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Diari di guerra Sabina Minardi

Settimane 14, 15 e 16

La scrittrice e illustratrice Nora Krug. Nata in Germania, a Karlsruhe, vive da anni a New York. In Italia ha pubblicato “Heimat” (Einaudi). Di recente ha illustrato “On Tyranny”, saggio di Timothy Snyder

L’Espresso sta pubblicando “Diaries of War”, diario illustrato della guerra, in contemporanea con altre testate internazionali e in esclusiva per l’Italia

di Sabina Minardi

Èestate. «Ma ho il diritto di assaporarne l’atmosfera?». K. è russo, osserva la guerra da fuori. Artista di San Pietroburgo, all’indomani dell’invasione dell’Ucraina ha ammesso a se stesso ciò che già sapeva ma continuava ad ignorare: di non poter più vivere in un Paese aggressore e liberticida.

Come molti russi in totale disaccordo con la guerra, ma impossibilitati a esprimere apertamente il loro dissenso, si è temporaneamente separato dalla famiglia, è partito alla ricerca di un luogo dove trasferirla, e l’ ha trovato in Lettonia. Ora è tornato a casa, a preparare i documenti. Ma nel frattempo il senso di colpa, sindrome di ogni sopravvissuto, è uscito allo scoperto: è estate, ma posso davvero goderne?

K. è uno dei protagonisti di “Diaries of war”, graphic novel che l’illustratrice

Nora Krug ha cominciato a realizzare sin dalle prime settimane di guerra, mettendo a confronto, attraverso interviste, due testimoni del conflitto, e traducendo la loro esperienza in immagini: da una parte un cittadino russo, dall’altra una giornalista ucraina. Il risultato è un reportage dalla vita quotidiana, e parallela, di due persone comuni, stravolte dal conflitto. Un work in progress che L’Espresso sta pubblicando in esclusiva per l’Italia, dal 24 aprile, insieme con altre testate internazionali come Los Angeles Times e

De Volkskrant.

Avevamo interrotto il racconto alla tredicesima settimana, con il ricongiungimento di K., la giornalista di Kiev, con i figli: la prima reazione all’invasione russa era stata quella di trasferirli con la nonna in Danimarca. Festeggiato il compleanno del bambino più piccolo, la donna è tornata in Ucraina, progettando di riunire presto la famiglia da qualche parte in Europa. C ’è voglia di normalità, in questa guerra lunga ed estenuante: di riprendersi la propria vita, il proprio lavoro, i propri affetti. E ci si interroga tanto, da una parte e dall’altra. K. riflette con la madre sul significato di identità culturale: l’anziana donna è un’ebrea russa ma si è sempre considerata ucraina, originaria da una famiglia che si definiva “cosacca” e non russa. E anche quando si è risposata in Crimea, e ha fatto crescere la figlia in Russia fino ai 13 anni, nulla è cambiato: entrambe si sono sempre sentite ucraine. D., dalla parte opposta della guerra, vive la stessa complicata geometria di un’identità improvvisamente messa alla prova: ha antenati siberiani ed ebrei. È nato in Unione Sovietica, ma è cresciuto in Russia. È contrario alla guerra, e dunque è un traditore agli occhi delle autorità. Ma per gli stranieri è russo, e questo basta a considerarlo cittadino del Paese responsabile della guerra. Il conflitto è questo: dolore, sangue, perdite, distruzione, l’incalzare di nuove urgenze. Ma anche un permanente senso di fragilità, che mette in discussione tutto: valori, patria, appartenenza, diritti, legami. Quello che ci rende Sabina Minardi le persone che siamo. Giornalista ©RIPRODUZIONE RISERVATA

le ambizioni di Meloni sono le sue. Fdi è il suo caccia bombardiere mig liore. Il più efficace.

Crosetto è un tipo affabile, non si sottrae, piuttosto si infer vora. A llora succede che quando riceve fondi e banche per A iad, è capitato di recente con Black Rock, Citigroup, Cvc Capital, Goldman Sachs, si sottopone volentieri agli esami su Fdi. Le domande sono dritte, forse ingenue, di sicuro ricorrenti. Fdi v uole picconare l ’Unione Europea? Fdi v uole aumentare la spesa pubblica? Fdi v uole rivedere il corredo storico di alleanze? Fdi v uole limitare il libero mercato? Temi che si possono declinare con solennità da accademia o con leggerezza da pizzeria, ma comunque irrisolti per Fdi, sfuggenti, non limpidi, decisiv i. Le ambizioni di governo passano da qui. Non è sufficiente la maggioranza assoluta nelle urne, e non c’è bisogno di stupirsi o di denunciare golpe bianchi, per accedere a Palazzo Chigi. È il classico processo naturale che porta un cartello elettorale, un agglomerato di malcontenti e di speranze, di omissioni e di propaganda, nel vestibolo delle istituzioni. Tant’è che Meloni, consapevole, per l ’autunno ha pianificato - anche i verbi richiedono un salto di qualità - una serie di appuntamenti con la finanza internazionale con tappe a Milano, Londra, New York e Francoforte. «Yo soy Giorgia, soy una mujer» non fatica a infiammare le piazze dei neofranchisti spagnoli di Vox, e lo sa, ma dov rà faticare per rassicurare le piazze del capitalismo occidentale. Crosetto giura che non tornerà indietro. Ci si può sempre correggere con Fdi in un governo di coalizione.

Il civ ico 54 di v ia Nazionale a Roma va tenuto in g rande e g rave considerazione. Fdi non va oltre la coppia Meloni-Crosetto, vantagg io e limite. Chi ha interessi in Italia si sbraccia per discutere con loro, in rare occasioni con Lucio Malan, senatore ex di Forza Italia, con Adolfo Urso, presi-

Il presidente del Consiglio Mario Draghi e il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte

DRAGHI E CONTE LA STESSA MUSICA DA QUI ALLE ELEZIONI

Una volta alle feste di paese la banda musicale era sempre scortata da un “masto” (un organizzatore) con l’udito sensibile e lo sguardo aguzzo. Era suo compito scovare, redarguire e semmai denunciare il ragazzo che, nascosto fra attempati e presunti allievi del maestro Mascagni, era lì a fingere di suonare, a far numero, a far chiasso, un tipo Sganarello, comico, stralunato. Costui era una “imbottitura”. Qualcosa che riempie il vuoto, che non serve però è utile, che non guasta però è buffa. Il colloquio chiarificatore che non chiarisce fra Giuseppe Conte e Mario Draghi, che si è tenuto mercoledì mattina a Palazzo Chigi, è un perfetto esemplare di “imbottitura”. In politica è una tecnica che si adopera parecchio, soprattutto in quel periodo inquieto, più o meno un anno, che porta alle elezioni. Al solito trafelato e circondato da una muraglia di cronisti con

CONSIGLIERI

Luigi Buttiglione. A fianco: Francesco Lollobrigida. Nell’altra pagina: Guido Crosetto dente del Copasir, il comitato che v ig ila sug li apparati di sicurezza, con Francesco Lollobrig ida, capog ruppo a lla Camera nonché cog nato di Giorg ia . R iferimenti classici, scontati, quasi bana li.

A proposito di sig le e nomi, va appuntato un nuovo nome, mai scivolato nei prog rammi telev isiv i, nemmeno nei tafferug li che si usano per mendicare ascolti, ben protetto dai retroscena, sconosciuto ai parlamentari in carica o aspiranti. Eppure è il più evocato, sussurrato, chiacchierato dai sig nori di banche e fondi: sarebbe il punto di contatto tra la finanza europea e il partito di Meloni. Il suo nome è Luig i Buttig lione, sessant’anni compiuti a magg io, di orig ini pug liesi, lontano parente di A ngela e Rocco. Buttig lione è un economista di robuste referenze. Neg li anni ’80 entrò per concorso a l ser v izio studi di Bank ita lia . Per i governatori Carlo A zeg lio Ciampi e poi A ntonio Fazio si occupò delle pratiche per l ’adesione a l

i microfoni a lunga gittata, esitante, «che faccio mi fermo e parlo o vado e taccio e dopo parlo?», Conte ha inondato i taccuini con una serie di annunci, premesse, rivelazioni, avvertimenti, rassicurazioni. S’è detto preoccupato per le famiglie e per le imprese, ha chiesto una moratoria per le cartelle esattoriali, anzi una agevolazione si è corretto, il taglio del cuneo fiscale che è un tormentone da quando Madonna, la cantante, era alle elementari, ha citato sdegnato il bonus bollette, s’è fatto torvo per difendere il suo bonus edilizio, ogni bonus è bello a mamma sua, ha scandito, per dar modo di prendere appunti, che ogni tema è ben riassunto in un documento ufficiale che ha consegnato nelle salde mani del presidente del Consiglio. Ah un’ultima precisazione. E comunque quel che resta dei Cinque Stelle, ha aggiunto con scarsa convinzione, non lascia il governo, poi ha sospirato che sul decreto cosiddetto “aiuti” - dovrebbe aiutare i cittadini, aiuta molto anche la politica a dibattere - si vedrà nelle prossime ore. Con una “imbottitura” così gigantesca, un materiale sterminato di argomenti, aneddoti, retroscena, proiezioni, schieramenti, grafici, tabelle, interviste, chi la politica la pratica e chi la politica la racconta, capite, ci sfangano due settimane. Almeno. Nello stesso giorno di Draghi e Conte, da Milano sono giunti rinforzi. Il sindaco Beppe Sala ha incontrato, a casa sua, in senso letterale, nel quartiere Brera, il ministro Luigi Di Maio per confrontarsi sui rispettivi programmi politici. I sondaggisti hanno già pesato e ripesato il movimento politico di Di Maio prima che il medesimo Di Maio ne dichiarasse il nome, pare che oscilli tra il 2 e il 3 per cento, hanno declamato, i sondaggisti, con l’aria stravolta di chi ha appena concluso un esperimento di chimica nucleare. E poi il ministro Giancarlo Giorgetti, per riassumere soltanto lo scorso mercoledì, ha visto a colazione il segretario Matteo Salvini per celebrare il giorno della concordia nella Lega che precede quello della discordia che anticipa quell’altro della concordia. E infine la stella Damiano Tommasi, il “campo largo” che sembra una casella del Monopoli, il centro che pende di qua, la sinistra che guarda a destra, la destra al sapore di sinistra, le riunioni di corrente, i ritiri spirituali. Più che una banda con una o due “imbottiture”, oggi la politica è una banda di “imbottiture” e uno o due musicisti. Viene facile asserire, e non deve essere fatto, ovvio, che Draghi sia un musicista di inopinabile competenza e sicura applicazione, ma pure Draghi deve partecipare nel mentre governa. In solitudine non si governa. Non basta un assolo. L’elenco diventa sempre più complesso: la pandemia, l’inflazione, la guerra in Ucraina, il costo della vita, il costo del denaro, il costo dell’indolenza, non intervenire sul clima, sui rifiuti, sulle tasse. Troppe le cose da fare e poca la voglia di suonare alla vigilia di un voto che schiude una nuova stagione politica e che spaventa chi è destinato a non governare e chi potrebbe governare. Bisogna essere all’altezza del momento. Le “imbottiture” non lo sono. C.T.

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sistema euro. Con i suoi dubbi: la moneta renderà i forti più forti e i deboli più deboli se non incrementano le condiv isioni di mercato e di politiche. Non ci sono idea li, semmai idee.

Per qua lche mese il suo v icino di stanza fu Mario Draghi, di ritorno dalla Banca mondiale e prima di cominciare il decennio di direttore generale al ministero del Tesoro. Dopo l ’av vento della moneta unica e l ’ incarico nel comitato prev isione della Banca centrale europea, Buttiglione ha rinunciato a Bank italia e ha iniziato una seconda carriera nel settore privato: rapido transito in Deutsche Bank, capo economista di Barclays, responsabile delle strategie globali di Brevan Howard. Quest’ultimo è il fondo speculativo di A lan Howard, miliardario britannico che ha appena sposato la giovane chef Caroline By ron sul lago di Como requisendo per un mese v illa Olmo con un obolo di 1,3 milioni di euro per il Municipio. A lla festa ha

cantato Lady Gaga. Qualche tempo fa, però, Buttiglione si è messo in proprio con la Lb Macro, si è trasferito da Londra a Lugano, fa il consulente di svariate società, inter v iene alle conferenze sull ’Europa, scrive libri con i colleghi di fama internazionale, Lucrezia Reichlin, Vincent Reinhart, Philip R. Lane. Può bastare. E che c’entra uno stimato economista che v ive all ’estero e non vota dal ’94 con un partito a volto unico non ancora sv iluppato e additato di nostalgie fasciste? Qui si nasconde e chissà si compie la versione istituzionale di Fdi. «Yo soy Giorgia» v uole gente che non fa dubitare, che non spaventa, che alza il livello. L’ ha sperimentato già nel rapporto col premier Draghi e i suoi collaboratori. Fdi è un partito di opposizione, ma è più disciplinato di Cinque Stel-

TRA I PIÙ INTERPELLATI GUIDO CROSETTO. MA L’UOMO CHIAVE È LUIGI BUTTIGLIONE, EX BANCA D’ITALIA E ORA FINANZIERE IN PROPRIO A LUGANO

Adolfo Urso, presidente del Copasir le e Lega e già predisposto a sacrifici istituzionali v issuti in rispettoso silenzio (come quando si astiene sulle risoluzioni agli inter venti di Draghi). Per esempio Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea e con una carriera ai vertici di Bank italia, quasi coetaneo e ben conosciuto da Buttiglione, è un economista che per Fdi può funzionare ov unque nel suo governo e quindi può ambire alla successione di Ignazio Visco a palazzo Koch. Questo significa, per parafrasare Crosetto, che Fdi v uole governare con la Bce e non contro la Bce.

Buttiglione risponde dalla sua villa che si staglia sul monte Brè e s’affaccia sul lago di Lugano in un tripudio di colori e di confini italosvizzeri che si intersecano: «Io mi ritengo un economista di una destra laica, evoluta, capace di muoversi nelle istituzioni. Ho ricevuto molto dal mio Paese e - spiega all’Espresso - sono pronto a restituire col mio impegno, se serve. A patto che avvenga tramite l’investitura dei cittadini, le votazioni. I membri di governo o i dirigenti di partito non eletti possono essere una eccezione, ma non devono essere una comoda regola. A ltrimenti per me sarebbe uno spreco di energie. O peggio: un inaccettabile conflitto permanente. Chi si av vicina alla politica o alle istituzioni deve interrompere le sue attività». Questo per ricacciare l’etichetta di “Davide Serra” di Fdi. Il finanziere di A lgebris fu un renziano di spicco nella City e generoso donatore, peraltro non ha smesso, però non fu coinvolto mai nel partito o nel governo.

Così si rischia di avanzare troppo velocemente. E di inciampare. La prima volta Buttig lione ha incrociato Meloni qua lche anno fa e ne ha apprezzato l ’umiltà. Non ha frequentazioni specia li con Fratelli d ’Ita lia, ma per le banche e i fondi, soprattutto le banche tedesche, è indicato come un protagonista del partito e di un suo eventua le governo. Panetta, Buttig lione o anche l ’ex ministro Domenico Sinisca lco, che conser va deg li affezionati nel centrodestra, sono sintomi di un approccio imprev isto di Meloni: sancire una credibilità di partito prendendo in prestito quella a ltrui. Non è detto che ci riesca. E che ottenga prestiti a lunga scadenza. C’è un solo modo per farlo: promettere. Q

© RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Augusto Casasoli / FotoA3; pag: 46-47: FotoA3 (3), Getty Images

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