
1 minute read
Inchiesta
from Small giants 5
by BFCMedia
Si tratta di un’area da sempre vocata e consapevole che quella del vino non è un’arte, ma una scienza. Proprio a Conegliano nel 1876 prendeva forma la prima scuola enologica d’Italia, l’Istituto Cerletti, attiva ancora oggi. All’alba del Novecento qui si formò, per esempio, Tancredi Biondi Santi, tra i padri fondatori del Brunello di Montalcino.
Sommando i vari cluster, Treviso totalizza 14,5 miliardi di esportazioni, equivalenti al 20% del Veneto, in nona posizione tra le provincie italiane che più esportano nel mondo, alle spalle di Milano, Torino, Vicenza, Brescia, Bologna, Firenze, Bergamo, Modena. I prodotti più esportati in assoluto sono i macchinari (quasi 2,3 miliardi di euro), quindi i mobili (1,8 miliardi), gli elettrodomestici (1,5 miliardi), il tessile e l’abbigliamento (1 miliardo), le calzature (1 miliardo). L’export di bevande (che conta 829 milioni di euro) è riconducibile quasi esclusivamente alla vendita di vino ed in particolare di Prosecco.
La crisi del 2008, che tante morti seminò sul campo dell’imprenditoria italiana, anche qui ha lasciato un segno vivissimo. “Quanti vissuti, quanti racconti purtroppo anche tragici come quelli relativi ai suicidi hanno segnato le famiglie degli imprenditori locali“, narra Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno. “In molti, per far fronte alle difficoltà, hanno avuto la forza di rinnovarsi, di adattarsi ai cambiamenti del mercato e di investire in nuove strategie. La capacità di reinventarsi è stata una delle chiavi del successo per molte imprese. In tanti hanno saputo cambiare repentinamente settore di produzione, abbandonando ciò che non era più richiesto dal mercato e aprendosi a nuove proposte di prodotti e servizi”.
Oggi anche qui non mancano imprese impegnate a riportare in Italia la produzione, che negli anni era stata dislocata nel mondo. Così come hanno compreso che ‘piccolo è bello’, solo quando la prospettiva è di crescere: “Molte imprese hanno scelto di crescere attraverso acquisizioni e fusioni, consolidando il loro mercato, diventando più forti e accrescendo la velocità nel rispondere ai mercati”.