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OSSERVAZIONI
OSSERVAZIONI
DI PIERO MAZZA*
UNA GRANDE COSTELLAZIONE AUTUNNALE
NEBULOSE E AMMASSI NEL CIGNO, CON UNA PICCOLA SORPRESA
OSSERVAZIONI
Nel numero di ottobre (vedi Cosmo n. 32) abbiamo dedicato questa rubrica alla costellazione del
Cigno, soffermandoci sulle sue stelle principali e presentando qualche oggetto diffuso, fra cui imperava la nebulosa Nord America. Vediamo di ora penetrare un po’ meglio questa bella costellazione che è considerata
“estiva”, ma resta ancora ampiamente visibile durante il mese di novembre.
Basti pensare che attorno al 15 del mese, in prima serata, Deneb culmina nei pressi dello zenit.
L’AMMASSO APERTO M39
Nella quindicina di oggetti Messier ritenuti osservabili a occhio nudo, solitamente non appare l’ammasso aperto M39; eppure, lo si può scorgere anche da cieli non particolarmente bui, a patto di sapere dove guardare. È un buon esercizio che ogni osservatore del cielo dovrebbe fare all’inizio di ogni nottata osservativa, anche per sondare la bontà del sito. Per trovare M39, occorre considerare la congiungente Gamma-Alfa (Sadr-Deneb, se utilizziamo i nomi originali), distanti 6 gradi; prolungando questa distanza verso nord-est per circa 8 gradi e poi ripiegando ad angolo retto verso sud-est (in direzione del Quadrato di Pegaso) per metà di questa distanza, si arriva sul bersaglio. Attenzione però: un grado a nordovest c’è SAO 50867, una stella di mag. 5,3 che potrebbe confondere. Si tratta di un astro generalmente considerato debole, anche se non è al limite della visibilità a occhio nudo (molto dipende dall’acutezza visiva dell’osservatore), essendo 40
» Nella pagina a fianco: la Cocoon Nebula ripresa con un Primalucelab Airy Apo 104T (Fabio Semeraro).
A sinistra: la regione settentrionale della costellazione del Cigno (Perseus).
Sopra: l’ammasso aperto M39 ripreso con un Celestron 8 (Angelo Molinari, Gaggiano).
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DI PIERO MAZZA
volte meno luminosa di un astro brillante come Deneb. Per confronto, ricordiamo che le stelle Delta, Epsilon e Zeta dell’Orsa Minore, a mala pena visibili dai cieli suburbani, sono di quarta magnitudine e che la Eta è di quinta. Con una vista buona, sotto cieli con uno SQM (Sky quality meter), pari o superiore a 21,5 mag. per secondo d’arco quadrato (ancora presenti nel nostro Paese da alcune località montane), si riesce a intravedere la Lambda UMi di magnitudine 6,3. Pertanto, è realistico il limite di visibilità di 6,5, riportato su alcuni atlanti celesti, come quello liberamente scaricabile dal sito di Filippo Riccio (bit. ly/3dscboW). Una stellina singola molto debole può talvolta creare l’impressione di un piccolo oggetto diffuso, per questioni fisiologiche. Allora, una volta localizzata la SAO 50867, basta fissarla per qualche istante in visione diretta, e M39 dovrebbe saltar fuori facilmente. Dopo tutto, come sosteneva John Ellard Gore, un astrofilo irlandese della seconda metà dell’Ottocento, lo stesso Aristotele sarebbe riuscito a vedere M39, descrivendolo come “una stella con una coda”... Al binocolo M39 si distingue bene: un 10x50 è in grado di mostrare 15-20 componenti, disposte su una superficie triangolare, mentre con un 15x45 stabilizzato se ne possono contare anche 25 fino alla magnitudine 10,5, molte delle quali relativamente brillanti. Al telescopio, l’ammasso può arrivare a occupare tutto il campo, avendo un diametro di mezzo grado; ma a forti ingrandimenti si rischia di perdere parte del suo fascino. L’Atlas Coeli Catalog di A. Bečvar gli attribuiva 25 stelle, praticamente tutte della Sequenza Principale e di spettro non precedente il tipo A, il che conferirebbe all’ammasso un’età di 300 o 400 milioni di anni. In strumenti da 25 o 30 centimetri è possibile contare sino a un centinaio di componenti, ma un’elevata percentuale di queste sono stelle di fondo che si sovrappongono prospetticamente, senza un legame fisico. Un esercizio interessante è
» La nebulosa planetaria Minkowski 1-79 (Astrobin).
STELLE E PROFONDO CIELO NEL CIGNO
Oggetto
M39 (NGC 7092) h1657
AR (2000) Dec. (2000) Dim.
21h 32,2m +48°27’ 31’
21h 32,7m +48°29’ —
Mag.
4,6 9,0+12,1
PK 93-2.1 (Minkowski 1-79) 21h 37,0m +48°56’ Cocoon Nebula (IC 5146) 21h 53,5m +47°16’ Barnard 168 21h 47,8m +47°31’ 60”×40” 13,2 11’×10’ 9 1,7°×0,2° —
Barnard 362 21h 24,0m +50°10’ 12’×8’ —
NGC 7086 21h 30,5m +51°36’ 9’ 8,4
Patchick 6 21h 29,8m +50°14’ 1,6’ 10,5
Tipologia
Amm. aperto Stella doppia Neb. planetaria Neb. emissione Nebulosa oscura Nebulosa oscura Amm. aperto Asterismo
» L’ammasso aperto NGC 7086 in un’immagine pubblicata da Wikipedia (Roberto Mura).
quello di discernere i colori delle stelle di M39: per esempio, sia verso ovest che a NE si notano due stelline ambrate di 9a grandezza, mentre la maggior parte delle componenti sono bianco-azzurre.
NEI DINTORNI DI M39
Un’interessante stella doppia di 9a grandezza, denominata h1657, si trova subito a est del centro di M39: la componente principale è accompagnata da una stellina di 12a, situata 23” verso NNE: si può agevolmente individuare in un piccolo telescopio a bassi ingrandimenti. Un grado a NE di M39 si trova una debole nebulosa planetaria, riportata sull’Uranometria come PK 93-2.1, ma nota anche come Minkowski 1-79. L’oggetto richiede uno strumento da 40 cm, ma è osservabile, sia pur molto debolmente, anche in uno da 25 cm. Esteso circa 40”×30”, è situato nei pressi di un piccolo triangolo rettangolo isoscele di stelline; una di queste si trova a ridosso verso ovest, mentre un’altra appena percettibile ne lambisce il margine orientale. Con strumenti modesti è meglio impiegare un filtro OIII per smorzare il fondo cielo della Via Lattea. Circa 4 gradi a ESE di M39 si trova una nebulosa famosa e bizzarra: la Cocoon Nebula. La sua bizzarria consiste nel fatto che pur essendo visibile anche in telescopi da 15 cm, spesso ci si “passa sopra” senza vederla. Si trova al termine di Barnard 168, uno stretto e debole corridoio scuro, visibile con un binocolo 20x80, preferibilmente grandangolare. La nebulosa non sfugge neanche alla prima occhiata se si dispone di un filtro H-beta: allora appare come una chiazza lattescente, rotonda, di 7’-8’ di diametro, con una stellina nel centro e un’altra al bordo meridionale; anche un filtro OIII aiuta, ma molto meno. Una volta localizzata, si può rimuovere il filtro: la nebulosa si sbiadisce, ma appaiono tutte le stelline nella quale è incastonata. Non sono stelle di campo, ma costituiscono l’ammasso aperto Collinder 470, molto disperso, le cui componenti sono giovani astri nascenti dalla nebulosa stessa. La visione senza filtro permette inoltre di aumentare gli ingrandimenti, cosa non consigliabile quando si utilizzano filtri come OIII e H-beta, che abbattono oltre il 90% della luminosità. In uno strumento da 25 cm a un centinaio di ingrandimenti l’oggetto appare di forma irregolare; in visione distolta, sembra addirittura di vedere come delle grosse ditate lasciate dalla mano di un gigante. Un’altra nebulosa scura, molto più piccola, è Barnard 362, che si trova un paio di primi a NW di M39; in un piccolo telescopio a circa 50 ingrandimenti appare come una formazione oblunga orientata da NE a SW; una coppia di stelle giallognole di magnitudini 7,2 e 7,7, distanti 2,5’, si trova a 16’ verso nord ed è utile per localizzare la nebulosa. Circa 3 gradi a nord di M39 c’è un
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altro ammasso aperto, NGC 7086, scoperto da William Herschel nel 1788 e distante 4230 anni luce. Non è un oggetto eccezionale, ma è grazioso in piccoli telescopi: sembra una fine polvere di diamante che fa da sfondo a una dozzina di gemme abbastanza brillanti. Con strumenti da 10-15 cm si contano circa 30 componenti, che diventano facilmente 50 in telescopi da 25 cm. Una condensazione estesa 3’ si trova poco a nord del centro e questa comprende una stella di 10a che è anche il membro più brillante dell’ammasso.
PICCOLE SORPRESE
Se ci si sposta di 1 grado a est di B362, si giunge al piccolo asterismo Patchick 6, che porta il nome dell’astrofilo californiano che l’ha scoperto con un telescopio da 33 cm. È formato da 8-9 stelline di magnitudini comprese tra la 11 e la 13, che formano una “V” curvilinea; costituisce uno dei tanti raggruppamenti di stelle che appaiono vistosi visualmente, ma che magari sfuggono nelle riprese fotografiche. Scoperte di questo tipo sono più frequenti di quanto si immagini: chi scrive, ne ha annotate almeno una ventina; ma si tratta di gruppi casuali che “invadono” il campo oculare magari predisposto per la ricerca di una debole galassia; ognuno di questi è stato controllato, ma nessuno è riportato sulle mappe.
*PIERO MAZZA MUSICISTA DI PROFESSIONE, È UN APPASSIONATO VISUALISTA, CON MIGLIAIA DI OSSERVAZIONI DEEP SKY CONSULTABILI DAL SITO WWW.GALASSIERE.IT.