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PLANETARI
PLANETARI
DI GIAN NICOLA CABIZZA*
AL PLANETARIO CON DANTE
LA DIVINA COMMEDIA OFFRE UN SUPPORTO IMPORTANTE ALLO STUDIO DELLA ASTRONOMIA SFERICA
Una delle questioni più ricorrenti nell’astronomia sferica che viene trattata nei Planetari riguarda che cosa sia l’equatore celeste, cioè quel cerchio prodotto dall’intersezione del piano dell’equatore terrestre con la sfera celeste. Così è definito fin dall’antichità e tale è per Dante.
Vediamo come il Poeta descrive i diversi punti di vista dai due emisferi sud e nord (Purgatorio, IV, 79-84):
‘l mezzo cerchio del moto superno, che si chiama Equatore in alcun’arte, e che sempre riman tra ‘l sole e ‘l verno, per la ragion che di’, quinci si parte verso settentrïon, quanto li Ebrei vedevan lui verso la calda parte.
L’equatore celeste, proiezione in cielo dell’equatore terrestre, si colloca sempre tra le due posizioni estreme del Sole, estiva (l’ sole), e invernale (‘l verno). Poiché siamo al Purgatorio, agli antipodi di Gerusalemme (per la ragion che di’), lo vediamo voltati a settentrione, a nord, mentre da
Gerusalemme osserviamo l’equatore celeste guardando verso sud (quanto li Ebrei / vedevan lui verso la calda parte). Un’altra questione fondamentale riguarda l’eclittica, cioè il cerchio generato dall’intersezione del piano dell’orbita terrestre con la sfera celeste. Questa è la definizione moderna, basata sul sistema eliocentrico. Nell’antichità era il cerchio generato dal moto del Sole nel cielo, lungo la fascia dello Zodiaco. Proviamo a spiegare questo concetto con le parole di Dante (Paradiso, X, 13-18): Vedi come da indi si dirama l’oblico cerchio che i pianeti porta, per sodisfare al mondo che li chiama, che se la lor strada non fosse torta molta virtù del ciel sarebbe invano e quasi ogne potenza quaggiù morta. Parafrasando, potremmo attualizzare questi versi in “Vedi, o lettore, il cerchio obliquo che porta i pianeti (l’eclittica), in modo tale da soddisfare il mondo che li chiama, perché se il percorso dei pianeti e del Sole non fosse obliquo, non avremmo l’alternarsi delle stagioni e quaggiù sarebbe un disastro per la natura e l’ambiente naturale” (quasi ogne potenza quaggiù morta).
UNA FORTE FINALITÀ DIDATTICA
Il Poeta propone anche una vera e propria lezione di astronomia sferica, spiegando come due punti del pianeta Terra che si trovano agli antipodi uno rispetto all’altro, condividono lo stesso orizzonte astronomico (Purgatorio, IV, 67-75): Come ciò sia, se ‘l vuoi poter pensare, dentro raccolto, imagina Sïòn con questo monte in su la terra stare sì, ch’amendue hanno un solo orizzòn e diversi emisperi; onde la strada che mal non seppe carreggiar Fetòn, vedrai come a costui convien che vada da l’un, quando a colui da l’altro fianco, se lo ‘ntelletto tuo ben chiaro bada. Dice Virgilio: se vuoi capire come ciò accada, concentrandoti bene (dentro raccolto), immagina che Gerusalemme (Sïòn) e il Purgatorio (questo monte), stanno sulla Terra in una posizione
» Il monte del Purgatorio alle spalle di Dante nel celebre affresco di Domenico di Michelino.
» Sopra: l’equatore celeste visto da Gerusalemme, guardando verso sud.
Sotto: l’equatore celeste dal Purgatorio, agli antipodi di Gerusalemme, guardando verso nord (simulazioni eseguite con un software di planetario). PLANETARI
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tale (sono reciprocamente agli antipodi) che condividono lo stesso orizzonte (un solo orizzòn) e diversi emisferi, per cui l’eclittica (la strada che mal non seppe carreggiar Fetòn) per due osservatori rivolti a est, uno qui la vede a sinistra, mentre l’altro, Gerusalemme, a destra. Un concetto che viene ben focalizzato da Virgilio in questi altri versi (siamo sempre all’emisfero sud, Purgatorio, IV, 119-120)): «Hai ben veduto come ‘l sole da l’omero sinistro il carro mena?». Cioè: hai osservato come il Sole (mentre siamo rivolti verso est) si muova alla nostra sinistra? Come si può notare da questi brevi estratti, c’è nei versi danteschi una forte finalità didattica, supportata da una grande competenza e capacità di sintesi. Che si possono efficacemente associare alla potenza rappresentativa dei fenomeni celesti di un planetario, lo strumento che per sua natura permette di visualizzare da diversi punti di vista i moti degli astri, Terra compresa. Questa applicazione aiuta notevolmente a dipanare il velo di astrattezza che gli studenti avvertono sull’astronomia sferica. Permette di unire in un’unica lezione interdisciplinare letteratura e scienze naturali. E rende ancora più ragione della maestria del sommo Poeta.
*GIAN NICOLA CABIZZA
IMPEGNATO NELLA DIDATTICA DELLA FISICA E DELL’ASTRONOMIA, HA REALIZZATO IL PLANETARIO DI SILIGO (SS), FA PARTE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DI PLANIT ED È RESPONSABILE DELLA SEZIONE AIF DI SASSARI.