utilizzazione anche nell’assistenza domiciliare di malati che hanno accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore secondo le vigenti disposizioni, ad esclusione del trattamento domiciliare degli stati di tossicodipendenza da oppiacei. Inoltre il Ministero della Salute, con circolare del 30 luglio u.s. (1) “a seguito di richieste di chiarimenti pervenute alla scrivente Direzione generale riguardanti la trasmissione via PEC alle farmacie di prescrizioni magistrali di Cannabis per uso medico, …”La trasmissione, da parte di un medico, di una ricetta con PEC non garantisce al farmacista che analogo invio non sia stato fatto ad altra farmacia, pertanto tale procedura, non prevista dal CAD, non può sostituire la presentazione della ricetta originale in farmacia, fatto salvo quanto già riportato sopra sulla dematerializzazione delle ricette”…. ….”. La ricetta, all’atto della dispensazione del medicinale, deve essere ritirata da parte del farmacista e conservata per due anni (art. 45, comma 5, del D.P.R. 309/90) è necessario specificare che: 1. La consegna con operatore sanitario non è sempre possibile, e per i problemi di costo del trasporto, e per i problemi di disponibilità di risorse (in epoca di pandemia gli operatori sanitari sono impegnati su molti fronti); 2. L’art.41 si riferisce solo ai malati che hanno accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, mentre la cannabis è prescritta per svariati usi medici come previsto dal D.M. 09 novembre 2015, G.U.R.I. n. 279 del 30 novembre 2015. 3. Il chiarimento sulla PEC ha comportato un sistematico rifiuto da parte delle farmacie di accettare le ricette spedite con tracciabilità e firma digitale, creando confusione e soprattutto gravi disagi per migliaia di pazienti. Generando un grave stato di carenza e comprimendo certamente il diritto alla salute di questi cittadini. “Riteniamo tale chiarimento possa essere limitato esclusivamente all’utilizzo della sola PEC, la stessa che invece dal punto di vista della tracciabilità se accompagnata da firma digitale, risulta superare la problematica evidenziata dal chiarimento del ministero della salute come si evidenzia di seguito ai sensi della sezioni unite di cassazione 10266/2018” Firma digitale secondo la Cassazione: La Corte di Cassazione si è espressa, a Sezioni Unite, con la sentenza n. 10266/2018 del 27 aprile 2018 sul valore dei diversi formati di firma digitale, avvalorando la tesi secondo cui

Chiaro quindi che: Il ministero ha risposto correttamente al quesito riguardante l’utilizzo della PEC che, sapevamo già, da sola non è in grado di dare validità ad un documento contenuto al suo interno Ma è molto diverso se Il Medico redige la ricetta galenica elettronica, firma digitalmente il file e lo invia direttamente ad una Farmacia scelta dal paziente. In questo modo, soltanto una farmacia riceve una copia della ricetta medica. Se il Medico inviasse la stessa ricetta a Farmacie diverse, essendo lui il Medico prescrittore, equivarrebbe ad emettere la stessa ricetta più volte (cosa che può avvenire con il cartaceo). Con allegato un modulo firmato in calce dal medico, oltre che firmato digitalmente insieme alla ricetta dove il medico dichiara “la presente ricetta firmata digitalmente costituisce copia unica dell’originale presente nel mio ambulatorio, di cui manterró tracciabilità per due anni” L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha aperto la strada a un riconoscimento delle proprietà mediche della cannabis. La Commissione dell’ONU sugli stupefacenti ha riesaminato una serie di raccomandazioni proposte dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), prendendo decisioni che potrebbero portare a cambiamenti sulla regolamentazione della cannabis a livello internazionale. La Commissione ha votato in modo favorevole alla rimozione della cannabis dalla Tabella IV della Convenzione Unica del 1961 sugli stupefacenti. In questo modo, è stata rivista la classificazione della cannabis nella categoria delle sostanze stupefacenti pericolose. Un’azione che ha aperto le porte al riconoscimento del potenziale terapeutico della sostanza che, in diversi Paesi, viene utilizzata per trattare diversi disturbi resistenti ai farmaci tradizionali. La votazione riguardante la raccomandazione dell’OMS che chiedeva di togliere la cannabis dalla Tabella IV, la più restrittiva, che comprende stupefacenti “pericolosi”, si è conclusa con 25 voti contrati, un astensione e 27 voti favorevoli, tra cui quello dell’Italia” ciò comporta necessariamente un adeguamento della normativa italiana, l’equivalente di una riclassificazione dalla sezione b alla sezione c della Tabella medicinali (art. 14 del DPR 309/90, mod. D.L. 36/2014) Ciò risolverebbe la problematica della spedizione, per cui sarebbe possibile affidare alle asl sul territorio il compito di individuare e designare spedizionieri abilitati, cooperative locali, o altri soggetti alla consegna del farmaco su richiesta del medico direttamente presso il comune di domicilio del paziente.


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La storia di Sabrina, un’imprenditrice (non) a caso A cura di Canapa Sativa Italia


non provarci?’ Francamente non sapevamo da dove iniziare. Documentarsi era di certo il primo passo da fare. Stravolgemmo così il nostro progetto iniziale che prevedeva la vendita di altro (sempre attraverso i distributori iniziali) ed iniziammo a cercare notizie, a studiare tutto quanto riguardasse la canapa e le normative che la disciplinavano (così abbiamo conosciuto Canapa Sativa Italia CSI e abbiamo deciso di associarci), a frequentare corsi, a partecipare a tutte o quasi le fiere di settore: un lavoro di apprendimento a tempo pieno! In pochissimo tempo (qualche mese) abbiamo messo in piedi la nostra società, creato e depositato il nostro marchio IL LEGAL ed aperto due punti vendita a Trieste....meno di sette mesi dopo eravamo noi, con il nostro stand, ad esporre il nostro nuovo nato Franchising IL LEGAL alla Fiera Canapa Mundi di Bologna. La sentenza della Corte di Cassazione di fine maggio del 2019 ci ha procurato uno stop di qualche mese, facendoci però ripartire con più slancio ed una formula diversa che prevede la gestione dei nostri negozi tramite fitto d'azienda. Oggi stiamo lavorando per aprire altri due punti vendita (in aggiunta ai due già esistenti) sempre a Trieste, che saranno disponibili a breve. Con il senno di poi e con nuove acquisizioni alla mano, capisco che nella vita nulla avviene per caso. C'è una sorta di disegno per ogni cosa e noi dovevamo in qualche modo incontrare la canapa, conoscerla, sapere della sua storia e contribuire a divulgarne la conoscenza....anche attraverso ambiti diversi.

S

ono Sabrina e vivo nella provincia di Padova. Sono entrata nel mondo della canapa tre anni fa ed in modo del tutto casuale. Con il mio consulente finanziario, che poi sarebbe diventato socio di questa avventura lavorativa, cercavamo una seconda attività lavorativa per entrambi che avesse, tra i requisiti, la possibilità di continuare ad occuparci delle nostre reciproche attività principali. Quella delle Vending Machines ci era sembrato incontrasse i nostri desideri: una sorta di buon compromesso. Io lavoro in un'azienda edile di famiglia che attualmente gestisco ed alla quale ho affiancato un'attività di sport e life-coach che mi appassiona. I prodotti contenenti Canapa Sativa L. (definita spesso e forse troppo genericamente cannabis light) non erano stati la nostra prima scelta: non ne conoscevamo nemmeno l'esistenza! Il suggerimento involontario ci è arrivato da uno dei tanti produttori di distributori automatici che avevamo iniziato a visitare. Così d'improvviso, dopo un rapido scambio di sguardi con il mio socio, il pensiero comune è stato: ‘cos'è sta roba e perché

Ho iniziato a muovere i primi passi in una nuova attività in società con un altro amico, ci occupiamo compravendita di terreni ed edificazione prediligendo materiali sostenibili anche quando il cliente non li considera la sua prima scelta. In due commesse, abbiamo potuto costruire case in mattoni di canapa e questi primi esperimenti porteranno anche innovazione nella mia primaria attività edilizia. La canapa è un materiale isolante dalle doti eccellenti e perfettamente bio-compatibile, nessuno lo eguaglia anche in natura tuttavia in Italia. Sebbene siano abbondanti le biomasse di canapa dagli scarti agricoli, la filiera non è ancora così robusta e sviluppata in tutto il paese anche dal lato trasformativo per dare alla fibra una sua seconda vita. Le esperienze costruttive sinora intraprese si sono svolte nella zona del Garda e ho potuto contare solo su due distributori. Considerate le grandissime performance di questa pianta anche quando è uno scarto, mi auguro che possano cambiare le cose. Soprattutto perché dalla pandemia in avanti le materie prime tradizionali per la costruzione (come legno e ferro) hanno risentito di aumenti monstre anche del 130% a cui si sono spesso aggiunti enormi ritardi di consegna in tutti i prodotti finiti. Stiamo vivendo un momento incredibile: speriamo che la canapa ci aiuti a guardare verso costruzioni e relazioni più sostenibili.

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ECONOMIA E CANAPA

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LA CANAPA CHE PULISCE

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CANAPA INDUSTRIALE COME BIOPLASTICA? LA GREEN VALLEY CIOCIARA

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Stefano Maffei

a canapa industriale, non contenente THC, ha un’importante proprietà: la fitodepurazione, ovvero l’assorbimento e degradazione dei materiali inquinanti dai terreni. Inoltre, da essa si può derivare la bioplastica e la biomassa. In diversi comuni della Ciociaria è pronta a nascere così la nuova Green Valley italiana.

assorbire i metalli pesanti dal terreno. Inoltre, è possibile continuare ad usarla per gli imballaggi (si andrebbe così a ridurre l’impatto della plastica nell’economia e si allontanerebbero i pagamenti delle tasse per la plastica stessa). Marco Delle Cese, presidente del consorzio industriale Cosilam (partner del progetto), è intervenuto in una conferenza stampa.

La svolta di Roccasecca In tutta l’Italia, in particolare nella zona meridionale del Lazio, molti terreni sono dismessi e inutilizzabili perché hanno ospitato industrie. Esse hanno rilasciato materiali inquinanti nel terreno che non verranno assorbiti prima di decine o centinaia di anni. La soluzione a questo problema potrebbe essere la canapa industriale, in grado di assorbire e degradare i materiali inquinanti e i metalli pesanti.

“I partner scientifici li abbiamo. Enea ed Unicas sono il meglio che potessimo avere. Adesso servono partner industriali. Serve gente che abbia competenza ed esperienza nelle ricerche sulla plastica, sulla gestione del green, sulle energie. Serve chi è capace di prendere il prodotto e trasformarlo.

L’idea è nata dal sindaco di Roccasecca, Giuseppe Sacco, che ha in mente una vera e propria Green Valley ciociara che diverrebbe un polo di economia circolare. È già stato affiancato e supportato dal Cosilam (Consorzio per lo sviluppo industriale del Lazio Meridionale) e dall’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. Visti gli interessanti sviluppi per il futuro, sia in termini di ecosostenibilità che di occupazione, hanno aderito altri comuni e province vicini a Roccasecca: il Comune di Cassino, di San Giovanni Incarico, di Anagni, di Ceccano, di Pontecorvo. La volontà di bonifica Roccasecca, nonostante negli anni sia stata riconosciuta come modello di discarica per risultati ottenuti e gestione, vuole essere ricordata per altro. È per questo che il sindaco, Giuseppe Sacco, sta cercando di investire tutte le sue energie sul progetto Green Valley. Lo scopo è riuscire a piantare diversi lotti di canapa industriale in grado di

Il consorzio unico darà gambe e solidità al nostro progetto. È una fortuna questa coincidenza di tempi. Inutile, in questo contesto, fare gli egoisti. Ho apprezzato i segnali che arrivano da Ceccano con il loro progetto di disinquinare la Valle del Sacco. Noi non chiudiamo le porte a nessuno. Se ci fosse la volontà di condividere i nostri sforzi noi siamo pronti a sederci e ragionare. C’è un progetto per la filiera della canapa. Mi auguro che funzioni quello. Serve un territorio che dialoghi, solo così si attirano i grandi investimenti. Se la sperimentazione andrà bene, Roccasecca sarà un’area molto attrattiva”. La chiosa finale è del sindaco Giuseppe Sacco, che sta vedendo realizzato il proprio sogno green. “Ora la Green Valley ci darà una nuova prospettiva, diversa. C’è un’opportunità di vedere le cose in maniera del tutto differente dal passato. Vogliamo guardare avanti. Io, però, voglio restare con i piedi per terra”.


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STORIA DELLA CANAPA

Canapa campana fra ricordi e riprese

IL DECLINO DELLA CANAPICOLTURA CAMPANA PORTÒ A FORTI EMIGRAZIONI E PROFONDE E LACERANTI DEPRESSIONI IN DIVERSI SETTORI

Liza Binelli

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n una vasta area compresa tra Napoli e Caserta per secoli si è coltivato canapa, grazie a tutta una serie di fattori quali: la fertilità del terreno, il clima secco, la presenza di manodopera e la disponibilità d'acqua. Ma prima di arrivare ad aver terreni adatti si è dovuto ricorrere ai lavori di bonifica, in quanto c'erano acquitrini e stagni infestati da zanzare portatrici di malaria, che impedivano qualunque attività agricola. Nel 1592 c'è stato il primo intervento di bonifica conclusosi vent'anni dopo, tuttavia la scarsa manutenzione dei canali ha vanificato gli sforzi e le acque sono tornate ad essere infette e malsane. Nel corso del Settecento con Carlo di Borbone sono stati introdotti nuovi metodi di coltivazione e sono state compiute opere di modernizzazione come la creazione di canali. Con l'abolizione del sistema feudale, l'uso delle acque fu dichiarato libero, così i contadini si affrettarono a dissodare il suolo e a scavare per allargare i maceratoi già esistenti o a crearne di nuovi a colpi di vanga. La realizzazione della rete stradale in aggiunta, rese più agevole il trasporto delle merci. Nel XIX secolo la canapicoltura ebbe grande diffusione non solo in Campania, ma in tutto il Mezzogiorno, divenne il mestiere che scandiva le vite agresti, a tal punto che, le cerimonie religiose come matrimoni e comunioni, ma anche affari di una certa rilevanza, venissero spostati in periodi più tranquilli, quando il lavoro nei campi richiedeva meno impegno.

Il raccolto in genere cadeva intorno al 20 di luglio, si formavano degli alti covoni messi sui terreni ad asciugare sotto i caldi raggi del sole, confidando anche nell'influenza lunare, considerata benefica. Si tagliavano poi le cime e, quindi veniva messa a bagno nei maceratoi. Gli addetti si chiamavano lagnatari o fusarari e lavoravano in condizioni a dir poco miserevoli.

per cui numerosi erano coloro che li affittavano o andavano a macerare presso “canali naturali”, come: il Carbone, l’Aurno e il Melaino. I maceratoi naturali erano ad acqua semi-fluente e tutti situati sul corso dei Regi Lagni. Essi sono il risultato di opere di canalizzazione e bonifica iniziate nel 1610 dagli spagnoli. Le continue inondazioni del fiume Clanio, da cui deriva il termine Lagno, infatti, tormentavano le popolazioni locali e impedivano lo sviluppo urbanistico sin dall’epoca pre-romana. Terminati in sei anni, i Regi Lagni sono canali rettilinei che raccolgono acque piovane e sorgive convogliandole dalla pianura a Nord di Napoli per oltre 56 km da Nola verso Acerra e quindi al mare.

Ma non tutti i coltivatori possedevano vasche di macerazione,

La canapa, una volta estratta dall'acqua e lavata, veniva poi

Per tutto l'Ottocento i metodi erano ancora quelli classici: macerazione, raccolta, essicazione.


nata all'uso domestico o portata nei mercati, dove veniva in seguito venduta al sud: in Puglia, Calabria e in Abruzzo. Prima del 1851 la canapa rientrava in un ristretto numero di merci che veniva esportato insieme alla lana, liquirizia, seta, olio e al grano. Le esportazioni aumentarono in maniera significativa a partire dal 1838 fino al 1855. Nel 1841 fu fondata a Sarno una fabbrica per la filatura e la tessitura meccanica del lino e della canapa, al suo interno c'erano 170 telai e 800 operai assunti. Un ventennio più tardi, in occasione dell'Esposizione italiana di Firenze del 1861 fu considerata la più importante d'Italia. La fabbrica di Sarno produceva tele pregiate come: asciugamani, fazzoletti, servizi da tavola e tessuti ricamati. Anche a Frattamaggiore sorse uno stabilimento per la produzione di sartie e gomene per la marina e cordami e spaghi per esser venduti in tutta la penisola e in Oriente, dove venivano impiegati per la pesca dei coralli. La canapa per secoli è stato un prodotto strategico per l'industria navale. Questa materia prima, infatti, impiegata già in Età classica, unitamente al lino, divenne a partire dal Medioevo l'unica fibra utilizzata nelle corderie e, dal XVI secolo costituì un materiale fondamentale per la realizzazione delle vele di galeoni e vascelli. Purtroppo la Seconda guerra mondiale portò alla rovina dei campi e al termine del conflitto dei 30 mila ettari che c'erano, se ne contavano poco più della metà, si invocarono così i sussidi, gli interventi governativi. Il grido d'aiuto rimase tuttavia inascoltato e nulla arrivò nelle mani dei canapicoltori, a farne le spese furono le famiglie, ma anche la canapa stessa che perse di qualità, i prezzi furono ribassati, seguirono scioperi, proteste e manifestazioni, ma non valsero a niente e il settore entrò in decadenza. Fino a quando nel 1953 fu istituito il Consorzio nazionale produttori di canapa (CNPC), posto sotto il diretto controllo del Ministero dell'Agricoltura, ma poco cambiò nelle vite contadine, preferendo qualche anno più tardi, destinare i canapai alla coltivazione del tabacco. Più redditizio e meno oneroso per i proprietari dei campi. A farne le spese, ancora una volta fu la povera gente, che si ritrovò disoccupata, ma anche l'ambiente circostante, perchè i canali che alimentavano i maceratoi si prosciugarono non venendo più utilizzati, gli addetti, infatti, abbandonarono le campagne, tanto più che il Consorzio nazionale produttori di canapa fu sciolto e si creò una situazione di mercato a cui i piccoli coltivatori non erano preparati, rendendoli per questo vittime delle speculazioni del libero mercato di industriali e intermediari privi di scrupoli.

portata ad asciugare un'altra volta e, infine, immagazzinata. Seguiva la maciullazione con la gramola. L’operazione di maciullatura, molto faticosa, era fatta dagli uomini in alcuni paesi del napoletano (Caivano, Frattamaggiore ecc.) e dalle donne residenti nel casertano (Portico, Macerata Campania, Marcianise). Dopo la maciullatura, avveniva la spatolatura, che si faceva battendo un attrezzo detto spatola, su un mazzo, al che seguiva la legatura in fasci. La fibra raccolta dopo la pettinatura era destinata alla produzione di cordame o trattata per riempire i materassi, sovente veniva lavorata dalla stessa famiglia contadina che l'aveva coltivata e raccolta, e che successivamente provvedeva anche a filarla e a tesserla. Il risultato era una tela rozza desti-

Il declino della canapicoltura campana portò a forti emigrazioni e profonde e laceranti depressioni in diversi settori. Dagli anni Sessanta a Positano sulla costiera amalfitana è tornata la lavorazione locale di lino e canapa, uniti al ricamo e all’uncinetto, i prodotti artigianali che emergono da mani esperte sono molto richiesti dai turisti italiani e stranieri, un tocco in più ad un luogo meraviglioso. Nel 2009 grazie ad Assocanapa, la nostra amata pianticella è tornata a crescere a Caivano, in provincia di Napoli su due ettari di terreno dopo ben trent'anni dall'ultimo raccolto. Un progetto cooperativistico e di filiera corta per un adeguato sviluppo imprenditoriale che parte dal desiderio di reintrodurre la coltivazione della canapa rivisitando un mestiere antico in chiave moderna.

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STORIA DELLA CANAPA

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NATURA E PACE

Il panico svanisce: tra le foglie nessuno ha paura Giacomo Castana Prospettive Vegetali

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ochi giorni fa, mi sono trovato faccia a faccia con il PANICO: un personaggio grasso e privo di qualsiasi eleganza, che provocava un generale fuggi fuggi attorno a sè.

L’unico scopo nella vita di Mr.Panico era riempirsi di cibo fino a scoppiare e dormire, così l’improvviso annuncio dell’invasione delle coccinelle aliene aveva appena fatto riversare alla ricerca di cibo migliaia di persone. Lo seguii senza troppo preoccuparmi, perché Mr.Panico sembrava proprio inoffensivo. Con mia sorpresa, in poche ore si rese protagonista di provocazioni ed aggressioni verbali verso cassieri e decine di civili, finchè non decise di posteggiare la macchina davanti all’entrata del supermercato, riempendo direttamente il bagagliaio prima di fuggire con 45kg di pasta e cibo spazzatura di ogni sorta rifiutandosi di pagare. Una famiglia in difficoltà, aveva raccolto 15 euro per fare una piccola scorta e la madre piangeva, perché non avrebbe potuto sfamare il figlio. Un anziano che aveva provato a convincere Mr.Panico a fare la fila come tutti gli altri, era invece a terra privo di sensi, quando all’improvviso “BANG”. Un 20enne che aveva assistito alla scena, riflettendo se aggredire Mr.Panico o meno per fermarlo, non aveva retto al peso dei suoi rimpianti: decise di spararsi, sentendosi in colpa per aver permes-

so ancora una volta a qualche prepotente di farla franca. Cominciarono tutti a gridare e scappare verso ogni direzione, come fossero in uno stato di trance. Io resto pietrificato. All’improvviso, una bambina mi scaraventa una mela in testa, lanciandola dal ramo di un albero sul quale era arrampicata: “Perchè non scappi?” Gli rispondo : “Non ti immobilizzi mai davanti a qualcosa di nuovo?” “Il tuo primo giorno di scuola per esempio: lo sogni per tutta la vita, finchè non arriva il momento di scoprire com’è veramente…” “… pensavo che il Panico fosse forte come Hulk e agile come Spider-man, che ti venisse a cercare per catturarti quando meno te lo aspetti… invece il Panico è solo la conseguenza negativa della mancanza di una risposta gentile alla prepotenza ed all’ingiustizia.” La bambina rispose: “Basta accorgersi della Pace che regna eterna in Natura, per scegliere di stare sugli alberi, in compagnia degli alberi, diventando invisibile ed irraggiungibile ai più ..” “Non possiamo permettergli di provocare altra sofferenza….” Mi interruppe: “Shshhshs ok, ok, ora sali, quella che hai visto prima è una persona senz’anima, ma tutta questa gente confusa è ancora più pericolo-


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NATURA E PACE

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sa, non vorrei mai che ti travolgesse…” “…Quassù si sta al sicuro: perché nessuno si accorge delle piante! “ “…sin dall’alba dei tempi ci sono persone che non hanno mai rinunciato a proteggere e ricostruire un mondo che sorride, nascondendosi tra le foglie degli alberi ed invitando i loro amici a salire “ “Non è meraviglioso? Un mondo “invisibile” che non solo è evidente che esista, ma che è di gran lunga quel che stavo cercando.” “E si da il caso, che questo regno pacifico abbia urgente bisogno di essere ripopolato!” Esultò, zampettò contenta tra le fronde della vecchia quercia che ci ospitava da diversi minuti e solo prima di lasciarmi solo sull’albero, si avvicinò al mio orecchio e confessò:” Io mi chiamo FUTURO, sono certa che ci rivedremo presto.” “Seguimi, viaggiamo nel tempo, è così bello esibirsi, davanti ad una platea di stelle. Le parole sono tornate a farsi rispettare, non sprechiamole. Non sprechiamo nemmeno le domande, perchè abbiamo davanti un eternità per cercare le risposte. Volevo scrivere qualcosa di importante, invece è stato più importante viaggiare. prima che le parole gentili, rischiassero di tornare nel cassetto.”


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BEVANDE ALLA CANNABIS, UN MERCATO DA $6 MILIARDI NEL 2031 Stefano Maffei

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e bevande alla cannabis stanno prendendo sempre più piede nel mondo. La vendita, nel 2020, si è fermata a $250 milioni, ma si prospetta un mercato da $6 miliardi entro il 2031.

La crescita esponenziale Il settore delle bevande analcoliche con infusi di cannabis si sta espandendo sempre di più. Quello che per molti, finora, è stata una tendenza (vendite pari a $250 milioni), potrebbe diventare la prassi nel prossimo decennio. Secondo The Spirits Business, infatti, il mercato delle bevande contenenti CBD arriverà a toccare la cifra monstre di $6 miliardi, 24 volte di più rispetto a quanto si venda adesso. Si prevede che il 60% delle bevande vendute sarà a base di cannabis. Un analista senior di Fact.MR ha spiegato la situazione in una recente intervista. “I nuovi consumatori di questa tipologia di bevande che desiderano una quantità discreta, accessibile e regolamentata di cannabis, stanno guidando una maggiore domanda di bevande alla cannabis infuse di CBD. Nel frattempo, si prevede che le bevande analcoliche infuse di cannabis costituiscono il 50% del consumo di questa categoria”. Nonostante tutti questi segnali di crescita, non c’è stata nessuna grande azienda del mondo del beverage che abbia puntato forte sullo sviluppo di bevande alla cannabis. Ci ha provato, per ora, solamente il marchio di vodka Svedka (Costellation Brands) che nel 2017 ha investito una quantità importante di denaro per detenere il 38% della società Canopy Growth.

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OLTRE IL PROIBIZIONISMO

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BIOEDILIZIA E ARREDAMENTO ECOLOGICO

Eco arredo, la qualità dei tessuti alla canapa per l’indoor Redazione


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BIOEDILIZIA E ARREDAMENTO ECOLOGICO

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a parola chiave per il tessuto d’arredo sarà green. Non solo una questione di tonalità ma anche di essenza. La stoffa in fibra di canapa non si riassume in un’esperienza visiva e tattile ma in uno di stile di vita sempre più affine alla sensibilità verde. Un prodotto che parte dalla materia prima e prosegue nella produzione trasformandola in un oggetto di stile e di sensibilità ecologica. Un ottimo proposito per il futuro che valorizza una materia antica. In questi anni assistiamo alla riproposta del tessuto in fibre di canapa per l’arredo indoor, molto utilizzato nei primi decenni del secolo scorso prima dell'avvento monopolistico della plastica e i suoi derivati. Oggi la canapa si rielabora con gli standard dell’abitare moderno senza tralasciare l’artigianalità. Una scelta di stile ma soprattutto di qualità. Per quale motivo è importante prediligere i tessuti di fibre naturali a quelli artificiali? Questi ultimi vengono prodotti con un procedimento chimico e quelli sintetici sono ottenuti usando elementi in sintesi. In commercio sono particolarmente diffusi e li troviamo a prezzi competitivi, un risparmio per il portafoglio ma che a lungo andare presenta un rincaro sulla qualità della vita. Questi sono più economici di quelli naturali e spesso anche più pratici perché sono meno soggetti all’usura e sono meno delicati ma hanno anche la capacità di caricare l’aria di ioni positivi. Questo aspetto non è da sottovalutare perché può provocare mal di testa, aumentare il senso di stanchezza e disturbare la concentrazione. I tessuti in fibra di canapa sono un’alternativa 100% green e non inquinano l’ambiente, non solo quello esterno. Quando sentiamo parlare di inquinamento lo associamo difficilmente agli spazi interni delle nostre case, ma in realtà anche tra le mura domestiche si accumula facilmente a causa dell’aria che arriva dall’esterno ma anche per la presenza dei vari

oggetti che si utilizzano quotidianamente di cui non conosciamo la composizione. Il tessuto in fibre di canapa limita questo problema e rende l’aria più salubre. Si utilizza in tanti modi diversi e in spazi differenti. Per un living di stile e salute a cominciare dalla cucina e dal salone dove trascorriamo la maggior parte del nostro tempo in compagnia dei nostri cari. Basta poco per ricreare dettagli di stile, semplici e lineari come la sua materia prima. Ed è così che un rotolo di tessuto di canapa diventa un trend del momento. Si chiama runner, cioè una striscia di stoffa decorativa da posizionare centralmente sul tavolo. Anche il divano e i cuscini riscoprono la naturalezza delle sue fibre con un rivestimento ad hoc. Un tessuto monocromatico da rielaborare con ispirazioni di creatività e con la buona volontà del fai da te per chi ha dimestichezza con ago e filo. Per creare dei contrasti al monocromatismo dei suoi filati naturali possiamo decorarlo con colori brillanti. Scegliamo i tappeti in fibra di canapa. Anche questo complemento d’arredo in fibre artificiali può nascondere delle insidie nonostante sia a terra: rilascia nell'aria delle pericolose sostanze chimiche, definite composti organici volatili. I tappeti in canapa non generano questo problema inoltre conferiscono all'ambiente un tocco retrò che non passa inosservato. I tessuti in fibre di canapa si rivelano un’ottima soluzione anche per l’arredo bagno. Ideali per le tendine che coprono la finestra oppure la porta a vetro del locale, dallo spessore e consistenza perfetta per ricreare la giusta privacy. Una materia prima perfetta anche per ricreare un pratico portabiancheria in versione sacco. Un tessuto versatile e resistente che si reinventa in ambienti diversi, la canapa torna nelle nostre case portando salute, tradizione e un tocco di stile.


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CONSIGLI DI LETTURA

QUATTRO LIBRI DA NON PERDERE

Il Club delle Vagine Tristi” 66 di Elisabetta Barbara De Sanctis: quando il passato può salvare il presente

“Le indagini del commissario Colasanti”, l’avvincente e oscuro romanzo di Massimo di Taranto

“Brama” di Ilaria Palomba: storia di un’anima frammentata

“Phoenix – Il potere immenso della musica”, la storia di un chitarrista gluten free

Casa Editrice: Entheos Edizioni Collana: La narrativa di Entheos Genere: Narrativa contemporanea Pagine: 416 Prezzo: 16,00 €

Genere: Romanzo poliziesco Pagine: 287 Prezzo: 15,60 €

Casa Editrice: Giulio Perrone Editore Collana: Hinc Genere: Romanzo psicologico Pagine: 240 Prezzo: 16,00 €

Casa Editrice: L’Erudita Genere: Narrativa autobiografica Sezione: Letteratura Pagine: 89 Listino: 15,00 €

“Il Club delle Vagine Tristi” di Elisabetta Barbara De Sanctis è un romanzo tutto al femminile, in cui si narra una storia di sorellanza e di riscatto; le protagoniste sono quattro donne quarantacinquenni che si rincontrano per celebrare una promessa fatta trent’anni prima. Pilar, Amparo, Irma e Leticia si sono perse di vista da più di vent’anni, e da allora non hanno più avuto notizie l’una dell’altra; solo Pilar ha cercato di mantenere vivo il ricordo della loro amicizia che sembrava più forte di tutto, e che invece si è dissolta lungo il tortuoso percorso della crescita. È lei a decidere di rinnovare il solenne giuramento fatto davanti a un falò: quello di non separarsi mai, nonostante tutto; le quattro donne si riuniscono, e incredibilmente la magia che le aveva legate nel passato sembra tornare, diventando un’occasione per curare le loro ferite del presente.

Il poliziesco “Le indagini del commissario Colasanti” di Massimo di Taranto ha un protagonista controverso, che si muove nella Roma del 1951 cercando di trovare un compromesso quasi impossibile tra la sua professione e la sua etica, sempre più danneggiata. Il commissario Aurelio Colasanti scorge la sua antitesi nella figura di Rosetta Bencivegna, reporter del giornale l’Unità che ha invece integrità da vendere; il rapporto intimo che si crea tra loro evidenzia la loro appartenenza a due schieramenti contrapposti, in lotta per decidere il corso della giustizia. Dopo una serie di omicidi, le cui vittime sono ragazze adolescenti brutalmente massacrate, Aurelio e Rosetta intraprendono percorsi paralleli alla ricerca della verità o della sua (in)degna sostituta. Nel complicato mondo in cui si muove Colasanti, infatti, c’è sempre un ampio margine per l’interpretazione.

“Brama” di Ilaria Palomba è un romanzo amaro, dallo stile di scrittura evocativo e tagliente; l’autrice presenta una storia che fa consapevolmente male perché racconta di un’anima tormentata, che si trascina in un’esistenza priva di scopo. Per tutta la durata dell’opera ci si pone l’interrogativo se Bianca sia una disadattata depressa o sia invece troppo lucida per farsi piacere questo mondo sempre più illogico. Il dubbio persiste quando ella incontra Carlo Brama, brillante e altezzoso filosofo, con cui instaura una relazione che fa emergere il suo lato oscuro ma anche la sua estrema sensibilità e la sua notevole cultura. L’ossessione malata per lui, però, è deleteria per la sua psiche frammentata, già provata da diversi tentativi di annullarsi; Bianca si imprigionerà quindi nella sua disperata brama o, invece, si libererà in una drammatica e distruttiva catarsi?

L’opera “Phoenix – Il potere immenso della musica” racconta una storia straordinaria, quella di un bambino che attraverso la musica riesce a superare gli ostacoli della vita e a rinascere, fino a diventare un eccellente chitarristica “gluten free”. Un libro autobiografico che, tramite il filo dei ricordi, traccia un sentiero di crescita che mette in risalto il potere guaritore della musica. L’autobiografia è stata scritta a quattro mani dal cantautore, produttore e chitarrista salentino Salvatore Cafiero e dalla poetessa, pubblicista e manager Lisa Di Giovanni. La scrittrice di origini abruzzesi e romana d’adozione, ha saputo cogliere la vera essenza di questo musicista e attraverso un linguaggio poetico e introspettivo, con riferimenti in campo psicologico e richiamo a miti classici, ha svelato al pubblico un Cafiero: debole, fragile, resiliente, forte e talentuoso.


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