BeLeaf Magazine - July 2021

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Data di prima immissione in edicola 6 luglio 2021

2,00 EURO

C A N A P A E C U L T U R A - N. 21 - LUGLIO/SETTEMBRE 2021 - BELEAFMAGAZINE.IT

I DANNI DELLA PENA CONTRO IL POPULISMO CARCERARIO, È ORA DI RIVEDERE LE NOSTRE POLITICHE SULLE DROGHE

DIBATTITO

Cosa vuole davvero il mondo della canapa

TERAPEUTICA

Perché manca la cannabis medica in Italia?

AMBIENTE

Quanto ci costa il cambiamento climatico



BeLeaf LUGLIO-SETTEMBRE 2021

CANNABIS MAGAZINE Be Leaf Canapa e cultura Anno 6 – 2021 Be Leaf Magazine è una pubblicazione Mediapop Srls Via Siria, 24 – 00179 – Roma

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Registrazione al Tribunale di Roma N. 122 del 11-07-2016 Iscrizione nel Registro degli Operatori della Comunicazione n. 32686

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I Maneskin e le droghe Sicuri di essere tanto “diversi da loro”?

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Direttore Responsabile: Stefano Cagelli

Cannabusiness Le donne della cannabis: ecco chi sono le imprenditrici di successo

Direttore Editoriale: Stefano Minnucci Coordinatore editoriale: Agnese Rapicetta Redazione Teresa Della Pieve, Cristina Talerico

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Assistenza Legale: Avv. Aldo Baldaccini

Droghe e carcere Contro il populismo penale

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Canapa industriale Cosa vuole davvero il mondo della canapa

Antiproibizionismo militante La relazione europea 2021 sul consumo e l’esempio statunitense

Collaboratori: Leonardo Fiorentini Barbara Bonvicini Riccardo Giorgio Frega Kail Bench Stefano Armanasco Libro Bianco sulle droghe Funkyo Aspettando la svolta Giancarlo Barbini che non c’è ancora Marta Lispi Matteo Mantovani Novità dal Mondo Il ritorno degli Giuseppe Battafarano psichedelici In Usa Liza Binelli Impatto economico della cannabis Cinzia Colosimo Dai posti di lavoro alle tasse agli immobili, l'impatto dell'industria della cannabis ha un grande - e crescente - impatto sull'economia più ampia Andrea Vismara

Libera cannabis La coltivazione della cannabis come occasione di riscatto sociale

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Stime sull’impatto negli USA

Progetto grafico: Patrizio Bagazzini

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Strain Story Liberty Haze: sentirsi liberi e volare in alto Promo news Perché usare gli enzimi? Facciamo un po' di chiarezza

Cannabinoid Profile

2021 impatto per Stato sulla base delle vendite per uso medico e/o ricreativo (IN DOLLARI)

L'impatto economico dell'industria della cannabis dovrebbe essere di 92 miliardi nel 2021, secondo le stime dell'ultimo MJBizFactbook

19.9 8.7 4.5 1.5 297 21 MILIARDI MILIARDI MILIARDI MILIARDI MILIONI MILIONI

Δ9 THC

SENZA DATI

26,16%

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MILIONI DI DOLLARI Degli stati monitorati, l'impatto è più basso in Iowa

Distribuzione edicole: ME.PE. distribuzione

Impatto economico dalla vendita al dettaglio

70

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Stampato presso: CataPrint di Arti Grafiche Boccia Spa

CBG

0,93% 0,41% THCV

0,19%

19.9 MILIARDI

DI DOLLARI La California ha l'impatto maggiore

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Coltivazione Come aumentare i livelli di Thc nelle autofiorenti

Stime vendita al dettaglio

2020

0,06% CBC

(IN MILIARDI DI DOLLARI)

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CBD

2021 2022

FONTE: MJBIZFACTBOOK, MJBIZDAILY ANALYSIS

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Cannaboom L’impatto del cannabusiness sull’economia americana? 92 miliardi di dollari solo nel 2021

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Promo news Cannacure. Una difesa antiparassitaria al 100% naturale per le tue piante



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BeLeaf LUGLIO-SETTEMBRE 2021

CANAPA MAGAZINE

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Instagram: www.Instagram.com/ beleafmagazine

Salute e Cannabis Il ruolo del Sistema Endocannabinoide nella percezione del dolore

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Cannabusiness Cannabis, a che punto siamo in Europa

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Curarsi con la cannabis Perché in Italia manca la cannabis medica?

Twitter: www.twitter.com/BeLeafMagazine

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Ritorno alla terra Francesco, Elia, Davide: tre storie di giovani imprenditori agricoli della canapa

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Il mondo green / 1 Coltivare la cannabis con pratiche sostenibili si può (si deve)

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Il mondo green / 2 Perché la cannabis fa bene all’ambiente (più di una foresta)

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Storia della canapa Da Bologna a Ferrara, è lì che nasce il fulcro della canapa in Italia

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58 Weed & Sex Sesso, ecco come la cannabis aumenta gli stimoli erotici

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Cannabis e salute Cannabis ed Epilessia: a che punto siamo con gli studi?

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Terapeutica Cannabiservice: la mia cura naturale non può essere illegale! Cannabis medica in Italia, ci siamo sostituiti alle istituzioni! lo stato dov'è?

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La guida di Cannabiscienza Varietà di cannabis terapeutica: Bedrocan

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Cannabis nel mondo Come funziona la legge sulla cannabis terapeutica in Germania

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Climate change Quanto ci costa il cambiamento climatico

Cultura cannabica Perché Trailer Park Boys è un cult in Canada

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Cultura e lettura / 1 "IO COLTIVO - diario di una disobbedienza"di Matteo Mainardi: il memoir di un evento epocale

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Cultura e lettura / 2 “Il racconto di un sogno. Ritorno a Twin Peaks”, l’interessante saggio di Ilaria Mainardi sul capolavoro di David Lynch

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Camminare slow La Via Postumia: da Aquileia a Genova, un coast to coast attraverso la storia

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Salviamo il pianeta Le piante di canapa piacciono anche alle api

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Musica L'estate di Bob Marley

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Green e transizione Il basket per capire l’ecologia

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DROGHE E CARCERE

I DANNI DELLA PENA

LE CARCERI TORNANO A RIEMPIRSI DI DETENUTI CONDANNATI PER REATI DI DROGA E TOSSICODIPENDENTI. SERVE UNA RIFORMA ADESSO

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opo un periodo di calo, tornano a crescere i detenuti nelle carceri italiane. E con essi il fenomeno del soraffollamento. Non che fosse stato mai totalmente eliminato ma si sperava che la pandemia avesse mostrato che un'alternativa al carcere esiste e può essere sfruttata, almeno per i reati minori. E invece come riferito dal Garante dei detenuti Mauro Palma, che ha presentato la sua Relazione annuale sulla situazione nelle carceri, il problema è tornato preoccupante. Il carcere resta tuttora, in Italia, la forma di pena più diffusa. Attualmente nelle carceri italiane sono recluse 53.661 persone, a fronte di una capienza di 47.445. Siamo lontani dal-

la quota 60mila, registrata nel picco dell’anno scorso, ma la situazione desta comunque allerta. Secondo la ministra Marta Cartabia, che si è detta molto preoccupata, grazie al Recovery Plan saranno numerosi gli interventi sull’edilizia e l’architettura penitenziaria che dovrebbero aiutare ad affrontare la situazione. Ma la verità è che il problema non si risolverà se non si modificano le leggi sulle politiche antidroghe. Il perché ce lo ha spiegato perfettamente il Libro Bianco del 2021: senza l'applicazione degli art.73 e 74 del Testo Unico Jervolino-Vassalli del 1990 non si avrebbe sovraffollamento carcerario nel nostro Paese. "Dopo 31 anni di applicazione di questa legge non possiamo più considerare questi come effetti collaterali della

CONTRO IL POPULISMO PENALE

È ORA DI RIVEDERE LE NOSTRE LEGGI SULLE DROGHE

di stupefacenti in associazione, quindi legato ad organizzazioni criminali): nel 2020 i primi erano 12143, chi invece era stato condannato per entrambi gli articoli erano 5616, solo per l'articolo 74 erano in 938. Quindi si può dire, senza essere smentiti, che due terzi di chi sta in carcere sono piccoli spacciatori".

“C Agnese Rapicetta

i vuol poco a mettere in ansia l'opinione pubblica su fatti di cronaca legati alle droghe, ma bisognerebbe anche saper spiegare che, con una diversa politica, si potrebbero facilmente superare tutte quelle situazioni che creano tanta preoccupazione". Ne è convinto Stefano Anastasìa, Garante dei detenuti della Regione Lazio che non ha dubbi sul percorso da fare: bisogna depenalizzare i reati sulla droga. "L'unico modo per riformare le carceri e svuotarle è ridurre all'indispensabile: cioè mettere dentro solo chi ha commesso gravi reati contro le persone", ci dice ancora, ricordando che chi ha commesso reati per droga non dovrebbe essere dentro un carcere.

Intervista a Stefano Anastasìa, Garante dei detenuti della Regione Lazio

Eppure sono la percentuale più alta della popolazione carceraria. Il 35% dei detenuti infatti sono dentro per reati legati alla droga e in particolare per la violazione degli articoli 73 e 74 del Testo Unico sulle droghe. Si sa anche che la maggioranza dei detenuti scontano condanne minori di tre anni quindi si può facilmente ipotizzare che non si tratta di grandi traffici internazionali di droga, ma reati legati allo spaccio di strada. Insomma in carcere ci sono solo 'i pesci piccoli'? "Sicuramente sì. Basta vedere i numeri di condannati per l'articolo 73 (spaccio di stupefacenti) e l'articolo 74 (traffico

E perché sono in carcere se sono 'solo' piccoli spacciatori? "Ovviamente gli spacciatori e le persone tossicodipendenti sono quelli che suscitano più ansia nell'opinione pubblica e fra la società civile. E di solito sono anche quelli che hanno meno risorse per evitare il carcere. Difficilmente un colletto bianco implicato in fatti di droga finirà in cella, mentre un immigrato irregolare - perché la maggior parte degli spacciatori hanno quel profilo non avendo garanzie da dare, è sicuro che andrà dentro".

Però con una condanna a pochi mesi. Sappiamo che la maggioranza della popolazione carceraria è dentro per pene inferiori o uguali a tre anni, come si può mettere in atto la funzione rieducativa e di reinserimento nella società con così poco tempo? "Non si può. E infatti queste persone sono anche quelle che hanno il più alto tasso di recidive. E' difficilissimo fare un percorso di formazione professionale in tempi così brevi: per iniziare questa strada ci vuole tempo, tanta burocrazia e spesso accade che a metà del percorso il detenuto ha finito


legislazione antidroga, ma come effetti evidentemente voluti" si legge nel Libro Bianco presentato nel giugno 2021. Ed è difficile dargli torto. La strada percorsa sembra essere sempre la stessa: perquisire, arrestare e condannare. Ma siamo sicuri che sia la priorità? O che sia funzionale ed efficace? Sono ormai tanti ad avere dubbi. A partire da Antonino Maggiore, direttore centrale per i servizi antidroga presso il Ministero dell’Interno che, in una audizione in Parlamento, non ha nascosto che "anche in presenza di un piccolo spaccio, le forze di polizia procedono all’arresto del responsabile in misura

più che doppia rispetto alla denuncia a piede libero, a riprova di un ampio ricorso alla misura cautelare". Specifica ancora Maggiore: "Le denunce a piede libero per piccolo spaccio sono pari al 31% del totale. Ciò vuol dire che nel 69% dei casi le polizie arrestano responsabili anche di situazioni di lieve entità. Il dato percentuale sembra tale da rendere non essenziale un ulteriore irrigidimento del sistema con riguardo una misura pre-cautelare dell’arresto". Eppure la Commissione Giustizia della Camera non riesce ad approvare la pdl a prima firma di Riccardo Magi( Più Europa). Depenalizzare il possesso di droghe leggere, ridurre le pene e rafforzare l’attenuante della lieve entità (che

diventerebbe una fattispecie autonoma) e decriminalizzare la coltivazione domestica ad uso personale (seguendo la giurisprudenza più recente espressa anche dalle sezioni unite della Cassazione). I numeri ci sarebbero, ma la volontà dov'è finita? La politica, tutta, senza eccezioni ( se non alcune personalità purtroppo isolate) continua ad ignorare che si può superare, in modo strutturale, il sovraffollamento delle carceri, l’ingolfamento del sistema giudiziario e lasciare che le forze dell’ordine siano occupate in altre emergenze, ben più serie e pericolose. A chi giova allora continuare sulla strada del proibizionismo? Sicuramente sempre ai A.R. soliti noti.

di scontare la sua pena ed esce. Immaginiamo quindi che senso può avere l'esecuzione di una pena per un detenuto che deve scontare due anni? Nessuna, se non un intento punitivo. Ci si limita a dare qualche rassicurazione temporanea ad una parte di popolazione che vede magari il suo quartiere pieno di spacciatori ma non risolve il problema. C'è una grande spreco di energia e di risorse pubbliche ma il risultato è sempre lo stesso: la droga gira uguale".

"Manca la volontà però nel resto del mondo le cose stanno cambiando e si potrebbe prenderne esempio. Quello che noi abbiamo è ancora l'influsso della War On Drugs di Reagan e delle Nazione Unite, che in In Italia sono state recepite dalla legge Iervolino-Vassalli e inasprite ancor di più con la Fini-Giovanardi. Ma questa ormai è una posizione che è stata superata. Pochi Stati al mondo continuano su questa strada, solo la Russia e pochi altri".

Il carcere è diventato un grande amplificatore delle disuguaglianze sociali? "Il carcere seleziona, purtroppo, fin dalla fase processuale. Soprattutto gli immigrati stranieri, che non capiscono pienamente cosa accade in queste fasi, subiscono dei processi rapidissimi che potrei definire sommari. Nella fase esecutiva poi, chi entra in carcere senza risorse esterne - sociali o relazionali- molto probabilmente finisce la sua pena in carcere. Quindi il carcere diventa la riproduzione delle disuguaglianze che ci sono nella società invece di essere, come ci dice la nostra Costituzione, un luogo di recupero e reinserimento. Purtroppo quando cominci a vivere esperienze di carcerazione, fossero anche soltanto di pochi mesi, ma ripetuti nel tempo, la tua vita diventa il carcere".

Ma lei tutte queste informazione le ha date in Parlamento quando è stato audito in Commissione Giustizia? Cioè i parlamentari ne sono consapevoli? "Certamente. E non sono stato l'unico ad aver detto che servirebbe distinguere nettamente fra la repressione della criminalità organizzata dalla manovalanza che quelle organizzazioni utilizzano. Ma i tempi, evidentemente, non sono ancora maturi per superare l'ideologia su questo argomento".

Ma quindi il problema del sovraffollamento carcerario non è un problema irrisolvibile, un modo per risolverlo ci sarebbe: cambiare le leggi sulle droghe. "Con una diversa politica sulla droga certamente il problema potrebbe essere superato e le carceri sarebbero praticamente svuotate". Ma manca la volontà politica per farlo...

Lei è a favore della depenalizzazione delle droghe ma è a favore anche della legalizzazione della cannabis? "Sicuramente è un percorso che va intrapreso anche nel nostro Paese. La cannabis è una sostanza di massa che coinvolge centinaia di migliaia di adolescenti e che ha bisogno non di repressione e proibizione ma di informazione. Rendere consapevole un ragazzo o una ragazza è molto meglio che proibire, ovviamente senza incentivare ad un abuso di questa sostanza. Anche su questo punto in altri Paesi si sono fatte sperimentazioni di consumo controllato che hanno coinvolto anche sostanze molto più pesanti, e che avevano l'obiettivo di ridurne l'utilizzo e togliere il controllo alle criminalità organizzate. I risultati sono stati ottimi".

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DROGHE E CARCERE

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COSA VUOLE DAVVERO IL MONDO DELLA CANAPA

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onsentire agli operatori italiani di valorizzare al meglio le potenzialità della canapa. Competere sul mercato internazionale e diventare pionieri in Europa. Chiarire alcuni aspetti legislativi che ostacolano gli investimenti e la crescita del settore. Sono solo alcune delle proposte illustrate dai rappresentanti di Federcanapa, Canapa sativa Italia e La Canapa ci unisce, sentiti in commissione Agricoltura al Senato sui ddl recanti disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. Ecco che cosa hanno detto:

RAFFAELE DESIANTE #LACANAPACIUNISCE

A

bbiamo attentamente valutato i ddl al vaglio in questa sede e senza alcun dubbio pensiamo che il ddl 2128 sia la modifica di buon senso necessaria per incentivare e promuovere davvero questo settore in linea con l’obiettivo della 242 del 2016. Le modifiche che il ddl sopracitato propone colmerebbero tutte le lacune che l’attuale legge presenta risolvendo diverse problematiche che affliggono gli operatori di settore. All’articolo 2 comma 1 è data possibilità di coltivare canapa in forma agamica, questo consentirebbe l’ottimizzazione della produzione sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Qualitativo in merito alla stabilità dei valori dei principi attivi contenuti, evitando così che il coltivatore possa incorrere nello sforamento dei valori consentiti per legge. Quantitativo, in quanto è possibile ottimizzare le aree di coltivazione sulla base dell’omogeneità delle piante. L’aggiunta della lettera g-bis al comma 2 inserisce, finalmente, le parole commercializzazione e infiorescenze, non credo sia normale poter produrre ma non poter commercializzare il frutto del proprio lavoro, oltre ad esprimere un valore massimo di principio attivo, nello specifico il thc allo 0,5%. Questo valore è ricavabile da tutta la letteratura scientifica di tossicologia forense che parla appunto della non efficacia drogante del prodotto canapa qualora abbia un contenuto di thc inferiore allo 0,5%. Altra discriminante che conferma la non efficacia drogante del prodotto canapa industriale, è la grande concentrazione di cbd presente nella stessa, che va a compensare l’effetto stupefacente del thc (presente comunque in maniera non rilevante). Facendo così propendere anche i vari periti dei tribunali (a noi ben noti per le tante perizie tossicologiche commissionate dalle varie Procure, durante gli innumerevoli procedimenti giudiziari che travolgono gli operatori di settore) a distinguere e far distinguere questo tipo di varietà, da altre potenzialmente pericolose. Le modifiche all’articolo 4 comma 1 e comma 3 consentono esplicitamente le coltivazioni in strutture protette dando la possibilità alle aziende agricole di coltivare più volte nello stesso anno solare utilizzando strutture ed attrezzature dall’alto valore tecnologico ed innovativo, in linea con la transizione ecologica ed il Green New Deal promosso a livello mondiale. Il comma 7 disciplina i controlli, sia per le aziende produttrici,

che per le altre parti della filiera, in quanto riconosce nello 0,5% il limite di thc nei prodotti commercializzabili affinché sia tutelato l’utente finale su un’eventuale efficacia drogante del prodotto. La modifica più importante è senza dubbio l’inserimento del comma 7 bis all’articolo 4 che libera finalmente gli operatori del settore dal rischio di procedimenti penali come previsto dal testo unico degli stupefacenti. Va da sé che anche questo è un paradosso che un legislatore di buon senso avrebbe risolto in pochissimo tempo. Non è pensabile che imprenditori che investono, creano posti di lavoro e pagano regolarmente le tasse debbano essere esposti a tale rischio. Gli imprenditori investono tempo, lavoro, fatica e denaro e non è concepibile che in uno stato civile sia messa a rischio anche la fedina penale pur lavorando nel pieno rispetto della legge che promuove questo settore. Su questo punto si riterrebbe più che mai utile la comunicazione delle coltivazioni alle forze dell’ordine, perché come in tutti i settori lavorativi, questo tipo di adempimenti serve a stabilire una sorta di conoscenza e collaborazione con le autorità e a scremare il comparto da quegli operatori che approfittano della mancanza di regole chiare, creando un danno a tutti noi altri che lavoriamo a norma di legge, autoregolamentaci laddove necessario e con cognizione di causa. A tutela dell’utente finale è anche l’aggiunta all’articolo 9 del comma 1 bis che obbliga le varie parti della filiera, ad effettuare tutte le analisi necessarie a garantire la qualità dei prodotti immessi nel mercato e a creare la giusta tracciabilità per poter risalire a eventuali lotti non conformi in tempi celeri. Proprio a tale proposito, la nostra associazione ha redatto un disciplinare interno di produzione e commercializzazione, che mira a creare una tracciabilità tale da favorire le forze dell’ordine in caso di controlli e a tutelare gli utenti qualora ci fosse un problema con un determinato lotto in commercio. Ci sia consentito dire che è impensabile che il legislatore non possa/voglia tener conto del fatto che la pianta della Canapa sativa L. porti con sé un frutto molto prezioso quale l’infiorescenza. Prezioso perché? Perché ha un bacino di utenti a livello mondiale che supera ampiamente ogni vostra immaginazione. Noi siamo fortunati, siamo italiani e abbiamo il miglior microclima al mondo per la produzione di canapa e più nello specifico delle infiorescenze. Qualsiasi stato di buon senso coglierebbe questa opportunità per accompagnare le proprie aziende verso la vetta del mercato di riferimento, come ha fatto in maniera lungimirante il vicino Stato svizzero nel lontano 2019, pur non avendo le nostre caratteristiche climatiche. Fortunatamente il mercato europeo delle infiorescenze di canapa industriale a basso contenuto di thc è in forte espansione e tante aziende italiane, che lavorano a norma di legge, sono le uniche capaci di soddisfare questa enorme domanda, a beneficio di tutto il sistema Italia attualmente in una grave situazione economica e sociale dovuta alla pandemia. Per concludere, vorremmo segnalare che nella giornata di ieri abbiamo appreso dal presidente della commissione agricoltura della camera, che il ministero della Salute ha emanato la procedura autorizzativa per le aziende agricole che intendono produrre foglie ed infiorescenze di canapa sativa L., da semenze certificate, per l’industria farmaceutica. Quello che riusciamo a capire noi operatori da tale

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CANAPA INDUSTRIALE

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CANAPA INDUSTRIALE circostanza, è che questa non può essere altro che l’individuazione di un’ulteriore destinazione d’uso per il fiore di canapa industriale, che dà la possibilità alle aziende che vorranno intraprendere questo iter, di avere anche una check list chiara ed accessibile a tutti. E che, diversamente, non può diventare una preclusione per le centinaia di aziende che già coltivano, non a fini farmaceutici. Certo, risulta un po’ strano che già due aziende abbiano avuto questo tipo di autorizzazioni, quando l’iter, fino a ieri, per la canapa industriale almeno, non era ancora noto e “pubblico”. Ma restiamo fiduciosi del fatto che questo non sia l’ennesi-

BEPPE CROCE DI FEDERCANAPA

N

el corso degli ultimi 60 anni sono stati identificati e isolati numerosissimi princìpi attivi presenti nella pianta di canapa (Cannabis sativa L.), tra cui oltre 140 cannabinoidi, una famiglia di composti chimici, molti dei quali presentano importanti proprietà farmacologiche e nutraceutiche. Di questi composti solo due, Δ9-THC e Δ8-THC, sono considerati stupefacenti, ossia in grado di modificare lo stato psico-fisico di un soggetto. Tra i cannabinoidi non stupefacenti, il più conosciuto e diffuso è il CBD (cannabidiolo), che ha dimostrato di avere importanti proprietà farmacologiche, tra cui quella antinfiammatoria, antiossidante, antiepilettica. Proprio dal rapporto tra THC e CBD presenti nell’infiorescenza, è possibile distinguere una pianta da fibra da una drogante. Viene considerata canapa industriale una pianta contenente livelli piuttosto alti di CBD e livelli molto bassi di THC, che in Europa sono accettati fino allo 0,2%. In seguito a una revisione del dossier Cannabis alla luce di queste nuove conoscenze, condotta dal Comitato di esperti sulle droghe dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il segretario dell’OMS ha raccomandato nel 2018 l’Onu di eliminare gli estratti a base di CBD dalle tabelle delle sostanze stupefacenti contenute nella Convenzione Unica del 1961. Sulla base delle nuove evidenze scientifiche si è sviluppato nell’ultimo quinquennio un grande mercato legale per gli estratti di CBD, e di altri cannabinoidi non psicotropi, in diversi settori connessi al cosiddetto health care: farmaceutica innanzitutto, ma anche cosmesi, alimentare (integratori e Novel Food) e pet food. Ulteriore mercato riguarda gli articoli succedanei del tabacco – sigari, sigarette, sigarette elettroniche a base di CBD – che in Belgio ad esempio sono legalizzati purché abbiano un contenuto di THC inferiore allo 0,2%. Protagonisti del mercato degli estratti di

mo regalo alle case farmaceutiche, che alla luce del modulo di autorizzazione, potrebbero controllare il mercato ancora una volta a discapito dei giovani coltivatori italiani e dell’utente finale. Anche perché sarebbe bene ricordare che parliamo sempre di canapa industriale priva di efficacia drogante e destinata a diversi altri usi, per questo già esclusa dal dpr 309/90 – all’art.26-. Ringrazio la commissione per l’ascolto e spero che ci sia la volontà di tutte le forze politiche di assistere e tutelare un settore produttivo in salute e dall’enorme potenziale.

CBD - che cresce dal 2016 al ritmo del 32% annuo e che ha raggiunto nel 2019 il valore di 1,2 miliardi di $ (dati Tecnavio) - sono Canada, Stati Uniti, Cina e Regno Unito. Anche in Europa il mercato è in rapida crescita, soprattutto dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 19 novembre 2020 (causa C-663/18), che ha imposto alla Francia il dissequestro di una partita di sigarette elettroniche al CBD, prodotte legalmente in Repubblica Ceca. La Corte di Strasburgo dichiara infatti che “il CBD di cui trattasi nel procedimento principale (ossia estratto dalla pianta intera) non costituisce uno stupefacente, ai sensi della convenzione unica” (art.76 della sentenza) e che “il divieto di commercializzare il CBD legalmente prodotto in un altro Stato membro, qualora sia estratto dalla pianta di Cannabis sativa nella sua interezza e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi” viola il principio della libera circolazione delle merci ai sensi degli articoli 34 e 36 TFUE (art.78 della sentenza). In seguito a questa sentenza, anche la Commissione Europea ha dichiarato che il CBD non è droga e che può essere quindi qualificato anche come alimento.

PROPOSTE DI FEDERCANAPA

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Il Parlamento francese a sua volta sta lavorando a una riforma dell’attuale legislazione sulla canapa. In Italia gli investimenti industriali nella canapa a uso alimentare, cosmetico o salutistico sono tuttora ostacolati dalle incertezze a livello giurisprudenziale e ministeriale nell’interpretazione dell’attuale normativa. In particolare, allo stato attuale del dibattito giuridico, non è chiaro se la pianta di canapa industriale, così come definita dalla L. 242/2016, possa essere utilizzata nella sua interezza, come dichiara la sentenza della CGE, e non solo limitatamente ai semi e agli steli. Le barriere all’utilizzo della pianta di canapa in tutte le sue parti penalizza le capacità competitive e la redditività delle attività agricole e industriali in Italia ed espone concretamente al paradosso di un mercato nazionale in cui avranno diritto di libera circolazione articoli di importazione, la cui produzione non è consentita in Italia.

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Per superare questa impasse, dato che l’Italia già dispone di un buon dispositivo normativo per quanto riguarda la canapa industriale, che a nostro parere va semplicemente perfezionato, è sufficiente una modifica all’art 2, che riconosca come lecito l'uso della canapa, composta dall'intera pianta di canapa o di sue parti, e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi (ndr richiamo letterale alla sentenza della Corte di Strasburgo, art.78) come biomassa in forma essiccata, fresca, trinciata o pellettizzata non solo ai fini energetici, ma anche ai fini industriali e commerciali dei settori elencati al comma 2 dello stesso articolo e con contenuto di tetraidrocannabinolo (THC) nella biomassa non superiore ai limiti di legge. Tale concetto era già stato espresso del resto dalla Commissione Agricoltura della Camera nella risoluzione unitaria approvata il 14 novembre 2019. Inoltre, per consentire la conoscenza adeguata e la trasparenza delle attività di coltivazione di canapa in Italia, sarebbe opportuno a nostro parere prescrivere all’art. 3, comma 2, la comunicazione obbligatoria alle forze dell’ordine dell’avvenuta semina. Raccomandiamo infine che il metodo di prelievo della coltura in campo prescritto all’art.4, comma 4, sia esteso anche a qualsiasi parte della pianta prelevata dall’azienda agricola dopo la raccolta.


MATTIA CUSANI

(CANAPA SATIVA ITALIA CSI)

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a legge 2 dicembre 2016, n. 242 (di cui sono in discussione tre proposte di legge di modifica: 540,1321 e 1324), si poneva lo scopo di rilanciare la filiera della canapa industriale compromessa da decenni di anacronistiche politiche proibizionistiche. A seguito dell’approvazione della legge, nonostante la vendita delle infiorescenze e dei loro derivati non fosse espressamente prevista, in Italia hanno aperto più di 3.000 «canapa shop», negozi che vendono la cosiddetta «cannabis light» ovvero fiori di canapa industriale con percentuale di tetraidrocannabinolo (THC) molto bassa, inferiore allo 0,6 per cento, e quindi del tutto priva di effetto psicoattivo. La nostra Associazione si sta impegnando fin dalla sua costituzione per far sì che questo settore riesca a svilupparsi nel rispetto delle regole. Abbiamo bisogno di una normativa che ci consenta di lavorare. Abbiamo chiesto in questa sede - e continueremo con altre interlocuzioni nei rispettivi Ministeri interessati (tra cui Agricoltura e Salute) - alla politica, con estrema urgenza, di intervenire e di fare in modo che l’Italia diventi fattore trainante in questo particolare settore, cogliendo l’occasione di creare concretamente tante possibilità di lavoro, soprattutto nelle zone più disagiate del nostro Paese. Come del resto accade all’estero già da molti anni. Durante la pandemia, molti ed importanti nodi legislativi sono stati sciolti: Le Nazioni Unite hanno riconosciuto ufficialmente le proprietà medicinali della cannabis in un voto espresso a Vienna dagli Stati Membri nel corso della Commissione Droghe delle Nazioni Unite (CND), l'organo esecutivo per la politica sulle droghe. La cannabis viene quindi tolta dalla Tabella 4, quelle delle sostanze ritenute più pericolose in virtu' dei suoi impieghi terapeutici ed inserita nella Tabella 1 (sostanze non dannose). Sul versante novel food, abbiamo fatto presente agli Onorevoli membri della Commissione (in quota Lega, PD, M5S, Forza Italia) che la Commissione europea, il 3.12.20, ha ammesso che il CBD non è uno stupefacente. Una decisione inevitabile dopo che la Corte di Giustizia UE, con sentenza 19.11.20, ha statuito l’illegittimità di qualsivoglia divieto a commercializzare il cannabidiolo come previsto della sentenza 9 novembre 2020, nella causa 663/18 della Corte di Giustizia Europea.

L’eventuale rifiuto, da parte di una giurisdizione nazionale, di tener conto di una sentenza della Corte di Giustizia può implicare l’apertura di una procedura di infrazione e la presentazione da parte della Commissione del ricorso di inadempimento di cui all’art. 258 TFUE. L’EFSA (European Food Safety Authority) può dunque riprendere a valutare le richieste di autorizzazione del CBD come novel food. La notizia viene affidata ad una lettera inviata dalla Commissione UE a EHIA (European Hemp Industry Association), di cui abbiamo letto un estratto ai membri permanenti di legislatura di questa Commissione. La decisione toglie inoltre gli ostacoli del controllo internazionale, imposti dal 1961 dalla Convenzione Unica sulle sostanze narcotiche, alla produzione della cannabis per fini medico-scientifici. Abbiamo del pari sottolineato come il ‘Cannabidiolo (CBD) (Cannabidiolo – derivato da estratto o tintura o resina di cannabis)’ e di recente anche il Cannabigerolo sono le nuove voci introdotte nel registro CosIng. Il CBD naturale e il CBG vengono così definitivamente ammessi quale ingredienti dei cosmetici prodotti o comunque immessi nel mercato unico europeo. La banca dati CosIng non ha un valore legale formale. Essa tuttavia rappresenta un atto di indirizzo dell’Esecutivo europeo, in vista della piena armonizzazione del mercato interno nel settore della cosmetica. Gli Stati membri non possono comunque adottare misure restrittive sul CBD, alla luce della sentenza 19.11.20 della Corte di Giustizia la cui interpretazione ufficiale ha invece valore vincolante.’ Sulla coltivazione di piante di canapa da sementi certificate per destinazione farmaceutica - come fatto anche dall’associazione #lacanapaciunisce ci è parso importante sottolineare che proprio il 24 maggio di questo mese, sul sito del Ministero della Salute, è stato pubblicato l’iter autorizzativo per la produzione di canapa ai fini del conferimento ad officina farmaceutica, che coinvolge per adesso soltanto 2 o 3 operatori del settore. Vorremmo che venisse chiarito in maniera univoca come tale autorizzazione non sia condizione necessaria alla produzione di canapa di per sé, per evitare, inequivocabilmente, Il rischio di confondere la necessità di autorizzazione per questa specifica destinazione d’uso, con la libera coltivazione prevista dalla legge 242/2016 portan-

do ad ulteriori incertezze, che vanno ad aggiungersi a quelle evidenziate dall’esperienza di questi ultimi 5 anni. La corretta impostazione di una filiera della canapa per l’Italia costituisce già modello di economia circolare. Grazie alla varietà dei metodi di produzione e la poliedricità propria del prodotto canapa anche nell’utilizzo dei suoi scarti - dando seguito alle sperimentazioni in corso, al lavoro del tavolo tecnico di filiera e sciogliendo i “nodi normativi” ancora presenti - si potrebbe finalmente attuare un processo di sviluppo completo’ continua Cusani ‘Dobbiamo dare la possibilità alle migliaia di lavoratori del settore, età media 25-40, la più vessata dalle recenti crisi, di esprimere appieno le proprie potenzialità attivando un processo che porterebbe benefici per tutte le tipologie di capitale: umano, materiale e finanziario di cui un sistema economico necessità per funzionare. Le imprese in Italia oggi, in un momento di crisi senza precedenti, hanno bisogno di una ripresa che può essere trainata dalle nuove prospettive di questo mercato, che genera tanta nuova ricchezza. Canapa Sativa Italia ha poi sottoscritto una serie di puntuali correzioni ai progetti di modifica della L. 242/16 in discussione in Commissione (due a firma M5S, Lello Ciampolillo e Matteo Mantero e una a firma Antonio Iannone, FDI). In particolare ed insieme alle altre associazioni presenti, l’inserimento chiaro e letterale delle infiorescenze tra le parti della pianta di canapa utilizzabili, l’obbligatorietà della comunicazione via PEC dell’inizio della coltivazione di canapa alle autorità competenti (Corpo Forestale, attualmente accorpato ai Carabinieri), l’equiparazione di coltivazione a pieno campo con quella in ambiente protetto (serra), e l’inserimento di un nuovo comma : ‘I semilavorati e gli altri prodotti, di cui all’articolo 2, non rientrano nel campo di applicazione delle leggi in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope, di cui al decreto del Presidente della Repubblica DEL 9 ottobre 1990, n. 309. Canapa Sativa Italia (CSI), insieme alle altre associazioni, ha anche sollevato l’importanza di unifo rmare i controlli da parte delle forze di Polizia per evitare duplicazioni e vessazioni sollecitando il MIPAAF ad approvare un decreto Ministeriale che li armonizzi (entro sei mesi) e che contenga anche chiare e specifiche metodiche di campionamento del prodotto in caso di controlli, ancora assenti.

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CANAPA INDUSTRIALE

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LIBRO BIANCO SULLE DROGHE

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ASPETTANDO LA SVOLTA CHE NON C’È ANCORA

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Leonardo Fiorentini

i risiamo. Come ogni anno, a fine giugno, un nutrire; o anche solo segnalare per mero consumo. Nonostante to gruppo di associazioni della società civile puble restrizioni del lockdown le persone segnalate al Prefetto blica il Libro Bianco sulle droghe, giunto ormai alla per consumo di sostanze illecite nel 2020 sono state 31.016 dodicesima edizione. E come ogni anno questo (che vanno ad aggiungersi alle 1.312.180 persone segnalate rapporto indipendente sugli effetti e i danni del Testo Unico dal 1990). Quasi 3000 sono minorenni, il 97% dei quali per sulle droghe in Italia certifica il fallimento delle politiche proipossesso di cannabis. In un terzo dei casi segue la sanzione bizioniste. Quest’anno già dal titolo, “War on drugs. 60 anni amministrativa, come il ritiro della patente e del passaporto: di #epicfail", il Libro Bianco pone grande attenzione all’annisono state 8.587 nel 2020. Conferme arrivano anche rispetto versario della firma della convenzione a violazioni dell’art. 187 del Codice della unica sulle droghe del 1961. Le ricadute Strada, ovvero guida in stato di alteraIl Libro Bianco è promosso di stigmatizzazione su milioni di giovani, zione psico-fisica per uso di sostanze da La Società della Ragione l’ingolfamento del sistema giudiziario, stupefacenti. Anche se i dati disponibili insieme a Forum Droghe, Antigone, l’incarcerazione di massa e l’esplosiosono piuttosto disomogenei, quelli che CGIL, CNCA, Associazione ne delle prigioni, oltre che l’assoluta ci sono confermano che la rilevanza Luca Coscioni, ARCI, LILA e inefficacia nella limitazione dei mercati dell’uso di droghe negli incidenti straLegacoopsociali con l’adesione illegali e degli usi personali, hanno finaldale è bassissima: l’1,46% negli incidenti di A Buon Diritto, Comunità di mente messo in luce come la war on rilevati dalla Polizia stradale. Pensate San Benedetto al Porto, Funzione drugs abbia provocato più danni di che sugli oltre 45 milioni di controlli su Pubblica CGIL, Gruppo Abele, quelli delle sostanze stesse, sia in terstrada effettuati negli ultimi 4 anni da ITARDD e ITANPUD, può essere mini sanitari che sociali, ambientali ed parte dei carabinieri, le violazioni accerordinato in qualsiasi libreria e economici. Nel libro si ricostruiscono tate rappresentano appena lo 0,06% store on line, oltre che essere quindi le motivazioni geopolitiche alla dei controllati. Insomma, parrebbe che consultato su fuoriluogo.it/ base delle convenzioni e la loro evole persone che usano droghe abbiamo librobianco luzione, affrontando anche il difficile molto più buonsenso di chi ci governa. problema della loro riformabilità o flessibilità. Va detto che quest’anno una novità in effetti c’è. Per la prima volta da molti In Italia i devastanti effetti penali di una legislazione criminoanni è stata consegnata al Parlamento entro i termini di legge gena sono sotto gli occhi di tutti. Nonostante la pandemia la la relazione governativa. Addirittura firmata dalla Ministra Falegge “antidroga” resta il volano delle politiche repressive e biana Dadone, la quale ribadisce l’impegno a convocare entro carcerarie: senza detenuti per spaccio o senza quelli dichiaral’anno la Conferenza Nazionale. Peccato che abbia fatto già ti “tossicodipendenti” non ci sarebbe alcun sovraffollamento un passo falso, escludendo la società civile riformatrice dai carcerario. Purtroppo, questi invece continuano ad entrare in primi incontri preparatori e cancellando la “riduzione del dancarcere a ritmi ormai impazziti: un terzo di chi entra in carno” dai gruppi di lavoro preparatori. Ai più non è sembrata cere è accusato di semplice spaccio, mentre oltre il 40% dei una gaffe, quanto piuttosto un imbarazzo rispetto al confronneocarcerati è “tossicodipendente”. Alla fine dell’anno oltre to con le associazioni e le persone che usano sostanze, che il 35% dei detenuti è dentro per violazione della legge sulle chiedono una svolta chiara nelle politiche e nella legislazione. droghe, mentre le persone coinvolte in procedimenti penali Bon ton a parte, il metodo è sostanza, soprattutto quando pendenti per la sua violazione sono 235.174, il dato più alto si deve convocare un’assise che deve valutare il disastro del da 15 anni a questa parte. Secondo la media degli ultimi anni, Testo Unico sulle droghe. Da parte della rete italiana per la 7 su 10 di questi processi arriverà a condannare gli imputariforma delle politiche sulle droghe, che giusto lo scorso anno ti. Un rapporto altissimo, se pensiamo che invece i procesaveva autoconvocato la conferenza, attesa formalmente da si per i reati contro la persona o il patrimonio hanno tassi di 12 anni, c’è la disponibilità a confrontarsi. Sempre che il concondanna ben diversi: 1 a 10. Insomma, una filiera ben oliafronto lo si voglia, e che si accetti la possibilità che una svolta ta ed efficientissima nel perquisire, arrestare e condannasia necessaria.


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I MANESKIN E LE DROGHE

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SICURI DI ESSERE TANTO “DIVERSI DA LORO”? Barbara Bonvicini e Riccardo Giorgio Frega

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l 22 maggio 2021 la band hard rock dei Maneskin, dopo avere trionfato a Sanremo col brano “Zitti e buoni”, conquista anche la vetta d’Europa, riportando l’Eurovision Song Contest in Italia dopo oltre trent’anni. Dei veri “bad ass”, questi Maneskin, musicisti trasgressivi e controcorrente. Lo si intuisce subito dai loro testi roventi, dove addirittura ardiscono cantare parole come “coglioni” e “cazzo”, ma soprattutto dall’atteggiamento sopra le righe del loro frontman Damiano, bellezza efebica e maledetta, che si distingue per il make up metrosessuale, la bigiotteria demoniaca a decorare abiti in pelle e latex e tatuaggi bene in vista: “Rock never dies” proclama dal palco, supponiamo

Non sarebbe stato più dignitoso (e più rock) negare di avere “pippato” in diretta, ma tutelare il proprio diritto e la propria privacy

perché ritenga di essere tra coloro che contribuiscono a tenerlo in vita. Chi si sarebbe mai immaginato che bastasse evocare “la droga” per fargli rinnegare protagonisti e storia del genere musicale che interpreta, pur di smarcarsi dallo “stigma del drogato”? Pochi minuti dopo la vittoria di Amsterdam, infatti, comincia a circolare in rete e, soprattutto, sui social network una foto che parrebbe immortalare Damiano con la testa china sul tavolino del salotto della Green Room (il luogo dove i concorrenti dell’Eurovision assistono allo spettacolo ed attendono il verdetto delle giurie) intento “nell’inconfondibile” gesto dello sniffare cocaina. Qualsiasi essere umano dotato di logica ed intelletto si rendereb-


be conto che la vicenda è assurda sin dal principio. Lo scatto giudizio morale, non ritenerlo degno di produrre arte, musiritrae solo il cantante col capo chino, l’assunzione di stupeca o intrattenimento per il pubblico. facente è totalmente presunta, così come la natura dello stupefacente stesso. La foto, sfocata e poco chiara, è l’unica Del resto quando mai il consumo di sostanze è andato a inquadratura nota e non esistono altri filmati utili a chiarire braccetto con l’arte e la creatività umana? Cosa c’entra col alcun dettaglio della condotta. Il caso consumo di “droga” il fatto che la canavrebbe potuto essere derubricato a zone sia piaciuta al pubblico e alla giu“fake gossip” semplicemente per il fatria? L’Eurovision è una manifestazione to che assumere cocaina in diretta in canora o si premiano look e presunta un gigantesco studio televisivo circonintegrità morale dei concorrenti? Non dato da telecamere non è un’idea brilsarebbe stato più dignitoso (e più rock) lante, se poi rischi l’eliminazione. Eppunegare di avere “pippato” in diretta, ma re l’insinuazione diventa virale. Nel giro tutelare il proprio diritto e la propria di poche decine di minuti le ricondiviprivacy ricordando che ciò che gli artisti sioni sono nell’ordine delle centinaia di fanno nella loro vita privata non ha nulmigliaia, la domanda fa il giro del monla a che vedere con la qualità della prodo ed è sulla bocca di tutti: “Damiano pria produzione artistica, e che quindi dei Maneskin è un drogato?”. Sono in non dovrebbe essere oggetto di curiomolti a chiederne, per questo, la squalisità o dibattito, anziché promettere un fica dalla kermesse. La vicenda si intrutest in Eurovisione come una educanfola anche in sala stampa, durante la da in coda per un prelievo all’Avis? tradizionale conferenza coi giornalisti dopo la finale, dove, a domanda diretLo “stigma del drogato” è ancora evita, inizia la crociata mediatica “contro la dentemente troppo potente, nonodroga” del gruppo capitolino: Damiano stante tutti i progressi fatti dalla sciennega categoricamente di averne asza e dalla parte migliore della società sunta durante l’evento, di averne mai civile per invertire la demonizzazione consumata in vita sua e ci tiene a precidelle sostanze e di chi le consuma. sare che la droga è il male, che fa male Tanto potente da annichilire di paura e che uccide la creatività. Non solo, per i Maneskin e convincere il loro manalavarsi l’anima dal sospetto promette gement a lanciare la band in un nuovo al mondo che farà degli esami del sanmercato: quello dei tour mediatici pro gue il giorno seguente per provare a proibizionismo. In una intervista di Stupefatti è il podcast tutti il proprio candore. qualche settimana dopo alla nota riviantiproibizionista che ogni sta Vogue Italia, “Don” Damiano dichiasettimana racconta il mondo Questo evento è interessante per una ra che “la creatività viene da una mente delle sostanze stupefacenti: cosa serie di elementi diversi. Forse il primo sana. Allenata. Lucida. Il cervello è una sono, quel’è la loro storia e come da evidenziare, perché il più folle, è che macchina che deve avere gli ingranaggi si assumono in sicurezza. Inoltre il dibattito sulle “droghe” tende a deraa posto e la droga è solo una grandisracconta i danni del proibizionismo gliare fuori dai binari della razionalità sima zozzeria”. Del resto che ne sanno e come un approccio laico e con una violenza tale da invertire persidi creatività Bob Marley, i Pink Floyd, scientifico alle droghe sarebbe no l’onere della prova. Qui non era DaHandrix, i Rolling Stones, Baudelarie, il modo migliore per tutelare la miano che doveva discolparsi, erano Rimbaud, Van Ghog, Warhol e quelle salute pubblica e contrastare le nel caso gli accusatori a dover fornire migliaia di artisti che hanno fatto la stonarcomafie. Stupefatti si può prove certe dell’accaduto. Il contrario è ria dell’arte utilizzando le sostanze per ascoltare gratuitamente su impossibile: siete mai stati a Honolulu? potenziare la loro percezione ed acuire Spotify, Apple Podcast, Google No? Provatecelo. i propri sensi? Podcasts e Amazon Music. Altro punto irrazionale. Con che faccia Intendiamoci, la sobrietà è una scelta puoi dire di non assumere “droghe” legittima, così come dovrebbe esserlo se non hai fatto altro che bere tutta il consumo. Dispiace vedere dei ragazzi la sera? Perché nessuno fa notare l’egiovani e di talento che, spaventati dalnorme approvvigionamento di alcol la macchina del fango, si prodigano a a disposizione degli artisti durante lo soffiare sul fuoco del proibizionismo show? solo per tutelare il loro mero interesse economico e la loro carriera. È meNon basta acchittarsi e truccarsi per schino scagliarsi a posteriori “contro essere “diversi da loro”, bisogna dimola droga” fingendo così di voler abbatstrarlo cercando di rompere le regole tere uno stereotipo, quello della rockdel gioco che “loro” hanno fissato: quelstar “che si fa”. Se vogliamo rompere le che dividono il consumo di sostanze gli stereotipi, caro Damiano, bisogna tra le “buone” legali e le “cattive” illegali evitare di usarli nelle proprie canzoni e che legittimano, nel caso di queste uldescrivendo gli spacciatori come gentime, il discredito e il giudizio verso chi te “strana”, dimenticandosi che nella le consuma. Invece di parlare di “psicoattivi” consumati, la maggior parte dei casi sono ragazzi giovani, che non hanno band più trasgressiva del momento ha preferito tornare al avuto modo di individuare e coltivare le proprie passioni e trotto nell’ovile della morale, pur di non doversi confrontare che spesso finiscono in carcere per reati non violenti. In concon triviali pettegolezzi. Perché di questo si tratta: chiedere clusione, il tema “droghe” meriterebbe un po’ più di rispetto il ritiro di un premio appena consegnato ad un artista che da chi ha come maggiore cruccio quello di scegliere il giusto si scopre essere consumatore di sostanze significa dare un brand di eye-liner per la prossima esibizione.

Dispiace vedere dei ragazzi giovani e di talento che, spaventati dalla macchina del fango, si prodigano a soffiare sul fuoco del proibizionismo

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I MANESKIN E LE DROGHE

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NOVITÀ DAL MONDO

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IL RITORNO DEGLI PSICHEDELICI IN USA Cristina Talerico

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seguito della depenalizzazione degli psichedelici in Oregon e le pubblicazioni scientifiche degli ultimi anni sull’uso di queste sostanze in svariate patologie, il Senato della California si è espresso in maniera favorevole sull’uso degli psichedelici. Con un voto di 21 favorevoli e 16 contrari, il Senato californiano ha appena approvato una proposta di legge che depenalizza uso, possesso e condivisione personale di svariate sostanze psicoattive, incluse nella Tabella I del Controlled Substances Act voluto da Richard Nixon nel 1971. Si conferma in particolare la rimozione degli attuali divieti relativi a “coltivazione, scambio o trasporto di spore o micelio capace di produrre funghi o altro materiale contenente psilocibina o psilocina”. La norma è stata introdotta dal senatore Weiner che ha dichiarato: «Gli psichedelici sono assai promettenti nel trattamento di traumi complessi, depressione, ansia e dipendenze», insistendo poi sulla necessità di un approccio scientifico sul tema. A breve la proposta passerà alla Camera seguendo il tipico iter legislativo e si preannuncia già molto bollente e dibattuta. Le sostanze psichedeliche sono ormai conosciute da anni, tra le più famose vi è sicuramente l’LSD, scoperta da Hofmann, uno studioso che stava facendo delle ricerche su un fungo parassita delle graminacee, l’ergot della segale cornuta, per conto dell’azienda farmaceutica per cui lavorava, con l’obiettivo di sintetizzare un nuovo farmaco che stimolasse le funzioni cardio-respiratorie. Si accorse solo qualche tempo dopo dei reali effetti di questo nuovo “farmaco”, nel momento in cui ne provò una piccola dose. Oltre all’LSD vi è la psilocibina, contenuta in una particolare varietà di funghi e conosciuta ormai da centinaia di anni in quanto usata dalle popolazioni indigene dell’America Centrale durante riti. Queste sostanze sono da sempre considerate molto controverse, alcuni studi ne dimostrano l’efficacia, tra gli ultimi ricordiamo quello i cui risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine. In questa ricerca sono stati coinvolti 59 pazienti con disturbo depressivo maggiore di lunga

durata divisi in due gruppi (uno da 30 e uno da 29 persone): il primo ha ricevuto due dosi separate da 25 milligrammi di psilocibina a 3 settimane di distanza più 6 settimane di placebo giornaliero. Al secondo gruppo sono invece andate due dosi separate da 1 milligrammo di psilocibina a 3 settimane di distanza più 6 settimane di somministrazione orale giornaliera di escitalopram, il principio attivo dei principali farmaci antidepressivi. A sei settimane dagli inizi della sperimentazione, i partecipanti hanno fatto un questionario “Quick Inventory of Depressive Symptomatology-Self-Report” (QIDS-SR-16), per verificare tramite un punteggio il loro stato depressivo ed è emerso che la psilocibina ha avuto i medesimi effetti antidepressivi del farmaco, migliorando la salute mentale dei pazienti. D’altro canto, sono noti anche gli effetti collaterali dell’assunzione incontrollata degli psichedelici, i cosiddetti “bad trips”, che causano ansia e visioni potenzialmente distorte della realtà, in particolar modo in soggetti con particolari predisposizioni psichiche. Ad oggi molti ricercatori stanno puntando su queste sostanze, grazie anche all’aiuto di tecniche molto sofisticate che non esistevano nel ‘900, come il brain imaging che consente di visualizzare le attività del cervello umano durante l’assunzione e la fondazione di centri di ricerca specializzati. Nel 2019 è stato fondato il Centre for Psychedelic Research all’Imperial College di Londra, che si occupa esclusivamente di ricerca sugli psichedelici per la cura delle malattie psichiatriche. Per i Senatori californiani queste sostanze sembrano dunque essere molto promettenti dal punto di vista medico, occorrono sicuramente altre ricerche scientifiche ma per quelle già esistenti i benefici superano i rischi. Attenzione, non bisogna mai dimenticare che sono sostanze particolari, devono essere assunte in dosi precise e non sono per tutti. Per questo motivo occorre esaminare con attenzione la storia psichiatrica del paziente, oltre che le eventuali interazioni farmacologiche. Questa legge potrebbe aiutare tanti pazienti a cui le terapie classiche non fanno più effetto. È forse arrivato il momento dell’l’inizio di una “rinascita” degli psichedelici?


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CANNABOOM

L’IMPATTO DEL CANNABUSINESS SULL’ECONOMIA AMERICANA? 92 MILIARDI DI DOLLARI SOLO NEL 2021 Impatto economico della cannabis

ANCHE AMAZON SI SCHIERA APERTAMENTE A FAVORE DELLA LEGALIZZAZIONE

Dai posti di lavoro alle tasse agli immobili, l'impatto dell'industria della cannabis ha un grande - e crescente - impatto sull'economia più ampia

Stime sull’impatto negli USA

2021 impatto per Stato sulla base delle vendite per uso medico e/o ricreativo (IN DOLLARI)

L'impatto economico dell'industria della cannabis dovrebbe essere di 92 miliardi nel 2021, secondo le stime dell'ultimo MJBizFactbook

19.9 8.7 4.5 1.5 297 21 MILIARDI MILIARDI MILIARDI MILIARDI MILIONI MILIONI

21

MILIONI DI DOLLARI Degli stati monitorati, l'impatto è più basso in Iowa

(IN MILIARDI DI DOLLARI)

Impatto economico dalla vendita al dettaglio

70

92

112

19.9 MILIARDI

DI DOLLARI La California ha l'impatto maggiore

Stime vendita al dettaglio

2020

SENZA DATI

2021 2022

FONTE: MJBIZFACTBOOK, MJBIZDAILY ANALYSIS

Kail Bench

D

ai ricavi commerciali ai posti di lavoro creati, dalla derivazione fiscale fino all’indotto generato, le dimensioni dell’impatto economico del boom della cannabis legale negli Stati Uniti continuano a crescere a dismisura. E secondo l’ultimo studio realizzato da MjBizDaily, uno dei siti di riferimento del settore, nel 2021 arriverà alla cifra “mostruosa” di 92 miliardi di dollari, il 30 per cento in più rispetto allo scorso anno e con la prospettiva di arrivare – alle condizioni date – a 160 miliardi di dollari nel 2025. Ovviamente i dati sono relativi agli Stati americani che hanno legalizzato l’uso medico (ormai la stragrande maggioranza) e quello ricreativo della cannabis. Lo studio ha analizzato tutto ciò che ruota a livello economico attorno alla produzione, alla commercializzazione e al consumo di marijuana, compresi, per esempio, le necessità quotidiane dei lavoratori del settore, incluse le loro spese di affitto, trasporto e tempo libero. Così come le spese di consumatori e pazienti, i milioni di dollari che pagano in tasse stati e locali, che possono essere utilizzati dai governi e dalle amministrazioni per spenderli a servizio del bene

comune. Ancora, nel computo, entrano le questioni immobiliari, gli investimenti in sviluppo e ricerca e tanto ancora.

Amazon è a favore di una proposta di legge statunitense per legalizzare la cannabis a livello federale. Lo ha annunciato il colosso dell’e-commerce in un post in cui afferma che “sosterrà attivamente” la legalizzazione della marijuana a livello federale.

Parliamo in particolare del Marijuana Opportunity Reinvestment and Expungement Act (il cosiddetto MORE Act), che mira a legalizzare la marijuana a livello federale e cancellare le fedine penali. Negli USA, diversi stati lo hanno già fatto, ma per la legislazione federale la marijuana è ancora una sostanza classificata.

Naturalmente l’impatto varia da stato a stato. Si calcola che il solo mercato californiano sarà capace di generare, nel 2021, la bellezza di 20 miliardi di dollari. Stati come il Colorado, l’Illinois, l’Oregon e Washington arriveranno ad oltre 10 miliardi di dollari per ognuno. E poi c’è l’impatto pro-capite, come mostrato nel grafico qui sotto.

“Speriamo che altri datori di lavoro si uniranno a noi, e che i politici agiranno rapidamente per far passare questa legge”, ha detto Clark.

Come vedete, qui le proporzioni cambiano in base alla popolazione. Spicca il dato del Nevada, per cui si prevede un beneficio pro capite grazie all’industria della cannabis di 1.917 dollari a persone nel 2021. Il mercato della marijuana porterà invece nelle casse degli abitanti di Alaska, Colorado e Oregon circa 1.500 dollari ciascuno.

“In passato, come molti datori di lavoro, abbiamo escluso dei candidati se risultavano positivi al test per l’uso di marijuana – ha spiegato il responsabile del retail, Dave Clark – Tuttavia, dato che le leggi statali si stanno muovendo negli Stati Uniti, abbiamo cambiato rotta”. A marzo Amazon è stata accusata di aver violato la legge di New York per aver sottoposto i candidati ai test per l’uso di marijuana ormai vietati.

Insomma, ancora una volta, siamo davanti a numeri che parlano da soli. Ma in Italia il tema è considerato ideologicamente intrattabile, per ignoranza e interesse, da parte dei partiti di destra, e alla stregua di un gingillo per qualche “fricchettone che si fa le canne” dai partiti più “illuminati”, che preferiscono non sporcarsi le mani. E intanto il resto del mondo va avanti. Che tristezza.

Al momento, Amazon.com non permette la vendita di cannabis attraverso il proprio portale, ma la situazione potrebbe cambiare con la legalizzazione.

Il gruppo di Jeff Bezos ha inoltre deciso che eliminerà i test sull’uso di marijuana dal programma dei controlli per le assunzioni dei dipendenti. In particolare, per le posizioni non regolamentate dal Dipartimento dei trasporti.

Questo di Amazon è l’ennesimo segnale – che forse a qualcuno potrà anche non piacere – del fatto che ormai parliamo della legalizzazione della cannabis come di un fatto quasi naturale, di cui non si tratta più di capire il “se” ma il “quando” e il “come”.


LE DONNE DELLA CANNABIS: ECCO CHI SONO LE IMPRENDITRICI DI SUCCESSO

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CANNABUSINESS

Teresa Della Pieve bbene sì, tra i più grandi imprenditori dell’industria cannabica ritroviamo anche le donne, e che donne!

JEANETTE VANDERMAREL E ALISON GORDON Iniziamo con una delle coppie più influenti della Cannabis, con alle spalle una storia davvero particolare. Tutto ha inizio da un evento traumatico, Jeanette VanderMarel infatti ha perso la figlia a causa di una rara forma di epilessia. Qualche tempo dopo è venuta a conoscenza insieme a suo marito del fatto che la cannabis poteva essere usata in maniera efficace per trattare gli attacchi causati da questa malattia. Tre anni più tardi i coniugi hanno messo su la loro coltivazione di cannabis, grande dieci ettari, The Green Organic Dutchman, fra le prime produzioni di cannabis senza pesticidi ed ecologiche. Nel 2018, VanderMarel ha fuso la sua azienda con una nuova azienda a capo della quale c’era Alison Gordon. Il risultato è 48North, un’azienda canadese dal management tutto al femminile che si rivolge a una clientela molto attenta, offrendo cannabis e derivati di qualità coltivati biologicamente.

MARA GORDON Direttrice dell’azienda Aunt Zelda’s, organizzazione che ha lo scopo di creare degli estratti di cannabis a misura del paziente, formulati appositamente per soddisfare specifiche necessità. Questa scelta ha permesso di non considerare solo i più famosi THC e CBD ma di concentrarsi su degli estratti a spettro completo e formulazioni alternative. Il documentario Weed The People descrive il suo impegno nel fornire estratti di cannabis a pazienti affetti da gravi patologie. Con il suo intervento TEDx talk—Cannabis: Separating the Science from the Hype, ha istruito centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo.

MARTHA STEWART Celebre da tempo per i suoi consigli su vari aspetti della vita quotidiana ha lanciato una personale linea di prodotti a base di canapa che comprende cosmetici, lifestyle e persino prodotti per animali domestici. Collaborando con Canopy Growth, un colosso del settore della cannabis,

la Stewart ha contribuito ad accrescere ulteriormente il successo del CBD. Ha intrecciato amicizie con personaggi influenti del settore della canapa, uno fra tutti il mitico Snoop Dogg con il quale pare abbia condiviso più di uno spinello.

DR RAQUEL PEYRAUBE La dottoressa Peyraube ha studiato tossicologia, psichiatria e psicoterapia ed è un medico specializzato nel consumo di sostanze stupefacenti. La sua storia è molto particolare in quanto in principio era contraria all’utilizzo di questa sostanza ma tramite studi e numerose esperienze con i pazienti ne è diventata una delle maggiori sostenitrici. Attualmente è membro attivo della International Association of Cannabinoid Medicines (IACM) e continua a diffondere informazioni e consigli relativi alle norme sulle sostanze stupefacenti nei diversi Paesi.

ROSA CAZARES Giovane CEO di un importanze azienda del settore, la Mota, una catena di negozi che, distribuisce cime prive di pesticidi e sostanze chimiche, garantendo ai consumatori un prodotto puro e sano. Oltre a contribuire alla gestione dell’impresa, Rosa si assicura personalmente che lo staff dei suoi punti vendita sia composto prevalentemente da donne.

AMANDA JONES E JENNIFER CHAPIN Due amiche boss dell’azienda di bevande alla cannabis più importante della California. All’alba dei cinquanta anni, incoraggiate da un’amica in comune malata terminale di cancro che utilizzava la cannabis a fini medici hanno deciso che avrebbero trovato un’alternativa più facile da somministrare e che non “sballasse troppo”. Da questa promessa, grazie ad un piccolo team di esperti sono riuscite a creare Kikoko, un particolare the alla cannabis che presenta le giuste percentuali di THC e CBD.

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LA RELAZIONE EUROPEA 2021 SUL CONSUMO E L’ESEMPIO STATUNITENSE

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Stefano Armanasco Freeweed

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-19 Mentre la Relazione Europea 2021 sotAmfe Cann tamin abis e tolinea che la pandemia non ha frenato lo spaccio ed il traffico illecito e che i consumi sono in aumento, la stessa relazione non propone nulla per cambiare la situazione, anzi, insiste nel determinare le sostanze come il problema, senza considerare che è lo status di illegalità a mettere a rischio i consumatori nella maggior parte dei casi. COVID

Contemporaneamente gli USA stanno da tempo prendendo atto del fallimento della loro stessa “war on drugs” e lentamente stanno virando verso politiche più tolleranti, più libertarie, più sociali. Cosa aspetta l’Europa non si sa. Forse il guizzo di qualche corridore solitario, come il Portogallo, che in questo mese ha rilanciato il desiderio parlamentare di una regolamentazione totale della cannabis. Anche la Germania ha manifestato l’intenzione, con i Verdi, di cambiare rotta verso la legalizzazione. In Italia intanto nemmeno si riesce a sviluppare un dibattito nazionale nelle commissioni su testi microscopici, mentre i testi scritti e formulati dai cittadini, come il Manifesto Collettivo, vengono sistematicamente ignorati sia dai politici professionisti sia dai media nazionali. Qui siamo in alto mare, mentre in altri Paesi si veleggia verso la libertà. Sarebbe facile lasciar perdere, ma non è certamente rinunciando che si vincono lotte sociali e politiche di questo tipo. Vi aspettiamo tutti i giorni su Youtube nel nostro nuovo Canale “Spliff Break – Spezziamo lo Stigma”, per notizie ed aggiornamenti su tutte le iniziative ed aggiornamenti. Insistere è l’unica certezza che abbiamo.

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entre in Europa si continua, nell’anno corrente 2021, a calcolare meticolosamente il consumo su base di proiezioni di sequestri, come ben sviluppato nella Relazione europea sulle droghe ed il loro uso, negli Stati Uniti, oltre al mero conteggio, si procede ad intervenire sui dati cercando di Tende migliorare la vita dei cittadini e non solo nze e svilup dimostrare di saper sommare alcune cipi M D M fre, banali e molto poco indicative delle A Eroin Nuov a e alt e sos reali abitudini. ri opp tanze Deces iac

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BeLeaf LUGLIO-SETTEMBRE 2021

ANTIPROIBIZIONISMO MILITANTE


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LA COLTIVAZIONE DELLA CANNABIS COME OCCASIONE DI RISCATTO SOCIALE Fabio Trocino

I

n Provincia di Torino esiste una realtà della galassia associativa del mondo di Libera che ha scelto di promuovere la coltivazione della Cannabis Light come attività di promozione sociale e di riscatto individuale: parliamo dell’azienda agricola Blu Bit. Blu Bit nasce dall’unione di due esperienze molto conosciute sul territorio torinese, soprattutto tra i più giovani: l’Associazione ACMOS, che si occupa di cittadinanza attiva e dalla Fondazione Benvenuti in Italia. Abbiamo chiesto al chiesto al Presidente di Acmos, Diego Montemagno di raccontarci questo progetto. Cos’è Blu Bit? “Blu Bit è un’azienda agricola, ma questa definizione è del tutto riduttiva del significato che abbiamo voluto dare alla nostra iniziativa, in continuo divenire. Uso la prima persona plurale ‘noi’ perché dà il senso di un movimento che ha voluto trovare un mezzo pratico e lungimirante per dare vita ad alcune priorità che riteniamo essenziali per costruire quel mondo “più lento, più profondo e più dolce” che, parafrasando le parole di Alexander Langer, ci impegniamo quotidianamente a costruire attraverso le nostre organizzazioni. Il nostro percorso arriva da lontano: sono anni che ci occupiamo di sostenibilità ambientale e di produzione agricola, così abbiamo ritenuto di unire le nostre molteplici attività sotto un unico soggetto, appunto, Blu Bit. La nostra prima produzione agricola è stata la Cannabis light, coltivata outdoor in pieno campo, ricca di CBD e terpeni, raccolta e lavorate a mano in Italia, con essiccazione lenta in ambiente controllato. Coltiviamo, inoltre, Nocciole Piemonte IGP – sgusciate e calibrate. I nostri noccioli si trovano in Cascina Carla e Bruno Caccia, bene confiscato alla ‘ndrangheta a San Sebastiano da Po (TO). Scegliere di coltivare cannabis legale ha un significato pienamente politico: vogliamo contribuire a innescare un dibattito serio e senza ipocrisie sulla legalizzazione della cannabis in Italia, significato che si aggiunge a quelli che ci hanno spinto alla creazione stessa di Blu Bit.

Con la nostra azienda agricola vogliamo generare occasioni di lavoro in agricoltura, per tutte le fasce di popolazione che normalmente hanno difficoltà a trovarne uno, come le donne, i giovani, i migranti, le persone diversamente abili o ex detenuti. Perché il contatto con la terra sia liberante ed emancipante. Una possibilità che troppo spesso è negata nelle nostre campagne. Consci che i progetti sociali e politici portati avanti da ACMOS e dalla Fondazione Benvenuti In Italia necessitano di coperture economiche, abbiamo capito è più bello poter finanziare queste iniziative grazie all’autoproduzione e al contributo del collettivo che le anima. Una scelta difficile, che ci permette di essere sempre più liberi prendere le iniziative che riteniamo, senza sottostare ad alcun compromesso. Infine abbiamo capito che non ci sarà alcuna speranza di un futuro migliore, se non sarà risolta la grave crisi ambientale (e sociale) che stiamo vivendo. Nessuno può sentirsi esente dal fare la propria parte per salvaguardare un pianeta, la nostra Terra, che è l’unico che abbiamo a disposizione. I governi locali, nazionali e sovranazionali hanno il dovere di restituire un pianeta sano alle prossime generazioni, lo stesso vale per ogni cittadino. Tramite Blu Bit abbiamo deciso di partire dall'educazione dei più giovani, recuperando un contatto con la terra troppo spesso perso nella nostra società e cercando di seminare la cultura del rispetto per l’ambiente. Questa è la nostra storia che non si esaurisce in queste poche righe, una storia che continueremo a scrivere grazie all’aiuto di tutti.” Bene allora non ci resta che seguire questo bel progetto sul https://blubit.org/ e fargli un grosso bocca al lupo!

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LIBERA CANNABIS

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STRAIN STORY

LIBERTY HAZE: SENTIRSI LIBERI E VOLARE IN ALTO

24 Dati di coltivazione: • Genetiche •

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Liberty Haze (G13 x ChemDawg 91) Fase vegetativa Tre settimane (dalla germinazione) Fase di fioritura 62 giorni /60-65 giorni in totale Substrato Plagron Grow Mix soil, vasi da 11 litri pH 6.2-6.6 EC 1.2–1.8 mS Illuminazione Fino a 8 x SANlight Q6W = 1720 watts Temperatura 19-28°C Umidità aria 40-60% Irrigazione Manuale Fertilizzanti Organic Bloom Liquid di Green Buzz Liquids Additivi/stimolanti Living Organics, More Roots, Humin Säure Plus, Big Fruits, Fast Buds e Clean Fruits di Green Buzz Liquids Strumenti Plagron Grow Mix soil, vasi da 11 litri Altezza 95 + 110 cm Resa 195 grammi (somma di entrambe le piante)

testo e immagini: Green Born Identity - G.B.I.

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ibertà, libertà. Viviamo in un’epoca, perlomeno nel mondo occidentale, di libertà individuali: libertà di opinione e di parola, di scelta politica, professionale e sentimentale, libertà di muoversi e di viaggiare (ammesso che non ci sia una pandemia virale in corso…), e per quanto riguarda il consumo privato, godiamo di scelta libera e illimitata di beni disponibili via internet in tutto il mondo. Questo, da un lato. Dall’altro, ci sono molte cose in questo mondo che non sono libere o la cui libertà è pesantemente minacciata: società che sono (per quanto possibile) libere dal razzismo, dall’estremismo di destra, dal populismo, ma che allo stesso tempo sono minacciate dalle ambizioni autocratiche e antidemocratiche dei loro leader. Non la solita Haze: un omaggio erbaceo alla libertà In un tale contesto, e alla luce di uno strain chiamato “Liberty Haze”, sono tanti i pensieri che attraversano la mente, sia positivi che, purtroppo, negativi. Ma questi ultimi saranno ottimisticamente spazzati via, al più tardi, quando si inala il fumo o il vapore di Liberty Haze, visto che questa varietà euforizzante di Barney’s Farm è un omaggio erbaceo alla libertà: la speranza è verde, la libertà è verde! Geneticamente parlando, questo strain non è la solita Haze, ha un pedigree che si differenzia completamente da quanto contenuto nel manuale delle varietà: Liberty Haze è una fusione Sativa dominante (60%) di G13 e ChemDawg 91, due leggende nel mondo degli strain di cannabis. Le piante raggiungono altezze medie (indoor generalmente non più di un metro) e la fioritura è abbastanza veloce, circa 8-9 settimane. Barney’s stima fino a 600 g/m2 le sue alte rese indoor. Visto che la conclusione del suo ciclo di vita con luce naturale si colloca tra la prima e la seconda settimana di ottobre, Liberty Haze viene pubblicizzata anche come

una pianta adatta alla coltivazione outdoor. Le sue numerose cime allungate prendono molto peso e spesso mostrano colori attraenti che vanno dal rosso al viola. Con percentuali confermate di THC fino al 25%, Liberty Haze rientra nella categoria delle varietà superiori alla media e altamente potenti. E naturalmente, in quanto è ricca di THC, il suo frizzante effetto rinvigorente è intenso e duraturo, e trasmette uno slancio di euforia. L’intrigante aroma della pianta è incentrato su un fresco gusto di limone. A livello di olfatto si mescolano note di muschio, terra e skunk, mentre il sapore presenta e mette in gioco sentori di pino e di erbe. Potente crescita vegetativa e germogliamento molto vigoroso nelle prime fasi della fioritura The Doc, un fervente appassionato di genetiche classiche di cannabis, non ci ha pensato due volte a testare Liberty Haze e si è apprestato a germinare due semi femminizzati. Proprio come tutti i semi di Barney’s Farm che lui aveva precedentemente testato, anche questi sono germinati alla perfezione generando due piantine sane e dalla crescita rapida. Sono state rinvasate in vasi da 11 litri dopo 14 giorni di vegetativa. Una settimana dopo, The Doc ha riferito: “Finora è una varietà bella e dalla crescita vigorosa con un’ottima ramificazione laterale. Ora che le ho portate in fioritura hanno raggiunto altezze di 34 e 39 cm.”


ta con una grande cucchiaiata di dolcezza. Sullo sfondo, un pizzico di speziatura muschiata aggiunge una sottile complessità al mix.” Formidabile raccolto e raffinatezza olfattiva La pesatura del raccolto essiccato ha rivelato che, con 195 grammi complessivi, Liberty Haze ha solo sfiorato i 100g per pianta – “comunque sia, un risultato formidabile”, ha detto The Doc. “L’aspetto delle infiorescenze essiccate rientra senza dubbio nella categoria ‘libro di fotografia’. Io non esiterei a partecipare a qualsiasi concorso con questi autentici capolavori.” Quella fragranza dolciastra manifestava ora un po’ di terrosità e faceva arrivare note di pepe nero al naso di Doc – una vera raffinatezza olfattiva!

Dopo 28 giorni di fioritura, ha aggiunto, “Già mi considero un fan di questo strain! Fino ad ora, ha dimostrato di essere molto stabile. Infatti, le due piante sono ancora piuttosto uniformi ed entrambe fioriscono di brutto dopo quattro settimane, con una moltitudine di prorompenti germogli in fiore che presentano innumerevoli pistilli bianchi a formare le cime più promettenti. Inoltre, un precoce e spesso rivestimento di piccole goccioline di resina brilla sui giovani calici e sulle “sugar leaves”, che sono tutte già alquanto appiccicose!” Cime solide come granito dall’aspetto zuccherino e con un profumo dolce di limone La formazione delle infiorescenze ha continuato a prosperare in modo impressionante proprio come The Doc si aspettava. Dopo 62 giorni esatti di fioritura e un netto allungamento che le ha portate a 95 e 110 cm di altezza, le due piante erano del tutto mature. Il colore rosso e viola si è manifestato solamente sui rami e sul dorso delle foglie, ma ha comunque esibito una presentazione piuttosto appariscente. Dotate di un enorme rapporto calice/foglia, le cime sono diventate grosse, succose e compatte, con una solidità come di granito. Le grandi cime principali sporgevano prominenti dal centro, con intorno una formazione di maestose cime minori a caratterizzare la metà inferiore delle piante. Tutte le cime erano riccamente ricoperte di tricomi cristallini, sembrava che qualcuno le avesse generosamente cosparse con fini granelli di zucchero. Il buon Doc ha affermato con entusiasmo, “questo aspetto meraviglioso è gloriosamente accompagnato da un chiaro profumo di limone e, per il suo aspetto zuccherino, sembra glassa-

Il test del fumo: Liberty Haze avvia una messa in orbita mentale Quando ha provato le cime per la prima volta, con circa 0.75 grammi e un pizzico di tabacco avvolti in un’elegante canna, Liberty Haze, proprio come descritto, ha dato il via a un effetto tipo decollo. Dopo due boccate, un’esplosione di frizzante energia Sativa ha travolto The Doc donandogli una spinta euforica, “uno, due, tre, vai! L’effetto andava in un’unica direzione: verso l’alto! Il mio collo era la piattaforma di lancio e la mia testa era il razzo, decollata con un big bang ed emettendo una grossa colonna di fumo dalla mia bocca! Non potevo rimanere fermo neanche un secondo in più e, spinto da una forte voglia di azione, ho iniziato a piegare un mucchio di indumenti lavati e li ho messi nell’armadio. Tutto, fischiettando allegramente. Questo tipo di lavori casalinghi, generalmente noiosi, erano all’improvviso diventati divertenti! Dopo di che ho deciso di scrivere un’importante e-mail privata a lungo rimandata, e l’ho fatto di getto e a mio agio, senza trovare grosse difficoltà nella redazione del testo e a trovare alcune parole difficili che normalmente mi tengono impegnato più a lungo. Qualche altra boccata dalla canna di Liberty Haze ha fatto in modo che questa vivace energia non svanisse, così ho continuato a svolgere altre faccende domestiche. Dopo circa un’ora però, mi sono stancato e ho dunque iniziato a rilassarmi, anche perché quella botta di freschezza si era esaurita lasciando spazio a una calma lucida. A quel punto mi sono sdraiato sul divano e ho alzato i piedi, iniziando a seguire un tranquillo sentiero Indica accompagnato da una sensazione di profonda soddisfazione per tutte le cose realizzate in precedenza.” Inoltre, Liberty Haze si è rivelata tanto saporita quanto piacevolmente forte, con un tocco di limone sour che ha rinfrescato le papille gustative di The Doc, una dolcezza iniziale che ha gratificato il suo palato e un prolungato retrogusto di pino terroso che rimane in bocca. “L’ennesimo strain campione di Barney’s Farm che ha dato il meglio di sé in tutti i sensi”, The Doc ha riassunto così la sua esperienza. “Una varietà che, tanto per cambiare, non si basa sulle cosiddette genetiche di tendenza ma sulle leggendarie fondamenta della vecchia scuola – la qual cosa mi rende sempre felice”, ha detto con un sorriso il coltivatore veterano.

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STRAIN STORY

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PERCHÉ USARE GLI ENZIMI? FACCIAMO UN PO' DI CHIAREZZA

BeLeaf LUGLIO-SETTEMBRE 2021

PROMO NEWS

Articolo a cura di Canna Italia

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U

n coltivatore moderno dovrebbe scegliere di utilizzare per le proprie piante anche dei prodotti che abbiano risultati meno diretti e forse non del tutto evidenti, ma che siano in grado di offrire una vasta gamma di benefici fondamentali per la pianta. Gli enzimi sono il perfetto esempio di questa tipologia di prodotti.

qui è presente una ricchezza di nutrienti che ha solo bisogno di una spinta particolare e nella giusta direzione, affinché tutto sia reso nuovamente accessibile alle piante. La materia organica, i depositi di sali minerali e il materiale vegetale in decomposizione possono essere tutti scomposti dagli enzimi e riconvertiti in un formato energetico disponibile.

Che cosa sono? Possiamo considerare gli enzimi come dei piccoli aiutanti biochimici: il loro compito è quello di aiutare altre molecole ad eseguire i loro vari compiti. Questi sono costituiti da proteine e poi, se necessario, da un gruppo di molecole partner.

Favoriscono la crescita di batteri/funghi utili Oltre a produrre nutrienti dalla decomposizione delle radici morte, utili alla pianta, degli zuccheri naturali vengono rilasciati anche nei substrati coltivati: questi diventano la fonte di nutrimento ideale per funghi e batteri benevoli che aiutano a mantenere l’area della radice fertile e sana.

Che cosa fanno? Gli enzimi svolgono il ruolo di catalizzatori in quasi tutte le reazioni biochimiche. Velocizzano queste reazioni abbassando l’attivazione di energia richiesta per le reazioni. Un esempio: la capacità del corpo di digerire e scomporre il cibo in una risorsa di nutrienti, che il corpo stesso può realmente assorbire, dipende dagli enzimi. Senza la loro presenza questo processo avverrebbe così lentamente che moriremmo molto velocemente di malnutrizione, a prescindere da quanto cibo ingerissimo. Ma attenzione: ogni enzima specifico è solo in grado di fornire il catalizzatore per una reazione specifica. Benefici pratici della coltivazione con enzimi Alcuni specifici enzimi hanno la capacità di aumentare il tasso di decomposizione della materia organica. A prima vista, questo sembrerebbe un processo abbastanza banale, al contrario è un processo che può avere effetti significativi sul rendimento generale della coltivazione in svariati modi. Di seguito troverete le principali funzioni degli enzimi: Miglioramento del ciclo dei nutrienti Le sostanze nutritive di cui hanno bisogno le vostre piante, oltre a provenire dai nutrienti che gli somministrate, sono presenti in gran quantità all'interno della coltivazione stessa:

Protezione contro gli agenti patogeni letali A livello radicale, una rapida scomposizione e la successiva conversione della sostanza organica morta in sostanze nutritive, permetterà di ridurre significativamente nelle piante il rischio di contrarre una malattia. Le radici morte e la materia organica in decomposizione sono le fonti di nutrimento che molti agenti patogeni useranno per avere un punto d'acceso alla tua pianta. Perché scegliere CANNAZYM CANNAZYM è un preparato enzimatico di altissima qualità. Contiene oltre dodici diversi enzimi differenti, specificamente selezionati per agire a livello radicale, ed è arricchito da vitamine ed estratti di piante desertiche. CANNAZZYM, può essere considerato senza dubbio il miglior preparato enzimatico presente sul mercato: per verificarlo in prima persona provate a fare l'esperimento che trovate a questo link: www. canna-it.com/videos/due_esperimenti_svolti_con_cannazym Per leggere l'articolo completo: www.canna-it.com/gli_enzimi Verdi Saluti. CANNA Italia


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COLTIVAZIONE

COME AUMENTARE I LIVELLI DI THC NELLE AUTOFIORENTI FRANCESCO SASSO Dutch Passion

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26,16% CBG

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e autofiorenti sono diventate popolari quanto i semi femminizzati sia tra i coltivatori domestici che tra i produttori con licenza.

Le autofiorenti hanno la reputazione di essere il modo più facile e veloce per coltivare la cannabis. Ma probabilmente i ceppi femminizzati fotoperiodici tradizionalmente hanno goduto della reputazione di avere il livello di THC leggermente più elevato. Tuttavia, con tutti questi ceppi autofiorenti certificati da laboratori analitici indipendenti in grado di fornire ben oltre il 20% di THC (alcuni ne producono anche oltre il 25%), queste supposizioni sono ancora vere, come fanno quindi, i coltivatori a massimizzare i livelli di THC dalle loro coltivazioni di autofiorenti? I semi di cannabis autofiorenti producono meno THC? I ceppi autofiorenti di prima generazione avevano certamente meno THC rispetto ai ceppi femminilizzati fotoperiodici migliori. I livelli di potenza delle prime autofiorenti erano medi (nel migliore dei casi). Anche il fan più sfegatato delle autofiorenti non può non essere d'accordo sul fatto che le autofiorenti di prima generazione non erano varietà complete. Molti coltivatori sono giunti prematuramente alla conclusione definitiva che le autofiorenti siano inferiori e si sono persi il momento in cui queste genetiche autofiorenti sono migliorate costantemente fino a raggiungere gli standard attuali. La velocità e la facilità di coltivazione sono state mantenute anche per queste genetiche. Ma con l'avanzare delle tecniche di breeding tra i breeders più esperti, i livelli di THC co-

minciarono a salire sempre più in alto. La prima autofiorente di Dutch Passion a superare il 25% di THC (verificato da più laboratori indipendenti per avere la massima autenticità) è stata l’Auto Cinderella Jack, che ha raggiunto il 25,9%. Più recentemente l’Auto Skywalker Haze (Haze x Amnesia) ha raggiunto il 26,2% di THC. Questo è il livello di THC più alto elevato e confermato in modo indipendente mai visto in qualsiasi autofiorente di Dutch Passion. Se questa è diventata la realtà, lungi dal fatto che le autofiorenti ad oggi producano meno THC delle loro cugine fotoperiodiche, infatti sembrano diventare ogni giorno più potenti. La nuova sfida per i genetisti è quella di assicurare che le versioni fotoperiodiche delle ultime genetiche godano degli stessi livelli di THC delle versioni autofiorenti. E tutto ciò non è sempre così facile visto che ad oggi le autofiorenti raggiungono e superano il 25% di THC. Comprendere il ciclo di vita della cannabis autofiorente Nonostante esistano le eccezioni, la maggior parte delle varietà autofiorenti tende ad avere un ciclo di vita di 75 giorni dal seme al raccolto. Indoor questa crescita solitamente avviene con 20 ore di luce giornaliera per avere un risultato ottimale. Avendo molto meno tempo a disposizione rispetto ad una varietà femminilizzata fotoperiodica, le autofiorenti non possono permettersi alcun ritardo o problema, poiché potrebbero incidere eccessivamente sul ciclo di vita complessivo della pianta. Se fate un grosso errore con un autofiorente potrebbe costarvi in termini di rendimento o di potenza finale.


5 consigli per aumentare il THC nelle piante di cannabis autofiorenti A seguito dei molti anni di osservazione e di consulenza sui modi migliori per ottenere i livelli di THC più elevati, Dutch Passion ritiene che questi sono i cinque modi migliori per il coltivatore medio per riuscire a spingere al massimo la potenza dei suoi raccolti autofiorenti. Mantenere le piante nel “punto perfetto” dei nutrienti dal seme al raccolto Uno dei modi migliori per aumentare i livelli di THC in un autofiorente è quello di mantenere la pianta nello “punto perfetto” dei nutrienti dal seme al raccolto. Ciò significa non sottoalimentare e certamente non sovralimentare le vostre piante. L’over-fertilizzazione (e l'irrigazione eccessiva) sono i due errori più frequenti, soprattutto per i coltivatori meno esperti. L’over-fertilizzazione può "bruciare" la pianta e bloccare in modo permanente la crescita futura. Il che può ridurre la resa e compromettere i livelli di qualità in modo significativo. Un'opzione molto usata per mantenere i fertilizzanti nel loro “punto perfetto” è l'utilizzo di fertilizzanti organici a lento rilascio come quelli di BioTabs. I fertilizzanti a lento rilascio funzionano in modo tale che voi dobbiate semplicemente aggiungere solo acqua al vostro terreno di coltura. L'unico bisogno di una fertilizzazione aggiuntiva può avvenire verso la fine, andando ad incrementare con un fertilizzante base per la fioritura. Mantenendo una fertilizzazione semplice con delle sostanze nutritive organiche a lento rilascio, si evitano i rischi potenziali di sovralimentare le vostre amate piante. Spendete un pò di più e passate alle luci di coltivazione a LED. Le vostre cime se lo meritano! Passare ai LED, purtroppo, è uno degli aggiornamenti più costosi che potete fare nella vostra grow-room. Tuttavia, forse è anche il miglioramento più semplice che potete fare per migliorare la quantità di THC nel vostro raccolto. Grazie ad un livello inferiore di stress termico IR rispetto alle HPS e grazie ad uno spettro superiore, la vostra coltivazione viene nettamente migliorata. I cloni che vi potrebbero dare dei livelli di THC medi, di circa il 16% con le lampade HPS, vi forniranno anche il 20-22% di THC con delle luci a LED di qualità. E’ un miglioramento significativo ed è la ragione per cui così tanti coltivatori USA autorizzati spendono letteralmente milioni di dollari per equipaggiare ogni sito di produzione con le ultime tecnologie LED. Ricordate che le lampade HPS non sono mai state ottimizzate per la coltivazione della cannabis, si è sempre trattato di un'opzione molto economica che ha funzionato per anni. I LED, invece, sono stati progettati specificamente per la coltivazione della cannabis con spettro ottimizzato. I LED vi fanno risparmiare denaro sul costo di gestione e offrono molti, molti anni di coltivazio-

ni affidabili con nessun calo di intensità. Considerate un’illuminazione supplementare UVA e UVB Molti coltivatori professionisti insistono sull’implemento di luci UVA e UVB nella loro grow-room. A differenza della luce solare naturale, HPS e LED contengono pochissima luce UVB, quindi il fatto di integrarla ha moltissimo senso. Noterete come il profilo terpenico aumenti, così come i cannabinoidi in generale, quando utilizzate un'illuminazione supplementare UVA e UVB. Aziende come la Migro vi offrono questo tipo di illuminazione UVA/UVB.

Terpeni BETA-MYRCENE

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Imparate quando è il momento perfetto per raccogliere le vostre autofiorenti Evitate la tentazione di raccogliere troppo presto, così facendo perderete l'ultima parte della produzione del THC. Molti coltivatori di autofiorenti aspettano il momento in cui i tricomi diventano torbidi e ambrati, ma diciamo che molto dipende dal vostro gusto personale, quando si tratta di raccogliere.

LIMONENE

In molti aspetteranno che i nuovi pistilli (peli) diventino arancioni e che l'aspetto generale della pianta sia maturo. In caso di dubbio, lasciate la vostra autofiorente una o due settimane in più del solito e poi valutate la potenza e la resa. A volte una settimana in più può davvero fare la differenza!

27,9%

Scegliete i semi autofiorenti migliori Vi sembrerà ovvio, ma anche il miglior coltivatore di autofiorenti del mondo non otterrà un risultato con il 25% di THC da una genetica a basso contenuto di THC. Le migliori genetiche di cannabis sono state ottimizzate e stabilizzate professionalmente nel corso di diverse generazioni per produrre una minor diversificazione fenotipica e mantenere la massima potenza. Le genetiche autofiorenti minori sono state selezione frettolosamente con un'attenzione minima ai dettagli e una massima attenzione nel produrre semi velocemente, indipendentemente dalla qualità.

B-CARYOPHYLLENE

18,0% LINALOOL

I migliori semi autofiorenti spesso sono il risultato di diversi anni di sforzi. Ad ogni generazione, vengono usati per la successiva riproduzione, solo i ceppi parentali con il THC più elevato. Piante di cannabis autofiorenti da prendere in considerazione per la potenza Un’analisi recente di un'indagine del governo olandese sui coffee-shop ha mostrato che il livello medio di THC nell'erba dei coffee-shop in realtà è "solo" del 16%. Quindi, ottenere un livello di routine che si aggira intorno al 20%-25% di THC dalle vostre autofiorenti non sarà facile a meno che non stiate usando una buona genetica, combinandola ad una grow-room ottimizzata correttamente. Con i semi autofiorenti migliori, un’illuminazione a LED, delle condizioni di coltivazione stabili, una fertilizzazione controllata e magari una luce UV, sarete pronti per vedere dei fiori di altissimo livello!

BeLeaf LUGLIO-SETTEMBRE 2021

COLTIVAZIONE

18,0% BETA PINENE

8,0%


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PROMO NEWS

CANNACURE UNA DIFESA ANTIPARASSITARIA AL 100% NATURALE PER LE TUE PIANTE CANNACURE è uno stimolatore della crescita che ha la particolarità di combattere anche i parassiti più comuni delle piante (ragnetto rosso, cocciniglia, afidi, ecc..) rispettando l’ambiente. I laboratori di ricerca di CANNA hanno creato un prodotto unico che ha più funzioni: • Controlla i parassiti delle piante e ne previene la loro comparsa in maniera 100% naturale. • Apporta sostanze nutritive attraverso le foglie, mantenendo di conseguenza la pianta in buona salute e garantendone uno sviluppo ottimale e una fruttificazione abbondante. CANNACURE, grazie alla presenza di sostanze nutritive contenute, si prende cura delle vostre piante, mantenendole in buona salute, belle e brillanti, garantendo quindi una fotosintesi ottimale.

CANNACURE può essere utilizzato dall’inizio della crescita fino al raccolto e di conseguenza può essere usata sia sulle piante commestibili che sulle piante ornamentali. CANNACURE non è un pesticida, ma ne possiede tutte le caratteristiche. Il prodotto è biodegradabile e può essere utilizzato senza bisogno di indossare attrezzature di protezione anche in presenza di animali e bambini. Il suo utilizzo, in maniera preventiva, durante tutto il ciclo di sviluppo della pianta, una volta a settimana, vi garantirà piante sane e rigogliose.

Per maggiori informazioni: www.canna-it.com/cannacure CANNA Italia www.canna-it.com

IL PRIMO DELLA CAPITALE DAL 2001

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GROUP


Emanuele Bertea PQE Group, Business Development Manager Giampaolo Mazzuca PQE Group, Partner – VP Cultural Brand Ambassador & Ibero America BD & Operations

U

n evento continentale per approfondire lo stato dell’arte, analizzare status e flussi e riflettere sul futuro. Organizzato da World Class Business Leaders, nei giorni 22 e 23 Giugno 2021 si è tenuto a Francoforte, in Germania, l’evento annuale “Cannabis Business Europe 2021”. L’evento - di portata globale ed aperto a chiunque volesse comprendere meglio l’ingresso nel mondo Cannabis industriale in Europa - ha visto la partecipazione di stakeholder dell’intero panorama Cannabis: dall’ambito ricreativo all’industriale e senza dimenticare la Cannabis Terapeutica. Attraverso le presentazioni di numerosi case-study, l’organizzazione di tavole rotonde interattive e workshop pratici, è stato evidenziato lo status attuale in Europa. L’evento ha ospitato oltre 200 partecipanti per lo più, data anche la location scelta, provenienti dalla Germania e dalla Francia. In misura minore, ma comunque considerevole, anche le presenze dalla Polonia. Ha suscitato perplessità la scarsissima partecipazione di rappresentanti italiani del settore (considerato che questa edizione inglobava anche l’evento mediterraneo organizzato a Roma nel 2020 ed annullato a causa della pandemia), fatto salvo singoli farmacisti galenici, piccoli imprenditori del settore industriale e la presenza di consulenti PQE Group (esperienza in ambito Quality&Compliance nel settore Life-Science).

IL GRAFICO CHE SEGUE FA COMPRENDERE MEGLIO LA PRESENZA E LA PARTECIPAZIONE DEI SINGOLI STATI COINVOLTI:

Notevole interesse hanno riscosso le relazioni legate al mercato della Germania, principalmente per il fatto che lo stato tedesco ha recentemente rilasciato le prime tre licenze di produzione con un piano quadriennale e una equa suddivisione dei 13 lotti di fornitura alle aziende vincitrici del bando: Aphria, Aurora, Demecan. Degno di considerazione è il fatto che su un totale di quasi 80 candidati (compresi produttori teutonici) abbiano vinto il bando due aziende di origine canadese (con le proprie realtà produttive dislocate anche in Germania) e una tedesca. Il Presidente del BfArM (ente regolatorio Tedesco – Istituto federale tedesco per i farmaci e i dispositivi medici) prof. Karl Broich nel comunicato stampa in occasione della conclusione della procedura di aggiudicazione ha dichiarato: “Questo passaggio è un importante contributo al miglioramento della situazione relativa alla fornitura. La riuscita finalizzazione del bando comporta che la coltivazione di cannabis di qualità farmaceutica in Germania potrebbe da ora essere pienamente e rapidamente implementata”.

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Sebbene la fornitura di materia prima, anche nel territorio tedesco, non soddisfa pienamente il fabbisogno dei pazienti residenti in Germania, il governo ha aperto le porte all’importazione, acquistando così la differenza di prodotto da aziende coltivatrici di derivazione olandese, portoghese e canadese e garantendo in tal modo la necessaria fornitura di cure. Secondo uno studio condotto dalla nota società di analisi del settore, Prohibitions Partners, e presentato in occasione dell’evento a Francoforte dalla farmaceutica tedesca Sanity Group, l’attuale volume di affari globale legato non solo al settore terapeutico, vanta oggi $ 180 B e nel solo mercato Europeo si tradurrebbe in una esponenziale crescita prevedendo il raggiungimento di oltre $152 B nei prossimi otto anni. Occorre quindi rimarcare quanto, oltre all’elevato apporto clinico e medico-scientifico, questi numeri debbano far pensare agli enormi vantaggi industriali e socio-economici che si prospetterebbero anche sul territorio italiano (il sud!), soprattutto in termini di opportunità di sviluppo industriale, crescita economica e commerciale, incremento dei posti di lavoro e diffusione del benessere (in una modalità che si potrebbe definire totalmente green). Attualmente le attivissime realtà associazionistiche locali, per lo più composte da pazienti e privati sostenitori, perseverano nella propria campagna di sensibilizzazione (purtroppo ancora molto ideologica) verso il Governo Italiano. Lo scorso 30 giugno una delegazione di pazienti in cura con cannabis terapeutica ha manifestato il proprio dissenso di fronte alle sedi del Ministero della Salute, denunciando la carenza di preparati rispetto al reale fabbisogno terapeutico nazionale e rimarcando la disponibilità a una apertura alla coltivazione. Consentire la produzione di quantitativi tali da soddisfare la richiesta nazionale e, addirittura, poter esportare in tutto mondo, riuscirebbe infatti a portare un vero e proprio beneficio, come già detto e ribadito, anche per l’economia e l’occupazione (da mettere in evidenza l'iniziativa della Regione Sicilia che ha autorizzato l’avvio di progetti per la produzione e la fornitura di Cannabis Terapeutica in convenzione con le imprese presenti sul proprio territorio). Una buona notizia: nel 2020 Coldiretti ha dichiarato che, nell’arco di 5 anni, i terreni coltivati sono aumentati di dieci volte: da 400 ettari nel 2013 a quasi 4mila nel 2018. Gli investimenti (giro affari di circa 40 mln di euro) sono stati effettuati in Piemonte, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, concentrandosi principalmente nelle regioni del sud Italia (Sicilia, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna) dato il clima e la posizione geografica nettamente favorevoli alla coltivazione di un prodotto come la Cannabis.

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CANNABIS, A CHE PUNTO SIAMO IN EUROPA

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PERCHÉ IN ITALIA

MANCA LA CANNABIS MEDICA?

O

gni anno, in particolare nel periodo estivo ed invernale, si registrano carenze di cannabis ad uso medico in tutte le farmacie del territorio nazionale. Il costante aumento dei pazienti che utilizzano terapie a base di fitocannabinoidi fa sì che i quantitativi di infiorescenze di cannabis importati dall’estero (in particolare dalla ditta Bedrocan) o prodotti dallo Stabilimento Chimico Militare di Firenze siano del tutto insufficienti per coprire il fabbisogno nazionale.

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La situazione negli ultimi 6 mesi ha ormai raggiunto livelli veramente critici: alcune infiorescenze come Bediol e Fm2 sono completamente assenti da parecchi mesi e non si hanno ancora date sicure di arrivo. I magazzini importatori ordinano i quantitativi che reputano corretti ma la ditta produttrice estera non è in grado di soddisfare gli ordinativi e manda un terzo del quantitativo richiesto, quando va bene. Tutto questo si concretizza in continui viaggi della speranza dei pazienti che ricercano in tutte le farmacie di Italia i quantitativi prescritti dal proprio medico, il più delle volte dovendo rinunciare alla terapia o centellinarla in attesa di periodi migliori. Alcune patologie però non aspettano ed è veramente frustrante vedere come in alcuni casi le terapie a base di cannabinoidi migliorino nettamente la situazione clinica dei pazienti ma al tempo stesso venga loro negata questa possibilità a causa di queste continue mancanze. Da anni in diverse sedi si sta chiedendo la possibilità da parte del Ministero di autorizzare aziende del territorio alla produzione, secondo rigorosi standard qualitativi (GMP), delle infiorescenze di cannabis ad uso medico. Sarà il momento di prendere seriamente in considerazione questa possibilità per garantire finalmente una capillare e continuativa terapia ai pazienti e ai medici che la richiedono?

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Matteo Mantovani Farmacia San Carlo di Ferrara

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CURARSI CON LA CANNABIS


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IL RUOLO DEL SISTEMA ENDOCANNABINOIDE NELLA

PERCEZIONE DEL DOLORE AD OGGI NON SI CONOSCE IL REALE MECCANISMO D’AZIONE DI QUESTE SOSTANZE MA LE INFORMAZIONI RACCOLTE, GLI STUDI AL RIGUARDO E LE TESTIMONIANZE DEI PAZIENTI SONO TANTE. E DANNO TANTA SPERANZA

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SALUTE E CANNABIS

Cristina Talerico

I

l Sistema Endocannabinoide (SEC) è uno dei vari sistemi endogeni di comunicazione cellulare presenti nel nostro corpo. È composto principalmente dai recettori CB1, CB2 e dai loro ligandi, gli endocannabinoidi (molecole naturalmente presenti nell’organismo che si legano ai recettori). Queste molecole vengono rilasciate all’esterno della cellula solo quando questa è stimolata, quando ce ne è bisogno, dunque a differenza degli altri neurotrasmettitori non vengono rilasciate dalle vescicole sinaptiche. Derivano tutti dall’acido arachidonico, un acido grasso polinsaturo di membrana e, quelli attualmente conosciuti sono sette, i più importanti sono: l’anandamide (AEA) e il 2-arachidonoil glicerolo (2-AG). Il CBD e THC non sono endocannabinoidi, in quanto non vengono prodotti dal nostro corpo ma assunti dall’esterno, vengono chiamati cannabinoidi, o meglio, fitocannabinoidi, sono

presenti nella pianta di Cannabis e si legano ai recettori CB1 e CB2. I recettori CB1 sono presenti nel Sistema nervoso Centrale (SNC): a livello del sistema limbico, gangli della base, cervelletto, lamine delle corna dorsali del midollo spinale (ricezione degli stimoli) e nella porzione ventro-laterale dell’area grigia periacqueduttale (modulazione del dolore) [1] I recettori CB2 sono localizzati nella periferia: sulle cellule B e NK del sistema immunitario modulando gli effetti antinfiammatori, sua alcune cellule immunitarie del SNC la microglia e, a livello della pelle. [2] Da tutto ciò si evince che molte aree del Sistema Nervoso, soprattutto di quello centrale sono ricche di recettori cannabinoidi ecco perché il


L’International Association for the Study of Pain (IASP) definisce il dolore come “un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole, associata o meno a danno tessutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di un simile danno”. [3] Da questa definizione si può capire quanto questo sia soggettivo e molto complesso da definire, può essere un sintomo di una malattia o una malattia vera e propria causata da lesioni delle vie sensitive. Ad oggi è uno dei principali motivi di contatto tra pazienti e dottori e spesso è così invalidante da provocare le co-

tologia come la fibromialgia o la sclerosi multipla, hanno scarsa efficacia. Questi farmaci sono pericolosi in quanto se usati impropriamente causano dipendenza fisica/psichica, riduzione delle capacità di guida e, il rischio (remoto ma presente) di sovradosaggio con possibile depressione respiratoria. Di contro in queste particolari patologie sembrano avere un buon effetto i cannabinoidi che risultano essere anche molto tollerabili. Una delle possibili ragioni è che le scariche spontanee che portano alla sensazione di dolore sono localizzate prevalentemente nelle fibre mieliniche di tipo A, ricche di recettori cannabinoidi e povere di recettori oppioidi. [7] I recettori CB1 sono 10 volte più frequenti nel SNC dei più studiati recettori oppioidi coinvolti nel dolore, i recettori µ. Un ulteriore vantaggio è che i recettori per i cannabinoidi a differenza di quelli della morfina sono assenti nelle zone del cervello che controllano il respiro, per cui non vi è rischio di depressione respiratoria. [8] Sembra inoltre che a livello sovraspinale esista una sinergia tra i recettori cannabinoidi e oppioidi, indicando che il “potere” di questi ultimi possa essere aumentato dai cannabinoidi. Il THC è infatti in grado di ridurre la dose minima della morfina del 55% diminuendone di conseguenza i possibili effetti collaterali. [9]

siddette “comorbidità” cioè ansia, depressione e addirittura perdita di memoria. Le classificazioni del dolore sono varie: Dolore acuto: compare all'improvviso e ha una durata limitata perché cessa con la guarigione della causa che lo ha provocato. Dolore cronico: tende ad essere più insistente del dolore acuto: il sintomo, infatti, dura più del previsto e compromette la vita sociale e la personalità del paziente. In base alla tipologia del dolore abbiamo: Dolore nocicettivo: origina da un insulto fisico o da un processo infiammatorio e costituisce l’intensificazione di un normale meccanismo di difesa. [4] Dolore neuropatico: collegato alla lesione o disfunzione delle vie nervose, causato spesso da patologie come cancro, diabete ecc. [5] Sebbene la suddivisione in dolore neuropatico e dolore nocicettivo sia universalmente riconosciuta, è fonte di dibattito e di discussione la presenza di una terza categoria di dolore che viene definito come Mixed Pain (“Dolore Miscelato”) che ha caratteristiche il comune con entrambe le tipologie.[6] Ad oggi i farmaci d’elezione per il trattamento del dolore sono gli oppioidi che, funzionano bene e sono molto potenti ma, in alcune tipologie come quello neuropatico o in quelle in cui non è stata definita una vera e propria eziopa-

L’effetto analgesico deriva dunque dalla stimolazione dei recettori del SEC e anche mediante il coinvolgimento di altri sistemi di neurotrasmissione come la serotonina, sistemi di natura peptidica (endorfine) e soprattutto dal glutammato (neurotrasmettitore eccitatorio) e GABA (neurotrasmettitore inibitorio). Gli endocannabinoidi modulano la soglia basale del dolore, e la ridotta attività del sistema cannabinoide provoca di converso una maggior risposta agli stimoli dolorosi, la cosiddetta iperalgesia. [10] È stato dimostrato che a seguito di una lesione il livello di endocannabinoidi aumenta, con lo scopo di inibire la conduzione di terminali nervosi che stanno trasmettendo la sensazione di dolore e coinvolgere mediatori anti-infiammatori per ridurre il danno al sito della ferita. [11] Considerando tutto ciò è impossibile non arrivare alla conclusione che i cannabinoidi abbiano un effettivo potenziale nella cura del dolore. Ad oggi non si conosce il reale meccanismo d’azione di queste sostanze ma le informazioni raccolte sul SEC, gli studi al riguardo e le testimonianze dei pazienti sono tante. La speranza è che si arrivi presto a dimostrare la reale efficacia di questa pianta che sembra essere una manna dal cielo per tutti quei pazienti che soffrono di dolori intensi e persistenti in modo tale da poter fornire le giuste cure e creare farmaci sempre più mirati.

FONTI: [1] M Herkenham, AB Lynn, MR Johnson, LS Melvin, BR de Costa, KC Rice. Characterization and localization of cannabinoid receptors in rat brain: a quantitative in vitro autoradiographic study. Journal of Neuroscience 1 February 1991, 11 (2) 563-583; DOI: 10.1523/ JNEUROSCI.11-02-00563.1991 [2] Schatz A.R., Lee M., Die R.B., Pulaski J.T., Kaminski N.E., 1997. Cannabinoid receptor CB1 and CB2: a characterization of expression and adenylate cyclise modulation within the immune system. Toxicol Appl a Pharmacol. 142: 278-287.

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[3] Raja, Srinivasa N.a,*; Carr, Daniel B.b; Cohen, Miltonc; Finnerup, Nanna B.d,e; Flor, Hertaf; Gibson, Stepheng; Keefe, Francis J.h; Mogil, Jeffrey S.i; Ringkamp, Matthiasj; Sluka, Kathleen A.k; Song, Xue-Junl; Stevens, Bonniem; Sullivan, Mark D.n; Tutelman, Perri R.o; Ushida, Takahirop; Vader, Kyleq The revised International Association for the Study of Pain definition of pain: concepts, challenges, and compromises, PAIN: September 2020 - Volume 161 - Issue 9 - p 1976-1982 doi: 10.1097/j. pain.0000000000001939 [4] Nicholson B. Differential diagnosis: nociceptive and neuropathic pain. The American Journal of Managed Care. 2006 Jun;12(9 Suppl): S25662. [5] Treede RD et al. Neuropathic pain: redefinition and a grading system for clinical and research purposes. Neurology 2008; 29; 70(18): 1630-1635. [6] Rainer Freynhagen, Harold Arevalo Parada, Carlos Alberto Calderon-Ospina, Juythel Chen, Dessy Rakhmawati Emril, Freddy J. Fernández-Villacorta, Hector Franco, Kok-Yuen Ho, Argelia Lara-Solares, Carina Ching-Fan Li, Alberto Mimenza Alvarado, Sasikaan Nimmaanrat, Maria Dolma Santos & Daniel Ciampi de Andrade (2019) Current understanding of the mixed pain concept: a brief narrative review, Current Medical Research and Opinion, 35:6, 1011-1018, DOI: 10.1080/ 03007995.2018.1552042 [7] Van Hecke, O., Austin, S. K., Khan, R. A., Smith, B. H., & Torrance, N. (2014). Neuropathic pain in the general population: a systematic review of epidemiological studies. PAIN®, 155(4), 654-662. [8] Burns HD et al. [18F]MK-9470, a positron emission tomography (PET) tracer for in vivo human PET brain imaging of the cannabinoid-1 receptor. Proc Natl Acad Sci USA 2007; 5, 104(23): 9800-9805. [9] Cichewicz DL et al. Enhancement mu opioid antinociception by oral delta9-tetrahydrocannabinol: dose-response analysis and receptor identification. J Pharmacol Exp Ther 1999; 289(2): 859-867. [10] Walker JM et al. Pain modulation by release of the endogenous cannabinoid anandamide. Proc. Natl. Acad. Sci USA 96 (1999): 12198-203 [11] https://cannabiscienza.it/pubblicazioni/sistema-endocannabinoide/ dolore-endocannabinoidi/

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SEC è direttamente coinvolto nel controllo del dolore.

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SALUTE E CANNABIS


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SESSO, ECCO COME LA CANNABIS

L

a cannabis può aiutare a gestire alcune delle manifestazioni fisiologiche della menopausa, tra cui insonnia, dolore e persino vampate di calore e sudorazioni notturne.

Di fronte ai cambiamenti degli anni peri e post-menopausa, non sorprende che molte donne chiudano bottega sulla loro vita sessuale. L'assalto dei sintomi può sembrare davvero poco sexy. Diminuire i livelli di ormoni sessuali come l'estrogeno (responsabile non solo di mantenere la succosità e la sensibilità delle delicate regioni inferiori, ma anche di aiutare a mantenere l'umore stabile, il sonno rinfrescante e il cervello acuto, oltre ai livelli di testosterone (associato all'accensione del motore dell'amore e mantenendolo hot).

PUNTO DI VISTA FEMMINILE Mentre in passato la libido sfrenata poteva ordinarci di strapparsi i vestiti e buttarsi nella mischia, ora si sono ridotti a piagnucolii appena percettibili. I nostri fiori un tempo rigogliosi e carnosi si sono trasformati in fragili fiori del deserto. Quella fame che abbiamo dato per scontata in tutti quegli anni (e che forse non abbiamo apprezzato appieno) ha fatto le valigie e ha lasciato la città. A questo scenario già incasinato si aggiunge la realtà che se una donna non ha interesse per il sesso, il DSM- V (The Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition) ci assegna la dubbia diagnosi di "disturbo dell'eccitazione sessuale femminile" senza offrire molto in termini di aiuto. I trattamenti convenzionali spesso medicalizzano la situazione con antidepressivi come gli SSRI, ma questi farmaci possono rendere più difficile o addirittura impossibile raggiungere l'orgasmo.

La terapia ormonale può aiutare alcune persone, ma non è una panacea e non è adatta a tutti. Il farmaco Bremelanotide, prescritto per mancanza di libido, ha mostrato alcuni risultati positivi ma può anche aumentare la pressione sanguigna e ha un'incidenza statisticamente elevata di provocare nausea (non sexy) e iperpigmentazione. Lubrificanti e creme possono lenire e rimpolpare i tessuti secchi, ma cosa può inumidire un deserto di desiderio croccante e secco?

SESSO E CANNABIS Perché la cannabis è uno strumento così potente non solo per alleviare l'ansia, rilassarci e diminuire il dolore, ma anche per potenziare la nostra libido e aumentare il volume della nostra sensibilità ed eccitazione? La scienza non è completamente compresa. Sono stati condotti pochi studi che indicano definitivamente un meccanismo biologico distinto, sebbene si pensi che sia associato ai sistemi endocannabinoide, oppioide e serotonina e alla regolazione dei percorsi del piacere e della ricompensa. Uno studio del 2017 condotto da scienziati della Repubblica Ceca ha scoperto che la cannabis ha attivato la parte del cervello associata agli stimoli erotici. Sempre nel 2017, una revisione in Current Sexual Heath Reports ha rilevato che la cannabis ha un effetto bidirezionale o bifasico sul funzionamento sessuale: a piccole dosi è stato dimostrato che la cannabis aumenta la sensibilità e l'eccitazione, mentre a dosi maggiori ha il risultato opposto e negativo. Una revisione più recente delle partecipanti allo studio di sesso femminile ha fatto eco a questa scoperta, così come un'ampia indagine del 2020 su studi su animali e umani intitolata "Effetti dei cannabinoidi sulla funzione sessuale femminile". Il risultato di tutti questi studi è che la cannabis funziona ma non per tutte le donne.

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AUMENTA GLI STIMOLI EROTICI

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CANNABIS ED EPILESSIA: A CHE PUNTO SIAMO CON GLI STUDI?

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CANNABIS E SALUTE

Cristina Talerico

L’

epilessia è una malattia caratterizzata dal ripetersi di crisi epilettiche ovvero da episodi caratterizzati dall’iperattività di alcuni neuroni. Tali manifestazioni includono un insieme di manifestazioni come la perdita di coscienza, alterazioni sensitive e motorie come le convulsioni che, possono essere anche molto violente. Le cause dell’epilessia sono ancora nella maggior parte sconosciute, possono essere causate da traumi cerebrali o ictus, alterazioni indotte da malattie infettive, malattie congenite che generalmente originano già durante lo sviluppo del feto, alterazioni genetiche ecc. In Italia, sono affette da epilessia circa 500.000 persone, la terapia di solito mira a prevenire l’insorgenza delle crisi minimizzando di conseguenza i danni che queste causano, il problema è che, una sostanziale percentuale dei pazienti, circa il 30% non risponde ai farmaci tradizionali.

Tra le malattie epilettiche di maggiore interesse ricordiamo la Sindrome di Lennox-Gastaut che è un’encefalopatia epilettica età-dipendente, ad esordio infantile, caratterizzata dalla presenza di crisi polimorfe, farmacoresistenti, associate anche a deterioramento cognitivo e la Sindrome di Dravet che è una forma di epilessia, associata a disturbi dello sviluppo neurologico, che insorge nel primo anno di vita nei lattanti. La ricerca negli ultimi anni ha dimostrato che uno dei principi attivi della cannabis, il CBD è in grado di ridurre la frequenza delle crisi convulsive nei soggetti affetti da sindromi epilettiche resistenti al trattamento, come la sindrome di Lennox-Gastaut (LGS) e la sindrome di Dravet (DS). L’efficacia di questo principio attivo è stata dimostrata già alcuni anni fa da diversi studi internazionali come quello randomizzato, in doppio cieco, con placebo condotto su 120 pazienti affetti da DS in età compresa tra i 2 e i 18 anni. Ai pazienti è stata somministrata una soluzione oleosa per via orale di CBD è si è riscontrata una riduzione della frequenza mensile delle crisi convulsive del 38,9% rispetto al 13% del gruppo di controllo e, un miglioramento delle condizioni generali del 62% rispetto al gruppo di controllo.

Tutte queste evidenze scientifiche hanno portato nel 2018 all’approvazione negli USA e nel 2019 anche in Europa del primo farmaco a base di CBD contro le forme resistenti di epilessia infantile come la LGS e la DS, farmaco che può essere utilizzato in altre forme di epilessia e anche al di fuori delle indicazioni terapeutiche autorizzate se ne ricorrono le condizioni. Si è parlato dell’uso del CBD nell’epilessia anche nel 43° Congresso delle Lega Italiana Contro l’Epilessia, in cui sono stati illustrati i risultati relativi agli effetti del Cannabidiolo nell’ambito dell’uso compassionevole autorizzato da Aifa: i dati sono stati raccolti dal Gruppo di Studio Cannabis terapeutica Lice. Il Cannabidiolo nei pazienti affetti da Sindrome di Dravet o di Lennox-Gastaut riduce sensibilmente la frequenza delle crisi, è ben tollerato e non mostra gravi effetti collaterali. Poiché stabilire le cause dell’epilessia non è semplice anche stabilire il meccanismo d’azione del CBD è molto complicato. Tuttavia, evidenze scientifiche hanno mostrato che il CBD è in grado di modulare l’azione di diversi recettori localizzati nel cervello, tra cui il TRPV1 (Transient Receptor Potential Vanilloid), coinvolto nella modulazione delle crisi convulsive e dell’epilessia; e il GPR55 (localizzato negli assoni terminali e responsabile del rilascio del glutammato), la cui inibizione determina un effetto anticonvulsivo. Comprendere più a fondo i meccanismi molecolari e i bersagli nei quali agisce il CBD, potrebbe essere utile per aprire nuove strade e ulteriori applicazioni cliniche Tutto ciò non è nient’altro che una conferma delle capacità anticonvulsivanti della cannabis e del CBD in particolare. Attualmente sono diversi gli istituti di ricerca che stanno studiando i cannabinoidi, non solo il CBD, per cercare di dimostrare una volta per tutte che la cannabis può migliorare significativamente la qualità della vita di questi pazienti.

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TERAPEUTICA

CANNABISERVICE: LA MIA CURA NATURALE NON PUÒ ESSERE ILLEGALE! CANNABIS MEDICA IN ITALIA, CI SIAMO SOSTITUITI ALLE ISTITUZIONI! LO STATO DOV'È? Marta Lispi Presidente ass. Cannabiservice

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Il Cannabiservice è un progetto no profit nato per offrire punti di ritrovo, infopoint, che diano assistenza concreta ai cittadini in cerca di chiarimenti sull'iter da seguire per la prescrizione di cannabis medica. Cerca l’infopoint più vicino a casa tua! www.cannabiservice.net info@cannabiservice.net

MEDICI PRESCRITTORI NON SIAMO OBIETTORI DI COSCIENZA! I medici in convenzione con il Cannabiservice si battono per la libertà di scelta, partendo dalla richiesta di preparazione dei medici prescrittori stessi e invitando i loro colleghi ad informarsi.

I

n Italia la cannabis medica è legale dal 2007, migliaia di persone ne fanno uso terapeutico ma solo alle volte riescono ad ottenere una prescrizione medica. Questo avviene nonostante la Costituzione sancisca il Diritto alla libertà di cura (art. 32) e la legge 94/98, o "Legge Di Bella", afferma il principio in base al quale un medico è autorizzato dal Ministro della Salute a prescrivere medicinali indicati come efficaci dalle pubblicazioni scientifiche in merito. Ad oggi i pazienti cannabici non hanno un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA), alcune regioni non hanno mai emanato una legge in merito, e molte non sono aggiornate. I cittadini hanno grandi difficoltà che con l’associazionismo abbiamo cercato di superare, grazie al sostegno di tanti volontari,referenti di infopoint, medici, farmacisti e associati.

INFOPOINT CANNABISERVICE PICCOLE FORTEZZE DELL’INFORMAZIONE LIBERA Gestiti da associati che credono nell’accessibilità alla cura come diritto universale, sono spesso luogo di accoglienza per cittadini spaesati dall’ignoto mondo della cannabis medica.

I VOLTI DEGLI ASSOCIATI ASSUNTORI DI CANNABIS MEDICA Alcuni associati raccontano la loro personale esperienza con la cannabis medica, storie che hanno un minimo comun denominatore: combattere pregiudizi e ignoranza per ottenere un diritto ad alto prezzo.

Vivere senza pregiudizio significa comprendere il prossimo e valutarne il punto di vista; ringraziando per l’opportunità concessa.

PER QUALI PATOLOGIE È PRESCRIVIBILE LA CANNABIS MEDICA?

SONO SUFFICIENTI I PRODOTTI A BASE DI CANNABIS DISPONIBILI ATTUALMENTE?

“Anoressia (da AIDS, da cancro, nervosa), Ansia, Artrite reumatoide, Asma bronchiale, Depressione, Dolore (neuropatico, oncologico), Epilessia, Fibromialgia, Glaucoma resistente, Ictus, Malattie autoimmuni (LES), Malattie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Crohn, colite ulcerosa), Malattie neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson), Nausea e vomito in chemioterapia, Neoplasie (cervello, prostata, seno, polmoni, leucemia), Patologie cardiovascolari, Schizofrenia, Sindromi da astinenza nelle dipendenze, Sindrome di Tourette, Spasticità nelle lesioni midollari (tetra/paraplegia), Spasticità da Sclerosi Multipla, Traumi cerebrali”. Dott. Domenico Battaglia

“Non sono sufficienti per le patologie più comuni, anche perché le varietà a disposizione sono poche e le farmacie soffrono questa carenza per i vari preparati da somministrare ai pazienti. Anche se la qualità del prodotto è garantita”. Dott. Costantino Kniahynicki

Medico Chirurgo, specialista in Urologia, Andrologia, Nutrizione Naturale Vegetale Integrale, Regione Emilia Romagna

Medico Chirurgo - Specialista in Psichiatria - Psicoterapeuta - Animatore di formazione della Regione Molise


1) Quasi tutti mi chiedono “Quanto costa la terapia?” 2) Lo Stato dovrebbe garantire continuità di cura ed abbassare i prezzi.

2) COSA DOVREBBE FARE LO STATO PER I PAZIENTI? 1) La domanda più frequente è “ma se mi fermano mi tolgono la patente?” 2) Lo stato per i pazienti dovrebbe consentire l'autoproduzione domestica senza fini di lucro. Luigi referente locale infopoint

Beatrice

1) Gli associati mi chiedono perché deve essere così difficile? (soprattutto negli ultimi mesi) 2) Lo Stato dovrebbe consentire la coltivazione domestica, anche collettiva, ma già non complicare l’acquisto della terapia con le loro circolari sarebbe un passo avanti Federico infopoint Greenland hemp shop di Roma

referente infopoint Youcann di Podenzano (Piacenza)

“11 anni fa ho iniziato ad avere problemi di incontinenza. I farmaci che mi prescrivevano, mi provocavano solo effetti collaterali. Informandomi ho scoperto dell’efficacia della cannabis medica e mi imbatto nel Cannabiservice. Tempo qualche giorno dall’inizio della cura e una mattina mi alzo al suono della sveglia. Non ci credo! non è possibile! richiesto il rinnovo al mio medico di base la risposta è stata: "non voglio entrarci" . Non ho capito ancora dove il dottore non voleva entrare, io ci sono entrato e non voglio uscire più!” Fabio 41 anni, elettricista, Prato, incontinenza

“All'inizio ero un po diffidente ma dopo aver saputo che un'amica di famiglia ne ha tratto solo benefici, ho deciso di provare e ora ne

sono felice. Ho sempre pensato che fosse una droga, ma ora che la utilizzo mi sono accorta che non è vero. La cannabis mi da forza ed energia, e mi ha quasi eliminato i dolori! Il problema è che è costosa e difficile da reperire.” Annamaria 80 anni, pensionata, Piacenza, Dolore cronico, artrosi e artrite

“Ringrazio tutte le persone che hanno preso parte all’associazione per aiutare persone in difficoltà che non sapevano a chi rivolgersi,trovando solo porte chiuse . Come successe a me, e grazie a voi riesco a stare meglio giorno dopo giorno,senza più preoccuparmi che quei dolori, quelle fitte, prendano il sopravvento durante le mie giornate lavorative e non,decidendo poi del

"destino" della giornata. Grazie che rendete tutto questo possibile,in uno Stato che se ne frega.” Valentino 28 anni, cuoco, Roma, colite spastica che provoca fitte improvvise fortissime al fianco destro.

La vera lotta al proibizionismo si fa con l’informazione: “Dovrebbe essere dovere dello Stato smettere di far girare fake news. Fare una SANA informazione, e corsi di aggiornamento/formazione obbligatori per forze dell'ordine e figure che lavorano nell'ambito della sanità (medici, infermieri, farmacisti ecc.)” Juri 26 anni, apprendista Tecnico, Roma, ansia, insonnia, infiammazioni ai tendini, colon irritabile, cefalea tensiva

IN QUALI MODALITÀ È CONSIGLIABILE ASSUMERE CANNABIS? CI SONO LIMITI DI ETÀ?

QUALI SONO LE CONTROINDICAZIONI PER FARMACI A PREVALENZA THC?

“Ci sono diversi modi di assunzione della Cannabis: 1) Mediante vaporizzazione che vede l'uso del "vaporizzatore", dove i vapori vengono inspirati favorendo gli scambi gassosi aria-sangue a livello polmonare (della Cannabis). 2) Mediante diluizione in olio (di oliva) con metodica particolare e poi assunto in gocce per via orale. 3) Mediante decozione : cioè si fa un decotto dell'infiorescenza micronizzata. Si assume come una tisana. Non ci sono limiti di età nella assunzione, parlando della mia esperienza che vede persone di età compresa tra i 20 e gli 80 anni”. Dott.ssa D' Amico Giuseppina

“Attualmente sono poche le controindicazioni all'utilizzo della cannabis terapeutica: se ne sconsiglia il consumo in pazienti affetti da schizofrenia e psicosi, in pazienti con epatite C e durante la gravidanza e l'allattamento. Ulteriore attenzione va posta al concomitante utilizzo di altri farmaci da parte del paziente, in quanto il THC o il CBD potrebbero influenzare il loro metabolismo. Occorre però sottolineare che non si tratta di controindicazioni assolute: spetterà infatti al medico prescrittore, sulla base dell'anamnesi del paziente, stabilire se tale terapia può apportare benefici concreti all'assistito”. Dott.ssa Cristina Cucari

Medico Chirurgo Esperta in omeopatia - Regione Calabria

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Medico di Base, Roma

Siamo favorevoli ad un uso terapeutico della pianta. Pur non promuovendo l’autoproduzione, reputiamo tuttavia che sia ora che le istituzioni prendano una decisione in merito alla Liberalizzazione (vedi Manifesto Colletivo). Grazie alla collaborazione dei volontari CS

cannabis medica

1) QUAL È LA DOMANDA PIÙ FREQUENTE CHE RICEVI?

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TERAPEUTICA


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LA GUIDA DI

VARIETÀ DI CANNABIS TERAPEUTICA:

BEDROCAN GIUSEPPE BATTAFARANO

I

l Bedrocan è una varietà di Cannabis terapeutica prescrivibile in Italia tramite una ricetta galenico magistrale redatta dal medico.

Il paziente, che si tratti di Bedrocan o di altre varietà di Cannabis terapeutica disponibili in Italia, si recherà con la ricetta medica presso una farmacia galenica per ritirare il farmaco. Poiché ad oggi il Bedrocan 22 è la varietà più prescritta in assoluto su tutto il territorio italiano, in questa guida approfondiamo le caratteristiche della Cannabis Bedrocan e della normativa che ne regolamenta la prescrizione, dispensazione e utilizzo.

cannabis medica

LE VARIETÀ DI CANNABIS ERAPEUTICA IN ITALIA In Italia, grazie al DM 23/01/2013, GU n. 33 del 08/02/2013 trasmesso dal Ministero della Salute, che ha inserito nella Tabella dei Medicinali, sezione B, i medicinali stupefacenti di origine vegetale a base di Cannabis (sostanze e preparazioni vegetali, inclusi estratti e tinture), è possibile utilizzare per scopi terapeutici non solo il delta-9-tetraidrocannabinolo o THC, ma anche i composti vegetali che lo contengono (cioè la cannabis), permettendo ad ogni medico iscritto all’Ordine e abilitato alla professione di prescrivere Cannabis terapeutica tramite ricetta galenico magistrale. Le varietà a disposizione del medico prescrittore sono varietà di Cannabis di grado farmaceutico la cui produzione è affidata allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze e varietà la cui importazione dall’estero è stata autorizzata dal Ministero della Salute. Per maggiori informazioni circa la definizione di Cannabis di grado farmaceutico si consiglia la lettura di “Che cos’è la Cannabis Terapeutica?” Le varietà prescrivibili in Italia sono: Bedrocan, Bediol, Bedrobinol, Bedica, Bedrolite, FM2, FM1, Pedanios 22, Pedanios 1/12, Pedanios 8/8. È possibile approfondire il confronto tra queste varietà in questa guida: “Le varietà di Cannabis Medica in Italia: guida pratica“.

THC 22,0% CBD 1,0% IL BEDROCAN: I CANNABINOIDI

Il Bedrocan è una varietà di Cannabis terapeutica ad alta percentuale di THC prodotta dall’omonima azienda olandese Bedrocan. Il Bedrocan è considerata una Cannabis del tipo sativa con un livello di THC standardizzato al 22%, mentre il livello di CBD è inferiore all’1%. È questa la Cannabis più ampiamente utilizzata e disponibile nella farmacie italiane, nonché la prima varietà di Cannabis ad essere stata resa reperibile nel territorio.

LE APPLICAZIONI CLINICHE DELLA CANNABIS TERAPEUTICA BEDROCAN Per il Bedrocan, come per le altre varietà di Cannabis prescrivibili, sia che si tratti di una prescrizione a pagamento o a carico del SSR, l’utilizzo di Cannabis terapeutica non può essere usato come strumento di primo presidio nell’affrontare una patologia, ma esclusivamente in supporto ai trattamenti standard, quando questi ultimi non hanno prodotto gli effetti desiderati o hanno provocato effetti secondari non tollerabili o necessitano di incrementi posologici che potrebbero determinare la comparsa di effetti collaterali. Possibili indicazioni cliniche della terapia a base di Cannabis Bedrocan comprendono, ma non si esauriscono a: • Analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (Sclerosi Multipla, lesioni del midollo spinale) • Dolore neuropatico di diversa natura • Antiemetico in nausea e vomito indotte da chemioterapici • Stimolante dell’appetito in cachessia e anoressia in pazienti oncologici o immunocompromessi • Glaucoma resistente alle terapie convenzionali • Riduzione dei movimenti involontari associati alla sindrome di Gilles de la Tourette Naturalmente sono presenti anche possibili controindicazioni del THC, in particolari soggetti, quali: • Adolescenti (i cannabinoidi possono


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CANNABISCIENZA LA GUIDA DI

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È compito del medico prescrittore valutare l’eleggibilità del paziente alla terapia con cannabinoidi, individuando la/le varietà di Cannabis più indicate per il paziente, tenendo in considerazione la presenza di eventuali comorbidità, interazioni farmaceutiche con altre terapie e valutando anche forme di somministrazione e dosaggi diversi, paziente per paziente.

LE OSSERVAZIONI DEL FARMACISTA: ESPERIENZE GALENICHE DEL DOTT. TERNELLI CON IL BEDROCAN Il Bedrocan 22% è disponibile nella farmacie nel corso dell’anno senza troppi problemi, salvo se a monte vi sono lotti che subiscono problematiche direttamente in casa di produzione. Il farmacista può acquistare Bedrocan tramite un distributore autorizzato, pagando il farmaco generalmente tra gli €8.5/grammo e gli 11€/grammo. Le preparazioni più frequentemente richieste dai medici sono oleoliti al 10% in olio EVO.

Per approfondire la conoscenza sulle diverse metodiche di preparazione di oleoliti e resine di Cannabis, leggi la sua Metodica Ternelli oppure inizia il Corso Cannabis Medica per Farmacia e Industria. Ulteriori informazioni utili per il farmacista possono essere trovate nelle seguenti pubblicazioni: • Le principali difficolta del farmacista galenista che lavora con la CM e come affrontarle • Analisi e Cannabis Medica: manuale per produttori e farmacisti 5. Bedrocan: conclusioni e letture suggerite Il Bedrocan è la varietà di riferimento della Cannabis Medicinale in Italia, talvolta fin troppo prescritto, dimenticando che le proprietà di altre varietà di Cannabis Medica (CM) a disposizione potrebbero risultare più utili in alcuni casi e soprattutto riportare una migliore compliance del paziente. In molti altri casi però risulta ottimale per trattare la sintomatologia di alcuni; è sicuramente la varietà con cui è più facile mantenere una continuità terapeutica in Italia poiché non subisce particolari difficoltà di distribuzione. Tra le letture suggerite si consigliano: • Che cos’è la Cannabis terapeutica? • Sistema Endocannabinoide: tutto quello che vorreste sapere • Quali patologie traggono beneficio dalla Cannabis Medica? • Come si usa la Cannabis terapeutica? • Metabolomica e Cannabis: la scienza delle varietà • Le varietà di Cannabis Medica in Italia: guida pratica

REFERENZE: 1 Bedrocan® 2 Legge n. 94/98 (Legge Di Bella) 3 Decreto Lorenzin – Ministero della Salute 09/11/2015 4 Decreto Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 5 Progetto pilota statale per la Cannabis a uso medico (ISS)

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interferire con lo sviluppo cerebrale in queste fasi dello sviluppo) • Individui con disturbi cardiovascolari (ipotensione, tachicardia) • Pazienti con problemi di steatosi epatica • Soggetti con disturbi della sfera psichiatrica (schizofrenia, bipolarismo e personalità borderline, depressione maggiore, ossessivocompulsivo) • Individui con pregressa storia di tossicodipendenza • Donne che pianificano una gravidanza


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CANNABIS NEL MONDO

COME FUNZIONA LA LEGGE SULLA CANNABIS TERAPEUTICA IN GERMANIA

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Redazione

N

industrie.

el 2017, dopo la legalizzazione della cannabis medica in Germania, c’è stato un aumento di interesse da parte dei pazienti che possono beneficiare di questa terapia, da parte degli investitori e delle

La legge federale tedesca sugli stupefacenti rende illegale il possesso di cannabis in Germania. Se una persona viene trovata in possesso di determinate droghe, si rischia una pena massima di cinque anni di carcere. L’uso di cannabis, d’altra parte, non è classificato come un vero e proprio reato. Se si viene trovato con piccole quantità di cannabis per uso personale, la legislazione prevede principalmente diverse opzioni di punizione. Queste opzioni vengono scelte in base ai seguenti criteri: • Storia del delinquente • Se il perseguimento della persona gioverebbe o meno al pubblico • Stato legale attuale della cannabis in Germania In Germania la cannabis è attualmente legale solo per scopi medici. Solo con l’approvazione dell’Istituto federale per i farmaci e i dispositivi medici la pianta può essere coltivata, commercializzata, posseduta, importata o esportata e ai pazienti critici possono essere prescritti farmaci a base di cannabis. Dopo la legalizzazione della cannabis medica le importazioni di questa pianta sono ai massimi storici tanto che al momento l’industria tedesca è considerata il più grande mercato di cannabis legale al di fuori del Nord America. Il numero delle richieste da parte dei pazienti è molto alto, nessuno si aspet-

tava questo successo. Al momento la richiesta del prodotto supera la disponibilità dello stesso, tuttavia man mano che il paese progredisce nello sviluppo della sua industria nazionale, è probabile che la situazione migliori. Farmaci disponibili I pazienti in Germania possono attualmente scegliere tra tre prodotti a base di cannabis medicinale, Sativex, Dronabinol e Nabilone che purtroppo sono molto costosi, cosa che non garantisce le cure a tutti i pazienti (a meno che la loro assicurazione sanitaria non li copra). La cannabis medica può essere acquistata solo da un fornitore legale di cannabis come Drapalin. È possibile legalizzare la cannabis in futuro? A breve ci saranno le nuove elezioni in Germania, il partito dei Verdi potrebbe avere un ruolo centrale nella prossima amministrazione, se così fosse il loro Cannabis Control Act potrebbe essere approvato, depenalizzando efficacemente l’uso ricreativo di cannabis. Il numero di pazienti è passato da 1000 a 8000 nel primo anno dopo la legalizzazione. A novembre 2018, il numero di pazienti era salito a 40.000. Le vendite di cannabinoidi legali hanno portato al budget di 73 milioni di dollari entro la fine del 2018 e il volume delle vendite aumenta esponenzialmente ogni anno. Entro il 2028, i ricavi dovrebbero raggiungere i 136 miliardi. Circa due terzi dei fornitori di assicurazioni sanitarie ora coprono i costi dei pazienti a cui è stata prescritta cannabis medicinale. Con questi numeri la possibilità di una legalizzazione potrebbe diventare realtà.


COVID-19

Cannabis e COVID-19: La ricerca continua! COVID-19 è una malattia infettiva causata dal virus denominato SARS-CoV-2. Il virus colpisce principalmente il tratto respiratorio ma può provocare sintomi che riguardano tutti gli organi e apparati. I sintomi simil-influenzali più frequenti sono: febbre, tosse, mal di testa, respiro corto, dolore alle articolazioni e ai muscoli, stanchezza e disturbi gastrointestinali quali la diarrea. Sintomi caratteristici transitori sono la perdita dell’olfatto e la perdita del gusto. Nei casi più gravi può verificarsi una polmonite, una sindrome da distress respiratorio acuto, fino ad arrivare al decesso del paziente.

Trattamento con cannabis

Metodo di trattamento classico

Dott. Fabio Turco Farmacologo, ricercatore, membro del comitato scientifico e caporedattore di Cannabiscienza Srl., Milano

La cannabis agisce come antinfiammatorio e modula l’iperattivazione del sistema immunitario e la conseguente “tempesta di citochine”. Aiuta ad evitare che i pazienti raggiungano fasi critiche della patologia. Alcuni cannabinoidi potrebbero ridurre l’espressione dei recettori utilizzati dal SARS-Cov-2 per infettare le cellule. Utili nel prevenire il propagarsi dell’infezione, studi in tal senso ancora in corso (vedi studi sul sito web).

I farmaci antivirali per COVID-19 sono in fase di studio, sebbene nessuno di essi si sia ancora dimostrato chiaramente efficace sulla mortalità. L’assunzione di farmaci da banco contro il raffreddore, l’assunzione di liquidi e il riposo possono aiutare ad alleviare i sintomi. A seconda della gravità, possono essere necessari corticosteroidi, antibiotici ed in aggiunta antivirale o eparina. Oltre di che ossigenoterapia, fluidi per via endovenosa e supporto respiratorio possono ridurre il rischio di morte.

La modulazione dell’iperattivazione del sistema immunitario e l’evitare una conseguente “tempesta di citochine” contrasterebbero lo sviluppo della Sindrome da Distress Acuto Respiratorio (ARDS), uno dei problemi più gravi della patologia COVID-19, che comporta l’utilizzo di ventilazione assistita e spesso conduce alla terapia intensiva. Un effetto preventivo sullo sviluppo dell’infezione, sembra indotto principalmente dal CBD, ma anche da estratti di terpeni della cannabis, come dimostrato da alcuni recenti studi. Questi composti sembrano diminuire l’espressione del recettore ACE-2 utilizzato dal virus per entrare nelle cellule, ma sembrano aumentare anche i meccanismi difensivi delle cellule attraverso un aumento del rilascio di interferone gamma. Gli effetti collaterali indotti dalla cannabis sono in genere modesti, soprattutto se paragonati agli altri farmaci disponibili (corticosteroidi e antivirali principalmente). Gli svantaggi dell’utilizzo della cannabis e dei cannabinoidi potrebbero essere dovuti ad una eccessiva riduzione della risposta immunitaria, se somministrati in una fase dell’infezione non appropriata.

Accesso alla cannabis medica

Svantaggi del trattamento classico sono la limitata efficacia ed i possibili danni polmonari da ossigeno e ventilazione invasiva, anche se necessari e salvavita.

Purtroppo la cannabis medica non è destinata alla terapia COVID-19, al momento neanche in fase sperimentale, ma recenti studi ne fanno un rimedio complementare potenzialmente interessante. Tuttavia, in questi casi qualsiasi medico può prescrivere la cannabis in questi casi perché è disponibile un minimo di letteratura scientifica accreditata. Il modo di somministrazione orale è più adatto perché non irrita le vie respiratorie ed è da valutare come terapia integrata. Informazioni dettagliate sul sito web!

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www.cannabissocial.eu Avvertenza legale Le informazioni contenute in questo documento non sono da intendersi come alternative o sostitutive di disposizioni o indicazioni date da medici o altre figure professionali dell’ambito medico e farmaceutico, ma esclusivamente ai fini di una più completa cultura generale. Questo documento non intende in alcun modo incentivare condotte vietate. I creatori di questo documento, l’associazione di pazienti Cannabis Social Club Bolzano non si assumono nessuna responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute.


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CLIMATE CHANGE

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QUANTO CI COSTA IL CAMBIAMENTO CLIMATICO Cristina Talerico

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i parla spesso di cambiamento climatico e dei possibili effetti che questo potrebbe avere sulla salute dell’uomo. Un recente rapporto del Natural Resources Defense Council (NRDC) dimostra che il riscaldamento globale è collegato a ben oltre $ 820 miliardi all’anno di costi sanitari, un numero esorbitante. “Dobbiamo fare una scelta” ha affermato il coautore del rapporto e scienziato dell’NDRC, Vijay Limaye, secondo The Hill. “Continuare ad essere complici di questo disastro oppure fare investimenti intelligenti che aiutino l’ambiente e che possano impedire a milioni di persone, soprattutto le più vulnerabili, di subire lesioni, malattie e morte prematura. Il momento di agire è adesso.” Ecco come il riscaldamento globale ci sta costando miliardi di spese sanitarie: Giovedì 20 maggio, il NDRC and the Medical Society Consortium on Climate & Health and Wisconsin Health Professionals for Climate Action ha pubblicato un rapporto intitolato The Costs of Inaction: The Economic Burden of Fossil Fuels and Climate Change on Health negli Stati Uniti. Il rapporto mostra come il riscaldamento globale, causato dall’attività umana, costi centinaia di migliaia di dollari, basti pensare che solo l’inquinamento atmosferico causato dalle emissioni di polveri sottili, causa di gravi problemi respiratori, costa circa 820 miliardi di dollari. L’inquinamento causato dalla combustione di fonti non rinnovabili, ammonta a circa $ 7,9 miliardi, mentre l’aumento delle temperature, che causa stress da calore e problemi cardiaci, aggiunge circa $ 263 milioni. Il fumo degli incendi, che causa complicazioni respiratorie, circa $ 16

miliardi ogni anno e le condizioni meteorologiche estreme, come la super tempesta Sandy nel 2012, possono aggiungere più di $ 3 miliardi ogni anno. Anche cose a cui normalmente non si pensa, come l’aumento del polline di quercia, aggravato dal riscaldamento globale, aggiunge circa $ 11,4 milioni al totale. La scienza è chiara: gli effetti pericolosi del cambiamento climatico e i loro profondi costi per la nostra salute e i nostri portafogli peggioreranno ogni anno se non riusciamo a frenare l’inquinamento che sta distruggendo il nostro pianeta “, ha detto Limaye, secondo Sustainable Brands. Come possiamo abbassare i costi sanitari del riscaldamento globale? La prima cosa da fare è investire in risorse energetiche rinnovabili e azzerare l’uso dei combustibili fossili, composti che rimangono intrappolati nella nostra atmosfera portando alla distruzione dello stato di ozono. Evitare gli sprechi, favorire l’uso di materiali provenienti da fonti riciclabili, eliminare il mono uso non solo a casa ma anche per esempio nei grandi centri come i supermercati. La plastica che va a finire nei nostri corsi d’acqua viene ingerita dai pesci e finisce direttamente sulle nostre tavole. Aiutare per quanto possibile enti che cercano di salvaguardare la flora e la fauna del nostro pianeta, partecipando e diffondendo iniziative ecologiche per istruire le nuove generazioni. Bisogna tenere bene a mente che tutto quello che faremo in questi anni determinerà il destino del nostro pianeta e della nostra salute. Il momento di agire è adesso.


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RITORNO ALLA TERRA

Francesco, Elia, Davide: tre storie di giovani imprenditori agricoli della canapa A cura di Canapa Sativa Italia (CSI)

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anapa Sativa Italia (CSI) è un’associazione senza fini di lucro che mette insieme i più impegnati esponenti dell’industry nostrana da tutto il paese: appassionati e competenti alfieri in giovani agricoltori, sapienti trasformatori ed imprenditori, scienziati e ricercatori. In una parola i nuovi "pionieri” di un settore antico: ecco le storie di alcuni di loro.

Francesco Procacci (1984), agricoltore a Cervinara ‘Era chiaro già agli antichi botanici, guaritori, artigiani: la canapa è una farmacia ambulante, una fibra versatile ed anche un super-nutriente. Negli anni ’30 l’Italia era il paese con la migliore canapa al mondo coltivata su un’estensione di oltre 135.000 ettari. Allora il Sud era alla testa di un impero fatto di saperi e di importanti ritorni economici. Oggi siamo a meno di 5000 ettari in tutto lo stato’. A parlare è Francesco Procacci (1984), fondatore dell’azienda agricola biologica Cereris di Cervinara (AV), Campania. Tra i soci di CSI, siede nel Consiglio Direttivo dell’associazione per cui si occupa di Etica e comunicazione. "Dopo la laurea in marketing ed esperienze lavorative diverse da quelle agricole decido di tornare nella mia terra natale,

Cervinara (AV) dove, nel 2016, ho fondato un’azienda agricola biologica. E’ più facile per le ciliegie, le castagne, i grani antichi e le altre mie coltivazioni: con la canapa sativa oggi è una sfida, perché il nostro mercato è invaso da oli ed altri prodotti alimentari che vengono dall’estero e sono molto più scadenti, ma costano meno". "Ogni bottiglia del mio olio, una busta di semi o di farina, porta nel piatto una scelta di lavorazione antica e sostenibile che parte dall'aratura e dalla concimazione ed include la fresatura, la semina, la raccolta con la trebbiatura fino allo sfalcio e alla ranghinatura. Infine, si chiude con l'imballaggio della paglia risultante dalla trebbiatura!". "Dopo l’estrazione dei semi per uso alimentare, il resto della pianta - dal 70 all 80% - viene smaltito senza valorizzare, per mancanza di impianti in molte parti del paese, la parte verde esterna - adatta per diventare fibra corta tecnica - e la parte bianca interna, il canapulo: se mischiato alla calce diventa una eco-malta dal grande potere isolante, fonoassorbente e traspirante.’ conclude Francesco Procacci.

Elia Barban (1987), agricoltore a Castelfranco Veneto Elia Barban (1987) è diventato imprenditore agricolo nel 2017 grazie alla legge 242/16 che permette la coltivazione della canapa (Cannabis Sativa Linnaeus, Cannabis Sativa L.) in Italia per la filiera agroindustriale, con un limite di tetraidrocannabinolo fissato allo 0,2%. La sua passione per la canapa viene da lontano: nel 2006, quando era impiegato presso una fornace ha conosciuto la canapa in bio-edilizia (realizzazione di mattoni, pannelli, rivestimenti). Dopo un viaggio in Australia,poi, ha deciso di tornare e prendersi cura dell’azienda di famiglia, sebbene questo abbia comportato non avere più orari, ferie o week-end liberi. Da


imprenditore agricolo, ha cercato di apprendere nuove pratiche che possono aumentare il benessere dell’animale e migliorare la carne. L’azienda di Barban è infatti una delle tre inserite nel progetto 'Produrre canapa nella filiera alimentare e agroindustriale', finanziato dal Programma per lo Sviluppo Rurale della Regione Veneto e guidato dalla Coldiretti Rovigo, che ha messo in rete le imprese agricole interessate a coltivare la canapa. Obiettivo del progetto, la tracciabilità di Omega (3, 6) sulla carne. Attualmente, le fonti di Omega per l’alimentazione animale derivano dal lino per lo più importato dall’estero. E non è mai stata provata al mondo la somministrazione di canapa ai vitelli “a carne bianca”. La stalla sperimentale dell’azienda di Elia è stata quindi suddivisa in tre parti: una di controllo (senza farina di canapa), le altre due con percentuali differenti di farina di canapa. Sono state installate anche delle telecamere per monitorare il Le storie di CSI comportamento degli animali non finiscono qui: prima e dopo la somministravisita il nostro sito zione di canapa. www.beleafmagazine.it e troverai ogni mese una nuova storia di imprenditrici agricole di successo

"L'importanza del progetto di ricerca va oltre lo stesso settore della zootecnia in quanto analizza le varie parti della piante ed i possibili, reali e concreti impieghi nell’ambito dell’industria agroalimentare in primis o come nuova coltura e fonte di reddito anche per le piccole medie aziende agricole. Ad esempio il fiore di canapa potrebbe essere inserito con alimento umano così come lo è il fiore di zucchino fritto. L’aspetto più interessante del fiore in zootecnia è dato anche dalle proprietà medicinali e salutari come antinfiammatori e stimolante del sistema endocannabinoide dell’animale’, aggiunge Elia Barban. "Essendo l’autosufficienza un obiettivo aziendale, sia mio padre sia io abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo per le coltivazioni particolari: soia, girasole, colza. Quando abbiamo puntato sulla canapa, abbiamo però sempre trovato un muro fatto principalmente di ignoranza, oltre al fatto che viene erroneamente associata alla droga". afferma Elia Barban. "Il Veneto è una delle regioni in cui la canapa è sempre stata molto coltivata - le sue aree paludose ne fanno un habitat ideale - e la Serenissima la usava per molte attività navali e costruttive. La novità è che dagli inizi del Duemila abbiamo scoperto il suo valore nutrizionale. Purtroppo, nel corso del Dopoguerra, mentre il mondo si è portato avanti con la ricerca e l’innovazione dal punto di vista meccanico di trasformazione e lavorazione, l’Italia ne ha bandito la coltivazione. Non c’è mai stata una visione a 360° della canapa, per questo sono molto fiero di fare parte di Canapa Sativa Italia (CSI)

perché da anni è una guida per chi inizia da zero e per chi, come me, ha già esperienza ma desidera consolidare le sue pratiche o innovare".

Davide Petrollino

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RITORNO ALLA TERRA

(1979) agricoltore in Molise Andando più a sud, incontriamo Davide Petrollino, 42 anni, biotecnologo e specialista in semi. L’azienda agricola di Davide e della sua socia Constanze Engelbrecht è Vitelium e si trova a Provvidenti (CB), Molise. “L’interesse prevalente di Vitelium è la produzione e commercializzazione di prodotti derivati dai semi di canapa, di olio d’oliva e di prodotti a base di tartufo. Quella della vendita dei semi di Cannabis sativa da semina è più una necessità dettata dalla volontà di costituire filiere virtuose in Italia – sottolinea Davide Petrollino – Infatti uno dei punti critici della filiera è l’approvvigionamento delle sementi da semina sempre molto difficoltoso in termini di varietà disponibili, di prezzi e di quantità. La distribuzione di seme pone l’azienda volutamente al centro di una rete di produttori. In questo modo diviene possibile il coordinamento di più realtà, il trasferimento di conoscenze e soprattutto la raccolta e la condivisione di dati reali sull’andamento delle colture in diversi areali". "Nel 2017 abbiamo seguito più di 30 aziende medie e piccole" ha aggiunto, "abbracciando una latitudine compresa tra il 42° ed il 46° parallelo su otto regioni Italiane. Questo ha permesso di incrociare dati di semina, di andamento colturale e di resa preziosissimi per il miglioramento della produttività in campo”. Davide Petrollino riscontra un grande problema nel nostro Paese: "La frammentazione rende particolarmente onerosa e difficoltosa la gestione del seme in post-raccolta e la carenza di cultivar selezionate per ambiente mediterraneo espone a rischi di perdite importanti in coltura non irrigua. Le infiorescenze ad oggi rappresentano un potenziale indotto milionario. In questo caso la carenza di una regolazione legislativa specifica rappresenta il limite di sviluppo maggiore. Anche l'impossibilità di usare varietà selezionate per la produzione di CBD o con tenori di THC superiori allo 0,20,6 %, limita enormemente lo spettro varietale e costringe gli "imprenditori avventori” del settore a ripiegare su varietà selezionate per altri scopi che però mostrano un'attitudine soddisfacente anche per la produzione del fiore.

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IL MONDO GREEN

COLTIVARE LA CANNABIS CON PRATICHE SOSTENIBILI SI PUÒ (SI DEVE)

Redazione

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ia che operino al chiuso, all’aperto o in serra, i coltivatori di cannabis hanno sviluppato la reputazione di non essere “green” come le piante che coltivano. L’uso massiccio di pesticidi e di energia sono alcune delle “colpe” affibbiate ai coltivatori ma, fortunatamente, esistono tanti modi per ridurre i loro impatti ambientali, alcuni richiedono degli investimenti economici, altri solo qualche accortezza in più. Uso di lampadine a LED, fertilizzanti naturali, la riduzione delle quantità di prodotti usa e getta come i copri scarpe preferendo calzature che possono essere pulite ed igienizzate ad ogni utilizzo, sono sicuramente da tenere in conto se l’intento è quello di aiutare l’ambiente. Una delle cose da considerare sono sicuramente gli imballaggi dei prodotti, che non solo li rendono poco ecologici ma anche più costosi, la cannabis essiccata destinata alla vendita viene confezionata spesso in bustine di plastica, l’uso di contenitori in vetro in questo caso è sicuramente la soluzione migliore ma esistono anche altre opzioni come l’utilizzo di plastica esclusivamente riciclata o di imballaggi in canapa. Nel caso della cannabis il fattore più impattante è il consumo elettrico, la pianta se coltivata indoor richiede impianti di illuminazione interna e sistemi di raffreddamento. La tecnologia LED consente di risparmiare molta energia anche se è più costosa delle classiche lampadine HID. Fare un investimento su un impianto LED è sicuramente oneroso ma oltre a far calare drasticamente i consumi energetici permette nel tempo un ritorno economico non indifferente in quanto è molto più efficiente e produce meno calore, riducendo di conseguenza

anche i consumi dei sistemi di raffreddamento ed elettricità. Stesso discorso vale per i sistemi di raffreddamento, possono essere sostituiti da quelli che usano gas naturali come fonte di combustibile, questo sarebbe un grande aiuto per l’ambiente e, a lungo termine, anche per le finanze. Le colture di canapa possono essere certificate come biologiche. Ryan Cross, direttore delle operazioni per River Organics, grande produttore di canapa biologica con sede a Gloucester, in Virginia, ha affermato che la gestione del suolo gioca un ruolo chiave nella riduzione dell’impronta di carbonio dell’azienda. La rotazione delle colture, i fertilizzanti organici e la lavorazione minima sono i principi fondamentali del piano di produzione delle colture di River Organics e aiutano l’azienda a mitigare la quantità di carbonio che sta producendo. La coltivazione di piante di canapa biologica accelera organicamente il processo di essiccazione perché le piante coltivate biologicamente non trattengono la stessa quantità di acqua di quelle coltivate convenzionalmente a causa della velocità con cui assorbono il fertilizzante, ciò riduce le tempistiche di conservazione, cosa che di conseguenza aiuta a ridurre l’impronta di carbonio dell’azienda. Un ulteriore vantaggio, ha detto Cross, è che la coltivazione biologica migliora la produzione di flavonoidi e terpeni di circa il 12%. L‘eliminazione dei pesticidi è un’altra pratica sostenibile che i coltivatori possono impiegare. Glass House Farms, ad esempio, ha eliminato l’uso di pesticidi dannosi per il pianeta, spendendo circa $ 30.000 al mese per cercare di introdurre set di insetti contro vari parassiti, un costo che secondo Farrar diminuirà man mano che più persone implementeranno la pratica. È la versione high-tech delle coccinelle, vengono usati circa 40 insetti diversi e i risultati sono sorprendenti.


Perché la cannabis fa bene all’ambiente (più di una foresta)

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LA CANAPA INDUSTRIALE ASSORBE TRA LE 8 E LE 15 TONNELLATE DI CO2 PER ETTARO DI COLTIVAZIONE, MENTRE LE FORESTE CATTURANO DA 2 A 6 TONNELLATE DI CO2 PER ETTARO ALL'ANNO Teresa Della Pieve

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econdo i ricercatori dell’Università di Cambridge, la canapa è in grado di catturare il carbonio atmosferico due volte più efficacemente delle foreste fornendo biomateriali “carbon negative” per l’edilizia e non solo. "Numerosi studi affermano che la canapa sia uno dei migliori convertitori di CO2 in biomassa", ha affermato Shah, ricercatore presso il Center for Natural Material Innovation di Cambridge. "La canapa industriale assorbe tra le 8 e le 15 tonnellate di CO2 per ettaro di coltivazione, mentre le foreste catturano da 2 a 6 tonnellate di CO2 per ettaro all'anno a seconda del numero di anni di crescita, della regione climatica, del tipo di alberi, ecc." Le bioplastiche e i materiali da costruzione carbon negative possono essere utilizzati per sostituire i compositi in fibra di vetro, l'alluminio e altri materiali. Il Center for Natural Material Innovation, del Dipartimento di Architettura dell'Università di Cambridge, conduce da anni ricerche sui biomateriali con il fine di ridurre al minimo l’impatto ambientale e di conseguenza trovare soluzioni carbon negative e carbon free. Il lavoro di Shah si concentra in generale sulle fibre naturali e in particolar modo sulla canapa, che ha descritto come "una coltura multiuso che offre materiali e risorse in molteplici forme". La canapa, o canapa industriale, è una varietà della pianta di Cannabis sativa che contiene livelli molto bassi del composto psicoattivo tetraidrocannabinolo (THC). La pianta è stata coltivata per migliaia di anni per le sue fibre, che erano tradizionalmente utilizzate per corde, tessuti e carta. Oggi viene impiegata per produrre bioplastiche, materiali da costruzione e biocarburanti, nonché prodotti contenenti cannabidiolo (CBD), una sostanza ormai molto usata a scopo medico/ farmaceutico.

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IL MONDO GREEN

Una parte molto interessante della pianta sono sicuramente le fibre che formano l'esterno dello stelo, sono infatti molto forti e rigide e possono essere utilizzate per produrre prodotti in bioplastica, comprese parti automobilistiche, pale di turbine eoliche e pannelli di rivestimento. I pannelli di rivestimento in bioplastica di canapa, sono una valida alternativa ai pannelli in alluminio, plastica bituminosa e acciaio zincato, che richiedono solo dal 15 al 60 percento di energia solo per la loro produzione. Shah ha recentemente collaborato con il regista Steve Barron, che ha convertito i 53 acri di Margent Farm nel Cambridgeshire alla produzione di canapa e ha utilizzato il raccolto per costruire la propria casa. L'azienda coltiva canapa industriale biologicamente, il che riduce ulteriormente le emissioni rispetto all'agricoltura convenzionale, dove tra il 30 e il 40 per cento delle emissioni proviene da fertilizzanti e Shah sta lavorando con la fattoria per sviluppare nuovi materiali a emissioni zero che potrebbero essere utilizzati nella produzione e nell'edilizia. "Con le fibre di canapa di Margent Farm e utilizzando il 100% di resine a base biologica, possiamo produrre bioplastiche in grado di sostituire i compositi in fibra di vetro, l'alluminio e altri materiali in una vasta gamma di applicazioni", ha affermato. La canapa conclude il noto ricercatore, è una coltura eccezionale che ci consente di affrontare una moltitudine di problemi ambientali generati dall'uomo, può essere utilizzata in tanti settori, da quello edilizio a quello chimico farmaceutico, è una vera e propria risorsa per l’umanità.


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STORIA DELLA CANAPA

Da Bologna a Ferrara, è lì che nasce il fulcro della canapa in Italia SUL FINIRE DEL XIX SECOLO, DEI 4.218 TELAI DOMESTICI CENSITI NELLA PROVINCIA, BEN 3.075 ERANO DESTINATI ALLA TESSITURA DI LINO E CANAPA Liza Binelli

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el corso del XIX secolo il primato produttivo della canapicoltura passò dalla provincia di Bologna a quella di Ferrara. Grazie, all’interessamento del viceconsole inglese William Donald McAlister (1798-1880), che scelse la città emiliana come residenza e, l’aiutò con le esportazioni di canapa in Inghilterra. La diffusione della coltura è accertata in età medievale sulle vallate del Frignano, ma già nel 1400 essa va ad occupare le più favorevoli terre di pianura del Bolognese (San Giovanni in Persiceto e Cento). Dal Centese, dopo che nel 1502 il suo territorio era entrato a far parte del Ducato di Ferrara, la coltivazione della canapa iniziò la sua marcia verso il Ferrarese centrale, dove affiancava, nel corso del Seicento, la più tradizionale coltura del lino (Linum Usitatissimum), coltivato nel Ferrarese come materia tessile per gli abiti dei contadini e altri numerosi usi domestici. A fine Ottocento, mentre l’Italia stava uscendo dalla lunga crisi dei prezzi agricoli e cerealicoli (1881-96), l’esportazione di canapa offriva un importante sostegno all’economia provinciale, come attestata in due articoli pubblicati sulla rivista “L’Italia Agricola” dal direttore della Cattedra ambulante d’agricoltura di Ferrara, Adriano Aducco. Su scala nazionale la coltura della canapa era concentrata in Emilia-Romagna, che con 390.000 quintali realizzava il 53,5% della produzione. L’altro grande polo produttivo si trovava in Campania, dove le province di Napoli e Caserta fornivano con 163.000 quintali quasi un quarto della fibra di canapa italiana. Seguivano con apporti minori il Veneto e il Piemonte. La provincia di Ferrara con ben 190.000 quintali produceva da sola oltre un quarto (26,5%) della produzione nazionale, superando largamente quella di Bologna (130.000 quintali pari al 17,8%). Al terzo posto si collocava Caserta, con 105.000 quintali (14,5 per cento). Nel corso dell’Ottocento solamente l’Impero russo, che produceva 2,1 milioni di quintali su una superficie di 632.000 ettari, superava la produzione italiana, che Aducco stimava aggirarsi tra il 16 e il 18 per cento della produzione mondiale. Per dare un’idea di quanto la canapa fosse ormai coltura di primaria importanza nell’economia delle famiglie di mezzadri, boari e braccianti ferraresi, basterà ricordare che sul finire del XIX secolo, dei 4.218 telai domestici censiti nella provincia, ben 3.075 erano destinati alla tessitura di lino e canapa. Ma, l’impegno più gravoso del lavoro contadino era riservato alla coltivazione e alla lavorazione sui canapai per ottenere la canapa grezza, il cui prezzo finale era strettamente connesso alla qualità, lunghezza e resistenza della fibra. Queste caratteristiche si ottenevano grazie ad abbondantissime concimazioni, a lavorazioni profonde e all’aerazione del suolo con vangatura supplementare del solco tracciato dall’aratro (ravagliatura); a diserbi, diradamenti e sarchiature dopo la nascita delle piantine; alla macerazione ottimale degli steli nei maceratoi, grandi vasche in cui gli steli della pianta, uniti in fasci venivano affondati con grossi ciottoli di fiume per ottenere il distacco del tiglio. Quest’ultima importante fase della


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STORIA DELLA CANAPA

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lavorazione avveniva però dopo altre faticose operazioni che consistevano nel taglio delle bacchette alla base nei primi giorni di agosto; la loro esposizione al sole, prima disponendoli sul suolo a spina di pesce, poi raggruppandoli in mazzi sovrapposti e incrociati a “X” ed, infine rialzandoli da terra in grandi pile coniche (pirle) per far essiccare il fogliame. Seguiva sul campo la ripetuta sbattitura degli steli per ottenere la rimozione della parte fogliare ormai secca; la creazione di fasci formati da 20 mannelle ciascuno di lunghezza uniforme con selezione degli steli in base alla loro lunghezza (tiratura); la legatura in fasci degli steli; il trasporto e l’affondamento dei fasci nel maceratoio. Di cui potete trovare un ampio servizio sul primo numero di quest’anno di BeLeaf. Di nuovo la canapa lavata, veniva posta ad essiccare in pile coniche legate in cima. Riunita ancora in mannelle. Seguivano poi, dopo il trasporto sull’aia delle mannelle, le faticose operazioni per l’estrazione della fibra. I commercianti di canapa organizzavano le successive fasi come la pettinatura con pettini metallici e nella perfetta ripulitura della fibra da residue parti legnose, operazione svolta da artigiani specializzati (canepini, gargiolari). Quindi, c’era la selezione delle fibre per qualità: le più fini e incolori erano destinate alla filatura, mentre quelle più grossolane ed opache andavano alle produzione di cordami. Una volta concluse tutte le operazioni, l’estate era praticamente conclusa e seguitavano i lunghi mesi invernali, durante i quali, al termine delle faccende quotidiane c’era la veglia e la lavorazione della canapa proseguiva. Le abitazioni avevano una grande cucina al pian terreno, riscaldata (a seconda dei periodi storici) dal fiato degli animali come mucche e asini oppure da grandi caminetti alimentati dalla legna

raccolta e spaccata durante il giorno. Le donne stavano con le donne, gli uomini stavano con gli uomini e i bambini stavano con gli uomini, perché non dovevano ascoltare i discorsi delle donne. Le signore più esperte filavano la canapa, le giovani si preparavano il corredo matrimoniale, imparavano a tessere e a ricamare sotto l’occhio vigile delle mamme o rammendavano i vestiti per tutta la numerosa famiglia, mentre i nonni aggiustavano gli attrezzi da lavoro e intrattenevano i nipoti con racconti di maghi e streghe. Si cenava presto, quando faceva buio, intorno alle 18. Per cui la veglia incominciava subito dopo e non durava troppo a lungo, in quanto bisognava alzarsi presto per andare a dar da mangiare agli animali o a munger le vacche e ricavare il latte per la prima colazione. La serata in compagnia di tutti i famigliari si concludeva con la recitazione del rosario. Le usanze variavano da regione a regione. Ma è la genuinità degli intenti che accomuna le persone umili da nord a sud della penisola. La canapa e le sue faticosissime lavorazioni hanno segnato in profondità la memoria storica dei contadini, dei braccianti e degli agricoltori ferraresi. La coltivazione di questa fibra tessile è stato lo strumento con cui il mercato e le sue leggi sono entrate nelle campagne fin dal secolo XVII coinvolgendo uomini, donne e ragazzi nel suo lungo e complesso ciclo produttivo. L’Ottocento ha visto la provincia di Ferrara al primo posto offrendo ai suoi agricoltori una fonte redditizia lodevole. Sul duro lavoro della canapa si è formata anche nei contadini una prima coscienza dei propri diritti. Le grandi lotte agrarie del 1897 e del triennio 1901-1903 portarono il ferrarese all’attenzione del Parlamento nazionale, ma anche ai primi contratti collettivi di lavoro scritti, che stabilivano la remunerazione del faticosissimo lavoro dei braccianti emiliani per una coltura che rimarrà dominante fino alla seconda guerra mondiale.


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CULTURA CANNABICA

Perché Trailer Park Boys è un cult in Canada Cinzia Colosimo

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uando ho visto i primi 5 minuti di Trailer Park Boys mi sono detta: “Oh no, l’ennesima serie con tre maschi bianchi etero sempre strafatti, sarà una noia mortale”. Poi sullo schermo sono apparse, oltre alle tonnellate di cannabis, anche gattini, famiglie allargate e una sgangherata ma tenerissima solidarietà. Lo spettacolo si è fatto interessante. Trailer Park Boys è una serie canadese in stile mockumentary (reperibile su Netflix) creata da Mike Clattenburg che ha da poco compiuto 20 anni, 13 stagioni, 115 episodi, e 4 film. Racconta le avventure di un gruppo di amici che vivono in un campo caravan nella periferia di un’immaginaria Nuova Scozia. Rozzi e scurrili, eccessivi e assurdi, i personaggi di Trailer Park Boys vivono in un contesto di sottoproletariato urbano, alle prese con problemi di sopravvivenza e solidi conflitti. Ricky, Julian e Bubbles – interpretati da Robb Wells, John Paul Tremblay e Mike Smith – sono i protagonisti del campo. Vivono di espedienti, per lo più illegali. La principale fonte di reddito per Ricky sono le coltivazioni di cannabis nella roulotte tappezzata di fogli alluminio. Ma insieme a Julian si occupa anche di furti maldestri e spettacolari. Bubbles ufficialmente ripara i carrelli della spesa e si prende cura di numerosi gatti, ma finisce sempre con l’assecondare gli amici e mettersi nei guai. Personaggi alla periferia del sistema Attorno ai tre si sviluppa la comunità del parco. Una discreta quantità di disagio avvolge la vita di tutti i personaggi, che in un modo o nell’altro incarnano una paura sociale, una condizione definitiva. Eppure convivono, si sostengono a vicenda e sanno volersi bene. A dispetto dell’atmosfera tiepida e sonnacchiosa della sigla iniziale, ogni giornata dei TPB finisce con un disastro, così come ogni stagione finisce con Ricky e Julian in prigione per questioni legate all’erba. Spesso per colpa di Jim Lahey, l’arcinemico guardiano del campo, ex poliziotto, alcolizzato. Bisessuale dichiarato insieme a un altro personaggio rilevante: Randy, assistente e amante di Lahey, che esibisce la nudità di una grossa pancia (per orgoglio) ed è capace di grandi slanci affettivi, ma è destinato a soccombere alla cattiveria. Poi c’è Lucy, con cui Ricky ha una figlia e una relazione tira e molla per diverse stagioni, che sogna stabilità e eterno vigore. Barb, la padrona del campo, una donna indipendente sui 50 anni, ex compagna di Lahey. Il padre di Ricky, ludopatico con finta disabilità; l’amica di tutto il campo Sarah, i miserabili Cory e Trevor, sottomessi scagnozzi che non hanno contezza di sé. E infine Don/Donna, che si presentano come fratello e sorella ma di fatto è un personaggio con uno sdoppiamento di personalità a tratti inquietante.


Ricky inventa i soldi di fumo, con tanto di delizioso timbro della fogliolina, e ci compra un ghiacciolo, il giornale, la benzina, le cose di tutti i giorni. È forse il momento più alto di questa confessione di amore continua dei personaggi, Ricky in particolare, verso la cannabis. Grande protagonista nella vita dei Boys, l’adorata pianta appare in tutte le sue forme: sotto attacco dei parassiti in piena fioritura, sotto forma di cime nascoste tra le intercapedini di un camper (per farne la pensione di vecchiaia). E ancora, in forma di olio miele prodotto da una raffineria domestica, o su un trenino elettrico nel tentativo di esportarla negli States. Non è un rapporto equilibrato, perché appare nei posti più inappropriati, nei momenti meno opportuni. L’indole antiproibizionista non è dettata da principi troppo articolati, ma da una sincera esigenza di consumo e profitto. Negli anni non mancano i riferimenti e le punzecchiature al sistema, anzi, tutto il racconto di fatto ricalca le diverse stagioni politiche in materia. Dal 2001, anno della legalizzazione per uso medico in Canada, quando la serie viene lanciata, all’inasprimento delle pene per i coltivatori del 2006, fino al 2014, quando viene rivista la legge per l’uso medico e ci si avvia verso una stagione nuova. È nel 2014 che TPB entra a gamba tesa nel dibattito canadese con il film “Don’t Legalize it”. La tesi dei ragazzi è semplice: se legalizzate la marijuana ci rovinate il business e l’indotto (come il traffico di “urine pulite per test anti droga” di Julian e Bubbles). I prezzi, la competizione del mercato, le tasse: “Non voglio caricare le tasse sulla droga che ho coltivato!”, dice Ricky nel film, dopo aver fatto irruzione in un’audizione parlamentare (in cui compare in un cameo anche l’attivista antiproibizionista Jody Emery) e aver distribuito la sua erba sui banchi dei deputati. Un argomento inattaccabile che gli procurerà, infine, una licenza per coltivare marijuana medica. Nella realtà invece, dal 2018, anno in cui in Canada è stato legalizzato il commercio di cannabis, il trio è davvero entrato sul mercato con il marchio TPB.

LE AVVENTURE DI TRAILER PARK BOYS SONO DIVENTATE ANCHE UNA SERIE ANIMATA Diverse umanità si incontrano in questo parco alla periferia del capitalismo benestante. Per questi personaggi in cerca di riscatto sociale, l’estrema povertà del campo è uno scenario dove si può demolire e ricostruire tutto, basta avere qualche joint da rollare e un bicchiere di rum & cola da tenere sempre in mano. Nascono così il bar abusivo di Julian, la nursery per i gattini ideata da Bubbles, le svariate coltivazioni indoor di Ricky. La cannabis è una costante di tutta la serie. È interessante il modo in cui viene raccontata perché l’intera produzione ha coinciso con un momento significativo della storia del Canada, ovvero il passaggio alla legalizzazione. L’altra protagonista della serie è la cannabis “Una notte ero in auto e non riuscivo a dormire […] Poi è partita una luce lampeggiante. […] Il mio cervello mi ha parlato: “Perché cazzo coltivo erba per fare soldi per comprare roba? Quando le persone che hanno ciò che vorrei, fumano erba? Quindi, ho eliminato l’intermediario e ho iniziato a fare le monete di hashish: è perfetto”. (Ricky, ep.1 St.8)

C’è chi ha identificato la narrativa di basso livello dello spettacolo come “una telenovela anti-borghese, una celebrazione allegra e amorevole di teppisti pigri e sboccati”. Chi invece, nella natura anti-sociale e violenta dei TPB, ha visto una reazione tipicamente canadese all’egemonia culturale degli USA. Fatto sta che in Canada è un cult e che anche la ricerca accademica si è occupata di TPB. Infatti è stato condotto uno studio sugli stereotipi di genere che veicola – non ne esce bene, per niente – e uno sugli stereotipi legati alle classi sociali marginalizzate, usati invece come leva di riscatto. C’è addirittura uno studio sulle pratiche economiche alternative e informali su cui si regge il Trailer Park. È un racconto destinato ad essere ripetitivo, come nella tradizione narrativa dei perdenti irrimediabili. Difatto, la rassicurante circolarità degli eventi permette di guardare episodi sparsi di TPB, uno ogni tanto, senza mai sentirsi disorientati. Ma non è ancora stata detta la parola fine: è in arrivo infatti una nuova stagione dall’eloquente titolo “Trailer Park boys Jail”. Chissà. C’è sempre un momento in cui viene voglia di buttarsi sul divano e fare un giro al Trailer Park per vedere che succede da quelle parti, anche se lo sai già.

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CULTURA CANNABICA

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CULTURA E LETTURA

"IO COLTIVO - DIARIO DI UNA DISOBBEDIENZA" DI MATTEO MAINARDI: IL MEMOIR DI UN EVENTO EPOCALE

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O COLTIVO - diario di una disobbedienza” di Matteo Mainardi è pubblicato dalla casa editrice Officina di Hank nella collana “La Raccolta”, che raduna una serie di opere sul tema della cannabis: un progetto editoriale, politico e antiproibizionista. Matteo Mainardi è un attivista per i diritti civili ed è un membro di Giunta dell’Associazione Luca Coscioni; dal 2013 coordina la campagna Eutanasia Legale e nel 2016 ha organizzato la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare Legalizziamo! - campagna culminata nel 2020 con una disobbedienza civile di massa, che lo ha visto denunciarsi portando una pianta di cannabis coltivata per uso personale davanti al Parlamento, ed esigendo un giusto processo - «Ho messo in gioco la mia libertà per essere veramente libero». E da questa coraggiosa esperienza è nata l’opera, a metà tra il memoir e il manuale di coltivazione: un volume importante all’interno della storia dell’antiproibizionismo italiano, in cui si racconta delle dieci settimane di iniziativa politica e di coltivazione, dove circa 2500 persone hanno, consapevolmente e pubblicamente, disobbedito ad una legge sugli stupefacenti tra le più repressive dell’Europa occidentale, coltivando una piantina di canapa ed autodenunciandosi attraverso i social. L’ambizioso progetto ha avuto inizio il 20 aprile 2020, giornata mondiale della cannabis, e si è concluso con la grande manifestazione del 25 giugno davanti a Montecitorio. Afferma l’autore: «C’è un intero mondo sotterraneo di donne e uomini giovani e meno giovani, appartenenti a diverse categorie - si stima che siano più di 100.000 persone solo in Italia - che ha deciso di recidere ogni rapporto con la criminalità imposto finora dallo Stato attraverso il proibizionismo come unica forma di approvvigionamento di cannabis, producendosi in proprio il fabbisogno necessario. Lo Stato italiano, invece, ha deciso che la “Guerra alla droga” debba essere

guerra al consumo di cannabis e guerra ai coltivatori di piantine, come si desume dai dati annuali della Relazione annuale al Parlamento sulle droghe e, di fatto, ha deciso di consegnare il monopolio delle sostanze illegali alla criminalità organizzata. Sono ben 16 miliardi di euro i proventi che annualmente lo Stato, attraverso le sue folli leggi contro le droghe, regala alle mafie». In questa dichiarazione è condensata l’essenza della sua battaglia, condotta consape- volmente per aprire gli occhi sulla pericolosità del proibizionismo, che non salva le persone ma, anzi, le mette nelle mani spietate della criminalità organizzata. Attraverso l’iniziativa pubblica e partecipata “Io Coltivo”, nata nell'ambito della campagna “Meglio Legale” coordinata da Antonella Soldo e pienamente sostenuta dall’autore, si cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’autoproduzione, l’unica possibilità di arginare le mafie e di togliere il pesante stigma sui consumatori di cannabis, abbattendo il muro della disinformazione e promulgando leggi più coerenti e al passo con i tempi - «Se si rinuncia al fatto che il diritto serve proprio a porre limiti tra situazioni diverse, se si rinuncia a dividere e a distinguere un traffico di sostanze non controllate da un’auto coltivazione casalinga, è il diritto stesso a perdere di senso». Matteo Mainardi offre inoltre ai suoi lettori la possibilità concreta di iniziare una produzione casalinga; egli infatti alterna al racconto della disobbedienza di massa di cui è stato promotore un manuale di auto coltivazione in cui offre tutti i consigli necessari per seminare, fertilizzare e innaffiare correttamente la propria pianta di cannabis: dall’importante scelta della varietà di seme ai diversi ambienti di coltivazione, dai tipi di terreno e di vaso ai metodi di germinazione, fino alla raccolta e all’essiccazione e concia dei fiori.

Cinzia Lerzi

Genere: Saggio/Studi sociali Casa Editrice: Officina di Hank Collana: La Raccolta Pagine: 144 Prezzo: 14,00 € Matteo Mainardi presenta un’interessante opera in cui rievoca, tappa dopo tappa, le dieci settimane della più importante iniziativa politica antiproibizionista degli ultimi anni: un doveroso atto di disobbedienza civile per portare avanti il discorso sulla legalizzazione della cannabis e sulla depenalizzazione della coltivazione personale. L’autore offre inoltre consigli pratici per far crescere le proprie piantine di canapa in autonomia, e uscire quindi dal circuito del mercato nero attraverso l'autoproduzione. L’opera è arricchita dalle prefazioni del Deputato Riccardo Magi e del Senatore Matteo Mantero. Contatti •• www.instagram.com/ matteo.mainardi •• twitter.com/ MatteoMainardi •• www.facebook.com/ matteomainardi.89 •• officinadihank.com/ •• www.facebook.com/ OfficinadiHank •• iocoltivo.eu/ •• officinadihank.com/ prodotto/io-coltivo-diariodi-una-disobbedienza/


“IL RACCONTO DI UN SOGNO. RITORNO A TWIN PEAKS”, L’INTERESSANTE SAGGIO DI ILARIA MAINARDI SUL CAPOLAVORO DI DAVID LYNCH

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l racconto di un sogno. Ritorno a Twin Peaks” di Ilaria Mainardi è un saggio incentrato sul terzo atto della serie tv del geniale e contorto David Lynch; l’autrice ci conduce in un viaggio alla scoperta di possibili (e mai univoche) interpretazioni su un’opera che è insieme sogno e incubo, e che da trent’anni avvince gli spettatori con le sue vicende surreali. Dalla prefazione del critico cinematografico Luca Pacilio: «La terza stagione di Twin Peaks, venticinque anni dopo la seconda, propone intrighi ancora più astratti di quelli a cui David Lynch ci aveva abituato, mette in gioco nuovi personaggi, muove quelli che conoscevamo in contesti e ambiti inediti, fa della madre di tutta la nuova serialità una proposta familiare e insieme straniante»; il critico insiste sulla dimensione perturbante dell’opera lynchana, e apprezza la scelta dell’autrice di proporre solo uno sguardo parziale su un prodotto che deve necessariamente essere avvolto nella nebbia, perché è la sua stessa natura ad esigerlo. Twin Peaks non va spiegato, così come la maggior parte delle opere di David Lynch: Twin Peaks va assorbito anche nella sua incomprensibilità, che crea dei cortocircuiti mentali ed emozionali nello spettatore, con effetti sorprendenti. L’autrice analizza il lavoro di David Lynch e di Mark Frost, e sottolinea la loro bravura nell’essere riusciti a tornare dopo quasi trent’anni mantenendo il loro approccio originale alla regia e alla narrazione, e riuscendo comunque a tenere incollati allo schermo gli spettatori, che si sono trovati davanti a diciotto episodi ancora più enigmatici dei trenta delle precedenti due stagioni. Questo terzo capitolo, intitolato “Il Ritorno”, è un capolavoro inarrivabile, ed è stato capace di rivoluzionare ancora una volta i canoni della serialità televisiva. «David Lynch sembra conoscere tutte le strade, quelle dritte, quelle perdute, quelle deragliate, quelle interrotte e poi rico-

minciate. Sembra soprattutto consapevole dell’importanza del percorso più che dell’approdo che ci darà un finale, e non il finale», afferma l’autrice, ed è sicuramente un commento pertinente con l’intenzione di Lynch di costruire storie che possono e devono essere modificate dalla percezione degli spettatori; in tal senso esse sono aperte alle interpretazioni, stabilendo una connessione con la loro coscienza più che con la loro razionalità. Per Ilaria Mainardi Twin Peaks è un’opera che «non tollera di essere indagata, perché per sopravvivere non può esistere uguale a sé stessa per più di qualche istante; è evanescente come i sogni sui quali si forgia, è impalpabile come la sensazione di calore quando si avvicina il dito a una fiamma». Molto importante è poi il discorso intorno all’arte pittorica e filmica, fonti di ispirazione per molte delle opere del regista americano: ad esempio, Laura Palmer avvolta nel suo sudario di plastica nell’episodio pilota della serie richiama il quadro del 1879 “Camille Monet sul suo letto di morte” di Claude Monet, mentre sembra che il colore della giacca principale di Dougie Jones, personaggio della terza stagione, ricalchi fedelmente quello della mela sospesa del “Figlio dell’uomo” di René Magritte - entrambi legati alla dimensione dell’ignoto. E se si approfondisce ancora, si possono trovare rimandi a opere filmiche come “La donna che visse due volte” di Alfred Hitchcock, in cui si riconosce lo stesso, ineluttabile destino del doppelgänger. E queste sono solo alcune delle suggestioni che Ilaria Mainardi propone nel suo saggio, che ci parla di un’opera che è prima di tutto un viaggio onirico - «Lynch e Frost, i due stregoni, ci hanno insegnato a raggiungere il cosiddetto secondo varco del sognare, che è il momento nel quale la fine di un sogno sfocia in un altro sogno, senza soluzione di continuità».

Costantina Busignani

Ilaria Mainardi presenta un saggio complesso e ambizioso, in cui condivide le sue riflessioni sul terzo capitolo della serie televisiva più rivoluzionaria ed enigmatica degli ultimi trent’anni. L’autrice offre la sua personale visione di un’opera senza eguali, dal potente simbolismo e dagli intricati misteri. Contatti •• www.facebook.com/ilaria. mainardi.7 •• www.instagram.com/ilarie. ed.eventuali/ •• www.lesflaneursedizioni. it/product/il-racconto-diun-sogno-ritorno-a-twinpeaks/

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LA VIA POSTUMIA: DA AQUILEIA A GENOVA, UN COAST TO COAST ATTRAVERSO LA STORIA Andrea Vismara unpassolento.blogspot.com

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orreva l'anno 148 a.C. quando il console romano Postumio Albino decise di costruire una lunga strada e di battezzarla, come da tradizione, col suo nome. Aveva un progetto ambizioso, collegare via terra i due porti più importanti del nord, Genova e Aquileia, cioè Tirreno e Adriatico, e per realizzarlo stese una lunga linea di pietre attraverso tutta la Gallia Cisalpina, al secolo la Pianura Padana. Non tutte le vie sopravvivono alla storia, alcune decadono e vengono spinte giù nel limbo delle strade dimenticate, ma sotto l'asfalto, sotto le fabbriche e i centri commerciali, sotto i campi coltivati a mais, uva e frumento quelle arterie ancora pulsano reclamando il diritto ad essere ricordate. La Via Postumia è rinata grazie al sogno e alle energie di un ragazzo volenteroso, Andrea Vitiello, che ha unito i punti degli antichi castrum romani con strade sterrate, sentieri, ciclabili e piccoli viottoli di campagna collegando nuovamente Genova e Aquileia e consegnando ai pellegrini di tutto il mondo una nuova via. 940 chilometri, 6 regioni, 9 siti patrimonio Unesco: questi sono i numeri di un percorso ricco di storia, di arte e di bellezze naturali, un Cammino ricco sotto tutti i punti di vista. Aquileia è il sito archeologico più importante del nord Italia, sfoggia una cattedrale stupenda, tanti reperti e regala al viandante un primo chilometro emozionante attraverso la Via Sacra che costeggia il piccolo fiume un tempo sede del porto. Le tre tappe friulane hanno molto da offrire sia dal punto di vista del paesaggio con splendide campagne in cui è facile veder correre caprioli e con immense pioppete, sia da quello dei borghi, a cominciare da Strassoldo, un paese minimo e fermo nel tempo con le sue ville storiche e i suoi giardini. La vera perla è però Palmanova, la città a forma di stella, con la sua cinta muraria intatta e la sua bella piazza centrale. Siamo nella terra del Frico, uno dei piatti più tradizionali della regione, un fantastico connubio di patate e formaggio (il Montasio) che saprà rinfrancarvi dalla fatica delle tappe.

Per passare in Veneto basta attraversare un ponte, quello che cavalca il Tagliamento, il primo dei tanti fiumi che si portano dietro ricordi pesanti, quelli della guerra, echi di battaglie vinte o perse anche se poi in guerra perdono tutti, anche il presunto vincitore. Prima di arrivare al Piave, che di questi fiumi è sicuramente il più simbolico, bisogna però attraversare due importanti centri dove la presenza dei romani è ancora tangibile, Concordia Sagittaria e Oderzo, la prima famosa per la costruzione delle sagitte, le frecce usate dalle legioni romane e crocevia della Via Postumia e della Via Annia. L’attraversamento del Piave su un ponte di barche è uno dei momenti più toccanti dell’intero percorso; molte sono le stele che ricordano caduti ed atti di eroismo, fra le altre quella di un giovane Hemingway ferito mentre era volontario nella croce rossa americana. Il Veneto è una regione ricca di piste ciclabili e la via Postumia ne percorre alcune a cominciare dal GiraSile che segue il fiume Sile fino a Treviso. Pochi chilometri prima di entrare in città, si trova il Cimitero dei Burci, un luogo di grande fascino. I burci erano delle barche piatte usate per il trasporto fluviale, cadute in disuso con l’avvento del trasporto su ruota e rotaia. Gli armatori, nella migliore tradizione italiana, si sbarazzarono delle imbarcazioni abbandonandole in un’ansa del fiume nota come Sile morto. Il passare degli anni le ha rese degli scheletri ma sono ancora lì a testimoniare un passato recente e soprattutto l’inciviltà dell’uomo. La sequenza Badoere (celebre la sua rotonda), Castelfranco Veneto (con la Pala del Giorgione) e Cittadella (con la sua cinta muraria restaurata di recente e percorribile in tutto il giro di guardia) è una sequenza che toglierebbe il fiato a chiunque tanta la bellezza che s’incontra. Arrivarci a piedi dà, come sempre, un sapore più intenso a qualsiasi visita e ogni traguardo è una gioia. È tempo di inserirsi su un’altra ciclabile, la Treviso-Ostiglia. È un’ex linea ferroviaria smantellata dopo la seconda guerra mondiale e il cui percorso e stato recentemente riadattato per le biciclette ma anche per i pedoni. La Via Postumia la segue fin dalle parti di Quinto Vi-


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CAMMINARE SLOW

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dal ponte scaligero, ci sono cinque metri di selciato originale della Via Postumia. Inutile dire che vale la pena togliersi le scarpe e appoggiare i piedi nudi su quelle pietre che tanta storia hanno visto passare e che sanno raccontarla a chi voglia ascoltare le loro vibrazioni. Seguendo il fiume s’incontrano i ponti medievali di Pescantina e poi si devia lungo la bellissima ciclabile dell’Adige che costeggia un canale. Ha le uscite come un’autostrada, ma sono sentieri e uno di questi, porta verso Bussolengo che, insieme a Pastrengo, torna a parlare di Napoleone, di Austriaci e Francesi, di battaglie epocali. Il paesaggio tutto intorno è collinare, con vigneti e pascoli, e quando si comincia a scendere, la Via porta direttamente al Lago di Garda. Peschiera è un autentico gioiello, con le sue mura circondate dall’acqua, una fortezza affascinante e ricca di storia. Qui vicino, nel 452 d.C., si svolse uno degli incontri più importanti della storia, quello fra Attila e papa Leone Magno. I due si parlarono ma il contenuto del loro dialogo è sempre rimasto un mistero, fatto sta che la calata degli Unni su Roma fu scongiurata e il barbaro se ne tornò da dove era venuto.

centino poi la abbandona per sempre. Vicenza è a un passo ma il percorso la sfiora appena preferendo inerpicarsi verso il bel Santuario della Madonna di Monte Berico, luogo di grande devozione e anche di un bel panorama sulla città. Sono le prime asperità dall’inizio del cammino e si fanno sentire, su e giù fra vigneti e boschetti fino a Brendola, punto tappa. È così per due giorni poi la strada torna in piano e punta decisa verso Verona. La presenza di Napoleone comincia a farsi sentire: nel piccolo borgo di Arcole, luogo di una delle battaglie più famose vinte dal Bonaparte, c’è anche un piccolo museo a lui dedicato. Si percorre una ciclabile che segue l’Adige e si giunge infine nella città di Romeo e Giulietta. Qui, sotto l’arco dei Gavi, posto lungo il fiume non lontano

La Via Postumia prende a seguire il fiume Mincio addentrandosi in un ambiente bucolico che, passando per Monzambano e Goito, luogo di famose battaglie fra Savoia e Austriaci, porterà fino al bel paesino di Rivalta, adagiato lungo il fiume. Si sta per abbandonare definitivamente il Veneto e si entra in Lombardia puntando dritti verso Mantova e passando nelle terre così care a Virgilio che qui ebbe i suoi natali. A Genova mancano ancora tanti chilometri, tanta strada da fare e tante cose da vedere, troppe per essere racchiuse in due pagine per cui interrompo qui la narrazione dandovi appuntamento al prossimo numero. To be continued…


BeLeaf LUGLIO-SETTEMBRE 2021

SALVIAMO IL PIANETA

Le piante di canapa piacciono anche alle api

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Redazione

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urtroppo negli ultimi anni il numero delle api in circolazione è diminuito drasticamente, una perdita pericolosa per l’ambiente e anche per la nostra salute. Le cause sono diverse, dai cambiamenti climatici ai parassiti, fino al massiccio utilizzo di pesticidi e insetticidi in agricoltura.

Si stima che negli ultimi 5 anni siano stati persi dieci milioni di alveari al mondo Questi piccoli, e talvolta anche fastidiosi insetti, sono fondamentali per l’ecosistema in quanto dalla loro attività di impollinazione dipende l’87,5% delle piante selvatiche (circa 308.000 specie) e il 70% delle 115 colture agrarie di interesse mondiale. Inoltre, le api forniscono prodotti importanti quali il miele, il polline, la pappa reale e la cera, tutti di grande interesse per l’uomo. Una possibile soluzione a tutto ciò è emersa a seguito di uno studio pubblicato su Environmental Entomology, in cui si è evidenziato che in 11 Stati Americani in cui la canapa è stata le-

galizzata si è registrato un aumento del numero delle api in circolazione. I dati sono stati raccolti in 11 allevamenti di canapa durante l’estate del 2018, facendo campionamenti su terreni di dimensioni diverse. I ricercatori hanno catalogato complessivamente 16 specie di api su un totale di 355 individui campionati. Tra questi, c’erano 210 esemplari (60%) di Apis mellifera, seguiti da 105 Bombus impatiens (40%) e da 11 di Lasioglossum hitchensi. Ricche di nutrienti, i pollini di queste piante secondo i ricercatori possono fornire alle api una sorta di sollievo dopo la continua perdita di habitat legata all’uso agricolo e agli insetticidi. In particolare le api preferiscono la canapa sativa, varietà che per i ricercatori è stata in grado di aiutare e attirare 16 diverse specie. Un ulteriore dato interessante emerso da questo studio riguarda l’altezza delle piante, poiché questo sembra influenzare particolarmente l’abbondanza delle api. Infatti, dai risultati è emerso che le piante alte attirano gli impollinatori con una frequenza quasi 17 volte superiore rispetto a quelle corte. Considerando i risultati di questo studio, cui seguiranno sicuramente altri approfondimenti è fortemente consigliato ai coltivatori e ai governi di tenere in considerazione quanto emerso e di conseguenza considerare il valore della cannabis nel sostenere le comunità di api.


L'ESTATE DI BOB MARLEY

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MUSICA

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Andrea Vismara

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Casa Editrice: Jacabook Pagine: 256 Prezzo: 20,00 €

IL RACCONTO DI UN CONCERTO (E NON SOLO) CHE RIMARRÀ NELLA STORIA NEL LIBRO DI PAOLO PASI

a notte del 27 giugno del 1980 resterà nell’immaginario collettivo come la Notte del Leone: Bob Marley calca il palco di uno stadio San Siro gremito fino all’ultimo posto praticabile, forse anche di più e per un’ora e mezza incanta i presenti con il suo sound fatto di ritmiche in levare, bassi avvolgenti e tanto spirito rastafariano. Non è un semplice concerto, è un rito religioso, la celebrazione della musica giamaicana, un evento destinato a cambiare la storia della musica in Italia e la vita di molte persone. Pietro, il protagonista di questo libro, è uno scrittore di mezz’età che per vari motivi vive una crisi profonda della sua vita. Lui, milanese di nascita, ai tempi del concerto di Marley aveva vent’anni, ma non era stato uno dei fortunati a varcare i cancelli dello stadio quella sera, un rimpianto che si è sempre portato appresso. Improvvisamente, in una notte di ottobre, si accorge che il suo orologio comincia a correre rapidamente all’indietro e la sua mente, seguita dal suo corpo cedono. Ripresosi dallo svenimento, si ritrova di nuovo ventenne in quella casa, dove ha abitato da ragazzo con la madre e il fratello. È proprio la mattina del 27 giugno 1980, e Pietro crede che tutta la sua vita adulta sia stata solo un sogno, lungo e dettagliatissimo ma pur sempre un sogno.

Suo fratello non fa che avvalorare questa tesi offrendogli un biglietto per il fantomatico concerto e così, improvvisamente, il rimpianto si trasforma in gioia. Pietro entra allo stadio, guarda Marley saltare sul palco e roteare in aria i suoi lunghi dreadlocks e gli capita anche di incontrare una ragazza, uno di quegli incontri che fanno da preambolo a una relazione appassionata. Eppure qualcosa non torna, mentre gli eventi di quell’estate iniziata nel segno della musica e della pace si snocciolano sempre più tristi come i grani di un rosario blasfemo, Pietro sente che qualcosa non torna, che sta vivendo un’esistenza in bilico, non riuscendo più a capire quale sia il sogno e quale la realtà. Paolo Pasi, autore di numerosi libri e volto del TG regionale lombardo, gioca sapientemente con il tempo e usa il pretesto di quel concerto storico per raccontarci con maestria un’estate calda in cui si sono svolte alcune delle vicende più oscure del 1980: la strage (tuttora impunita) di Ustica, la bomba del 2 agosto alla stazione centrale di Bologna (uno degli ultimi atti della strategia della tensione), la dura vertenza alla Fiat e la conseguente sconfitta del sindacato, la protesta degli operai polacchi e, non ultima, la nascita della TV commerciale berlusconiana. L’estate di Marley è un libro vibrante e intenso, un modo per ricordare quei quattro mesi che stravolsero, per sempre, le vite di molte persone e la storia del nostro paese.


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GREEN E TRANSIZIONE

IL BASKET PER CAPIRE L’ECOLOGIA

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Giacomo Castana Prospettive Vegetali

rasferirsi dalla difesa all’attacco nel minor tempo possibile, possibilmente con una rapida serie di passaggi, al fine di accumulare un vantaggio che dovrà poi essere convertito in un tiro ad altissima percentuale.

Per esempio, se si riesce a prendere un buon tiro nei primi 8 secondi dell’azione, non è drammatico sbagliarlo, perché ci saranno alte probabilità di prendere un rimbalzo offensivo e avere una seconda possibilità per segnare 2 o 3 punti.

Nel gioco della pallacanestro , si parla di “transizione” o di “contropiede secondario” quando si applica una strategia di squadra che provi ad ottenere il massimo risultato in un dato periodo di tempo: di solito i primi 8 secondi dell’azione.

Ogni volta che attaccheremo, la nostra squadra avrà 24 secondi per completare lo schema: nei primi 8’ di solito si prova a giocare in transizione, mentre negli ultimi 8 sarà la pazienza, dopo aver girato palla e affaticato la difesa, a garantirci un ottimo tiro.

Le regole da seguire con rigore sono: utilizzare il palleggio il meno possibile, sfruttare il più possibile la larghezza del campo chiedendo ai giocatori di correre vicino alle linee laterali del campo, e nel caso la difesa riuscisse a negare un tiro comodo, saper giocare in continuità attendendo l'arrivo dei giocatori più “lenti e stazzati, funzionali a giocare uno schema contro la difesa schierata. I giocatori vanno allenati perché sappiano sempre leggere le situazioni con lucidità, dando grande importanza alle spaziature ed alla circolazione di palla, così da affaticare la difesa. Ma perché riflettere su come si svolge una “transizione” nel gioco della pallacanestro è importantissimo per l’uomo moderno? Nei prossimi decenni sarà fondamentale imparare a giocare in squadra, ad approfittare collettivamente delle situazioni favorevoli, così da poter rimediare alle difficoltà che abbiamo creato, mettendo finalmente da parte gli individualismi. È stato proprio questo atteggiamento egoico che ha generato decine di sedicenti “salvatori della patria”, ed ha fatto sprofondare la nostra squadra sotto di 20 punti all’intervallo. Nulla di compromettente, ma servirà una grande prestazione corale per rimontare e giocarci tutto negli ultimi minuti ad alta tensione. Parola di coach. Ma cominciamo a “visualizzare come si svolge una transizione”, perché è molto semplice: spesso la difesa, dopo aver attaccato, risulta impreparata nei primi 8 secondi del contrattacco, e quando si riesce a muovere negli spazi con coordinazione, si può trovare la massima efficacia con il minimo sforzo.

Negli 8 secondi centrali, solitamente ci si espone terribilmente al rischio di forzature, spesso causate da iniziative individuali “fuori dagli schemi”. Ma ora basta pallacanestro, sostituiamo gli elementi e proviamo a capire di cosa abbiamo bisogno nella sfera socio-naturalistica . Il primo enorme problema è che ci siamo innamorati del palleggio, delle parole. La nostra società ha plasmato uomini e donne che amano essere ascoltati mentre esprimono la propria opinione, ma ancora in pochi passano la palla (la parola), ad un compagno di squadra che si trova da solo, vicino al canestro. Si crea confusione quindi tra chi vuole salvare gli alberi, chi vuole la Cannabis libera, chi difende l’agricoltura biodinamica, chi raccoglie erbe spontanee e chi semplicemente si sente attratto dalla Natura. Il talento della squadra è indiscutibile, ma i risultati sono pessimi, perché lasciamo correre il campo a chi pratica il green washing, oppure a chi da anni ha perso la sua credibilità legandosi a partiti politici e multinazionali. Saranno loro a vincere la partita, se non ci metteremo uno al fianco dell’altro per difendere una causa comune: la Natura selvatica senza se e senza ma. Rispettandola, temendola e interrogandola come i nostri antenati ci hanno insegnato. Serve perseguire una strategia che rigeneri le culture popolari, per poter reggere l’urto di una purtroppo sempre più prossima reazione selvatica dell’intero ecosistema.


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