FANTASTIC MR. FOX di G.Ferrari 30 luglio 2010
"Chi sono io e come può essere felice una volpe senza una gallina fra i denti?" Fantastic Mr. Fox è l'ultima, straordinaria opera di Wes Anderson. La scelta del formato cartoon, realizzato con la tecnica stop-motion, prima volta per il giovane regista, ne evidenzia, oltre ad un evidente ma genuino compiacimento e autocitazionismo (scelta dei colori, ambiente all'inglese firmato Roald Dahl, i fantasiosi abiti sfoggiati dalle bestiole nonché la tana delle volpi mostrata "in sezione" esattamente come il sottomarino di Steve Zissou) la necessità di raccontare una parabola o meglio una favola esopica, dalla morale semplice ma emozionante. La "civiltà" è repressione, imborghesimento, noia, normalità, routine (il protagonista presentatoci in flashback giovane ladro di polli divenuto con la maturità opinionista sul giornale locale, la necessità di primeggiare nello sport, la smania di cambiare casa, l'avvocato di fiducia, la moglie ex "sgualdrinella" ora madre casalinga e paesaggista amatoriale), la vita adulta relega la gioventù in un limbo fantasticheggiato ma inesorabilmente concluso ("Erano tempi diversi" l'inno dei grandi). A tutto ciò si contrappone serpeggiando sotto il pelo dell'acqua ed emergendo all'improvviso impetuosa la potenza dionisiaca della natura, dell'istinto, della follia, della diversità di Ash che attraversa una delle crisi nel rapporto padre/figlio alle quali l'autore ci ha ormai abituati. Fox (toni e gestualità da sbruffone prestati da Gorge Clooney) ha bisogno che tutti lo considerino il migliore, il "virgolette fantastico Mister Fox", e riesce definitivamente a realizzarsi solo nel momento in cui accetta in pieno la propria natura e ne fa forza primitiva e vincente, dirompente esplosione di vitalità, presa di coscienza piena che sono le differenze che ci distinguono a darci un barlume di speranza. La spinta decisiva verso questa riconversione alla Natura è dovuta all'incontro rivelatore con il Lupo Selvatico, apparizione fantasmatica, personificazione dell'istinto animale, profeta di una fratellanza silvestre alla quale la volpe si abbandona definitivamente scambiando con la muta shilouette un gesto di solidarietà che diventa culmine dell'intera visione, pochi eccezionali commoventi secondi che racchiudono e irraggiano con violenza accecante il messaggio del film: "Sono un animale selvatico". Siamo animali selvatici. E siamo liberi.