Biancoscuro Art Magazine #29

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Numero 29 - agosto/settembre 2018 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

In questo numero

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Agostino Bonalumi Il pensiero di uno spazio dietro l’opera ArtBasel 2018 Numeri vertiginosi BIANCOSCURO Art Contest Tutti i partecipanti e i 100 selezionati Achille Castiglioni. Il creatore di icone nella cultura del design Mediterraneo: il Megatilismo e le Mura di Alatri

Marco Ferrari

La ricerca dell’oggetto fino al suo insito concetto di forma


ner Media Part artmagazine.biancoscuro.it

14a fiera d'arte contemparanea 14th contemporary art fair Montreux Musi c & Convention Centre 7 - 11.11.2018 mag-swiss.com

Mi\G

Montreux Art Gallery

Salon d'art contemporain


MARK

KO S T A B I

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BIaNCOSCURO art contest In palio:

4 Copertine sulla rivista d’arte Biancoscuro 4 Mostre personali in prestigiose location 4 Artists Management 16 mostre in prestigiose Art Fair 12 e-Book personali condivisibili sui social network

Premiazione finale 8 settembre 2018 Monte-Carlo Bay Principato di Monaco

pittura scultura fotografia grafica

artcontest.biancoscuro.it INFO viale indipendenza 26, Pavia tel. +39.0382.1902778 artcontest@biancoscuro.com


biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

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L’Editoriale di Vincenzo Chetta

ArtBasel 2018 Numeri vertiginosi

“Il pensiero di uno spazio dietro l’opera”. A Milano la prima antologica di Agostino Bonalumi

BIANCOSCURO Art Contest 2018.Tutti i partecipanti ed i primi 100 selezionati

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L’arte è in città Mimmo Paladino conquista Brescia “La natura e la sua composizione. Alik Cavaliere: l’universo verde “Sei secoli di bellezza”: Raffaello, Canova, Valadier e Balla Il Lascito Turner Dalla Tate Britain al Chiostro del Bramante

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Achille Castiglioni. Il creatore di icone nella cultura del design

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Fotografie di Pablo Balbontin Arenas. La nuova mostra in Project Room

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In copertina:

Marco Ferrari La ricerca dell’oggetto fino al suo insito concetto di forma Il servizio a pag. 36

Pino Pinelli. La mostra antologica a Milano L’eterna Roma La collezione fotografica del Royal Institute of British Architects La Milano prima di oggi Gli scali ferroviari negli scatti di Introini e Radino Immagini di “suoni” alla Galleria Nazionale dell’Umbria Ritrarre “la persona che si cela dietro il personaggio”

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Mediterraneo: il Megalitismo e le Mura di Alatri La maturità dell’arte ed il cammino dell’Essere [6ª puntata]

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Over The Cover: Michela Valenti Pochi gesti istintivi per esprimere il suo mondo Il servizio a pag. 40

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e

29 ISSUE august/september 2018

Bimestrale di Arte, Cultura e Informazione

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Art Fair. Fiere ed esposizioni internazionali

Dario Brevi a Palazzo dei Principi. Animali e altre storie Paolo Masi in mostra al MA*GA. Grande antologica, dagli anni ‘50 ad oggi

Marco Lodola e Giovanna Fra. Insieme in una grande mostra nella Reggia di Caserta

Alla Showcases Gallery di Varese la mostra personale di Rita Vitaloni

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BI-MONTHLY OF ARTS, CULTURE AND INFORMATION

Il palpito del colore. Tra le tante sedi, il Museo Floriano Bodini di Gemonio

MANAGING EDITOR Daniela Malabaila

Karin Monschauer: trame e orditi La creatività è matematica

COLLABORATORI Oxana Albot, Nina Baudelaire, Mariarosaria Belgiovine, Elena Cicchetti, Franco Crugnola, Vincenzo Chetta, Etienne de Bricassarde, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Salvatore Mainardi, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, Giulia Sollazzo, Ettore Tiretto.

Sconfinamenti. 5ª edizione del CAV Anime Velate. BRA a Villa Draghi Arte cosmica. Roberto Parmagnani Contemporary Art Fair Zurich La 20ª edizione al PULS 5 Jean-François Rèveillard @ Art Zürich 2018 Le pèriode Niçoise. Al Forte di Bard, Matisse 47ª Antologica: la terza dimensione. Fontana in mostra ad Acqui Terme Tomoko Nagao. La personale da Deodato, a Milano Sull’orlo della forma. Peter Kim a Villa Borghese BANCONOTE, BANCONOTE, BANCONOTE… Peter Hide 311065 al mimumo Oltre la fotografia. Isabella Rigamonti al mimumo Il Primo Novecento al Revoltella. Le influenze dell’attualità nell’Arte L’opera svelata. Faccia a faccia con ciò che è nascosto Il giro del Mondo in 8 stanze. La realtà di Sattler Nuove esposizioni a Firenze. Interessanti proposte al Museo Novecento

FOTOGRAFI Adele Arati, Antonio C., Vincenzo Chetta, Carlos Collado, Carlotta Coppo, Giuliano Koren, Cristiano Galbiati, Giorgio Giliberti, Luca Laversa, Liberementi, Simone Marello, Isabella Rigamonti, Stephenrour Murilo, Cecilia Vignato. PUBLISHER Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it PRINTING Pixartprinting Srl Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE) SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag Pinterest.com/BiancoscuroMag

The Long Now. Al meCollectors Room Berlin La mostra di Prix Pictet. CAMERA Nautilus. Concetta De Pasquale Anga. L’anima del gioco Alberto Sordi. Surreali citazioni della realtà Paolo Bazzari. L’annullamento dell’uomo 110

EDITOR IN CHIEF Vincenzo Chetta EDITORSHIP & GRAPHIC Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it

Real illusion, personale di Elena Santucci

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The publisher is available for persons entitled for any iconographic sources. Manuscripts, photos or other materials even if unpublished are not given back. In addition to the signed articles, texts published on Biancoscuro Art Magazine are taken from the mentioned sources or text available l under the creative commons license. s Reg. Trib. Pavia n.4 del 2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2018. Reserved artistic and literary copyright. Reproduction in whole or parts is forbidden save with the written permission of the publisher.

BIANCOSCURO Rivista d’Arte NUMERO 29 agosto/settembre 2018 BIMESTRALE DI ARTE, CULTURA E INFORMAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE Vincenzo Chetta REDAZIONE & GRAFICA Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it CAPOREDATTORE Daniela Malabaila COLLABORATORI Oxana Albot, Nina Baudelaire, Mariarosaria Belgiovine, Elena Cicchetti, Vincenzo Chetta, Franco Crugnola, Etienne de Bricassarde, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Salvatore Mainardi, Rebecca Maniti, Giulia Sollazzo, Ettore Tiretto. FOTOGRAFI Adele Arati, Antonio C., Vincenzo Chetta, Carlos Collado, Carlotta Coppo, Giuliano Koren, Cristiano Galbiati, Giorgio Giliberti, Luca Laversa, Liberementi, Simone Marello, Isabella Rigamonti, Stephenrour Murilo, Cecilia Vignato. EDITORE Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it STAMPA Pixartprinting Srl Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE) SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag Pinterest.com/BiancoscuroMag L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. Manoscritti, foto o altri materiali inviati alla redazione anche se non utilizzati non verranno restituiti. Oltre agli articoli firmati, i testi pubblicati su Biancoscuro Rivista d’Arte sono tratti dalle fonti citate oppure da testi disponibili l secondo le licenze creative commons. s Reg. Trib. Pavia n.4 del 2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2018. Tutti i diritti di produzione in qualsiasi forma, compresa la messa in rete, che non siano espressamente per fini personali o di studio sono riservati. Per qualsiasi utilizzo che non sia individuale è necessaria l’autorizzazione scritta dell’Editore.

--- ERRATA CORRIGE --Su BIANCOSCURO numero 28 a pagina 86 sono state invertite le didascalie di 2 opere di Katia Fogliaro: a sinistra “La musa”, 2017, 87x30 cm. e a destra “La musica è“, 2017, 19x14 cm.


biancoscuro A RT exhibition Contemporary selected Artists

7 - 11 novembre 2018

BIANCOSCURO, Media-Partner di Montreux Art Gallery e ART Innsbruck, sarĂ presente con il suo spazio espositivo.

Per maggiori informazioni o ricevere il bando di partecipazione contattaci subito, invia 5 foto di tue opere recenti a: expo@biancoscuro.com scrivendo nell’oggetto il nome della fiera.


December 6 – 9, 2018 The Wolfsonian–FIU, Miami Beach


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l’Editoriale di Vincenzo Chetta

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ndiamo in stampa nel pieno dell’estate, in un periodo davvero caldo non solo meteorologicamente. Politica mondiale, disastri ambientali, gossip di ogni genere: tutto, pur di non pensare a questi mancati Mondiali di calcio. Ma sono proprio questi ultimi ad aver rinverdito un vecchio caso (che caso non è!). Come sappiamo, “Les Bleus” vincono i Mondiali di Russia, ed una delle istituzioni francesi per eccellenza, il Louvre, utilizza Twitter per congratularsi pubblicamente con i nuovi campioni del mondo. Tutto normale, anzi, sacrosanto, perché mai dovrebbe scattare la polemica social? Il socialmedia manager del Louvre decide di utilizzare l’immagine di una Monna Lisa (opera iconica ed enigmatica della pittura mondiale, il ritratto più celebre della storia, una delle opere d’arte più note in assoluto) di blu vestita, con tanto di stelline sul petto, per festeggiare la vittoria. Inutile raccontare i commenti dei soliti “leoni da tastiera”, non solo maleducati e rozzi, ma soprattutto ignoranti. La tiritera è la solita: Francia, hai rubato la Gioconda! Credo non ci possa essere affermazione più errata di questa, infatti il dipinto di Leonardo fu venduto da lui stesso al Re Francesco I. Più tardi Luigi XIV fece trasferire il dipinto a Versailles, ma dopo la rivoluzione francese venne spostato al Louvre. Napoleone Bonaparte lo fece mettere nella sua camera da letto, ma nel 1804 tornò al Louvre. Monna Lisa fu davvero rubata, ma da un ex impiegato del Museo che credeva fosse giusto riportarla in Italia. La tenne un paio d’anni appesa nella sua cucina e poi cercò, invano, di venderla. Il dipinto, finalmente ritrovato, tornò, giustamente, al Louvre. É sicuramente più avvincente il furto dal Museo piuttosto che una razzia di guerra, eppure l’ignoranza dilaga, e si palesa rapidamente attraverso i social. Persone di ogni età, nazionalità e ceto sociale, utilizzano la comunicazione tecnolo-

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gica per rendere tutti partecipi della propria limitata conoscenza (grammaticale, sintattica, storica, ecc…). Avessero avuto, ai tempi della scuola, la stessa volontà e la stessa tenacia con le quali oggi asseriscono e difendono tristi, triti, sbagliati concetti, forse avrebbero imparato ad aprire occhi e mente per farsi una propria idea su un argomento e per non rimanere incastrati dai soliti cialtroni sforna bufale. Al giorno d’oggi, la protezione più grande che possiamo utilizzare, è la cultura. Buona Lettura

La Monna Lisa festeggia “Les Bleus” e la loro vittoria ai Mondiali di Russia, questa l’immagine realizzata dal Louvre e usata sulla pagina ufficiale di Twitter

Vincenzo Chetta

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L’arte è in città Mimmo Paladino conquista Brescia

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immo Paladino, ha la capacità di alimentare la storia, trasformando i simboli della cultura figurativa del mediterraneo, dagli archeZenith alluminio, 2007 Ph © Salvetti Francesco

tipi al Novecento”, è questo il motivo per cui Luigi di Corato direttore di Brescia Musei e curatore della mostra, l’ha scelto per inaugurare questo ambizioso progetto che si intitola Brixia Contemporary, evento pluriennale voluto dalla Fondazione e dal Comune di Brescia, con il patrocinio di quest’ultimo e del Comune di Provaglio d’Iseo. Domenico Paladino, per tutti Mimmo, nasce a Paduli, nei pressi di Benevento nel 1948. Lo zio pittore lo avvia ad interessi artistici, che lo stimoleranno così tanto da iscriversi al Liceo Artistico di Benevento. Nel 1964 visita per la prima volta la Biennale di Venezia, restando affascinato dagli artisti pop americani, che in quegli anni erano sulla scena mondiale. Paladino è uno degli esponenti principali della Transavanguardia negli anni Ottanta, un movimento fondato dal critico d’Arte Achille Bonito Oliva che, con il suddetto termine, voleva indicare un gruppo di artisti che ritornavano alla pittura tradizionale sotto il profilo tecnico, dopo le varie correnti concettuali che caratterizzarono gli anni Settanta. Tra i vari artisti di questa corrente, ricordiamo Sandro Chia, Enzo Cucchi e Francesco Clemente. L’arte di Paladino, fa capo ad una grande sperimentazione nelle diverse tecniche, che gli ha certo concesso un’evoluzione in tutti gli aspetti artistici, dalla fotografia alle incisioni, dai dipinti sul metallo alle installazioni. È riuscito, nel tempo, ad elaborare un linguaggio che fonde, con disinvoltura e vivacità cromatica, gli elementi figurativi ispirati all’arte

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Mimmo Paladino Ph © Salvetti Francesco

antica, come quella egizia, etrusca e paleocristiana. La mostra intitolata “Mimmo Paladino – Ouverture” si è arricchita di una nuovissima istallazione collocata sul territorio bresciano, per un altro formidabile incontro tra presente e passato, in continuità con il percorso che da qualche settimana sta raccogliendo sempre maggiore successo nello spazio urbano di Brescia. La stessa città, che quarant’anni prima ospitò l’importante personale di Paladino, che fu per lui un momento fondamentale per la sua carriera. Quindi, fino al 2 settembre prossimo, il centro storico ospiterà le imponenti opere del percorso espositivo Ouverture, che continueranno presso le sale del Museo di Santa Giulia, nel parco archeologico di Brescia Romana, in Piazza Vittoria e all’interno del Duomo vecchio. L’esposizione, si colloca nell’ambito delle iniziative per celebrare i 175 anni di Carlo Riva, creatore del Cantiere Riva di Sarnico che è esso stesso un opera d’arte architettonica e industriale di grande prestigio. Possiamo dire che questo meraviglioso territorio si avvale di una straordinaria ricerca del bello, costante e intensa, grazie alla storia e alle tradizio-

Zenith bronzo e alluminio, 1999 Ph © Salvetti Francesco

Dormienti terracotta, 2000 Ph © Salvetti Francesco

Cavaliere rosso bronzo, 2007 Ph © Salvetti Francesco

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biancoscuro English info Senza titolo bronzo, 2002 Ph © Salvetti Francesco

MIMMO PALADINO Ouverture Piazza della Vittoria | Museo di Santa Giulia BRIXIA Parco Archeologico di Brescia Romana | Teatro Romano | Duomo Vecchio | Metropolitana Stazione FS, Brescia May 06 2017 – September 02, 2018

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Teatro romano - specchi ustori ottone, serigrafia - pittura, 2017 Ph © Salvetti Francesco

Grande figura reclinata bronzo dipinto, 1990 Ph © Salvetti Francesco

Dormiente terracotta e ferro, 2000 Ph © Salvetti Francesco Ritiro bronzo dipinto, 1992 Ph © Salvetti Francesco

ntiquity and the contemporary meet in a project that “has the ambitious objective of transforming the city through a gaze,” in keeping with the slogan of BRIXIA CONTEMPORARY, the multi-year programme designed by Fondazione Brescia Musei and the City of Brescia. The artist that has been chosen for 2017 is Mimmo Paladino. A well-studied and deliberate choice, according to Luigi Di Corato, director of Brescia Musei and curator of the exhibition, who explains that “Paladino was the perfect candidate for this ambitious project, for his capacity to nourish history by transforming the symbols of Mediterranean visual figuration, spanning from iconic archetypes to twentieth-century imagery.” The “Paladino itinerary” spreads from Piazza della Vittoria, an emblematic location no longer restrained by its “piacentinian” rhetoric, to Piazza della Loggia, the city’s administrative centre, and the Duomo. Here Paladino has placed six of his most emblematic totems: a Brescian re-edition of Sant’Elmo and of Scribe, two artworks that for their size and collocation lend a very plastic connotation to the highly geometrical Piazza; the huge Zenith, an almost five metre high bronze and aluminium equestrian statue of 1999; the large Ring, and Star placed upon a liquid surface; lastly, dominating from the plinth of Arturo Dazzi’s controversial “Bigio” statue removed by the Municipality in 1946, stands an imposing black marble figure reminiscent of the spirit of great twentieth-century avant-gardes that was designed by Paladino especially for this event. The archetypical 20 Witnesses tuff rock sculptures of 2009 welcome visitors in the Capitolium archaeological area. Stepping into the most secret heart of Brixia, in the first Cell of the Temple, visitors find Paladino’s evocative four Chorales of 1997, mixed media works on silver leaf applied on panel, matched with an Untitled large silkscreen print and oil also of 1997. In the so-called Fourth Cell, the Capitolium’s Holy of Holies, the divinities are evoked by Retirement, a colossal painted bronze figure. The five Shingle Mirrors in brass, silkscreen print, and paint each with a five-metre diameter that were especially created by Paladino for the Roman Theatre of Brescia certainly represent one of the exhibition highpoints. Next on the itinerary is the Santa Giulia museum complex, where Roman architectures and remains coexist with testimonies of the Lombard culture

and of the Renaissance, all the way up to the eighteenth century, bringing into being a perfect and harmonious fusion of styles, periods and atmospheres. For this location, Paladino and Di Corato chose to give a specific connotation to each of the most fascinating spaces inside the museum complex, such as the Cloister of Santa Maria in Solario for instance that houses the 1990 Large Reclined Figure in painted bronze. Another never displayed before large bronze figure of 2016 guards the Renaissance Cloister, while the Large Figure in Glass and Steel of 2015 inside the Nuns’ Choir watches over the 2008 coated-iron Cross flattened onto the ancient stone floor, establishing a dialogue with the enormous sixteenth-century Crucifixion by Ferramola above it. The bare architectural clarity of the Lombard San Salvatore – the core of Brescia’s UNESCO site –, with its exquisite stucco decoration, finds a perfect complement in Paladino’s Velario (Velarium) of 2010 and Head of Stone of 1992. Another great Bronze of 2002, inside the Chapel of Sant’Obizio, is capable of making one of Romanino’s frescoes three-dimensional. Also of note is the enthralling poetical presence of Untitled, the 2002 famous bronze figure surrounded by birds placed inside the Crypt. More works lead visitors into the Museum rooms, starting with the Prehistoric and Protohistoric Section where the ancient vessels in the display cases seem to greet the two iron and terracotta Sleeper figures of 2000 that seem to eternalise the most ancient artefacts of the museum. A series of terracotta and lime and of iron and bronze helmets seems to be reminiscent of the ancient finds part of the museum collections. The pieces chosen for the Roman and Medieval Section include Bull Apis of 1993 and a series of Alchemical Vases of 1994, in bronze and iron respectively. The echo of classic models is also apparent in two other splendid bronze sculptures, one of 1999 and the other – Bust with a Cup – of 2000, as well as in Architecture which completes this section. The Roman mosaics of the Domus dell’Ortaglia are complemented by two figures in painted aluminium of 2005, while the bronze Red Horseman of 2007 inspired by Marino Marini, is set among the Roman frescoes. Inside the church of Santa Maria in Solario, the shrine of the Santa Giulia complex, is the solemn brass and bronze The Throne of Saint Barbatus, the Bishop who converted the Lombards in Benevento, dialoguing with the Cross of Desiderio, with its juxtaposition of symbols of spiritual and secular power. Mimmo Paladino. Ouverture is a truly unique exhibition with which Brescia intends to celebrate the ninetieth anniversary of its Mille Miglia – the world’s most illustrious car race – with the legendary racing cars parading in the presence of Paladino’s monumental artworks. s l

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ni che riserva questo magico luogo. Il vento sta cambiando nel mondo dell’arte, molte altre cose cambieranno... Nel frattempo godiamoci il Vento Orfico di Mimmo Paladino. Mario Gambatesa

Senza titolo (stella) alluminio, 2001 Ph © Salvetti Francesco

Paladino con l’opera Senza titolo bronzo, 2016 Ph © Salvetti Francesco

Rosamaria Falciola - Piccolo libro segreto - 2017, 6x8x3 cm.

ROSA MARIA

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falciola@rosamaria-falciola.it FB rosamaria.falciola.35 www.rosamaria-falciola.it 17


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“Sei secoli di bellezza”: Raffaello, Canova, Valadier e Balla Uno straordinario viaggio artistico da Roma a Perugia

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partire dal 21 febbraio, e fino al 30 settembre, cento capolavori assoluti, appartenenti ad una delle più antiche istituzioni culturali italiane, sono esposte a Perugia, in occasione dell’evento espositivo “Da Raffaello a Canova, da Valadier a Balla. L’arte in cento capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca”. La mostra nasce dalla collaborazione tra la Fondazione CariPerugia Arte e l’Accademia Nazionale di San Luca; il catalogo, edito da Fabrizio Fabbri editore, con tutte le opere esposte analizzate da schede scientifiche curate da specialisti, contiene il testo di Francesco Moschini, Segretario Generale dell’Accademia, che vi traccia una rapida storia dell’istituzione. Curato da Vittorio Sgarbi, il progetto espositivo offre al visitatore l’opportunità di immergersi nella storia dell’Accademia Nazionale di San Luca, ma anche la possibilità di stabilire un confronto stimolante con la realtà artistica perugina ed umbra: alcune opere appartenenti alla collezione dell’istituzione romana, entrano in dialogo con altri importanti Raffaello Sanzio (attribuito) - Putto reggifestone affresco staccato, 1511-1512, 110x41,5 cm.

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lavori della Collezione Marabottini, esposta in modo permanente a Palazzo Baldeschi, oltre che con capolavori di storiche istituzioni perugine, quale l’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci. Le opere esposte, oggetto di una vasta campagna di restauri, promossa e supportata dall’Associazione Forte di Bard, che le ha presentate, recentemente, presso la sua sede in Valle d’Aosta, rivelano un patrimonio artistico di immenso valore, ancora poco conosciuto e in attesa di una sistemazione definitiva. Come ha sottolineato Vittorio Sgarbi, curatore della mostra: “La mostra di Aosta e questa di Perugia rappresentano un antefatto della creazione di una Galleria nuova e strutturata all’interno dell’Accademia, che permetta di valorizzare tale patrimonio facendolo uscire dai depositi e rendendolo fruibile al pubblico”. La mostra, di respiro storico e culturale straordinariamente ampio, si sviluppa nelle due prestigiose sedi di Palazzo Baldeschi e Palazzo Lippi Alessandri, situati nel centro storico cittadino in Corso Vannucci; l’allestimento si snoda complessivamente in 12 sale, in ordine cronologico. A Palazzo Baldeschi, inizio del percorso, si incontra uno dei pez-

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Antonio Canova - Testa di Clemente XIII gesso, 1784-1786, 105x52x70 cm.

zi più prestigiosi della mostra: la prima sala - la Sala dei Quattro Elementi - ospita il “Putto reggifestone” di Raffaello Sanzio, affresco staccato appartenuto a Jean-Baptiste Wicar e da lui donato, rara testimonianza della pittura a fresco di Raffaello; la produzione del maestro urbinate è stata a lungo presa a modello dagli artisti accademici, tanto da rendere quest’ultimo ideale fondatore dell’Accademia stessa. Immediatamente dopo, la Sala della Sapienza espone le opere del Bronzino e la scultura di Andrea Corsali; a seguire, l’opera “Bacco e Arianna” di Pietro da Cortona è protagonista indiscussa nella Sala della Verità. Nella stessa sala, risalente al XVI secolo, l’ “Autoritratto alla spinetta con la fantesca” di Lavinia Fon-

Lavinia Fontana - Autoritratto alla spinetta con la fantesca olio su tela, 1577, 27x23,8cm.

tana, documento di esemplare importanza per l’affermazione di una identità della donna artista nel maturo Rinascimento. Nella Sala delle Muse sono presenti opere di esponenti della pittura fiamminga e olandese, come Peter Paul Rubens e Anton Van Dyck. Le opere collocate nella Sala di Diana ed Endimione abbracciano una produzione che riflette gli influssi dei maggiori protagonisti dell’arte seicentesca romana e napoletana. Nelle due tele, “Loth e le figlie” e “La Carità Romana”, l’austriaco Daniel Seiter rimarca il suo inserimento nell’ambiente artistico romano. La “Disputa di San Girolamo con i dottori della Legge” rappresenta un unicum iconografico, ed è stata solo di recente restituita alla produzione di Filippo Vita-

le, che, ha spesso visto le proprie opere attribuite ad altri. La Sala dell’Architettura descrive l’apice del prestigio raggiunto dall’Accademia di San Luca nel corso del XVIII secolo, rimanendo a lungo un riferimento internazionale per le Arti, grazie al ruolo fondamentale svolto dall’attività didattica e all’istituzione dei concorsi. Dal 1702 ha inizio il più importante dei concorsi accademici, quello Clementino, dal suo fondatore Clemente XI Albani, svoltosi fino al 1869. Nel Salone degli Stemmi, si può ammirare Venere e Amore, ultimo dipinto murale conosciuto del Guercino, dopo le grandi prove di Casa Sampieri a Bologna, del Casino Ludovisi, dei palazzi Costaguti e Lancellotti a Roma. Protagonista inoltre, dell’ultima sala di Palazzo

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Lawrence Alma Tadema - Autoritratto olio su tela, 1907-1912, 61,5x45,5 cm.

Jean-Baptiste Wicar - Ritratto di Giuseppe Valadier olio su tela, 1827-1828, 100x76 cm.

Baldeschi, la cultura antiquaria di Roma del XVIII secolo: sono esposti il modello in gesso di Cristo di Bertel Thorvaldsen e la Testa di Clemente XIII, realizzata da Antonio Canova per il monu-

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Amedeo Bocchi - Bianca con la gonna verde olio su tela, 1920 circa

mento funebre del pontefice nella Basilica di San Pietro. I secoli Ottocento e Novecento, dal canto loro, sono estesamente “rappresentati ed esposti” a Palazzo Lippi Alessandri. In particolare, nel

1810, all’epoca del governo francese, viene assegnato ufficialmente all’Accademia il compito della formazione degli artisti e, in tale contesto, vengono istituiti numerosi concorsi. Successivamente,

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nel 1874, a seguito dell’annessione di Roma al Regno d’Italia, viene sottratta all’Accademia la finalità istituzionale della didattica; inizia il periodo di decadenza economica e, a seguire la II guerra mondiale, la cessazione definitiva dei concorsi. L’Accademia di San Luca ha comunque ripreso l’attività di promozione delle arti tramite il conferimento di premi e borse di studio a giovani artisti e studiosi. Oltre ai disegni di architettura, la mostra ospita, a Palazzo Lippi Alessandri, i capolavori di Francesco Hayez e del pittore Jean Baptiste Wicar, con il suo potente “Ritrat-

to ufficiale di Giuseppe Valadier”. Vi sono, inoltre, numerose opere di esponenti del Neoclassicismo, come Andrea Appiani, Vincenzo Camuccini e Francesco Hayez, e, analogamente, il predominio della ritrattistica, con la capacità di introspezione psicologica dei protagonisti del movimento milanese degli Scapigliati. Anche il Novecento, dunque, si apre nel segno del ritratto, con Lawrence Alma Tadema, che, in “Autoritratto”, si raffigura intento a dipingere al cavalletto; allo stesso periodo storico risale il dipinto più poetico dell’intera collezione, “Ritratto di Bianca in piedi”, men-

tre attraversa le stanze della casa, portando in mano una teiera di ceramica, omaggio del pittore Amedeo Bocchi alla giovane figlia, morta nel 1934 a 26 anni. Compaiono, infine, i marmi di Antonio D’Este, Francesco Nagni, Pietro Tenerani, Albino Candoni e i bronzi di Nicola D’Antino, Francesco Coccia, Adolfo Apolloni, Attilio Selva, Aroldo Bellini e Alberto Viani a coronare un percorso straordinariamente iconografico e vario per tecniche e linguaggi artistici adoperati. Lucia Garnero

DA RAFFAELLO A CANOVA, DA VALADIER A BALLA L’arte in cento capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca Sopra e a destra: due viste della mostra a Palazzo Baldeschi

21 febbario – 30 settembre 2018 Palazzo Baldeschi e Palazzo Lippi Alessandri, Perugia INFO T. +39 075 5734760 palazzobaldeschi@fondazionecariperugiaarte.it Da martedì a giovedì 15.30-19.00 Da venerdì a domenica 10.30-13.30 / 15.00 - 19.00 Chiuso il lunedì Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.fondazionecariperugiaarte.it

Una parte dell’allestimento della mostra a Palazzo Lippi Alessandri

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La natura e la sua composizione Alik Cavaliere: l’universo verde Nel giardino di Alik

Alik Cavaliere La rosa, le rose 1965, bronzo, 78x54x39 cm.

abbiamo ricreato nella ricerca / calchi e sinopie di sogni / mutanti forme dell’immaginario / come ipotesi testimoniali / all’ombra di possibili verità / dialogando con gli eventi / nel giardino delle metamorfosi / dal visibile al pensabile / dove l’oblio insemina la mente / che rifrange ogni nozione / mentre dissimuliamo la realtà / nel groviglio delle idee / meditando sulle contraddizioni / all’innesto dei progetti / comunicanti figure in divenire / sui percorsi disincantati / secondo l’alternanza dei tempi / l’essere coglie il nulla / nella messa in opera del mito / per seguire altri destini / dietro siepi e rami di memorie / fra le cose che adottiamo / insieme ai luoghi circostanti / coltivando immemori cause / dentro un labirinto di specchi / qui e altrove a confronto / visioni ritornanti dal vissuto Miklos N. Varga

L

a natura si è sempre rivelata fonte d’ispirazione per innumerevoli artisti, ma per Alik Cavaliere, è stata molto di più: il centro di tutto il suo operato artistico. Nato a Roma nel 1926, Cavaliere, ha sempre avuto una passione per l’arte, in parte trasmessa da sua madre Fanny Kaufmann, scultrice che emigrò in Italia durante la Rivoluzione Russa. Dopo il liceo si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove conobbe Achille Funi, Dario Fo e Marino Marini, di quest’ultimo divenne l’assistente e poi il successore alla cattedra di Scultura, fino ad arrivare ad essere uno dei maggiori scultori italiani del secondo Novecento. Cavaliere, ha sempre ricercato ed inseguito nuove forme espressive attraverso l’utilizzo di innumerevoli materiali come il rame, il bronzo, l’oro e l’argento per poi passare a quelli meno tradizionali, come l’acciaio, la ghisa, l’ottone, le carte fotografie, l’acqua, i colori. La mostra, aperta al pubblico già dal 27

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giugno scorso presso il Palazzo Reale di Milano (in particolare, nella prestigiosa Sala delle Cariatidi), vuole evidenziare la tematica più importante di Cavaliere e di certo la più affascinante: quella della natura e della sua composizione. L’esposizione, promossa dal Comune di Milano Cultura e Palazzo Reale, in collaborazione con l’Archivio Alik Cavaliere, presenta opere scelte dalla vasta produzione dell’artista, collocate contemporaneamente in altre cinque sedi: il Museo del Novecento, Palazzo Litta, Gallerie d’Italia, Università Bocconi e il Centro Artistico Alik Cavaliere. Quindi sarà possibile ammirare capolavori monumentali degli anni ‘60, l’istallazione rivelatrice della “Grande Dafne” del 1991 (che ha l’intento di riproporre il mito di Apollo e Dafne narrato nelle Metamorfosi di Ovidio), ed il “Monumento alla Mela”, opera omaggio al grande Magritte del 1963. Andando avanti possiamo osservare “Tibi suavis tellus submittit”, “Albero per Adriana” (1970), e “Mezzo albero” (1971), “La ter-

ra feconda di frutti” e “Il tempo muta la natura delle cose”, esposte nel 1964 alla Biennale di Venezia. L’antologica, che coincide con il ventennale della scomparsa di Cavaliere, è curata della Elena Pontiggia ed è visitabile fino al 9 settembre 2018. La sua arte si avvale di molte madri, come la pittura, la filosofia e la poesia, quindi spuntano i nomi di De Chirico, Giacometti, Duchamp, oppure Lucrezio,

In basso a sinistra: Alik Cavaliere G.B. si innamora della signorina Bene 1962, porcellana, ferro, bronzo, piombo, specchio, 78x103x71 cm. Sotto: Maria Mulas Alik Cavaliere 1983 ©Maria Mulas

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Campanella, Petrarca, Leopardi, Giordano Bruno, Spinoza, Shakespeare, Rousseau e Ariosto. La natura è vita, e la vita include in essa la natura e nelle opere di Alik Cavaliere, si evidenzia un risultato efficace. Sono opere plasmate in un gioco di forme espressive che comunicano, attraverso una sola idea precisa, rivisitata, riassunta e riproposta da chi ha sempre viaggiato di pari passo con essa. Una mostra dal grande fascino introspettivo, resa unica dal connubio tra la libertà della materia e la tecnica artigianale, che, condurrà lo spettatore in una visione più reale, più alta, fatta di domande esistenziali e di giochi surreali. Mario Gambatesa

In alto a destra: Alik Cavaliere Giochi proibiti 1958-59, cemento 202x76x110 cm. A destra: Alik Cavaliere W la libertà 1976-77, bronzo, ferro, oggetti 227x105x103 cm.

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ALIK CAVALIERE L’universo verde

27 giugno – 09 settembre 2018 Palazzo Reale, Milano

ENRICO MASALA

la mostra si estende presso Centro Artistico Alik Cavaliere Museo del Novecento, Palazzo Litta Gallerie d’Italia - Piazza Scala, Università Bocconi

INFO T. +39 0288445181 c.mostre@comune.milano.it Orari Palazzo Reale Lunedì 14.30-19.30 Martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30 Giovedì e sabato 9.30-22.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

Torri ferro e smalto anno 2017, 30 x 30 x 60 cm.

www.alikcavaliere.it

A sinistra: Alik Cavaliere Albero per Adriana 1970, bronzo, 195x87x67 cm. Sotto: Alik Cavaliere G.B. La fine di un amore 1962, porcellana, bronzo, 38x90x63 cm.

“Le due sculture “Torri” sono una sorta di incontro tra scultura e architettura: dalle proporzioni ideali di Policleto si arriva fino al motto “Less is more” di Mies Van der Rohe. Il discorso si approfondisce con un’idea del movimento nello spazio, con i giochi di luce e ombra intesi, sempre, sotto il segno di un compiuto equilibro formale.”

Nel vento ferro (pezzo unico piegato) e smalto anno 2000, 30 x 30 x 40 cm.

enrico_masala@libero.it

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w w w. e m i s e d i a . c o m 25


TinaLupo Lupo“Opera “OperaSumma” Summa” 2013 2013 tela tela 120x120 120x120 Tina

www.kultrunmuseum.it www.kultrunmuseum.it


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Through the darkness I falso intonaco su tela 190x190 cm

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“... Il pensiero di uno spazio dietro l’opera” A Milano la prima antologica di Agostino Bonalumi

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alazzo Reale di Milano, dal 13 luglio al 30 settembre 2018, ospita, a pochi anni dalla scomparsa, la prima antologica di Agostino Bonalumi (1935-2013), dal titolo “Bonalumi 1958 – 2013”.

Il progetto dedicato all’artista, curato da Marco Meneguzzo e promosso dal Comune di Milano - Cultura, Palazzo Reale, Museo del Novecento in collaborazione con l’Archivio Bonalumi, presenta circa 120 opere dell’artista milanese: ne emerge tutto il suo

Agostino Bonalumi - Rosso - tela estroflessa e tempera vinilica,1974, 140x140 cm.

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straordinario percorso creativo, a partire dall’esordio, avvenuto a Milano nel 1959; si sviluppa, poi, attraverso gli anni sessanta in contatto con i maggiori gruppi europei, per arrivare alla recentissima riscoperta e rivalutazione internazionale. Agostino Bonalumi nasce il 10 luglio 1935 a Vimercate, Milano. Compie studi di disegno tecnico e meccanico. Pittore autodidatta, inizia a esporre giovanissimo. Nel 1958 nasce il gruppo Bonalumi, Castellani e Manzoni con una mostra alla Galleria Pater di Milano, alla quale fanno seguito altre mostre a Roma, Milano e Losanna. Nel 1961, alla Galleria Kasper di Losanna è tra i fondatori del gruppo “Nuova Scuola Europea”. Nel 1966, inizia un lungo periodo di collaborazione con la Galleria del Naviglio di Milano, e, nello stesso anno, è invitato, per la prima volta, alla Biennale di Venezia. Segue un intenso periodo di studi e di lavoro in Africa e di collaborazione con gruppi artistici europei e celebri gallerie internazionali. Nel 2002, l’Accademia Nazionale di San Luca di Roma celebra con una personale il conferimento ad Agostino Bonalumi del Premio Presidente della Repubblica 2001 alla carriera. Muore a Monza il 18 settembre 2013.

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La mostra allestita a Palazzo Reale, con un percorso espositivo ordinato cronologicamente, è caratterizzato dalla presenza di tre grandi installazioni: la prima è Blu abitabile, un’opera di pittura-ambiente, realizzata per la mostra “Lo Spazio dell’Immagine” di Foligno nel 1967. La seconda è la ricostruzione dell’opera Struttura modulare bianca presentata per la prima volta nella sala personale alla XXXV Biennale d’Arte di Venezia del 1970, mentre la terza propone una parete di grande superficie, esposta nel 2003 all’Institut Mathildenhöhe, Darmstadt, in Germania. All’interno del percorso allestito a Palazzo Reale, inoltre, viene proiettato un estratto del documentario “Agostino Bonalumi. L’intelligenza dei materiali (2018)”, realizzato da Archivio Bonalumi e Zenit Arti Audiovisive. Il Museo del Novecento di Milano, sempre dal 13 luglio al 30 settembre, dedica all’artista

Sopra: Agostino Bonalumi - Bianco e nero - cire estroflesso, 1968, 120x100 cm. In basso: Agostino Bonalumi - Struttura modulare bianca - vetroresina e nitro, 1970 misure variabili (80x100x70 cm. 1 modulo)

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un focus dal titolo “Agostino Bonalumi. Spazio, ambiente, progetto”.

L’interpretazione più lungimirante dell’artista viene data dal curatore della mostra, nell’affer-

mare che: “Agostino Bonalumi ha trovato la chiave per dare un’immagine dell’arte strettamente aderente alla società che stava formandosi, aprendosi finalmente alla vera modernità, continuando a sperimentare fino alla fine dei suoi giorni”. Lucia Garnero BONALUMI 1958 - 2013

Agostino Bonalumi - Blu abitabile tela estroflessa e tempera vinilica, 1967, 300x340 cm. (16 pannelli)

13 luglio - 30 settembre 2018 Palazzo Reale, Milano

INFO T. +39.02.36.755.700 anna.defrancesco@clponline.it Lunedì 14.30-19.30 Da martedì a domenica 9.30-19.30 Giovedì e sabato 9.30-22.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzorealemilano.it

Agostino Bonalumi, 1968 Foto Gottfried Junker

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Giacomo ROSSI

Anche Plutone si sta separando - tecnica mista - 2018 - 42x60 cm.

INFO

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Il Lascito Turner Dalla Tate Britain al Chiostro del Bramante

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uante volte, davanti ad un’opera d’arte creata magari duecento anni prima, ci siamo soffermati a pensare a come quell’opera sia potuta arrivare sino ai nostri occhi? Difficilmente ci si pone questi interrogativi, eppure essi portano risposte interessanti e colme dell’anima dell’Artista e del suo mondo. David Blayney Brown, Manton Curator of British Art 1790–1850 e curatore della mostra “Turner. Opere della Tate” al Chiostro del Bramante di Roma, racconta nella sua presentazione di quanto sia straordinario poter ammirare le opere di questa raccolta: “Turner vendette la maggior parte delle opere che realizzò durante la sua carriera, conservandone per sé una collezione importante, che aveva un carattere differente da quelle dedicate alla vendita, ma in alcun modo inferiore.” Questa collezione privata è stata donata alla nazione inglese dopo la morte di Turner, ed è in gran parte ospitata al Tate Britain di Londra. Il Lascito Turner rappresenta lì un “museo dentro al museo”; oltre alla selezione che lo stesso Turner aveva conservato

Sopra: © J. M. W. Turner - Aldborough, Suffolk c.1826, watercolour and gouache on paper Tate: Bequeathed by Beresford Rimington Heaton 1940 In basso: © J. M. W. Turner - The Arch of Constantine, Rome c.1835, oil paint on canvas Tate: Accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856

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per creare una sua, allora ipotetica, Galleria alla memoria, include bozzetti, studi e disegni mai finiti, ma anche meravigliosi acquarelli e taccuini: più di trentamila lavori cartacei, trecento oli e 280 album da disegno. Di tutte queste opere, sono 92 quelle esposte al Chiostro del Bramante di Roma, alcune esposte per la prima volta in Italia, visibili sino alla fine di agosto. La mostra ci permette di esaminare l’intera produzione artistica di Turner e rivela come, da disegnatore di soggetti topografici e architettonici, abbia sviluppato man mano uno stile estremamente personale, includendo nelle sue opere una straordinaria gamma di nuovi elementi iconografici e stilistici basandosi su una raffinata predilezione per la luce, il colore e gli effetti atmosferici. Il percorso espositivo è suddiviso in sei sezioni che, in ordine cronologico, lasciano che il visitatore possa cogliere sia l’evoluzione dell’ar-

tista che quella dell’uomo. Ci accolgono le opere giovanili, quelle create tra il 1791 ed il 1802 durante gli studi alla Royal Academy ed il lavoro presso diversi studi di Architettura. Si prosegue con le opere dipinte sino al 1815 circa, anni in cui Turner esplorò l’Inghilterra: in esposizione troviamo gli acquarelli commissionati appositamente per essere incisi, per essere così diffusi con maggiore facilità e raggiungere un più ampio pubblico. Dei quindici anni successivi possiamo ammirare il prodotto dei viaggi all’estero, di cui si segnala come cruciale il soggior-

A destra: © J. M. W. Turner Venice: San Giorgio Maggiore - Early Morning 1819, watercolour on paper Tate: Accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856 In basso: © J. M. W. Turner - Venice Quay, Ducal Palace exhibited 1844, oil paint on canvas Tate: Accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856

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English info

TURNER Works from the Tate Chiostro del Bramante, Roma March 22 – August 26, 2018

C no in Italia (“In patria e all’estero 1815-1830”), per poi proseguire con gli studi ricercati e precisi sul colore nella tecnica dell’acquarello che lo hanno portato ad elaborare sempre più precisamente un suo modus operandi per arrivare esattamente all’idea del colore e della luce che aveva in mente (“Luce e colore 1828-1835”). Si prosegue la visita immersi nei paesaggi europei (dalla Francia al Belgio, dalla Germania all’Italia) per poi arrivare alle opere della maturità, quelle composte tra il 1840 ed il 1845: un ultimo viaggio a Venezia che produrrà viste della città in ogni momento del giorno e della notte, dipinte con un linguaggio espressivo che anticipa le ricerche delle generazioni successive. Completa il progetto un’installazione immersiva ideata da Fabien Iliou, videoartista francese che, ispirandosi al lavoro di Turner, ha creato un video mapping a 360° attraverso cui il visitatore viene trasportato all’interno del mondo dell’artista e nelle atmosfere dell’Inghilterra di quegli anni. Connubio perfetto questo con l’innovazione tecnologica che racconta l’opera di Turner, sperimentatore per eccellenza, tanto da anticipare ed essere punto

hiostro del Bramante, in partnership with the Tate in London, will be hosting “TURNER. Works from the Tate” from the end of March until the end of August 2018. This major monographic exhibition will be devoted to one of Britain’s most important painters: Joseph Mallord William Turner. The event – curated by David Blayney Brown, Manton Curator of British Art 1790‒1850 – marks the start of a major collaboration between the Tate in London and Chiostro del Bramante and will provide an exceptional opportunity to see some key works spanning the entire career of the famous British artist, which have not been seen in Rome for more than fifty years or in any Italian museum for twelve years. A unique collection of ninety-two works, including watercolours, drawings and sketchbooks, as well as a selection of oil paintings, displayed together in Italy for the first time. The works have been selected from the vast legacy that comprises around 30,000 works on paper, 300 oil paintings and 280 sketchbooks, known as the ‘Turner Bequest’, donated to Great Britain after the artist’s death in 1851 and mostly conserved at Tate Britain. The bequest includes the entire body of works housed in the artist’s personal studio and produced over the years for his “own pleasure”, to cite the beautiful words used by the critic John Ruskin. An aesthetic and visual pleasure, in which memories of journeys, emotions and fragments of landscapes seen during his long stays abroad illustrate the development of Turner’s stylistic language and his incessant poetic research, focused on experimenting with the expressive potential of light and colour. The exhibition therefore allows us to explore Turner’s entire artistic production and reveals how, in his drawings of topographic and architectural subjects, he gradually developed an extremely personal style, including an extraordinary range of new iconographical and stylistic elements in his works based on his refined passion for light, colour and atmospheric effects. The exhibition at Chiostro del Bramante – divided into six thematic sections – focuses on the important role played by watercolours in defining Turner’s style, demonstrating how his expressive research was a precursor to the art of the Impressionists. The intimate and personal character of the works on display will also provide an opportunity to explore the man himself, as well as the artist, gaining an understanding of how the radical developments in Turner’s style actually anticipated the stylistic trends of the late 19th century. From his love of seaside towns to his interest in depicting atmospheric English and Alpine landscapes, and his detailed study of domestic interiors and architectural reliefs. Mindful of his numerous trips, many of which were to Italy, and driven by a highly innovative spirit, the artist devoted himself tirelessly to experimentation, particularly in watercolours, with a compositional and stylistic freedom and an innovative and surprising use of colours that led his peers to believe that Turner “appeared to paint with his eyes and nose as well as his hand.” s l

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di riferimento per la storia dell’arte contemporanea. Il viaggio di approfondimento storico-artistico sull’influenza di Turner, grazie anche a questo progetto, diventa un’esperienza dei sensi. Daniela Malabaila TURNER

Opere della Tate

22 marzo – 26 agosto 2018 Chiostro del Bramante, Roma

In alto: © J. M. W. Turner Venice: Looking across the Lagoon at Sunset 1840, Watercolour on paper Tate: Accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856 In alto a sinistra: © J. M. W. Turner - Jumièges c.1832, gouache and watercolour on paper Tate: Accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856 In basso a sinistra: © J. M. W. Turner - The Artist and his Admirers 1827, watercolour and bodycolour on paper Tate: Accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856

INFO T. +39 06 68 80 90 35 infomostra@chiostrodelbramante.it Da lunedì a venerdì 10.00-20.00 Sabato e domenica 10.00-21.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.chiostrodelbramante.it

Verde Giardino - olio su tela, 2017, 100x70 cm.

P I E R A F O N Z O

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Marco Ferrari

La ricerca dell’oggetto fino al suo insito concetto di forma di

Daniela Malabaila

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incitore dell’edizione invernale del BAC (Biancoscuro Art Contest), Marco Ferrari, realizza le sue opere lavorando materiali ceramici e cartapesta, personalizzandole poi in base alle differenti lavorazioni. La ceramica è

Marco Ferrari nel suo laboratorio

composta principalmente da argille, sabbia silicea, ossidi di ferro e quarzo; la carta è realizzata con fibre vegetali: il risultato è una trasformazione di “materie della terra” in opera d’arte, legate dunque tra di loro dal concetto di ecologia particolarmente caro all’artista veneto. Daniela Malabaila: Buongiorno Marco, è un piacere poter chiacchierare con te. Ci siamo incontrati qualche volta, ma non abbiamo mai potuto approfondire purtroppo, e finalmente abbiamo l’occasione di farlo... Marco Ferrari: Buongiorno a te Daniela, e grazie a tutta la Giuria per aver scelto la mia opera, è un lavoro al quale tengo particolarmente. D.M.: Partiamo da questa occasione, credevi in questa vittoria o ti iscritto principalmente per la visibilità che dà questo concorso? M.F.: Iscrivendomi non avrei mai pensato di poter vincere la copertina e sono stato >>>

Le mie opere nascono da pensieri notturni, dove il silenzio regna. Nella notte le idee mi sono più congeniali, rifletto su come rendere nuovo un oggetto semplicemente dimenticato o già usato. Il filo conduttore sono la materia e la relativa trasformazione da “semplici” materiali della terra, in opere d’arte. Nasce così una tanica in cartapesta o un motore in ceramica oppure una borsa dell’acqua calda, legati tra di loro per tecnica d’esecuzione ed emozione che mi danno quando li vedo nascere dal nulla. Una nuova vita quindi, ma soprattutto un concetto di attenzione all’ambiente che mi sta particolarmente a cuore. Marco Ferrari

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contentissimo nel momento in cui ho saputo la notizia. Per quanto riguarda la visibilità, fa sempre piacere mostrare le proprie opere, anche ad un pubblico eterogeneo. D.M.: Abbiamo potuto apprezzare nel tempo le tue opere e la loro evoluzione, come sono stati i tuoi inizi artistici? M.F.: Ho iniziato il mio percorso disegnando a matita sui banchi di scuola Successivamente, al Liceo Artistico, ho imparato davvero la tecnica del disegno, ma è all’Accademia, terminata nel 1988, che ho po-

tuto esprimere le mie idee seguendo temi Sopra: Tanika polimaterica, 2013, futuristici di vedute architettoniche e parti cartapesta 90x74x15 cm. di motori. Dopo l’Accademia e una pausa alto a sinistra: Motorraku ceramica artistica, ho lavorato nel settore della proget- In Raku, 2018, tazione, nonché come modellista di oggetti 30x22x30 cm. fino al 2004, oltre che come restauratore. Dal 2009 ho iniziato con i primi esperimenti con la materia “cartapesta”. Nascono le prime opere tridimensionali e inizio, a partire dal 2015, i primi approcci con la ceramica, proponendo oggetti dalle piccole e medie dimensioni. Attualmente mi sono >>>

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avvicinato alla tecnica del vetro fuso. D.M.: L’essenziale minimalismo dei tuoi pezzi sparisce all’occhio esperto, le tue opere parlano, fanno molto “rumore”, riempiono: qual’è il filo conduttore che le accomuna? M.F.: Provo a catturare l’attenzione con dei sintetici messaggi positivi, rimango legato al mondo dei giocattoli, alla loro forma e a ciò che essi rappresentano anche per gli adulti. D.M.: La tua carriera artistica è nel giu-

sto punto di evoluzione, come la vedi fra dieci anni? M.F.: Difficile poterlo dire perché ricevo e assorbo sempre nuovi stimoli che mi incoraggiano a continuare a sperimentare. D.M.: Parlando di esposizioni, i tuoi prossimi impegni artistici dove ti porteranno? M.F.: In autunno esporrò in collettiva a Napoli, presso il Museo Archeologico Maddaloni, che è una sorta di continuazione di >>>

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Ho conosciuto Marco Ferrari quasi per caso. Non conoscevo nulla né delle sue opere, nè della sua filosofia artistica. Quando mi ha raccontato cosa si cela dietro ogni sua opera ne sono rimasta estasiata. Rielaborare pezzi pregni di storia, fondendoli ad un estetica futura con una mano che agisce nel presente… Beh è fantastico! Marco, oltre ad essere un talentoso restauratore, è anche un artista molto attento che ama scovare oggetti nei più remoti posti per poter poi dar vita ad opere che hanno tante storie da raccontare. Il suo minimalismo è presente nei colori e nei segni da lui utilizzati che richiamano l’essenziale, il fondamento. Posso dire che anche occhi non esperti possono rimanere affascinati dalle opere di Marco Ferrari, e credo che in parte l’arte sia anche questo: generare piacere e arricchimento negli occhi di guarda.

Valentina Trevisanello

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quella realizzata a Roma l’anno scorso, presso il Museo delle Arti e Tradizioni popolari. Entro fine anno inaugurerò il mio nuovo Laboratorio con Galleria, nei pressi di Padova. Finalmente un mio luogo per lasciare esprimere al meglio le mie opere. D.M.: Ti ringrazio per la pazienza, e ti porgo nuovamente le congratulazioni di tutta la Giuria di Biancoscuro e della Redazione per questo fantastico traguardo, complimenti Marco! M.F.: Grazie a voi per aver creduto in me e l per avermi dato questa opportunità. s A destra: Triciclico-017 Freccia - ceramica Raku, anno 2017, 50x70x65 cm.

A sinistra: [1] Y-bag - cartapesta polimaterica, 2014, 34x19x9 cm. [2] Bag - ceramica Raku, 2015, 19x34x9 cm. [3] Tanica - ceramica Raku, 2015, 18x25x13 cm. [4] Spray - ceramica Raku, 2016, 23x13x6 cm.

Marco Ferrari (Padova 1964), fin da bambino disegna su ogni pezzetto di carta che ha disposizione. In seguito frequenta il Liceo Artistico di Padova e l’Accademia di Belle Arti di Venezia con C. B. Tiozzo, confinante di aula di Emilio Vedova, scuola terminata nel 1988. Inizia la sua carriera artistica negli anni ’90 come disegnatore, poi progettista di stampi e modellista, nonché come creativo di oggetti d’arredo e giocattoli fino al 2004. Nello stesso anno frequenta un corso triennale di restauro e inizia a lavorare a Venezia nel settore del Restauro Conservativo soprattutto ligneo e lapideo, si occupa anche di stucchi e affreschi. Dal 1987 produce opere su legno e partecipa ad esposizioni d’arte in Italia e all’estero dove ottiene nel 2014 una residenza artistica presso il centro d’arte Domagk Atelier a Monaco di Baviera. Negli ultimi anni, precisamente dal 2013, dopo un accurata ricerca tecnica realizza opere in cartapesta polimaterica a stampo, creando una linea personale e prendendo spunto da oggetti reali, decontestualizzando le funzioni originarie. Nel corso del 2015 si appassiona alla tecnica della ceramica a e tuttora produce installazioni concettuali catturando oggetti non più in uso, ritrasformati con la tecnica dello stampo a colaggio. Nel giugno di quest’anno ha concluso un corso sperimentale sulla la tecnica della vetrofusione presso una vetreria in provincia di Belluno. A fine anno inaugurerà il suo nuovo spazio “kubettogallery” a Cadoneghe, in provincia di Padova. INFO www.marcoferrariartist.com Instagram: kubettogallery_marco_ferrari

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Michela Valenti

Pochi gesti istintivi per esprimere il suo mondo di Vincenzo Chetta

Le temps passe, la vie aussi… La peinture c’est un peu comme réussir à saisir les instants de vie, les expériences, les pensées, l’évolution personnelle, les bonheurs et les tristesses, les certitudes et les doutes. Un message pour partager la perception des «choses de la vie», avec son quotidien, ses surprises, dans une démarche dynamique, riche en couleurs, vécus «dans l’instant présent».

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Michela Valenti

on molto tempo fa ho avuto il piacere di conoscere i dipinti della talentuosa Michela Valenti, e da subito ne sono rimasto piacevolmente colpito. Prima ancora di conoscere la sua storia personale, ho intuito quanto di suo ci fosse impresso sulle tele, ma soprattutto era evidente la sua necessità di far vedere a tutti, cosa aveva visto lei. Lunghe figure, macchie di luce e ombre a disegnare le forme, un segno tranquillamente riconducibile al neoespressionismo tedesco, così immediato, così istintivo, così necessario. Ecco, ho trovato da subito che l’arte della Valenti fosse “necessaria”: al mondo, perSgomento, polvere di marmo, 2018, h 26 cm.

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ché non è mai abbastanza la vera arte, e a lei, per tirare fuori tutta se stessa, riprendere il suo posto nel mondo, presentare il suo “io” a chi lo sa osservare all’interno delle sue opere. Svizzera di nascita, diplomata in disegno tecnico industriale, la Valenti imprime nelle sue opere (forse inconsciamente) anche un certo rigore, sicuramente non visibile nell’immediato dell’osservazione, è infatti solo dopo un’attenta valutazione che possiamo ritrovare in diversi dipinti determinati segni di questa sua caratteristica. Michela Valenti dona chiaramente molto di sé nelle sue creazioni, riconosciamo la sua caparbietà, la sua forza, ma anche le sue passate fragilità, tutte da esprimere ed esorcizzare, per continuare ad essere una donna forte e consapevole. Tanta è l’istintività nei dipinti, quanto è invece effetto di una importante ricerca introspettiva la figura che si delinea nelle sue sculture. É proprio una delle sue recenti sculture, “Sgomento”, che ha passato le selezioni del BAC Winter (BIANCOSCURO Art Contest Winter

Il fortunello polvere di marmo 2018 h 32 cm. Michela Valenti durante gli ultimi ritocchi al dipinto “Esuberanza” tecnica mista su cartone 3D 140x100 cm.

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A destra: Il Pensatore polvere di marmo, 2018 h 55 cm. Sotto: In the city tecnica mista su tela, 2017 30x40 cm/cad.

Edition) e ha accolto così i visitatori della mostra a Parma. Durante l’esposizione abbiamo capito quanto “Sgomento” stesse dialogando con il pubblico, era proprio “incredulo”! Alto appena ventisei centimetri, longilineo, fragile, attonito, con quello sguardo e quella postura che possiamo definire di persona turbata. Un turbamento prodotto da qualcosa che ha visto? O da qualcosa che ha sentito? Oppure ha avuto il coraggio di riconoscere il mondo che lo circonda? “Sgomento” ha coinvolto tutti, rapendo gli sguardi e facendo porre molte domande sul suo reale stato d’animo e sui perché di quella espressione che, seppur appena accennata nella polvere di marmo, rende perfettamente l’idea. Ecco perché, nonostante nella versione invernale del concorso il Premio finale previsto fosse solo uno, abbiamo deciso di premiare anche Michela Valenti e la sua scultura. Le opere sculturee sono una chiara evoluzione della sua creatività, una necessità di espressione ora che forse riesce a rivedere con maggior chiarezza ciò che poteva vedere davvero in quel tragico periodo della sua vita. Il suo modo di creare, sia che si parli di dipinti, sia che si parli di sculture, è assolutamente personale e non riproducibile: una vera Artista che fa delle sue l emozioni, Arte. s

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Michela Valenti (Lugano - Svizzera, 1968). Si diploma in disegno tecnico industriale (STA Lugano) nel 1992. Appassionata fin dall’infanzia di arte, non l’abbandonò mai nonostante il suo diploma. All’età di 33 anni, a seguito di un incidente, rimane per diversi mesi priva della vista. Il periodo trascorso nell’oscurità fu l’inizio del suo “Io” per riconoscere la propria verità di fondamento. La sofferenza di sentirsi quasi relegata fu l’input per approfondire, sempre più, le proprie vibrazioni allo scopo di ritrovare nel buio circostante, la sua luce interiore, la sua verità fondamentale. Uscita fortunatamente, dopo qualche tempo, dalla propria “infermità visiva”, ritrova l’esigenza di riavvicinarsi all’arte con una forte composizione cromatica. Inizia così nel 2005 il suo percorso artistico. Le opere della Valenti sono luminose partiture di una luce più o meno densa con un linguaggio pittorico tutto suo. L’artista sa cogliere in ogni situazione la profondità dei sentimenti, la natura delle cose e delle vibrazioni, innestando la comunicazione diretta con il proprio animo e traducendola con incisività visiva. Partecipa a mostre nazionali ed estere ricevendo numerosi riconoscimenti. Le sue opere figurano in collezioni pubbliche e private, pubblicate in cataloghi e riviste d’arte. Si sono interessati al suo operato eccellenti critici, tra cui il Prof. Vittorio Sgarbi.

Esposizioni / Exhibition Arthill Gallery - Londra, Biennale delle Nazioni - Venezia, Art Parma Fair - Parma, Galleria Hadorn Lichtensteig (CH), MAG - Montreux, Cesena ArteFiera - Cesena, Spoleto Arte - New York, Biennnale del Mediterraneo - Palermo, Kunst im Foyer Bronchhofen (CH), PRO BIENNALE Palazzo Giustinian Faccanon - Venezia, Galleria AccorsiArte - Torino, Italian Art Fair - Dubai, Galleria Sant’Isaia - Bologna, Fondazione EXtrafid Art - Lugano (CH), Seconda Biennale di Palermo, Spectrum Miami, Galleria Sabrina Falzone Milano, Galleria l’Agostiniana - Roma, Art International Zürich (CH), Galerie Hadorn - Lichtensteig (CH).

Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito internet dell’artista www.michelavalenti.com

English info

Michela Valenti (Lugano - Switzerland, 1968). Valenti graduated with a diploma of technical and industrial drawing (STA Lugano) in 1992. At the age of 33, after a cerebral accident, she remained for several months with the loss of her eyesight. During the time that she spent in the darkness Valenti was able to shed light in an insightful way on her beliefs, and found herself. This is how her artistic pathway started in 2005. She participated in many national and international exhibitions. Her work can be found in public and private collections, published in catalogs and art magazines. Many important critics have shown interest in her work. Her artistic language is expressed through elegant chromatic combinations. The artist is able to capture the basic nature of objects, through which she senses the deepest vibration and creates an introspective communication.

Michela Valenti nel suo atelier durante la verniciatura della scultura “Il Fortunello”

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Il Primo Novecento al Revoltella Le influenze dell’attualità nell’Arte

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ta per concludersi l’esposizione “Monaco, Vienna – Trieste – Roma”, aperta al pubblico da gennaio, terminerà il 2 settembre, presso la Galleria d’Arte Moderna del Museo Revoltella. Interessanti proposte di artisti triestini e giuliani ed una superba collezione di altri artisti italiani, e non solo, sono la chiave del successo di questa mostra. L’attualità di allora è ben raccontata dalle opere che dimosrano tutta l’influenza di Monaco di Baviera e di Vienna su Trieste, negli anni in cui il capoluogo giuliano apparteneva all’Impero d’Austria-Ungheria. Il percorso è stato ideato da Susanna Gregorat, conservatore del Museo Revoltella, e si suddivide in sette sezioni che documentano flussi e influenze, dagli anni delle Secessioni a quelli del “ritorno all’ordine”, coprendo una storia che dagli albori del Novecento si inoltra nel “secolo lungo”, sino a lambire il secondo conflitto mondiale. In ordine cronologico, l’esposizione inizia con opere realizzate nei primi anni del Novecento dai più prestigiosi e noti artisti triestini e giuliani (Scomparini, Glauco Cambon, Levier, Argio Orell, Timmel, Camaur, Canciani, Grimani, Parin, Sbisà, e tanti altri), fortemente condizionati dal clima secessionista d’Oltralpe monacense e viennese e frutto della formazione alle Accademie di Belle Arti di

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Oscar Hermann Lamb - Amazzone, 1932, olio su tela, 100x81 cm.

Monaco di Baviera e di Vienna. Una sezione monografica è riservata all’arte pittorica e grafica di Federico Pollack, più noto a Trieste come Gino Parin, contraddistinta da uno stile del tutto originale, maturato in ambito europeo e britannico.

Incontriamo poi una sezione dedicata all’arte italiana degli anni Venti e Trenta, caratterizzata dal recupero della tradizione artistica italiana. Qui si ammirano i capolavori patrimonio del Museo, tra i quali i dipinti di Felice Casorati, Carlo Carrà, Mario Sironi,

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Giorgio de Chirico. La sezione successiva indaga lo stretto rapporto umano e artistico instauratosi tra i triestini Arturo Nathan, Carlo Sbisà e Leonor Fini, con l’artista avanguardista Giorgio Carmelich. Seguono le opere di Vittorio Bolaffio, artista dalla personalità tormentata, fortemente legato a Trieste e al triestino Umberto Saba. In conclusione del percorso espositivo troviamo la rievocazione della Secessione romana nei dipinti di alcuni protagonisti di quella stagione particolare (tra il 1913 e il 1916), che vide a confronto numerosi artisti di diversa provenienza geografica e formazione artistica, in una visione moderatamente avanguardistica, ma

molto ben definita. Non possiamo che essere d’accordo con il Direttore dei Civici Musei di Trieste, Laura Carlini Fanfogna, che osserva: “Questa mostra evidenzia, ancora una volta, la ricchezza delle Collezioni d’arte del Revoltella, Museo fondamentale per qualsiasi indagine sul Novecento italiano.” Questa importante rassegna ben chiarisce il rilievo di Trieste come snodo nel mondo dell’arte, anche grazie all’aggiunta (da giugno scorso) di una grande retrospettiva su Leopoldo Metlicovitz, pittore, illustratore, scenografo teatrale e pubblicitario triestino che percorse interamente gli anni esaminati da questa mostra, da vivere ammirando le sue opere. Rebecca Maniti MONACO, VIENNA - TRIESTE ROMA Il Primo Novecento al Revoltella 25 gennaio – 2 settembre 2018 Civico Museo Revoltella, Trieste INFO T. +39 040 675 4350 revoltella@comune.trieste.it

Sopra: Glauco Cambon - Velo azzurro, 1907, olio su cartone, 95x65 cm.

A sinistra: Gino Parin - Armonia in bianco e rosso 1914, olio su tela, 100x91 cm.

Tutti i giorni 9.00-19.00

Chiuso il martedì Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

Capelli rossi - tempera, anno 2016, 25x35 cm.

Giovanissimo Eros - tempera, anno 2016, 20x30 cm.

www.museorevoltella.it

Raffaella Di Benedetto i s a b e l l i n a 9 9 @ l i b e r o . i t

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L’opera svelata Faccia a faccia con ciò che è nascosto

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i siete mai chiesti cosa osserviamo quando siamo di fronte ad un opera d’arte? Le risposte che vi arrivano sono certamente tante e, molte, anche abbastanza ovvie... Ma vi siete mai chiesti in realtà cosa non osserviamo? È vero, sembrerebbe tutto abbastanza strano, ma in realtà è un fattore molto importante per conoscere a fondo un dipinto. Siamo sempre stati abituati ad osservare e a studiare l’opera da un unico punto di vista, quello del quadro, veniamo attratti dai colori, ne riconosciamo le forme, percepiamo se pur da molto lontano, ciò che l’artista ha voluto mostrarci e trasmetterci. Con la mostra “Abscondita”, allestita presso la Galleria Civica del Museo di Bassano del Grappa dal 2 giugno scorso, si vuole evidenziare l’idea che l’opera d’arte debba essere vista e considerata a due facce: il fronte che noi tutti conosciamo benissimo perché abituati a guardare solo quello, ed il retro. Cos’è il retro se non la possibilità di poter analizzare il dipinto da un’altra prospettiva? Le ca-

ratteristiche sono tante, sul retro possiamo trovare, ad esempio, i cartellini di partecipazione alle mostre, la firma dell’artista, una dedica, articoli di giornale, dei ripensamenti in corso d’opera, disegni, ulteriori dipinti o addirittura dei restauri... Insomma il curriculum autentico dell’opera è lì, celato dietro il supporto. Quindi bisognerebbe armarsi di una vastissima curiosità per scoprire, come se fossimo dei detective alle prese con una scena del crimine, i segreti più segreti dell’artista. L’idea di questa mostra, spiega la curatrice Chiara Casarin, arriva dal dipinto di Cornelius Norbertus Gijsbrechts, realizzato verso il 1670 e patrimonio della National Gallery of Denmark di Copenhagen, raffigurante il retro di una tela dipinto sul davanti:“Quel dirompente dipinto, frutto di un virtuosismo senza pari, fu il tentativo di vedere l’arte come un medium che pensa a se stesso e alle sue strutture nascoste, generando un nuovo linguaggio meta-pittorico, privo di rappresentazione referenziale”. L’esposizione, unica nel suo genere, sarà visitabile fino al 3 settembre prossimo, donandoci

Giuseppe Lorenzoni_Ritratto del Segretario Girolamo Fabris, 1886

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Giuseppe Lorenzoni_Ritratto del Segretario Girolamo Fabris, 1886, retro

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Andrea Schiavone_Incredulità di Gesù e San Tommaso, XVI sec., retro

così, la possibilità di ammirare e conoscere per la prima volta la vera materia con la quale è composta l’opera: la sua tela, il suo telaio, la sua cornice e tutte le altre informazioni che determinano la conoscenza della storia del dipinto, dell’artista e di coloro che in precedenza lo hanno posseduto. Il museo in questo caso, non è solo un contenitore in cui la cultura viene conservata, ma diviene un luogo che si alimenta quotidianamente di nuove ricerche. Tutto ciò che ci circonda può cambiare se osservato con altre angolazioni: poter studiare la storia dell’arte attraverso le opere presuppone di doverle analizzare, a volte o spesso, con inediti e bizzarri punti di vista. Mario Gambatesa

Francesco Trivellini La beata Giovanna Maria Bonomo, sec. XVIII, e retro

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Andrea Schiavone_Incredulità di Gesù e San Tommaso, XVI sec.

ABSCONDITA

Segreti svelati delle opere d’arte 2 giugno – 3 settembre 2018 Galleria Civica, Bassano del Grappa INFO T. +39 04 24 519901 info@museibassano.it

Tutti i giorni 10.00-19.00 - Chiuso il martedì Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museibassano.it

Pittore veneto del XVII secolo Il Redentore, e retro

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Il giro del Mondo in 8 stanze La realtà di Hubert Sattler “Era un uomo che doveva aver viaggiato dappertutto, per lo meno con la mente.”

F In basso: Hubert Sattler Parigi 1866

ino al 16 settembre 2018, il Castello di San Giorgio a Mantova ospita la mostra “Il giro del mondo in 8 stanze. Un viaggio attraverso il cosmorama di Hubert Sattler”. L’esposizione presenta, per la prima volta in Italia, i cosmorami di Hubert Sattler (1817-1904), provenienti dal Salzburg Museum, che custodisce molte sue opere, tra le quali anche il celebre “Panorama di Salisburgo 1825-29” che Hubert ha donato insieme a circa 150 dipinti della città, nel 1870. Curata da Attilio Brilli, in collaborazione

Jules Verne

con Johannes Ramharter, Peter Assmann, Nina Knieling, l’esposizione invita il visitatore a vestire i panni di Phileas Fogg e del fido cameriere Passepartout, protagonisti del romanzo di Jules Verne “Il giro del mondo in 80 giorni”, il libro che rivoluzionò l’idea stessa di viaggio, verso una forma più moderna e popolare che superasse quella aristocratica del Grand Tour, o quella religiosa dei pellegrinaggi. L’osservatore viene catapultato in paesaggi e contesti diversi, grazie alle vedute di paesaggi e di città raccolte sul posto da Sattler, dapprima con i disegni, poi con

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i degherrotipi, quindi dipinte a olio su grandi tele con estrema precisione tecnica e in grado di rendere al massimo l’illusione della realtà. In mostra possiamo vedere le prime due edizioni del libro di Verne, in francese e in italiano, con oggetti d’epoca come valigie, guide turistiche, souvenir, cartoline e altro: la coreografia perfetta per iniziare il nostro viaggio intorno al mondo accompagnati da Hubert Sattler. L’itinerario tocca l’Italia (Roma, Genova, Pompei, Venezia, Taormina) e prosegue nelle grandi capitali europee come Londra e Parigi, il cui profilo è mancante del simbolo moderno della Tour Eiffel. Proseguendo ammiriamo i paesaggi esotici orientali e dell’Egitto, per poi arrivare in America, stato di cui Sattler coglie le metropoli del futuro (New York, Boston, Città del Messico), ma anche i grandi monumenti naturalistici, come il Grand Canyon o le cascate del Niagara. La rassegna si conclude con una riflessione sul viaggio intrapreso, non più per svago, ricerca o desiderio, ma per necessità. Il tema sempre attuale dell’emigrazione

FEDERICO GRAZZINI

Sopra: Sebastian Stief Ritratto di Hubert Sattler 1875 In basso: Hubert Sattler Esposizione universale di Londra - edificio per l’industria 1862

Vetrina a Roma 1 olio su tela, 2017, 60x60 cm.

si ritrova così illustrato in alcune testimonianze del fenomeno che spinse molti a cercare fortuna lontano dalla propria patria, allora come ora. Ettore Tiretto IL GIRO DEL MONDO IN 8 STANZE

Un viaggio attraverso il cosmorama di Hubert Sattler 20 maggio – 16 settembre 2018 Castello di San Giorgio, Mantova INFO T. +39 0376 352104 pal-mn@beniculturali.it Da martedì a domenica 08.15 - 19.15 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

Vetrina a Roma 4 olio su tela, 2018, 60x60 cm.

www.mantovaducale.beniculturali.it

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www.federicograzzini.net


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Achille Castiglioni Il creatore di icone nella cultura del design

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opo una piccola pausa estiva, dal 20 agosto sarà possibile visitare nuovamente la mostra che celebra il grande Achille Castiglioni a 100 anni dalla sua nascita, presso il m.a.x. museo di Chiasso. L’esposizione è stata progettata da Migliore+Servetto Architects e Italo Lupi, in collaborazione per la curatela con Nicoletta Ossanna Cavadini, e si inserisce all’interno del filone d’indagine dedicato ai “Maestri del XX secolo”. Protagonista della stagione d’oro del design degli anni Sessanta, Achille Castiglioni ha realizzato nella sua intensa attività professionale ben 484 allestimenti e più di 150 oggetti: vere

Achille e Pier Giacomo Castiglioni Mezzadro sgabello, 1957, stelo in acciaio cromato, sedile da trattore in metallo laccato, poggiapiedi in faggio essiccato artificialmente, prodotto da Zanotta Ph. Matteo Zarbo

e proprie icone della cultura del design. La mostra fornisce l’occasione per ricordare la stretta amicizia che legava Achille Castiglioni al graphic designer svizzero Max Huber (1919–1992), ripercorrendo attraverso “l’alfabeto” allestitivo di Castiglioni i tanti progetti realizzati insieme. Il fuori scala, la cinetica, l’allegoria, la sequenza, il ready made, il segno grafico sono solo alcuni degli elementi chiave ricorrenti nei suoi progetti, che saranno messi in luce nel percorso espositivo. Molti gli allestimenti progettati da Castiglioni (dai padiglioni Rai, all’Eni, alle manifestazioni fieristiche, ai progetti per la cultura e per l’innovazione), e proprio da questi lavori emerge un Achille

Castiglioni, capace di concepire la messa in scena come una regia: ogni elemento è stato attentamente studiato per rendere un dinamico racconto per immagini. Unendo la sperimentazione alla razionalità, Achille Castiglioni è riuscito a combinare semplicità e ironia con l’attenzione per l’utilizzo della tecnologia e dei nuovi materiali. I suoi progetti sono “atemporali”, attraversano le diverse generazioni senza perdere la loro leggibilità, sempre attuali. In mostra, oltre agli oggetti indimenticabili (ne sono esempio la lampada Arco, Aoy, Noce e la Gibigiana, il sedile da giardino Allunaggio, gli sgabelli Mezzadro e Sella, le posate Dry, gli orologi Wall Clock e Rekord), troviamo anche disegni,

Achille e Pier Giacomo Castiglioni - RR 126 stereo, 1965, prodotto da SIM 2 Brionvega, laminato plastico, masonite, acciaio, prodotta per Brionvega. Ph. Matteo Zarbo - Archivio Volonté

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Achille Castiglioni - Ipotenusa lampada da tavolo, 1975, acciaio inossidabile, alluminio, acrilico, prodotta da Flos Ph. Matteo Zarbo - Archivio Max Huber

Achille e Pier Giacomo Castiglioni Allunaggio sedile da giardino, 1966, prodotto da Zanotta, metallo stampato e verniciato a fuoco con piedi in plastica, 152x74x42,5 cm. Ph. Matteo Zarbo - Archivio Achille Castiglioni

modelli, testimonianze video e prototipi, tutto grazie alla collaborazione con Antonella Gornati che gestisce l’Archivio della Fondazione Achille Castiglioni con Carlo e Giovanna Castiglioni. Gli oggetti esposti esprimono l’atteggiamento del grande maestro, capace di guardare alle cose in modo sempre unico, traducendo nel campo del design i concetti sperimentati in ambito allestitivo.

Completa la mostra l’importante contributo di più di venti grafici e illustratori di fama mondiale, tra cui Pierluigi Cerri, Milton Glaser, Aoi Huber Kono, Emiliano Ponzi, Guido Scarabottolo, Heinz Waibl, per l’occasione chiamati a realizzare ciascuno un manifesto grafico che traduca la genialità e fantasia rigorosa del progettista milanese. Flavio Ennante

Sopra: ritratto di Achille Castiglioni con lampada Arco, inizio anni ‘70 Archivio Achille Castiglioni

A sinistra: ritratto di Achille Castiglioni nel suo studio con lampada Diabolo. Ph. Hugh Findletar, 1998 Archivio Achille Castiglioni

ACHILLE CASTIGLIONI (1918–2002) Visionario

31 maggio – 23 settembre 2018 m.a.x. Museo, Chiasso INFO T. +41 58 122 42 52 info@maxmuseo.ch Da martedì a domenica 10.00-12.00 / 14.00-18.00 Chiusura estiva fino al 20 agosto Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.centroculturalechiasso.ch

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Pino Pinelli La mostra Antologica a Milano

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al 10 luglio scorso, Palazzo Reale di Milano ha aperto le porte a Pino Pinelli, uno dei maggiori esponenti della pittura analitica, con una mostra antologica che ripercorre le varie fasi del suo lavoro artistico. Pinelli nasce a Catania nel 1938, città in cui compie i suoi studi artistici; nel 1963 si trasferisce a Milano, ai tempi centro principale di ritrovo degli artisti, dove tuttora vive e lavora. Affascinato e attratto dal dibattito artistico di quegli anni che viene animato da figure quali Lucio Fontana, Piero Manzoni, Enrico Castellani, nei primi anni ‘70 Pinelli avvia una fase di riflessione e di ricerca, in cui tenta di mettere a fuoco l’imprescindibile nesso fra tradizione e innovazione, con particolare attenzione alla superficie pittorica, alle vibrazioni della pittura e allo studio dei colori. Nascono così i cicli delle “Topologie” e quelli dei “Monocromi”, la cui superficie comincia ad essere mossa da una percezione sottile di inquietudine, quasi come se l’artista volesse restituire il respiro stesso della pittura: un’idea utopica per molti, ma non per Pinelli. Queste esperienze lo collocano nella tendenza di quel periodo, tanto da far si che il critico d’arte Filiberto Menna potesse definire il suo operato, una vera e propria rappresentazione di “pittura analitica”. Nel 1976 le sue opere affrontano un drastico cambiamento, ne riduce le dimensioni e le collo-

ca nello spazio, ricreando una vera e propria frammentazione, abbandonando così la tela e il telaio, e in essa il concetto principale della pittura. L’esposizione, intitolata “PINO PINELLI: pittura oltre il limite”, curata da Francesco Tedeschi, promossa dal Comune di Milano - Cultura, Palazzo Reale e da Gallerie d’Italia, in collaborazione con l’Archivio

Sopra: Pino Pinelli - Pittura R. tecnica mista, 1993, 2 elementi, 120x190 cm. In basso: Pino Pinelli - Pittura R tecnica mista, dimensioni ambientali (veduta parziale), 2018 Foto Bruno Bani

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Pino Pinelli - Pittura BL. G. 1994, tecnica mista, 3 elementi, 120x200 cm.

Pino Pinelli, vuole ripercorrere, attraverso l’esposizione di oltre quaranta opere, più di cinquant’anni di lavoro di uno dei protagonisti italiani più importanti del secondo Novecento. La mostra si compone della disseminazione di un centinaio di elementi materici creati con l’uso di un colore rosso dal particolare timbro cromatico (risultante di 5 rossi diversi) che rappresenta la cifra stilistica di Pinelli, scanditi dalla diffusione del brano di J. S. Bach, Preludio in Do Maggiore PWV 846, scelto dallo stesso artista per accompagnare la fruizione della sua opera che illustra l’alternanza dei cinque movimenti musicali: il ritmo grave, l’andante e il mosso, fino al brio e all’adagio. L’opera di Pinelli si scompone, si rompe, esplode: tutto in parti uguali, in moduli che si ripetono e che aprono

le porte a nuovi movimenti, ad una nuova spazialità. Il colore intenso genera e ricalca il movimento, concede il vero valore all’opera. Una ripetitività altra, una scrittura non più verbale, ma fatta di segni che si ripetono e tutto ciò che si ripete con una certa frequenza, con un certo ritmo, diventa inevitabilmente una scrittura, non più da leggere ma da osservare. Questa è l’arte di Pino Pinelli. Mario Gambatesa

PINO PINELLI

Pittura oltre il limite

10 luglio – 16 settembre 2018 Palazzo Reale e Gallerie d’Italia, Milano INFO T. +39 0288445181 c.mostre@comune.milano.it Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzorealemilano.it

Pino Pinelli - Pittura BL. R. G. tecnica mista, 2010, disseminazione di 45 elementi, 9x33 cm. (cad)

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Nuove esposizioni a Firenze Interessanti proposte al Museo Novecento

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i Museo Novecento di Firenze è sempre ricco di appuntamenti avvincenti, e anche per questa estate ci ha riservato molte interessanti proposte espositive. Tra queste spicca il secondo appuntamento del ciclo Duel ideato dal direttore artistico del Museo Novecento, Sergio Risaliti. Protagonista della mostra, “Not all those who wander are lost”, a cura di Lorenzo Bruni, è l’artista messicano Jose Dávila. L’artista ha scelto un’opera tra quelle conservate nelle collezioni del museo fiorentino (Mario Radice, Composizione C.F. 124, 1939) e a partire da questa ha elaborato un progetto site specific in dialettica sia con il dipinto che con gli spazi del museo, in particolare con la cappella sconsacrata al piano terreno dell’edificio. Qui sotto: Jose Dávila - The Origins of Drawing VII 2017, stampa a pigmenti di carbone. Courtesy of the artist. Ph: Agustín Arce

Sopra: Mario Radice (Como 1898 – Milano 1987) Composizione C.F. 124 1939 ca., tempera su cartone. Collezioni civiche, Raccolta MIAC

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La mostra in Santa Maria Novella è una buona occasione per conoscere il lavoro di Jose Dávila, uno degli artisti della sua generazione più attivi nel creare relazioni inedite tra il gesto scultoreo e la definizione dello spazio architettonico, tra la riattivazione della memoria collettiva e la contemplazione dell’istante. Le opere in mostra agiscono tutte sulla ricerca dell’equilibrio tra opposti; la convivenza dei contrasti è pensata da Jose Dávila per dare maggiore importanza all’istante della fruizione, a come vengono osservate e condivise le forme della scultura. Seconda edizione anche per il ciclo Paradigma. Il tavolo dell’architetto, progetto ideato da Sergio Risaliti a cura di Laura Andreini, che fino al 6 settembre ospita i lavori di GianlucaPeluffo&Partners mettendo in mostra tre progetti che lo studio sta realizzando in Egitto. I progetti riguardano la fondazione di una città (“Il Monte Galala” presso Sokhna, sul Mar Rosso) e della sua nuova Moschea, commissionati entrambi da una società egiziana. In esposizione immagini, spirito e materia della costruzione, un dialogo fra le foto di Ernesta Caviola, l’intervento

Sopra: Peluffo - StudioFontana @Caviola A sinistra: Peluffo - Una vista esterna di Galala

artistico di Adriano Bocca e il modello in terracotta di Danilo Trogu con i disegni tecnici ed evocativi dei tre progetti. Ricordiamo che nello stesso momento sarà possibile ammirare la prima mostra del ciclo Solo, dedicata a Emilio Vedova (con quattro opere provenienti dalla collezione Mazzoleni): un breve ritratto di un grande Maestro del Novecento. Flavio Ennante Sotto: un’immagine dell’asllestimento della mostra dedicata a Emilio Vedova

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Paolo Masi in mostra al MA*GA Grande antologica, dagli anni ‘50 ad oggi

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na grande antologica dedicata al Maestro Paolo Masi, quella che è in scena al Museo MA*GA di Gallarate, fino al 16 settembre, oltre alla sezione speciale allestita all’interno delle Lounge Vip dell’aeroporto di Milano Malpensa, al terminal 1. Dal titolo “Doppio spazio”, la mostra propone opere che rappresentano i passaggi chiave della ricerca di Masi, dalla fine degli anni ‘50 a oggi. L’attività dell’artista fiorentino è strettamente legata ad una continua sperimentazione sul modo di operare e trasformare i materiali; per Masi, l’agire artistico è qualcosa che di volta in volta si apre a nuovi approfondimenti e a nuove soluzioni. Al MA*GA sono visibili le opere installative e ambientali che puntano a mutare la percezione dello spazio, come la grande installazione della Biennale

di Venezia del 1978. Nelle Lounge Vip dell’aeroporto di Milano Malpensa, sono invece esposti alcuni nuclei di opere pittoriche, sia storiche che recenti, che illustrano la ricerca che Masi ha affrontato attorno alla pittura di matrice astratto-geometrica. Il progetto complessivo, curato da Lorenzo Bruni, offre una lettura approfondita della ricerca di Paolo Masi, attraverso cicli pittorici che, pur essendo realizzati in tempi diversi, hanno come soggetto comune il tema della “vibrazione” del segno-colore che si “rivela” in relazione al materiale scelto come supporto. La mostra propone dunque le opere che rappresentano i passaggi chiave della sua carriera, opere che affrontano i limiti e le potenzialità dell’oggetto quadro e della pittura. Parallelamente alla pratica pittorica, dalla fine degli anni ‘50, Masi Paolo Masi, in studio, 1965

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Paolo Masi, Galleria Schema, 1972

Paolo Masi, Biennale di Venezia, 1978

si impegnò anche in un’intensa attività di animatore del rinnovo culturale, realizzando mostre all’interno delle Case del Popolo, in gallerie private e spazi pubblici, e successivamente fondò collettivi artistici e spazi d’arte nella sua città (L’Aquilone, F-Uno, Zona negli anni Settanta, e nel 1998 Base / Progetti per l’arte). Il titolo della mostra è sicuramente azzeccato, vuole infatti sottolineare l’attitudine di Paolo Masi di far convivere lo spazio dell’arte e quello della vita, il gesto del singolo con le esigenze della collettività, la libertà dalle regole con le regole della libertà: doppio spazio. Rebecca Maniti In alto a destra: Paolo Masi - Senza titolo (blu), 1985 Sotto: Paolo Masi - Correlazioni angolari, 1971

PAOLO MASI Doppio spazio

06 maggio – 16 settembre 2018 Museo MA*GA, Gallarate e Aeroporto di Milano Malpensa INFO T. +39 0331 706011 info@museomaga.it Da martedì a venerdì 10.00-13.00 / 14.30-18.30 Sabato e domenica 11.00-19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museomaga.it

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Marco Lodola e Giovanna Fra Insieme in una grande mostra nella Reggia di Caserta

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a Reggia di Caserta ospita una interessante mostra a cognugare passato e presente: “Marco Lodola – Giovanna Fra. Tempus – Time”. A cura di Luca Beatrice, organizzata da Mary Farina e da Augusto Ozzella, con la collaborazione della galleria Deodato Arte, gode del patrocinio del Comune di Caserta, del Madre – fondazione donnaregina per le arti contemporanee e di Confindustria Caserta; sarà possibile visitarla fino al 15 settembre. Il titolo della mostra è un voluto riferimento al trait d’union che Marco Lodola e Giovanna Fra, grazie alle loro opere, creano fra il

Tempus, la dimensione temporale legata all’antichità, al classico, alla storica sede espositiva e il Time, sintesi del mondo contemporaneo. Il percorso espositivo si compone di una selezione di opere dei due artisti che dall’ingresso si snoda negli spazi interni, nel parco reale, fino ad arrivare agli appartamenti del piano nobile. L’immenso parco della sontuosa villa, nel raggio di un chilometro, è punteggiato da oltre venti monumentali sculture luminose di Marco Lodola che rappresentano alcuni dei suoi soggetti tipici: uomini e donne, ballerini, animali, figure reali e immaginarie, che

Giovanna Fra - Yellow, red and blue note Sol installazione di foto digitali e smalto su tela, 2018, 50x50 cm.

metaforicamente partecipano a una festa di corte. Le installazioni di Lodola appaiono in grande sintonia con le tele di Giovanna Fra che accolgono il visitatore negli Marco Lodola Paravento 2015, persplex e led, 250x300x15 cm.

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appartamenti reali. Seppure provenienti da formazioni diverse, i lavori di Lodola e Giovanna Fra creano un profondo dialogo e si completano vicendevolmente ed instaurano un forte legame con il luogo che li ospita, come afferma Luca Beatrice nel testo dedicato alla mostra: “Dialogare con un’architettura di inestimabile pregio può costituire una sfida

ardua, eppure affascinante, per gli artisti contemporanei, a partire dall’utilizzo di materiali anomali. Senza contare volumi, cubature e l’immensità di un parco che farebbe spaventare chiunque.” La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Skira, con un vasto repertorio di immagini ed il testo del curatore Luca Beatrice. Ettore Tiretto

Una vista dell’allestimento della mostra, con le opere di Marco Lodola

Una vista dell’allestimento della mostra, con le opere di Giovanna Fra Durante la conferenza stampa, da sinistra: Vincenzo Mazzarella, Mary Farina, Marco Lodola, Giovanna Fra e Luca Beatrice. Ph. Diego Orlacchio

Giovanna Fra e Marco Lodola

The Long Now

L’evento al meCollectors Room Berlin

ROMEO MANZONI

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ino al 27 agosto è possibile visitare la mostra “The Long Now”: 20 artisti contemporanei, differenti posizioni artistiche al meCollectors Room Berlin. Vedremo diversi approcci al tema “tempo”, sia per quanto riguarda il concetto dello stesso, sia riguardo la percezione e la vil sualizzazione del tempo. s

Contro le ingiustizie - tecnica mista, 2018, 30x30 cm.

Dafna Gazit - Simtat Shlush - 2016, daguerreotype, 9x11 cm. © the artist In alto: Katrin Wegemann - Konfetti Box - 2017, wood, glass, confetti, 85x56x15 cm. © the artist, Photo Verena Brüning

Contro Le ingiustizie Quelli che dicono che la vita è tutto un gioco vuol dire che vivono male e la disprezzano. Ma ci sono anche coloro che credono di essere talmente intelligenti da sfidare le forze universali e di solito sono proprio costoro che vogliono insegnare, ma a giusta ragione in maniera sbagliata. Nella nostra società che riteniamo perfetta conosciamo grandi ingiustizie e non siamo più in grado di capire che cosa è giusto o ingiusto. [...] Summus ius, summa iniura (somma giustizia, somma ingiustizia).Chissà come la pensano gli imponenti tori infuriati, loro non conoscono la paura e combattono sempre fino alla morte. Romeo Manzoni

romeo.manzoni@bluewin.ch

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SILVIA BATTISTI

ProfonditĂ - acrilico e metallo su tela, 2016, 100x100 cm.

www.silviabattisti.com - battisti.silviag@gmail.com


Oltre la fotografia | Isabella Rigamonti Al mimumo, ospite fino al 1 agosto

A

ndare oltre la fotografia, oltre una visione dedicata al bianco e nero o al colore e rendere la loro differenza rarefatta. Concentrarsi sul l’importanza dello scatto nella propria visione e rielaborarlo concettualmente e manualmente attraverso il collage. Ridefinire uno spazio attraverso il segno, sottolinearlo con una sovrapposizione, contrapporre sensibilità differenti ed immaginare una dimensione nuova. Esaltare la posi-

tività, la capacità del costruire e del “fare” dell’uomo, integrando modelli urbani ed epoche storiche differente, mostrando anche situazioni curiose o persone. Questo è il modo per riflettersi nel mondo, il modo di stimolare l’immaginazione e di lasciare che il mondo ne sia affascinato! l Questa è Isabella Rigamonti. s Le fotografie di Isabella Rigamonti al Micromuseomonza

mimumo Un Museo da Guinnes dei primati: 2,29 metri quadrati di superficie, aperto 365 giorni all’anno, ventiquattro ore su 24. Il mimumo si trova al piano terra della Casa della Luna Rossa via Lambro 1, una delle abitazioni più antiche di Monza, che dal ‘300 è affacciata in vicinanze sulla centralissima piazza Duomo. L’idea del mimumo è di Luca Acquati: e di Felice Terrabuio. Il motto del museo? “Se New York ha il Moma, Monza ha il mimumo MICROMUSEOMONZA.” MIMUMO (MIcro MUseo MOnza) via Lambro 1 Monza aperto h24, ingresso libero

BANCONOTE, BANCONOTE, BANCONOTE… Peter Hide 311065 al mimumo: “Per riflettere sul potere del denaro”

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el centro di Monza una strana vetrina sommersa di Dollari: è il mimumo che lo scorso luglio ha ospitato un’installazione di Peter Hide 311065, una stanza piena di dollari accartocciati, banconate che sbucano anche dallo sportello di una cassaforte, stracolma. Così l’Artista ci spiega il suo punto di vista: “La mancanza di sicurezza e stabilità che pervade la nostra esperienza umana viene enfatizzata da una cassaforte, oggetto emblematico, accompagnato sempre da una gestualità teatrale, rassicurante e dal vago sapore di oggetto post industriale. Improvvisamente, però, nella mia immaginazione quest’oggetto rassicurante, appare violato e violabile, impossibile da chiudere, incapace di proteggere il denaro e il senso di sicurezza e potere che deriva dal suo possesso. Ad un tratto appare inconsistente di fronte

al mutare degli eventi che ci circondano. Il suo pesante sportello si apre e il denaro in essa contenuto invade lo spazio circostante. È quasi un mutamento improvviso, impossibile da contenere, la stabilità del possedere denaro diventa ad un tratto instabilità ed acquista una sua forza invasiva. Ogni cosa è, o può essere, in simbiosi, la cassaforte con il suo denal ro. Ma non lo rimarrà per sempre”. s Peter Hide 311065 e la sua installazione al MicroMuseoMonza

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Sconfinamenti 5ª edizione del CAV, concorso arti visive

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a serata dedicata alle premiazioni ha concluso, martedì 5 giugno nel giardino interno al Centro pastorale Monsignor Ratti, il percorso della quinta edizione del concorso di arti visive San Giuseppe, promossa dal Circolo culturale San Giuseppe per offrire una vetrina al settore delle arti visive in città. Le opere proposte sono state 73, suddivise tra le sezioni a tema fisso, indicato dal curatore Gennaro Mele in “Sconfinamenti”, ed a tema libero. Nel primo caso, la giuria ha prescelto come vincitore l’elaborato “Open your mind, the new frontiers” di Luigi Belicchi, un acrilico su tavola preparata a gesso, che ha superato la concorrenza del pezzo “Fuori dal rosso” di Damiano Falcone, realizzato a tecnica mista, cui è stata assegnata una menzione di merito. Nel secondo caso, invece, il successo ha arriso all’opera “Cascata” di Renato Marchi, a sua volta eseguita a tecnica mista, mentre una menzione di merito è toccata alla fotografia “Luna park” di Giorgio Marra. Il pubblico, che ha visitato l’esposizione nelle sale del Centro pastorale Monsignor Ratti tra giovedì 3 maggio e domenica 3 giugno, ha invece decretato con le sue preferenze l’affermazione della giovane artista Aurora Vettori, che ha firmato l’elaborato in tecnica raku “Confini indecisi”, mentre il premio della critica “la bellezza resta”, voluto da Heart Pulsazioni Culturali di Vimercate, è andato all’installazione “Città in gabbia” dell’artista Camilla Molteni. “Il livello qualitativo di questo giovane concorso è molto cresciuto -ha spiegato il curatore artistico Gennaro Mele- adesso ci metteremo al lavoro per preparare l’edizione del 2019, che avrà

un tema molto complicato: la pace”. L’edizione di quest’anno è stata caratterizzata anche da alcune iniziative a corollario, a loro volta molto apprezzate. La principale è stata la mostra “S-confini”, proposta dalla galleria Arc Gallery di Monza e curata da Antonella Giovenzana, che tra sabato 19 e domenica 27 maggio è stata ospitata dalla galleria Mariani, dove oltre trecento visitatori hanno ammirato la proposta dedicata all’argomento delle migrazioni di Fabio Adani, Ivano di Maria e Marco Truzzi. Positivi sono stati anche i riscontri per il ciclo di incontri “Arte in pillole-pillole d’arte”, suddiviso in tre tappe. Rebecca Maniti

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Sopra: Renato Marchi, Gennaro Mele, Aurora Vettori, Luigi Belicchi e Damiano Falcone. [1] Luigi BELICCHI “Open your mind, the new frontiers”, acrilico su tavola preparata a gesso, 80x60 cm. [2] Renato MARCHI “Cascata”, tecnica mista. [3] Giorgio MARRA “Luna Park”, fotografia, 35x50 cm. [4] Damiano FALCONE “Fuori dal rosso”, mista su tela, 50x50 cm. [5] Aurora VETTORI “Confini indecisi”, raku, 22x35x21 cm. [6] Camilla MOLTENI “Città in gabbia” filo di ferro saldato su tavola di legno, 120x120x20 cm. SCONFINAMENTI - Concorso Arti Visive A cura di Gennaro Mele - Patrocinato dalla Città di Seregno circolosangiuseppe@libero.it - www.concorsoartivisive.it

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CONCETTA DE PASQUALE

N A U T I L U S viaggio tra rotte immaginarie

Attraverso suggestive e oniriche opere pittoriche realizzate su vecchie carte nautiche e diari di bordo, Concetta De Pasquale racconta il mare dei suoi tanti viaggi in barca a vela, tracciando rotte reali ed immaginarie. La mostra, curata da Francesco Gallo Mazzeo, si articola in un percorso itinerante, ed è ospitata da importanti Musei lungo le vie del mare.

LA SPEZIA 7 – 23 SETTEMBRE 2018 Museo Tecnico Navale della Marina Militare MARSALA 1 - 17 GIUGNO 2018 Convento del Carmine – Sala G. Cavarretta PALERMO 17 MARZO - 3 APRILE 2018 Museo Regionale d’ Arte Moderna e Contemporanea - Palazzo Belmonte Riso Carta di Mare Nautilus - 2018, olio e catrame su carta nautica, 75x114 cm.

Trittico Carte di Mare Nautilus - 2018, olio e catrame su carte nautiche, 114x230 cm.

WEB

www.concettadepasquale.it

E MAIL

concedepasquale@virgilio.it

concetta.depasquale.507

Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Dipartimento dei Beni culturali e dell’identità siciliana

Regione Siciliana

Le esposizioni sono patrocinate da: Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Dipartimento dei Beni culturali e dell’identità siciliana

Regione Siciliana

FACEBOOK

Città di Marsala Ente Mostra di Pittura



Dario Brevi a Palazzo dei Principi Animali e altre storie

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8 settembre si inaugura la mostra personale di Dario Brevi “Animali e altre storie” al Palazzo Dei Principi di Correggio, a cura di Elena Giampietri e con la collaborazione di Galleria Centro Steccata di Parma. Artista legato al movimento del Nuovo Futurismo, caratterizzato per un ritorno deciso al “fare arte” utilizzando particolarmente materiali di derivazione industriale, utilizza prevalentemente il medium density, derivato dall’industria del mobile, particolarmente presente nella zona in cui vive (Brianza). Dario Brevi realizza opere tridimensionali giocate con ironia

tra pittura e scultura in linea con la tendenza alla contaminazione di immagini presente nella realtà dei mass-media. In mostra, fino al 7 ottobre, potremo ammirare alcune opere che si rifanno al mondo animale (già esposte nella mostra “Animalia“ curata da Valerio Dehò) oltre a lavori più recenti che indagano il rapl porto con la natura. s

A sinistra: Dario Brevi - L’acqua è oro 2018, 118x60 cm. In basso: Dario Brevi - Puledro scalpitante 2008, 166x100 cm.

ANIMALI E ALTRE STORIE Dario Brevi 08 settembre – 07 ottobre 2018 Palazzo dei Principi, Correggio

INFO T. +39 0522691806 museo@comune.correggio.re.it Sabato 15.30-18.30 Domenica e festivi 10.00-12.30 / 15.30-18.30

Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

Ti penso - ecnica mista su tela con fondo a stucco, 70x80 cm.

www.museoilcorreggio.org

LOREDANA BOLDINI

WEB www.loredanaboldini.it E MAIL loredana@loredanaboldini.it 65 INSTAGRAM l_bold28


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Alla Showcases Gallery di Varese

In centro storico a Varese, le opere della vincitrice al

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In queste pagine alcune foto della mostra “Una Vita” presso la “Showcases Gallery” in via San Martino della Battaglia (Area pedonale del Centro storico di Varese)

i è svolta dal 25 giugno al 07 luglio 2018, presso la SHOWCASES GALLERY (Via San Martino della Battaglia 11, Varese) la mostra “UNA VITA” - personale di Rita Vitaloni, curata da Franco Crugnola, con catalogo curato da Vincenzo Chetta. L’esposizione, promossa da “Franco Crugnola Studio di Architettura” di Varese, rientra nella collaborazione con il BIANCOSCURO ART CONTEST 2017: Rita Vitaloni è stata la vincitrice del concorso nella SEZIONE GRAFICA della passata edizione. SHOWCASES GALLERY ha presentato una serie di lavori di Rita Vitaloni, tutti facenti parte del suo unico e grande progetto: “Il colore degli sfrattati”. Rita Vitaloni (Savona) nata nel 1962, cittadina savonese, si è diplomata nel 1993 al Liceo Artistico “Arturo Martini” di Savona e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Cuneo. Nel 2004 ottiene il Diploma Accademico (vecchio ordinamento) in Pittura e nel 2006 il Diploma Accademico di 2 livello

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la mostra personale di Rita Vitaloni

BIANCOSCURO Art Contest 2017 nella sezione grafica con specializzazione in Grafica. Il 1 febbraio 2008 subisce, con la sua famiglia, uno sfratto dall’immobile ereditato nel 1989, mantenuto, nonché ristrutturato completamente a proprie spese, per creare un nido nel quale far crescere la propria famiglia. Per il grande dolore, perde la madre e, oltre a non vedersi restituito nulla, viene condattata, come figlia erede, a pagare dal 1989 al 2008 (con interessi fino al 2015) canoni mai percepiti e ingenti spese per la vicenda giudiziaria. Questa situazione grava duramente sulla famiglia; per un lungo periodo non è riuscita a fare più nulla, poi ha trovato in sé la forza di rimettersi a “creare arte” spinta da motivazioni completamente nuove. Le sue opere vogliono ora testimoniare la propria profonda inquietudine creata da tale vicenda originatasi nel lontano 1989. Molte sono le sue presenze in mostre sia nazionali che internazionali, annoverando, tra le tante, la 56° Biennale di Venezia, Spoleto Arte, “L’Arte e il Tempo” (Giulia Sillato e Giammarco Puntelli) e l’Art Festival in Shangai. Importanti i i critici che si sono interessati del suo progetto e che hanno parlato di Lei, tra cui Vittorio Sgarbi, Daniele Radini Tedeschi, Mariarosaria Belgiovine l e Salvo Nugnes. s

Durante la mostra Rita Vitaloni ha illustrato al direttore Vincenzo Chetta le sue opere spiegando il concetto alla base del progetto

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GIANNA ZANAFREDI

COMPOSIZIONE N.75 - tecnica mista su tela con carta giapponese, 2018, 80x80 cm.

giannazanafredi@libero.it - www.giannazanafredi.it


Il palpito del colore Tra le tante sedi, il Museo Floriano Bodini di Gemonio

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a Provincia di Varese accoglie una grande mostra dedicata a un secolo di pittura ambientato sullo sfondo del suo territorio. Il percorso si suddivide in tre luoghi espositivi istituzionali (Museo Innocente Salvini di Cocquio Trevisago, il Museo Floriano Bodini di Gemonio e la Villa Frascoli Fumagalli) accanto allo spazio di una galleria storica (Galleria AlMiarte di Gemonio), scelti per ospitare cent’anni di ricerche estetiche, uno spettro ampio di indagine tocca 33 autori divisi per stagioni: i maestri del primo Novecento, gli artisti del secondo dopoguerra,

gli interpreti dei movimenti più recenti. Curata da Chiara Gatti, con il coordinamento di Alberto Palazzi e Angela Reggiori, oltre a numerosi contributi a catalogo di specialisti di storia locale, la mostra ricostruisce il panorama di una provincia vivace, che ha generato talenti straordinari e anche ospitato, nel tempo, nomi approdati da lontano, attratti dalla bellezza dei luoghi e dalla vitalità di un mondo dell’arte che si agitava fra iniziative pubbliche e private. La rassegna termina il l 10 agosto. s Giuseppe Montanari - La buona ventura 1925, olio su tavola

Anime Velate | BRA a Villa Draghi Dal 9 settembre al 28 ottobre

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Red Yara, 150x150 cm.

opo la personale “Variazioni”, tenutasi presso la galleria Civica di Padova del 2017, presentata da Philippe Daverio e Dominique Stella, l’artista BRA ritorna con un nuovo evento. Nella splendida settecentesca Villa Draghi, la nuova personale “Anime Velate” organizzata e patrocinata dal comune di Montegrotto Terme, si terrà dal 9 settembre al 28 ottobre, curata da Carlo Silvestrin della CD Studio D’Arte di Padova e presentata dal critico d’arte Nicola Galvan. Scrive Philippe Daverio: “Sorprende in quanto appare immediato il senso di liberazione che viene stimolato dal gesto pittorico, dalla carica che imprime alla materia, alla macchia del colore”; Dominique Stella aggiunge: “L’arte di Bra risiede ancora qui nella sua capacità intensa di suggestione…” ed ancora: “La sua capacità di esecuzione non si accontenta quindi di un

trasferimento esatto della realtà oggettiva; la sua arte tende a estrarre da questa realtà un’immagine trasformata.” Le raffigurazioni di BRA esaltano la dolcezza e la sensualità dei volti e dei corpi femminili ed esprimono la duttilità dell’artista, capace di cogliere l’essenza del soggetto per restituirla mediata dalla sua interpretazione pittorica; volti e corpi impressi in veri e propri “murales” composti su tela, emergono grazie ad una materia che ne rende incredibilmente l’organicità, con segni e tracce che richiamano arcaiche scritture. Il tratto fortemente realista e rappresentativo staglia figure femminili sinuose che parlano dall’anima al fruitore, proiettandolo in una visione ancestrale e al tempo l stesso moderna ed accattivante. s INFO cdstudiodarte.it braartist.com

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Tomoko Nagao La personale da Deodato, a Milano

L Tomoko Nagao Gioconda green ribbon black dotts 2018, olio su tela, 120x100 cm.

a mostra personale di Tomoko Nagao, esposta dal 27 settembre al 27 ottobre 2018 presso la galleria Deodato Arte di Milano, è incentrata sulla sua recente e inedita produzione. Tomoko da anni contamina la grande arte occidentale con i miti della cultura manga nel solco della tendenza micro-Pop. Il nuovo ciclo presentato in quest’occasione è quello dei Flowers, che rappresenta una rievocazione in chiave Pop dei classici vasi di fiori fiamminghi, tratti in particolare da Jan Brueghel: lo splendore delle varietà floreali, la magnificenza dei colori sono tradotti

in superficie attraverso singolare rielaborazione digitale. I fiori hana rappresentano uno dei punti cardine dell’ideale di bellezza effimera dell’estetica della cultura giapponese. Tomoko rappresenta una riflessione attorno al motivo della morte attraverso il suo opposto, la vita. Negli spazi della galleria Deodato sono allestiti altri nuovi cicli di Tomoko, tutti del 2018: una variante della precedente produzione su materiali particolarmente iridescenti e riflettenti, in grado di rendere l’icona sempre più leggera nel trasferimento dal l digitale alla superficie trasparente. s

A destra: Tomoko Nagao Jan Brueghel The Elder 2018

TOMOKO NAGAO

Iridescent obsessions

27 settembre –27 ottobre 2018 Deodato Arte, Mlano Da martedì a sabato 10.30-14.00 / 15.00-19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

GUIKNI RIVERA 70

KIN MAYA - olio su tela, 2018, 50x70 cm.

www.deodato.gallery

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DRO

E la mente vola

acrilico su tela - 2018 (DRO n.2) - 70x120 cm.

Ornella De Rosa - ornella627@gmail.com - Fb: DRO ARTE


pino nania

La vie en rose acrilico su legno e tear paper 2017, 70x100 cm.

pino nania - scultore pittore grafico - naniap@alice.it


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Sull’orlo della forma Peter Kim a Villa Borghese

AVIZZANO “Misteriose colorazioni armoniche che occupano spazi precisi, a volte codici nascosti.”

È

iniziata con grande successo l’anteprima assoluta per Roma della mostra “Sull’ Orlo della Forma” dell’artista coreano Peter Kim, aperta al pubblico sino al 4 novembre. Per la mostra al Museo Bilotti, sono state scelte venticinque opere dedicate al rapporto tra la forma e il vuoto e, in particolare, al tema archetipico del vaso, insieme a una serie di disegni e ad alcune opere più materiche, matasse informi di fili colorati, poste in una cornice tematica di notevole impatto visivo, che esplorano la memoria di un tempo sospeso tra le sollecitazioni del presente, con particolare riferimento al rapporto fra natura e cultura. L’esposizione è a cura di a cura di Maria Giovanna Musso, che ha saputo l mettere in luce di Peter Kim. s

GUGLIELMO

Peter Kim - tecnica mista, 2005, 141x84 cm.

Codice a barre n. 1 tessere mosaico e acrilico su tela anno 2018, 40 x 50 cm.

Peter Kim davanti ad una sua opera.Ph.Giacomo Nicita

SULL’ORLO DELLA FORMA 22 giugno – 04 novembre 2018 Museo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese, Roma INFO T. +39 06 0608 Da martedì a venerdì 13.00-19.00 Sabato e domenica 10.00-19.00

Pietre n. 4 bulloni, spago e acrilico su tela anno 2018, 50 x 70 cm.

guxyavi@gmail.com

Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museocarlobilotti.it In alto: Peter Kim, Maria Giovanna Musso, Soomyoung LEE (Direttore Istituto Culturale coreano) durante l’inaugurazione. Ph.Giacomo Nicita Sopra: Una vista dell’esposizione. Ph. Giacomo Nicita

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Le pèriode Niçoise Al Forte di Bard, l’Arte di Matisse

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enri Matisse. Sulla scena dell’arte” è una mostra inedita che porta al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, fino al 14 ottobre 2018, oltre 90 opere realizzate in un arco temporale di 35 anni, dal 1919 fino alla morte dell’artista. Si tratta principalmente del cosiddetto “période Niçoise”: Matisse, infatti, nel 1917 scelse Nizza come luogo principale della sua creazione artistica. L’esposizione presenta e sviluppa una tematica centrale all’interno della vita artistica di Henri Matisse: il rapporto con il teatro e la produzione di opere legate alla drammaturgia. Il percorso espositivo, curato da Markus Müller, direttore del Kunstmuseum Pablo Henri Matisse - Poésies 05 - 335x250 mm.

Picasso di Münster, è suddiviso in quattro grandi sezioni: Costumi di scena; Matisse e le sue modelle; Le odalische; Jazz. Le opere esposte illustrano il rapporto tra l’artista e le sue modelle, mentre l’esposizione degli oggetti collezionati da Matisse, dà conto del suo interesse per il decorativismo di influenza orientaleggiante. I capolavori provengono dal Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster, ma figurano tra i prestatori gli eredi di Matisse, il Musée Matisse di Nizza (che ha concesso in prestito oggetti della collezione privata dell’artista, come fonti di ispirazione e testimonianza dei suoi viaggi), il Musée Matisse di Le Cateau-Cambrésis, città natale di Matisse, i Ballets di Monte-Carlo e la Collection l Lambert di Avignone. s

A n t o n i o A R T E

I Fiori nel vaso blu - olio su tela, 1972, 50x40 cm.

Ritratto in azzurro - olio su tela, 1986, 50x60 cm.

taziarte@gmail.com 74

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47ª Antologica: la terza dimensione Fontana in mostra ad Acqui Terme

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cqui Terme è nuovamente sotto i riflettori: il 14 luglio scorso si è inaugurata la mostra antologica dedicata a Lucio Fontana. L’obiettivo della mostra è quello di far conoscere al grande pubblico l’importanza di un movimento come lo Spazialismo e la straordinaria intuizione artistica di Fontana nell’inserire per primo il concetto della terza dimensione nella tela. Nella proposta espositiva, curata dall’Architetto Adolfo Francesco Carozzi, sono affrontate le diverse declinazioni di «spazio» attraverso la presentazione di 34 significative opere diversamente realizzate per tecniche, tipologie e formati, compresi i famosi “Concetti Spaziali – Attese”, caratterizzati da uno o più tagli verticali netti, decisi, con

cui l’Artista incide, con gesto perentorio, la tela monocroma. «Tagli» che guardano a possibili aperture verso l’altrove, verso una “terza dimensione”, oltre i limiti imposti dalla piattezza del quadro. L’esposizione è arricchita da lavori in ceramica e bronzo, da un’installazione multimediale e da alcune fotografie di Ugo Mulas. Al piano terra dell’edificio, l’interessante allestimento che, facendo riferimento a quanto sostenuto nel Manifesto tecnico dello Spazialismo del 1951 (“La 4° dimensione ideale dell’architettura è l’arte e il cemento armato rivoluziona gli stili e la statica dell’architettura moderna...”), ripropone un ambiente “urbano” caratterizzato da alcuni elementi di finitura costruttiva, propri l dell’architettura postbellica. s

Lucio Fontana - Concetto Spaziale - Attese 1965, 81x65 cm. 65 T 35

Paolo Bazzari L’annullamento dell’uomo

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redita dal padre pittore quella passione irrefrenabile per l’arte che ha sin da bambino, ma è solo verso i 25 anni che Paolo Bazzari comincia a dipingere seriamente, frequentando anche corsi di pittura presso la Fondazione Roncalli di Vigevano. Dopo varie sperimentazioni, oggi Bazzari dipinge prevalentemente scene inerenti al mondo della robotica e quadri di iperrealismo (prevalentemente nature morte), ma, essendo di animo eclettico, non disdegna dipingere anche nudi e scene di surrealismo, da buon amante dell’arte di Salvador Dalì. Bazzari nelle sue tele predilige quasi sempre lo sfondo nero, come se le figure ritratte fossero sospese

EMAIL - kilmer900@hotmail.com

in una realtà tra il virtuale ed il reale. L’atmosfera un po’ extraterrena che si coglie in alcuni suoi quadri è semplicemente un suo voler ritrarre l’alienazione dell’uomo del terzo millennio, sempre più annullato nella sua vera essenza dal prepotente l avvento della tecnologia. s

Sopra: Trafiggimi con dolcezza olio su tela, 2018, 60x60 cm.

Fragole e cioccolata - olio su tela, 2018, 60x80 cm.

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BIaNCOSCURO art contest 1 Contest, 2 Giurie, 4 Sezioni: 40 Premi Tutte le opere sul sito: artcontest.biancoscuro.it Gli Artisti in gara

In queste pagine sono pubblicate le opere di tutti gli artisti iscritti al BIANCOSCURO Art Contest 2018, concorso Internazionale d’Arte. Gli artisti iscritti oltre che dall’Italia, provengono da: Stati Uniti, Finlandia, Canada, Messico, Germania, Francia, Svizzera, Slovenia, Austria, Spagna, Norvegia, Svezia, Olanda, Lituania, Paesi Bassi, Indonesia.

La Giuria BIANCOSCURO

è composta da redazione, consiglio e comitato critico. I componenti sono: Vincenzo Chetta, Direttore Biancoscuro Rivista d’Arte; Daniela Malabaila, Caporedattore Biancoscuro Rivista d’Arte; Jean François Gailloud, Presidente Montreux Art Gallery; Marie Hélène Heusghem, Direttore Montreux Art Gallery; Franco Crugnola, Architetto e Gallerista di Varese; Isabella Rigamonti, Designer e fotografa di Varese;

Salvatore Mainardi, Gallerista MainArt - Zurigo; Elena Cicchetti, Presidente Art in The World; Mona Youssef, Gallerista Mona Youssef Gallery - Canada; Gian Paolo Curti, appassionato d’Arte e collezionista; Mario Gambatesa, redattore Biancoscuro Rivista d’Arte; Lucia Garnero, redattrice Biancoscuro Rivista d’Arte.

TOVE ANDRESEN “Forest event 2” SALVATORE ALESSI “Limit” REGINA ANZALONE “Fuoco in terra, ghiaccio in cielo” STEFANO BARATTINI “Escape from reality”

YULIA ALTAS “Cosmic feeling”

TOVE ANDRESEN “Forest event 5”

DAVID BACCI “Angeli della guerra” STEFANIA BARBIERI “Trenta Maggio” TOVE ANDRESEN “Cherry flower”

REGINA ANZALONE “Fluctus”

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BIaNCOSCURO art contest

CARLA BATTAGLIA “Visioni Sommerse”

MARCELLO CASAMIRRA “I bagnanti” LORETA DE CAROLIS “Il cammino dei giovani verso il futuro” ELENA BELLOTTI “Strane luci”

MIGUEL DE MIGUEL “Le Sorelle”

GIULIANA BELLINI “L’anima dei migranti” ELIORA BOUSQUET “Hortus Atlantis”

FRANCESCO BELLISSIMO “Lavanda”

MARIA CAVAGGIONI “Complicata in blu”

JOY CALOC “Libres”

MARIO COLOMBELLI “Luce e filamenti”

GIANNI DEPAOLI “Brandelli d’ Italia”

JOY CALOC “Sur les Quais” ELENA BELLOTTI “Riflessi” GIANNI DEPAOLI “Challenger 10994” MARIO COLOMBELLI “Il violino”

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BIaNCOSCURO art contest

SALVATORE FALCO “Senza titolo”

FABIOBRAM “Stratificazioni 2”

RAFFAELLA DI BENEDETTO “Testa di donna”

DRAGO ADRIA “Fiamma”

DRO “Ricami di fiori”

ROSA MARIA FALCIOLA “Semicerchio nel nero”

LAURA FASANO “Nettuno”

PATRIZIA DOTTORI “Fireberg Hot|As|Ice”

IRENE DURBANO “Energie positive”

ROSA MARIA FALCIOLA “Cerchio rosso e bianco con vetri neri”

GIUSY CRISTINA FERRANTE “Chiave di violino”

DRAGO ADRIA “Due calle”

MASSIMILIANO ESPOSITO “Le Jardin des Souvenirs” ROSA MARIA FALCIOLA “Cerchio blu con colatura di stagno dorato”

GIUSY CRISTINA FERRANTE “Gravitazionale”

BIANCOSCURO 78

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BIaNCOSCURO art contest

MAURO GENOVA “Flavia” MARCO FERRARI “L’ultima Parola”

MARGARETHA GUBERNALE “The Beauty and the Beast”

FABIO FRABETTI “After Party”

GBRÌ “Silenzi”

WALDRAUT HOOL- WOLF “Skelett Vogel” MARIA GRAZIA FORTINI “I pianeti sconosciuti”

FABIO FRABETTI “Something good”

FEDERICO GESSI “Strutturazione LXXVII”

WALDRAUT HOOL- WOLF “The face”

JOHNNY FROG “SeEmozionando Genesi “dedicato ad Alda Merini”

FEDERICO GESSI “Strutturazione CVII”

FABIO FRABETTI “Not for sale”

WALDRAUT HOOL- WOLF “Ghosts bridge” GAYA “Green Glass of Ocean”

FABIO FRABETTI “Out Door”

ANTONINO IELLAMO “Nudo”

GAYA “Remember”

MARGARETHA GUBERNALE “To set a Goal”

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BIaNCOSCURO art contest

ANNA IZZO “Le amiche”

ARNHILD KART “Harbour of Hamburg (Speicherstadt)” PHEULPIN LAURENT “Chronos 4”

SANDRO LEONARDI “Sete”

DAN JORDAN “Medusa”

JUCHUL KIM “Accompany (Nice France)”

LEO PANTA “Senza titolo” PHEULPIN LAURENT “MGH X Sin (Alpha)”

JUCHUL KIM “Giethoorn (Netherlands)” ANNA LAURENTI “Cristina - il viaggio”

FRANCESCO LOGGI “David Bowie”

FRANCESCO JOZZI “Allucinati”

PIERO LOMBARDI “Gesti” FRANCESCO JOZZI “I clonati” SANDRO LEONARDI “Antenati” PHEULPIN LAURENT “Corbata”

BIANCOSCURO 80

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BIaNCOSCURO art contest FIORELLA MANZINI “Iracondia” LYDIA LORENZI “Orione”

ROBERTA MARI “Stagno Onirico n°2”

KATIA LONGONI “Il segreto di Biancaneve” ROMEO MANZONI “Meredhit” FEDERICA MARIN “Identita’ contemporanee”

MALO “Intrigue”

LYDIA LORENZI “Cignus”

FEDERICA MARIN “Infinito cosmico” MALO “Gig” ROBERTA MARI “Stagno Onirico n°1”

LYDIA LORENZI “Meteora” PIERPAOLO MANCINELLI “Light perception 15”

FEDERICA MARIN “Sensualità plastica”

LYDIA LORENZI “UMa”

PIERPAOLO MANCINELLI “Light perception 20”

ROBERTA MARI “Stagno Onirico n°3”

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BIaNCOSCURO art contest ARNALDO MARINI “Il villaggio della memoria smarrita”

ENRICA MAZZUCHIN “Vibrazioni” KARIN MONSCHAUER “Senza nome”

DOMENICO MORABITO “Dia” ARNALDO MARINI “Villaggio del mediterraneo”

GERLANDO MELI “Senza titolo”

KARIN MONSCHAUER “Senza nome”

ED MORET “World Peace”

TINA MARTINO “Dualismo” MISSI QUEEN “2 on” KARIN MONSCHAUER “Senza nome”

AMELIA MORETTI “Mare ligure”

MAURO MASIN “The hitter”

AMELIA MORETTI “Ranuncoli” KARIN MONSCHAUER “Fantasiealfabet”

KARIN MONSCHAUER “Tre uomini a spasso nella notte”

ENRICA MAZZUCHIN “Tramonto”

GRAMOZ MUKJA “Sogno libero” KARIN MONSCHAUER “Senza nome”

DOMENICO MORABITO “The protection of a moment”

BIANCOSCURO 82

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BIaNCOSCURO art contest MARIELLA MULLER “Pesci volanti”

GRAMOZ MUKJA “Sognavo di volare”

SIGRUN NEUMAN “Impressione faraonica 1”

MUSICA PER GLI OCCHI - M.CONSONNI “Don’t Go Near The Water” GRAMOZ MUKJA “The Sleep”

PINO NANIA “Maria”

SIGRUN NEUMAN “Impressione faraonica 1”

GRAMOZ MUKJA “Il grande sonno”

MUSICA PER GLI OCCHI - M.CONSONNI “Meraviglioso”

SIGRUN NEUMAN “Impressione faraonica 1”

SIGRUN NEUMAN “Impressione faraonica 1”

WOLFGANG MÜLLER “Belohnung”

MUSICA PER GLI OCCHI - M.CONSONNI “Sirius”

SIGRUN NEUMAN “Impressione faraonica 1” WOLFGANG MÜLLER “Symbiose”

SIGRUN NEUMAN “Impressione faraonica 1” PINO NANIA “Prigione”

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BIaNCOSCURO art contest GIOVANNI PADUANO “Senza titolo” ADA NORI “La ricerca della via”

ALESSANDRA PASOLINI “Incendio sul mare”

GIOVANNI PADUANO “Senza titolo”

ANDREA POLLASTRO “Senza titolo”

FEDERICO ODELLO “Listening to the gods”

FEDERICO ODELLO “Untitled”

ADAM MIELU PAKURAR “G.K. 1” PEPEL “Can you meet me halfway”

FEDERICO ODELLO “Melting in the artwork”

GERHARD POPP “Contemplation”

DOMENICO PAOLO “Natura morta”

GERHARD POPP “Key-search”

PUPI PERATI “Torre”

FEDERICO ODELLO “My wise adviser”

MASSIMO PARACCHINI “KROMOEXPLOSION SU GIALLO ALCHEMICO...”

GERHARD POPP “Network”

MARIELLE ORSINI “Migrantes”

STEFANIA PIRAS “Mandala della gioia” ROBERTO PARMAGNANI “Arte cosmica”

BIANCOSCURO 84

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BIaNCOSCURO art contest

GERHARD POPP “The horsemen of the apocalypse”

RUGGERO ROTONDI “Sogni” MIRKO RONCELLI “Una storia, tante storie”

ALEXANDER SANER “Tension 1”

LEONARDO ROSSI “Castello di Longiano”

ALEXANDER SANER “Static 5” RUGGERO ROTONDI “Mattina al lago” GIUSEPPE PORTELLA “The language of crop circles”

RUGGERO ROTONDI “Ricordi”

MARIA SABETTI “Libera” GIACOMO SANSONI “Senza titolo”

GIUSY RIZZI “La scelta di Andrea”

ELEAZAR SANCHEZ “Il Bel Paese”

MIRKO RONCELLI “Quello che è stato”

RUGGERO ROTONDI “Ballerina” ROSSELLA SARTORELLI “Blue invasion” ALEXANDER SANER “Cut 77”

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BIaNCOSCURO art contest MARCELLO SASSOLI “Il mondo che verrà”

RAINER SCHOCH “Generation young and old”

MONOMAX “Bosco incantato” CORNELIA STECKHAN “Human thoughts circle”

RENZO SBOLCI “Frammenti”

RAINER SCHOCH “Mona Lisa 2016”

RENATA SOLIMINI “Occhio della Scrittura”

CORNELIA STECKHAN “Milky Way and the neighboring galaxy”

CORNELIA STECKHAN “Silberland Nevada”

GLADYS SICA “Poemario disperso”

VITO SPADA “Forme e colori in libertà”

ANGELO SCARDINO “Segmenti” CORNELIA STECKHAN “The Butterfly Nebula”

MONOMAX “Bosco della mente”

RAINER SCHOCH “Peace”

VITO SPADA “Donna robot”

MIA SURIANI “Luce”

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BIaNCOSCURO art contest

OLIVIER TOPS “Alfred Hitchcock”

SONIA VISHNUDATT “Love is pain freedom or liberty” MICHELA VALENTI “Dreamer”

MIA SURIANI “Autunno”

SONIA VISHNUDATT “Soulmates everything is love”

OLIVIER TOPS “Grace Kelly”

MICHELA VALENTI “Il pensatore”

LAURA TARABOCCHIA “Felicità”

OLIVIER TOPS “Hommage Roy Liechtenstein” RITA VITALONI “Il fantasma della statua” KATY VALLERI “Credevo di essere legna, invece ero albero” CHRIS THOMAS “Green Timbers Tunnel with Dog”

OLIVIER TOPS “Steve McQueen”

RITA VITALONI “Espressione magica” VATTUO “La mistica del bosco”

CHRIS THOMAS “Peggy’s Lighthouse Study #2”

MICHELA VALENTI “Sfaccettature”

VATTUO “Uno sguardo su Vernazza”

RITA VITALONI “Impariamo a riflettere e a guardarci”

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BIaNCOSCURO art contest CLARISSA VOKAN “Tristezza” YULIANUS YAPS “VV 25”

GIANNA ZANAFREDI “Composizione N. 71”

CARLO ZOCCOLI “Il mare si sposa nel cielo”

ODILE WEIDIG “Le chemin dans les dunes”

YULIANUS YAPS “VV 8 ”

GIANNA ZANAFREDI “Composizione N. 75”

Gli Artisti Selezionati per la seconda fase del concorso Tra tutte le opere in concorso, 100 sono state selezionate per la seconda fase del BIANCOSCURO Art Contest 2018. Al momento di andare in stampa sono in corso le accurate valutazioni della Giuria Critica che, esaminando concretamente le opere, voterà per assegnare i premi in palio. Durante la Cerimonia (8 settembre - Monte-Carlo Bay) si scopriranno i vincitori dei premi conferiti dalla Giuria Critica. I risultati verranno poi resi pubblici sui siti internet www.biancoscuro.it e artcontest.biancoscuro.it, oltre che sulle pagine social di BIANCOSCURO e BIANCOSCURO ART CONTEST. Le 100 opere finaliste sono di:

Salvatore Alessi, Yulia Altas, Tove Andresen, Regina Anzalone, Stefano Barattini, Francesco Bellissimo, Elena Bellotti, Eliora Bousquet, Marcello Casamirra, Maria Cavaggioni, Mario Colombelli, Musica per gli occhi - Mattia Consonni, Miguel De Miguel, Gianni De Paoli, Dro, Patrizia Dottori, Irene Durbano, Massimiliano Esposito, Fabiobram, Rosa Maria Falciola, Salvatore Falco, Laura Fasano, Marco Ferrari, Fabio Frabetti, Johnny Frog, Mauro Genova, Federico Gessi, Waldraut Hool-Wolf, Anna Izzo, Dan Jordan, F. Jozzi, Gaya, Arnhild Kart, Juchul Kim, Pheulpin Laurent, Sandro Leonardi, Francesca Loconsole, Francesco Loggi, Piero Lombardi, Katia Longoni, Lidia Lorenzi, France Malo, Pierpaolo Mancinelli, Fiorella Manzini, Roberta Mari, Federica Marin, Arnaldo Marini, Mauro Masin, Karin Monschauer, Domenico Morabito, Edward Moret, Amelia Moretti, Gramoz Mukja, Wolfgang Müller, Mariella Muller, Suzanne C. Nagy, Pino Nania, Sigrun Neumann,

Ada Nori, Federico Odello, Giovanni Paduano, Adam Mielu Pakurar, Leo Panta, Massimo Paracchini, Roberto Parmagnani, Alessandra Pasolini, Pepel, Pupi Perati, Andrea Pollastro, Gerhard Popp, Giuseppe Portella, Giusy Rizzi, Mirko Roncelli, Leonardo Rossi, Ruggero Rotondi, Maria Sabetti, Eleazar Joel Sanchez, Alexander Saner, Giacomo Sansoni, Renzo Sbolci, Angelo Scardino, Rainer Schoch, MonoMax, Gbrì, Vito Spada, Cornelia Steckhan, Laura Tarabocchia, Chris Thomas, Olivier Tops, Michela Valenti, Francesco Vattuone, Sonja Vishnudatt, Rita Vitaloni, Clarissa Vokan, Odile Weidig, Yulianus Yaps, Gianna Zanafredi.

Un ringraziamento a tutti i partecipanti, che rimarranno pubblicati sul sito internet artcontest.biancoscuro.it sino alla prossima edizione del concorso, ad aprile 2019!

Ricordiamo che TUTTI i partecipanti al BIANCOSCURO Art Contest 2018 sono invitati alla Cerimonia, l’8 settembre al Monte-Carlo Bay Hotel & Resort (40 avenue Princesse Grace - Monaco - Principato di Monaco), per il ritiro del certificato di partecipazione e per scoprire tutte le opere vincitrici! BIANCOSCURO 88

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Stefano ROSA

Kairos - fotomontaggio digitale - 2018 - 70x100 cm.

ar t e st e f an o ro s a @ l i bero. it


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Art Basel 2018 Numeri vertiginosi

Il piazzale di Art Basel con l'installazione “Basilea” del gruppo Creative Time

290 gallerie tra le più importanti al mondo con 4.000 artisti tra i più famosi e quotati: questa è Art Basel

L

a 49ª edizione di Art Basel a Basilea si è chiusa domenica 17 giugno 2018, come sempre con numerose vendite eccezionali: vendite a 6 zeri, alcune anche a 7 zeri. Il merito, oltre alla capacità organizzativa del team di Art Basel, è delle Gallerie tra le più importanti al mondo, capaci di attirare collezionisti da oltre 100 paesi diversi, per circa 95.000 visitatori complessivi, dimostrandosi nuovamente punto di incontro per il mondo dell'arte internazionale. Le cifre di ArtBasel sono al di sopra di qualunque altra fiera, ad esempio: 290 Gallerie, provenienti da 35 paesi, oltre 4000 artisti presentati, oltre 400 i musei rappresentati, (come il The Bass, Miami Beach; il Museo di Brooklyn, New York; il Centre Pompidou, Parigi; il Museum of Modern Art, New York; il Rockbund Art Museum, Shanghai; il Serpentine Galleries, Londra; il Solomon R. Guggenheim Museum, New York; il Tate, Londra; il Museo Yuz, Shanghai e tanti altri). Sono questi i numeri che confermano ArtBasel regina incontrastata delle fiere d’arte anche nel 2018.

White Cube Cerith Wyn Evans

Alfonso Artiaco, Cristina Guerra Contemporary Art, Galerie Greta Meert, Galleria Massimo Minini, Sfeir-Semler Gallery Robert Barry Bernier/Eliades James Turrell

Galerie Lelong & Co. Yoko Ono

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White Cube Ibrahim Mahama

Lisson Gallery Richard Long

Metro Pictures, Galerie Thaddaeus Ropac Robert Longo

Lisson Gallery, neugerriemschneider Ai Weiwei

Galleria Franco Noero Lara Favaretto

Galerie Georges-Philippe & Nathalie Vallois Arman

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Galleria Continua José Yaque

Galleria Continua Daniel Buren

Galleria Continua José Yaque Galleria Continua Nedko Solakov

Luxembourg & Dayan Alberto Burri

David Zwirner Fred Sandback

White Space Beijing He Xiangyu White Space Beijing He Xiangyu

Hauser & Wirth Dan Graham

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Gagosian - New York

Galleria Franco Noero - Torino

Alfonso Artiaco - Napoli Galleria Continua - San Gimignano

Tra le gallerie italiane troviamo: Massimo De Carlo, A arte Invernizzi, Gió Marconi, Galleria Christian Stein, kaufmann repetto, Galleria Tega, Tornabuoni Art e ZERO... tutte con base a Milano; Galleria Massimo Minini di Brescia; Magazzino di Roma; Alfonso Artiaco di Napoli; Franco Noero e Tucci Russo di Torino; Galleria dello Scudo di Verona e infine l’instancabile Galleria Continua di San Gimignano. Novità per la sezione Unlimited, curata per il settimo anno da Gianni Jetzer, quest’anno si è svolta al piano superiore del padiglione 1. Unlimited, settore che offre alle gallerie l’opportunità di mostrare enormi installazioni, pitture murali e performance d’arte che esulano dal tradizionale “stand”. Il 20º Premio Baloise Art è stato assegnato a Suki Seokyeong Kang e Lawrence Abu Hamdan. Il premio di 30.000 CHF ciascuno è stato assegnato ai due artisti da una giuria di esperti internazionali. Le opere dei vincitori del premio sono state acquisite da The Baloise Group e donate al MUDAM (Lussemburgo) e alla Nationalgalerie di Berlino. Questa edizione ha dimostrato che il mercato dell'Arte è vivo e vegeto, ma logicamente brilla sull'alta qualità, sui pezzi museali e sulle opere degli artisti viventi con quotazioni stellari. Vincenzo Chetta Lisson Gallery Carmen Herrera

Massimo De Carlo, Galerie Eva Presenhuber Andra Ursuta

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Contemporary Art Fair Zurich La 20ª edizione al PULS 5

ner Media Part artmagazine.biancoscuro.it

I

l Contemporary Art Fair Zurich, importante e affermato appuntamento per l’Arte a Zurigo, conferma anche per il 2018 la nuova location: la 21ª edizione della kermesse si terrà al PULS 5 in Giessereistrasse 18. L’inaugurazione è fissata per il 20 settembre alle ore 18; le opere provenienti da ben 20 diversi paesi, saranno accompagnate dalle note del sax di “Mr. Soulsax”. Omogeneo il collegamento tra l’Artist Positions e l’Art Galleries, un’esposizione in continua crescita da oltre 20 anni. Ettore Tiretto 20ª ART INTERNATIONAL ZURICH Puls 5, Zurich dal 21 al 23 settembre 2018 Preview 20 settembre 2018 info@art-zurich.com www.art-zurich.com

Inquadra con il tuo smartphone il codice QR qui a destra per visualizzare il catalogo degli espositori di Art Zurich www.art-zurich.com

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biancoscuro

Jean-François Rèveillard @ Art Zürich 2018

J

English info

ean-François Rèveillard, esporra ad Art Zurich dal 21 al 23 settembre 2018. JfR è un artista svizzero nato a Parigi che trova la sua ispirazione nelle cuore delle montagne svizzere e durante numerosi viaggi in giro per il mondo. La sua tecnica di pittura e disegno è ispirata principalmente alla calligrafia giapponese. Oltre la pittura, l’artista è fortemente coinvolto nei media digitali, nella video art, nella stampa 3D e nei mondi virtuali. Ama definirsi un “Cross Media Picture Maker”. Utilizza l’arte contemporanea come uno specchio, riflettendo e diffondendo idee politiche e filosofiche culturali. 2018 statements per Zurigo e Basilea dopo la grande installazione d’arte: “Civilization of control” ispirato a Gilles Deleuze; “Human” ispirato a Hannah Arendt e Martin Heidegger; “Nature, particles” ispirato a Stephen Hawking. Jean-François Rèveillard attraverso la sua nuova installazione crossmedia *COLORS*, consegna un messaggio di speranza per il futuro, facendo cadere i colori per riportare la vita e la libertà, qui e ora, di fronte a ogni ingiustizia, razzismo, omofobia, antisemitismo e ignol ranza atto della nostra civiltà. s

J

ean-François Rèveillard, will exhibit at Art Zürich from 21 to 23 September 2018. JfR is a Swiss Artist born in Paris. He finds his inspiration in the Swiss mountains, and during several trips around the world. His painting and drawing technique is mainly inspired by Japanese Calligraphy as well. Besides painting, the Artist is strongly involved in the digital media, video art, digital, 3D printing, and virtual worlds. He likes to define himself as a “Cross Media Picture Maker”. He applies the contemporary art as a mirror, reflecting and spreading cultural political and philosophical ideas. 2018 statements for Zürich and Basel after big contemporary art installation: “Civilisation of control” inspired by Gilles Deleuze; “Human” inspired by Hannah Arendt and Martin Heidegger; “Nature, particles” inspired by Stephen Hawking. Jean-François Rèveillard through his new crossmedia installation *COLORS*, delivers a message of hope for the future by dropping colours to bring life and freedom again, here and now, in front of all injustice, racism, homophobia, anti-Semitism and ignorance act of our l civilisation. s

JfR 3D sculptures *COLORS*

INFO Jean-François Reveillard aka JfR www.yoorart.com Facebook.com/jfr.dbc Twitter.com/yoorart Instagram.com/jfr_yoorart

JfR 3D sculptures *COLORS*

JfR COLORS preview during Basel Art week 2018

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Art Fair

biancoscuro

Fiere, manifestazioni ed esposizioni internazionali

Italia

BERGAMO Bergamo Arte Fiera gennaio 2019 www.bergamoartefiera.it BOLOGNA Arte Fiera 1-4 febbraio 2019 www.artefiera.it

MILANO MiArt 5-7 aprile 2019 www.miart.it

Pavia Art Talent 1-2 dicembre 2018 www.patpavia.it Affordable Art Fair 25-27 gennaio 2019 www.affordableartfair.com Grand Art 9-11 novembre 2018 www.grandart.it StepArtFair 26-28 ottobre 2018 www.stepartfair.com

FORLI’-CESENA Vernice ArtFair 15-17 marzo 2019 www.verniceartfair.it

PAVIA PaviArt 10-12 maggio 2019 www.paviart.it

MONTICHIARI (BS) Expo Arte 22-23 settembre 2018 www.expoartemontichiari.it

FIERA F CONTEMPORANEA

TORINO Artissima 2-4 novembre 2018 www.artissima.it

GENOVA Arte Genova 15-18 febbraio 2019 www.artegenova.com

BARCELONA (E) Loop Fair november 15-17, 2018 www.loop-barcelona.com

Paratissima 2-4 novembre 2018 www.paratissima.it VENEZIA La Biennale di Venezia 11 mag.- 24 nov. 2019 www.labiennale.org

Liste Basel june 10-16, 2019 www.liste.ch BERLIN (D) Berlin Art Week septemberRELEASE 26-30, 2018 PRESS www.berlinartweek.de | FEBRUARY | 6 | 2014 BASEL Art Berlin

PADOVA Arte Padova 16-19 novembre 2018 www.artepadova.com

PARMA ArtParma 29-30 sett. e 5-7 ott. 2018 www.artparmafair.it PER INFORMAZIONI: SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: +39 049 8800305

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AMSTERDAM (NL) Affordable Art Fair oct. 31-nov. 4, 2018 www.affordableartfair.com

BASEL (CH) Art Basel june 13-16, 2019 www.artbasel.com

XXII edizione Arte moderna e contemporanea

Arte Forlì-Cesena Contemporanea 26-29 ottobre 2018 www.fieracontemporanea.it

Europe

Premier of galleries at Art september line-up 27-30, 2018

www.artberlinfair.com

VERONA ArtVerona 12-15 ottobre 2018 www.artverona.it VICENZA ArteVicenza 13-14 aprile 2019 www.artevicenza.net

Art Basel today announced detail place June 19 to June 22, 2014. Th present works ranging from the M most contemporary artists of toda will present a geographically dive year Statements, Art Basel's secto alongside the Galleries sector, giv placement within the show.

Positions Berlin september 27-30, 2018 With Statements being located in Ha renowned Basel architects Herzog & www.positions.de

for the Magazines sector and the au

While galleries from Europe will con BIANCOSCURO exhibitors and artists from across the RIVISTA d’ARTE strong selection of exhibitors with sp Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it The participating galleries have exhi


biancoscuro

BRUXELLES (B) Art Brussels april 25-28, 2019 www.artbrussels.com

MADRID (E) Art Madrid feb. 27 - mar.3, 2019 www.art-madrid.com

Brafa jan. 26-feb. 3, 2019 www.brafa.be

MARBELLA (E) Art Marbella july, 2019 www.marbellafair.com

CHESTER (ENG) Chester Arts Fair november 16-18, 2018 www.chesterartsfair.co.uk COLOGNE (D) Art Cologne april 11-14, 2019 www.artcologne.com

MONTE-CARLO (MC) Art Monte-Carlo april 26-28, 2019 www.artmontecarlo.ch MONTREUX (CH) Montreux Art Gallery november 7-11, 2018 www.mag-swiss.com

GENEVE (CH) Art Genève jan. 31-feb. 3, 2019 www.artgeneve.ch KARLSRUHE (D) Art Karlsruhe february 21-24, 2019 www.art-karlsruhe.de INNSBRUCK (A) Art Innsbruck january 17-20, 2019 www.art-innsbruck.at

la fiera internazionale d’arte contemporanea international fair for contemporary art

PARIS (F) Fiac october 18-21, 2018 www.fiac.com Art Paris april 4-7, 2019 www.artparis.com

VIENNA (A) Vienna Contemporary september 27-30, 2018 www.viennacontemporary.at

LONDON (ENG) Frieze London october 4-7, 2018 www.frieze.com

ZURICH (CH) Art International Zurich september 21-23, 2018 www.art-zurich.com

fiera internazionale d’arte contemporanea 70 gallerie da 10 paesi · 700 artisti international fine art 20/21 century 70 galleries from 10 nations · 700 artists member of ...

padiglione | fair hall d + e · Innsbruck online tickets · www.art-innsbruck.at

ART biancoscuro 210 x 297 mm.indd 1

30.01.14 14:45

London Art Fair january 16-20, 2019 www.londonartfair.co.uk

CHICAGO (USA) Expo Chicago september 27-30, 2018 www.expochicago.com DUBAI (UAE) Art Dubai march 20-23, 2019 www.artdubai.ae

HONG KONG (CN) Art Basel march 29-31, 2019 www.artbasel.com Affordable Art Fair may, 17-19, 2019 www.affordableartfair.com MEXICO CITY (MEX) Zona MACO february 6-10, 2019 www.zonamaco.com

SALZBURG (A) Art Salzburg october 19-21, 2018 art-salzburg-contemporary.com

ISTANBUL (TR) 20-23 feb 2014 CI contemporary istanbul september 20-23, 2018 contemporaryistanbul.com edizione 18 | 18th edition

World

MIAMI BEACH (USA) Art Basel december 6-9, 2018 www.artbasel.com

MOSCOW (RUS) Cosmoscow september 6-9, 2018 www.cosmoscow.com

NEW DELHI (IND) India Art Fair jan. 31 - feb. 3, 2019 www.indiaartfair.in NEW YORK (USA) Art NewYork may, 2019 www.artnyfair.com ArtExpo NewYork april, 2019 www.artexponewyork.com

Affordable Art Fair september 26-30, 2018 www.affordableartfair.com SINGAPORE (SGP) Affordable Art Fair november 16-18, 2018 www.affordableartfair.com TOKYO (J) Art Fair Tokyo march, 2019 www.artfairtokyo.com TORONTO (CDN) Art Toronto october 26-29, 2018 www.arttoronto.ca VANCOUVER (CDN) Art! Vancouver april 25-28, 2019 www.artvancouver.net

Per visualizzare l’elenco completo aggiornato in tempo reale inquadra con il tuo smartphone il codice QR e collegati al sito www.biancoscuro.it/art-fairs

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el suo nome, il Megalitismo racchiude già la sua definizione: megalito, una grande pietra “lìthos” o un insieme di “mega” pietre, utilizzate per costruire strutture preistoriche, senza l’utilizzo di materiali leganti e tecnologie avanzate. Blocchi di materiale duro o friabile, tagliati, incisi e incastonati alla perfezione tra loro. È impensabile che questi enormi massi siano stati trasportati e lavorati da gruppi di pochi individui in un periodo storico in cui non si avevano strumenti adeguati. Ripartiamo da Malta: nel 1530 il Regno di Sicilia le concesse in affitto a un ordine monastico derivato dai Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, il cui simbolo era una “Croce”. La curiosità è che a poca distanza, a Minorca, nel sito Torralba den Salord, villaggio del periodo talaiotico, troviamo dei Menhir a forma di croce (Tau) al centro di una Spirale Megalitica, come quelle della lontana Göbekli Tepe in Turchia (sito scoperto recentemente, con datazione scientifica al 9500 a.C, ancor prima che nascesse l’agricoltura; a differenza dei primi scavi che a Malta furono eseguiti nel lontano 1827, e che forse non furono adeguatamente esaminati nella loro reale collocazione temporale… Che la storia sia da riscrivere?). Quella Tau la ritroviamo a Minorca proprio nel momento in cui il popolo dei templi di Malta scomparve dall’arcipelago intorno al 2500 a.C. (oppure erano popolazione autoctone già stanziate da tempo indefinito?)

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Prima di parlare dei Megaliti Italiani, dobbiamo riassumere e descriverne le tecniche. In ogni parte della Terra ne sono state individuate varie tipologie fondamentali: Menhir (una pietra verticale conficcata nel terreno, sola o allineata ad altre, alta 20 metri. In Turchia, nel Mediterraneo e verso l’Est ha preso la forma di T, mentre nel Caucaso aveva le sembianze di pesce “vishaps”); Trilit, (unione di due massi verticali che sorreggono un terzo posizionato sopra orizzontalmente, come a indicare una porta, un’ ingresso

Torralba - Minorca © Photo by Adele Arati

“Dopo avere visitato Malta ero pronta per il mio viaggio nel Megalitismo Italico, perché non si vede con gli Occhi ma con ciò che si conosce. Questo pensiero era diventato un’ossessione preziosa, dovevo Crea_R_ Evolvere una linea di punti per tenere traccia dei progressi di conoscenza che stavo maturando, quella linea di pensiero presente in ogni mia opera... “

Mura megalitiche - Alatri © Photo by Adele Arati

[6ª puntata]

La maturità dell’art’è ed il cammino dell’Essere

Mediterraneo:il Megalitismo e le Mura di Alatri

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ad una diversa dimensione); Dolmen (tavole di pietra che unite tra loro andavano a formare delle figure a Spirale, a tri o quadrifoglio, per evidenziare Solstizi ed equinozi. Hanno originato l’Archeo Astronomia, inoltre molte incisioni su queste pietre sono state interpretate come rappresentazioni di specifiche stelle, andando a delineare il loro orientamento, come un DNA stellare). Questi elementi di base sono poi confluiti in grandi strutture arrivando a descrivere delle forme significanti più articolate, in alcuni casi a tracciare delle figure visibili solo dall’alto o dal basso: disegni geometrici o animali (spirali, cerchi, serpenti e linee particolari); Cromlech (semicerchi o cerchi che andavano a creare un grande orologio astronomico); Tripplice Cinta (figure schematiche a sezione di tre, che daranno origine al mito del labirinto e dell’Atlantide di Platone, già presente sulle pareti delle caverne preistoriche); Cairn (tumulo circolare di pietre sotterranee disposte a cono, coperte da uno strato di terra, con un lungo e stretto corridoio partendo da un ingresso semi circolare. Sul fondo troviamo le pozze d’acqua che dettero vita al Culto delle acque, tipico dell’antica civiltà Sarda ed Etrusca); Mura ciclopiche (fortificazioni imponenti, un esempio è quello trovato sul Monte Shoria, nel sud della Siberia: un muro alto 40 metri, formato da pietre di granito che possano arrivare a pesare più di 3.000 tonnellate). La maturità di queste tecniche la troviamo anche in centro Italia, ad Alatri. L’Italia è molto interessata da questo fenomeno, come in altre parti del mondo, in modo similare al Perù. Alatri, l’antica Aletrium, sita nel Lazio nella provincia di Frosinone, conosciuta per l’acropoli preromana, è cinta da mura megalitiche. Questa struttura ha due imponenti Porte: la Maggiore che si apre sul lato sud dell’Acropoli, alta 4,5 e larga 2,68 metri, costruita con la sovrapposizione di otto enormi massi sormontati da un architrave monolitico lungo circa 5 metri e dal peso di almeno 27 tonnellate; e quella Minore il cui megalito Mura megalitiche - Alatri © Photo by Adele Arati

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superiore è lungo 3,50 metri. La zona è formata da calcari, tufo e arenarie argillose appartenenti al Miocene inferiore che ne evidenziando la natura vulcanica, per questa caratteristica l’Essere preistorico è stato molto assiduo in queste zone, e come abbiamo già affermato aveva un comportamento seriale nello scegliere le aree in cui abitare. La datazione della fondazione di Alatri è stata fatta risalire al 1539 a.C., ma la leggenda la vuole eretta da Ciclopi. Queste zone del centro Italia, dalla Maremma all’Abruzzo, furono abitate sin dal Paleolitico superiore (12.000/8.000 a.C.) come attestato dai ritrovamenti archeologici effettuati nella grotta Graziani, a Montebello di Bertona e in seguito nell’acropoli di Opi, in provincia dell’Aquila, territorio dell’Alto Sangro (ricordiamo che milioni di anni prima queste aree erano già state interessate dalla migrazione dall’africa di Oreopitechi, Homo erectus e Neanderthal). Nel 2009 la troupe di Voyagers ne fece uno speciale in tv, raccontando che la notte del 28 agosto 2008, il ricercatore Ornello Tofani insieme al prof. Gianni Boezi, mentre cercavano relazioni archeo astronomiche della pianta di Alatri con la costellazione di Orione, avevano rinvenuto sopra a una delle pietre megalitiche dell’Acropoli un esemplare di Triplice Cinta. Il graffito è semi cancellato dall’erosione del tempo, andando a testimoniare la sua antica età. La posizione sud – est coincide con la diagonale del suo quadrato, e nei giorni di equinozio se si inserisce un elemento in verticale nel suo foro centrale, ne viene proiettata l’ombra lungo tale direzione, fungendo da calendario per segnare le stagioni, come fosse una sorta di Cromlech. Dunque tale simbolo è in relazione al moto del Sole, allineato agli Equinozi e ai Solstizi e alla cintura di Orione, come i maggiori templi megalitici mondiali; e in stretta relazione con la sala dei Tori di Lascaux in Francia per la loro connessione con le Pleiadi. Ciò che resta oggi del Megalitismo Mondiale, Alatri © Photo by Adele Arati

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Per maggiori informazioni w w w. p re m i o c e l e s t e . i t / adele.arati

[...] continua sul prossimo numero di BIANCOSCURO

Adele Arati

Mura Ciclopiche, Menhir a forma di Tau al centro di Spirali Megalitiche e le triplici cinte mi conducevano in altri luoghi Italiani, dalla Sicilia alla Sardegna sino alle Vette piramidali delle Alpi. Ma prima di parlare di quei posti e per poi metterli a confronto con culture più recenti, c’era un’ulteriore prova da verificare, che è parte delle mie teorie, utile per mettere altri punti a questa Linea Temporale Artistica. Questo mi porterà al mio prossimo viaggio nell’oceano aperto. Questi nostri antichi antenati cosa volevano indicare cercando i moti ciclici del sole e della Luna, ma soprattutto erano così diversi da ciò che siamo oggi e quali erano i loro percorsi?

è che nell’arco di millenni, popoli tra loro lontani, senza mezzi per spostarsi, hanno eretto queste ciclopiche strutture uguali tra loro e con la medesima base culturale artistica. L’arte ha da sempre la funzione di insegnare a sviluppare un pensiero critico e lungimirante, perché essa è primariamente comunicazione, e lo ha fatto sin dagli albori dell’essere umano. Ora si impone la necessità di introdurre il nostro Settimo Punto: “Non si vede con gli occhi ma con ciò che si conosce, ma è anche vero che il Software senza L’hardware non riesce a esplicarsi. Questo binomio è fondamentale per la crescita culturale e per lo sviluppo di connessioni neuronali.”

Parco - Maremma © Photo by Adele Arati

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Guglielmo Meltzeid

A r i a n n a

acrilico su tela - 2018 - 70x70 cm.

Studio e galleria a Pianezza (Torino) e Santa Margerita Ligure (Genova)

gmeltzeid@gmail.com - meltzeid.com


FLORA Castaldi UNE TECHNIQUE, UN LANGAGE, UN STYLE

Le sue opere sono recensite da: Vittorio Sgarbi (IT), Aline Llareus-Dinier (F), Elena Gollini (IT), Salvatore Russo (IT), Michel BĂŠnard (F), Roberto chiavarini (IT), Mariarosaria Belgiovine (IT), Joyce Asper (USA), Azzurra Immediato (IT), Sandro Serradifalco (IT). REFERENZE: Galleria Italia (Effeci Edizioni); I Segnalati (Effeci Edizioni); Grandes Signatures des Beaux Arts (Book on demand); ArtistSpectrum (Agora); Dictionnaire cotation des Artistes (Editions Larousse); Masters world wide art books; Internationals Kunst Heute; Annuaire International Des Beaux Arts (Art Diffusion International); The Best Modern and Contemporary Artist (EA Editore).

SarĂ possibile ammirare le opere di FLORA nelle prossime esposizioni in Croazia, Parigi, Londra, Bologna, Toulouse, Hongkong e Monte-Carlo, ad agosto e novembre.

www.flora-artiste-peintre.fr


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Karin Monschauer: trame e orditi La creatività è matematica

... Ma la verità è che non esiste nulla di più poetico e visionario, nulla di più radicale, sovversivo e psichedelico della matematica. La matematica è la più pura delle arti, e la più fraintesa. Paul Lockhart

Karin Monschauer - Senza nome arte digitale su tela, 2017 160x100 cm. (052)

C

ome una ricamatrice, tesse le opere con estrema precisione, estraendo nuove forme dall’unione di ritmi cromatici ben definiti: sto parlando di Karin Monschauer, artista lussemburghese, affacciatasi solo di recente (ma con grande successo di critica, testimoni i numerosi riconoscimenti artistici che

sta collezionando anche in Italia, mercato sul quale l’Artista si propone con molto entusiasmo) sulla scena artistica contemporanea. Monschauer crea utilizzando il media tecnologico, le sue opere digitali possono definirsi in stretta relazione con il software che coadiuva Karin nel generarle, infatti i disegni che realizza sono di tipica impronta matematica, ed il loro

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Karin Monschauer - Fantasiealfabet arte digitale su tela, 2018, 62,8x78,4 cm.

insieme porta intrinsecamente un battito cadenzato, fermo, sicuro, perfetto: matematico, appunto. Il suo percorso si riflette, in maniera esatta e coerente, sulle sue ultime opere. Laureata in matematica, esperta di mezzopunto, ha saputo coniugare queste sue due passioni nelle arti visive, realizzando dunque queste opere, sì digitali, ma frutto di una conoscenza tecnica e teorica che viene dalla realtà concreta, dallo studio e dal lavoro manuale. Le opere di Monschauer non risultano mai banali; pensiamo a “Fantasiealfabet”, d’istinto il richiamo con Boetti, ma

osservandolo meglio possiamo comprendere chiaramente l’evoluzione del progetto al quale potrebbe essersi ispirata. Come diceva Benoît Mandelbrot: “Trattandosi di un linguaggio, la matematica può essere usata non solo per informare, ma anche, soprattutto, per sedurre”, e quest’opera ne è un esempio lampante. Siamo attratti visivamente da quello che può sembrare un codice (così come lo sono gli alfabeti) da decifrare, ma attenzione: trovate mai due simboli perfettamente uguali, tali da far presupporre vocali e consonanti creatrici di parole? Ogni riquadro porta un’opera a sé, un proprio gioco di co-

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Karin Monschauer - Senza nome arte digitale su tela, 2018, 80 80 cm. (094)

lore che si regge perfettamente sia in solitudine che in gruppo, in un’armonia cromatica e segnica assolutamente perfetta. Alcune opere di Karin possono portarci in nuovi mondi, ammaliando la mente con i vortici delle sue composizioni. Gli occhi seguono i motivi geometrici che compongono le opere, sempre più in profondità, tenendo l’osservatore come “legato” al quadro, facendolo stupire di quanto possano prendere vita delle forme così squadrate e rigide. Quello di saper dare un movimento a questo genere di Arte è un grande pregio, una caratteristica dell’artista che la farà ricordare nel tempo. Voglio chiudere con una affermazione di Lewis Carroll (autore del celebre “Alice nel Paese delle Meraviglie”), che tutti potremmo far nostra dopo aver visto le opere di Karin Monschauer: “Non credo proprio che possa esistere nell’universo della scienza un campo più affascinante, più ricco di tesori nascosti e di deliziose sorprese, di quello della matematica.” Vincenzo Chetta

Karin Monschauer - Fuarweg Welt arte digitale su tela, 2018, 80x80 cm.

English info

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arin Monschauer was born in Luxembourg in 1960 and is passionate about embroidery. In 1988, she began creating polychromatic geometric compositions on canvas with the art of embroidery. In recent years, she abandoned the half cross stitch technique to devote herself to digital art. “I have a High School diploma section mathematics. Since my early years of high school, my passion for math and figurative compositions has led me to develop my art with the technique of embroidery. At first, I embroidered my jumpers with designs of my creation. Then, at the end of my schooling, I started producing geometric figures and experimented with the half cross­stitch technique, playing with vibrant color tones. Since 2010, I have been creating paintings with art and design computer programs. The knowledge of these software packages has allowed the creation of canvases with colors and shapes that were not possible with the half cross­stitch technique. The ability to use digital art tools enabled me to develop my art more and more.”

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arin Monschauer ha esposto in Personale nelle seguenti occasioni:

- 2018, Casa dei Carraresi, Treviso; - 2017, Lycée de Garçons Esch/Alzette, Lussemburgo; - 2016, Spazio Ambiente Locarno, Svizzera.

MOSTRE COLLETTIVE:

2018 - Marcelline 262, Charleroi, Belgio; - Vela d’oro per l’arte 2018, Cesenatico; - Carta Bianca, Galleria Merlino, Firenze; - Paks Gallery, Biennale Basel 2018, Basilea; - Milano Art Gallery, Milano; - On Tour, London, Italian art in London, Londra; - Rivelazioni, Galleria Merlino, Firenze; - Pro Biennale 2018, Venezia; - Dentro L’Arte, Galleria Merlino, Firenze; - Experiments, Galleria Merlino, Firenze; - Art is life, life is art, Schloss Hubertendorf 1, 3372 Blindenmarkt, Austria; - Artexpo New York 2018, New York, USA; - open art 2018, Galleria Merlino, Firenze; - Woman’s Essence Show 2018, Madrid, Spagna; - Milano Art Gallery, L’arte delle donne, Milano; - DamArs, La donna nell’arte, Milano; - Trame d’Artista, Galleria Merlino, Firenze; - Artbox.Project New York 1.0, New York, USA; - Impronte d’Arte, Galleria Merlino, Firenze; - Artefiera Dolomiti, Longarone; - Ricerche di Stile, Galleria Merlino, Firenze; - Festival dell’Arte, Milano Art Gallery, Sanremo; - Spoleto Arte, Carnevale dell’Arte, Venezia; - Spoleto Arte, Arte Fiera Bologna 2018, Bologna; - Kunst ist grenzenlos, PAKS Gallery, Vienna; - Main Arts, Galleria Mentana, Firenze. 2017 - Art Symposium, Galleria Merlino, Firenze; - Miami meets Milano, USA; - Art Shopping, Cannes, Francia; - ArtePadova; - Biennale di Venezia, Spoleto Pavilion; - Brera Site, Milano; - Biennale di Firenze; - Spoleto Arte.

Karin Monschauer - Senza nome arte digitale su tela, 2018 50x50 cm. (095) Karin Monschauer Tre uomini a spasso nella notte arte digitale su tela, 2018 80x80 cm.

Sotto: Karin Monschauer Senza nome arte digitale su tela, 2018 80x80 cm. (082)

Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per visitare il sito dell’artista

INFO Facebook.com/KarMonArtista www.karinmonschauer.ch

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Arte Cosmica Roberto Parmagnani

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L’Artista Roberto Parmagnani

rte Cosmica un nome che porta all’istante nell’infinito cosmico facendo sentire al contempo l’anima a “casa”. Ricorda che il cosmo è vivo come è vivo tutto ciò che lo compone… l’uomo fa parte integrante di esso! Arte Cosmica è un’arte indotta da alti piani vibrazionali per far giungere sui nostri piani vibrazionali informazioni; strumenti sotto forma di scritti, simbologie sacre… tutto questo per far comprendere che tornando ad ascoltare il sussurro del cuore, la vita di

ogni individuo può cambiare. Quest’arte può essere applicata su svariati supporti per agevolarne l’utilizzo nella vita quotidiana. L’Arte Cosmica domanda una disponibilità ad un ascolto interiore, una presenza da parte dell’osservatore nel qui ed ora, poiché questo lo porta ad una consapevolezza sempre maggiore di sé stesso e del mondo che lo ospita. Un’arte dinamica, interattiva senza tempo, poiché parte del tempo stesso; sussurro per coloro che risuoneranno con essa e brezza leggera per chi volgerà lo sguardo altrove.

Arte Cosmica - riproduzione su tela a tiratura limitata, anno 2018, 50x70cm.

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Roberto Parmagnani (Aosta – Italy).

Vive e lavora a Bard (Ao). Roberto non aveva mai preso in considerazione l’arte, ne frequentato corsi artistici, aveva infatti una ditta d’impianti elettrici nata nel 1996. Nel 2000 riceve un ”Dono”: il disegno, finora mai preso in considerazione, diviene fonte di continue emozioni, simboli, geometrie sacre, antiche scritture e colori si manifestano davanti ai suoi occhi rendendoli tangibili su vari supporti; divenendo così “Artista Cosmico”. Questo lo porterà nel 2004 ad aprire il suo atelier Messaggi Vibrazioni Energie nel borgo medioevale di Bard e nel 2010 a chiudere la sua ditta d’impianti elettrici, dedicandosi così esclusivamente a quest’Arte e alla sua divulgazione.

Sopra: Culla, tecnica mista, anno 2013, 50x70 cm. Sotto: Bussola, tecnica mista, anno 2017, 50 x 70 cm. INFO Roberto Parmagnani www.messaggivibrazionienergie.it info@messaggivibrazionienergie.it Cell. +39 348 3806588

Sopra: Senza titolo, tecnica mista anno 2017, 30 X 42 cm.

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Alberto Sordi Surreali citazioni della realtà

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ttraverso il collage di immagini e ingranaggi, Alberto Sordi esprime le visioni della sua mente; incontriamo così icone di ieri e di oggi con didascalie e scritti che citano il Futurismo e la Poesia Visiva. Opere frutto di impegno e meticolosa esperienza, Sordi crea universi fantastici e scioccanti allo stesso tempo, partendo da ambientazioni e figure reali, messe in contrapposizione, tagliate, incollate. I risultati sono inaspettati, fortemente espressivi, specialmente quando associati a ingranaggi metallici. La freschezza dei risultati, quindi, non è tanto nella scelta dei singoli ritagli, quanto nella loro associazione, di volta in volta dettata da esigenze espressive di casualità, contrasto o coerenza. Olivia Cozzani

alberto7z@yahoo.it www.saatchiart.com/Alexander777

“No optimistic utopian: the New Era described here is a post-bombing age, a world about to be colonized by aliens who may have led men to self-destruction. Among the ruins of a city, there are a few crazed humans, like the woman in the foreground, oppressed by a UFO that flies over her head throwing a ray; in this place unexploded missiles are planted on the ground, ancestral ghosts appear from the remains of the buildings and in the sky we can see a planet in the process of disintegration.”

The New Age - tecnica mista, 2001, 50x88 cm. English info

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lberto Sordi is like Tristan Tzara and André Breton: through the collage of images and gears, in more or less dense gatherings, we find icons of yesterday and today with captions and writings that recover the Tradition from Futurism to Visual Poetry. With a commitment and a meticulous work, Sordi creates fantastic and misleading universes at the same time, though always starting from the reality of settings and figures. These, cut and glued according to surreal associations, produce unexpected results, strongly expressive, especially if associated with metal gears, which are themselves manipulated and modified. The novelty of the results, therefore, is not so much in the choice of individual clippings, when in their association, from time to time dictated by expressive needs of randomness, contrast or consistency. Olivia Cozzani

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“The scene is apocalyptic, kind of Twilight of the Gods : on the parchment of the title, inspired by a biblical passage, the face of Gioacchino da Fiore emerges; the celestial abyss is mirrored in the underworld, figurative expression of the Tjutčev’s “Last Cataclysm”, among a crowd that includes Jacopone da Todi, Federico from Svevia, Kierkegaard, Pascal, medieval knights and more. In the background the destruction of idols, ancient cities and modern skyscrapers. The televisions below transmit images of Dostoevsky, Philip Dick, Bin Laden, a Japanese kamikaze and The Old Man of the Mountain. The New Humanity marches fearlessly through the Kaos and the arcane symbologies, along the rope stretched over the abyss, as from Thus Spoken Zarathustra”.

Abissus Abissum Invocat tecnica mista, 2005, 43x46 cm.

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Anga L’anima del gioco / The soul of the game

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ata ad Augusta, in Baviera (Germania), ha studiato presso la HfbK di Berlino Ovest con il Professor Tajiri. Ha proseguito gli studi di Arte Applicata a Vienna, con il Professor Wander-Bertoni. Ha deciso poi di specializzarsi negli scacchi, diventati quindi il filo conduttore della sua arte. Le prime creazioni risalgono agli anni '70, ma solo successivamente, tra il 1994 ed il 1998, ha deciso di crearli in dimensioni più grosse. Attualmente vive a Vienna. English info

anga.sterrenberg@chello.at www.lichtpyramide.at

Da sinistra:/ From the left: Il cannone rappresenta l’arsenale, polistirolo, h.165 cm. The cannon represents the arsenal, polystyrene, 165 cm L’Alfiere rappresenta la protezione del Re, polistirolo, h.195 cm The bishop represents the protection of the king, polystyrene, 195 cm Re, polistirolo, h.170 cm King, polystyrene, 70 cm Dama consigliere del Re, polistirolo, h.168 cm. Lady of the King’s Advisor, polystyrene, 168 cm La leggenda degli scacchi cinesi che hanno affascinato l’artista, da adolescente ha imparato da suo padre il gioco dei Re. The legend of Chinese chess that fascinated the artist, as a teenager he learned from his father the game of Kings.

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orn in Augsburg in Bavaria (Germany), she studied at the HfbK in West Berlin with Prof. Tajiri. He continued his studies in Applied Arts in Vienna with Prof. Wander-Bertoni. He decided to specialize in chess, thus becoming the leitmotif of his art. The first creations date back to the ‘70s, only later, in the years 1994/1998, he decided to create them in larger sizes. He currently lives in Vienna.

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Immagini di “suoni” alla Galleria Nazionale dell’Umbria Ritrarre “la persona che si cela dietro il personaggio”

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al 29 giugno al 26 agosto, la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia ospita la mostra di Guido Harari, uno dei massimi fotografi contemporanei di musica, autore di celebri ritratti e notissime copertine di dischi di artisti che spaziano dal rock, al jazz, alla musica classica. L’esposizione, dal titolo “Wall of Sound”, curata da Marco Pierini, direttore della Galleria Na-

zionale dell’Umbria e organizzata in collaborazione con Solares Fondazione delle Arti di Parma, Umbria Jazz e il Trasimeno Music Festival, presenta, attraverso oltre 100 fotografie, un’ampia panoramica del lavoro di un artista che ha immortalato autori del calibro di Fabrizio De André, Lou Reed, Giorgio Gaber, Bob Dylan, Vinicio Capossela, Kate Bush, Vasco Rossi, Peter Gabriel, Enzo Jannacci, Riccardo Muti, Miles Davis e tanti altri.

La rassegna rientra nel programma “Jazz goes to the Museum” che prevede, inoltre, una serie di nove concerti quotidiani nella sala Podiani della Galleria Nazionale dell’Umbria. Ispirato dai grandi fotografi di rock e jazz degli anni Cinquanta e Sessanta, Guido Harari si afferma nei primi Settanta come fotografo e giornalista musicale. Contemporaneamente, esplora anche il reportage, il ritratto istituzionale, la pubblicità, la moda

Guido Harari - David Bowie, Milano, Palatrussardi, 13 aprile 1990 ® Guido Harari

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e il graphic design dei propri libri. Numerose sono le copertine di dischi firmate per artisti internazionali e particolarmente feconde le collaborazioni con numerosi artisti italiani. Compare tra i curatori della grande mostra multimediale su Fabrizio De André, prodotta da Palazzo Ducale a Genova, e della mostra “Art Kane. Visionary” per la Galleria civica di Modena. Nel corso della sua attività, inoltre, realizza diverse mostre personali e libri illustrati; nel 2011, lancia una sua galleria fotografica e casa editrice, il cui nome è, non a caso, “Wall Of Sound”. Significativo quanto lo stesso Harari afferma: “In qualità di ritrattista ho sempre ritenuto mio dovere fare un passo indietro e pormi al “servizio” dei miei soggetti e della loro “misteriosa alterità”. Desideravo che potessero sempre riconoscersi nelle mie immagini, anche in quelle più imprevedibili”. Degne di nota, a questo riguardo, le osservazioni del curatore della Guido Harari - Bruce Springsteen, Torino, Stadio, 8 settembre 1988 ® Guido Harari

Guido Harari - Rolling Stones, Milano, Stadio Meazza, 11 luglio 2006 ® Guido Harari

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mostra: “Guido Harari possiede il raro talento di riuscire a cogliere la personalità dei musicisti in qualsiasi condizione.” Il risultato finale è sempre “una fotografia iconica, pronta a depositarsi subito nell’immaginario collettivo fino a smarrire persino la propria connotazione cronologica [...]. Lo scopo della fotografia, nella visione di Harari, non è mai fine a sé stesso, bensì è quello di restituire, al massimo grado, la personalità del soggetto”. Lucia Garnero

GUIDO HARARI Wall of Sound 29 giugno–26 agosto 2018 Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia INFO T. +39.075.58.668.415 gan-umb@beniculturali.it Da martedì a domenica 8.30-19.30 Lunedì 12.00-19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.gallerianazionaledellumbria.it

Guido Harari - Fabrizio De André, Bologna, Palasport, 16 gennaio 1979 ®Guido Harari

“You put your life into your pictures, no matter why you’re doing it for” Art Kane

SERAFINO BOTTICELLI da Carassai

SENZA TITOLO, olio su tela, anno 2017 - 30x90 cm, olio su tela

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www.botticellipittore.com - info@botticellipittore.com Ordina la versione cartacea o PDF su

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Gabriella Di Natale

Giuseppe Spagnuolo - acrilico su tela, 2017, 40x40 cm.

geminy1971@gmail.it -

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L’eterna Roma

La collezione fotografica del Royal Institute of British Architects

Monica Pidgeon Colonnade, St Peter’s Square (arch. Gian Lorenzo Bernini) Gelatine silver print, 1961 Monica Pidgeon / RIBA Collections

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00 fotografie che ritraggono Roma, realizzate fra la seconda metà del XIX secolo e l’età contemporanea: “Eternal City”, la mostra a cura di Gabriella Musto e Marco Iuliano, e per il RIBA, a cura di Valeria Carullo. Da sempre Roma attrae

l’interesse degli artisti e dei viaggiatori, che nel corso dei secoli hanno cercato di interpretare i suoi mille volti, e le sue atmosfere, i suoi pregi ed i suoi lati scuri, tante identità diverse che si sovrappongono a creare tanti racconti diversi. Le foto, provenienti dal Royal Institute of British Architects, costituiscono un momento chiave nel percorso secolare della città. Fondato nel 1834 a Londra, il RIBA conserva nei suoi archivi circa tre milioni tra fotografie, diari, lettere e fascicoli personali. Il RIBA non è solo un importante ordine professionale, vuole infatti promuovere l’educazione alla qualità dell’architettura, dentro e fuori la Gran Bretagna. La mostra ricostruisce l’immagine della città eterna in un momento chiave della sua esistenza. Pensiamo al classico Grand Tour, immergiamoci in quella atmosfera, osservando la città con gli occhi del mondo anglosassone e condividendone gli sguardi iconici sì, ma anche inusuali e profondamente narrativi. La mostra accompagna il pubblico alla scoperta della capitale suggerendo le classiche riflessioni architettoniche, urbanistiche, politiche, sociali, ma allo stesso tempo stimola la critica verso la scoperta di luoghi che la fotografia come sempre, reinterpreta e racconta. Roma è l’esempio per antonomasia di città che ha da sempre stimolato l’immaginazione collettiva. Tra memoria dell’antico e sperimentazione del moderno, la città è sempre stata soggetto ideale per pittori e incisori dal Rinascimento,

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poi è arrivata la la fotografia: la nuova tecnica ha contribuito ad alimentare ancora di più quell’aura che avvolge da sempr la città eterna. Le prime uscite in gruppo, sistemando le macchine fotografiche negli stessi luoghi, in alcuni casi rendendo complessa l’attribuzione di alcune fra le prime immagini. L’iconica scalinata di Trinità dei Monti da via dei Condotti o, caso ancor più paradigmatico, il Foro, sono sostanzialmente ripresi da punti di vista condivisi da tutti i primi fotografi, con minime variazioni. In questa passeggiata romana tra romanticismo e neorealismo, torna in più scatti il Monumento a Vittorio Emanuele II, una delle emergenze architettoniche di maggior impatto di Roma. Assolutamente immancabile nella propria collezione personale, il catalogo che Skira ha dedicato alla mostra, completo dei saggi che indagano le immagini della capitale d’Italia. L’esposizione, promossa e organizzata dal Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli, è inserita nell’ambito di Artcity Estate 2018, progetto organico di iniziative culturali, nato nei musei e per i musei, che unisce sotto un ombrello comune oltre centocinquanta iniziative di arte, architettura, letteratura, musica, teatro, danza e audiovisivo. Una manifestazione da non perdere. Rebecca Maniti

Ralph Deakin View from the Janiculum Gelatine silver print, 1930s Ralph Deakin / RIBA Collections

Vasari Termini Station (archs. Eugenio Montuori, Leo Calini, Annibale Vitellozzi et al.) Gelatine silver print, 1950 Architectural Press Archive / RIBA Collections

ETERNAL CITY.

Roma nella collezione fotografica del Royal Institute of British Architects 28 giugno – 28 ottobre 2018 Vittoriano, Roma Tutti i giorni 09.30-19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.art-city.it Tim Benton Palazzo della Civiltá Italiana, EUR (archs. Giovanni Guerrini, Ernesto La Padula and Mario Romano) Gelatine silver print, 1976 Tim Benton / RIBA Collections

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La Milano prima di oggi

Gli scali ferroviari negli scatti di Introini e Radino

Francesco Radino Scalo Porta Romana stampa su carta di cotone, 2018, 67x100 cm.

M Francesco Radino Scalo Porta Romana stampa su carta di cotone, 2018, 67x100 cm.

Francesco Radino Scalo Rogoredo stampa su carta di cotone, 2018, 67x100 cm.

ilano... Una delle città italiane più belle, una di quelle città che affascinano. Milano contagia, illude e disillude, ricarica i sentimenti; Milano è cultura, ha la Scala, il Duomo, il risotto giallo, ma soprattutto ha gli scali ferroviari più belli e di certo, i più documentati. Il tema di questi aree abbandonate, che attualmente ricoprono una superficie di 1.250.000 mq, è stato affrontato con una bellissima mostra inaugurata il 14 giugno 2018 presso la Casa dell’Energia e dell’Ambiente di Milano, aperta al pubblico fino al 28 dicembre prossimo. Intitolata “Gli scali ferroviari di Milano. Oggi, prima di domani”, l’esposizione racconta, attraverso un’inedita campagna fotografica realizzata da due grandi fotografi contemporanei come Marco Introini e Francesco Radino, l’importante contributo allo sviluppo industriale che ebbero gli scali ferroviari, agevolando il trasporto di generi di prima necessità, dando così una crescita importantissima ai quartieri limitrofi. Marco Introini è un fotografo documentarista di paesaggio e architettura, docente di Fotografia dell’Architettura e Tecnica della Rappresentazione presso il Politecnico di Milano. Nel 2006 viene pubblicato all’interno del catalogo annuale del Padiglione Italiano della X Biennale

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di Architettura; nel 2015 è stato impegnato in un notevole lavoro di documentazione dell’architettura in Lombardia, dal dopoguerra ad oggi. Attualmente è impegnato nei progetti “Mantova, architetture dal XII secolo al XX secolo” per la Cattedra Unesco del Politecnico di Milano e “Orema: segni del paesaggio” per il progetto Nasagonado Art Project. Francesco Radino invece si dedica alla fotografia in vari ambiti, da quello industriale al design, dall’architettura al paesaggio. Da sempre intreccia lavoro professionale e ricerca artistica ed è oggi considerato uno degli autori più influenti nel panorama della fotografia contemporanea in Italia. Dagli anni Ottanta partecipa a numerosi progetti di ricerca sul territorio, fra i quali le campagne fotografiche “Archivio dello Spazio” della Provincia di Milano, il progetto “Osserva.Te.R” promosso dalla Regione Lombardia, “European Eyes on Japan” per il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e “Tramsformazione” per il Museo di Fotografia Contemporanea di Villa Ghirlanda a Cinisello Balsamo. Il suo operato è considerato ad altissimo livello tanto da esporre in gallerie e musei italiani, europei, giapponesi e statunitensi. La mostra, ideata e organizzata da Fondazione Aem-Gruppo A2A, gode del patrocinio di Regione Lombardia, Comune di Milano, Museimpresa, Rete

Marco Introini Scalo Rogoredo, via Sant’Arialdo stampa fine art a pigmenti, 2018, 75x100 cm.

Marco Introini Scalo Porta Genova, via Bergognone stampa fine art a pigmenti, 2018, 75x100 cm.

Francesco Radino Porta Romana stampa su carta di cotone, 2018, 67x100 cm.

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Una vista della mostra Ph. Domenico Giberti

Fotografia e Sistemi Urbani. I lavori dei due fotografi ritraggono gli scali Farini, Greco, Lambrate, Porta Romana, Rogoredo, Porta Genova e San Cristoforo, luoghi di un certo valore per tutti i cittadini milanesi. Mario Gambatesa GLI SCALI FERROVIARI DI MILANO OGGI, PRIMA DI DOMANI

Fotografie di Marco Introini e Francesco Radino Da sinistra: Marco Introini, Alberto Martinelli, Francesco Radino, Giovanni Valotti Foto Domenico Giberti Francesco Radino San Cristoforo stampa su carta di cotone, 2018, 67x100 cm.

14 giugno – 28 dicembre 2018 Casa dell’Energia e dell’Ambiente, Milano INFO T. +39 02 7720 3935 Da lunedì a giovedì 09.00-17.00 Venerdì 09.00-14.00 Chiuso dal 4 al 19 agosto 2018 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.fondazioneAem.it

C l a u d i o G u a d a g n a

www.claudioguadagna.altervista.org

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Carlo Guadagna - Paisaje - tecnica mista, 2018, 70x50 cm.

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Sandro Leonardi scultore Studio in Milano - via Dolfin 10

Antenati - legno di olmo, 2018, 35x55x95 cm.

Sete - legno di olmo, 2012, 35x35x95 cm.

www.sandroleonardi.com

Arpista - serpentino d’Oria, 2018, 30x40x50 cm.


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Fotografie di Pablo Balbontin Arenas La nuova mostra in Project Room

N “Club Fantasia” Carretera Nacional N-322a Jaén-Granada, 2011 © Pablo Arenas Balbontin

“Club Los Daneses” Camas - Sevilla, 2014 © Pablo Arenas Balbontin

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uova mostra a CAMERA, dedicata alla serie fotografica “Media Hora” di Pablo Balbontin Arenas. La serie illustra le case di appuntamento spagnole con un occhio diverso, durante il giorno, quando sono chiuse al pubblico e quasi mimetizzate nell’ambiente urbano, con la luce forte che svela ogni dettaglio di quei luoghi. Uno dei tratti caratteristici della ricerca fotografica di Pablo Balbontin è, infatti, proprio il tema dell’apparenza visiva che nasconde le realtà drammatiche: “media hora” è il tempo minimo che i clienti possono contrattare con le prostitute nelle case chiuse di Spagna, tempo stabilito dai proprietari e non dalle donne. “Il nostro occhio - spiega il fotografo Pablo Balbontin Arenas - scopre un paesaggio diverso, di cuori rotti, di palme di plastica, di camere di sicurezza nascoste, dettagli che di notte le luci al neon nascondono, illudendo i clienti di entrare in paradiso, paradiso artificiale che occulta l’inferno nel quale vivono le donne che sono obbligate a prostituirsi dalla mafia della tratta di persone. Donne recluse, senza documenti, che per riconquistare la propria libertà devono pagare i debiti economici contratti con l’organiz“Club Las Vegas” Medina del Campo - Valladolid, 2015 © Pablo Arenas Balbontin

zazione criminale che le ha portate in Europa. La superficialità ci circonda, manchiamo dello spirito critico tanto necessario per ribellarci alle menzogne delle apparenze ed agli abusi nascosti che in esse si perpetrano.” La serie “Media Hora” è un esercizio di responsabilità, di comprensione di una verità quasi invisibile. L’invisibilità è appunto la chiave di lettura, il fil rouge che lega le immagini di questa collezione fotografica: edifici disomogenei per caratteristiche, ma accomunati da una funzione cosi drammatica e socialmente rilel vante. s

MEDIA HORA

Fotografie di Pablo Balbontin Arenas 14 giugno – 26 agosto 2018 CAMERA, Torino INFO camera@camera.to Dal lunedì alla domenica 11.00-19.00 Giovedì 11.00-21.00 Chiuso il martedì Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

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La mostra di Prix Pictet

CAMERA è l’unica sede italiana scelta per la presentazione delle opere finaliste

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AMERA è stata scelta come unica sede italiana per la presentazione delle opere finaliste e vincitrici del Prix Pictet, l’importante premio fotografico internazionale dedicato al tema della sostenibilità. Il riconoscimento è assegnato annualmente da una commissione di altissimo livello presieduta da Kofi Annan, già Segretario Generale delle Nazioni Unite. “L’opportunità di presentare a CAMERA le opere del Prix Pictet è per noi motivo di orgoglio nella consapevolezza del prestigio e del grande valore culturale e sociale dell’iniziativa, da sempre concentrata sul tema della sostenibilità”, afferma il Presidente della Fondazione CAMERA Emanuele Chieli. Il Prix Pictet è stato fondato nel 2008 dall’Istituto svizzero Banque Pictet, con l’obiettivo di utilizzare la potenza della fotografia per comunicare a un pubblico globale messaggi e riflessioni sulla sostenibilità. Questo

concetto è stato declinato intorno al tema dello “spazio” con una visione volutamente ampia che ha portato i fotografi ad abbracciare i diversi argomenti: la sovrappopolazione, la disputa territoriale, l’inquinamento atmosferico, gli uragani, la fragilità delle grandi aree selvagge del pianeta e la nostra tendenza a riempire lo spazio con spazzatura e molto altro. I finalisti sono dodici: Mandy Barker (Regno Unito), Beate Gütschow (Germania), Richard Mosse (Irlanda), Saskia Groneberg (Germania), Rinko Kawauchi (Giappone), Benny Lam (Hong Kong), Munem Wasif (Bangladesh), Sohei Nishino (Giappone), Sergey Ponomarev (Russia), Thomas Ruff (Germania), Pavel Wolberg (Russia), Michael Wolf (Germania). Mentre i 100 mila franchi svizzeri del Premio sono andati al vincitore, il fotografo irlandese Richard Mosse con la serie “Heat Maps”. Le sue opere sono esposte a CAMERA insieme a quelle l degli altri finalisti del Premio. s

Michael Wolf - Tokyo Compression 18, 2010 Series: Tokyo Compression, 2008–11 © Michael Wolf, Prix Pictet 2017

Benny Lam - Trapped 08 Series: Subdivided Flats, 2012 © Courtesy of Benny Lam (photographs), Kwong Chi Kit and Dave Ho (concept), Prix Pictet 2017

Sopra: Sergey Ponomarev - Migrants arrive by a Turkish boat near the village of Skala, on the Greek island of Lesbos. Monday 16 November 2015 Series: Europe Migration Crisis, 2015 © Sergey Ponomarev, Prix Pictet 2017

Pavel Wolberg - Ukrainian civilians stand behind a barricade as they watch riot police lines near the Maidan square in Kiev, 2014 Series: Barricades, 2009–14 - © Pavel Wolberg, Prix Pictet 2017

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Real illusion, personale di Elena Santucci

La vincitrice del BAC ‘17 nella sezione fotografia, in mostra

Qui sotto da sinistra Rigamonti e Santucci durante la mostra “Real Illusion” presso la “Showcases Gallery”

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al 14 al 28 luglio 2018, SHOWCASES GALLERY (Via San Martino della Battaglia 11, Varese) ha ospita la mostra personale di Elena Santucci intitolata “Real Illusion”, curata da Franco Crugnola, con catalogo di Palmira Rigamonti. L’esposizione, promossa da “Franco Crugnola Studio di Architettura” di Varese, rientra nella collaborazione con il BIANCOSCURO Art Contest 2017: Elena Santucci è stata la vincitrice del concorso nella SEZIONE FOTOGRAFIA e SHOWCASES GALLERY ha presentato una serie di immagini di Elena Santucci, uno spaccato del suo modo di interpretare il mezzo fotografico. Elena Santucci (Perugia), da sempre grande amante della fotografia, soprattutto verso soggetti floreali e macro in genere, solo recentemente si è avvicinata

al concettuale ed astratto, prediligendo il racconto attraverso i particolari. Nello scatto ricerca la pulizia delle forme, le geometrie e l’essenzialità della composizione, che sono specchio della sua personale visione delle cose, utilizzando attrezzatura Pentax con ottiche Sigma e Tamron, curando da sola la post-produzione. Ama molto l’analogico, usando spesso una Rolleiflex biottica, appassionandosi anche al lavoro in bianco e nero in camera oscura. Le sue opere sono state esposte in prestigiosi eventi artistici, sia in Italia che all’estero, con buone recensioni dalla critica. Vincitrice di molti riconoscimenti in ambito fotografico e artistico, è ora al lavoro l su una nuova serie di immagini. s Qui sotto e a sinistra alcune delle opere esposte

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