BeLeaf Magazine - January 2022

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Data di prima immissione in edicola 11 gennaio 2022

C A N A P A E C U L T U R A - N. 23 - GENNAIO/MARZO 2022 - BELEAFMAGAZINE.IT

2,00 EURO

GAME CHANGER DOPO L’ANNUNCIO DEL NUOVO GOVERNO, LA GERMANIA SI PREPARA A DIVENTARE IL PIÙ GRANDE MERCATO AL MONDO. UN FATTO CHE CAMBIERÀ GLI EQUILIBRI NEL RESTO D’EUROPA

DIBATTITO

POLITICA

Referendum cannabis Conferenza sulle droghe, in Italia, continua la marcia dodici anni dopo d’avvicinamento una nuova ripartenza

CURA

Il ritorno di Canapa Mundi, alla ricerca della normalità perduta


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BeLeaf GENNAIO-MARZO 2022

CANNABIS MAGAZINE Be Leaf Canapa e cultura Anno 7 – 2022 Be Leaf Magazine è una pubblicazione Mediapop Srls Via Siria, 24 – 00179 – Roma

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Registrazione al Tribunale di Roma N. 122 del 11-07-2016 Iscrizione nel Registro degli Operatori della Comunicazione n. 32686 Direttore Responsabile: Stefano Cagelli Direttore Editoriale: Stefano Minnucci

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Coordinatore editoriale: Agnese Rapicetta

Storia di copertina La Germania prova a cambiare la geografia della cannabis Editoriale In mezzo al guado Cannabis e politica Fatta la conferenza, ora tocca agire

Redazione Teresa Della Pieve, Cristina Talerico, Marta Lispi Assistenza Legale: Avv. Aldo Baldaccini Collaboratori: Leonardo Fiorentini Stefano Maffei Redazione Csi Antonella Soldo Funkyo Green Born Identity Alessio Torresi Dominik Marko Francesco Colonia Valentina Zanon Cannabiscienza Liza Binelli Giacomo Castana

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European Connection Svolta epocale a Malta: la cannabis è legale

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Leggi sulla cannabis e dintorni filtri e cartine sotto monopolio: l'ultima mazzata ai growshop

Ritorno in Fiera Finalmente ci rivediamo a Canapamundi! Intervista a Gennaro Maulucci Promo news Booster: facciamo un po' di chiarezza

Il proibizionismo nel mondo Francia, gli operatori del settore rispondono al decreto che vieta la vendita di fiori e foglie Hempnews dal mondo Notizie da Londra, New York e dal Paraguay Meglio Legale Mamma mi faccio le canne

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Diario di un grower italiano L’incubo del ragnetto rosso, vi spiego come eliminarlo Prodotti innovativi I nuovi filtri con i carboni attivi che non filtrano il divertimento

Progetto grafico: Patrizio Bagazzini Distribuzione edicole: ME.PE. distribuzione Stampato presso: CataPrint di Arti Grafiche Boccia Spa

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Strain story La miracolosa Dr. Grinspoon. La favola di un dottore Coltivazione Confronto tra le varietà di cannabis Blackberry e Blueberry


Giulio Vesprini X Indoorline


Pubblicità: adv@beleafmagazine.it Sito web: www.beleafmagazine.it

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CANAPA MAGAZINE

Email: info@beleafmagazine.it Facebook: www.facebook.com/ BeLeafMagazine

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Instagram: www.Instagram.com/ beleafmagazine La guida di Cannabiscienza Cannabis e glaucoma: una storia di attivismo e terapia La cura verde Soffia il vento della legalizzazione. Può cambiare volto al settore

Twitter: www.twitter.com/BeLeafMagazine

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Attivismo e antipro “Trasparente e responsabile”: 181 ong chiedono all’agenzia di farmaci linee guida sulla cannabis Cannabusiness Il Canada si divide sull’importazione di cannabis medica. Crescono le pressioni internazionali Fitocomplessi e nuove interazioni

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62 64 La figura dello psicoterapeuta nelle terapie a base di cannabis medica La cura verde "La cannabis mi ha salvato dall'eroina". L'esperienza di Cece contro ogni proibizionismo

Distribuzione: distribuzione@beleafmagazine.it Abbonamenti: abbonamenti@beleafmagazine.it Ufficio stampa: ufficiostampa@beleafmagazine.it

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Fallimento del proibizionismo Supportare e non punire, ecco la vera riduzione del danno

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Ritorno alla terra Agricoltura e PNRR: pochi fondi che andranno spesi bene Coltivazione Canapicoltore, un mestiere rischioso in Sardegna. Vi spieghiamo perché Storia della canapa I biscotti di Baudelaire… e altri piatti a base di canapa Vivere in armonia Proteggere le piante. L’unico modo per vivere in armonia con l’ambiente Green&Blue Risparmiare sul packaging e difendere l'ambiente? I consigli che arrivano dagli USA Consigli di lettura Quattro libri da non perdere

DISCLAIMER La redazione di BeLeaf e i suoi collaboratori non intendono in alcun modo incentivare nessuna condotta vietata dalla legge nei Paesi in cui la rivista viene distribuita. Tutte le informazioni contenute sono da intendersi solo ai fini di una più ampia cultura generale. La redazione non è in nessun modo responsabile di un eventuale uso improprio delle informazioni contenute nella rivista. Sia il possesso che la coltivazione di Cannabis in Italia sono vietati dalla legge. BeLeaf Magazine non è responsabile dei contenuti e dei prodotti presenti sulle pubblicità all’interno della rivista. COPYRIGHT I contenuti di questa pubblicazione possono essere liberamente riprodotti escludendo in qualsiasi modo i fini commerciali. In caso di riproduzione dei contenuti va obbligatoriamente citata la fonte completa di sito web: BeLeaf - Canapa e Cultura Beleafmagazine.it. SPONSOR 2 Juicy Fields - 4 Indoorline 6 Dutch Trimming - 10 Centofuochi 12 Buddha Seeds - 14 Gizeh 16 Infiorescenze Cbd - 22 Chacruna 27 Crystal Weed - 32 PQE 34,35 Canapando - 36 Barney’s 38 Hemphilia - 46 Spumoni 52 Ministry - 53 Canapa Mundi 56 Hemporium - 67 Dutch Passion 68 Canna

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BeLeaf GENNAIO-MARZO 2022

EDITORIALE

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In mezzo al guado Stefano Cagelli

ono mesi contraddistinti da pulsioni contrastanti, in Italia e nel mondo, quelli che sta vivendo il settore della cannabis. Mesi in cui un giorno ci si sveglia pensando di avere rotto un altro argine nel percorso di piena consapevolezza e avere superato ideologie e pregiudizi centenari, e il giorno dopo, invece, ci si ritrova costretti a registrare ancora passi indietro, goffi tentativi di riportare le lancette della storia al punto di partenza e forse anche più indietro.

Le spinte contraddittorie stanno condizionando il settore, in Italia e nel mondo. Serve uno shock per cambiare gli equilibri

D’altronde non c’è da meravigliarsi troppo. Viviamo in un’epoca in cui le contraddizioni sono una costante. E forse non potrebbe essere altrimenti. Siamo ancora nel pieno di una pandemia che ha cambiato le nostre vite, le nostre abitudini, i nostri rapporti, le logiche che stanno alla base delle nostre stesse società. In questo contesto è facile, facilissimo, sbandare, poi pensare di avere ripreso il controllo, poi sbandare di nuovo e magari finire risucchiati in un vortice indefinito. Quel che colpisce è che ormai da anni il discorso riguardante la cannabis sembra attraversato da contraddizioni davvero assurde. Talmente antitetiche da creare una sorta di limbo schizofrenico, nel quale chi opera in questo settore è ormai abituato a navigare. In Italia questa situazione è ben rappresentata dalle ultime evoluzioni del dibattito politico. Da una parte abbiamo la grande spinta verso le piena legalizzazione portata dalla raccolta firme per il referendum. Una campagna e un movimento fatto di associazioni, addetti ai lavori, esperti che si sono messi al servizio di un’idea, di un obiettivo. E l’hanno raggiunto brillantemente, raccogliendo 600mila firme e proiettando l’Italia verso un appuntamento referendario che - se non ci saranno intoppi che nessuno si augura - potrebbe portare i cittadini al voto entro giugno e scrivere così una pagina che cambierebbe probabilmente per sempre il rapporto tra il nostro Paese e la legislazione sulle droghe leggere, sulla cannabis in particolare. Non è mai superfluo ricordare, in questo senso, che grazie all’ultima rilevazione demoscopica realizzata dall’Istituto SWG, in collaborazione con BeLeaf Magazine e Meglio Legale, sappiamo che

circa il 58% degli italiani si dice favorevole alla legalizzazione.

Numeri che dovrebbero suggerire alla politica una certa cautela quando si parla di cannabis. E invece eccoci costretti, di nuovo, ad assistere ad un obbrobrioso tentativo di spaventare il settore. Un settore, quello che potremmo semplificando chiamare della “cannabis light”, che in Italia genera introiti, rimpingua le casse dello Stato, dà lavoro a migliaia di ragazzi e alimenta il sogno di centinaia di imprenditori. Non c’è altro modo per descrivere il decreto interministeriale sulle piante officinali che, nelle intenzioni di chi l’ha scritto, doveva diventare uno spauracchio nei confronti degli eroici operatori di questo settore, e invece si tradurrà nell’ennesimo nulla di fatto. Una situazione paradossale, perché se è vero che dal punto di vista pratico non cambierà praticamente nulla, dal punto di vista politico si tratta dell’ennesima occasione persa per porre fine alle incertezze derivanti dal vulnus normativo contenuto nella legge 242 del 2016. Un vulnus dentro il quale il settore si è ormai abituato a muovere, ma che lascia aperte le strade per questi improbabili blitz. In un Paese in cui anche il settore delle terme ha beneficiato di un bonus per fronteggiare la pandemia, anche noi dovremmo e potremmo chiedere a gran voce, se non aiuti, almeno un po’ di chiarezza. Ma, dicevamo, le contraddizioni non sono solo italiane. Negli Usa, nonostante i diciotto Stati che hanno ormai legalizzato possesso, commercio e uso di cannabis a scopo ricreativo, la legge federale stenta a decollare. Nel Regno Unito la spinta innovativa del sindaco di Londra Sadiq Khan deve fare i conti con quella del governo conservatore che va nella direzione opposta. A livello di Unione Europea si muovo poco o nulla. E allora ecco che in un panorama come questo gli occhi sono tutti puntati su Berlino, dove il nuovo governo ha inserito la legalizzazione della cannabis all’interno del proprio programma. Tempi e modi di questo processo saranno decisivi per il futuro della lotta antiproibizionista, in Germania e non solo. Quanto succederà nel Paese più grande, popoloso e avanzato d’Europa potrebbe rappresentare lo shock che cambierà gli equilibri e condizionerà inevitabilmente tutto il resto.

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STORIA DI COPERTINA

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LA GERMANIA PROVA A CAMBIARE LA GEOGRAFIA DELLA CANNABIS Il nuovo governo “semaforo” ha messo la legalizzazione le programma. Ora restano da capire tempi e modi. Ma un primo muro è stato abbattuto STEFANO CAGELLI

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n giro d’affari di 4,7 miliardi di euro all’anno, inclusi 2,8 miliardi di entrate per lo Stato e 1,36 miliardi di risparmi per costi legati alle spese di polizia e a quelle legali. È questo l’effetto dirompente che potrebbe avere la legalizzazione della cannabis sul bilancio federale tedesco, secondo un recente studio pubblicato dal Financial Times e realizzato dall’Università Heinrich Heine di Düsseldorf. Uno scenario che potrebbe presto diventare reale, dato che la Germania potrebbe essere il secondo Paese europeo - dopo Malta, che l’ha fatto poche settimane fa - a legalizzare il possesso e la vendita di cannabis a scopo ricreativo, diventando di fatto il primo mercato al mondo. Con una popolazione di 80 milioni di abitanti e una tale potenza di fuoco a livello economico, neppure il Canada o l’Uruguay o i 18 Stati americani che hanno imboccato questa strada reggerebbero il confronto. Ma perché in Germania si è arrivati a parlare di legalizzazione con questo livello di concretezza? È molto semplice: perché è stato il governo a farlo. Anzi, per essere precisi, il nuovo governo, quello formatosi dopo le elezioni federali dello scorso settembre. Il primo esecutivo senza Angela Merkel alla guida dal 2005 ad oggi. A presiederlo è il socialdemocratico Olaf Scholz e a sostenerlo c’è una coalizione formata, appunto, dalla SPD (il partito di Scholz), i Verdi e i Liberali della FDP. Tre partiti che non sono in sintonia su tutto (dai temi economici a quelli ambientali, dalla sicurezza ai diritti), ma che - come con-

suetudine nella politica tedesca - si sono seduti intorno ad un tavolo e, prima di cominciare a governare, hanno messo nero su bianco, semplificando potremmo dire in forma di contratto, un accordo sulla base del quale intendono guidare il Paese più grande, ricco ed importante d’Europa nei prossimi cinque anni. Ebbene, tra i punti contenuti nel programma di governo, c’è scritto a chiare lettere che i tre partiti concordano sull’introduzione di una legge che consenta “la distribuzione controllata di cannabis per adulti, destinata all’uso ricreativo, attraverso una rete di negozi controllati”. L’obiettivo, oltre al già citato impatto di tipo economico e alla necessità di togliere ossigeno alla criminalità organizzata che controlla lo spaccio di stupefacenti, è quello di garantire la qualità dei prodotti, prevenire il traffico di sostanze contaminate e tutelare i minori. Ma se le intenzioni sono chiare e non lasciano spazio ad interpretazioni, la domanda che necessita di una risposta, a questo punto, è solo una, anzi due: come e, soprattutto, quando la legalizzazione potrebbe diventare realtà? A questo interrogativo, ovviamente, sono legate anche diverse altre questioni: chi sarà autorizzato a commercializzare cannabis? Quale quantità sarà possibile acquistare e detenere? Quali saranno le regole per il possesso? Chi potrà coltivare cannabis e a quali condizioni? Le risposte a tutto questo saranno il vero fattore chiave che determinerà il successo dell’intera operazione. Quel che è certo è che al momento non esiste ancora una data precisa a partire dalla quale sarà consentita la vendita controllata di cannabis


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STORIA DI COPERTINA

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in Germania. Possiamo dire con ragionevole certezza che, anche alla luce del dilagare dell’emergenza Covid, lo sviluppo di un calendario preciso richiederà ancora molto tempo. È stato calcolato che in Germania un processo legislativo si esaurisce in media in 175 giorni, quindi più o meno sei mesi. Ma è ragionevole pensare che da qui a sei mesi non avremo ancora una legge. L’orizzonte, infatti, è quello dei quattro anni di mandato del cosiddetto governo Ampel (che in tedesco significa semaforo, dal colore dei tre partiti che lo formano). Sia Sebastian Fiedler, deputato della SPD, che il liberale Andrew Ullmann hanno detto chiaramente che al momento le priorità sono altre, in primis la lotta alla pandemia. Ma Anne Spiegel, ministra della Famiglia (Verdi) si è detta sicura che i tre partiti della coalizione riusciranno a trovare “una buona strada” per l’approvazione della legge. “Ci sono ottimi esempi nel mondo ha detto - che ci dimostrano come la questione possa e debba essere presa in considerazione quanto prima”. Ad opporsi, ovviamente, l’ala più conservatrice del Bundestag, rappresentata dalla destra cristiano-democratica della CDU e dagli estremisti di Alternative für Deutschland. Appurato che i tempi non dovrebbero essere brevissimi, resta da capire quali saranno i modi. Da questo punto di vista, è facile immaginare che verrà creata una rete di negozi (o caffetterie) controllati e che le condizioni di commercializzazione saranno piuttosto stringenti. La quantità di prodotto che si potrà vendere sarà quindi limitata e gli acquirenti dovranno certamente essere (almeno) maggiorenni. Potrebbero anche

essere le farmacie, che già distribuiscono cannabis medica, ad entrare nella rete dei rivenditori. Queste ultime partirebbero avvantaggiate dal fatto di poter garantire, più di altri, la qualità del prodotto e l’assenza di contaminazioni. Da capire se verrà introdotto un limite massimo di THC e come verrà regolata la questione della coltivazione, anche domestica. In questo senso il ministro federale della Giustizia Marco Buschmann (FDP) non ha molti dubbi: “Se ci sono negozi che possono vendere legalmente cannabis, allora devono esserci anche produttori che possano coltivarla e venderla legalmente”. Parole di buon senso, non c’è che dire. Ecco, è esattamente ciò che il fronte antiproibizionista si aspetta che derivi da tutto ciò che accadrà in Germania: un cambio di approccio alla materia, meno ideologico e più razionale, meno disinformato e più scientifico. Prendiamo il caso dell’Italia: è bastato che da Berlino arrivasse la notizia dell’accordo di governo sulla cannabis per far dire al ministro del Lavoro nostrano, il democratico Andrea Orlando, che forse è ora di affrontare il discorso della legalizzazione delle droghe leggere in maniera più laica. Sembra una cosa scontata, ma non lo è. E potrebbe rappresentare un’ulteriore spinta in avanti anche in ottica referendum. Ecco perché la Germania potrebbe essere il vero “game changer” del dibattito aperto sulla legalizzazione. Più della Spagna, più del Portogallo, più degli stessi Paesi Bassi. In definitiva, non è esagerato dire che la strada verso la piena presa di coscienza della politica passa proprio da Berlino. La storia, insomma, passa di qui. E sarebbe certo la prima volta.


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FATTA LA CONFERENZA, ORA TOCCA AGIRE

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CANNABIS E POLITICA

Leonardo Fiorentini direttore di Fuoriluogo

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i è svolta a fine novembre a Genova la Conferenza Nazionale sulle Dipendenze. Richiesta da anni dalla Società Civile e voluta dalla Ministra Dadone, la convocazione della conferenza non è stata esente da critiche, in particolare per le modalità di preparazione e partecipazione. Tempi molto stretti e un percorso di coinvolgimento non sempre lineare hanno fatto sì che la stessa Rete per la Riforma delle Politiche sulle Droghe sia intervenuta in più occasioni: ad esempio per richiedere, con successo, l’inclusione delle persone che usano droghe nel dibattito e della Riduzione del danno all’interno dei temi di discussione.

modificare la 309/90, nella direzione della depenalizzazione e decriminalizzazione completa dell’uso personale di droghe e della coltivazione domestica di cannabis.

È purtroppo difficile prevedere, con questo governo e comunque da qui a fine legislatura, un intervento complessivo di riforma della legge sulle droghe. Anche la citata bozza Perantoni sembra essere inchiodata in commissione, nonostante gli annunci rivoluzionari della scorsa estate. C’è però un elemento esotico al percorso politico-istituzionale classico: il Referendum Cannabis Legale. Se ammesso al voto da parte della Corte Costituzionale, porterebbe Va dato atto alla Ministra Fabiana Daal centro del dibattito pubblico prima e done di aver tenuto aperto un canale poi - se approvato con quorum - di quello Aderiscono alla rete per la riforma di confronto e dialogo che le ha perparlamentare, la necessità di una regoladelle politiche sulle droghe: messo di portare a compimento un mentazione diversa della cannabis. A Buon Diritto, Antigone, Arci, percorso i cui esiti erano tutt’altro che CNCA, Comunità San Benedetto scontati. Cosa può e deve fare invece il Governo al Porto, CGIL, Forum Droghe, nel frattempo? Il Piano Nazionale sulle Gruppo Abele, ITARDD, ITANPUD, Sgombriamo subito il campo dagli droghe è fermo al 2009 e non nomina Legacoopsociali, LILA, Associazione equivoci mediatici: all’interno della nemmeno la riduzione del danno, in Luca Coscioni, L’isola di Arran, la conferenza non si è parlato di cannaossequio all’ortodossia proibizionista. Società della Ragione. Gli incontri bis e di sue regolamentazioni alternaSarebbe già importante produrne uno del Fuoriconferenza organizzato tive. Meglio, se di cannabis si è parlato, nuovo, libero da condizionamenti ideonelle giornate di Genova sono lo si è fatto solo perché un tavolo di logici e aperto alle proposte della Società visibili su www.conferenzadroghe.it lavoro era dedicato ai suoi usi medici. Civile. Sono sette e subito attuabili: dare Sono state le esternazioni ideologiche declinazione e uniformità sul territorio ai del Ministro Mariastella Gelmini e del servizi per le Persone che Usano Droghe Presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ed in particolare ai servizi di Riduzione del Danno che sono contrari a prescindere a qualsiasi ipotesi di legalizzazione Livello Essenziale di Assistenza (LEA) dal 2017; riformare il della cannabis, a portare il tema “dentro” la conferenza. Diregolamento penitenziario e lanciare un Piano Nazionale chiarazioni controbilanciate – se così si può dire – dal timido per le Misure Alternative alla Detenzione; rendere effiintervento del Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che si è cace l’attuale Sistema Nazionale di Allerta Precoce; sperinascosto dietro la Germania per evocare la strada della regomentare le stanze del consumo e sostenere il ricorso diffuso lamentazione legale. al drug-checking; modificare il sistema di accreditamento istituzionale per rendere effettiva l’integrazione con il terzo La cannabis era però il convitato di pietra di questa conferensettore; istituire l’Agenzia Nazionale per la Cannabis; gaza. A partire dal primo tavolo, quello dedicato al rapporto fra rantire nel Fondo Nazionale Sanitario una spesa non infedroghe e carcere, il fantasma della repressione e della necesriore all’1,5% per il sistema di intervento sulle sostanze; dare sità di farla finita con l’insensata, inefficace e dannosa war riconoscimento alle organizzazioni delle Persone che Usano on drugs, aleggiava sulle discussioni. Se era inevitabile che il Droghe. Testo Unico sulle droghe finisse sul banco degli imputati, era però meno scontato che fosse il Procuratore Generale AntiDadone ci ha messo la faccia, a differenza di altri. Come il Mimafia De Raho a introdurre nel dibattito la depenalizzazione nistro della Salute Roberto Speranza, la cui incomprensibile e della coltivazione e delle condotte di lieve entità citando il ingiustificabile assenza si contrappone al ricordo ancora vivo percorso parlamentare delle proposte Molinari-Magi-Licatini, dell’intervento del suo predecessore Umberto Veronesi, 21 ora bozza Perantoni. anni fa, proprio a Genova. Allora il Prof. Veronesi sulla base delle evidenze scientifiche aprì alla regolamentazione legale Dagli esiti della conferenza è emersa con forza l’urgenza di della cannabis. Il nano e il gigante.



SVOLTA EPOCALE A MALTA: LA CANNABIS È LEGALE

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EUROPEAN CONNECTION

Stefano Maffei

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è una svolta epocale in Europa e parte dalla piccola isola di Malta: la cannabis è d’ora in poi legale. Per la prima volta nella storia l’utilizzo e la coltivazione di cannabis a scopo ricreativo diventano legali. La piccola Malta nella storia Malta diventa così il primo stato europeo a legalizzare completamente la cannabis. Sì, perché per quanto riguarda Paesi Bassi e Spagna si tratta di una depenalizzazione del possesso e della vendita. A seguire la piccola isola, tra poco, ci sarà il Lussemburgo, in attesa della Germania. Proprio la nazione tedesca scatenerà un vero e proprio tsunami legislativo in tutta Europa. Andiamo, però, con calma ed analizziamo tutte le regole che entreranno in vigore a Malta. La regolamentazione maltese È tutto pronto per la firma, considerata una formalità, del presidente George William Vella della legge sulla completa legalizzazione della cannabis. La proposta è arrivata direttamente dal primo ministro Robert Abela (partito laburista) e prevede che le persone maggiorenni possano coltivare fino a quattro piante e portare con sé fino a sette grammi di derivati della sostanza. Non si potrà, comunque, consumare cannabis in pubblico, ma solo in case private o in locali dedicati. Cambiano, anche, i procedimenti per chi si troverà in possesso di maggiori quantità o per chi consumerà al di fuori degli spazi designati. Chi verrà trovato in possesso di cannabis tra i sette e i 28 grammi dovrà pagare una somma di denaro compresa tra i 50 e i 100€. Chi consumerà davanti ad un minore, invece, avrà una multa che varia dai 300 ai 500€. La vendita non sarà ancora del tutto legalizzata (il principale obiettivo della riforma è togliere la cannabis dal mercato nero), ma saranno costituite delle associazioni no profit (Cannabis Social Club) per la coltivazione comunitaria. Ogni associazione potrà avere fino a un massimo di 500 iscritti ed erogare fino a sette grammi al giorno, 50 al mese o 20 semi al mese. Queste non potranno essere più vicine di 250 metri a scuole o associazioni giovanili. Le parole di Releaf Malta La legge è passata con 36 voti a favore e 27 contrari, provenienti dal partito nazionalista di centrodestra. A favore della legge Releaf Malta, che ha così commentato il passo storico della piccola nazione sul Mediterraneo. “Un giorno storico, il governo ha mantenuto la sua promessa di modificare le attuali leggi draconiane e muoversi verso una politica più basata sui diritti umani. Sono stati seguiti i suggerimenti presentati al governo nel 2019, come la cancellazione delle fedine penali, la possibilità di coltivare cannabis in casa e di formare un’associazione basata su un modello no profit. Più di tutto, questo giorno è importante perché finalmente riconosce che le persone che consumano cannabis non sono criminali o irresponsabili fannulloni”.

13 Per la prima volta nella storia l’utilizzo e la coltivazione di cannabis a scopo ricreativo diventano legali. A seguire la piccola isola, tra poco, ci sarà il Lussemburgo, in attesa della Germania



FRANCIA, GLI OPERATORI DEL SETTORE RISPONDONO AL DECRETO CHE VIETA LA VENDITA DI FIORI E FOGLIE Redazione Csi Traduciamo qui il comunicato diffuso dagli operatori del settore francese a seguito dell'emanazione del decreto che vieta fiori e foglie di canapa in Francia.

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l decreto 30 dicembre 2021 di attuazione dell’articolo R. 5132-86 del codice della sanità pubblica è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale all’alba del nuovo anno. In particolare, prevede il divieto di vendita, detenzione e uso di “fiori e foglie” derivati dalla canapa. Un fronte unito di attori e operatori della società civile si oppone a questo testo e ne chiede il ritiro. Promotori della riduzione dei rischi legati al ruolo sostitutivo dei prodotti CBD, difensori dello stato di diritto, aziende preoccupate per i licenziamenti e l’amputazione di una parte importante del loro fatturato, negozi specializzati minacciati di chiusura a breve termine, consumatori di prodotti CBD allarmati per la criminalizzazione di questi nuovi prodotti, sgomenti per la manifesta violazione del diritto europeo e delle libertà fondamentali – condanniamo la pubblicazione di questo testo e chiediamo al governo di ritirarlo. Sebbene sia riconosciuto che il CBD non è un narcotico e non presenta alcun danno per la salute dall’OMS, dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea, dalla Corte di Cassazione Francese e da milioni di consumatori che ne fanno uso, sebbene si dimostri che, al contrario, contribuisce al benessere oltre che svolgere un importante ruolo nella riduzione dei rischi, offrendo un’alternativa alla cannabis ricreativa che è nelle mani dei trafficanti, il Governo ha fatto la scelta brutale e incoerente di vietare con effetto immediato il fiore di canapa CBD. Il pretesto è stato inizialmente l’impossi-

bilità per la polizia di distinguere il fiore di canapa CBD dalla cannabis ricreativa, mentre gli strumenti esistono e vengono dispiegati in altri Stati. Per poi aggiungere, a posteriori, blande considerazioni sanitarie a giustificare questo assurdo divieto generale. Si tratta di una violazione sproporzionata dei valori costituzionali che strutturano lo stato di diritto francese, di una violazione della gerarchia delle norme, in contraddizione evidente con i principi fondanti dell’Unione Europea: questo testo è destinato alla censura. Avviamo quindi immediatamente una procedura urgente a nostra disposizione davanti al Consiglio di Stato per chiedere la sospensione del decreto, in attesa del suo annullamento nel merito. Ancora una volta constatiamo come il governo faccia la guerra agli operatori economici e ai suoi cittadini, persistendo in una inutile repressione che non ha altro effetto che rimandare sul mercato illecito un prodotto che invece era utile proprio per arginarlo. Alla vigilia delle grandi scadenze elettorali, il presidente della Repubblica, che si batteva per il pragmatismo, sembra essere diventato il difensore di un cieco dogmatismo. La nostra battaglia legale oggi deve vincere sulla politica. Invitiamo parlamentari e funzionari eletti a interrogare il potere esecutivo su questa raccapricciante situazione. Chiediamo ai Ministeri interessati di annullare l’applicazione di questo testo. Chiediamo infine al governo di fare il punto della situazione e, di concerto, lavorare all’elaborazione di un nuovo decreto in linea con la realtà e le problematiche in gioco, considerando, in particolare, le condizioni che consentano la commercializzazione di tutti i prodotti derivati dalla canapa contenente cannabidiolo, con l’obiettivo di regolamentare questo promettente mercato e non di distruggerlo.

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IL PROIBIZIONISMO NEL MONDO

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“Se i regolamenti del Paraguay lo permetteranno e se i prezzi del mercato ci permetteranno di avere un profitto maggiore in questo paese rispetto all’Uruguay, siamo pronti a spostarci anche lì”.

PREZZI DELLA CANNABIS IN RIBASSO: IL PARAGUAY SI ISCRIVE ALLA CORSA

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on i prezzi della cannabis in netto ribasso, molte aziende stanno cercando nuovi luoghi per la coltivazione della canapa ad un costo contenuto. Il Paraguay si iscrive alla corsa in Sud America.

Il Paraguay come nuovo Uruguay CPlant, una delle società svizzere più attive nella coltivazione di piante ed estratti ricchi di THC, è pronta ad investire in piccole realtà locali paraguayane per la produzione di cannabis ad uso medico. Gli svizzeri, che finora hanno investito massicciamente in Uruguay, prevedono un ribasso nei costi di gestione di circa il 50%. A rivelarlo Lucas Crivilone, CEO di CPlant.

Il motivo dell’interessamento è semplice. Con l’aumento del volume dei produttori a basso costo di cannabis (e il relativo calo dei prezzi sul mercato), tutte le aziende stanno cercando i migliori luoghi del mondo in quanto a clima e manodopera a basso costo per mantenere margini di guadagno ampi. Il Paraguay, che ha legalizzato l’uso medico della cannabis dal 2017, entra così di diritto tra i grandi esportatori mondiali grazie agli scarsissimi costi dell’elettricità e della manodopera. Si aggiunge ai colossi sudamericani della Colombia e dell’Uruguay. In tutta la nazione sono già 12 gli investitori che hanno ottenuto il via libera nel 2020 alla produzione e al commercio di olii a base di CBD e capsule.

LONDRA PRONTA A DEPENALIZZARE LA CANNABIS?

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entre in tutta l’Inghilterra il governo con a capo Boris Johnson vuole il pugno duro con tutte le droghe, Londra è pronta a depenalizzare la cannabis? Questa sembrerebbe l’idea del sindaco Sadiq Khan, nonostante la ferma opposizione dei conservatori e di alcuni membri del partito laburista. La depenalizzazione della cannabis Secondo la notizia riportata dal The Telegraph, il sindaco di Londra, Sadiq Khan, sarebbe pronto ad un piano per la depenalizzazione delle droghe (leggere e pesanti). Tutti i giovani al di sotto dei 25 anni, trovati in possesso di droghe, non verranno arrestati. A loro, infatti, saranno offerti corsi di recupero (gli stessi previsti per chi supera i limiti di velocità). Il progetto partirà da tre quartieri della capitale

inglese (Lewisham, Bexley e Greenwich) e la polizia non potrà effettuare arresti per le persone trovate in possesso di cannabis, ketamina e speed. Il sindaco, però, non avrebbe il favore dei conservatori (com’era lecito aspettarsi) e nemmeno quello dei laburisti. Proprio Keir Starmer, leader del partito, si è detto contrario alla depenalizzazione, già avvenuta in Scozia in una forma molto simile a quella proposta per Londra.

I piani di CPlant In questo scenario si vuole inserire CPlant, interessata alla coltivazione di piante ad alto contenuto di THC (e prezzo maggiore) e (in minore quantità) CBD. L’obiettivo è procedere all’acquisizione di circa cinque ettari dedicati ad essi entro il 2024. Il passaggio da CBD a THC nel volume di produzione della cannabis è dettato dalla riduzione dei prezzi del primo (attorno al 20% nell’ultimo anno). A commentare gli ultimi aggiornamenti della stessa azienda è intervenuto Guido Husni, Chief Strategy Officer. “Crediamo che questo sarà il modello dominante nel futuro. La coltivazione richiede molto lavoro e investimento. Noi vogliamo uscire completamente da questa parte del business per focalizzarci sulle vendite e sul prodotto già finito. Per questo motivo stiamo studiando la vendita di prodotti ad alto contenuto di THC e dei funghi allucinogeni”.

MARIJUANA NEGLI HOTEL COVID? IL SÌ DI NEW YORK

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a destato molto la curiosità di tutti la notizia lanciata dal New York Post negli ultimi giorni: negli hotel adibiti per i pazienti affetti da Covid-19 si potrà fumare della marijuana. Il motivo è semplice: aiutare gli ospiti a rilassarsi e ad evitare quanto più stress possibile.

L’obiettivo del governo, infatti, è quello di combattere completamente l’utilizzo di tutte le sostanze stupefacenti. Il motivo è semplice: debellare lo spaccio, motore di moltissimi scontri armati tra bande di giovanissimi in tutta la capitale.

Gli hotel marijuana friendly Il New York Post ha lanciato la notizia che ha lasciato di stucco molte persone. Il nuovo sindaco della Grande Mela, Eric Adams, ha dato il via libera al consumo di marijuana negli hotel per i pazienti affetti da Covid-19. Si tratta della prima volta nel mondo. Gli ospiti delle strutture, inoltre, potranno portarsi le sigarette, ma nessun tipo di bevanda alcolico.

Nella sola Londra, nell’ultimo anno, negli scontri tra bande sono morti 30 under16.

La famosa testata giornalistica statunitense ha così intervistato uno dei ricoverati, Martin, un

ventunenne proprietario di un coffe shop. Il ragazzo si trova dal giorno di Natale al LaGuardia Plaza Hotel “Ti permettono di portare la marijuana in quarantena, ma non l’alcool per esempio. È bello potermi rilassare quando sono costretto a stare così tanto da solo in una stanza”. Qualcuno del personale medico, però, non ha gradito questo tipo di accoglienza da parte delle strutture interessate. “Credo sia una vergogna. Le infermiere vanno lì fuori per cercare di aiutare i pazienti, questo non si chiama aiutarli. Invece di aiutare le persone a superare le proprie dipendenze, le incentivano. A loro è detto che fa parte del lavoro quando provano a rifiutare di accompagnare i ricoverati a fumare marijuana o sigarette”.

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MEGLIO LEGALE

MAMMA MI FACCIO LE CANNE

Pubblichiamo un estratto nel libro di Antonella Soldo, edito da Officina di Hank. Storie di pazienti che non riescono a ottenere la cannabis medica, imprenditori che vedono i loro sforzi andare in fumo, persone che coltivano per il proprio uso personale e finiscono nei guai


idea di questo volume mi è venuta quando ho ricevuto una e-mail da un ragazzo che qui chiamerò Michele. Tutte le mattine la casella postale di Meglio Legale - la campagna per la legalizzazione della cannabis che coordino - è piena di messaggi: storie di pazienti che non riescono a ottenere la cannabis medica, imprenditori che vedono i loro sforzi andare in fumo, persone che coltivano per il proprio uso personale e finiscono nei guai. La storia di Michele, però, è emblematica nella sua dolorosa semplicità. È la storia di un ragazzo qualsiasi che, da un giorno all’altro, ha visto il rapporto con la sua famiglia distrutto e la sua vita stravolta. Michele potrebbe essere chiunque, ciascuno di noi. Per questo ho deciso di aprire ciascuna delle tre parti di questo libro con le sue parole. Ciao, non so scrivere un’email parto con questa premessa, per prima cosa mi devo scusare per farti perdere questo tempo. Sono un ragazzo di 16 anni, abito in un paesino del Sud di circa 1500 abitanti, sto scrivendo questo messaggio per raccontarti un evento accaduto l’estate scorsa, che potrebbe aiutarti nel tuo scopo e magari potrebbe aiutare anche me. La notte del 18 luglio mi trovavo sulla spiaggia con degli amici. Stavamo facendo un falò diciamo meglio una festa, ovviamente c’era alcool e marijuana a questa festa, io e altre otto persone ad un certo punto ci allontaniamo per fare una canna, dopo averla girata iniziamo a fumarla, appena iniziamo a fumarla arrivano i carabinieri. Io in quel momento non conoscevo i miei diritti e loro non me li hanno neanche detti, e senza una persona maggiorenne al mio fianco e senza il mio avvocato mi hanno perquisito. All’inizio mi hanno detto di svuotare le tasche, l’ho fatto e non avevo nulla però avevo un borsello con me, quando l’ho girato non è caduto niente, poi i carabinieri lo hanno preso e hanno trovato alcuni grammi di erba compresa la busta, un grinder, cartine e filtri. Hanno iniziato subito a sequestrarmi il tutto compreso il telefono e il borsello, cosa che non potevano fare, ma io non lo sapevo, l’ho saputo dopo studiando. Fatto ciò mi hanno chiesto con chi fossi venuto in spiaggia. Ho detto la verità: con i miei due fratelli maggiori, loro arrivano spaventati e giustamente, credo come tutti i fratelli del mondo, hanno

iniziato a dire che era la loro e non la mia. Io insistevo dicendo la verità, dopo hanno perquisito la macchina e ci hanno portati in caserma. Lì hanno iniziato a fare terrorismo psicologico su di me, per esempio mi dicevano: tutti hanno fumato una canna da ragazzo, anch’io, se vuoi salvarti devi dirci dove l’hai comprata. Io, preso dalla paura, ho detto la verità, ma loro hanno iniziato a dire che non era vero, che non stavo dicendo la verità, che era meglio se dicevo la verità, che io non stavo aiutando loro e loro non avrebbero aiutato me. Poi sul telefono mi trovano delle foto con l’erba sul bilancino. Io credo che il bilancino ce l’abbiano tutti i fumatori di marijuana per controllare se l’erba che hanno acquistato sia del peso giusto, dato che la compriamo da spacciatori che non sono altro che fregatori. Ma i carabinieri iniziano a chiedermi aggressivamente a cosa mi servisse. Io ho spiegato che controllavo la quantità e basta, e che il bilancino era a casa. Allora iniziano a dire che vogliono fare la perquisizione a casa mia. Io li ho pregati di non andare solo per il fatto che abito in un posto dove c’è una mentalità un pò chiusa su queste cose, e loro vedendo questo mio atteggiamento sono voluti andare. Sono arrivati sotto casa mia con quattro macchine dei carabinieri, e mi hanno svuotato tutta la stanza trovando solo un grinder, alla fine li ho portati anch’io dal bilancino sennò non lo avrebbero trovato. Torniamo in caserma dopo sette ore che sono stato lì e iniziano a fare il verbale: alla fine mi denunciano per detenzione e spaccio di marijuana. DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI CANNABIS Cannabis o marijuana? Intanto va chiarito che parliamo della stessa identica sostanza ma, a seconda della parola che usiamo, il contesto e la connotazione assumono un diverso significato. Alcuni anni fa, quando ho iniziato a occuparmi di leggi sulle sostanze, ho notato che nei testi era utilizzata l’espressione “cannabis sativa” a indicare la cannabis con THC (tetraidrocannabinolo, il principio attivo psicotropo della cannabis) per distinguerla dalla “indica”, considerata senza THC. Ovviamente è sbagliato: si tratta solo di due diverse varietà, che presentano una forma delle foglie, della pianta e delle cime leggermente diversa. Entrambe contengono THC, insieme a decine di altri composti, quali polifenoli, antociani e terpeni. La cannabis “senza THC” - cioè con un THC entro il limite dello 0,6% - è la cannabis cosiddetta industriale, la cui coltivazione è consentita dalla legge ma che, come vedremo, è anch’essa criminalizzata. Insomma, non mi dilungo oltre con le spiegazioni botaniche: quello che voglio dire, semplicemente, è che la scarsa conoscenza di questa pianta è stata così pervicace da arrivare a inficiare anche i testi delle stesse leggi che dovrebbero regolamentarla. Una ministra della Salute, solo qualche anno fa, durante una popolare trasmissione televisiva in prima serata, per tutta la durata del suo intervento contro l’uso di questa sostanza si riferì alla cannabis chiamandola “cannàbis”, con l’accento sulla seconda “a”. A chiarire, insomma, che non sapeva esattamente di che cosa stesse parlando.

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LEGGI SULLA CANNABIS E DINTORNI

FILTRI E CARTINE SOTTO MONOPOLIO: L'ULTIMA MAZZATA AI GROWSHOP A quasi due anni di distanza facciamo il punto e ci chiediamo: e se la cannabis light facesse la stessa fine? Marta Lispi

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al 1° gennaio 2020, con la legge di bilancio n.160/2019, "cartine, cartine arrotolate senza tabacco e i filtri, funzionali al consumo dei trinciati a taglio fino per arrotolare le sigarette" sono sotto il controllo dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Una scelta volta a dissuadere i tabagisti dall’autoproduzione di sigarette innalzando i costi dei prodotti accessori del "tabacco trinciato a taglio fino" e rendendola una rivendita esclusiva dei tabaccai. Il divieto esplicito di vendita di cartine e filtri, firmato dal direttore facente funzione delle Dogane Roberta de Robertis, è diretto soprattutto ai supermercati e ai negozi etnici (in particolare quelli cinesi). Ma chi ha accusato maggiormente il colpo sono i grow shop, tanto per cambiare. La perdita per loro è duplice perché riguarda sia una riduzione nella varietà dei prodotti offerti sia la costante, seppur piccola, entrata garantita dalla vendita di questi prodotti di uso comune. Queste attività commerciali, dal momento in cui sono cambiate le regole, hanno avuto trenta giorni per liberarsi del materiale. Da febbraio 2019 la presenza in negozio di Pop filter, pre rolled e Juicy Jay's è considerabile “frode ai danni dello stato”. Ad oggi, fornitori italiani ed esteri sono obbligati al pagamento della nuova imposta di consumo secondo le tabelle di commercializzazione del prodotto. La cultura della cartina e del filtro di fatto sta scomparendo pian piano Niente più menú delle cartine: carta di riso, carta di canapa, cellulosa, sfumature di micron, trame e orditi anti-cucchiaio, antivento, colorate, gustose…c’è chi conserva ancora qualche superstite cartina rosa vintage. I cambiamenti si sentono: gli introiti di piccole e medie attività commerciali sono variati di pochi euro sugli incassi della giornata, che equivalgono, però, a centinaia a fine mese. Il cliente di passaggio, il collezionista meticoloso e l'amico in cerca di un regalo particolare non si fermano più e alla fine del mese è più difficile coprire piccole e medie spese come utenze e forniture. Per fortuna con il lockdown, almeno, sono incrementati i consumi di Cbd in ogni forma. E i grow/hemp shop hanno risentito meno del calo di fatturato. Com’è noto, infatti il marzo del 2020 sarà ricordato dalla filiera cannabica come l’anno del boom con il +300% di vendite di cannabis light.

Se la cannabis light seguisse la stessa strada del monopolio? Tra gli emendamenti in legge di bilancio per il 2021 sono state avanzate proposte di tassazione per le infiorescenze di cannabis light che fortunatamente non sono passate. Tra le proposte riguardanti la legalizzazione della cannabis a uso ludico, ne troviamo infatti una che prevede la distribuzione controllata dallo Stato tramite licenze e collegata ad accise. Una maggior definizione del prodotto e chiarezza normativa è auspicabile, ma qualora la vendita fosse esclusiva dei tabaccai, si potrebbe vedere un incremento del prezzo al pubblico a fronte di una qualità più bassa del prodotto rispetto a quello che attualmente si trova nei cannabis light shop? Potrebbe nascere un mercato nero dei prodotti CBD in risposta all’incremento del prezzo dato dalle accise? Nel caso in cui fossero applicate delle accise anche sulla cannabis light non stupefacente, cosa potrebbe accadere alle attività che si basano sulla rivendita di fiori CBD e che al momento già subiscono la “concorrenza” del mercato nero della cannabis di strada con principio attivo stupefacente? Tutte queste domande le abbiamo rigirate al Prof. Marco Sabatino Rossi, dell'Università La Sapienza di Roma. "La scelta del consumatore - ci ha detto il Prof - dovrebbe basarsi sul confronto tra prezzo cum tax (legale) oppure prezzo più costi di transazione (illegale), cioè dipende dal valore della tassa, da una parte, e dal rischio di intercettazione e relativi sanzioni dall'altra. Se il prezzo con tassa fosse abbastanza basso non sarebbe conveniente rivolgersi al mercato nero, almeno per modeste quantità. Qualora, invece, l'imposta fosse troppo elevata o il costo atteso delle sanzioni modesto, allora l'offerta illegale competerebbe con la legale. Inoltre dipende dalla regolamentazione della produzione, se inadeguata, come accade con la cannabis terapeutica prodotta dai militari di Firenze, lascia spazio al mercato nero. Se, viceversa, la coltivazione fosse liberalizzata, allora, la concorrenza tra produttori dovrebbe andare incontro alle preferenze degli acquirenti ." Come è successo per gli accessori da fumo che ha portato ad un impoverimento del mercato, allo stesso modo introdurre il monopolio della cannabis light, contribuirebbe alla perdita della cultura legata alla pianta e la standardizzazione del prodotto. Nello scenario futuro del mercato è necessario lasciare uno spazio nella filiera a coloro che ne hanno preso parte dalla nascita fino ad oggi. Non è solo una questione di giustizia ma anche di garanzia di qualità.


FINALMENTE CI RIVEDIAMO A CANAPAMUNDI!

INTERVISTA A GENNARO MAULUCCI

TORNA NELLA CAPITALE LA FIERA INTERNAZIONALE DELLA CANAPA: 1-2-3 APRILE 2022 A FIERA DI ROMA

agnese rapicetta

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orniamo a fare fiere! Dopo quasi due anni torna Canapamundi: ci siete mancati come ci sono mancati tutti i posti in cui si può parlare della cannabis, cosa è cambiato nel vostro settore in questo periodo? Sono stati anni difficili, il mercato è cambiato molto. Precedentemente alla prima pandemia gli acquisti on-line erano ancora tabù, oggi sono un'abitudine. Il tabù di non acquistare prodotti di canapa e affini sul web è caduto, gli operatori del mercato si sono dovuti adattare. Non tutti sono riusciti e ci sono state molte chiusure, ma come sempre in questi casi si sono aperte nuove opportunità per chi ha avuto la capacità di investire. Con la ripresa delle Fiere questo percorso si chiuderà e una parte del mercato, che è stato perso, ritornerà ad avere vita con conseguenti nuove opportunità per le aziende. Come verranno tradotte queste novità in Fiera? E come ha risposto il mondo della cannabis alla vostra chiamata? In Fiera ci sono molte novità soprattutto operatori e soggetti nuovi e dinamici, come il nostro Main Sponsor "Juicy Fields": una realtà giovane ma già molto importante che in qualche modo rappresenta il cambiamento del nostro mercato. Chiaramente saranno presenti anche le aziende storiche internazionali, come le più importanti banche produttrici di semi, i produttori di fertilizzanti e molte aziende nuove nel campo della Cannabis Light. Particolarmente ricca la presenza di aziende romane. Avvertiamo che l'interesse per la Fiera è molto alto nonostante le difficoltà nel momento, le prenotazioni sono state maggiori del previsto e ci aspettiamo un pubblico numeroso. Fortunatamente grazie ai grandi spazi, i larghi corridoi che abbiamo previsto sarà difficile creare assembramenti e le limitazioni del picco massimo delle entrate non incideranno. Infatti, a differenza degli eventi musicali, il pubblico è distribuito su nove ore al giorno per poter visitare la Fiera, possiamo accogliere molte migliaia di persone ogni giorno in totale sicurezza. Ultimamente si è parlato anche sui giornali mainstream della cannabis, anche grazie alla raccolta firme per il referendum per la legalizzazione: vi aspettate un pubblico più eterogeneo in fiera visto l'interesse crescente? Canapamundi ha storicamente un pubblico eterogeneo,

sin dai primi anni siamo riusciti grazie a importanti investimenti pubblicitari un pubblico che nessuno si aspettava, sia per numero che per età.Ci sarà una conferma di questo trend con tutte le variabili e difficoltà in tema pandemia. Abbiamo registrato molto interesse anche da parte del b2b, sono già moltissime le aziende prenotate per partecipare da visitatori professionisti, che ricordiamo entrano gratis tramite la prenotazione degli accrediti sul nostro sito. Come sarà organizzata la fiera? Confermiamo gli spazi dell'edizione 2020, con corridoi larghi e spazi ampi per poter permettere un deflusso ottimale ed evitare assembramenti. Come anticipato ci sono molte aziende nuove e alcune sorprese da un punto di vista dei servizi. L'offerta gastronomica è potenziata, ci sarà un ristorante con piatti caldi rispetto all'edizione precedente, oltre ai tanti stand che ci faranno degustare piatti a base di canapa, un vero super alimento. Canapamundi è sempre stato un luogo per parlare laicamente di cannabis e ricerca, anche quest'anno troveremo la Conferenza e i workshop? Come ogni anno un ruolo importante è quello della Conferenza sulla Canapa, giornate tematiche ed esperti accademici che esporranno gli argomenti più sentiti e le ultime novità in fatto di tecnologie, scienza e prodotti.A completare la ricca informazione ci saranno i workshop, quest'anno molto ricchi e di respiro internazionale, una vera novità rispetto agli anni passati. Non mancheranno le sorprese, le installazioni artistiche, l'area bimbi, la sala allattamento e molti altri servizi a cui i nostri visitatori sono abituati. Inoltre ci sarà il nostro pubblico a fare da cornice, per la prima volta con le mascherine sarà un'edizione straordinaria sotto molti punti di vista. Il vostro claim è ‘Ripensa il mondo’, dopo la pandemia la cannabis può essere una delle risorse per la ripartenza anche in Italia? Voi ci credete? Siamo convinti che questa pianta avrà un ruolo sempre più importante nel mondo, così come siamo convinti che sia legata all'ecologia, al vivere sostenibile e al benessere della natura. Per questo e altri motivi la Canapa è sicuramente destinata a crescere e ad avere un ruolo importante nella svolta del mondo nei confronti del pianeta terra.

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RITORNO IN FIERA

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PROMO NEWS

BOOSTER : FACCIAMO UN PO' DI CHIAREZZA Un booster per definizione è uno “stimolatore del metabolismo” della pianta. Un booster agisce indipendentemente dai nutrienti, consentendo al sistema vitale della pianta di lavorare sempre a livelli ottimali ma, al tempo stesso, non deve lasciare tracce o residui. Lavora influenzando i diversi sistemi vitali della pianta, come ad esempio innescando reazioni desiderate (come una risposta autoimmune da parte della pianta) o aumentando la produzione di specifici oli essenziali e alcaloidi. Cosa deve fare un booster? Innanzitutto, prima di scegliere quale booster comprare, leggete attentamente l’etichetta del prodotto: un booster non deve contenere al suo interno macro elementi primari (N, P, K) o micro elementi. Un prodotto che contenga uno o più degli elementi sopra elencati è semplicemente un nutriente addizionale. Il problema, quando si utilizzano questi prodotti, è che si va ad agire solo su una parte del ¨sistema pianta’¨ ignorando tutto il resto. La miglior maniera di incrementare qualitativamente e quantitativamente un raccolto è di stimolare tutto il sistema, non una singola parte. Un booster deve permettere alla pianta di metabolizzare l’energia disponibile in maniera più semplice, più rapida e continuativa. In questo modo la pianta avrà tutta l’energia necessaria per: - produrre fiori o frutti e farli maturare in maniera più vigorosa ed omogenea - svolgere una più rapida ed efficiente fotosintesi - immagazzinare e rilasciare in maniera appropriata elementi come gli amidi Un booster deve essere in grado, simulando specifici fattori di stress, di indurre la pianta ad aumentare la produzione di alcaloidi, di oli essenziali, di generare fiori o frutti più com-

Articolo a cura di Canna Italia

23 patti e pesanti ed infine di influenzare il modo in cui i composti strutturali e chimici sono disposti in modo tale che le cellule diventino più grandi e gli oli essenziali diventino più densi. Per svolgere appieno tutte queste funzioni, CANNA Research, il reparto sviluppo e ricerca di CANNA, ha sviluppato due specifici prodotti: BioBOOST e CANNABOOST Accelerator. BioBOOST è totalmente organico, CANNABOOST ha in più un elemento inorganico ma puro. BioBOOST agisce in maniera più lenta ma è la soluzione ideale per coloro che vogliono coltivare in maniera 100% organica e completare così la linea BIOCANNA. CANNABOOST Accellerator è lo stimolatore della fioritura ideale da abbinare a tutte le altre linee di nutrienti CANNA. Le oligo-saccarine La componente essenziale di entrambi i prodotti sono le oligo-saccarine, che sono il risultato della rottura di bio-componenti. Essenzialmente le oligo-saccarine sono piccole catene proteiche e catene di pareti cellulari che imitano il funzionamento di enzimi, ormoni e regolatori della crescita. Le oligo-saccarine stimolano aspetti chiave in una pianta come il suo sistema immunitario (che si attiva e agisce in funzione preventiva), gli alcaloidi e la produzione di oli essenziali. Inoltre influenzano la sintesi proteica permettendo alle cellule di diventare più dense e compatte ed innescano fortemente il gusto “organico” nei componenti vegetali coltivati. La differenza nel nutrire le vostre piante, non si basa su quanti prodotti diversi usate ma su ciò che usate: con CANNABOOST e BioBoost potrete avere in un unico prodotto il booster di cui avete bisogno. Verdi Saluti. Articolo a cura di Canna Italia. Per maggiori informazioni: www. canna-it.com


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DIARIO DI UN GROWER ITALIANO

L’INCUBO DEL RAGNETTO ROSSO, VI SPIEGO COME ELIMINARLO Funkyo

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tate osservando le vostre piantine, soddisfatti di come crescono, oppure avete appena trapiantato dei bei cloni forniti dal vostro vivaio di fiducia...la felicità vi avvolge e già pregustate le cime belle dense ed abbondanti che andrete a raccogliere. Quella appena descritta, dovrebbe essere l'immagine che ci accompagna ad ogni ciclo. Purtroppo però, spesso questo idillio viene tramutato velocemente in incubo, nel momento in cui ci accorgiamo di alcuni "puntini" sulle foglie, entrando in un inferno ahimè ormai sempre più diffuso tra i growers: l'infestazione di ragnetto rosso! Ma non temete! In questo articolo spiegherò come risolvere il problema e come evitare che si ripresenti. Innanzitutto, applichiamo la sacra regola "conosci il tuo nemico": il ragnetto rosso (nome scientifico Tetranychus Urticae) è un aracnide prevalentemente fitofago, caratterizzato da dimensioni piccolissime, comprese tra 0,5 millimetri per le femmine e ancora meno per i maschi. Questo è il motivo per cui ci accorgiamo di un'infestazione principalmente dai segni dei morsi, piuttosto che dagli esemplari che passeggiano sulle piante. A complicare le cose, si aggiunge la sua velocità di riproduzione, che porterà ad avere infestazioni (con il risultato della morte delle nostre bimbe) in tempi rapidissimi, se non si agisce in tempo ed in maniera decisa. Ma come arrivano questi parassiti nel nostro cultivo? Le risposte potrebbero essere molteplici, ma nella maggior parte dei casi siamo proprio noi il "mezzo di trasporto". Visitare coltivazioni di amici e poi entrare nella nostra con gli stessi vestiti, avere animali che fanno dentro e fuori dal nostro indoor, inserire nel cultivo piante provenienti dall'esterno senza fare prima nessuna quarantena, sono fra le maggiori cause di infestazioni. Questo anche e sopratutto a causa di molti vivaisti che, vuoi per scarsa professionalità, vuoi perchè pensano unicamente a vendere quante più piante possibili, fanno girare talee con sopra adulti, uova e larve. Quindi come prima cosa è fondamentale adottare le seguenti precauzioni: se abbiamo visitato amici che coltivano e siamo stati nel loro campo, indoor o serra, cambiamoci i vestiti (dopo una bella doccia) prima di rientrare nel nostro spazio di coltivazione. Se invece abbiamo preso talee da qualcuno (fosse anche l'amico più fidato) è buona norma tenere le piante in osservazione per almeno 10 giorni in un luogo separato, eliminandole al primo segno della presenza di parassiti o malattie. Ma come accorgersi di avere questo acaro? Andremo ad osservare tutte le foglie, cercando eventuali segni come puntini, arricciamenti e colorazione simil bronzo. Con l'aiuto di una buona lente o meglio con un microscopio usb (ormai si trova-


batuffolo imbevuto di acqua ed alcool isopropilico (2 parti di alcool e 8 parti di acqua) su tutta la vegetazione, andando a decrementare il numero il più possibile. Abbassiamo di qualche grado la temperatura ambientale, per rallentarne la velocità di riproduzione, aumentiamo l'umidità (i ragnetti prediligono climi secchi) e posizioniamo dei buoni ventilatori, rendendo più difficile l'accoppiamento e facendo risultare le nostre piante più "scomode".

no a meno di 20 euro) andremo ad osservare il dorso e la pagina inferiore fogliare, alla ricerca di adulti, escrementi e uova. La regola vuole che ogni singolo ragnetto osservato, corrisponde a migliaia di altri esemplari che stanno passeggiando sul resto delle piante, nella stanza... occorre intervenire immediatamente perché posso assicurare che la situazione andrà a degenerare in pochissimo tempo! Veniamo ora ai rimedi. Il primo, a costo di sembrare troppo drastico, ma mi ringrazierete dopo, è quello di valutare a che punto del ciclo siamo: se magari abbiamo cloni messi da poco, o comunque siamo all'inizio, la cosa migliore da fare è buttare tutto (possibilmente bruciando la materia vegetale), sterilizzare tutto lo spazio di coltivazione con candeggina, o ammoniaca o un buon ozonizzatore e ripartire da capo, dopo aver disinfettato anche tutti gli strumenti di coltivazione come vasi, forbici, misurini... bastano pochi adulti sopravvissuti per ritrovarci di nuovo punto e a capo in pochi giorni. In caso invece abbiamo una lieve infestazione e per un motivo o per un altro non abbiamo la possibilità di ripartire con un altro ciclo, allora ci sono diversi prodotti e metodi per tentare di risolvere il problema o quantomeno arrivare alla fine del raccolto. Innanzitutto, cerchiamo di eliminare ogni ragnetto che riusciamo a vedere, passando un

Se siamo in serra o all'aperto, possiamo innaffiare abbondantemente le nostre piante "a pioggia", come fossero sotto la doccia, così da far trasportare dall'acqua il maggior numero di acari. Come insetticidi, mi rimetto alla sensibilità di ognuno, specificando che sarebbe sempre meglio preferire prodotti biologici ed evitare di spruzzare qualsiasi cosa su piante in fioritura (per evitare di ritrovarceli poi come veleni nelle cime raccolte). Tra i metodi biologici mi sento di consigliare i saponi insetticidi (ad esempio sapone molle di potassio), sono innocui per l'uomo, non lasciano molti residui e sono efficaci. Andremo quindi ad irrorare copiosamente tutta la vegetazione, poi dopo circa 5 minuti andremo a spruzzare solo acqua (per evitare eventuali fitotossicità) e lo faremo ogni giorno per almeno 10 giorni, evitando di spruzzare sulle infiorescenze per non alterarne il gusto e l'odore. Non usiamo olio di neem, non serve a niente sulle nuove generazioni di ragnetti che posso assicurarvi lo vedono come acqua fresca, inoltre nuovi studi confermano la tossicità del neem e la causa di allergie...evitiamo! Lo spinosad si rivela efficace nel trattamento ed usato diluito nell'irrigazione, aiuta ad eliminare anche i parassiti presenti nel terreno. Altra molecola utilizzata è l'abamectina, personalmente consiglio l'utilizzo di prodotti che abbiano un mix di abamectina e piretro, così da avere efficacia sia sugli adulti che su larve e uova. Se non vogliamo utilizzare nessun prodotto, allora possiamo chiedere aiuto "alla natura" ed acquistare pack di predatori naturali, ottimi in questo caso sono le coccinelle, Amblyseius Californicus e Phytoseiulus persimilis. Una rapida ricerca sul web vi farà trovare i contatti dei sempre più allevatori di questi simpatici alleati. Esistono altri prodotti efficaci, ma sono altamente velenosi, tossici e dannosi per l'ambiente, quindi non li elencherò, anche perchè è proprio a causa dell'uso sconsiderato che molti improvvisati ne fanno, che le nuove generazioni di ragnetti rossi hanno sviluppato estrema resistenza alle molecole, diventando ossi sempre più duri da debellare. Alla prossima puntata. Grow or die!

DISCLAIMER LE FOTO PROVENGONO DA COLTIVAZIONI DI GENETICHE CERTIFICATE. IN QUESTO ARTICOLO NON SI VUOLE IN ALCUN MODO INCENTIVARE E/O PROMUOVERE CONDOTTE VIETATE DALLE ATTUALI LEGGI VIGENTI. IN ITALIA LA COLTIVAZIONE DI PIANTE DI CANNABIS CON TENORE DI THC SUPERIORE ALLO 0,6 È VIETATA. I CONTENUTI SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIÙ COMPLETA INFORMAZIONE PERSONALE E DI CULTURA GENERALE.

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gennaio 2022 i GIZEH BLACK Active Filters 26 Da saranno presenti in migliaia di tabaccherie

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Redazione

E

cologici, lunghi, corti, colorati: il mondo dei filtri e delle cartine è davvero pieno di prodotti d'eccellenza. Fra questi non possiamo non annoverare l'ultimissima novità nel mondo dei filtri creati da Gizeh.

Si chiamano GIZEH BLACK Active Filters e sono dei filtri sviluppati appositamente per il divertimento king size: le dimensioni sono ideali per una rollata dalla forma perfetta, avendo il diametro di 6mm ed una lunghezza di 27mm, sono pronti all'uso e facilissimi da utilizzare anche per i neofiti. La loro particolarità, che li rende del tutto diversi rispetto ai tradizionali filtri di carta, è che contengono selezionati carboni attivi di origine vegetale che trattengono le sostanze pericolose, senza modificare il gusto e l'esperienza della fumata. Come funzionano? I filtri di Gizeh sono formati da una sezione in ceramica ed una sezione contenente i carboni attivi. Questa particolare combinazione consente da una parte di filtrare le principali sostanze nocive causate dalla combustione e dall’altra, raffreddando il fumo, regalano una piacevole sensazione in bocca, senza minimamente alterare l’aroma dell’infiorescenza. I carboni attivi utilizzati sono di altissima qualità e derivano da una materia prima rinnovabile: vengo-

no infatti ricavati dai gusci delle noci di cocco che permettono di assorbire le sostanze dannose, lasciando passare le altre molecole (ad esempio i cannabinoidi). Igienici, perché non si inumidiscono a contatto con le labbra e duraturi perché non si deformano, sono il futuro dell'esperienza da fumo. In più sono amici dell'ambiente: completamente e orgogliosamente plastic free, ogni filtro è riutilizzabile, infatti si può usare anche 3 volte garantendoti una fumata sempre di alto livello. Sono molto facili da inserire perché non c'è bisogno neanche di prestare attenzione alla direzione di inserimento. In ogni caso e in ogni condizione, infatti, permettono un perfetto flusso d’aria ed un sapore sempre equilibrato e fresco. Le rifiniture in ceramica, poi, su cui troviamo sette fori su ciascuna estremità, garantiscono una resistenza alla trazione ottimale e prevengono il surriscaldamento durante la fumata. Un novità di cui c'era bisogno e che con il 2022 potrai trovare in migliaia di tabaccherie in tutta Italia. Richiedila al tuo tabaccaio di fiducia, la troverai in comode confezioni da 10 filtri del diametro di 6 mm. Enjoy!


Ti presentiamo la nuova linea PREMIUM di infiorescenze a marchio CRYSTALWEED:

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LA MIRACOLOSA DR. GRINSPOON. LA FAVOLA DI UN DOTTORE

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testo e immagini: Green Born Identity - G.B.I.

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sse si presentano come una sorta di specie esotiche in pericolo di estinzione che lottano per la sopravvivenza in ambienti remoti nei loro paesi d’origine. Inoltre, vengono coltivate con devozione solamente da una manciata di persone, proprio come avviene per i devoti delle orchidee. Ebbene, questo scenario è tristemente vero per la specie chiamata Cannabis Sativa – le sativa pure o landrace stanno da tempo scomparendo nei loro luoghi di origine e sono sempre più difficili da trovare. Il motivo è che, almeno dall’inizio del nuovo millennio (2000), gli agricoltori di quelle terre di origine sono via via passati a genetiche, con rese maggiori e periodi di fioritura più rapidi, di aziende che commerciano semi facilmente reperibili in tempi di globalizzazione. E quei pochi in Africa, Asia o Sud America che continuano ad affidarsi alle sativa landrace, qualche volta trovano difficile preservare le loro genetiche in forma pura dato che possono venire impollinate da piante commerciali altamente selezionate di terreni vicini. Sì, le varietà sativa landrace sono più uniche che rare nell’attuale panorama delle varietà di cannabis, non solo nei terreni outdoor in Asia o Africa, ma anche negli assortimenti di tutte le banche di semi. Ciò è dovuto al fatto che spesso hanno periodi di fioritura eccessivamente lunghi e rendimenti mediocri, rendendole poco appetibili per molti grower. Perché il tempo è denaro, e anche l’elettricità. Il breeder di Barney’s, Derry, ha scoperto l’esotico dottore in Laos Le grandi e ben conosciute banche di semi raramente includono varietà sativa landrace nella loro gamma di varietà. Sotto questo aspetto, Barney’s Farm è un’encomiabile eccezione grazie al suo strain Dr. Grinspoon. La pianta dietro questo bell’esemplare di un onorevole dottore erborista è 100% sativa e nativa del Laos! Derry, il fondatore, proprietario e breeder di Barney’s Farm, scoprì queste genetiche durante il periodo trascorso in Laos e Thailandia negli anni ‘80 e, al suo ritorno in Olanda, vi riportò alcuni semi dai quali successivamente sviluppò lo strain attraverso l’allevamento selettivo. Più tardi, Derry decise di chiamare il suo particolare e speciale cultivar con il nome di Dr. Lester Grinspoon, per rendere omaggio ai traguardi raggiunti da questo professore di psichiatria americano e attivista per la Cannabis (purtroppo scomparso a giugno 2020) nella riabilitazione della pianta sia a livello medico che a livello sociale. Nonostante la problematica produzione di semi: il ritorno nel 2019 Quindi, la varietà Dr. Grinspoon è un’autentica rarità botanica dell’Asia che ancora oggi si caratterizza per la sua indomabile

natura selvaggia. Per parecchio tempo, fino al suo ritorno nel 2019, non era stata disponibile a causa delle eccezionali difficoltà e della durata del processo di produzione di semi di qualità per questa varietà. Ma poi, il Barney’s breeding team si è impegnato tantissimo e ha dedicato molto tempo alla produzione di semi in quantità sufficiente a farli tornare sul mercato, per la delizia dei numerosi estimatori di questo strain. Una varietà talmente straordinaria ha naturalmente anche straordinarie caratteristiche di crescita. Il lungo periodo di fioritura è già stato menzionato, nel caso di Doc è di 90-95 giorni. Le sue cime, dall’aspetto estremamente esotico, sono composte da un elegante singolo fiore sul quale, come perle scintillanti unite da un filo, poggiano i calici abbondantemente ricoperti di ghiandole di resina. Grazie a una crescita vigorosa (con illuminazione artificiale raggiungono facilmente i 160 centimetri di altezza) e grazie anche alle numerose cime, il raccolto indoor può arrivare fino a 350g/m2. Al profumo delle infiorescenze viene attribuita una natura di limone amaro che ricorda il sommacco. Il fumo ha consistenza leggera ma è comunque corposo, con penetranti aromi di frutta tropicale, un tocco terroso e la dolcezza del miele. Quando si fuma o vaporizza, Dr. Grinspoon offre esattamente quello che ci si aspetterebbe dal suo aspetto di sativa esotica e selvaggia: uno sballo sativa molto cerebrale di lunga durata, luminoso e chiaro, che porta spiccate consapevolezza sensoriale e concentrazione. È sempre bene avere un dottore brillante: Resin Rider mette alla prova Dr. Grinspoon “È sempre bene avere un dottore brillante”, ha affermato con un sorriso il grower chiamato Resin Rider che ha poi deciso di aggiungere una pianta di Dr. Grinspoon al suo prossimo ciclo di coltivazione. Da questa bestia sativa ci si aspettano dimensioni grandi, quindi non avevo spazio per altre piante. Far germinare il seme è stato semplice, e tre giorni dopo il piccolo dottore è sbucato in superficie. Quando sono comparse le prime due vere foglie, Resin Rider ha subito capito che, in effetti, si trattava proprio di quelle foglie sottilissime di sativa classica che aveva visto nelle foto online delle piante di Dr. Grinspoon. La velocità di crescita era enormemente rapida, con lo stelo principale che si ergeva così velocemente che Resin Rider lo ha piegato dopo solo due settimane e mezzo per assicurarsi di mantenere più avanti l’altezza sotto controllo. Ma anche i rami laterali avevano fretta, schizzando verso il cielo. Benvenuti nella Giungla: crescita e fioritura come in una favola! Dopo tre settimane e mezzo, Resin Rider ha portato la pianta in fioritura, e Dr. Grinspoon ha risposto al ciclo 12/12 con dinamiche di allungamento ancora più intense. Ciò ha obbligato Resin Rider a piegare anche i due rami laterali più vecchi e lunghi per domare nuovamente il vivace dottore. L’intera pianta


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ha continuato a crescere senza freni durante le prime sei settimane di fioritura, allo stesso tempo sono emerse innumerevoli cime di infiorescenze con calici singolari. I primi accenni di cime assomigliavano molto alle spighe di grano e, durante la fioritura, si sono accorpati fino a diventare cime enormi, talmente pesanti che a un certo punto pendevano verso terra. Le cime dalla forma appuntita sembravano uno sciame di missili da crociera puntati verso terra, mentre le altre cime erano posizionate belle dritte sui rami orizzontali, proprio come degli uccelli. Grazie a questo variegato tipo di disposizione delle infiorescenze e dei rami, la pianta di Dr. Grinspoon presenta un aspetto multiforme, con parvenze completamente diverse dalle varie angolazioni, offrendo ogni volta una visione sorprendente. Resin Rider è rimasto profondamente colpito e affascinato da questo imponente tripudio di fiori: “Questa è la favola di un dottore, la storia del miracoloso Dr. Grinspoon! Questa pianta è talmente rampante e piena di infiorescenze che mi ricorda quei viticci che crescono ovunque ne “La Bella Addormentata”. O anche la vegetazione di una giungla selvaggia ed esotica… benvenuti nella giungla – questo dottore è diventato un vero dottore erborista! Mi fa impazzire e ciò che non mi aspettavo è che le punte delle infiorescenze fossero così resinose! I calici sono estremamente cristallini, ricoperti da spessi strati di tricomi, e tutte quelle piccole foglie che li circondano sono anch’esse piene di ghiandole di resina. Il che fa sembrare queste cime sativa, elegantemente strutturate, un concentrato estremamente potente. Scommetto che racchiudono una botta di potenza e non vedo l’ora di testare questa strepitosa erba. Anche perché il profumo è un altro suo punto forte, ricorda la Haze ma con una leggera nota di pino e un pizzico di limone aggiunto. Spighe d’argento grondanti grandi quantità di resina, con un delizioso profumo tropicale Il miracoloso dottore ha impiegato 14 settimane in fase di fioritura prima di arrivare a maturazione, più o meno verso la fine della finestra di tempo per la raccolta dichiarata, e Resin Rider ha concluso questo spettacolo imponente. Dr. Grinspoon ha raggiunto i 130 centimetri di altezza, ma sarebbe arrivata fino ai 170 cm se Resin Rider non l’avesse piegata verso il basso. Per esaltare quell’aspetto esotico e meravigliosamente selvaggio delle cime, ha lasciato intatte tutte le foglie più piccole e in parte anche quelle grandi. Le infiorescenze essiccate erano stile sativa nella più pura delle sue forme, con quelle innumerevoli spighe d’argento grondanti di resina, dall’aspetto così elegante e di classe. “Non potrebbe essere più esotica di così, saluta il Laos!”, si disse felicemente Resin Rider. Un’altra cosa che lo ha trasportato nel Sud-est asiatico è stata la deliziosa fragranza di fiori tropicali, rimasta praticamente inalterata dopo il processo di essiccazione, combinando ancora l’aroma Haze con pino e limone, ma questa volta con in più un accenno dolce di mie-

le. Dopo quattro settimane di essiccazione e conciatura, Resin Rider ha messo sulla bilancia un enorme mucchio di cime che gli hanno fatto apprezzare la meravigliosa esperienza di Dr. Grinspoon: Il dottore miracoloso ha raggiunto lo straordinario peso di 173 grammi! Resin Rider ha gioito, “questo supera ogni aspettativa! Dr. Grinspoon ha ampiamente oltrepassato le rese ufficiali dichiarate e ha regalato un autentico carico di cime – sono senza parole.” Il test del fumo: Dr. Grinspoon dimostra di acuire i sensi alla grande Pieno di aspettative, Resin Rider rolla la sua prima canna con tre quarti di grammo di appiccicosa Dr. Grinspoon e appena un pizzico di tabacco. Prima di accenderla ha canticchiato quella canzone degli anni ‘80 dei Thompson Tins: “Doctor, Doctor, can’t you see I’m burning, burning”, e ridendo ha aggiunto”…. una canna!”. Al momento di assaggiare Dr. Grinspoon, si sentiva come se stesse partecipando a una degustazione di champagne, così delicato e piacevolmente dolce, ma con un gusto speziato e corposo sul palato, con di note dolci e tracce di pino e limone perfettamente equilibrate. Alla prima voluminosa boccata nei polmoni, Resin Rider ha subito sentito quell’effetto risveglio tipico delle sativa pure di alta classe. I suoi occhi si sono spalancati e ha sentito un leggero formicolio intorno alle tempie. Il secondo tiro gli ha fatto vibrare tutto il corpo delicatamente e ha sentito uno sballo cerebrale leggermente euforizzante e una sensazione di nitidezza che, dopo qualche altro tiro, è culminata in beatitudine pura, caratterizzata da una sensazione di pace interiore ed equilibrio, combinata con una percezione sensoriale aumentata e un’alta capacità di concentrazione. A Resin Rider sembrava di poter vedere e sentire meglio, si sentiva incredibilmente consapevole di tutto ciò che lo circondava. Ora aveva anche una visione parecchio più chiara e positiva di una data questione che lo aveva tenuto occupato a lungo. Dr. Grinspoon ha dato prova di acuire i sensi, di essere uno strain sativa rinvigorente dal punto di vista mentale che non fa girare la testa a vuoto e non porta irrequietezza. “Che formidabile tonico mentale!”, ha affermato Resin Rider entusiasta. Quello stato mentale euforico e stimolante ma di calma allo stesso tempo, è durato più di due ore. Naturalmente, a un certo punto si è stabilizzato gradualmente ma senza dare luogo a fatica o stanchezza. Resin Rider conclude dicendo, “che dottore geniale! Dr. Grinspoon mi ha donato la più grandiosa, unica ed esotica esperienza di cannabis che io abbia mai vissuto. A una prestazione di crescita e di fioritura da favola sono seguite una resa mostruosa e un’esperienza di fumo sensazionale che ha offerto un sapore da intenditori e un effetto di benessere mentale unico. La varietà Dr. Grinspoon rappresenta il meraviglioso dono sativa di Barney’s Farm al mondo della cannabis e un caro omaggio al grande Lester Grinspoon!”

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COLTIVAZIONE

CONFRONTO TRA LE VARIETÀ DI CANNABIS BLACKBERRY E BLUEBERRY Dutch Passion Team

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lackberry e Blueberry sono due varietà di cannabis di alta qualità con alcune somiglianze. Entrambe hanno un profilo terpenico delizioso e dolce che sa di frutti rossi e bacche. Entrambe sono varietà ricche di THC e regalano un effetto piacevole e potente. Le macchie blu e viola sulle cime contrastano meravigliosamente con i pistilli arancione brillante e il rivestimento bianco di tricomi. Sono entrambe varietà altamente desiderabili per qualsiasi coltivatore di cannabis, ma siamo in grado di dire quale sia la migliore? Blackberry vs Blueberry: l’origine genetica Nonostante la somiglianza in alcune caratteristiche del loro aspetto e del loro aroma, il background genetico dei ceppi di cannabis Blackberry e Blueberry mostra alcune differenze significative. La Blackberry viene classicamente considerata una varietà ibrida sativa/indica con basi genetiche provenienti da Black Domina e Raspberry Cough. Il tempo di fioritura nella versione femminizzata è di circa 10 settimane. Bisogna aggiungere che esistono diverse versioni della linea genetica Blackberry, compresi alcuni semi autofiorenti ad alto contenuto di THC conosciuti come Auto Blackberry Kush. La genetica proviene da un ibrido di Hash Plant x Blueberry e produce delle piante dalle splendide e accattivanti fioriture blu/viola con quel caratteristico sapore dolce di more appena raccolte. La Blueberry è una varietà di cannabis leggendaria. La versione originale di Dutch Passion risale agli anni '70. I semi di Blueberry sono a dominanza indica, hanno vinto molteplici cannabis cup in tutto il mondo e la qualità dei fiori è estrema. La Blueberry regala un high profondamente piacevole e intenso insieme ad un effetto fisico e mentale particolarmente calmante, ugualmente popolare tra i consumatori ricreativi e terapeutici. Essendo una pietra miliare delle varietà di Dutch Passion, è stata resa disponibile in semi di cannabis regolari, femminizzati e autofiorenti (come l’Auto Blueberry). I semi regolari di Blueberry sono stati ampiamente utilizzati dai breeders di tutto il mondo nella creazione di nuovi ceppi. Blackberry vs Blueberry: tempo di fioritura La Blueberry a dominanza indica, impiega all’incirca 8 settimane di fioritura quando coltivata con dei semi regolari o femminizzati. La Blackberry, che spesso ha una maggiore influenza sativa, ha un periodo di fioritura leggermente più lungo, di 10 settimane circa. Ma entrambe le varietà sono relativamente facili e veloci da coltivare. La Blueberry tende a mostrare un allungamento inferiore rispetto alla Blackberry ed è più adatta alle grow-room che hanno meno spazio in verticale.

Una considerazione insolita per le varietà autofiorenti che contengono le genetiche Blueberry/Blackberry, come l’Auto Blueberry e l’Auto Blackberry Kush, è il ritmo insolitamente rapido del ciclo di crescita. Sia l’Auto Blueberry che l’Auto Blackberry Kush possono essere pronte al raccolto già dopo 8-9 settimane dalla germinazione del seme. Questo li rende tra i semi di cannabis con la crescita più rapida ad oggi disponibili. Blueberry, Auto Blueberry e Auto Blackberry Kush fanno tutti parte della pluripremiata e acclamata famiglia dei semi di cannabis Blue. Blackberry vs Blueberry: potenziale raccolto I semi della Blueberry sono classificati a resa media ('M'). Questo potrebbe indurre qualche coltivatore ad escludere la Blueberry come opzione. Tuttavia, chi coltiva unicamente per il proprio fabbisogno di solito tende a privilegiare la qua-


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lità rispetto alla quantità. Per questo motivo, nonostante questa valutazione media, i semi femminizzati di Blueberry rimangono più popolari che mai. La qualità non passa mai di moda! I semi della Blackberry tendono ad avere una resa maggiore. D'altra parte hanno anche un tempo di fioritura leggermente più lungo. Quando si tratta di semi di cannabis autofiorenti, l’Auto Blueberry condivide la stessa valutazione di resa "media" della sua sorella femminizzata, mentre l’Auto Blackberry Kush viene classificata dalla resa XL. Chiunque cerchi un raccolto abbondante dalla genetica Auto Blackberry dovrebbe sentirsi tranquillo e al sicuro, specialmente in una grow-room ottimizzata con potenti luci a LED. Blackberry vs Blueberry: profilo terpenico e dei cannabinoidi Il profilo preciso dei cannabinoidi e dei terpeni dipenderà molto dai fenotipi, nonché dalle condizioni della grow-room e dall'esperienza del coltivatore. Se le condizioni vengono ottimizzate correttamente sarete in grado di raccogliere il meglio da entrambe le varietà Blueberry e Blackberry. In generale, le luci di coltivazione a LED vengono consigliate ai coltivatori più professionali che vogliono ottenere il meglio

dai loro semi di cannabis e raggiungere il 20% (o più) di contenuto di THC. Grazie al livello intrinsecamente inferiore di produzione del calore (e grazie ad uno spettro luminoso superiore) le luci a LED massimizzano sia il profilo dei cannabinoidi che quello dei terpeni. Se aggiungiamo una luce UVA/UVB supplementare per 2 o 3 ore al giorno durante le ultime due settimane di fioritura potete mirare ai dei livelli di THC alle stelle. L’Auto Blueberry ha un profilo terpenico che vanta dei livelli elevati di (in ordine di prevalenza) cariofillene, limonene, linalolo, beta mircene e beta pinene. Nelle cime di Blueberry i livelli di THC sono molto elevati ed è stato rilevato anche il CBG a dei livelli elevati, intorno allo 0,8%. Anche l’Auto Blackberry Kush ha un gustoso profilo terpenico. I primi 5 terpeni, in ordine, sono limonene, beta cariofillene, terpinolene, alfa pinene e beta mircene. I livelli di CBG sono stati certificati intorno allo 0,85% e anche il CBC è leggermente superiore alla media, intorno allo 0,3%. Buona fortuna e godetevi la vostra prossima coltivazione! E ricordate, se mai doveste avere difficoltà a decidere tra diverse varietà ugualmente allettanti, il Seed Finder di Dutch Passion (che potete trovare visitando il sito www.dutch-passion.com) vi aiuterà a semplificare la vostra decisione. Vi pone qualche semplice domanda sulle vostre preferenze di coltivazione, sulle condizioni di coltivazione che preferite, sulla vostra esperienza, sul tempo che avete a disposizione per la coltivazione… prima di consigliarvi i semi di cannabis che fanno al vostro caso.


GROUP


Alessio Torresi QC Principal Consultant & Partner – PQE Group Dominik Marko Quality Consultant – PQE Group

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ultimo decennio è stato testimone di un crescente interesse per il settore della cannabis in ogni suo aspetto. Ancora più importante, l'immagine e la percezione pubblica della Cannabis hanno fatto un importante salto in avanti in termini di approccio più civile, permettendo la scoperta di numerose applicazioni alternative. A causa dell'arrivo tardivo del concetto di valore curativo della cannabis in Europa, siamo ancora nella fase iniziale d'identificazione scientifica dei meccanismi alla base dei cannabinoidi e dei loro componenti. Siamo tuttavia consapevoli di un loro utilizzo millenario nella medicina erboristica in numerose culture. A causa dell'identificazione abbastanza tardiva delle basi biochimiche del sistema endocannabinoide umano alla fine del 20° secolo (i recettori CB1 e CB2 sono stati identificati nei primi anni '90), stiamo ancora cercando di ottenere un quadro più ampio delle possibili applicazioni dei cannabinoidi. Il progresso nel campo è stato fortemente rallentato dalla declassificazione della cannabis a mera droga illegale senza riconoscerne il valore di materia di ricerca scientifica e di uso clinico. Lo sviluppo più rapido dell'uso della cannabis come prodotto legittimo ha avuto luogo negli USA dove nel 2016 la maggioranza degli stati ne ha legalizzato l'uso a fini medici (anche se la FDA ha approvato solo quattro farmaci derivati da essa). Nel 2012, inoltre, Washington e Colorado sono stati tra i primi stati a legalizzare l'uso ricreativo della Cannabis, seguiti poi da numerosi altri. Gli USA sono così diventati leader mondiali nelle applicazioni della cannabis medica, permettendo a un numero sempre crescente di pazienti - si stima che nel solo 2021 siano stati circa 5,4 milioni - di accedere ai trattamenti. Mentre ogni stato ha gestito la propria legislazione da solo, a livello federale, la cannabis rimane ancora illegale. Così, stante il divieto di importare e/o esportare cannabis medica tra gli stati, questi hanno facoltà d’importazione solo da paesi terzi come, ad esempio, il Canada. Il 19 aprile 2021, la Camera dei Rappresentanti americana ha approvato il Secure and Fair Enforcement (SAFE) Banking, che ora passerà al Senato. Se il Senato voterà la legge, il SAFE Banking Act permetterà alle istituzioni finanziarie di fornire servizi ai clienti della Cannabis senza timore di incorrere in sanzioni federali, edificando un porto sicuro per le istituzioni di deposito che hanno contatti con i clienti della Cannabis. Gli stati Uniti hanno

Nel 2021, anche l’Europa è progredita nella direzione di una regolamentazione sulla cannabis. A dicembre, Malta è diventata il primo membro dell'UE a legalizzare l'uso e la coltivazione della cannabis per scopi ricreativi, mantenendone tuttavia illegale il fumo all'aperto. In Germania, il neoeletto governo tedesco, sotto la guida del cancelliere federale Schölz, ha dichiarato l'intenzione di legalizzare, nel corso del 2022, la cannabis per l'uso ricreativo degli adulti in negozi specializzati, controllati e autorizzati. Se consideriamo che in Germania circa 120.000 pazienti ricevono trattamenti di cannabis medica ogni anno, rendendola il più grande mercato europeo, sembra naturale che il governo tedesco sia orientato ad espandere la legge sulla cannabis, possibilmente dando un esempio agli altri membri dell'UE.

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L'Italia ha raccolto sufficienti firme per avviare la richiesta di referendum che permetterebbe la legalizzazione della cannabis. E seguire le orme della Germania non sembrerebbe un futuro possibile se consideriamo che il nostro paese, per dimensione, è secondo in UE nell’utilizzo della cannabis medica con circa 20.000 pazienti l’anno. Tra gli altri cambiamenti globali nel panorama della cannabis, c’è anche il sempre maggiore interesse dei grandi attori farmaceutici alle applicazioni della cannabis medica e alle prospettive future, come rilevano alcuni movimenti di investimento registrati a fine 2021. Pfizer ha annunciato l'acquisizione di una società in fase clinica, Arena Pharmaceuticals Inc. per 6.7 miliardi di dollari, compresa una pipeline che è collegata alla terapeutica dei cannabinoidi con Olorinab come nuovo candidato farmaco per il trattamento del dolore. Poco dopo, il 26 dicembre, Teva Pharmaceutical Industries, un colosso farmaceutico israeliano, ha annunciato la sua entrata nel mercato della cannabis firmando una collaborazione esclusiva con Tikun Olam-Cannbit, che produrrà diversi prodotti a base di cannabis medica somministrati come oli. Saranno commercializzati da Teva Israel ai pazienti in Israele, nell'Autorità Palestinese e, quando il mercato sarà aperto, in Ucraina. Importanti speranze risiedono anche nella ricerca scientifica del sistema endocannabinoide umano - più approfondiamo e più applicazioni terapeutiche possiamo considerare nell'uso medico. I meccanismi e i percorsi molecolari sono ancora poco scoperti e sembra che abbiano solo graffiato la superficie degli endocannabinoidi, il che significa che non è solo obbligatorio concentrarsi sulla legislazione e la regolamentazione, ma la società moderna richiede anche più consapevolezza e conoscenza per accettare ampiamente la cannabis terapeutica come una forte alternativa alle cure già esistenti.

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SOFFIA IL VENTO DELLA LEGALIZZAZIONE. PUÒ CAMBIARE VOLTO AL SETTORE

visto molte legislazioni di legalizzazione nel 2021 (New York, New Jersey, Connecticut, New Mexico, Virginia e Alabama), licenze di consegna nel Massachusetts e assegnazioni di licenze in Illinois (55 licenze) e New Jersey (14 licenze). Da questo panorama si evince come vi sia una forte possibilità di una rettifica della legge federale riguardante la cannabis e di un sostegno del governo statale al mercato.

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Francesco Colonia

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el primo anniversario dello storico voto sulla cannabis delle Nazioni Unite, sono state sollevate serie preoccupazioni su come si sta adeguando la politica sulla cannabis.

L’ International Narcotics Control Board (INCB) sta elaborando una documentazione per il sistema di controllo interno della droga al fine di facilitare il commercio e la ricerca per la cannabis medicinale in tutto il mondo. Tuttavia, le “Linee guida sulla cannabis” globali proposte dall’INCB e il processo di redazione stesso sembrano contraddire il voto chiave dell’anno scorso, favorendo un aumento delle restrizioni. Le linee guida dell’INCB orienteranno e modelleranno le normative dei governi, avranno un impatto sulla vita di molti pazienti e agricoltori in tutto il mondo e mineranno il lavoro di medici, autorità sanitarie e molti altri. L’iniziativa canaglia di INCB, in un ordinamento giuridico funzionante, minaccia la fiducia espressa il 2 dicembre 2020. 181 organizzazioni senza scopo di lucro da tutto il mondo hanno sottoscritto due lettere, una indirizzata al presidente dell’INCB, Jagjit Pavadia e l’altra inviata al segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, per informarlo della situazione. Queste lettere spiegano come noi, in quanto parti interessate della società civile, vogliamo aiutare l’INCB ad affrontare le sfide del nostro mondo. Questo è il motivo per cui abbiamo raccolto proposte ispirate ai metodi di lavoro di maggior successo nell’ampia famiglia delle Nazioni Unite. I nostri suggerimenti sono riassunti in sei raccomandazioni:

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Divulgare la documentazione dell’INCB come altri organismi ONU simili; Adesione al sistema di archiviazione e accesso alla documentazione online delle Nazioni Unite; Estendere le consultazioni della società civile a tutte le aree di lavoro del Consiglio; Richiedere e raccogliere documenti da realtà non-statali; Consentire alle ONG e alle realtà non-statali di partecipare come osservatori alle riunioni dell’INCB;

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Aumentare le “visite nei paesi”, come da Meccanismo di Revisione Annuale degli organismi del Trattato sui diritti umani.

L’anno scorso in questo giorno, le Nazioni Unite hanno compiuto l’audace passo di rimuovere la cannabis dal più rigoroso programma della Convenzione sugli stupefacenti del 1961, 6 decenni dopo la sua collocazione, riconoscendo il valore terapeutico di questa antica pianta medicinale e non considerandola più “responsabile di abuso di sostanze e produttrice di effetti nocivi”. Il voto ha fatto seguito a una valutazione scientifica indipendente dell’OMS, che ha esaminato le prove e le testimonianze di più parti interessate da tutti gli angoli del mondo. Al contrario, dal 2020, INCB ha sviluppato le sue Linee guida in completa opacità, sollevando preoccupazioni sulla legittimità e la portata del processo, un mandato confuso e che rischia di cadere nei conflitti di interesse. Sebbene non vincolanti, queste Linee guida influenzeranno e modelleranno le normative sulla coltivazione, il commercio, la produzione e l’uso di una medicina tradizionale a base di erbe e di una pianta indigena in molte regioni del mondo. Rischia di diventare uno standard, in particolare tra le nazioni più piccole con meno capacità di stabilire le proprie normative. Le nostre organizzazioni si battono per la salute globale, i diritti umani e la sostenibilità . Riconosciamo l’importanza dell’INCB nell’aiutare i governi a garantire l’accesso e la disponibilità di farmaci controllati per tutti i pazienti che ne hanno bisogno, ma l’INCB da solo non può plasmare il futuro economico, sociale, ambientale e culturale delle nostre comunità. Tieniti aggiornato e segui l’ iniziativa INCB sulla cannabis

COS’È L’INCB? L’International Narcotics Control Board (INCB) è un organismo di esperti indipendente e quasi giudiziario istituito dalla Convenzione Unica sugli Narcotici del 1961 dalla fusione di due organi: il Consiglio centrale permanente degli stupefacenti, creato dalla Convenzione internazionale dell’oppio del 1925; e l’Organismo di vigilanza sugli stupefacenti, creato dalla Convenzione del 1931 per la limitazione della produzione e la regolamentazione della distribuzione di stupefacenti. L’INCB ha 13 membri, ciascuno eletto dal Consiglio Economico e Sociale per un periodo di cinque anni. I membri dell’INCB possono essere rieletti. Dieci dei membri sono eletti da un elenco di persone nominate dai governi. I restanti tre membri sono eletti da un elenco di persone nominate dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per la loro esperienza medica, farmacologica o farmaceutica. I membri del Consiglio sono persone che, per la loro esperienza, competenza, imparzialità e disinteresse, otterranno la fiducia generale. Una volta eletti, i membri dell’INCB prestano servizio in modo imparziale a titolo personale, indipendentemente dai governi.

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“TRASPARENTE E RESPONSABILE”: 181 ONG CHIEDONO ALL’AGENZIA DI FARMACI LINEE GUIDA SULLA CANNABIS

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ATTIVISMO E ANTIPRO



IL CANADA SI DIVIDE SULL’IMPORTAZIONE DI CANNABIS MEDICA. CRESCONO LE PRESSIONI INTERNAZIONALI l Canada si divide sull’importazione della canapa medica. Già da molti anni, nello stato è vietata l’importazione di questo tipo di canapa per cercare di supportare i coltivatori locali che, però, non sembrano beneficiare molto di questo divieto.

LE AZIENDE CONTRO IL MONOPOLIO CANADESE Molte delle aziende che si oppongono allo stop delle importazioni sono, infatti, canadesi (ma con la produzione in paesi come la Colombia e la Jamaica). Il Canada, pur essendo il maggior esportatore di canapa medica nel mondo, si è voluto chiudere alle importazioni e il problema è stato dibattuto dal governo colombiano in ottobre in occasione del World Trade Organization (WTO). Una delle aziende che più spinge sull’apertura delle importazioni in Canada è Avicanna, con sede legale Toronto. “Noi siamo una compagnia canadese con tutte le nostre R&D e infrastrutture in Canada, dove i nostri prodotti sono sviluppati. Noi coltiviamo i cannabinoidi in Colombia e l’unico mercato in cui non possiamo esportare è quello del nostro paese. È una cosa incredibile”. Si oppone, al contrario, Bruce Linton, ex Chief Executive Officer di Smith Falls. “Non c’è alcun beneficio economico aprendo alle importazioni. Credo che non lo faranno mai e non dovrebbero perché si andrebbe a perdere del lavoro. Da una grande prospettiva economica, il lavoro è offerto dove c’è bisogno e così non ce ne sarebbe bisogno in Canada”.

I PROBLEMI DURANTE IL WTO Durante il WTO di ottobre, Colombia, Australia e Jamaica sono intervenute contro il divieto di importazione canadese. Ricordiamo che, al contrario, il Canada è il maggior esportatore di canapa medica con più di 30.000 chili di canapa medica secca e 35.500 litri di olio di canapa. Clever Leaves, produttore di canapa in Colombia, ma con base a New York, ha ottenuto diversi riconoscimenti (anche dalla Comunità Europea) per la qualità del proprio prodotto, che supera quella canadese. L’esportazione in Canada, però,

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non gli è permessa. “Questo approccio monodirezionale ai mercati internazionali è una violazione del trattato sottoscritto con la WTO e con la FTA. Al Canada piace far sapere che è una nazione libera nel commercio e che rispetta i patti, ma chiaramente non è così. Gli permettiamo una massiccia esportazione, ma loro non importano nulla”. Detwiler Farm Market ha aggiunto ancora più particolari a riguardo. “Lo scambio internazionale della cannabis medica è permesso dal trattato internazionale, siglato da tutti i paesi coinvolti. Il Cannabis Act canadese, in linea con il trattato, permette sia l’importazione che l’esportazione della cannabis. È l’Healt Canada che ha messo dei paletti a questo trattato”. Anche la Jamaica ha voluto far sentire le proprie ragioni di dissenso sulla questione. “È evidente che il divieto di importazione della canapa medica dalla Jamaica vada a mettere a rischio una grande quantità di denaro investito da aziende canadesi da noi”.

LA CAMERA DI COMMERCIO APRE ALL’IMPORTAZIONE Al contrario di altri organi statali, la Camera di Commercio aprirebbe volentieri alla possibilità di importazione. Il motivo? Alla lunga i divieti potrebbero pesare sull’esportazione del prodotto canadese. Il Co-Direttore del National Cannabis Working Group (NCWG), Nathan Mison, ha così spiegato l’importanza dell’abolizione del divieto. “Dobbiamo tornare a discutere sulle importazioni ed esportazioni al fine di non incorrere in violazioni del trattato che abbiamo firmato negli anni scorsi. Naturalmente, non stiamo agendo contro i coltivatori canadesi di cannabis. Iniziamo queste discussioni e pareggiamo, come dobbiamo, gli obblighi di importazione ed esportazione. Maggiori saranno le importazioni e più avremo possibilità di esportazione in diversi mercati grazie al nostro adempimento alle regole. Non vorremmo mai arrivare a sanzioni da parte del WTO per la chiusura totale alle importazioni”.

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Francesco Colonia

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CANNABUSINESS


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FITOCOMPLESSI E NUOVE INTERAZIONI

LA FIGURA DELLO PSICOTERAPEUTA NELLE TERAPIE A BASE DI CANNABIS MEDICA

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a letteratura sull’utilizzo di prodotti a base di Cannabis per il trattamento di disturbi di tipo organico è in continua crescita. A livello ministeriale, la Cannabis è consigliata per la terapia del dolore neuropatico a seguito di lesioni midollari, ma anche per la gestione di sintomi in malattie degenerative quali sclerosi multipla, Parkinson e Alzheimer. E’ indicata per la gestione degli effetti collaterali di nausea e vomito che accompagnano la chemioterapia, radioterapia o terapie per hiv. È inoltre indicata come stimolante dell’appetito in pazienti anoressici o oncologici e per il trattamento del glaucoma. L’effetto miorilassante della Cannabis può ridurre i movimenti involontari del corpo nella sindrome di Gilles de la Tourette.

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Tuttavia, ad oggi, ancora poca attenzione è data agli aspetti psicologici legati all’assunzione di Cannabis oltre che all’utilizzo della Cannabis stessa come potenziale coadiuvante di un percorso psicoterapico. La figura dello psicoterapeuta risulta essere invece centrale in qualsiasi percorso terapeutico con cannabinoidi. A seconda delle casistiche, lo psicoterapeuta può essere il punto di accesso come inviante verso un professionista medico/naturopata per l’avvio di percorsi di cura mirati a coadiuvare una terapia psicologica in atto, oppure divenire il punto di approdo per pazienti inviati da medici prescriventi Cannabis Medica che necessitano di una adeguata psicoeducazione alla sua gestione. In entrambi i casi, la figura dello psicoterapeuta porta un valore aggiunto al percorso di cura del paziente. Vedremo ora le due casistiche.

Valentina Zanon psicologa-psicoterapeuta a indirizzo cognitivo-Comportamentale perfezionata nell'uso medico della Cannabis presso la facoltà di medicina dell'Università degli Studi di Padova

Molte persone si rivolgono ad uno psicoterapeuta per affrontare disturbi d’ansia e depressione, disturbi del sonno, irrequietezza ed eccessivi livelli di stress. Spesso si rileva la tendenza a grande rigidità di pensiero, tensione e irritabilità. Sempre di più, si presentano disturbi correlati a dipendenze comportamentali o da sostanze riconducibili a una disregolazione del sistema dopaminergico. Una presa in carico congiunta con un esperto naturopata può indirizzare queste persone verso il migliore prodotto contenente percentuali variabili di cannabidiolo (CBD) e divenire un valido coadiuvante alla psicoterapia. Interessanti dati preliminari indicano il potenziale del CBD come ansiolitico e antipsicotico utile alla riduzione dei livelli di cortisolo nel sangue in soggetti ad alto rischio di psicosi (E. Appiah-Kusi et al. 2020) oltre che come modulatore del sistema dopaminergico (C. Calpe Lopez et. al) utile per la riduzione dei sintomi di astinenza e sintomatologie correlate


Nel secondo caso, persone afflitte da disturbi di tipo organico, intraprendono percorsi di cura a base di Cannabis Medica contenente percentuali variabili di tetraidrocannabinolo (THC), sostanza dagli effetti psicotropi, ovvero in grado di modificare lo stato psichico di un soggetto alterandone la percezione, la cognizione, lo stato di coscienza e conseguentemente il comportamento. Alcuni studi riportano effetti euforizzanti e rallentamenti in alcune funzioni neuropsicologiche oltre che alterazioni percettive; tuttavia, la letteratura esistente è scarna e manca di un sufficiente numero di pubblicazioni con studi approfonditi e replicabili. Qui, lo psicoterapeuta diventa fondamentale come punto di accesso ad uno screening psicologico che possa valutare l’effettiva compatibilità della struttura psichica della persona per sostenere una terapia a base di Cannabis Medica e per fornire una corretta psicoeducazione e accompagnamento a tutte quelle persone che entrano per la prima volta in contatto con l’esperienza psichedelica e ai loro famigliari. Al momento, le linee guida ministeriali escludono la possibilità di intraprendere un percorso di terapia a base di Cannabis Medica in presenza di una storia psichiatrica importante e con il concomitante utilizzo di psicofarmaci. D’altro canto, e’ importantissimo sottolineare che in altri paesi si esplora l’utilizzo della terapia psichedelica con varie sostanze psicoattive. L’alterazione di coscienza indotta dal THC può accelerare e approfondire il percorso terapeutico, studi preliminari su volontari affetti da PTSD indicano una significativa riduzione dei sintomi e di attivazione neurale misurata con fMRI nei soggetti sotto effetto di THC. Un filone di assoluto interesse che Chacruna C.S.C. , nel suo piccolo, si impegna ad approfondire. Per apportare un piccolo ma concreto contributo alla ricerca, è in atto la strutturazione e la raccolta di casistiche che possano iniziare ad alimentare le evidenze circa il possibile utilizzo della cannabis anche in ambito psicologico. Un approccio terapeutico con Cannabis, infatti, può essere intrapreso giustamente solo se avviato in parallelo ad un percorso altrettanto significativo di consapevolezza personale, del proprio funzionamento e del proprio atteggiamento verso la cura e la malattia. La possibilità di estrarre il massimo potenziale beneficio dall’azione sinergica di questa pianta con il nostro sistema risiede primariamente nella capacità di affrontare un cambio di paradigma che possa restituire equa importanza a tutti i livelli sui quali si organizza l’equilibrio psico fisico della persona. Corpo, Mente, Spirito. L’Associazione Chacruna C.S.C. si propone di lavorare in maniera sinergica con il paziente con un team di professionisti medici, psicoterapeuti e naturopati in grado di seguire passo passo il percorso terapeutico di ogni associato con un’assistenza multidisciplinare altamente competente che possa restituire valore ad ogni aspetto della cura e del benessere. IN WEED WE TRUST Stay tuned – FB: chacrunashop – INST: chacrunaofficial – Email: chacrunacsc@gmail.com

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al craving lasciati da abuso di sostanze. Gli effetti antidepressivi del CBD sono documentati su studi animali ma anche le prime sperimentazioni umane appaiono promettenti vista l’assenza di effetti collaterali (M.S. Garcia-Gutierrez, 2020). L’effetto miorilassante del CBD, sfruttato nel farmaco Epidiolex per il trattamento di epilessie, a dosaggi più moderati, può essere un ottimo alleato nel trattamento cognitivo-comportamentale dell’insonnia e di tutti i disturbi correlati all’ansia.

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CANNABIS E GLAUCOMA:

UNA STORIA DI ATTIVISMO E TERAPIA

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LA GUIDA DI

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l glaucoma è una malattia che colpisce gli occhi ed è una delle principali cause di cecità irreversibile in tutto il mondo. Nonostante ciò, la pressione intraoculare, il principale fattore di rischio, può essere migliorata farmacologicamente. Nella sfida al glaucoma, Cannabis e farmaci a base di cannabinoidi sono stati utilizzati fin dagli anni ’70 del secolo scorso. Proprio in quegli anni, a causa del glaucoma, la storia della Cannabis Terapeutica ebbe il suo inizio.

IL GLAUCOMA Il termine glaucoma proviene dal greco gláukōma, derivato da glaukós, ovvero “glauco, ceruleo, celeste”, perché l’occhio colpito appare di un azzurro opaco tendente al grigio. In medicina con questo termine si indicano un gruppo di malattie eterogenee caratterizzate da un aumento della pressione introculare (intra-ocular pression, IOP). L’associazione tra elevata IOP ed insorgenza del glaucoma fu descritta per la prima volta nel 1622 dal medico inglese Richard Banister, che nel suo “Trattato di centotredici malattie degli occhi e delle palpebre” così enunciava: l’occhio diventa più solido e duro di quanto dovrebbe essere in natura. L’aumento di pressione oculare dipende dall’umor acqueo, un liquido che circola all’interno dell’occhio, che ne assicura il nutrimento e il mantenimento della sua forma rigida. L’umor acqueo circola normalmente nell’occhio tra la parte anteriore del cristallino e la parte posteriore della cornea e defluisce attraverso apposite vie. Se per qualche motivo queste vie si ostruiscono, il deflusso del fluido dalla camera anteriore dell’occhio viene limitato, causando un accumulo di pressione, come avviene per l’acqua dietro una diga. Gli scienziati sospettano che l’aumento della IOP contribuisca al glaucoma diminuendo il flusso di nutrienti al nervo ottico.

I medici distinguono 2 principali tipi di glaucoma: [1] •• ad angolo aperto: spesso asintomatico, è causato da un’alterazione dei sistemi di deflusso dell’umore acqueo che progredisce lentamente, ma inesorabilmente. •• ad angolo chiuso: si manifesta improvvisamente, meno comune del precedente, è caratterizzato da un’ostruzione al deflusso più brusca e severa; può portare a sintomi come dolore oculare intenso, arrossamento oculare, edema corneale, nausea, vomito e visione sfocata. Dopo la cataratta, il glaucoma è una delle principali cause di cecità nel mondo, colpendo più di 60 milioni di persone nel mondo. In Italia si stima siano colpite più di un milione di persone. La forma più comune, il glaucoma ad angolo aperto, distrugge le cellule della retina dell’occhio e degrada il nervo ottico. Questi danni costringono il campo visivo, che alla fine scompare, insieme alla vista del paziente. Il glaucoma è una malattia subdola, perché spesso non causa alcun sintomo e ci si accorge della sua presenza quando ha già fatto molti danni. Per questo motivo è consigliata una visita oculistica periodica, specie dopo i 40 anni. I ricercatori non hanno ancora identificato le cause del glaucoma, ma solo i fattori di rischio. Oltre all’aumento di IOP, altri fattori di rischio sono l’età e l’etnia, in quanto la frequenza del glaucoma aumenta con gli anni ed è più comune tra persone di origine africana e ancor di più tra gli originari dei Caraibi. Poiché un’elevata IOP è l’unico fattore di rischio significativo per il glaucoma che può essere controllato, la maggior parte dei trattamenti fino ad oggi mirano a ridurla.

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LA GUIDA DI

TRATTAMENTI ANTI-GLAUCOMA Il primo approccio anti-glaucoma si basa sulla terapia farmacologica, generalmente mediante colliri. [2] I farmaci mirano a ridurre la pressione intraoculare agendo su diverse vie di circolazione dell’umore acqueo, come il reticolo trabecolare, un reticolo formato da tessuto connettivo e cellule. Il fluido scorre attraverso questo tessuto in un piccolo canale ed esce dall’occhio, dove si unisce al flusso sanguigno. La pilocarpina, un agonista colinergico, contrae il muscolo che controlla la forma del reticolo trabecolare, rendendo più facile il passaggio del fluido; è un farmaco molto efficace ma che, stringendo molto la pupilla, tende a ridurre ulteriormente il campo visivo.

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I Beta-bloccanti, come il timololo, interferiscono con la produzione del fluido da parte dell’epitelio ciliare; anch’essi molto efficaci, sono sconsigliati in caso di asma o problemi cardiaci. Gli agonisti alfa-2, come l’apraclonidina e la brimonidina e gli inibitori dell’anidrasi cabonica, come l’acetazolamide, riducono la quantità di fluido prodotto, ma non sono privi di effetti collaterali. Abbiamo poi gli analoghi della prostaglandina F2A (latanoprost, unoprostone), farmaci abbastanza sicuri che facilitano il passaggio dell’umore acqueo dall’occhio. Quando i farmaci non riescono efficacemente a ridurre la IOP, si passa alle opzioni chirurgiche. Il canale trabecolare può essere tagliato con un laser, permettendo al fluido di uscire più facilmente. In alternativa, un chirurgo può rimuovere un pezzo della parete dell’occhio e permettere al fluido di defluire sotto la congiuntiva. I medici possono anche inserire minuscoli tubi di drenaggio all’interno dell’occhio, per permettere il drenaggio del fluido verso gli strati esterni dell’occhio. Infine, il laser, il calore o il freddo possono essere usati per distruggere l’epitelio ciliare, che secerne l’umore acqueo. Gli interventi chirurgici non sono comunque privi di complicanze, sebbene siano molto rare; per questo si effettuano quando non ci sono altre alternative.

CANNABIS E GLAUCOMA: UNA STORIA DI ATTIVISMO I primi report sull’utilizzo della cannabis per abbassare la IOP risalgono al 1971. Da allora, la pianta ha raggiunto uno status quasi mitico come farmaco miracoloso per il glaucoma. Inoltre, è grazie al glaucoma (o meglio, alla possibilità di poterlo curare) che nel 1974 la rivoluzione della Cannabis Terapeutica è iniziata. In quell’anno Robert C. Randall, un uomo di 26 anni con un glaucoma avanzato e mal controllato, osservò che gli aloni intorno alle luci che sperimentava a causa della sua alta IOP scomparivano dopo aver fumato cannabis. Iniziò allora a coltivarla nella sua casa a Washington, ma le sue piante vennero scoperte durante un’incursione della polizia in un appartamento vicino. Quando si trovò davanti alla Corte di Giustizia, egli presentò l’affermazione, allora inedita, che il glaucoma di cui soffriva era alleviato dal fumo di cannabis, un’idea che persino il suo avvocato fece fatica all’inizio ad accettare senza ridacchiare. Le risate durarono comunque poco. Randall infatti si sottopose ad una serie di test presso l’Università di Los Angeles per supportare la sua tesi e, nel 1976, un giudice della Corte Suprema americana stabilì che

il signor Randall “fece di necessità virtù […] il male che ha cercato di evitare, la cecità, è maggiore di quello che ha compiuto”. Le accuse contro di lui vennero respinte e Mr. Randall divenne il primo utilizzatore legale di cannabis per motivi medici. Grazie al suo impegno civile, all’Università del Mississippi vanne avviato il Marijuana Research Project, guidato dal farmacologo Mahmoud A. El Sohly. Questo fu il primo programma statunitense di coltivazione statale di Cannabis Medica, che nella sua storia travagliata ha fornito legalmente Cannabis a 22 pazienti, tra cui lo stesso Randall, fino al 1992, anno in cui fu sostanzialmente dismesso. Dopo il caso giudiziario, Randall diventò un attivista per la legalizzazione della cannabis per scopi medici e fondò l’Alliance for Cannabis Therapeutics, un’associazione bipartisan molto attiva negli USA. Egli fu una figura chiave anche in un’altra causa, che portò ad una controversa e per molti versi rivoluzionaria sentenza del 1987. La decisione, che fu successivamente ignorata dai funzionari della Drug Enforcement Administration (DEA, l’agenzia anti-droga degli USA), fu scritta dal giudice amministrativo capo dell’agenzia, che scrisse che la cannabis era “una delle sostanze terapeuticamente attive più sicure conosciute dall’uomo“. Robert C. Randall è morto nel 2001.

L’EFFICACIA DELLA CANNABIS E DEI CANNABINOIDI NEL GLAUCOMA Cannabis e cannabinoidi sono efficaci nel glaucoma per due motivi principali: 1. Abbassano la pressione intra-oculare: questo effetto è ottenuto attraverso l’interazione con il recettore CB1, così come dalla modulazione della sintesi di prostanoidi attraverso la via della cicloossigenasi (COX); i recettori CB1 sono ampiamente espressi sia nella retina che nelle strutture oculari anteriori come il reticolo trabecolare, il canale di Schlemm, l’iride, il muscolo del corpo ciliare e l’epitelio pigmentato ciliare; questa distribuzione ubiquitaria suggerisce che più vie possono essere coinvolte nell’effetto di abbassamento della IOP dei cannabinoidi attraverso la regolazione della produzione di umore acqueo e il suo deflusso. 2. Esercitano un effetto neuroprotettivo: vari studi hanno dimostrato che i cannabinoidi proteggono le cellule gangliari retiniche (RGC) da vari tipi di danni; tre meccanismi principali sembrano coinvolti negli effetti neuroprotettivi dei cannabinoidi: inibizione del glutammato, dell’endotelina-1 e del rilascio di ossido nitrico.

I CANNABINOIDI UTILI NEL GLAUCOMA Diversi studi clinici hanno mostrato che i cannabinoidi riducono la IOP e rallentano la progressione del glaucoma. Il cannabinoide più studiato e che dà i migliori risultati è senz’altro il tetraidrocannabinolo (THC). Questo è vero se il THC viene somministrati per via orale, endovenosa o per inalazione (somministrazione sistemica), ma non quando è applicato direttamente all’occhio sotto forma di collirio (somministrazione locale). Ciò perché il THC, come la maggior parte dei cannabinoidi, è una molecola liposolubile che non si scioglie facilmente in ambiente acquoso (non-polare). Per ovviare questo problema, si stanno


La Cannabis inalata o assunta per via orale, il THC e i cannabinoidi sintetici in forma di pillola e le iniezioni endovenose di diversi cannabinoidi naturali hanno tutti dimostrato di ridurre significativamente la IOP, sia nei pazienti con glaucoma che negli adulti sani con IOP normale. Nella maggior parte degli studi, questo effetto dura per tre o quattro ore. La breve durata d’azione e gli effetti collaterali in alcuni casi ne limitano l’utilizzo. Per ridurre gli effetti collaterali, si può usare THC in combinazione con il cannabidiolo (CBD). Il CBD da solo è anch’esso in grado di ridurre la IOP, ma solo modestamente e comunque induce una certa tossicità oculare. Il cannabigerolo (CBG) è invece in grado di ridurre la IOP e non presenta particolare tossicità. [3] Anche la palmitoiletanolamina (PEA) somministrata oralmente ha una certa efficacia nel ridurre la IOP e riduce di molto la vasodilatazione intraoculare, senza presentare effetti collaterali. [4]

LA TERAPIA “CUCITA” SUL PAZIENTE: LE PAROLE DEL DOTTOR LORENZO CALVI “Nonostante il gran numero di manoscritti sull’uso dei cannabinoidi nel glaucoma, l’evidenza scientifica complessiva su questo argomento rimane controversa … Oltre alla mancanza di studi controllati randomizzati, dobbiamo anche sottolineare che la maggior parte dei manoscritti citati risalgono agli anni 70 e ai primi anni 80. Questo può rappresentare un’ulteriore limitazione perché i manoscritti di quel periodo presentano spesso problemi di divulgazione dei dati, analisi statistica, omogeneità della popolazione e valutazione della sicurezza. Per queste ragioni, l’evidenza scientifica su questo argomento rimane limitata”. Queste sono le conclusioni di una revisione sistematica della letteratura pubblicata nel 2020. [5] Non sembra essere d’accordo con queste conclusioni il dottor Lorenzo Calvi, Medico Anestesista, Etnofarmacologo, Visiting Professor presso l’Università di Milano e collaboratore di Cannabiscienza. “Io nella pratica ho trattato circa 150-160 pazienti col glaucoma e la cosa straordinaria è che potrei dire che al massimo mi vengono in mente 1 o 2 persone per cui non c’è stato nulla da fare, mentre in tutti gli altri abbiamo avuto un risultato eccezionale, al 98% della casistica. Inoltre, la quantità di farmaco (cannabinoide, ndr) utilizzato è irrisoria rispetto alle altre indicazioni della Cannabis. Bastano infatti solo poche gocce e ciò comporta una compliance del paziente ottima, perché non andiamo ad indurre effetti collaterali psicotici”. Questo è quanto affermato dal dottor Calvi in un recente webinar sull’argomento, precisando però che buoni risultati si possono ottenere solo personalizzando la terapia, che deve essere “cucita” su misura sul paziente: “la personalizzazione della terapia rappresenta la summa del ragionamento terapeutico applicato sartorialmente nelle dinamiche del quotidiano del singolo paziente” continua il dottor Calvi, “la personalizzazione si traduce nella strategia clinica di approccio del medico in un percorso terapeutico che passo dopo passo deve essere calibrato alle esigenze e all’evoluzione della patologia; il compito del terapeutico è di dirigere e guida-

re, trasmettendo al paziente come utilizzare al meglio gli strumenti cannabinoidi disponibili”. Il tutto, continua il dottor Calvi, “rispettando il più possibile, nella valorizzazione farmaceutica, il fitocomplesso originale della pianta, la sinergia naturale tra cannabinoidi e terpeni che ci permette di ottenere un farmaco efficace, potente a bassi dosaggi e clinicamente sicuro”. L’esperienza dell’utilizzo di Cannabis e cannabinoidi nel glaucoma può essere traslata anche ad altre patologie: “ciò che mi ha fatto aprire gli occhi sulla Cannabis, che prima era vista solo come un modo per divertirsi, è vedere personalmente i risultati della terapia che progrediscono. Quando vedi un paziente che fa cose che non faceva più ti fai delle domande. Dovremmo fare un corso per far vedere ai colleghi qual è la forza dei cannabinoidi e quanto poco REFERENZE: andiamo a rischiare con il loro uti1 Harry A Quigley. lizzo. Questo è il vero risveglio, che ti fa venire il bisogno di approfondire Glaucoma. queste terapie. Ciò a patto che venga Lancet. 2011 Apr rispettata l’importanza del trian16;377(9774):1367-77. golo galenico: medico, paziente, farmacista. È necessario che ci sia 2 Robert N Weinreb, Tin Aung, un confronto continuo tra queste Felipe A Medeiros. tre entità, se uno di questi passaggi viene a mancare, stiamo perdendo The pathophysiology and treatment of glaucoma: a qualcosa. La Cannabis soprattutto review. JAMA. 2014 May richiede questo sforzo, questa comu14;311(18):1901-11. nione, che viene ripagata dall’effica3 Colasanti BK, Craig CR, cia della terapia”.

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Allara RD.

Intraocular pressure, ocular toxicity and neurotoxicity after administration of cannabinol or cannabigerol. Exp Eye Res 1984;39:251–9

CANNABIS E GLAUCOMA: LE CONCLUSIONI “L’effetto ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali” è una delle indicazioni ministeriali per l’utilizzo di cannabis e cannabinoidi. Questa indicazione è frutto di decenni di studi, pre-clinici e clinici, che mostrano l’efficacia dei cannabinoidi nel ridurre la IOP e nel tenere sotto controllo la progressione del glaucoma. A questi studi si sommano la miriade di report aneddotici di numerosi pazienti che hanno trovato sollievo dal glaucoma consumando Cannabis.

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Gemma Caterina Maria Rossi, Luigia Scudeller, Chiara Lumini, et al. E^ect of palmitoylethanolamide on inner retinal function in glaucoma: a randomized, single blind, crossover, clinical trial by pattern-electroretinogram. Scienti_c Reports volume 10, Article number: 10468 (2020)

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Andrea Passani, Chiara Posarelli, Angela Tindara Sframeli, et al. Cannabinoids in Glaucoma Patients: The Never-Ending Story.

I problemi principali nell’utilizzo dei cannabinoidi riguardano la loro elevata lipofilia, che non permette facilmente di formularli come colliri. Anche gli effetti collaterali centrali, soprattutto del THC e la breve durata d’azione ne limitano l’utilizzo. Ciò precisato, la Cannabis Medica e i cannabinoidi rimangono una valida alternativa terapeutica per trattare il glaucoma, anche perché la legge vieta di utilizzarli come prima opzione. La loro efficacia è confermata soprattutto dalla pratica clinica, come riportato dal dottor Lorenzo Calvi, a patto però di personalizzare la terapia, che deve essere “cucita” su misura, rispettando le esigenze di ogni singolo paziente.

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provando nuove formulazioni, come quelle con ciclodestrine che facilitano la solubilizzazione del THC.

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"LA CANNABIS MI HA SALVATO DALL'EROINA". L'ESPERIENZA DI CECE CONTRO OGNI PROIBIZIONISMO

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Marta Lispi

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LA CURA VERDE

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uando si parla di liberalizzazione della Cannabis nel nostro Paese, chi ha conosciuto il dramma della tossicodipendenza sa bene che tutti coloro che fanno uso di sostanze hanno cominciato con la Cannabis. Questo non significa che tutti quelli che fanno uso di Cannabis, usano altre sostanze. Ma chi usa altre sostanze ha cominciato con la Cannabis" dichiara l’On. Antonio Tajani, parlamentare CE, ex ufficiale italiano, vicepresidente e coordinatore nazionale di Forza Italia. Sono tanti gli stereotipi sulla cannabis, spesso se ne parla per luoghi comuni, attraverso le esperienze di “mio cugino”, senza sapere cosa sia veramente la tossicodipendenza. Contro ogni “sentito dire” abbiamo deciso che a parlare era meglio fosse Cece (nome di fantasia per tutelare la sua identità). La sua storia è lunga trentacinque anni, venti dei quali è stata tossicodipendente. Un carattere oppositivo e ribelle l’ha aiutata a cercare la verità dietro le imposizioni, a studiare qualcosa quando le interessava. Lei la cannabis non l’ha mai toccata, finché non si è disintossicata e il CBD l’ha aiutata a gestire la dipendenza. Le chiedo cosa risponderebbe a Tajani, che definisce la cannabis “una droga di passaggio”. A Cece esce un "ma che m***ia dice?!", poi inizia a raccontare la sua storia. "Sono ex

tossicodipendente. Lo sono stata per vent’anni, per tre anni ho assunto metadone, ho partecipato ad un percorso clinico per un mese ed ora è un anno che sono completamente pulita, quattro mesi che non prendo neanche il metadone". Per rispondere a Tajani: "Le mie prime esperienze sono state direttamente con sostanze sintetiche come ecstasy, LSD, trip, cose così. Poi sono passata alla cocaina e all’eroina, poi esclusivamente alla cocaina per via endovenosa. Le canne me le ero fatte ma avevo provato una volta ogni tre o cinque anni, non si può dire che mi piacesse. La testimonianza di ciò sono vent’anni di test al Sert, dove risultavo positiva a tutto tranne che alla cannabis. Adesso sono negativa a tutto tranne che alla cannabis". Cece quando smette di usare la cocaina assume metadone, un prodotto sintetico molto simile alla morfina o all’eroina, sia negli effetti psicologici che nelle conseguenze fisiche. Non volendo avere alcuna dipendenza cerca delle strade per scalarlo, anche se è difficile senza l’aiuto del Sert: "Mi sono curata da sola cercando delle alternative, anche se le alternative in comunità, in neuropsichiatria, nei centri diurni per tossicodipendenti, erano farmaci altrettanto pesanti. Dallo smercio di strada si passava ad avere gli stessi effetti e diventare dipendenti dagli psicofarmaci. Alla fine ho smesso con il metadone quando ho deciso di scalarlo da sola".


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LA CURA VERDE

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I tossicodipendenti utilizzano sporadicamente la cannabis ma non è di loro interesse. Nel libro “Il pasto nudo”, William Burroughs ammette come unica sostanza assumibile la cannabis: "fa da guida alle facoltà psichiche che possono poi essere ritrovate in sua assenza(...). Mi sembra che la cannabis e gli altri allucinogeni forniscano una chiave dei processi creativi, e che uno studio sistematico di queste droghe aprirebbe la strada a processi non chimici verso gli stati modificati di coscienza". Non tutti sono pronti ad accedere alla propria coscienza, ad affrontare gli scheletri nell’armadio. L’astinenza è una bestia difficile da domare con la sola buona volontà: "Nel momento in cui non avevo più sostanze in corpo, di nessun tipo, una volta al mese circa rischiavo di ricominciare e una volta significa riprendere tutto il ciclo da capo. Sono riuscita a gestire la tentazione solo con la cannabis a basso contenuto di Thc, la cannabis light per capirci. Ho incontrato una persona a me cara che mi ha parlato della canapa e della cannabis. Con l’informazione ho provato sulla mia pelle che è vero, anche se fosse un effetto placebo: mi ha aiutata moltissimo nel mio percorso. Sicuramente ho fatto un percorso interiore e mi sono calmata, ma posso confessare che senza la cannabis non avrei superato quei momenti di tentazione". La cannabis light è stata una soluzione a portata di mano, accessibile e senza effetti collaterali nel caso in cui non sia reperibile. A chi critica perché è assente l’effetto psicoattivo risponde: "Innanzitutto, uso solo CBD perché il THC, a causa delle mie problematiche, mi crea “confusione mentale” e stati d’animo che non sono pronta ad affrontare. La canapa, invece, se

decidi di smettere con le droghe pesanti non crea dipendenza fisica, anzi allevia spasmi, muscoli rigidi, tiramenti ossei e cefalee. La canapa mi crea una condizione psicofisica che mi rilassa e mi mantiene lucida". "Perché il metadone si e la cannabis no?" si chiede Cece. La cannabis non crea dipendenza, mentre sia i farmaci che il metadone causano vere e proprie crisi di astinenza. Con il metadone non si esce dal tunnel della droga, si cambiano soli i binari. I senatori Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi hanno dichiarato da poco che: "Bisogna aiutare le comunità e il volontariato, oggi non adeguatamente sostenuto o addirittura abbandonato, pur avendo i migliori risultati nella lotta alle dipendenze. Bisogna rafforzare e riqualificare i servizi pubblici. Bisogna applicare le leggi che consentono ai detenuti tossicodipendenti di lasciare il carcere se accettano un percorso in una comunità". Il carcere è un’esperienza comune a molti tossicodipendenti, quasi una costante, infatti Cece conferma: "Io sono stata a Rebibbia due volte, ovviamente in vent’anni di tossicodipendenza cosa pretendi? Rissa e aggressione a pubblico ufficiale, dove molte volte ero sotto effetto di medicinali o qualcosa di illegale, non cannabis di certo. Sono stata due settimane la prima volta, con pena sospesa, e due settimane la seconda, con assoluzione. Ma in carcere applicano la politica del “sei tossico, tanto muori domani". La problematica legata alla gestione delle di-


"Qualsiasi Sert di regola non può scalare il metadone velocemente al paziente, lo devi fare a riduzione di basse dosi, sia per l’astinenza fisica che mentale. Nel frattempo dovrebbero eseguire una diagnosi dello stato psicologico. In entrambe le occasioni in cui sono stata arrestata, ho vissuto la stessa prassi: appena entrata in carcere, per risparmiare la spesa del metadone me lo hanno scalato da 80 a 30. In sostituzione dei 50 di metadone mancanti mi hanno dato dei farmaci pesanti che non avevo mai usato come Xanax, Minias, Seroquel e farmaci per la schizofrenia senza una diagnosi. Appena tornata al Sert mi hanno ridato 80 di botto, potevo anche rimanere a 30 ma senza i farmaci compensativi, quindi sono tornata a 80. Ecco perché molti tossici usciti dal carcere fanno i danni perché non sono accompagnati nel percorso e perché carcere e Sert non comunicano. I medici del Sert sono consapevoli di quello che succede in carcere ma non sembrano interessarsene". Cece tiene tutto dentro da così tanto tempo che si sfoga sulla gestione delle strutture pubbliche: "Nei Sert alcuni utenti in accordo con i dottori reperiscono metadone da smerciare per strada. Non si va a risparmio!". I medici non sono tutti uguali, come i Sert. In comune hanno che non si espongono sul tema cannabis, né per uso medico, né tantomeno ludico. "Per non perdere il lavoro non si espongono, del resto non viene presa in considerazione da molti neanche se riporti la prescrizione di cannabinoidi da parte di un medico esterno. Ma immagino che, quando le case farmaceutiche avranno le loro convenienze, la cannabis arriverà anche come terapia nei Sert". Sono restii ad approvare la cannabis, almeno ufficialmente, ma non si risparmiano su metadone e psicofarmaci. L’impressione di chi li ha vissuti per un ventennio è che "loro lavorano come una specie di esperimento sull’uso del metadone". Cece voleva farci incontrare un medico del Sert ma si è rifiutato categoricamente: "Io volevo dare una mano ad avere più informazioni possibili per me e per persone come me". Senza darsi pace su tanta omertà aggiunge: "Dai loro discorsi era palese il dubbio sulla dipendenza da metadone in confronto alla possibilità di prescrivere cannabis. Anche perché il percorso psicologico che dobbiamo fare è interdetto dal metadone. La canapa è molto più leggera e non causa conseguenze come il metadone che porta danni collaterali diversi a seconda dell’individuo. Per esempio è stato fatto il metadone concentrato per i diabetici, ma non sono state affrontate le interazioni con altre patologie". Quando arrivano casi di tossicodipendenti da cannabis i medici si relazionano con il paziente in modo altrettanto ambiguo e personale: "Di

solito vengono ascoltati una volta dallo psicologo e rimandati a casa, se i medici sono bravi, se invece il medico lo tratta come un numero gli vengono prescritti farmaci che poi lo portano ad una vera dipendenza. Dipende dal medico, se lo vuole aiutare veramente o se vuole accaparrarsi l’utente". Esistono centri di prima accoglienza gestiti da fondazioni, enti pubblici e privati, attraverso i quali si può passare per poter accedere alle comunità. Cece è stata in uno di questi luoghi di accoglienza dove ci si può fare la doccia e imparare un mestiere: "Ho seguito un percorso diurno e alcune volte notturno, se avevo i soldi per pagare.» Abitualmente si arrangiava per dormire, spesso l’unica scelta era la strada: «ovviamente nel tempo che aspetti per rientrare in comunità potresti salvarti prima". Cece non è mai rientrata in un programma di recupero in comunità ma tra i sedici e i diciotto anni è stata in un riformatorio minorile. Otto ragazze in tutto, tra cui lei è l’unica che frequenta consumatori di cocaina ed eroina: "Le mie compagne non sono mai cadute nelle droghe pesanti e sono mamme felici e realizzate. Un caso?" Le ragazze scappano una volta al mese per godere di una fugace libertà, mentre Cece approccia a quelle droghe che la accompagnano nei vent’anni successivi, le sue compagne si fanno le canne. "Ci ho convissuto per tre anni, quando tornavano erano tutte tranquille, io avevo i postumi - ricorda - non avevano crisi di astinenza come me. Magari gli stessi educatori lo sapevano ma per la cannabis non gli interessava, al contrario, per l’uso di droghe pesanti, si che reagivano". E per dare nuovamente torto all’On. Andrea Tajani: "A me non interessava la cannabis perché avevo già fatto uso di altre sostanze". Il mio primo approccio con la cannabis in realtà è un’immagine legata all'infanzia, Cece ricorda i suoi genitori: "mio padre faceva uso di sostanze pesanti e mia madre lo calmava con le canne. Lei sosteneva che non era dannosa e usava solo cannabis, così ha portato a termine quattro gravidanze, quattro figli sani". Ancora non si spiega come sia possibile esista ancora il proibizionismo a spese delle persone, spesso le più deboli e conclude: "forse io sono il caso su un milione"… o forse dovremmo iniziare ad essere tutti più schietti come Cece.

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pendenze in carcere passa alle volte inosservata rispetto alle condizioni estreme in cui sono costretti a sopravvivere i reclusi.

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LA CURA VERDE


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FALLIMENTO DEL PROIBIZIONISMO

SUPPORTARE E NON PUNIRE, ECCO LA VERA RIDUZIONE DEL DANNO Marta Lispi

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ensando al tema della “riduzione del danno” mi sento come un neonato davanti ad un brontosauro. Eppure è stato l’argomento che ho scelto per la tesina di licenza media ed oggi, a 21 anni di distanza, sono piccola come allora in confronto al mostro. Ci si potrebbe chiedere: perché una tredicenne dovrebbe preoccuparsi di tossicodipendenze? Perché è preoccupata per la dualità tra il fascino che subisce il consumatore e la pericolosità delle sostanze. Per affrontare al meglio questo tema tanto complesso abbiamo richiesto, grazie al prezioso aiuto di Leone Barilli, segretario dei Radicali di Roma, le competenze di alcuni esperti: Alessio Guidotti di Itanpud, Fabio Patruno di Villa Maraini e Claudio Cippitelli di Parsec. E ovviamente lo studio degli accurati dossier pubblicati per “Roma Antipro”.

MA COMINCIAMO DALL'INIZIO: QUAL È LA FUNZIONE SOCIALE DELLE DROGHE? Alessio Guidotti, presidente dell’associazione Itanpud, il network italiano di EuroNPUD, incentra le sue attività sull’informazione tramite campagne formative e informative e basa il proprio lavoro sulla tutela della persona e della comunità allargata. “Se guardo la mia biografia”, ci dice ancora Guidotti “le droghe hanno avuto una funzione di rottura dal sistema di valori dominanti e il contesto in cui vivevo, possono essere considerate una “stampella”, un supporto. Insomma la visione prettamente farmacocentrica non aiuta a capire la complessità che invece dobbiamo tenere ben presente quando parliamo di droghe, usi e abusi”.

cannabis medica

IL NEMICO È LO STIGMA “Dobbiamo superare lo stigma” ci dice il presidente di Itanpud, “anche quello tra i consumatori stessi, con un'informazione corretta e dando un senso diverso alle nostre biografie. Includere nel dibattito preventivo entrambe le parti, quella che vuole prendersene cura e quella di chi consuma, pone i partecipanti davanti lo specchio dei preconcetti e riduce realmente il danno”. “Di solito la riduzione del danno si limita alle applicazioni socio-sanitarie anziché promuovere l'azione di consapevolezza del consumatore - continua Alessio Guidotti - per noi di Itanpud, invece, deve avvenire con un nuovo approccio, con un ruolo attivo dei consumatori nei servizi. Ad esempio nell’ambito del progetto ‘I Want to be peer’ c’è 'Force', servizio di distribuzione di pipe per il crack con le istruzioni per un uso corretto scritte direttamente dai consumatori stessi.”

RIDUZIONE DEL DANNO E RIDUZIONE DEL RISCHIO ‘I want to be peer' è un servizio di riduzione dei rischi di ItanPUD per la riduzione del rischio, per l’informazione sanitaria sull’uso sicuro, avviata con Altrestrade, al pari di attività seguite in collaborazione con la coop Parsec, realtà incisiva sul territorio nazionale. Tra i soci storici della cooperativa, Claudio Cippitelli, sociologo, che ci ha aperto le porte di questa realtà nata nel 1996. Dalle droghe pesanti alla prostituzione, agisce nella consapevolezza che la cooperazione sociale influisce sulla determinazione dei processi di democrazia, tramite la partecipazione e l’inclusione. “Incontriamo quotidianamente persone che non sono abituate ad essere notate - spiega Cippitelli - e lo facciamo innanzitutto con le unità di strada, con i centri diurni, tramite servizi primari di accoglienza, distribuzione materiali sterili e informazione su sostanze e malattie sessualmente trasmissibili. Ma riduzione del danno è anche sostenere il cambiamento nelle persone, anche straniere, che vogliono cambiare abitudini.”


Fabio Patruno a Roma si prende cura personalmente degli utenti e delle attività di Villa Maraini, il centro diurno e notturno voluto da Massimo Barra. “La Fondazione Villa Maraini - ci spiega Fabio - è l'Agenzia Nazionale della Croce Rossa Italiana per le dipendenze patologiche. Fondata nel 1976 e si occupa dell'assistenza alle persone più fragili, di coloro che non vogliono cambiare stile di vita seppur pieno di rischi, con un insieme di servizi per la cura e la riabilitazione dalle dipendenze”. La funzione dell’unità di strada non si limita alla distribuzione di materiale sterile e informazioni: “L'attività dei punti di accoglienza per dipendenze parte dall'incontro delle persone - approfondisce Fabio Patruno - creando opportunità che possano agevolare momenti di confronto diretto per comprendere quali sono le azioni da poter attuare per una concreta riduzione del danno”. Entrare, quindi, in contatto con chi ha una diversa percezione della realtà e cercare di leggere la richiesta d’aiuto che è dietro il consumo, questo è il lavoro quotidiano degli operatori dei centri di accoglienza. “L’idea nasce dai sette principi fondamentali della Croce Rossa - spiega Patruno - che ne costituiscono spirito ed etica, ossia: umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità." Il percorso nelle comunità può durare mesi, anni, ma anche un fine settimana, a seconda delle necessità dell’utente, è un percorso personalizzato e basato sull’aiutare la persona supportando un percorso scelto insieme: "La riduzione del danno però - prosegue Cippitelli - avviene davvero quando le persone sono seguite da un Ser.D. per 365 giorni l’anno a 360°, da qui hanno la possibilità di accedere a programmi specifici e comunità”.

CAMBI: GENERAZIONI, SOSTANZE, INFORMAZIONI Lavorare su campo è uno studio continuo su come cambiano consumi e consumatori e, di conseguenza, su come cambiare le necessità di intervento e gli aggiornamenti sulle informative. Dagli anni ‘90 ad oggi tantissime cose sono cambiate. Prendiamo ad esempio l'uso (e l'abuso) del metadone come forma di prevenzione. E' stata una scelta applicata sin dalle origini del concetto stesso di “riduzione del danno” e legato alla diffusione dell’HIV: "Negli anni ‘‘70 abbiamo assistito all’efficacia dell’esperienza pilota della regione di Liverpool, dove per arginare il fenomeno della diffusione dell’eroina venne deciso di aiutare le persone con dipendenze con 'abbondante metadone' - ricorda Patruno - assieme alla presenza di forze dell'ordine per strada al fine di sottrarre le persone dalle siringhe. Infatti, in quella Regione, quando l’AIDS apparve, ne vennero registrati pochissimi casi". Le cose in Italia sono realmente cambiate con un cambio generazionale dal punto di vista medico quando, cioè, ex tossicodipendenti sono diventati operatori sanitari. Persone che sono state nel problema, sono diventate supporto per persone che sono nel problema. Ma non è finita, ancora c'è molto da fare per quanto riguarda la gestione delle overdose. Ci racconta Cippitelli: “Dal ‘93 ad oggi i consumi sono molto cambiati, prima non esistevano le metanfetamine e la droga più usata era l’eroina. Dal 1993 sono arrivate nuove droghe e nel 2000 la prima sostanza utilizzata era la cocaina". Adesso ci troviamo a combattere con policonsumatori: 50% eroina, 50% cocaina assieme ad altro, questo complica le cose. Ci spiega Cippitelli: "Quando eseguiamo un intervento su strada non sappiamo più su quale sostanza dobbiamo intervenire, le persone fanno uso di droghe senza una preferenza specifica". Un consumo diverso, forse più complesso che mantiene, però, le stesse paure di

fondo. E a cui si unisce una cultura antiproibizionista diffusa che fa dell'educazione punitiva e del senso di colpa, il mantra in cui vivere e sopravvivere. Ma non è tutto rimasto uguale agli anni '90: "La riduzione del danno nasce come attuazione politica, normativa e di intervento sociale, ad oggi è accoglienza del prossimo" dice Fabio Patruno. Anche se dal punto normativo le cose da cambiare sono ancora tante.

MA QUALI SONO I DANNI DA RIDURRE? In Italia ogni giorno sono 48 le persone che muoiono a causa dell’alcol; oltre 17.000 ogni anno. Nel corso del 2019 si sono verificati complessivamente 43.148 accessi in Pronto Soccorso per abuso di alcolici inoltre, sono 5.117 gli incidenti stradali per i quali almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti era in stato di ebbrezza su un totale di 58.872. Il tabagismo, altro monopolio statale, batte ogni record: si stimano oltre 93 mila morti l’anno nel nostro Paese, più del 25% di questi decessi è compreso tra i 35 ed i 65 anni di età, causa di carcinomi polmonari, tumori allo stomaco, arresti cardiaci, trombosi. E per quanto riguarda le droghe? I dati fermi al 2018 ci dicono che i Ser.D. accolgono 128 mila persone l’anno. Nel 2021 in Italia ci sono stati 158 decessi per overdose di cui il 89,9% erano uomini e l’età media era 39 anni. Il 69% di loro quando è morto era solo e il 74,7% era in un luogo chiuso (fonte geoverdose.it). “I nostri servizi quotidianamente distribuiscono naloxone e vorremmo che questo farmaco salvavita in libera vendita fosse sempre disponibile tra i consumatori, per poter aiutare chi è in difficoltà respiratoria nel momento dell'overdose da oppioidi- denuncia Cippitelli-. Il problema però è più complesso perché spesso non riusciamo ad intervenire perché non vengono chiamati i soccorsi. Chi si trova, infatti, vicino ad una persona in overdose, dovrebbe poter chiamare aiuto senza rischiare un reato penale. Invece, per paura delle conseguenze legali, spesso non lo fanno e non lasciano scampo a chi è in difficoltà". Negli Stati Uniti questa norma ha preso il nome di “Legge del Buon Samaritano” ed è un'ulteriore tutela per la persona. Non si può basare un sistema esclusivamente sulla proibizione o peggio sull'isolamento di chi è ritenuto diverso ma c'è bisogno di una politica attiva per evitare che altri vengano lasciati soli davanti alle loro difficoltà. In altri Paesi europei esistono le stanze dell'assunzione, i piani di accoglienza; in Svizzera, ad esempio, è stata istituita la cosiddetta eroina di stato. Politiche sociali molto distanti da quelle adottate in Italia.

IL DIBATTITO POLITICO È APERTO E QUESTA È GIÀ UNA BUONA NOTIZIA ItaNPUD, PARSEC e Villa Maraini sono state presenti ai tavoli tecnici propedeutici della VI Conferenza Nazionale sulle Dipendenze di Genova 2021 - “Oltre le fragilità” voluta dalla ministra alle Politiche giovanili Fabiana Dadone. “Al tavolo sul potenziamento delle modalità di intervento in ottica preventiva e nell'ottica della riduzione del danno - dice Alessio Guidotti - ho citato il Manifesto Collettivo per Liberalizzazione”. Delle relazioni finali sono tutti soddisfatti ma l’urgenza di attuare politiche inclusive anziché punitive rimane in tutta la sua drammaticità: "Perché ad essere incluse tra i partecipanti non c'erano anche persone che usano droghe, ossia associazioni costituite da consumatori?" Criminalizzare il consumatore, oltre ad essere un dispendio di risorse pubbliche, rende la persona parte di un labirinto punitivo da cui non vi è uscita e che lo porterà a perseverare nell’errore non avendo supporto nella soluzione. La campagna “Support Don’t Punish", ci spiegano, "sostiene che l’assuntore va supportato, non punito! Infatti, chi viene sanzionato è privato di fatto di alcuni diritti, noi chiediamo possa avere maggiori tutele in sede di erogazione della sanzione”.

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LUOGHI DI INCONTRO E DI ACCOGLIENZA: CENTRI DIURNI E SERVIZI DI STRADA

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Agricoltura L’ e PNRR: pochi fondi che andranno spesi bene

agricoltura è un comparto economico fondamentale per l’Italia, non tanto in senso quantitativo, pur avendo dei picchi produttivi in alcune derrate, quanto nella qualità che la nostra terra riesce a regalare. Certamente le caratteristiche climatiche, geologiche e naturalistiche consentono una diversificazione notevole, ma la mano degli agricoltori ha plasmato le campagne e sfruttato condizioni di partenza ottime generando quel connubio unico tra storia e natura. La pandemia ha dimostrato come questo patrimonio non è solo un “contorno” rispetto all’alimentazione quotidiana che si compone di prodotti generici ma può davvero animare un regime alimentare, la dieta mediterranea, variegato e salutare: un unicum invidiato da tutto il mondo! I cittadini italiani hanno cercato più che in qualunque altro periodo degli ultimi anni, una cura nella scelta del cibo, hanno voluto e vogliono cimentarsi nella preparazione di ricette tradizionali, l’attenzione a non sprecare.

Redazione

Questa rinnovata consapevolezza sul cibo si riflette anche a livello politico nell’impegno del governo rispetto al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che non passa solo per la produzione di cibo ma sostiene la multifunzionalità in agricoltura, ossia la produzione di servizi per la comunità.


I macro obiettivi di questo impegno che riguardano anche il comparto agricolo sono 3:

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migliorare la competitività del sistema alimentare; promuovere della produzione da fonti di energia rinnovabili (FER), ridurre le emissioni, accrescere la sostenibilità dei processi produttivi; sviluppare i piani di adattamento ai cambiamenti climatici e prevenire il dissesto idrogeologico.

All’interno di queste tre macroaree gli obiettivi specifici sono 7, in particolare nel definire gli indirizzi strategici per gli strumenti utili alla transizione ecologica e digitale, adottare un uso integrato delle risorse del PNRR con quelle della PAC, potenziare imprese e filiere, promuovere l’agricoltura italiana a livello internazionale, garantire sistemi di tracciabilità, preservare le risorse non rinnovabili e sviluppare le agro-energie, prevenire e contrastare il dissesto idrogeologico promuovere la sostenibilità integrale, garantire e tutelare i lavoratori. Per far tutto ciò il governo prevede lo stanziamento di 6,8 miliardi di euro, non molto rispetto ai 191,5 miliardi complessivi ma come sempre, per quel che concerne i fondi pubblici, è necessario spenderli bene.

Parco agri solare prevede con i suoi 1,5 miliardi di euro, investimenti per sostenere l’installazione di pannelli solari senza consumo di suolo per una superficie di 2,4 mln di mq e con potenza di 0,24 GW. Ciò vorrà dire conservare il paesaggio rispetto a speculazioni pericolose ed al contempo incentivare la riqualificazione dei tetti delle strutture aziendali (rimozione dell'eternit/amianto e il miglioramento della coibentazione e dell’aerazione). Per i 500 milioni dedicati all’innovazione e meccanizzazione agricola sono previsti in particolare contributi per l’acquisto delle macchine fuoristrada, l’Introduzione dell’agricoltura di precisione e l’innovazione nei processi di trasformazione, stoccaggio e confezionamento, in particolare nel caso dell’olio extra vergine di oliva. Attraverso gli 1,92 miliardi per il biogas saranno riconvertiti e migliorati nell’efficienza gli impianti di biogas agricoli esistenti e contemporaneamente verrà supportata la realizzazione di nuovi impianti di biometano (contributo del 40% dell’investimento). Non viene dimenticato il comparto dei veicoli a metano il cui acquisto riceverà dei contributi. Alcuni interventi normativi permetteranno lo sviluppo del biogas come fonte d’approvvigionamento energetico.

VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE MISURE PREVISTE: NEI PROSSIMI 6 ANNI PROGETTI INNOVATIVI E ATTENZIONE ALL’AMBIENTE

Di questi 6.8 miliardi di euro, 2,8 sono dedicati all’economia circolare che investe l’agricoltura in tre particolari aspetti: 800 milioni sono dedicati allo sviluppo della logistica che consenta di conservare risorse energetiche e valorizzi la territorialità delle produzioni, mentre 1,5 miliardi saranno utilizzati nella creazione del parco agri-solare ed infine 500 milioni sulla meccanicizzazione e innovazione in agricoltura. Per la risorsa idrica saranno spesi 880 milioni di euro (in parte già dedicati da stanziamenti statali) investiti nella conservazione e valorizzazione della risorsa stessa. Per lo sviluppo del biogas abbiamo lo stanziamento di 1,92 miliardi. Infine è previsto un fondo complementare al PRNN incentrato sullo sviluppo dei contratti delle filiere e di distretto. I contratti di filiera e di distretto, istituiti con la legge finanziaria del 2003, articolo 66 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, sono uno dei principali strumenti di sostegno alle politiche agroindustriali gestiti dall'Amministrazione. Vengono stipulati tra i soggetti della filiera agroalimentare e il Ministero per rilanciare gli investimenti nel settore agroalimentare al fine di realizzare programmi d'investimento integrati a carattere interprofessionale e aventi rilevanza nazionale. Tornando agli 800 milioni per la logistica, essi saranno dedicati a ridurre l’impatto ambientale dei trasporti agroalimentari, migliorando la capacità di stoccaggio e trasformazione e puntando a preservare la differenziazione dei prodotti. Si prevede anche il potenziamento della capacità di esportazione delle piccole e medie imprese agroalimentari. Un capitolo di spesa sarà dedicato senz’altro alla cura del ferro e quindi ad incrementare il trasporto su ferrovia e contestualmente favorendo il sistema portuale e logistico per le aree metropolitane. Il miglioramento della capacità logistica dei mercati alimentari all’ingrosso e l’attenzione ad evitare gli sprechi alimentari concludono la previsione di spesa. La creazione del

La risorsa idrica come detto riceverà 880 milioni di euro che dovranno essere utilizzati per contrastare lo spreco dell’acqua e la siccità. L’obiettivo sarà quello di potenziare l’efficienza dei sistemi irrigui fino al 12% delle aree agricole (vs. l’attuale 8%) e contemporaneamente aumentare la resilienza dell'agroecosistema ai cambiamenti climatici.

Il fondo complementare punta a ridurre l’utilizzo di fitofarmaci, antimicrobici, fertilizzanti di sintesi e a potenziare l’agricoltura biologica e lottare contro la perdita di biodiversità. Anche il miglioramento del benessere animale negli allevamenti è contemplato tra le misure da adottare. Migliorare la distribuzione del valore lungo le diverse fasi della catena e sviluppare la produzione di energia rinnovabile e l’efficienza energetica sono ulteriormente rafforzati da queste misure. Infine si prevede di implementare la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, riducendo perdite e sprechi alimentari. Si tratterà di interventi compresi tra circa i 300 e i 20 milioni di euro annualmente erogati (tra il 2021 ed il 2026). Verranno erogati ulteriori fondi per l’innovazione tecnologica (incluse le nuove tecnologie legate alla digitalizzazione) e per lo sviluppo dei borghi e delle corrispondenti aree interne in termini turistici. Questo recupero delle aree svantaggiate passerà anche (ma non solo) per il sostegno di 30 esperienze tra le cosiddette green communities sostenibili e autosufficienti dal punto vista energetico. Infine è previsto il riconoscimento di un credito di imposta, a favore, degli agriturismi, delle imprese alberghiere, degli stabilimenti termali e balneari, dei porti turistici, dei parchi tematici, delle fiere e dei congressi. Il credito di imposta sarà riconosciuto nella misura del 80% delle spese sostenute, in relazione a interventi conclusi entro il 31 dicembre 2024, per lavori finalizzati all’incremento dell’efficienza energetica delle strutture, alla riqualificazione antisismica e all’eliminazione delle barriere architettoniche. Ripetiamo, forse l’agricoltura italiana, che da dati ISTAT conta 1.630.420 aziende, prima in Europa come numero di impiegati, poteva ricevere di più, ma l’occasione è comunque importante e l’intero comparto non potrà che giovarsene. Vedremo!

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CANAPICOLTORE, UN MESTIERE RISCHIOSO IN SARDEGNA. VI SPIEGHIAMO PERCHÉ INTERVISTA A MASSIMO COSSU, PRESIDENTE CANAPA SATIVA ITALIA

Marta Lispi

E

ssere produttore di cannabis light al giorno d’oggi è un mestiere ad alto rischio. È all’ordine del giorno il controllo e il sequestro ai danni di un canapicoltore o di un commerciante di “oro verde”, in particolare in Sardegna. Nel 2016 la produzione di canapa in Italia è stata avviata con la legge 242, seppur in coesistenza forzosa con il DPR 309/90 e senza esplicitare la possibilità di manipolare infiorescenza, ciò che ad oggi è il motore trainante del settore.

Nel 05/2019 la sentenza della Cassazione n. 30475 conia la definizione impositiva dell'”assenza di effetto drogante” per la cannabis light. Pur non limitando effettivamente la produzione e la vendita oltre le normative vigenti, i “toni” della sentenza creano confusione a partire dai titoli dei giornali quali “La Cassazione vieta la Cannabis Light” facendo partire una vera e guerra al comparto da parte dei pochi nostalgici del proibizionismo tra cui Antonio Pignataro (ex questore di Macerata) ed Ezio Domenico Basso (procuratore di Oristano, in trasferimento a Lecco). Per cercare di sfatare dei miti e porre dei punti fermi, abbiamo chiesto un confronto con Massimo Cossu, Presidente dell’associazione Canapa Sativa Italia e produttore di cannabis light in un’azienda agricola sarda. La Sardegna ha assistito a un boom produttivo,

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gli ettari di terreno destinati alla canapa sono triplicati negli ultimi due anni, passando dai 400 del 2019 ai 1.300 del 2021. Il primato regionale è però legato ad altri fattori oltre al clima. “Prima di analizzare nel dettaglio ciò che è successo al settore canapicolo in Sardegna, è necessario inquadrare il panorama in cui è esplosa questa bomba” precisa Massimo Cossu. “La categoria di lavoratori che si è interessata a questa nuova coltura è per la maggior parte quella agropastorale, figlia di politiche che non sono state capaci di valorizzare le possibilità territoriali di tantissime realtà sarde. Il mercato della cannabis legale ha quindi aperto loro una nuova possibilità di guadagno, solo apparentemente facile, che richiede poca acqua e tanta terra – due cose che nella nostra isola non mancano. Poiché ad alcuni il primo anno di raccolta è andata molto bene, questa coltura è stata presa d’assalto dagli agricoltori dell’isola e in questa maniera tante realtà agropastorali hanno potuto dare un nuovo sbocco alle loro aziende, riuscendo a differenziare le produzioni”. Sono tanti i giovani imprenditori impiegati in questa produzione “che hanno creduto e investito nel settore e non hanno un background strettamente agricolo, ma spesso professionalità specializzate che hanno trovato una nuova strada in questo settore. Un altro dato rilevante quindi, oltre al numero di giovani che è tornato sui campi, è il nuovo approccio e le


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competenze fuori dagli schemi, che hanno consentito spesso all’agricoltura tradizionale di fare un salto di qualità. Tutto questo grazie alla passione per questa pianta e all’aver creduto in questo settore nascente”. Nelle città di Cagliari e Oristano in particolar modo, ma un po’ in tutta la regione, i produttori hanno subito una posizione al quanto ostile da parte delle procure, nonché una serie di sequestri. La Sardegna è una bellissima regione, eppure, Massimo rammaricato racconta “oggi l’attenzione mediatica non è rivolta al nostro territorio per l’enorme superficie che le aziende locali hanno destinato alla produzione di infiorescenze, con tutte le esternalità positive che ne derivano, ma purtroppo il focus è sulle faccende giuridiche. Situazioni dovute più che ad alcune incongruenze legislative, ad un approccio tipicamente repressivo, alimentando incertezza nel settore, favorendo paradossalmente gli operatori più spregiudicati. Un’incongruenza considerata dalla maggior parte degli esperti della materia non corretta.” “Il problema che sussiste e alimenta il caos è di certo il conflitto con il dpr 309/90. Convergenza che viene erroneamente risolta vietando l’uso cosmetico e alimentare del thc e quindi del fiore intero. La destinazione d’uso rimane un problema anche se sia la legge 242/16, sia la recente Legge regionale 28 maggio 2021 del Piemonte “Sostegno alla coltura della canapa (Cannabis sativa L.) e alle relative filiere produttive” inquadrano la destinazione florovivaistica come adeguata, insieme naturalmente a quella della biomassa come semilavorato per alimenti e cosmetici che autorizza la lavorazione delle infiorescenze, in quanto fiori secchi recisi e materia prima per diversi settori”.

Non sono obbligatori contratti di conferimento in un mercato libero. “Sul CBD “farmaceutico” non esistono bandi, ma solo delle “linee guida” spuntate sul sito del ministero della salute, nelle quali si prevede che l’azienda, tra altre cose anche comprensibili, possa far richiesta per un’autorizzazione alla produzione di cannabis farmaceutica solo se provvista di 10 ettari di terreno. Linee guida che non sono sorrette da alcuna norma”. La normativa prevede l’uso del cbd isolato nelle industrie farmaceutiche e cosmetiche, quindi la lavorazione dell’infiorescenza al fine estrattivo. “Le stesse normative specifiche alle destinazioni d’uso” prosegue Cossu “consentono di offrire le garanzie base di standard qualitativi e salubrità del prodotto. La concorrenza che si instaura nel libero mercato genera produzioni di maggiore qualità e di eccellenza. Ma è un’attività che non richiede né contratto di ritiro, né autorizzazioni particolari del Ministero della Salute o di Aifa.” L’art. 3 della legge 242/16 tutela l’agricoltore che rispetta gli articoli 1,2 e 3. Eppure in Sardegna non è sufficiente per tutelare l’agricoltore. “È necessario che l’azienda si munisca della corretta tracciabilità come in ogni altro settore produttivo, ma in nessun punto della legge si parla di limiti di lavorazione, se non in riferimento a sementi certificate e valori di thc.” La situazione peggiora per i produttori sardi” racconta il Presidente di CSI: “l’ultima invenzione della procura è addirittura l’accusa di associazione a delinquere fra chi vende le piante, chi le coltiva e chi ritira il prodotto finito. Stiamo arrivando al ridicolo e già si parla di manifestazioni per portare direttamente alla procura i fiori che la stessa manda a ritirare, riversando davanti agli uffici le tonnellate di infiorescenze che i coltivatori sardi hanno


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prodotto con molti sforzi e che ora sono ferme”. “Questo approccio è vergognoso. Non è accettabile che chi investe e crede nel fare impresa in Italia, venga trattato come un criminale”. Ogni volta che i titoli della rassegna stampa riportano di sequestri di grandi quantitativi o di piante o di raccolti il dubbio che sia un’azienda agricola anziché uno spacciatore sorge spontaneo. “Il dubbio è lecito” conferma Cossu “troppo spesso i media che riportano queste notizie puntano al clamore della notizia piuttosto che a raccontare la verità. Con questo non voglio dire che tutte le coltivazioni sequestrate siano lecite. Ma l’interpretazione della legge che si è deciso (di punto in bianco) di dare in Sardegna, non distingue la cannabis ad alto tenore di thc dalla canapa cbd. La disinformazione è uno dei grandi mali per il nostro settore e la procura di Cagliari ha aumentato la confusione. Canapa Sativa Italia è una delle maggiori associazioni ma, per fortuna, Massimo ammette che non si sono trovati a gestire casi di sequestri eclatanti “in quanto gli associati dispongono delle informazioni e degli strumenti per lavorare correttamente e non avere nulla da temere di fronte alla legge. Certo alcuni subiscono ancora le angherie di alcune procure che possono decidere di approcciare il fenomeno con sospetto e quindi attivare tutti gli strumenti per verificare la liceità dell’attività. Purtroppo ciò coinvolge un giudice e un intero processo con relativi costi, nei casi di coltivazione di canapa industriale processi e indagini che si concludono sempre con assoluzione, a dimostrazione della realtà dei fatti.” Prevenire tramite una corretta tracciabilità,

un’adeguata tutela legale e un dialogo aperto con le FFOO è certamente la miglior cura, per questo le associazioni CSI e Sardinia Cannabis si sono impegnate per dare gli strumenti adeguati ai loro produttori: informazione e non solo. “Dove si è riusciti ad intraprendere un dialogo con le forze dell’ordine sono stati trovati diversi metodi per accertare indiscutibilmente la liceità della coltivazione ed evitare quindi allo Stato i costi di un processo e all’agricoltore l’incubo dell’accertamento penale. Una situazione spiacevole, riconosciuta lesiva di diversi diritti fondamentali. L’associazione Sardinia Cannabis, con cui ci confrontiamo quotidianamente, ha collaborato con le autorità locali per offrire ad alcune questure la possibilità di accedere a dei test rapidi, relativamente economici, per poter scientificamente verificare l’identità della pianta”. Dal sequestro al risultato delle analisi il tempo di attesa è variabile, dipende laboratorio, dalla regione, dal commissariato, così l’imputato rimane con il magazzino o il campo inaccessibili per diverso tempo (da un mese a un anno). Per questo chiediamo in concerto anche con le altre associazioni presenti al tavolo di filiera (Ministero delle politiche agricole ndr) di utilizzare lo strumento dei test veloci per dirimere i dubbi sulla natura della sostanza e affrontare il fenomeno in maniera più corretta ed efficiente.” Infine Massimo Cossu conclude chiedendosi “Quale altra attività economica si ritrova a dover fronteggiare controlli di carattere penale che siano di routine? Una normativa che consenta dei controlli meno repressivi sarebbe molto più adeguata a un paese che voglia sostenere un nuovo e promettente comparto produttivo”. Coltivare canapa è legale eppure è un mestiere pericoloso.


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STORIA DELLA CANAPA

I biscotti di Baudelaire… e altri piatti a base di canapa DA SEMPRE MOLTO NUTRIENTE, OGGI DIREMMO È UN SUPER FOOD, LA CANAPA VENIVA CONSUMATA FIN DAI TEMPI PIÙ ANTICHI, ANCHE DAI TEMPLARI Liza Binelli

“I

biscotti di Baudelaire” corrisponde alla traduzione italiana di un libro uscito da noi nel 2013 e in America nel 1954 con un altro titolo, che non sto a riportare, scritto da Alice Babette Toklas. La notizia di nostro interesse è, che l'autrice in questione, non mancava mai di mettere nelle sue ricette, la cannabis sativa, ora in forma di semi ora di farina. Ma, attestazioni dell’uso della canapa in cucina se ne trovano già nei ricettari degli antichi romani, quando la usavano nelle loro minestre insieme a cereali come l'orzo e legumi come le fave. Da sempre molto nutriente, oggi diremmo è un super food, la canapa veniva consumata dai Templari. Essi conducevano uno stile di vita militare pesante, fatto di combattimenti e sacrifici e, per questo abbisognavano di un piatto forte come la minestra di canapa, che conferisse loro energia e alleggerisse il peso delle fatiche. Secondo quanto riportato in un antico testo, bisognava: prendere i semi e privarli delle bucce, metterli a bollire in acqua, girando lentamente, in modo che queste venissero in superficie; toglierli poi dalla pentola e mettere i semi nel setaccio, affinchè coli il liquido e metterli a cuocere con pane grattuggiato e cipolle arrostite in olio d'oliva; quindi stemperarli col loro liquido, aggiungendo zafferano e altre spezie, cosparendo, infine, i piatti di uva passa. Il profumo nell'aria doveva essere davvero invitante. La ricetta ebbe successo anche in Italia, tanto che gli orvietani nel 1380 sopravvissero ad un assedio nutrendosi di pane ai semi di lino e canapa con qualche pezzetto di mela sopra, quanto bastasse per esser sani, salvi e...sazi. La canapa forniva loro grassi e proteine a sufficienza per campare. La cannabis compare in seguito nei libri di cucina degli chef stellati del Rinascimento In un testo di cucina, infatti, si legge la ricetta dei Tortelli con fiori di canapaccia: «Togli questi fiori di canapaccia senza foglie e cuocili colla pancia del porco. Quando ella è presso che cotta (metti) a bollire li fiori e (quando) la carne è cotta, batti ciascuno per se. Togli finissimo cascio, altrettanto quanto è la carne, fine spezie e fa tortelli». Anche altre ricette provenienti per lo più da trat-

tati dello stesso periodo, confermano l’uso diffuso della canapa come prelibato alimento, come quella della Minestra di canapuccia, descritta da Jean de Bockenheim nel suo “Registre de cuisine”: «Prendila, puliscila bene in acqua calda e falla bollire lentamente, finchè in superficie non sarà addensata. Togli allora lo strato superiore e passalo al setaccio in modo che ne esca l’acqua. Mettila sul fuoco con pan grattato e cipolle arrostite nell’olio. Diluiscila con l’acqua dove ha bollito, aggiungi zafferano e altre spezie. Servi in una scodella e cospargi di uva passa». I più grandi trattati di gastronomia e dietetica sono: il libro “De arte coquinaria” del Mastro Martino Da Como e il “De honesta voluptate et valetudine” di Bartolomeo Sacchi detto il Platina. Quest'ultimo era un umanista, agronomo e prefetto della Biblioteca apostolica Vaticana. Nella sua opera si trova la descrizione per preparare un piatto a base di canapa per 12 persone: «Puoi preparare una minestra di canapa nel modo seguente. Fa cuocere una libbra di semi di canapa ben mondati, fino a quando si siano sciolti; poi passali per lo staccio insieme con una libbra di mandorle e mollica di pane grattato intrisa in acqua, stemperando con brodo magro. Metti poi al fuoco rimestando spesso con un cucchiaio. Infine, quando è vicina alla cottura, aggiungi mezza libbra di zucchero, mezza oncia di zenzero e un pizzico di zafferano con acqua di rose. Non appena è cotta, servi dividendola in scodelle e spargendovi sopra spezie dolci in polvere. Da tanti ingredienti pregiati si ricava in ogni caso una pietanza poco pregevole. È infatti pesante da digerire e provoca nausea e male di stomaco». Sempre a lui si devono le indicazioni per preparare una pietanza a base di canapa: «Per un giorno e una notte lascia in acqua dei semi di canapa e butta via quelli che vengono a galla perché non sono sani. Pesta invece gli altri insieme con mandorle ben mondate. Diluisci poi il composto con brodo di piselli, aggiungendovi un po’ di zucchero e acqua di rose. Fa cuocere il tutto per un ottavo d’ora all’incirca». Immancabile nei ricettari è il modo di preparare la Focaccia di canapa ancora alla maniera di Bartolomeo Sacchi: «Far cuocere dei semi di canapa fino a quando la buccia si stacca da sé. Poi pestali in un mortaio insieme con mandorle ben


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mondate, diluisci il tutto con acqua fresca e passa per lo staccio. Deve bollire per poco tempo con un po’ di sale e di zucchero; se ti piace, puoi aggiungere del pepe. Poi torna a farlo bollire. Fa tostare nel frattempo delle fette di pane, posane uno strato in una casseruola, mettivi sopra un po’ del composto e poi fanne altri tre o quattro strati. Infine spargivi sopra spezie in polvere, preferibilmente dolci. Sta alla larga da questa vivanda quanto più ti è possibile – raccomanda il cuoco - perché nutre poco e male, provoca nausea, mal di stomaco e di ventre e indebolisce la vista». Non credo che fosse questo a causare il mal di stomaco, visto che a farla da padrona sulle tavole dei nobili cinquecenteschi fossero piuttosto: capretti, polli, maialini, capponi, ma anche trote e storioni in grandi quantità. È sempre il Sacchi (o il Platina) a riferire che la canapa veniva coltivata allo stesso modo del lino e, dopo il raccolto: “Se ne toglie la corteccia e si adopera per fare funi. Pestato il seme della canapa si usa per qualche vivanda, ma ne deriva danno alla testa e allo stomaco”. Forse erano le dosi che andavano rivedute. Abbiamo infine testimonianza della preparazione di una Suppa fatta di semente di canapa descritta da Mastro Martino da Como, il più importante cuoco del XV secolo che è stato al servizio di Francesco Sforza a Milano; nel suo “La cucina italiana del Quattrocento”, infatti, si legge: «Per fare suppa fatta di semente di canepa fary buglire no pocho dela sementa dela canepa tanto che se incomenza di aprire e pistalla ben nel mortaro mettendo in essa uno pocho de

armandolle piste distemprando con acqua frescha e broddo de piselli...». Ma torniamo da dove siamo partiti: i biscotti di Baudelaire Per prepararli occorre prendere un cucchiaino di pepe nero, una noce moscata, quattro stecche di cannella, un cucchiaino di coriandolo. Polverizzare tutti questi ingredienti in un mortaio, ma questo passaggio potete saltarlo, nei negozi di prodotti etnici si trovano le spezie già in polvere. Quindi, prendere una manciatina di datteri (privi del nocciolo), una di fichi secchi, una di mandorle e arachidi sgusciate, tritate il tutto e mescolate energicamente. Cospargete con la cannabis sativa. Impastate ogni cosa: frutta e spezie e aggiungete zucchero e burro. Preparate un rotolo, occorre tagliarlo a pezzi e formare delle palline. Consigliavano di non mangiarne troppi, un paio al massimo! Il grande poeta francese, inoltre, li raccomandava per i giorni di pioggia, soprattutto se accompagnati da grandi tazze di tè alla menta. Oggi aziende e chef di tutto il mondo si sono dati un gran da fare per sfornare qualunque prelibatezza si possa desiderare a base di canapa dall'antipasto al dolce, passando attraverso birre, vini, amari, tisane e bevande frizzanti. Ne è passato di tempo da quando si mangiavano solo i semi in aggiunta a una semplice minestra, sfogliando libri o navigando in internet si trovano migliaia di suggerimenti, io, personalmente non vedo l'ora di provare il lassi fatto col latte di canapa. È una bevanda indiana, uno yogurth un po' annacquato, ma dolce e delicato.


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VIVERE IN ARMONIA

Proteggere le piante. L’unico modo per vivere in armonia con l’ambiente

Giacomo Castana Prospettive Vegetali

BOB: “FUMARE ERBA È LIBERTÀ. SE VUOI ESSERE LIBERO, BASTA CHE FUMI ERBA” GIORNALISTA: "E IN CHE MODO TI FA SENTIRE LIBERO?” BOB: "PROVALA”

Q

uante volte ti è capitato di aver paura che un semplice controllo della patente si potesse trasformare in una perquisizione? Se ti è successo probabilmente hai sperimentato l’adrenalina che si prova ad avere con sé delle infiorescenze di Cannabis sativa davanti alle forze dell’ordine. Convivere tutta la vita con la “Spada di Damocle” di un governo proibizionista che incombe sulle nostre teste ci ha permesso di evolvere come umani abituati a convivere con una pressione psicologica notevole. Una vera e propria repressione delle Libertà a cui ho assistito a lungo indirettamente, supportando per molti anni più emotivamente che politicamente la causa, in virtù di una minaccia che non mi toccava in prima persona. Da adolescente e da non fumatore infatti, intuii soprattutto ascoltando l’hip hop ed il reggae, che dietro questa politica si nascondessero discriminazioni che proprio non riuscivo a comprendere: le persone “perseguitate” di mia conoscenza, erano proprio quelle che per prime

erano riuscite a farmi sentire accettato e compreso, aiutandomi concretamente a superare le mie fobie sociali. Ma il clima di tensione era palpabile anche per chi come il sottoscritto assumeva cannabis solo in compagnia, senza averla mai approcciata né acquistata per uso personale. Grazie all’interesse verso questa pianta misteriosa, nelle situazioni conviviali che si creavano attorno al suo utilizzo, ho incominciato ad avvicinare persone con sensibilità sempre più prossime alla Botanica, fino a diventare un divulgatore naturalista, aggiungendo progettualità, documenti di ricerca e battaglie ambientali condotte assieme alla community “Prospettive Vegetali”. Ma al contrario di quanto ho dovuto fare per me stesso, oggi lavoro perché i giovani non vengano lasciati soli e senza maestri, ma anzi, imparino presto a relazionarsi autonomamente con la cannabis ed in generale con le piante, come si fa con un farmaco, di cui si studiano e valutano le caratteristiche e le virtù. Il rimedio medico popolare cannabico, citando il testo di riferimento per le università italiane della Scienza Etnobotanica - * Etnobotanica – Conservazione di un patrimonio culturale come risorsa per uno sviluppo sostenibile [Giulia Caneva, Andrea Pieroni, Paolo Maria Guarrera] - si basa su un approccio terapeutico complesso con alcuni aspetti caratterizzanti: il primo tra questi è il trattamento individualizzato.


“Esiste naturalmente un comparto di riferimento, ma diagnosi e relativa cura richiedono un’anamnesi (conoscenza della storia clinica) del paziente e della sua attuale condizione e predisposizione a ricevere il trattamento.

Abbiamo studiato, viaggiato per imparare a coltivare sempre meglio. Abbiamo creato canali per divulgare la nostra voce, comunicando con educazione, dando ognuno il suo piccolo contributo per la causa.

Si dovrebbe sempre stabilire una correlazione, una relazione specifica, tra medico e paziente. In questo carattere è importante la conoscenza reciproca, il riconoscimento del proprio ruolo, la presenza di segnali di appartenenza comune, generalmente riconoscibili in pratiche e comportamenti che nulla hanno a che fare con la validità scientifica del trattamenti”.

Negli ultimi anni molti giovani hanno scommesso su una carriera imprenditoriale in Italia, seguendo la loro passione ed aspettano che arrivi la svolta in cui hanno sempre creduto: il riconoscimento dell’etnofarmacologia.

La conciliazione tra razionale ed irrazionale, tra magia e medicina, ha un grande valore sociale: l’uomo della medicina capace di utilizzare le piante, sia per la guarigione del corpo che dello spirito, ha un potere misterioso, pericoloso ed immenso. Per questo la collocazione delle piante miracolose varia da cultura a cultura, da società a società, da tempo a tempo. Ritengo che le logiche della Natura ribelle e proibita vadano urgentemente divulgate con modalità strettamente connesse alla nostra esperienza umana, per evitare che risultino eternamente oscure e terrorizzanti *( sapendo che le piante “enteogene” o “psicoattive” sono usate in esclusivi riti iniziatici finalizzati alla formazione elitaria ed ai bisogni della classe dominante). Se il popolo continua a rinnegare la medicina popolare, il rituale e la relazione con il vegetale, lasciando che gli venga offerta sempre una “soluzione dall’alto valida per tutti”, sprofonderemo in paesaggi sterili ed inerti. Ma l’Etnobotanica non lo permetterà mai. Difendere e rivendicare il ruolo della cannabis e delle libertà personali, portando l’argomento in famiglia, ed in generale alle persone che hanno pensieri e posizioni differenti, è probabilmente ad oggi la decisione più arricchente ed umanizzante che potessi mai prendere nella vita. In un panorama mediatico che ha interesse a promuovere quotidianamente la cultura dello scontro e della sottomissione, voglio lanciare da queste pagine un appello al dialogo tra gli individui. La prima grande discriminazione che l’umanità deve superare è quella che si regge sulla diffidenza verso le piante e chi le conosce. Una comunità mondiale, comprendente i popoli indigeni ma ben più vasta, che è stata perseguitata, tormentata, infamata e ripetutamente resa oggetto di umiliazioni, derisioni e disamine vergognose. E’ nostro dovere divulgare, sulla base della Biologia moderna, che gli alberi danno il loro meglio quando sopravvivono oltre la loro aspettativa di vita biologica, che la cannabis è una carezza della Natura, che il suolo non merita di essere avvelenato per poterci donare abbondanza, e che ogni goccia d’acqua è preziosa se condivisa per il benessere della biodiversità.

Diciamocelo, là fuori non ci sono altre tecnologie ambientali così ad alto impatto economico, sociale, ambientale e medico, per uscire dalla crisi. Non è un caso che il tassonomo e botanico Linneo, si sia scomodato per dare a questa pianta un nome scientifico nel 1753: Cannabis “sativa”, che significa nientepopodimeno che “fertile, utile”. Le coordinate per scoprire quanto vastamente simbiotica sia la cannabis con il nostro organismo, oltre che generosa e sinergica negli ecosistemi vegetali naturali, sono sempre a disposizione di chiunque sia desideroso di conoscere. Il “popolo antiproibizionista”, perseguitato sin dal 1937 per via del componente chimico con attività biologica psicotropa chiamato THC (prodotto naturalmente dalla pianta, caso vuole, per combaciare alla perfezione con il nostro sistema nervoso portandogli beneficio), non merita di essere escluso dal rinascimento psichedelico e farmaceutico a cui andiamo incontro. Il nostro sistema nervoso è sotto attacco: costantemente stressato, frustrato e distratto, è ormai incapace di trattenersi persino dal commentare con disprezzo, attraverso piattaforme virtuali, le opinioni di chi non si conosce a proposito di questo o quell’argomento. Uno sforzo inutile, che fa il gioco di chi si dice di voler combattere, alimentando una narrazione di conflitto. Uno sforzo che va convertito in un processo di incontro e di azione. Perché chi critica il sistema è previsto dal sistema, ed in quanto parte del sistema, lo nutre. Bob Marley diceva “la politica non mi interessa, è affare del demonio. I politici giocano con la testa delle persone. Non bisogna mai giocare con la testa delle persone.” Ora che le teste delle persone sembrano essersi stufate di essere prese a calci per gioco, servirà rimboccarsi le maniche per riprogettare un benessere relazionale tra le molte Anime di un paese, che presto si accorgeranno di essersi innamorate, di nuovo, di un “sogno d’unità” seguendo logiche che ci hanno allontanato l’uno dall’altro. Quel che ci dovrebbe confortare è che le piante, come genitori pazienti, non ci rinnegheranno mai, anzi presto saranno finalmente, orgogliosamente, al nostro fianco.

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GREEN & BLUE

Risparmiare sul packaging e difendere l'ambiente? I consigli che arrivano dagli USA IL CONFEZIONAMENTO È SICURAMENTE LA SPESA MAGGIORE PER TUTTI I PRODUTTORI DI MARIJUANA NEL MONDO. LE SOLUZIONI PER OVVIARE A QUESTO PROBLEMA SONO DIVERSE ED INCLUDONO Stefano Maffei

O

ggi vogliamo esporvi il parere dei maggiori esperti nell’industria della cannabis su come risparmiare fondi dedicati alle confezioni dei propri prodotti. Naturalmente, il guadagno non sarà solo in termini di denaro, ma anche ambientale. Le possibili soluzioni Il confezionamento è sicuramente la spesa maggiore per tutti i produttori di marijuana nel mondo. Le soluzioni per ovviare a questo problema sono diverse ed includono: •• Comprare confezioni stock per aumentare il risparmio •• Prestare attenzione al lavoro della ditta scelta per assicurarsi la qualità del prodotto •• Prevedere il numero esatto delle scorte da acquistare •• Selezionare materiali economici e semplificare il processo di produzione Abbiamo elencato le varie soluzioni proposte dai maggiori imprenditori del settore per risparmiare fondi sulla produzione delle confezioni. Adesso vi riportiamo le parole degli stessi, rilasciate durante diverse interviste con MjBizDaily.com.

ERIC LESCLIE

CHIEF MARKETING OFFICER E CO-OWNER, CHEEBA CHEWS (BOULDER, COLORADO) “L’opzione più economica non è sempre la migliore rispetto ai costi-benefici. Errori di stampa, unità difettose e problemi d’aspetto sono tutte variabili che appaiono più spesso quando lavoriamo con i fornitori più economici. Bisogna costantemente monitorare gli ordini per assicurarsi che siano giusti. Bisogna sempre avere un piano di riserva. Alcune volte puoi vedere che i prezzi salgono nei tuoi ordini perché il fornitore prova a guadagnarci sottostimando il tuo lavoro. Loro, infatti, hanno bisogno di rientrare subito delle spese e lo capirai immediatamente nel secondo ordine, che sarà meno economico del primo. Tienili sotto controllo facendo un’offerta competitiva se il prezzo sale troppo e comincia a diventare fuori mercato”.

JONATHAN PERSOFSKY CO-FOUNDER E CEO, GREEN GRUFF (TORONTO, CANADA)

“Prevedi con estrema cura, così potrai comprare la giusta quantità di materiale ed evitare un gran numero di confezioni che non portano valore alla tua azienda. I clienti, al giorno d’oggi, sono molto coscienti riguardo i problemi dell’ambiente e non vogliono ricevere inutili confezioni all’acquisto”.

SHANNON REED

CHIEF MARKETING OFFICER, OMURA (SANTA MONICA, CALIFORNIA) “Al primo posto dobbiamo sempre considerare la grandezza e il peso della confezione. Cerca di mantenere bassa la distanza dall’azienda produttrice, così da risparmiare sulle spese di spedizione, di deposito, tempo di produzione e, naturalmente, per essere più eco-friendly. Limitare il numero di colori e selezionare il giusto metodo di colorazione riduce il lavoro del produttore e può fare la differenza. Selezionare il giusto materiale è fondamentale. Se si sceglie un tipo di carta sbagliato, si può dover intervenire per sistemarlo. Questo costa denaro e richiede l’intervento di parti terze. Lavorare a contatto con il produttore per assicurarsi il giusto design aiuta a ridurre il numero di interventi nella fase di creazione”.

SAMIP SHAH

CHIEF OPERATING OFFICER, C3 INDUSTRIES (DETROIT, MICHIGAN) “Le cose più importanti sono la qualità del materiale e le fasi di produzione: proteggere il prodotto è fondamentale ed è la ragione principale per cui scegliamo di usare una confezione. Il margine della spesa può essere diverso in base allo stato e al prodotto, per cui capire a quanto deve ammontare il costo del confezionamento è molto importante per ogni azienda per essere competitiva. Ottimizzare e ridurre il numero totale delle confezioni delle SKU, anche se il design e l’etichettatura potrebbe essere diversa per ogni prodotto.


deposito e nel risparmio finale”.

LAUREN CLAIRE SMITH

DIRECTOR OF PRODUCT AND INNOVATION STRATEGY, PLUS (PACIFICA, CALIFORNIA) “I problemi nella catena di fornitura hanno innalzato i costi per tutte le compagnie del mondo, soprattutto nel confezionamento. Puoi abbassare i costi cercando realtà locali che se ne occupano, quando è possibile”.

ERIN MULKERAN

PRODUCT AND SPECIAL PROJECTS MANAGER, HIGH LIFE FARMS (CHESANING, MICHIGAN) “Nonostante non siano il massimo a livello estetico, le confezioni non personalizzate aiutano molto. In questo modo, le confezioni possono essere utilizzate per diverse SKU della stessa linea di prodotti”.

AUSTIN STEVENSON CHIEF INNOVATION OFFICER, VERTOSA (OAKLAND, CALIFORNIA)

Prima di ordinare le confezioni, bisogna prevedere quanto lavoro comporterà nel piano totale dell’opera: un design di alto valore avrà costi maggiori e tempi più lunghi”.

TRENT WOLOVECK

CHIEF COMMERCIAL DIRECTOR, JUSHI HOLDINGS (BOCA RATON, FLORIDA) “La soluzione migliore per risparmiare sulle confezioni è trovare un compromesso tra semplicità e attrattività. La confezione deve aiutare il prodotto. Molto compagnie che vendono cannabis si scordano di questo e optano per soluzioni di confezionamento molto costose e appariscenti, molte delle quali sono pericolose per l’ambiente. Le confezioni, al contrario, dovrebbero essere durature ed esteticamente valide per invogliare il cliente. Non perdiamo, però, di vista l’obiettivo: i consumatori sono alla ricerca di cannabis di alta qualità e ad un prezzo competitivo. Non interessa loro che il prezzo sia incrementato per avere una bella confezione. Evitare dei costi eccessivi in quella fase di produzione aiuta a mantenere il prezzo del prodotto basso e permette maggiori margini di guadagno alle compagnie. Se il confezionamento non interessasse diverse fasi, potremmo evitare di siglare molti accordi e risparmiare così dei soldi. Quando siamo nella fase di negoziazione con dei produttori, però, è molto saggio studiare bene i dati per non incorrere in spreco inutile di soldi. È importante tenere bene a mente il tetto massimo di spesa e la quantità da acquistare. Per esempio, il costo è più basso se compriamo in stock. In più, utilizzare degli ordini generalizzati quando è possibile. Questo aiuta nella gestione dello spazio di

“Riuscire a controllare i costi è fondamentale nel confezionamento della cannabis. Una via semplice per risparmiare soldi è ricevere un prodotto chiavi in mano e non personalizzato. Less is more, letteralmente. I marchi spesso utilizzano un’enorme quantità di confezioni per mantenere il proprio status, che può creare una pessima customer experience nella fase di apertura del prodotto e un eccessivo spreco di materiale. Per risparmiare, utilizzare più tempo nella scelta delle confezioni e non lasciare nulla di inesplorato: può portare a soluzioni più utili e meno impattanti sull’ambiente”.

THOMAS WINSTANLEY VICE PRESIDENT OF THE MARKETING,

Theory Wellness (Great Barrington, Massachusetts) “Capisci quanto ti puoi permettere, prevedi i tuoi bisogni e cerca di abbattere i costi grazie al volume della tua richiesta. È molto facile dirlo, meno a farlo visti i continui cambiamenti legislativi e le evoluzioni nelle linee dei prodotti. Il rischio è quello di avere confezioni inutilizzate per via di una previsione sbagliata all’inizio”.

MATT JACOBS

DIRECTOR OF FRONT OF HOUSE OPERATIONS, VERITAS FINE CANNABIS (DENVER, COLORADO) “I venditori di confezioni offrono solitamente degli sconti sul prezzo in base alle quantità acquistate. Questo, però, richiede un grosso studio e una valutazione esatta per non incorrere in perdite. All’inizio Veritas studia i produttori che fanno questi sconti, poi pianifica le spedizioni e fa ordini massivi per prodotti che non sono ancora nel mercato, ma che saranno usati da lì a poco. È difficile avere veri e propri vantaggi senza essere abili nell’analizzare le proprie mosse future”.

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CONSIGLI DI LETTURA

QUATTRO LIBRI DA NON PERDERE

“Bunker Storia d’amore 66 e crimine” di Marco Caneva: lottare per la libertà e la giustizia

“Daniel Dante e la Compagnia del Lumen Magico” di Silvio Coppola: un intrigante viaggio nel tempo e nella Storia

“Nemmeno una virgola” di Guido Domingo: l’emozionante storia di un’ultima avventura

“Borderside Psicoracconti” di Valeria Sassu: brevi storie di anime inquiete

Casa editrice: Caosfera Collana: Chromo Noir Genere: Narrativa contemporanea Pagine: 478 Prezzo: 19,00 €

Casa Editrice: La Ruota Edizioni Collana: Altri Mondi Genere: Urban Fantasy Pagine: 286 Prezzo: 12,00 €

Casa editrice: Pathos Edizioni Genere: Narrativa contemporanea Pagine: 168 Prezzo: 14,00 €

Casa Editrice: Scatole Parlanti Collana: Voci Genere: Raccolta di racconti Pagine: 92 Prezzo: 12,00 €

Nel romanzo “Bunker - Storia d’amore e crimine” di Marco Caneva si racconta una vicenda di riscatto personale e di sete di giustizia: i protagonisti Giovanni e Laura lottano coraggiosamente, sebbene in modi diversi, per contrastare il potere dell’ndrangheta. Come affermò il giornalista e attivista Peppino Impastato: «La mafia uccide, il silenzio pure», ed è per questo motivo che Giovanni Sala, vice questore aggiunto della D.I.A. di Reggio Calabria, si batte in prima linea per stanare i boss dai loro bunker sottoterra e per fermare le loro violenze sui più deboli, mentre Laura, moglie del malavitoso Michele Forgione, decide di ribellarsi all’omertà e alla connivenza con il crimine, anche a costo della sua vita. Due personaggi dai background totalmente differenti che si incontrano sulla strada della libertà, e che si amano nonostante tutto il marcio che li circonda.

“Daniel Dante e la Compagnia del Lumen Magico” di Silvio Coppola è il primo, avvincente volume di una saga urban fantasy, in cui si narra di magici viaggi nel tempo in una Venezia che cambia volto a seconda del periodo storico ma dal fascino immutato. Daniel Dante ha undici anni e fa parte di una dinastia di librai; nonostante la sua giovane età ha molto a cuore la cultura e il sapere ed è attratto dai misteri della Storia. Il ragazzino incontra una poetessa e cortigiana del XVI secolo, Veronica Franco, che lo invita a risolvere l’enigma di un manoscritto scomparso, il “De occulta mathematica”, e gli svela un importante segreto. Daniel è infatti il Prescelto e, insieme ai potenti Guardiani del Tempo provenienti da ogni epoca storica, dovrà combattere contro la brama di conquista di un popolo leggendario, che mira a togliere il libero arbitrio agli esseri umani.

Nel romanzo “Nemmeno una virgola” di Guido Domingo si dipinge il ritratto di un’anziana donna malinconica e restia ai cambiamenti, che si ritrova improvvisamente ad affrontare un evento misterioso, legato alla figura di suo marito morto da trent’anni, e a dover prendere una decisione che stride con la sua condotta di vita. In una storia in cui i ricordi hanno un valore molto importante e in cui si rammenta che gli anziani hanno un mondo prezioso che va protetto, compreso e rispettato, si narra dell’avventura di una donna che supera i propri limiti fisici, mentali ed emotivi per chiudere il cerchio della sua esistenza e per celebrare il suo grande amore perduto. Una vicenda delicata ed emozionante che invita a credere ai propri sogni e a lottare per realizzarli, anche quando tutto sembra ostacolarci, anche quando si pensa, erroneamente, che sia ormai troppo tardi.

Nell’opera “Borderside - Psicoracconti” di Valeria Sassu si narrano le storie intrecciate tra loro di cinque personaggi, in cui la chiave di volta di ogni vicenda risiede nell’approccio psicoterapico. La scrittrice e psicologa si avventura nelle sconosciute e affascinanti terre emotive, per raccontare di anime inquiete che cercano un po' di pace durante il faticoso viaggio dell’esistenza. In ogni storia si possono trovare elementi in comune con il nostro vissuto e risposte a domande che magari ci poniamo da sempre; la raccolta di racconti diventa quindi un’occasione per specchiarci nelle vicende altrui e per riflettere sulla nostra condizione. In fondo siamo tutti vittime e carnefici della nostra esistenza e per questo motivo mettiamo in campo dinamiche simili, spesso inconsce, che meritano di essere analizzate per comprenderle e, se sono negative, per superarle.


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Green&Blue Risparmiare sul packaging e difendere l'ambiente? I consigli che arrivano dagli USA

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Fallimento del proibizionismo Supportare e non punire

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Vivere in armonia Proteggere le piante L’unico modo per vivere in armonia con l’ambiente

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Ritorno alla terra Agricoltura e PNRR pochi fondi che andranno spesi bene

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Coltivazione Canapicoltore, un mestiere rischioso in Sardegna. Vi spieghiamo perché

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Storia della canapa I biscotti di Baudelaire e altri piatti a base di canapa

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La cura verde "La cannabis mi ha salvato dall'eroina". L'esperienza di Cece contro ogni proibizionismo

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Cannabis e politica Fatta la conferenza ora tocca agire

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Ritorno in Fiera Finalmente ci rivediamo a Canapamundi! Intervista a Gennaro Maulucci

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Editoriale In mezzo al guado

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Il proibizionismo nel mondo Francia, gli operatori del settore rispondono al decreto che vieta

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Hempnews dal mondo Notizie da Londra, New York e dal Paraguay

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Meglio Legale Mamma mi faccio le canne

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