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Le telecamere cinesi in Italia Gabriele Cruciata

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Noi e voi

Noi e voi

in grado di riconoscere l ’ identità delle persone riprese grazie a un software di intelligenza artificiale agganciato a enormi database di persone. Se ne sono registrati degli utilizzi a scopo preventivo – come ad esempio nel caso del Casinò Venetian di Macao, noto per le operazioni di riciclaggio di denaro sporco – ma anche repressivo. Il caso più noto in assoluto è quello degli uig uri, minoranza musulmana cinese oggetto di durissime repressioni da parte di Pechino, che utilizza telecamere simili per indiv iduare e stanare i soggetti da

Gabriele colpire.

Cruciata A lcune inchieste di Wi-

Giornalista red avevano già dimostrato l ’esistenza e mappato la vasta rete di telecamere cinesi in Italia, anche all ’ interno di strutture sensibili come le sedi dell ’amministrazione pubblica. Si trattava di sistemi installati da società private a forte rischio di connivenza col regime, e per questo anche inserite in black list dagli Stati Uniti. Ma gli ultimi aggiornamenti sembrerebbero aprire allo scenario ben più inquietante di telecamere installate direttamente da Pechino senza alcun consenso da parte delle autorità italiane. I T E N TACOL I I N T ER NA ZIONA L I La questione delle telecamere di Napoli si innesta nel più ampio contesto della rete clandestina di stazioni di polizia cinesi sparse in tutto il mondo. Ben due località hanno fatto partire il progetto proprio dall ’Italia con le stazioni di Milano, definite dalle stesse autorità cinesi come “progetti pilota”. Ad oggi le stazioni di polizia d ’oltreoceano sono più di cento, sparse in tutto il mondo. Tra i Paesi colpiti anche Regno Unito, Canada, Portogallo,

Paesi Bassi e Stati Uniti. Tutti Paesi in cui la reazione alla notizia è stata durissima, con indagini aperte dalle unità antiterrorismo o per la sicurezza nazionale.

Mentre in Italia Luciana Lamorgese, ministra dell ’Interno nel momento in cui a settembre per la prima volta si seppe dell ’esistenza di simili stazioni, ha preferito commentare affermando che ciò «non destava particolare preoccupazione».

Tuttav ia alcuni dei documenti citati da Safeg uard Defenders indicano come la Cina abbia dichiaratamente utilizzato gli accordi stipulati con l ’Italia per penetrare l ’Occidente. Abbiamo provato a domandare a Viminale e Farnesina perché gli accordi siano stati prima firmati e poi rinnovati nonostante la pubblicità di queL’ESCLUSIVA

L’inchiesta de L’Espresso (n.48) sui finti uffici servizi cinesi, basi della polizia di Pechino per il rimpatrio di dissidenti. Al centro, poliziotti cinesi a Roma in pattugliamento congiunto con agenti italiani

SONO STATE INSTALLATE A NAPOLI PER CONTROLLARE I CONNAZIONALI DALLE STAZIONI DI POLIZIA APERTE SOTTO LA COPERTURA DI CENTRI SERVIZI PER LA COMUNITÀ RESIDENTE ALL’ESTERO

sti documenti, ma nessuno ha fornito una risposta .

NON SOLO ACCOR DI CON L’ITA L I A Gli accordi sotto accusa sono stati firmati da ll ’Ita lia tra il 2015 e il 2017. Uno di questi rig uarda dei pattug liamenti cong iunti di poliziotti ita liani e cinesi che si sono svolti su l territorio ita liano tra il 2016 e il 2019. Nonostante a lcune fonti abbiano raccontato a L’Espresso che a ll ’epoca a l Vimina le si respirava aria di «semplice accordo pro forma», utile più a ll ’ immag ine che a lla sostanza , a lcuni dei documenti v isionati da L’Espresso dimostrano che secondo la Cina è proprio g razie a questi accordi che si è riusciti a insta llare le prime stazioni seg rete di polizia in Ita lia .

Tra il 2018 e il 2019 la Cina ha sig lato patti simili anche con la Croazia e la Serbia (la prima membro Ue, la seconda Paese candidato da l 2012). I pattug liamenti cong iunti sono iniziati in par ticolare a Zagabria , capita le croata , dove a lug lio scorso a lcuni agenti cinesi hanno iniziato a lavorare fianco a fianco dei colleghi croati. Attiv ità simili sono par tite anche a Belg rado, capita le serba , e in Sud A frica , dove g ià da vent’anni a lcuni accordi bilatera li hanno por tato a lla nascita di str utture chiamate “centri ser v izi cinesi d ’oltreoceano”, che però – precisa il consolato cinese – «sono solo centri cu ltura li con nessun potere di polizia».

SORV EGL I A NZ A E PER SUA SION E Nei resoconti del le autor ità cinesi g ià r ipor tati in “110 O verseas” a settembre si

RIMPATRIATI SENZA ESTRADIZIONE UOMINI E DONNE IN FUGA DAL REGIME E RICERCATI UFFICIALMENTE PERCHÉ CORROTTI. SONO RIENTRATI CON LA MINACCIA DI RITORSIONI SUI FAMILIARI

I delegati militari cinesi arrivano alla Grande sala del popolo prima della terza sessione plenaria del Parlamento cinese. A sinistra, una guardia di sicurezza durante la cerimonia di chiusura del Congresso nazionale del popolo cinese leg ge che tra g li obiettiv i del le stazioni d ’oltreoceano v i sono quel li d i a iutare la popolazione cinese a l l ’estero e d i monitorarne l ’opinione pubblica . Con toni entusiastici si a fferma anche che g razie a l le attiv ità del le stazioni è stato reso possibi le i l r ientro in Cina d i a lcuni «f ug g itiv i», cioè persone che si nascondevano da l reg ime.

Il termine utilizzato più di frequente è quello della «persuasione a l ritorno». I f ugg itiv i cioè non vengono ripor tati attraverso l ’estradizione – quasi mai concessa nei confronti della Cina a lla luce del mancato rispetto dei diritti umani – ma attraverso pratiche extrag iudizia li che tra l ’a ltro prevedono le minacce nei confronti dei parenti rimasti in patria .

Tutto è iniziato con l ’operazione Fox Hunt – caccia a lla volpe -, che il governo cinese ha av v iato nel 2014 proprio con l ’obiettivo di stanare i f ugg itiv i e ripor tarli in patria «con qua lsiasi mezzo necessario». E g razie a lla rete di stazioni aper te in primis in Ita lia Pechino riesce sempre di più ad espor tare questo suo sistema di terrore politico nel mondo intero.

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