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Il conte Mascetti alla Juventus Gianfrancesco Turano
from L'Espresso 49
by BFCMedia
IL CONTE MASCETTI ALLA JUVENTUS
DI GIANFRANCESCO TURANO
Italia che osserva da lontano il mondiale qatariota non po-L’ trà applicare la legge del 1982 e del 2006, quando le inchieste della magistratura e le retrocessioni per illecito sportivo furono il presagio della vittoria finale degli azzurri. Per di più, lo scandalo che ha investito la Juventus è triste come una melina a centrocampo. Invece dei pirati del totonero e delle auto della polizia sulla pista dell’Olimpico (1982), invece di arbitri chiusi nello spogliatoio e sorteggi taroccati (2006), bisogna accontentarsi della piatta realtà contabile in versione anglicizzata. Il comunicato della
Juve del 28 novembre, quello che ha messo alla porta il presidente bianconero Andrea Agnelli e il suo vice Pavel Nedevd, parla di «constructive obligation», di «straight line approach» e, in un montaggio con la lingua latina, di «accrual pro rata temporis». Quando riemerge l’italiano, con le «legittime metodologie di contabilizzazione alternative», si prova delusione.
John Elkann e il cugino Andrea Agnelli, Presidente dimissionario della Juventus
Meglio ricordare le parole del direttore finanziario bianconero Stefano Cerrato che in una telefonata intercettata dalla Procura di Torino chiedeva: «Posso supercazzolarli in modo più raffinato?» Si riferiva ai guardiani del faro della Consob e chi sa che ne direbbe il conte Mascetti a sapersi patrono di una lista di reati finanziari.
Ma il calcio è pur sempre questione di pronostici, che sono come i rigori: non li sbaglia solo chi non li tira. Come finirà l’affare Juventus? Intanto bisogna separare il fronte penale da quello sportivo.
A leggere i documenti dell’inchiesta giudiziaria Prisma, i bilanci della Juve presentano due forme di distorsione. Una permanente prodotta dalle plusvalenze programmate a tavolino per evitare un patrimonio netto negativo, come nel 2018-19. E l’altra occasionale legata agli accordi sulla riduzione dei salari per il Covid-19 (esercizi 2019-20 e 2020-21). Questi accordi hanno escluso dal conto economico una quota sostanziale dei costi aziendali, pari a varie decine di milioni, in forza di scritture private che restituivano a Giorgio Gianfrancesco Chiellini, Cristiano Ronaldo e compagni la
Turano porzione di stipendio tagliato in nome del-
Giornalista la pandemia. Il solo CR7 ha chiesto il rimborso di circa 20 milioni di euro. Pochi giorni fa, il bilancio 2021-2022 della Juventus è stato rettificato secondo i suggerimenti della Consob con un ritocco del risultato netto per un rosso finale di 239,3 milioni contro i meno 226,8 milioni dell’esercizio precedente. L’aggregato del triennio è vertiginoso, con perdite complessive per 559 milioni di euro.
Oltre alle false comunicazioni e all’intralcio agli ordini di vigilanza, la magistratura torinese ipotizza l’aggiotaggio sulle quotazioni in Borsa del titolo Juventus. Ma una condanna per aggiotaggio in Italia è più rara di un orso bianco a Pantelleria. Quanto alle plusvalenze, la storia degli scandali calcistici nazionali, alla quale Wikipedia dedica venticinque voci a partire dal “caso Rosetta” del 1923, Inter e Milan ci sono già passate senza danno una quindicina di anni fa, quando ancora la Procura di Milano era uno spauracchio. Le assoluzioni nel processo alle due grandi di San Siro fanno giurisprudenza e non la cambierà certo il sito Tranfermarkt. Alla fine, vale il principio che fra privati la compravendita di un bene può oscillare enormemente in termini di prezzo. Insomma, qualche condanna potrà e forse dovrà arrivare ma riguarderà i salari e non saranno condanne pesanti.
Sul fronte delle sanzioni sportive il sistema si sta mobilitando per evitare catastrofi proprio mentre cercava un
nuovo assetto dopo il ripristino del ministero dello Sport e la nomina di Andrea Abodi. Il neoministro sta orientandosi su temi come la rateizzazione del debito fiscale dei club, che sarà la vera piattaforma unitaria fra i presidenti della Lega di A, e non ha bisogno di uno tsunami sulla squadra più vincente in Italia.
«La Juventus probabilmente non rimarrà sola», ha commentato Abodi. «Bisogna fare pulizia evitando il giustizialismo. Abbiamo bisogno di sapere presto cosa sia successo e assumere decisioni per dare credibilità al sistema nel segno dell’equa competizione e questo negli ultimi anni non è capitato». Il passaggio sul giustizialismo è già una dichiarazione di intenti.
Contrari all’overdose di giustizia sono gli altri due elementi della trinità di cui Abodi fa parte e che comprende Giovanni Malagò, presidente del Coni, e Gabriele Gravina, numero uno della Federcalcio (Figc) che era fra i commensali della cena organizzata da Agnelli il 23 settembre 2021 insieme ai vertici del Milan, dell’Inter, del Bologna, del Genoa, dell’Atalanta, dell’Udinese e della Lega di serie A.
Gravina è stato il primo a indossare la divisa da pompiere e ad aprire il bocchettone dell’idrante per tenere
l’incendio Juve sotto controllo. Nel frattempo, il mondo della giustizia sportiva si è mosso con la richiesta di accesso agli atti di Prisma da parte del procuratore federale Giuseppe Chinè, estromesso a fine ottobre dal ruolo di capo gabinetto del Mef. Chinè ha aperto un fascicolo che potrebbe portare a deferimenti per i dirigenti e il club, con richiesta di sanzioni che vanno fino alla retrocessione. Ma il bis di Calciopoli 2006 appare alquanto improbabile per il club controllato da Exor, la finanziaria olandese di John Elkann e famiglia che ha coperto le perdite di gestione del cugino Andrea. La metodologia di contabilizzazione alternativa ha consentito alla Juve un’iscrizione al campionato alla quale non aveva diritto? La risposta sarà no. La seconda domanda riguarda il diritto della Juve a operare sul calciomercato a partire da scritture contabili false. Qui potrà esserci qualche punto di penalizzazione per distorsione della concorrenza. E anche qui, non è detto. In questo campo il metro di riferimento è quello del Psg. La squadra dell’emiro del Qatar Tamim al Thani da anni strapazza ogni regola di fair play finanziario e compra a peso d’oro in nome di un’alleanza politica con il capo della Uefa Aleksander Ceferin, nemico di Infantino e del progetto Superlega propugnato da Agnelli, ex amico di Ceferin. Proprio l’avvocato sloveno sarà chiamato a decidere sull’assegnazione degli Europei del 2032, ai quali l’Italia si è candidata a metà novembre assieme a Turchia e Regno Unito-Eire. Da qui a marzo bisogna entrare nel concreto con il programma e le garanzie finanziarie di circa 2 miliardi. La decisione dell’Uefa è fissata al prossimo settembre e la vitLA CREATIVITÀ FINANZIARIA È DIVENTATA UNA COMPONENTE DEL CALCIO COME IL FUORIGIOCO. PER QUESTO E PER GLI INTERESSI IN BALLO SU EUROPEI E DIRITTI TV NON CI SARÀ LO TSUNAMI toria è uno degli obiettivi della triade Abodi-Gravina-Malagò. Non sarà facile. Con la Juventus a pezzi diventerebbe missione impossibile. Agnelli ha ascoltato chi gli suggeriva di mettersi da parte non tanto per evitare un arresto che il gip torinese ha già respinto, quanto per consentire un repulisti rapido e indolore. Sui club incombono partite vitali come l’allungamento della durata dei diritti tv o la rateizzazione del debito fiscale senza multe e penalizzazioni in classifica. In fondo, la creatività finanziaria è diventata una componente del calcio come il fuorigioco. La Fifa, seconda a pochi in quanto a scandali, ne ha preso atto. L’ordine implicito a chi valuta i bilanci è di usare i guanti di velluto perché nel circo globale del football tutto il mondo è paese.