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IL DIRITTO D’AUTORE NELLE OPERE DEI SOFTWARE

L’opera creata dall’intelligenza artificiale può essere oggetto di protezione?

Risponde Chiara D'Antò, cofounder Studio Legale Cdfr e tech & blockchain legal specialist

La questione non è di poco conto. È necessario partire dalla distinzione tra le opere ottenute dall’intelligenza artificiale con l’assistenza dell’essere umano e quelle create dall’intelligenza artificiale in maniera autonoma. Per le prime, l’implicazione della capacità creativa umana, rappresenta il tratto distintivo e quindi sembra indiscutibile che il diritto d’autore ricada unicamente sulla persona che ha dato vita all’opera. Più complesso è invece è il caso delle seconde, che implicano non solo la totale assenza di capacità giuridica, ovvero la capacità di stare in giudizio e far valere i propri diritti, ma anche forti problematiche connesse allo sfruttamento economico dell’opera e quindi su chi debba esserne identificato come il titolare. Sul punto, è certamente necessario richiamare la recentissima ordinanza n. 1107/2023 della Corte di Cassazione che, per la prima volta, ha affrontato il tema della tutela della proprietà intellettuale di un’opera creata tramite soſtware. La Suprema Corte ha affermato che la protezione del diritto d’autore postula il requisito dell’originalità e della creatività, consistente non nell’idea, bensì nella forma della sua espressione: “L’uso di un soſtware per l’elaborazione di un’opera d’arte non esclude di per sé la tutela del diritto d’autore”, a meno che, all'esito di un accertamento di fatto in cui il tasso di creatività sia stato accuratamente e con rigore valutato, non risulti che l'utilizzo della tecnologia abbia assorbito l'elaborazione creativa dell'artista. In tale contesto quindi l’opera deve riflettere la personalità del suo autore ed essere espressione delle sue scelte creative. Certamente, bisognerà considerare che le intelligenze artificiali non creano collage, ma sono rappresentazioni matematiche di modelli. Il soſtware quindi crea nuove immagini sulla base di algoritmi matematici e sulla base delle richieste degli utenti. In tema tech e innovazione legale su questi argomenti, non posso non citare OpenAI, soſt- ware house letteralmente esplosa sul mercato che ha creato diversi strumenti di intelligenza artificiale, tra tutti ChatGPT, uno strumento di elaborazione del linguaggio naturale che utilizza algoritmi avanzati per favorire l’automatismo dell’apprendimento, per generare una risposta coerente rispetto al contenuto della conversazione.

Senza entrare nel dettaglio delle implicazioni e dei rischi legali connessi all’utilizzo di ChatGPT e/o a sotware simili, credo sia necessario provare a cogliere la richiesta di avanzamento tecnologico e trasformazione digitale che quotidianamente, in via trasversale, colpisce il tessuto sociale italiano e mondiale, con impatti anche culturali, organizzativi ed economici sulla vita di ognuno di noi. La digital transformation è per sua natura disruptive e, attraverso strumenti abilitanti come Ai, big data, blockchain e cloud, persegue l’obiettivo della metamorfosi della società contemporanea. Gestiamo il cambiamento e proviamo ad utilizzarlo per migliorare la realtà in cui viviamo e la qualità delle nostre vite.

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