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DI ANTONIO LO CAMPO*
A COLLOQUIO CON ROBERTO BATTISTON LO SPAZIO
DA TUTTE LE LATITUDINI
IN ATTESA DELLA CONFERENZA MINISTERIALE DELL’ESA, PROSPETTIVE E PROBLEMI DEL SETTORE SPAZIALE
» L’Alfa magnetic spectrometer (Ams-02) è un rivelatore progettato per la ricerca di nuovi tipi di particelle (antimateria, materia oscura): è composto da un complesso di strumenti che si occupano di misure ad alta precisione della composizione dei raggi cosmici, della loro velocità e provenienza.
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Nel corso di questo mese di novembre, verranno prese molte decisioni importanti per il prossimo futuro dell’Europa e dell’Italia nell’ambito dell’esplorazione spaziale e più in generale per il settore spazio. La Conferenza Ministeriale dell’Esa (Agenzia spaziale europea), che si terrà a Parigi, farà il punto su molti programmi spaziali, compresi quelli di missioni scientifiche e di esplorazione di rilievo, a cominciare dalla sospesa missione ExoMars 2022 e del suo rover Rosalind Franklin. Che ne sarà di questa missione a forte connotazione italiana? Qual è il futuro dell’Italia spaziale, della scienza spaziale, e quali prospettive vi sono con il Programma Artemis?
Ne abbiamo parlato con Roberto Battiston, fisico e ricercatore di fama internazionale: dal 2014 al 2018 ha guidato (e rilanciato) l’Agenzia spaziale italiana (Asi), ed è tra i responsabili scientifici dell’apparato Ams-02, ancorato su un traliccio della Stazione spaziale internazionale (Iss), per scrutare e carpire i segreti sulla materia oscura e l’antimateria. Ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Trento, dove si occupa di ricerche in fisica spaziale e astro particellare, ricerca di materia oscura e antimateria primordiale, Battiston ha ottenuto molte onorificenze, tra cui il premio Space Economy (2017), la Hall of
Fame (2019) e il China National Science and Technology Award (2019). Nel 2017 gli è stato assegnato l’asteroide (21256) Robertobattiston.
Professor Battiston, lei è stato uno dei saggi che hanno contribuito alla definizione delle strategie di lungo termine dell’Esa. Come vede la situazione attuale?
Il ruolo delle agenzie spaziali sta evolvendo dal ruolo di attori unici sulla scena dello spazio ad abilitatori dello sviluppo economico che coinvolge sempre più i privati. Questo vale anche per l’Esa, prezioso serbatoio delle competenze e conoscenze europee nel settore spaziale. Il suggerimento che il gruppo dei saggi ha dato all’Esa riguarda lo sviluppo sui temi della resilienza e della sicurezza, temi per loro natura fortemente connessi allo sviluppo della società, oltre alla raccomandazione di puntare a una scienza spaziale di eccellenza basata su grandi progetti di lungo respiro. Sarà molto interessante vedere come tutto questo sarà declinato nelle decisioni della prossima Ministeriale, considerato anche il fatto che la richiesta di finanziamento dell’Esa è aumentata di quasi il 25 per cento. Questa Ministeriale si svolgerà a ridosso del cambiamento di governo in Italia, motivo in più per seguire con attenzione le decisioni che riguardano il ruolo del nostro Paese all’interno dei programmi Esa.
Come vede il futuro di ExoMars 2022, fiore all’occhiello della tecnologia e della scienza italiana?
La sospensione di ExoMars 2022, a causa delle sanzioni contro la Russia, è stato un durissimo colpo per l’esplorazione spaziale europea e, in particolare, per l’Italia, principale contributore del progetto nel corso di quasi dieci anni. L’invasione dell’Ucraina è un evento terribile con conseguenze di enorme portata. Ma la cancellazione di un programma pacifico di esplorazione spaziale deve fare riflettere. Non ci può sfuggire il fatto che un programma politicamente estremamente visibile come quello della Stazione spaziale internazionale non si
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sia interrotto e che la collaborazione sia continuata non solo nello spazio, ma anche con il trasporto da e verso terra di astronauti americani sulle capsule Sojuz russe.
E le polemiche con i vertici dell’agenzia spaziale russa?
Sono state durissime tra Ragozin, amministratore di Roscosmos poi rimosso da Putin, e il personale Nasa di alto livello, ma non si è andati oltre le minacce: gli accordi in atto sono stati rispettati, anche se oggi non sappiamo che cosa accadrà dopo il 2024. Nel caso di ExoMars, invece, si è provveduto in poche settimane alla sua cancellazione, nonostante lo stato molto avanzato della missione, il cui lancio era previsto per questo autunno con un vettore russo, con accordi vigenti tra i paesi partecipanti. Si sono usati due pesi e due misure. Come mai la Iss, progetto scientifico in cui gli Stati Uniti sono leader, non è stata coinvolta nella crisi dei rapporti con la Russia, mentre ExoMars, un progetto scientifico a leadership europea e con un ruolo determinante italiano, è stato invece immediatamente sacrificato? La guerra è qualcosa di terribile, ma dopo la guerra non può che esserci la pace e occorre essere capaci di guardare all’orizzonte della pace e agire di conseguenza, preparando gli strumenti giusti.
Non certo un buon capitolo in ambito cooperazione…
I progetti spaziali di carattere scientifico sono sempre stati un ponte tra i diversi paesi, anche quando, su questo pianeta, la politica andava nella direzione dello scontro. Più di sei mesi di guerra hanno portato a sofferenze e distruzioni inaudite, ma con la cancellazione di Exomars l’Europa - e l’Italia in particolare - hanno perso probabilmente molto di più di quello che ha perso la Russia: in questo modo, quando questa guerra finirà, l’Europa avrà perso una occasione importante di politica internazionale per riallacciare i rapporti con un paese che nell’esplorazione spaziale ha avuto un ruolo fondamentale.
E quindi cosa ne sarà di ExoMars?
Il futuro è estremamente incerto: spero che si trovi un modo di lanciarlo con la Nasa, ma anche a essere ottimisti, vi saranno grandi ritardi e costi addizionali di cui qualcuno, in Europa, dovrà farsi carico. Purtroppo, in Italia non se ne è parlato e non se ne parla, cosa che trovo sorprendente, visto l’investimento fatto dal nostro Paese nel corso di molti anni e il coinvolgimento dell’industria nazionale. La diplomazia spaziale bisogna saperla fare e non solo raccontare.
Artemis è un progetto grande, costoso, ma che vede un’importante cooperazione internazionale. Qual è la sua visione sul ritorno alla Luna con astronauti?
Il ritorno sulla Luna con una base umana permanente rappresenta un progetto molto importante che rilancia con forza l’esplorazione spaziale. Sarei più cauto sulla questione della collaborazione internazionale. Con il programma dell’esplorazione lunare abbiamo assistito nel giro di pochi anni e ben prima della guerra in Ucraina, al frantumarsi della collaborazione Usa-Russia, fondamentale per la Stazione spaziale, e alla cancellazione dei programmi lunari tra Esa e Russia come esito della crisi ucraina. Nel frattempo, la Cina è atterrata più volte sulla Luna con strumenti robotici, ed è perfino atterrata su Marte. E anche India ed Emirati arabi hanno raggiunto indipendentemente il Pianeta rosso, per orbitarci attorno.
Però gli accordi internazionali perlomeno in ambito Artemis procedono e anche bene…
Sì, ma la collaborazione internazionale spaziale con l’esplorazione lunare è diminuita rispetto all’esperienza straordinaria della Iss. Del resto, gli Artemis Accords prevedono una collaborazione tra like minded countries, “paesi che la pensano allo stesso modo”, e quindi si basano su elementi di politica internazionale chiaramente definiti. Nell’esplorazione spaziale si assiste oggi alla formazione di blocchi simili a quelli che sono in competizione per il dominio del pianeta. Probabilmente, questo sarà allo stesso tempo causa ed effetto di una escalation nell’attività spaziale che però avrà sempre meno un focus scientifico-collaborativo e sempre più un focus di competizione economica, strategica e in ultima analisi militare. Si potrebbe dire “nulla di nuovo sotto il Sole”, ma secondo me si tratta di una occasione che rischia di essere sprecata per contribuire allo sviluppo di relazioni internazionali meno conflittuali, di cui l’umanità ha grande bisogno, per affrontare
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» Roberto Battiston, fisico e ricercatore di fama internazionale, dal 2014 al 2018 ha guidato (e rilanciato) l’Agenzia spaziale italiana (Asi).
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» Il rover Rosalind Franklin che sarebbe dovuto partire per il Pianeta rosso in questo autunno con la missione ExoMars 2022.
sfide globali come quella climatica e ambientale.
L’Italia è grande protagonista nel settore della scienza spaziale, con una tradizione che parte da lontano.
Quali sono attualmente i programmi più innovativi?
Ci sono molte cose interessanti nel panorama spaziale italiano. Alcuni che derivano direttamente dalla tradizione dei grandi moduli abitativi della Iss sviluppati dall’allora Alenia, oggi Thales Alenia Space Italia: dobbiamo ricordarci come l’investimento fatto dall’Asi su Torino durante la presidenza di Sergio De Julio, in condizioni economiche difficilissime, abbia permesso lo sviluppo di tecnologie che ancora oggi rendono Thales Alenia un riferimento a livello internazionale. La realizzazione dei moduli dei cargo Cygnus, i contratti per i moduli per Axiom e lo sviluppo del prossimo modulo lunare per le missioni Artemis sono la dimostrazione dell’importanza degli investimenti fatti più di venti anni fa. Lo sviluppo dell’industria spaziale prende tempo e richiede investimenti mirati e una strategia coerente negli anni, ma poi paga.
E poi c’è il Vega: è un programma che ci vede leader anche nel settore lanciatori?
Vega è il più piccolo tra i vettori dell’Esa, sviluppato grazie all’azione competente e coraggiosa di un ingegnere dell’Esa, Antonio Fabrizi, sostenuto dai direttori generali Rodotà e Dordain. Oggi il Vega, grazie alle decisioni prese
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» L’installazione dell’Ams-02 all’esterno della Stazione spaziale internazionale.
nella Ministeriale Esa del 2014, è diventato il più potente Vega C, ed è in corso di sviluppo il motore liquido per il Vega E, versione ancora più potente del razzo sviluppato dall’Avio di Colleferro. Ma passando dai programmi più grandi a quelli più piccoli, ma sempre molto innovativi, mi piace ricordare come l’Italia sia ai primi posti anche nello sviluppo di nanosatelliti di assoluta avanguardia come LiciaCube, inviato verso Didymos (vedi a pag. 22) e ArgoMoon, sviluppato per Artemis I, entrambi sviluppati dalla giovane ditta piemontese Argotec. Infine, ricordo come in Italia si sia dimostrata attrattiva per ditte di altri paesi, come Tyvak, specializzata in costellazioni satellitari di piccoli satelliti ad alta tecnologia e Nanoracks, ditta pioniere nella space economy dell’orbita bassa, che ha installato sulla Iss un boccaporto realizzato da Thales Alenia Space Italia, destinato ad attività commerciali.
Lei è tra gli scienziati alla guida di Ams-02, il grande apparato installato all’esterno della Iss. A che punto sono le ricerche su antimateria e materia oscura?
Lo sviluppo e la messa in orbita dell’Alpha Magnetic Spectrometer (Ams-02), che opera sulla Iss da più di dieci anni, è stata una grande avventura scientifica durata quasi trent’anni e ha aperto la strada alla fisica di precisione con i raggi cosmici nello spazio. I risultati di questi anni di osservazioni hanno messo in evidenza nuove proprietà del flusso di raggi cosmici di energia fino alle decine di TeV. Un risultato particolarmente interessante è stata l’osservazione di un eccesso di positroni, l’antiparticella dell’elettrone, a partire da 10 GeV di energia fino a circa 350 GeV, dove l’eccesso raggiunge un massimo prima di cominciare a scendere rapidamente. Questo picco non era stato previsto e la sua interpretazione rimane aperta: potrebbe trattarsi di un effetto dovuto alla materia oscura, oppure il contributo di una o più pulsar non lontane dalla Terra. Solo con l’aumentare del numero di positroni raccolti ad alta energia sarà possibile risolvere questa ambiguità. Per quanto riguarda l’antimateria, abbiamo osservato dei candidati di anti-elio3 e di anti-elio4, che sono attualmente sottoposti a un’analisi molto approfondita, in attesa di accumulare più statistica e giungere quindi a una evidenza indiscutibile.
Ci può aggiornare su un programma che lei avviò, quando era presidente dell’Asi, di cooperazione con la Cina per satelliti sullo studio dei fenomeni sismici dallo spazio?
Il programma italo-cinese Limadou sul primo satellite Cses-01 opera regolarmente da quattro anni, raccogliendo dati di alta precisione che ci permettono di mettere in pratica per la prima volta le tecniche osservative con cui un fenomeno sismico o uno tsunami può essere
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osservato dallo spazio. I risultati sono molto incoraggianti e aprono la strada a un nuovo tipo di remote sensing, che non punta all’immagine, ma all’osservazione, nello spazio, di quantità fisiche che sono collegate al fenomeno geofisico che si svolge a terra. Il secondo satellite di questo programma, Cses-02, sarà lanciato nei primi mesi del 2023, andando a formare la prima costellazione che osserva la Terra in questo modo. Nell’ambito del Pnrr stiamo studiando come estendere questa tecnica a una costellazione di nano-satelliti opportunamente equipaggiati.
L’Esa sta nominando un nuovo gruppo di astronauti, tra cui vi sono anche dei diversamente abili.
È un’iniziativa nuova, tutta europea…
È un’iniziativa molto interessante e sono curioso di vederne l’esito. Mi risulta che sia la prima a volta al mondo e aggiunge una dimensione doverosa di accesso allo spazio anche per coloro che per un motivo o per un altro hanno una disabilità che però non li rende inadatti a operare nello spazio. Se davvero pensiamo a un’evoluzione dello spazio che sia sempre più aperta a una molteplicità di attori, è giusto guardare anche in questa direzione.
La space economy è lanciata e le cifre di oggi lo dimostrano. Il futuro dello spazio, dunque è roseo, in termini di indotto e ricadute tecnologiche?
Il mondo dell’economia sta guardando allo spazio con un
» Sopra: quando il nostro pianeta trema a causa di un terremoto, emette onde gravito-acustiche che si propagano e generano perturbazioni atmosferiche misurabili dallo spazio, grazie al programma italo-cinese
Limadou.
A destra: Roberto Battiston è tra i responsabili scientifici dell’apparato Ams-02 per misure di fisica fondamentale e cosmologia.
interesse crescente, anche in Italia. Quando nel 2018 ho lanciato il New Space Economy Expo Forum, grazie all’accordo tra la Fondazione Amaldi e Fiera di Roma, in pochi pensavano a una crescita così rapida del settore. È stata una decisione tempestiva che contribuisce alla visibilità italiana sulla scena della space economy mondiale. Non dimentichiamo poi che nel 2024 l’Italia ospiterà il prestigioso Congresso Internazionale di Astronautica a Milano: un appuntamento importante per il nostro Paese, al quale dobbiamo arrivare preparati. Veramente uno spazio da tutte le latitudini: grazie professor Battiston.
*ANTONIO LO CAMPO GIORNALISTA AEROSPAZIALE, SCRIVE PER QUOTIDIANI NAZIONALI E PERIODICI, E PER “COSMO” CURA LA SEZIONE SPAZIO.