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CARLO RICCARDI I celebri scatti di 70 anni di storia

I celebri scatti di 70 anni di storia CARLO RICCARDI

Il fotografo classe 1926 è l’autore di ritratti di personaggi famosi, divi del cinema, uomini e donne dello spettacolo nella Roma della “dolce vita”, politici e tutti i papi

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La luce, l’obiettivo e la pellicola - più avanti i supporti digitali - per fissare in immagini oltre settant’anni di Storia d’Italia: è la sintesi del lungo lavoro di Carlo Riccardi, classe 1926, uno dei più noti fotografi italiani, autore di celebri scatti - esposti in mostre allestite anche all’estero - a personaggi famosi italiani e stranieri, divi del cinema, uomini e donne dello spettacolo nella Roma della “dolce vita”, politici e rappresentanti delle istituzioni della Repubblica, tutti i papi. E a tanta gente comune, protagonista della vita sociale, dell’economia, del mondo del lavoro e del sindacato in un’Italia in costante cambiamento. Negli ultimi anni, tramite l’agenzia giornalistica AGR fondata da figlio Maurizio, ha raccolto le sue opere in un archivio composto da oltre tre milioni di fotografie a partire dal 1945: un patrimonio che ha reso accessibile, con l’obiettivo di conservare e valorizzare la memoria di un paese intero.

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Carlo Riccardi, lei ha passato la sua vita a fotografare la Storia d’Italia. Viene naturale il gioco di parole: come descriverebbe con uno “scatto”, con un quadro sintetico, la sua lunga carriera? È stata come un lampo, un flash che ha illuminato la mia vita per 70 anni. Sono nato 95 anni fa in un paesino del Lazio, Olevano Romano, e sin da piccolo ho mostrato una grande curiosità per ogni cosa, un irrefrenabile interesse che mi spingeva a voler esplorare la società italiana, a conoscerne i principali personaggi, ma anche a viaggiare per poter raccontare con le mie foto quel mondo meraviglioso e affascinante. Ho iniziato a lavorare come fotografo negli anni ’40, e da allora sono riuscito a creare e a custodire un archivio con oltre tre milioni di immagini: il mio sogno è diventato poi quello di renderle fruibili alle nuove generazioni.

Come è cambiato il mestiere di fotografo negli ultimi decenni? Sotto l’aspetto professionale, nonostante anni di lotte per affermare la valenza del fotogiornalismo italiano, oggi ci troviamo di fronte a giovani fotografi e giornalisti che sono quasi invisibili, che lavorano ma non sono valorizzati, portano con sé attrezzature costose ma sono poco considerati e spesso retribuiti meno dei riders che portano le pizze a domicilio. Non a caso molti di loro, anche se bravi, sono costretti ad abbandonare la professione. Sotto l’aspetto tecnologico il mondo della fotografia è completamente cambiato e addirittura oggi si scatta con il telefono, quindi l’avvento del digitale ha cambiato il modo di fare fotografia e il modo di inviare le immagini, velocizzando il tutto spesso a scapito della qualità. Per me il mezzo è relativo, le fotocamere analogiche saper sognare la foto che scatteremo. sempre lì sul mio comodino vicino al letto, compagna fedele di mille avventure. La fotografia è un’arte magica perché ci permette di vedere oltre, ci fa osservare una scena da più punti di vista, per poi trovare l’inquadratura giusta. Anche per noi fotografi come per i grandi pittori c’è una crescita, un’evoluzione, e quando si è consapevoli di fotografare con gli occhi e con il cuore allora emerge la poesia che ognuno di noi ha dentro. A mio parere fotografia e pittura per

Perché ha scelto di fare questo mestiere, cosa l’ha spinta a mettersi dietro l’obiettivo, quale significato e quale poesia

«In fotografia si deve sempre osservare la luce e l’espressione delle persone, bisogna saper concentrare tante sensazioni in uno scatto»

Kennedy a Roma

o digitali sono entrambe strumenti per scrivere con la luce: in fotografia si deve sempre osservare la luce e l’espressione delle persone, bisogna saper concentrare tante sensazioni in uno scatto, alle volte bisogna può contenere una fotografia? Ero praticamente un bambino quando mi sono innamorato di quella scatola magica di legno, e oggi che ho 95 anni la macchina fotografica è molti aspetti vanno di pari passo, è per questo che sin dalla fine degli anni ‘50 ho sentito dentro di me che la fotografia non mi bastava più, e per esprimere quello che sentivo ho iniziato a dipingere.

diciotto anni. L’avevo portata a fare delle foto nella chiesa dei Cappuccini in via Veneto. Il giornalista che era con me mi chiamava Carletto, così lei ridendo mi ha detto: «Anche io conosco un Carletto, e se

mi dice bene…». Era Carlo Ponti. Anni dopo ho avuto la fortuna di scattare una memorabile foto di Carlo Ponti e Sophia Loren che si baciavano mentre salivano sull’aereo. Un altro ricordo che porto nel cuore è la

Sergio Mattarella con il padre Bernardo 1963

Com’è cambiata l’Italia dall’inizio della sua carriera ad oggi? Tutto è cambiato e tutto cambierà, ognuno di noi dentro di sé è in attesa di una vera ricostruzione del nostro paese, perché c’è bisogno di una rieducazione

«Sono felice che sia stato rieletto Mattarella, la prima volta che l’ho visto era un giovane studente»

avvenuto con qualche star? Ho conosciuto tanti, tantissimi personaggi. Un ricordo particolare risale a quando ero il fotografo della Biblioteca Vaticana, e là mi capitava di fotografare spesso un Cardinale. Un giorno quel Cardinale è diventato Papa Giovanni XXIII e, pochi giorni dopo la sua elezione, nella sua prima uscita per una visita ad Ostia, mi ha visto a bordo della mia Fiat Topolino mentre cercavo di scattare delle foto. Il Santo Padre ha fatto fermare l’auto sulla via Ostiense,

Riccardi con Papa Wojtyla

ai veri valori della nostra società, alla cultura e alla bellezza. Ma quello a cui tengo particolarmente è la necessità di dare priorità alla conservazione della nostra storia e della nostra memoria, un patrimonio di inestimabile valore a cui tutti noi dobbiamo attingere ogni giorno: un lavoro che per essere efficace credo debba passare da un ministero che non esiste, il ministero dei Beni Umani.

C’è un personaggio famoso che si è emozionato particolarmente a fotografare? Ricorda qualche episodio curioso

Sophia Loren in partenza per Madrid con Carlo Ponti 1960

ha chiesto al suo autista di aprire la cappotta, si è alzato in piedi e mi ha detto: «Va bene così, figliolo?». Oppure ricordo Sophia Loren, che ho conosciuto giovanissima, aveva appena mia amicizia col grande Totò. Lo andavo a trovare a casa, lui suonava il piano. Mi aveva chiesto anche di insegnargli a fotografare: gli ho spiegato come mettere a fuoco le foto e lui mi seguiva con attenzione, anche se purtroppo già non vedeva bene. E poi tanti, tanti altri episodi!

Nei giorni scorsi si è celebrato un momento importantissimo per la vita politica e istituzionale italiana, l’elezione del Presidente della Repubblica. Lei li ha immortalati tutti, compreso il rieletto Presidente Sergio Mattarella Ho fotografato tutti i Presidenti italiani, da De Nicola a Mattarella, e infatti durante il periodo delle elezioni del Capo dello Stato, a Spazio 5 a Roma è stata esposta una mostra con le foto mie e di mio figlio Maurizio che ritraggono tutti i capi di stato della Repubblica Italiana. Sono felice che sia stato rieletto Mattarella, la prima volta che l’ho visto era un giovane studente: l’ho fotografato all’aeroporto di Ciampino mentre accompagnava il papà Bernardo Mattarella.

Lei ha però fotografato anche la vita della gente comune, la vita quotidiana delle persone. Che differenza c’è tra il fotografare un divo del cinema e un passante? Le differenze sono legate principalmente alla tutela della privacy dei personaggi, che un tempo non era così sentita, tanto che io ho sempre parlato con tutti, papi, principi, capi di stato, star nazionali e internazionali. Ma dentro di me ho sempre amato fotografare le scene sociali, le persone comuni, i bambini, le periferie e i lavoratori. L’uomo è uomo, ogni volto ha una storia che non conosciamo e molte volte non ci accorgiamo che le loro storie sono la storia della nostra nazione.

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