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Noi e voi

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Certificato ADS n. 8855 del 05/05/2021 Codice ISSN online 2499-0833 N. 27 - ANNO LXVII - 10 LUGLIO 2022

A M O R E È U N A PA R O L A A N T I C A

RISPONDE STEFANIA ROSSINI [ STEFANIA.ROSSINI@ESPRESSOEDIT.IT ] Cara Rossini, a proposito di felicità essa la si può conquistare alla fine di un percorso accidentato e solo invecchiando è possibile rivivere la giovinezza che allora ci afflisse, che a volte detestammo e di cui non sapemmo che farcene. Diciamo che alla quarta età (sono quasi novantenne) si può assaporare una piacevole serenità quando svanisce il rischio di innamorarsi che, come le guerre, inizia con una dichiarazione che ha ben poco dell’amore con la A maiuscola, né ha qualcosa da spartire con quello che George Bernard Shaw definiva eterno («perché l’amore che finì non era amore»). Forse soltanto l’amore che riversiamo sui figli è eterno, come le vocazioni, le passioni, l’arte, che ci accompagnano nella vita. Lo si racconta bene ne “Il paziente inglese”, il film dell’infermiera e dell’artificiere che incontrano l’amore durante la guerra, ma che vi rinunciano per assecondare la propria vocazione per l’assistenza e per salvare vite umane. Del resto la felicità è stata materia di ogni tipo di definizione nel tempo secolare da «i soldi non danno la felicità» (forse perché sono sempre troppo pochi) all’uomo che «la cerca sempre ma quando la trova non la riconosce», al «ci si accorge dopo di essere stati felici prima», al fatto che «la si trova senza cercarla». Ma resta la certezza che è impossibile praticarla al cospetto di tutta la sofferenza che affligge il mondo e cioè guerre, carestie, malattie, lotte di ogni genere, dove è l’ignoranza il vero portato di tutto. Per questo sarà bene convenire che solo l’uomo schiavo del sapere può cambiare il vivere impostando con preveggenza anche il rapporto di coppia dove si annida la gelosia e qualche volta il raptus, fino all’estremo del femminicidio.

Marino Rubini. Nereto (Te)

Questa è una lettera che viene dal passato, e non per l’età dell’autore e per il tema trattato con grazia antica, ma perché è stata scritta a macchina su un foglio di carta, imbustata e spedita per posta. Erano diversi anni che questa rubrica non ne riceveva una, da quando le mail hanno preso il soprav vento su ogni altra forma di comunicazione. Avere la lettera materialmente in mano, osservare le cancellature e i piccoli errori corretti con un tratto di penna, decifrare la firma autografa, è stato un tuffo nei tempi remoti del giornalismo e delle redazioni, quelle che Eugenio Scalfari descriveva animate da “l’allegro ticchettio” delle macchine per scrivere. Molto meglio il silenzio e la velocità della scrittura al computer naturalmente, ma il signor Rubini battendo a macchina i suoi pensieri sull’amore, la felicità e l’ignoranza, ce li ha presentati come più intensi e condivisibili. Pensieri che non hanno niente di antico, specie quando, con l’esperienza dell’età, ci fa notare che l’amore romantico è fuggevole e che sono altre le passioni che riempiono una vita: i figli, l’arte e forse qualsiasi cosa ci piaccia veramente fare. E soprattutto ci ricorda che è inutile inseguire la felicità nel mondo dominato dall’ignoranza. È quest’ultima che va combattuta con l’arma contundente della conoscenza.

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