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IL CALEIDOSCOPIO DEL PROGRESSO
from Small giants 5
by BFCMedia
H-Farm è un incubatore di startup e progetti che vuole creare una cultura dell’innovazione puntando sulle opportunità offerte dal digitale
di Matteo Marchetti
Si definisce “una piattaforma che investe in innovazione”, altri parlano di “incubatore”. In realtà è tante cose messe insieme, perché il suo obiettivo è creare un nuovo modello in cui tre settori, oggi ritenuti affini ma ancora distanti, come scuola, mercato e mondo dell’innovazione, collaborino, si sostengano a vicenda e diano vita a realtà intercambiabili. H-Farm è nata nel 2005 da una visione utopistica dell’imprenditore Riccardo Donadon, il quale ha dimostrato di avere nel proprio dna la caratteristica principale di tutti i visionari: la capacità di anticipare i tempi.
H-Farm ha progetti e traguardi molto definiti, semplici da affermare quanto complicatissimi da trasformare in realtà: vuole creare una cultura dell’innovazione puntando sulle opportunità offerte dal digitale. Strada non semplice da seguire in una fase in cui dalla sera alla mattina emergono novità, cambiano schemi e si rischia di essere sballottati nel mare della trasformazione. Per tenere la barra dritta, bisogna avere idee chiare e skills elevate. Che significa mostrare la capacità di adattarsi ai tanti cambiamenti. Per farlo è necessario avere persone formate e preparate: non a caso in H-Farm la lettera ini- ziale sta per human, perché anche chi punta sul digitale al centro del progetto deve sempre mettere l’uomo. “La missione è aumentare la consapevolezza della società sull’importanza di investire nello sviluppo dell’innovazione al fine di disegnare un futuro dove l’essere umano sia al centro, in armonia con se stesso e con ciò che lo circonda”, affermano gli ideatori. Tutto il contrario di quanto mostra Charlie Chaplin nella fabbrica di montaggio dell’immortale Tempi Moderni, pellicola del 1936 scritta, diretta e interpretata dal celebre attore londinese.
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H-Farm è una sorta di caleidoscopio che può nascondere tante facce diverse.
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Partito come ecosistema per le startup digitali, dal 2005 ha investito 30 milioni di euro per sostenere 128 nuove realtà. Alcune di queste hanno riscosso enorme successo, come Depop, che nel 2021 ha ottenuto una valutazione di oltre un miliardo e mezzo di dollari. I risultati del lavoro di questi anni sono evidenziati da un portfolio che comprende realtà provenienti dai settori più disparati. Solo per citarne alcune, Smau, Ponyu delivery, Mioassicuratore, Fubles, Travel appeal, Diana fashion ecommerce, Club Italia investimenti, Akqa agenzia di comunicazione.
Oggi buona parte delle energie è con-
IL 92% DEI
digitale in cui la tecnologia Apple punta a stimolare creatività e pensiero critico.
centrata su H-Farm Education, che ha come obiettivo quello di formare le nuove generazioni nelle competenze richieste in tema di tecnologie moderne. Punto di forza sono le sedi di Venezia, Vicenza e Rosà, con scuole internazionali, a partire dalle materne, la cui didattica segue il curriculum dell’International Baccalaureate (IB), che punta a formare studenti consapevoli, sensibili e preparati, in grado di esprimersi perfettamente in inglese e in italiano e ovviamente con un rapporto diretto, stretto ma soprattutto consapevole con le tecnologie più avanzate. Titoli conseguiti che ovviamente hanno valore legale. “Perché vogliamo far crescere le persone che immagineranno e cambieranno il mondo di domani”, spiegano i responsabili. Oltre alle materie tradizionali, il programma di studi prevede le basi di computer grafica, programmazione e animazione 3D, pure con l’utilizzo della realtà virtuale. Situazione impensabile in una scuola classica, ma che in H-Farm è realtà già da tempo. Perché su questi banchi futuro e presente si mescolano fino a diventare un’unica realtà.
Non è finita, perché dal 2007 la scuola di Treviso è diventata uno dei sette istituti sul territorio italiano Apple Distinguished School, centro di eccellenza per la didattica
In H-Farm si studia in una scuola in cui gli insegnanti non seguono regole o strumenti preimpostati, ma danno priorità all’apprendimento e non alla lezione. E i numeri confermano che la strada è quella giusta da intraprendere. Parlando solamente dei più grandi, l’80,5% delle domande inviate alla prima Università ottiene esito favorevole e, dato ancora più indicativo, il 98,8% degli ex studenti H-Farm International School si laurea in corso. Ma non è finita, perché il 70% degli studenti si laurea con un voto superiore a 100 (la media nazionale è 96), il 92% dei laureati trova un impiego entro sei mesi e il 99% entro un anno, mentre addirittura il 100% è assunto nel posto in cui ha svolto lo stage, contro la media nazionale del 56%.
Un altro fiore all’occhiello è l’H-farm Campus, struttura che può ospitare fino a duemila allievi (tremila persone complessive con insegnanti e personale amministrativo) con quasi 250 posti disponibili nello studentato, un centro sportivo che comprende palasport, campi da tennis, padel, beach volley, baseball, rugby e skate park. Un investimento complessivo da oltre cento milioni di euro realizzato su 51 ettari di terreno, di cui oltre 27 destinati a parco e zona boschiva, e che comporta quasi nove milioni all’anno di ricaduta economica. Grande attenzione viene rivolta anche all’impatto ambientale: nel Campus sono presenti oltre quattromila alberi e, grazie alla collaborazione con Mmn, è stato azzerato l’impatto di oltre duemila dispositivi Apple compensando inoltre 369 tonnellate di co2. L’unicità di questa idea? Il pensiero di Riccardo Donadon. “Ci piacerebbe che in Italia il nostro modello venisse ripetuto o addirittura clonato. Da parte nostra ci sarebbe la massima disponibilità a dare un contributo a chi chiede di fare qualcosa insieme”. www.h-farm.com
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