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Il caffè che rende libere
from Small giants 5
by BFCMedia
Lavorato nel carcere femminile di Pozzuoli, l’oro nero della Lazzerelle dà una possibilità di riscatto alle detenute
Èl’oro nero per eccellenza e per i napoletani è considerato un momento di incontro e rito sociale, ma adesso il caffè diventa anche un veicolo di libertà all’interno di uno speciale processo di empowerment femminile. A conferirgli un ruolo di riscatto è la cooperativa Lazzarelle, un’impresa di torrefazione nata nel carcere femminile di Pozzuoli ed erede dell’antica tradizione di Arabica alla napoletana. Un gruppo di volontarie, guidate da Imma Carpiniello, ha pensato di sostenere altre donne più fragili, coinvolgendole in un percorso di affermazione della propria identità personale e lavorativa. Laureata in Scienze politiche e con un master in Politiche di genere e diritti umani, Imma è il supervisore di una squadra in rosa che ha reso le detenute capaci di reintegrarsi completamente nel circuito della legalità, mettendo inoltre sul mercato un prodotto artigianale, locale ed etico.
“Sono venuta in contatto per la prima volta con la realtà carceraria per motivi di studio e chiedendo alle detenute di cosa sentissero la mancanza, mi sono resa conto che fosse proprio il lavoro”, spiega Carpiniello. “Non stiamo parlando di questioni filosofiche su come esso nobiliti l’animo, ma di poter affrontare anche in carcere il costo della vita per tutti quei beni considerati non di prima necessità, come il trucco o gli assorbenti. Viene dato il sapone o la carta igienica, ma il ciclo mestruale non è considerato, a dimostrazione di come il carcere sia pensato e gestito in una maniera prettamente maschile”. Così, dopo aver ottenuto un fondo dalla regione Campania, Imma ha attivato da zero l’intera catena produttiva del caffè, prendendo spunto dalla lavorazione tradizionale. "Lazzarelle è una cooperativa che negli anni è diventata una vera azienda in grado di aiutare queste ragazze a riscattarsi e a trovare una loro dimensione personale e nel mondo del lavoro”.
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Un’idea carica di prospettive future, appoggiata subito con grande entusiasmo da quindici detenute che fino a quel momento erano state abituate a svolgere soltanto dei progetti a scadenza. “Non è stato facile convincere le ragazze dell’importanza di fare impresa, investendo prima di tutto su se stesse e soltanto in seguito sul guadagno. Lazzarelle però ha pensato proprio a tutto, dall’acquisto dei chicchi di caffè ancora verdi ai corsi di formazione per le detenute, desiderose di un vero cambiamento”.
Chicchi tostati lentamente con un raffreddamento ad aria per un caffè che sprigiona tutti i suoi aromi, lavorato gentilmente e con quel tocco femminile che non guasta, così da diventare un prodotto di alta qualità. Inoltre, le impiegate di Lazzarelle sono state assunte con regolare contratto per combattere la mancanza di opportunità lavorative a fine pena. “Il carcere è un’istituzione totalizzante e infantilizzante. Totalizzante da un punto di vista fisico, sensoriale e psichico. Infantilizzante perché perdi tutte le tue capacità decisionali, poiché è l’istituzione che decide per te. Ciò incide sulla perdita di alcune attitudini, come per esempio chiudere la porta, un gesto che in cella diventa un’eccezione perché c’è un agente che lo fa per te”.
E se dietro le sbarre si vive di norma uno stato di paradossale sicurezza, alla fine del percorso detentivo, questa condizione potrebbe anche comportare maggiori difficoltà nel ritornare alle normali abitudini quotidiane. “Durante questo periodo, il lavoro diventa allora uno strumento di formazione individuale verso il raggiungimento di una completa autonomia. Ecco perché lavoriamo sull’empowerment femminile, supportando quelle donne che vengono da contesti periferici, a bassa scolarità, molto spesso vittime di violenza fisica, psichica ed economica”, sottolinea Imma. “È molto bello osservare la loro espressione quando chiudono il primo pacchetto di caffè: sembrano domandarti ‘davvero l’ho fatto io? Non pensavo di esserne capace’”. Inoltre, le donne di Lazzarelle sono state coinvolte in tutti i processi decisionali, dalla scelta del pac- kaging color magenta al nome dell’attività, perché è fondamentale imparare a mettersi completamente in discussione. “Fare il caffè a Napoli sembrava un po’ ovvio e così con un pizzico di ironia abbiamo deciso di abbracciare questa nostra napoletanità”, continua Imma. “Abbiamo aperto anche un bistrot presso la Galleria Principe di Napoli, dove sono impiegate le donne della torrefazione, accedendo ai benefici di legge che consentono loro di lavorare all’esterno. Seguiamo il reinserimento in società, fornendo anche referenze per un nuovo impiego”. Un risultato proficuo se si considera che tutte le ragazze impiegate nella torrefazione sono riuscite ad uscire definitivamente dai circuiti criminali.
“Quello del caffè è un settore fino ad oggi tutto al maschile. Da sempre esiste infatti il torrefattore e non la torrefattrice, poiché con questo termine si indica la macchina. Anche nei penitenziari femminili si tende a procedere per stereotipi, relegando la donna a compiti di pulizia o cucina”, prosegue Imma, che ha avuto l’onore di ricevere un’importante onorificenza proprio dal Presidente Mattarella: “Un riconoscimento per il suo impegno civile, la dedizione al bene comune e la testimonianza dei valori repubblicani”. E se all’inizio c’era chi la considerava una visionaria, oggi le sue donne realizzano dieci quintali di prodotto in un anno e la miscela è già molto apprezzata e venduta presso il bistrot e anche sul web, in Italia e all’estero, soprattutto in Belgio, Francia, Olanda e Spagna. “Basti pensare che il valore di produzione dell’ultimo anno è stato di 180mila euro e che commercializziamo circa 40mila pacchetti l’anno della nostra miscela classica”. Un modello di business basato sulle capacità inespresse delle lavoratrici, già arrivate a quota 84, che hanno scoperto il bello di lavorare e soprattutto di collaborare. Donne protagoniste del proprio cambiamento, attive nella crescita della loro impresa e a fine giornata orgogliose di sorseggiare tra amiche la loro fumante tazza di caffè. www.caffelazzerelle.jimdofree.com
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