Biancoscuro Art Magazine #34

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Numero 34 - giugno/luglio 2019 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

In questo numero

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ISSN 2385-1708

Roy Lichtenstein La rivoluzione della Pop Art La Biennale di Venezia 58. Esposizione Internazionale d’Arte Art Basel 2019 Le anticipazioni della prossima edizione Leggere La realtà vera di Steve McCurry Oceano Atlantico: Gran Canaria, la Fortaleza de Ansite

Massimo Savio

L’estroflessione dell’Arte sintetizzata in forme cablate


June 13 – 16, 2019 Photograph taken at Museum Tinguely, Basel


MARK

KO S T A B I

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BIaNCOSCURO art contest pittura painting scultura sculpture fotografia photography grafica graphic art 32 Premi: / 32 Prizes:

4 Copertine sulla Rivista d’Arte BIANCOSCURO 4 BIANCOSCURO Art Magazine Cover 4 Mostre personali in prestigiose location 4 Personal exhibition in prestigious location 4 Artists Management 4 Artists Management 4 Cataloghi personali condivisibili sui social network 4 Personal catalogs shareable on social networks 16 mostre in prestigiose Art Fair 16 exhibitions in prestigious Art Fair

Premiazione finale a Monte-Carlo Final award ceremony in Monte-Carlo

Tutte le opere saranno pubblicate sulla rivista BIANCOSCURO e sul nostro sito! All the artworks will be published on the BIANCOSCURO magazine and on our website!

artcontest.biancoscuro.it INFO

BIANCOSCURO viale indipendenza 26, Pavia

artcontest@biancoscuro.com


ART SALZBURG CONTEMPORARY & ANTIQUES INTERNATIONAL

27 – 29 SETTEMBRE 2019

Bild: Roman Träxler

OGNI GIORNO 11.00 – 19.00 CENTRO FIERA DI SALISBURGO

Fiera internazionale d’arte contemporanea, classico moderno & antiquariato | 19° – 21° secolo www.art-salzburg-contemporary.com



biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

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L’Editoriale di Vincenzo Chetta Roy Lichtenstein. La rivoluzione della Pop Art

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“Brodo di coltura” dell’Italia Moderna. Le macerie e la speranza a Palazzo Buontalenti

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La Biennale di Venezia 58. Esposizione Internazionale d’Arte Art Basel 2019 Le anticipazioni della prossima edizione

In copertina: (on the cover)

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Massimo Savio L’estroflessione dell’Arte sintetizzata in forme cablate.

Di conservazione in consacrazione. CAMERA espone l’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

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Natura morta e Metafisica. Un dialogo tra il Seicento ed il Berenice Abbott Novecento Dai ritratti alla fotografia scientifica

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Il Rinascimento meridionale. LEGGERE A Matera, la mediterraneità del Sud La realtà vera di Steve McCurry Italia tra il ‘400 ed il ‘500 Viaggio nella mente di Leonardo. Una nuova esposizione multimediale per celebrarlo

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Uomo e natura a confronto Una favola tra arte, mito e scienza

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Fortunato Depero Dal sogno futurista al segno pubblicitario

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Inge Morath La prima donna della Magnun Photos

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Street Art. Il festival “Manufactory Project” a Comacchio

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Over the Cover: Claudio Sivini Lo specchio, l’occhio,la luce, l’ombra, il riflesso nella sua “optical art”

Oceano Atlantico: Gran Canaria, la Fortaleza de Ansite. Introduzione ai Percorsi del mito [11ª puntata]

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Bimestrale di Arte, Cultura e Informazione

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Art Fair. Fiere ed esposizioni internazionali

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Franco Grignani a Chiasso. Le rassegne per il centenario

La sperimentazione drammaturgica. Hermann Nitsch a Mantova

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Arshile Gorky. La sua prima a Venezia Leonardo da Vinci. Il suo genio in mostra Antonio Fontanesi. Il filo che collega l’arte moderna alla tradizione ottocentesca Alberto Burri. Importante antologica a Venezia Adriano Altamirra. Mostra nell’appartamento segreto

Stefano Cagol al MA*GA. Visioni, tra confini, energia ed ecologia

Mauro Pavan. Al Museo Francesco Gonzaga di Mantova

La terra del sole nascente. Treviso accoglie il Giappone

Anese Cho: Fragmentation. Donna: in carriera o casalinga?

Performance sperimentali. A Palazzo Strozzi un progetto di riflessione

Una primavera d’arte a Marbella. La Costa del Sol meta per gli artisti provenienti da tutto il mondo

In Dante Veritas. All’Arsenale di Venezia l’inferno dantesco di Vasily Klyukin

Mattia Consonni. Le note di colore dell’artista brianzolo

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Giancarlo Delmastro. L’istinto creativo Elena Sirtori. Frammenti di emozioni

EDITORSHIP & GRAPHIC Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it MANAGING EDITOR Daniela Malabaila CONTRIBUTORS Oxana Albot, Nina Baudelaire, Elena Cicchetti, Franco Crugnola, Vincenzo Chetta, Etienne de Bricassarde, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Salvatore Mainardi, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto. PHOTOGRAPHERS Adele Arati, Luigi Caracappa, Vincenzo Chetta, Carlos Collado, Carlotta Coppo, Matteo De Fina, Lorenzo Gori, Liberementi, Antonio Maniscalco, Simone Marello, Adrian Parvulescu, Paolo Poce, Isabella Rigamonti, Cecilia Vignato, Tommaso Vitiello, Matteo Zarbo. PUBLISHER Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it

SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag Pinterest.com/BiancoscuroMag

Luca Lova. Surrealtà animale Giacomo Rossi. Navigando fra gli Astri Margaretha Gubernale. L’Arte dello spirito Stefano Barattini. Lost values, successo per la mostra alla Showcases Gallery Federica Marin. L’unione tra pensiero ed oggetto

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NUMERO 34 giugno/luglio 2019

PRINTING Pixartprinting Srl Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE)

Karin Monschauer. La sua espressività artistica

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34 ISSUE June/July 2019

EDITOR IN CHIEF Vincenzo Chetta

Armanda Verdirame ad Albisola. Fino al 6 luglio la mostra “La Luna nel pozzo”

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BIANCOSCURO Rivista d’Arte

BI-MONTHLY OF ARTS, CULTURE AND INFORMATION

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BIANCOSCURO Art Magazine

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The publisher is available for persons entitled for any iconographic sources. Manuscripts, photos or other materials even if unpublished are not given back. In addition to the signed articles, texts published on Biancoscuro Art Magazine are taken from the mentioned sources or text available l under the creative commons license. s Reg. Trib. Pavia n.4 of 21/1/2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2019. Reserved artistic and literary copyright. Reproduction in whole or parts is forbidden save with the written permission of the publisher.

BIMESTRALE DI ARTE, CULTURA E INFORMAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE Vincenzo Chetta REDAZIONE & GRAFICA Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it CAPOREDATTORE Daniela Malabaila COLLABORATORI Oxana Albot, Nina Baudelaire, Elena Cicchetti, Vincenzo Chetta, Franco Crugnola, Etienne de Bricassarde, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Salvatore Mainardi, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto. FOTOGRAFI Adele Arati, Luigi Caracappa, Vincenzo Chetta, Carlos Collado, Carlotta Coppo, Matteo De Fina, Lorenzo Gori, Liberementi, Antonio Maniscalco, Simone Marello, Adrian Parvulescu, Paolo Poce, Isabella Rigamonti, Cecilia Vignato, Tommaso Vitiello, Matteo Zarbo. EDITORE Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it STAMPA Pixartprinting Srl Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE) SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag Pinterest.com/BiancoscuroMag L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. Manoscritti, foto o altri materiali inviati alla redazione anche se non utilizzati non verranno restituiti. Oltre agli articoli firmati, i testi pubblicati su Biancoscuro Rivista d’Arte sono tratti dalle fonti citate oppure da testi disponibili l secondo le licenze creative commons. s Registrazione al Tribunale di Pavia n.4 del 21/1/2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2019. Tutti i diritti di produzione in qualsiasi forma, compresa la messa in rete, che non siano espressamente per fini personali o di studio sono riservati. Per qualsiasi utilizzo che non sia individuale è necessaria l’autorizzazione scritta dell’Editore.



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l’Editoriale di Vincenzo Chetta

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e giugno si preannuncia molto intenso per BIANCOSCURO, grazie alla partecipazione ad Art Basel (1316 giugno a Basilea), maggio è stato un mese molto “ricco” per l’arte in generale. Da Christie’s a New York si è svolto l’ultimo episodio Game of Thrones per l’arte: il “coniglio” di Jeff Koons è stato venduto a 91,1 milioni di dollari, il “Re del kitsch” dopo una lunga battaglia a suon di rilanci e martelletti ha ripreso lo scettro ed è ritornato ad essere l’artista vivente più costoso al mondo. Già Re nel 2013 (Balloon Dog è stato venduto a 58,4 milioni), si è visto detronizzare nel 2018 da David Hockney (Portrait of an Artist “Pool with Two Figures” ha raggiunto i 90,3 milioni), ma il suo regno è durato meno di 6 mesi (GOT insegna, le guerre per il trono non finiscono mai...). Come non finiranno mai le critiche per l’unica vera biennale dell’Arte, sempre nell’occhio del ciclone, oggetto di ogni tipo di polemica e critica sia sui social che sulle testate giornalistiche: l’evento artistico più famoso al mondo è attaccato da più fronti, per lo più da frustrati e retrogradi (aprire la mente, invece che la bocca, potrebbe essere una valida mossa verso l’evoluzione personale). La Biennale è superiore a tutti questi attacchi, ha le spalle larghe, soprattutto dopo 58 edizioni, è

l’evento d’arte più longevo. Ha saputo sfruttare il suo clamore mediatico, senza però denigrare gli artisti presenti, uno degli artisti più famosi al mondo (ma al tempo stesso il più “sconosciuto”): sto parlando di BANKSY, intervenuto a sorpresa a Venezia. Prima con un murales vicino a Campo Santa Margherita, dove ha dipinto un piccolo migrante in piedi, mentre regge una torcia che emette una nuvola di fumo rosso, e poi con una performance in piena regola: una bancarella abusiva (già in passato a New York aveva allestito bancarelle di questo tipo) con piccoli quadri che, come un puzzle, compongono l’immagine di una grande nave, in perfetto “vedutismo veneziano”, che irrompe in città. L’artista ha reso noti solo dopo su Instagram questi due interventi, con le parole: “Setting out my stall at the Venice Biennale. Despite being the largest and most prestigious art event in the world, for some reason I’ve never been invited” (Sto preparando la mia bancarella alla Biennale di Venezia. Nonostante sia il più grande e prestigioso evento artistico del mondo, per qualche motivo non sono mai stato invitato). Il problema delle grandi navi è un problema vivo per la laguna, ma alla fine chi viene allontanato da Venezia, è solo lui. Buona lettura

Vincenzo Chetta

Banksy a Venezia. Ph. Courtesy Banksy www.banksy.co.uk

Guarda il video di BANKSY a Venezia https://youtu.be/C2YRRS5aBRw

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GIANMARIA

POTENZA FRIENDS

Artisti, Curatori & Gallerie per SPAZIO THETIS

SPAZIO THETIS ARSENALE NOVISSIMO VENEZIA

17/04 24/11 TUTTI I GIORNI 10.00 - 18.00


Gianmaria Potenza partecipa alla mostra internazionale “FRIENDS”, con l’opera “Cavallo Rosso con Puledro Nero”. La scultura, in acciaio verniciato a fuoco, è esposta insieme alle opere di Beverly Pepper, Michelangelo Pistoletto e Jan Fabre, già parte della collezione permanente di Spazio Thetis, e insieme ad altri 26 grandi nomi dell’arte nazionale e internazionale. L’opera è installata negli spazi del vasto giardino ubicato nell’Arsenale Nord, uno dei luoghi più affascinanti della Città d’acqua che nel periodo della Biennale Arti Visive è, insieme ai Giardini di Castello, il centro nevralgico della vita culturale della Città. La mostra è stata inaugurata il 17 aprile ed è visitabile fino al 24 Novembre 2019, tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00.

In occasione della partecipazione alla collettiva FRIENDS e in contemporanea alla 58° Biennale d’Arte, è inoltre possibile visitare gli spazi dell’atelier dell’artista. Per la prima volta infatti le porte dello Studio di Gianmaria Potenza aprono al pubblico. Un’occasione unica per conoscere da un punto di vista privilegiato il processo creativo e la ricerca dello scultore veneziano nel luogo in cui nasce la sua arte. Solo su appuntamento, dal lunedì al venerdì fino al 24 novembre 2019. studio@potenzagianmaria.it www.gianmariapotenza.it Dorsoduro 1450, 30123 Venezia Tel. +39 041 5287266 Cel. +39 335 5297572

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JOSEF KOTAR SLOVENIJA

ATELIER KOTAR

boljsji.teater@gmail.com


biancoscuro A RT exhibition Contemporary selected Artists

6 - 10 novembre 2019

La partecipazione con BIANCOSCURO al MAG di Montreux e ad ART Innsbruck è solo su invito. Per maggiori informazioni sulla partecipazione contattaci inviando 5 foto di tue opere recenti a: expo@biancoscuro.com scrivendo nell’oggetto il nome della fiera.


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Roy Lichtenstein

La rivoluzione della Pop Art di Mario

Gambatesa

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itorna l’arte Pop al MUDEC di Milano, con la mostra intitolata “Multiple Visions” che mette in risalto il lavoro artistico di una delle figure più note della Pop Art americana: Roy Lichtenstein. Questa nuova corrente artistica che prese piede nella metà del XX secolo, rivolse la propria attenzione agli oggetti, ai miti e ai linguaggi delle società dei con-

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sumi, superando di proposito le convenzioni artistiche del passato. Si tratta di una forma d’arte popolare, ed è aperta infatti alle forme più comuni di comunicazione come ad esempio i fumetti, la pubblicità, i quadri riprodotti in serie e molto altro. L’arte di Lichtenstein, inconfondibile e riconoscibile al primo sguardo, richiama il mondo dei fumetti e cavalca l’onda che in quel preciso momento si in-

nalzava sul mondo, rovesciando ancor di più il concetto di Arte. Nelle sale del MUDEC è possibile ammirare circa cento opere tra stampe (anche di grande formato), sculture, arazzi, un’ampia selezione di video e fotografie provenienti da prestigiosi musei, istituzioni e collezioni private europee e americane. La mostra è organizzata in un percorso tematico e mette in evidenza, attraverso una panoramica sui

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temi e sui generi dell’arte di Roy Lichtenstein, come gli elementi di diverse culture confluiscano nel suo lavoro di decostruzione e ricostruzione dell’immagine, per poi essere elaborate in chiave Pop con il suo linguaggio unico: si passa dalla storia della nascita degli Stati Uniti all’epopea del Far West, dai vernacoli e le espressioni artistiche etnografiche degli indiani d’America alla cultura Pop, dalla cultura artistica europea delle avanguardie allo spirito contemplativo dei paesaggi orientali... In pratica, vengono trattati tutti gli argomenti a disposizione. La fascinazione per la “forma stampata” (cioè la riproduzione meccanica come fonte di ispirazione) che è alla base del lavoro di Roy Lichtenstein e che nella sua pittura viene attuata in un percorso che parte da una copia che viene trasformata in un originale, viene presentata in questa mostra nel suo processo inverso: da un’idea originale a una copia moltiplicata, una stravaganza nella stravaganza. Il percorso espositivo quindi, mette in risalto l’evoluzione del lavoro di Lichtenstein evidenziando le sue interpretazioni e le rappresentazioni che, in maniera costante, procedono sottolineando i riferimenti trans-storici in linea con i mutamenti dei linguaggi artistici. La mostra, aperta al pubblico fino al prossimo 8 settembre, è curata da Gianni Mercurio, noto studio-

A sinistra: Roy Lichtenstein Crying Girl 1963, litografia offset su carte leggera biancastra liscia, 45.8x61 cm. Collezione privata Courtesy Sonnabend Gallery, New York ©Estate of Roy Lichtenstein

Roy Lichtenstein - Profile Head 1988, bronzo dipinto e patinato, 93x57.2x24.1 cm. Private Collection ©Estate of Roy Lichtenstein. Ph: Rob McKeever

so dell’arte di Lichtenstein, ed è promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura, che ne è anche il produttore, per l’ideazione di MADEINART. Il Novecento è stato certamente un secolo di grande fermento artistico, amplificato dalla rinascita

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sociale e culturale che ha portato gli artisti americani, ha sviluppare una corrente innovativa come la Popular Art, creando in questo modo un anello di congiunzione fondamentale, che collega il vecchio e il nuovo, il >>> l prima e il dopo. s segue

Tutti i miei soggetti sono bidimensionali, o quanto meno derivano da fonti bidimensionali. In altre parole, anche quando raffiguro una stanza, sarà l’immagine di una stanza che ho preso da una pubblicità in un elenco del telefono, che è una fonte bidimensionale.

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ROY LICHTENSTEIN. Multiple visions

Mudec, Milano May 01 – September 08, 2019

Alcune immagini del percorso espositivo. Ph. @Carlotta Coppo

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ROY LICHTENSTEIN. Multiple visions

01 maggio - 08 settembre 2019 Mudec, Milano INFO T. +39 02 54917 Lunedì 14.30 - 19.30 Martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 - 19.30 Giovedì e sabato 9.30 - 22.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.mudec.it

e MUDEC presents a great American Master and one of the most important figures in the art of the 20th Century: Roy Lichtenstein comes to the Museum of Cultures of Milan with the exhibition Roy Lichtenstein. Multiple Visions, from the 1st May to the 8th September 2019. His sophisticated art that can be recognized at first sight and apparently easy to understand, has fascinated right from the first heroic years of pop art generations of creatives, from painting to advertising, from photography to design and fashion and the seductive power that it exercises on contemporary visual culture is still very strong. The exhibition will show about 100 works between prints, even of large size, sculptures, tapestries, a wide selection of editions coming from prestigious museums, institutions, and private European and American collections (the Roy Lichtenstein Foundation, the National Gallery of Art of Washington, the Walker Art Center of Minneapolis, the Carmignac Foundation and the Ryobi Foundation, Gemini G.E.L. Collection), as well as videos and photographs. Roy Lichtenstein. Multiple Visions is curated by Gianni Mercurio and promoted by the Comune di Milano-Cultura and by 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, which is also the producer, according to the design by MADEINART. The exhibition reveals, through a general outline of the themes and genres of Roy Lichtenstein’s art, how the elements of different cultures merge with his work of deconstruction and reconstruction of the image, and then developed from a pop point of view with his very personal

language: from the story of the birth of the United States to the heroic deeds of the Far West, from the vernaculars and the ethnographic artistic expressions of the native Americans to the pop culture which exploded following the expansion of world economy of the second postwar period, from the European artistic culture of the avant-gardes to the contemplative spirit of oriental landscapes. His fascination with the “printed form”, that is the mechanical reproduction as a source of inspiration, which is at the basis of Roy Lichtenstein’s work and which he carried out in his painting along a path that started from a copy which was transformed into an original, is presented in this exhibition in its reverse process: from an original idea to a multiplied copy. A search conducted by the artist along his entire career through print and manufacturing, realizing works devised for the purpose (the realization of a print or a sculpture started from preparatory drawings and studies, just like his paintings) and using innovative techniques and materials; a practice which became a form of artistic expression and an extension of his aesthetic vision, built methodically by Lichtenstein in parallel with his painting and of which the exhibition presents the evolution starting from his early works in the Fifties. Roy Lichtenstein. Multiple Visions is curated by Gianni Mercurio, a scholar of Lichtenstein for over twenty years. Mercurio curated, among others, the exhibition and relevant volume “Roy Lichtenstein. Meditations on Art”, Milan, Fondazione La Triennale, 2010, and then (with the title “Kunst als Motiv”) Köln, Museum Ludwig, 2011. s l

Jessy Rei w w w. j e s s y r e i a r t g a l l e r y. c o m jessyreiartgallery@gmail.com Jessy Rei Art Gallery jessyrei.ag 18

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“Brodo di coltura” dell’Italia Moderna Le macerie e la speranza a Palazzo Buontalenti di

Lucia Garnero

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naugurato il nuovo sistema museale con importanti iniziative volte a rendere Pistoia uno dei punti di riferimento del turismo culturale italiano, la Fondazione Pistoia Musei presenta “Italia Moderna 1945-1975. Dalla Ricostruzione alla Contestazione”, a cura di Marco Meneguzzo. La mostra, allestita negli spazi di Palazzo Buontalenti (sede della Fondazione) e suddivisa in due tappe accomunate dal medesimo

intento storico critico (“Le macerie e la speranza” visibile dal 18 aprile al 25 agosto e “Il benessere e la crisi” visibile dal 13 settembre al 17 novembre 2019) presenta oltre centocinquanta opere, tutte selezionate dalle collezioni di Intesa Sanpaolo. Suddivise in sezioni che si susseguono evocando i contesti sociali e culturali in cui si incontrano tendenze diverse, le due tappe della mostra intendono evidenziare il clima, l’atmosfera, il tessu-

to connettivo dell’arte italiana dei trent’anni a seguire il secondo dopoguerra. Come ha sottolineato il curatore Marco Meneguzzo: “Questa rassegna vuole mostrare proprio il fermento, il “brodo di coltura” entro cui si è sviluppata una nuova grande stagione dell’arte italiana”. La novità espositiva riguarda la formula adottata per l’allestimento: nell’impossibilità di mostrare contemporaneamente a Palazzo Buontalenti tutte le circa

Ideo Pantaleoni - Senza titolo, 1952,olio su tela, 50x 70cm. Collezione Intesa Sanpaolo

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iscono una sorta di continuità con gli anni precedenti. Accanto a questo tipo di approccio se ne affianca, quasi immediatamente, un altro: l’astrattismo geometrico costituisce il contraltare linguistico del realismo e di ogni tendenza naturalista ed espressionista. Negli anni che vanno dal 1947 ai primi ‘50, in tutte le città italiane, fioriscono gruppi artistici che fanno dell’astrazione la loro bandiera: un linguaggio artistico non narrativo (un linguaggio di forme senza contento dichiarato) costituisce una radicale dichiarazione di poetica in favore di una rivoluzione linguistica che sarebbe giunta a compimento Giuseppe Capogrossi (Roma 1900 – 1972) Superficie 154 1956, olio su tela, 80x100 cm. Collezione Intesa Sanpaolo © GIUSEPPE CAPOGROSSI, by SIAE 2019 A destra: Angelo Bozzola Funzione di forma concreta olio e tempera su masonite, 75x74 cm. Collezione Intesa Sanpaolo

centocinquanta opere scelte, e nella ferma volontà di non limitare il numero delle opere esposte, è stata adottata con straordinario successo, l’ipotesi di raccogliere due mostre sotto lo stesso titolo e di offrire al pubblico un unico percorso in due capitoli differenti, da allestire in tempi diversi. La prima tappa “Le macerie e la speranza” espone le opere che vanno dal 1945 e il 1960, tradizionali nei modi di realizzazione e fruizione, ma innovative nel linguaggio, raccolte in undici sale a comporre tre sezioni espositive. La mostra inizia con un gruppo di opere figurative, in parte dell'immediato dopoguerra, in parte successive: negli anni Cinquanta, le tendenze figurative mantengono una notevole presenza e costitu-

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solo dei due decenni a seguire. Ne sono un esempio, nella rassegna esposta, “Senza titolo” (1952) di Ideo Pantaleoni e “Funzione di forma concreta” (1953) di Angelo Bozzola. Tra il 1945 e il 1952, periodo pionieristico dell’arte italiana del secondo dopoguerra, la cultura artistica italiana rinnova il proprio linguaggio rispetto ai modi autarchici degli anni Trenta e rientra a pieno titolo nel consesso internazionale. Negli anni Cinquanta si delinea in Italia, come in tutta l'Europa dopo il Sopra: Emilio Vedova (Venezia 1919 – 2006) Spazio inquieto T.1 1957, tempera grassa su tela, 134,5x168,5 cm. Collezione Intesa Sanpaolo

A sinistra: Afro (Afro Basaldella) (Udine 1912 – Zurigo 1976) Senza nome 1959, tecnica mista su tela, 104x130 cm. Collezione Intesa Sanpaolo © AFRO, by SIAE 2019

In basso: Giuseppe Santomaso - Ricordo verde 1953, olio su tela, 120,2x150 cm. Collezione Intesa Sanpaolo © GIUSEPPE SANTOMASO, by SIAE 2019

ITALIA MODERNA 1945-1975 Le macerie e la speranza 18 aprile - 25 agosto 2019

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www.fondazionepistoiamusei.it

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conflitto mondiale, un panorama linguistico assolutamente maturo e ricco di trasformazioni: tutto il decennio è caratterizzato, su scala planetaria, da un alfabeto visivo di elementi basilari, primari, originari come il segno, il gesto, la materia. In tale contesto, l’Informale italiano mostra diverse anime, a seconda delle attitudini espressive con cui i singoli artisti lo adottano: si confrontano l’Informale di matrice naturalistica, che deriva dalla dissoluzione di una forma naturale, e l’Informale di derivazione linguistico-espressionista, che privilegia la forza intrinseca del linguaggio a ogni eventuale soggetto riconoscibile. Esemplari al riguardo, “Senza nome”, (1959) di Afro e “Ricordo verde”, (1953) di Giuseppe Santomaso. Nell’ultima sezione vengono esposti gli esiti artistici più significativi a partire dai contesti culturali descritti; dal fermento corale si staccano i cosiddetti

“maestri”, coloro che sanno interpretare, meglio e con maggior efficacia, lo “spirito del tempo”, trasformando un vago sentore collettivo in forme precise che riescono a trascendere quel tempo. Nelle ultime tre sale del percorso espositivo sono raccolti, con le loro opere, gli artisti che rispondono maggiormente a queste caratteristiche: artisti che si rivelano compiutamente “senza tempo”, pur essendo vissuti pienamente nel loro tempo. Si fa menzione, al riguardo, alle opere “Superficie 154” (1956) di Giuseppe Capogrossi e “Spazio inquieto T1” (1957) di Emilio Vedova. A conclusione, l’osservazione degna di nota del curatore Marco Meneguzzo: “La Modernità può così essere guardata e interpretata nei suoi mutamenti generali e radicali, […] nelle peculiarità e nelle varianti proposte dai singoli artisti, in una sorta di grande affresco corale l sul recente passato.” s

ITALY. Naples. 1948. Angela sells cigarettes which she gets from the Black Market, to people at the cafes. Most of the American cigarettes are skilfully prepared in Naples from old butts, wrapped in old cartons. She charges 250 lira per pack; the official price is 350 lira. Most of her sales are single cigarettes at about 15 lira. The Government is prosecuting the vendors of Black Market cigarettes in Rome, because they undercut the legal price of the Italian tobacco monopoly, but in Naples the vendors go about openly. 10 March 1948, 11:30:43. David Seymour 7 Angela sells cigarettes Credit line The Picture Art Collection / Alamy Stock Photo

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Sopra: alcune immagini della mostra. Ph.Lorenzo Gori Sotto: May 24, 1953 - De Gasperi Greets the Crowd Before Delivering His Speech Credit line Keystone Pictures USA / Alamy Stock Photo

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Natura morta e Metafisica

Un dialogo tra il Seicento ed il Novecento di Vincenzo Chetta

U Giovanni Battista Ruoppolo Uva, fichi, mele cotogne, ciliegie e cocomero Ginevra, collezione privata

n punto di vista nuovo sulla Storia dell’Arte. Un sorprendente tuffo sul genere della natura morta attraverso un dialogo, mai esplicitato, tra maestri del Seicento e del Novecento italiani: una proposta originale che vuole coinvolgere il pubblico più vario, per un sicuro successo. Il Settore Cultura, Istruzione, Politiche Giovanili del Comune di Pavia organizza

“De Chirico, De Pisis, Carrà. La vita nascosta delle cose”, visitabile presso i Musei Civici del Castello Visconteo fino al 28 luglio 2019. Il percorso espositivo accattivante vanta un comitato scientifico di eccellenza: curata da Antonio D’Amico, con la collaborazione scientifica di Elena Pontiggia e Maria Silvia Proni, la mostra offre un affascinante viaggio in cui un gruppo di superbe nature morte napoletane del

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Seicento, eseguite con una lenticolare adesione alla realtà da artisti caravaggeschi (Paolo Porpora, Giovanni Battista e Giuseppe Recco, Giovanni Battista Ruoppolo), dialoga con importanti opere di Filippo de Pisis, con un nucleo raro di Vite silenti di Giorgio de Chirico e con alcune meditabonde nature morte di Carlo Carrà, pittori che nel Novecento hanno dato origine alla Metafisica, attribuendo agli oggetti ritratti un valore simbolico e lasciando così emergere la vita nascosta delle cose. L’evento espositivo è anche occasione per ammirare anche “Gli Archeologi” in cui De Chirico adopera un tempietto addossato a un masso roccioso, ripreso da un dipinto appartenuto a De Pisis, suggellando così la loro amicizia, anche attraverso il linguaggio pittorico. “De Chirico, De Pisis e Carrà – spiega il curatore, Antonio D’Amico – affidano pensieri ed emozioni ai colori per creare composizioni che diventano diari carichi di significati reconditi, legati alla vita e alla poetica delle piccole cose, animando sulla tela il linguaggio della Metafisica che è fatta di semplicità, chiarezza, sonorità e palpito, come scrive De Pisis e come si potrà vedere nelle opere in mostra, alcune delle quali mai esposte prima. Con la Metafisica gli artisti danno forma al ricordo di luoghi e oggetti, scoprendo che ogni cosa possiede un risvolto simbolico, una psicologia emozionale e un preciso racconto da mostrare che spesso rimane segreto e intimo. Le nature morte sono vere e proprie meditazioni pittoriche, sono vite silenti, ferme, come le chiama Giorgio de Chirico, che contengono idee, pensieri e, soprattutto, l’essenza nascosta della natura.” Attraverso un percorso di circa sessanta opere, provenienti da prestigiose collezioni private italiane e straniere, sono sicuramente riusciti nell’intento di dimostrare come il genere della natura morta in Italia si

Ieri, nel pomeriggio, passando per una via che s’allunga stretta e fiancheggiata da case alte e scure vidi apparire in fondo una colonna sormontata da una statua che seppi poi essere quella dell’Ariosto. Visto così, tra quelle due pareti di pietra annerata, che parevano muri d’un santuario antico, il monumento assumeva un che di misterioso e solenne, e il passante tampoco metafisicizzante si sarebbe aspettato di udire la voce di un nume vaticinare d’in fondo la piazza.

Giorgio de Chirico

Giorgio de Chirico Gli Archeologi 1961 circa Busto Arsizio, Collezione Merlini © GIORGIO DE CHIRICO, by SIAE 2019

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animi nel Novecento di nuovi impulsi e di vigorosi risvolti simbolici. Da sottolineare quanto questa rassegna permetta anche di sviluppare un dialogo suggestivo (e per certi versi imprevisto) con gli spazi del castello trecentesco che la ospita e, di l qui, con tutta la città di Pavia. s DE CHIRICO, DE PISIS, CARRÀ La vita nascosta delle cose

19 aprile - 28 luglio 2019 Castello Visconteo - Musei Civici, Pavia INFO T. +39 0382.399770 museicivici@comune.pv.it Da martedì a venerdì 14.30 - 18.00 Sabato e domenica 11.00 - 19.00 Tutti i venerdì di giugno 14.30 - 22.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museicivici.pavia.it A destra: Giuseppe Recco Vaso di fiori con rose e tulipani Lugano, Galleria Canesso

Ruggero ROTONDI r u g g e r u g o @ g m a i l . c o m

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RIVISTA d’ARTE

Mattino in campagna - 2018, olio su tela, 80x100 cm.

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Gabriele Marchesi

G.Marchesi - IL DRAMMA DI EVA. DECIDERE COSA È BENE E COSA È MALE - 2016, grafite, pastello e f.o. su tavola, 90x90 cm.

contatto@gabrielemarchesi.pavia.it Gabriele Marchesi


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Il Rinascimento meridionale A Matera, la mediterraneità del Sud Italia tra il ‘400 ed il ‘500 di

Rebecca Maniti

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n autentico scrigno di tesori quello che accoglie a Palazzo Lanfranchi: “Rinascimento visto da Sud. Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500” è la narrazione, densissima e meravigliosa, di un secolo di grande arte. È sicuramente l’esposizione cardine del programma culturale di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, e conta ben 215 opere: dipinti, sculture, incunaboli, cinquecentine, manoscritti, codici miniati, tessuti, bronzi, ceramiche, astrolabi e oreficerie. Pezzi unici, concessi dai maggiori musei e dalle grandi istituzioni culturali di tutto il Mezzogiorno e delle Isole, ma anche dal resto del Paese e dai grandi musei internazionali. Una parte

di esse (più di una trentina), ha fatto parte di una apposita campagna di interventi conservativi che hanno restituito la perfetta leggibilità, dando così ancora maggior “valore” all’evento. A cura di Marta Ragozzino, Pierluigi Leone de Castris, Matteo Ceriana, Dora Catalano e co-prodotta dal Polo Museale della Basilicata e dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019, la mostra sarà visitabile sino al 19 agosto dal pubblico, che avrà così il piacere di scoprire il Rinascimento con una nuova lettura. Marta Ragozzino così la racconta: “La mostra affronta in primo luogo il tema del “viaggio” che, non a caso, ci porta proprio tra le sponde del Mediterraneo per raccontare in un modo diverso uno dei periodi più interessanti, ricchi e complessi della storia della

Sopra: Michele Greco da Valona - Madonna con Bambino e Santi Giovanni Battista ed Adamo, Pietà (cuspide) firmato e datato 1505, polittico in cornice intagliata, 166x152 cm. Guglionesi, chiesa di santa Maria Assunta

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A sinistra: Giovanni Angelo Montorsoli - Busto di Carlo V Marmo, cm (h) 63 cm con retroproiezioni delle 8 scene della presa di Tunisi (arazzi KHI Vienna). Napoli, Museo della Certosa di San Martino


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cultura e delle arti. In secondo luogo, uno speciale cambiamento di prospettiva ci permette di guardare questo periodo, così indagato e conosciuto, da un’angolatura completamente nuova, scegliendo l’ottica del “pensiero meridiano” e sperimentando una visione che mette al centro l’Italia meridionale.” L’esposizione, che si articola anche negli spazi della Chiesa del Carmine, offre delle postazioni multimediali di approfondimento con riletture interessanti, testimonianze culturali e scientifiche, carte geografiche, portolani, strumenti di navigazione con l’obiettivo di mettere a fuoco una storia diversa da quella sviluppata nelle grandi capitali del centro e del nord, seppur continuamente interconnessa agli eventi e ai linguaggi che le caratterizzarono. “Questa grande mostra sul Rinascimento – dichiara Salvatore Adduce, presidente della Fondazione Matera Basilicata 2019 – ci offre la testimonianza di come, anche in una delle fasi più elevate della civiltà europea, il Mezzogiorno abbia avuto un ruolo da protagonista, a partire dal suo ruolo di hub tra il Mediterraneo e il continente. Nel 2019 da un piccolo centro del sud, Matera, si diffonderà il meglio delle produzioni l artistiche e culturali europee.” s

Sopra: Antonello da Messina - Annunciata olio su tavola, 57x39 cm. Como, Museo Civico Sotto: Antonello da Messina - Abramo e gli angeli tempera e olio su tavola, 21,2x29,3 cm. Reggio Calabria, Pinacoteca Civica

Il Mediterraneo non è solo geografia [...]. Sul Mediterraneo è stata concepita l’Europa. Predrag Matvejevic

RINASCIMENTO VISTO DA SUD

Matera, l’Italia meridionale e ilMediterraneo tra ‘400 e ‘500 19 aprile - 19 agosto 2019

Palazzo Lanfranchi, Matera

INFO T. +39 0835 256211 pm-bas.museolanfranchi@beniculturali.it Da lunedì a domenica 9.00 - 20.00 Mercoledì 11.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.musei.basilicata.beniculturali.it

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Viaggio nella mente di Leonardo Una nuova esposizione multimediale per celebrarlo di

Flavio Ennante

Nissuna umana investigazione si può dimandare vera scienzia se essa non passa per le matematiche dimostrazioni Leonardo da Vinci

Studio Azzurro - Leonardo, La città, Artifizio. Frame da video, 2019. Da foglio di Leonardo da Vinci: Codice sul volo degli uccelli, f. 19 r, Torino, Biblioteca Reale su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali–Torino, Musei Reali–Biblioteca Reale; Allegoria della fedeltà della lucertola, recto, 1496. New York, Metropolitan Museum of Art. © 2019. The Metropolitan Museum of Art/Art Resource/Scala, Firenze

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el panorama espositivo milanese dedicato a Leonardo in questo periodo, troviamo una novità (per lo meno in termini progettuali): “Leonardo. La macchine dell’immaginazione” racconta con un approccio diverso dal solito il lavoro del Maestro. Studio Azzurro, con competenze che vanno dal video all’animazio-

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ne grafica ai sistemi interattivi, ha intrapreso un percorso progettuale complesso, affiancato dalla competenza scientifica dello storico dell’arte Edoardo Villata. Lo spazio è stato pensato in maniera da immergere i visitatori nel mondo dell’immaginazione di Leonardo, con grandi scenografie (sette video-installazioni di cui cinque interattive) che fanno muovere il pubblico dalla sola tipica osserva-

zione ad una più attiva partecipazione. Le “macchine” sono ispirate liberamente dai disegni leonardeschi; ognuna di esse corrisponde ad una determinata sezione del percorso espositivo, volto a far conoscere la complessità, e l’attualità, del pensiero di Leonardo da Vinci. In primis troviamo “Le osservazioni sulla natura”, con la prima installazione che ripropone la situazione ideale di

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un osservatore che analizza i minimi eventi naturali e cerca le corrispondenze con un ideale geometrico di armonia e di restituzione prospettica. Si prosegue ne “La città” (Leonardo osservando la città, ne studia anche gli abitanti, nell’istallazione sono dunque le silhouette degli uomini e dei loro strumenti a raccontare le azioni generate dai disegni e dalle parole di Leonardo) per arrivare a “Il paesaggio”, dove tre proiezioni avvolgono i visitatori. Nella quarta e nella quinta sezione, dedicate alle macchine di pane e da guerra, è la voce che attiva le scenografie per mostrare i particolari di certi meccanismi, gruppi di uomini in battaglia e lo stesso campo. Non manca “Il tavolo anatomico”, vero e proprio supporto di video che indagano le diverse parti del corpo.

L’ultima sezione parla della pittura di Leonardo: la sua attenzione a restituire in pittura i valori percettivi delle cose ha dato avvio a un modo diverso di “fingere” le figure e gli scenari: ogni contorno sfuma in un’altra parte del dipinto, c’è profondità di piani nello spazio, ma senza quasi distinzione

Studio Azzurro - Studio progettuale su macchina di Leonardo da Vinci

A destra, in alto: Studio Azzurro Leonardo, Osservazioni sulla Natura, Cavalli Frame da video, 2019 Da foglio di Leonardo da Vinci: RL 12319r, Windsor Castle, Royal Collection Trust / © Her Majesty Queen Elizabeth II, 2019 Sotto: Leonardo da Vinci Dama con l’ermellino 1490 ca. Cracovia, Czartorysky Museum. © 2019. Ph.Scala, Firenze

A destra: Studio Azzurro Leonardo, Le macchine da guerra, Libertà frame da video, 2019 Da foglio di Leonardo da Vinci: RL 12339r, Windsor Castle, Royal Collection Trust / © Her Majesty Queen Elizabeth II, 2019

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Massimiliano BELLINZONI

LEONARDO The Imagination Machine Palazzo Reale, Milano April 19 - July 14, 2019

T L’anfiteatro del Mondo... Aeterna migratum 2019 - tecnica mista acrilico alcool, gesso, 50x70 cm.

“Bellinzoni si laurea in Ingegneria e Architettura dell’Università di Pavia. Attivo nella professione è impegnato anche come docente, artista e saggista scientifico. Da sempre appassionato e vocato per la pittura è continuamente impegnato nella ricerca concettuale con particolare focus sulla trasmigrazione dei campi sensoriali, dalla sfera umanistica all’arte visiva ricalcando talvolta i concetti del minimalismo. L’opera “Dolore e gioia” è stata pubblicata sul nuovo Atlante dell’Arte DeAgostini 2019, con critica di Radini Tedeschi, Bonito Oliva e Gianni Dunil.”

o commemorate the 500th anniversary of the death of Leonardo da Vinci, the Comune of Milano- Cultura, Palazzo Reale and the Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani are promoting a multimedia exhibition curated by Studio Azzurro. By integrating diverse languages and skills, including video, graphic animation and interactive systems, Studio Azzurro created an intriguing and informative experience, with the technical support of art historian Edoardo Villata. The exhibition itinerary proceeds through a series of seven video installations, five of which are interactive. The installations envelop the viewer in a world of images and sounds based on Leonardo’s multifaceted legacy, through which the genius “speaks” of his time and of our own. Each of the spectacular machines, freely inspired by Leonardo’s drawings, corresponds to one of the exhibition sections: Observations on Nature, The City, The Landscape, Peace Machines, War Machines, Anatomy Table and Painting. Studio Azzurro has conceived a space that immerses visitors in the world of Leonardo’s imagination – a world of machines, some as clear as his horizons, others as opaque as his note paper. The experience is designed to lead visitors from observation to participation as they proceed among forms with the geometric rigour of Luca Pacioli’s Platonic solids, reshaped here into useful tools. This world of machines transformed into narrative devices, of enormous pages of notes waiting to be reawakened, welcomes the visitor in a dim light from which emerge the colours of wood,

dei limiti dei soggetti. Nell’installazione un grande monitor presenta una decina di dipinti con un lavoro di illuminazione dei soggetti e con una graduale apparizione dello sfondo che fanno vibrare il quadro di una vita inattesa. La mostra, che rientra nelle celebrazioni ufficiali “Milano Leonardo 500”, è aperta al pubblico a Palazzo Reale sino al 14 luglio prossimo: un evento da non mancare per immergersi nella mente l del genio leonardesco. s

canvas and paper. The interactive component begins in various ways, principally through a modulation of light and voice. In four of the sections, visitors are invited to choose key words taken from Da Vinci’s lexicon. By saying them aloud, a video is activated in which Leonardo’s drawings appear besides, superimposed with, or reinterpreted by hyper-realistic, or at times almost abstract, video imagery. “In some cases, the elaborations or juxtapositions underline and accentuate the disturbing, subversive quality of Leonardo’s drawings, while in others, they provide a sort of affectionate and ironic counterpoint – an approach that Leonardo would surely have appreciated,” writes Villata. “Thus visitors find themselves in direct contact with numerous examples of Leonardo’s ideas and studies – bird’s eye views, machines for civil and military use, maps, anatomical studies of horses and birds, as well as fearsome images of floods, faces deformed by rage, and melancholic thinkers, but then also poignant or humorous images of dogs, cats and crabs. All of these are accompanied and enriched by sounds, which sometimes come together to suggest a piece of music, and by quotes from Leonardo’s manuscripts.” The exhibition Leonardo. La macchina dell’immaginazione (Leonardo. The Imagination Machine) – held at Palazzo Reale in Milan from 19 April to 14 July 2019 – is curated by Treccani and Studio Azzurro, with the support of Arthemisia and the technical support of Edoardo Villata, is promoted by Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale and Treccani.

LEONARDO

La macchina dell’immaginazione 19 aprile - 14 luglio 2019 Palazzo Reale, Milano INFO T. +39 02 8929921 Lunedì 14.30 - 19.30 Martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 - 19.30 Giovedì e sabato 9.30 - 22.30 2 giugno 9.30 - 19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.leonardolamacchinadellimmaginazione.it

Sotto: alcune viste della mostra “Leonardo. La macchina dell’immaginazione”

Dolore e Gioia

2015, tecnica mista acrilico, legno di cedro e tagli su tela, 50x70 cm.

m.bellinzoni@metamorphosys.eu

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Tina Lupo

“Giant” - 2012 - tela, 49x60 cm.

tinaluposcultore@libero.it

www.kultrunmuseum.it 33


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Uomo e natura a confronto Una favola tra arte, mito e scienza di Mario

Gambatesa

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al 13 marzo Palazzo Reale è sede espositiva di una mostra affascinante intitolata “Il meraviglioso mondo della natura. Una favola tra arte, mito e scienza”. L’esposizione, che ha già contato numerosi visitatori, è

a cura degli storici dell’arte Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, con le scenografie di Margherita Palli, e ricade nelle celebrazioni per i cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, grande uomo d’ingegno e talento universale del Rinascimento italiano. Proprio lui, da sempre affa-

scinato dal mondo naturale, dalle rocce, dalle nuvole, dalle piante e dagli animali, fu artefice di svariati studi sul mondo naturale e le sue meraviglie, tanto da essere considerato il filosofo della natura. Egli riuscì a rendere il disegno così fedele alla rappresentazione del vero, tanto da imporre ad essi un’incredibile minuziosità nei dettagli. L’esposizione visitabile fino al 14 luglio prossimo, ci propone un viaggio attraverso secoli di arte lombarda, partendo dai primordi, in cui la natura era semplicemente un paesaggio di sfondo, fino a diventare nel corso dei secoli, la protagonista indiscussa delle opere d’arte. Si passa quindi da una concezione romantica, in cui la natura era indomabile sovrana, fino a diventare un’arte scientifica, in cui l’uomo nel tempo si è cimentato per accrescere la sua conoscenza, fino ad osservarne le porzioni e le componenti più piccole. Ad arricchire l’esposizione in questo A sinistra: Leonardo da Vinci (1452-1519) Studio sull’equivalenza di superfici e disegno di un gatto 1513-1515 circa, penna, tracce di matita nera Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Pinacoteca, Codice Atlantico, f. 268r (ex 98r-a) © Veneranda Biblioteca Ambrosiana / Mondadori Portfolio A destra: Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (1640-1696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa, olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati

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senso, sono preziosi reperti naturalistici del Museo di Storia Naturale di Milano, in perfetto dialogo con le opere d’arte esposte in uno spettacolare allestimento, nel quale sarà veramente difficile per lo spettatore distinguere la realtà dalla finzione. A introdurre il percorso, un prologo che presenterà agli ospiti un famoso codice tardogotico lombardo, “l’Historia plantarum” della Biblioteca

Casanatense di Roma, con centinaia di illustrazioni dal mondo delle piante e degli animali. Una pagina del codice, con l’immagine di un gatto, dialoga con un disegno di Leonardo da Vinci della Biblioteca Ambrosiana. Nella Sala delle Cariatidi si può ammirare il “Ciclo di Orfeo” in tutto il suo splendore, uno dei complessi figurativi del Seicento più singolari ed importanti. In un’altra sala sono

esposte due primizie della natura morta occidentale, la “Canestra di frutta” del Caravaggio e il “Piatto metallico con pesche” di Giovanni Ambrogio Figino, realizzate nel Cinquecento, che si mostrano al visitatore in tutta la loro espressività. Coinvolgente una vera e propria “foresta” di lettere illuminate, dove il pubblico ascolta suoni ed echi del mondo naturale. La connessione che l’uo-

THE WONDERFUL WORLD OF NATURE A Tale Between Art, Myth, and Science

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Palazzo Reale, Milano March 13 – July 14, 2019

he Sala delle Cariatidi in Palazzo Reale is transformed to welcome the Orpheus Cycle, a unique gem of seventeenth-century art unveiled here in its original form and sequence. A spectacular scenographic installation in the prestigious Sala di Palazzo Reale, and extending into the adjacent rooms, with exceptional loans, from Caravaggio’s Basket of Fruit to Giovanni Ambrogio Figino’s Metal Plate with Peaches and Vine Leaves. An original exhibition project, the result of the City of Milan’s ability to create synergies between the city’s various cultural institutions. Nature in its complex variety is what lies at the heart of the exhibition The Wonderful World of Nature. A Tale Between Art, Myth, and Science, hosted by Palazzo Reale in Milan from 13 March to 14 July 2019, curated by Giovanni Agosti and Jacopo Stoppa with settings by Margherita Palli: an event conceived on the occasion of the 500th anniversary of the death of Leonardo da Vinci which will allow visitors to get a spectacular view of the artistic representation of nature from the fifteenth to the seventeenth centuries, focusing particularly on what was happening in Lombardy at the time. This unprecedented exhibition project, promoted and produced by the City of Milan-Culture, Palazzo Reale and 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, combines art and science with the common denominator of nature, represented by

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hundreds of animal and plant species. The focus of the exhibition is the reconstruction, in the Sala delle Cariatidi, of one of seventeenthcentury Italy’s most unique figurative complexes, the Orpheus Cycle. The work was commissioned by Alessandro Visconti for his palazzo in Milan in the 1670s, and hosted in Palazzo Sormani from 1877 onwards, where it was reinstalled in the early twentieth century and became known as the “Sala del Grechetto”. The cycle, which is part of the Raccolte Civiche del Comune di Milano (Milan City Council Collections), comprises 23 canvases, some of which of considerable size, representing the lifesize images of 200 different animals that pursue one another in a flowing scenario, accompanied by a few human figures, including an enchanting Orpheus and a youthful Bacchus. A fantastic landscape, which is surprising for its illustration of animals of all species, both common and exotic, and for its fantastic figurations, like that of the unicorn. The work is unique in Italian figurative production, in terms of sheer size as well as the animal and vegetable species depicted. Thanks to the novel concept of this event, visitors will be able to view and admire the nature portrayed in the artistic work, as well as by directly observing over 160 specimens of mammals, birds, fish, reptiles, and invertebrates from the Museum of Natural History and the Aquarium in Milan as well as from the MUSE in Trento. s l

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mo ha creato nei secoli con la natura emerge in quasi tutte le arti: nella pittura, nella scultura, nella scienza e nell’architettura. Si tratta di un sentimento vero e reciproco che porta alla luce aspetti importanti della natura, e forse per noi questa sarà l’occasione per ricordare l’importanza che essa ha nelle nostre vite, rammentandoci che il legame uomo/natura è l imprescindibile. s Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (16401696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa, olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati

IL MERAVIGLIOSO MONDO DELLA NATURA

Una favola tra arte, mito e scienza 13 marzo - 14 luglio 2019 Palazzo Reale, Milano INFO T. +39 02 54912 Lunedì 14.30 - 19.30 Martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 - 19.30 Giovedì e sabato 9.30 - 22.30 2 giugno 9.30 - 19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.mostramondonatura.it

Sotto: alcune immagini del percorso espositivo. Ph. @PaoloPoce

Tove Andresen - Spring - acrylic on canvas, 135x135 cm.

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Frédérique Jeantet

F.Jeantet - EMPREINTE - 2019, cardboard,resin, 60x70x20 cm.

www.frederiquejeantet.com


R

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B

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R.Bocchini - SOTTO AL MARE - 2008, tecnica mista, 100x70 cm.

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R.Bocchini - IL TUCANO CONGELATO - 2008, tecnica mista, 100x70 cm.

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Massimo Savio

L’estroflessione dell’Arte sintetizzata in forme cablate di Daniela

Malabaila

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rmonia, ritmo, equilibrio: questi sono gli elementi della creatività di Massimo Savio, artista milanese che da sempre coltiva e arricchisce la sua passione per l’Arte, sperimentando e studiando diverse tecniche, dalla classica pittura ad olio fino ad approdare all’attuale pittoscultura. Vincitore del BIANCOSCURO Art Contest Winter Edition 2018 con l’opera “506 fori”, l’arte di Savio è stata non solo esteticamente apprezzata (sia dalla critica che dal pubblico durante l’esposizione a Vernice Art Fair 2019, evento a cui hanno partecipato tutti gli autori selezionati dalla Giuria), ma anche oggetto di approfondimenti e di confronti con la Storia dell’Arte, con i Maestri estroflessori ma anche con gli astrattisti: in un mix di opinioni e di letture è risultato decisamente accattivante e comprensibile. Negli ultimi tempi abbiamo potuto ammirare le sue opere in diverse occasioni pubbliche, come alla Fiera d’Arte di Genova nel 2018 (punto di riferimento per tanti collezionisti grazie alla location facilmente raggiungibile anche dall’estero). Le sue opere parlano di lui: chiunque, pur non conoscendone la formazione, potrebbe intuirne sia gli studi scientifici che quelli musicali, che danno un preciso ritmo alle linee, alle curve, ai piani descritti. I cavi elettrici vengono usati per trapassare il piano principale come in un ricamo dell’immediato futuro (in un momento storico dove siamo già in grado di creare abiti cablati con tracciamento gps), estroflessi (portati dunque verso l’esterno del piano principale) per creare ed arrivare a nuovi piani. Massimo Savio mentre lavora all’opera GEMELLI CONTRAPPOSTI, 2018, legno di pioppo+colori acrilici+cavi elettrici bianchi e rossi, 30x90x1,50 cm.

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Daniela Malabaila: Massimo, è un piacere poter fare due chiacchiere sull’arte con lei: nel suo percorso artistico, quali stimoli hanno maggiormente influenzato le sue creazioni? M.S.: Appartenendo alla generazione anni ‘50 e anni ‘60, lo sguardo era rivolto verso “quelli più grandi di me”, oltre che verso i grandi artisti classici di fine 800. Allora si percepiva la presenza di artisti della nuova avanguardia artistica che, ancora sconosciuti, si confrontavano con le loro opere nella Milano post-bellica. “Quelli che” li ricordiamo ancora in bianco e nero, per capirci. Personaggi come Bruno Munari (grande Maestro), Lucio Fontana, Piero Manzoni, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani e tanti altri. La mia attenzione si concentrò soprattutto nei confronti di Bonalumi e di Castellani. L’introduzione del concetto di piano estroflesso costruito con tela fa scattare in me “l’idea” di utilizzare i cavi elettrici come sviluppatori di superfici estroflesse. La forma è quella dell’astrattismo geometrico, che si differenzia dall’astrattismo lirico: unendo insieme questi materiali nasce in me un nuovo valore stilistico.

D.M.: Le sue opere sono come tessute, un cavo elettrico prende il posto del filo da ricamo: come è arrivato a questa intuizione? M.S.: Da un semplice pannello di legno nasce “l’Idea” che trasformerà tutto l’impianto delle mie opere, definendo così una nuova cifra stilistica. Dopo aver lavorato per anni sulla classica tela con colori ad olio ed acrilici mi trovo ora di fronte a pannelli in legno multistrato e MDF. La scintilla accende l’intento di rappresentare forme non più sul canonico piano della tela, ma dandole volume e l’utilizzo del cavo elettrico tesato su supporti in legno da me realizzati mi permette di costruire forme geometriche tridimensionali. La valenza del cavo elettrico equivale al concetto di “linea grafica” sul piano modulabile in lunghezze variabili fino a divenire nel trat-

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[1] 538 fori, 2015, legno abete,colori acrilici-cavi elettrici bianchi e rossi-anno, 60x80x1,5 cm. [2] 438 fori, 2017, Legno MDF+colori acrilici+cavi elettrici rossi e bianchi-anno, 40x60x1,5 cm. [3] 402 fori, 2015, Legno MDF+colori acrilici+cavi elettrici rossi e bianchi-anno, 50x50x1,5 cm. [3]

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[1] 620 fori. 2016, Legno di abete+colori acrilici+cavi elettrici bianchi, 60x80x1,5 cm. [2] 300 fori, 2016, Legno MDF+colori acrilici+cavi elettrici bianchi, 60x60x1,5 cm. [3] 396 fori, 2016, Legno di pioppo+colori acrilici+cavi elettrici bianchi, 60x60x1,5 cm. [2]

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teggio anche “punto”. Condizione fondamentale per la realizzazione di questa tecnica è la perforazione del pannello stesso nei cui fori vi è il passaggio del cavo: nella tecnica di tessitura si sviluppa tutto il mio operato. È una tecnica astratta con una precisa costruzione geometrica-architettonica legata da una precisa distribuzione matematica. Le forme geometriche non possono essere casuali: tutto è programmato secondo un disegno che predispone alla perforazione. Si parla di “coppia” di fori simmetrici perché nella realizzazione di una forma tutto deve coincidere per costruire linee parallele. Non esiste improvvisazione e la tempistica di realizzazione è elevata, tutto per sortire il giusto effetto: una dinamica di luci e di ombre proiettate sul piano in un gioco magico di tridimensionalità e di plasticità. Lo spostamento laterale a sinistra e a destra dell’osservatore di fronte all’opera crea un movimento di luci e di ombre che si rincorrono all’infinito. La percezione ottica dinamica è reale. Seguendo questa mia ricerca cercherò di approfondire sempre di più l’estetica delle forme e di conseguenza i giochi di luce e di ombre. D.M.: Una spiegazione dettagliatissima! I suoi prossimi progetti? Dove potremmo ammirare le sue opere prossimamente? M.S.: Dal 29 giugno al 15 luglio esporrò le mie opere a Barcellona, durante la mostra internazionale d’arte contemporanea curata dalla galleria Falzone di Milano. D.M.: Il suo pensiero sull’Arte oggi: allo sbando o libera di esprimersi in ogni forma possibile? M.S.: Nella visione generale, oggi più di prima, grazie alla fruizione tecnologica dei social, si assiste ad una folla oceanica che manifesta l’intento di apportare nuove idee e interpretazioni sul concetto di arte. È una vera esplosione di interesse che nobilita quella rispettabile frazione umana positiva: la libertà di esprimersi senza alcuni vincoli. La funzione artistica è quella di unire tutti i popoli della Terra, anche con sensibilità diverse fra loro. L’arte dovrebbe fungere da collante universale ed è giusto esprimersi con ogni forma possibile.” Grazie a Massimo per aver risposto alle nostre curiosità ed essersi raccontato, così l come l’Arte racconta il suo animo. s

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armony, rhythm, balance: these are the elements of the creativity of Massimo Savio, a Milanese artist who has always cultivated and enriched his passion for art, experimenting and studying different techniques, from the classic oil painting to the current painting Winner of the BIANCOSCURO Art Contest Winter Edition 2018 with the work “506 forum”, Savio’s art was not only aesthetically appreciated (both by critics and by the public during the exhibition at Vernice Art Fair 2019, event in which they participated all the authors selected by the Jury), but also the subject of in-depth studies and comparisons with the History of Art, with the Overseas Masters but also with the abstractionists: in a mix of opinions and readings it was decidedly captivating and understandable. In recent times we have been able to admire his works on various public occasions, such as at the Genoa Art Fair in 2018 (a reference point for many collectors thanks to the easily accessible location also from abroad). His works speak of him: anyone, even if they do not know the formation, could intuit both scientific and musical studies, which give a precise rhythm to the lines, curves, and plans described. The electric cables are used to pierce the main floor as in an embroidery of the immediate future, everted (brought therefore to the outside of the main floor) to create and reach new plans. Daniela Malabaila: Massimo, it is a pleasure to be able to have a chat about art with you: in your artistic journey, which input have most influenced your creations? M.S.: Belonging to the generation of the 50s and 60s, the gaze was turned towards “those older than me”, as well as towards the great classical artists of the end of 800. At that time the presence of artists of the new artistic avant-garde was perceived who, still unknown,

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[1] 910 fori, 2018, legno MDF + colori acrilici e cavi elettrici bianchi e viola, 50,5x88,5x0,5 cm. [2] DINAMICA GRAVITAZIONALE 438 fori, 2017, legno MDF, colori acrilici+cavi elettrici rossi e bianchi, 40x60x1,5 cm. [3] GEMELLI CONTRAPPOSTI 402 fori, 2015, legno MDF+colori acrilici+cavi elettrici rossi e bianchi-anno, 50x50x1,5 cm. [3]

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Sopra: (Above:) 262 fori, 2015, legno di abete+colori acrilici+cavi elettrici bianchi e neri, 80x80x1,5 cm.

compared with their works in post-war Milan. “Those who” still remember them in black and white, to understand each other. Characters like Bruno Munari (great Master), Lucio Fontana, Piero Manzoni, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani and many others. My attention was focused above all on Bonalumi and Castellani. The introduction of the concept of an everted floor built with canvas triggers in me “the idea” of using electrical cables as developers of extroverted surfaces. The shape is that of geometric abstraction, which differs from lyrical abstract art: by combining these materials together, a new stylistic value is born in me.

D.M.: His works are like fabrics, an electric cable replaces the embroidery thread: how he came to this intuition? M.S.: From a simple wooden panel is born “the Idea” that will transform the whole system of my works, thus defining a new stylistic code. After working for years on the classic canvas with oil and acrylic paints, I am now faced with plywood and MDF panels. The spark ignites the intent to represent shapes no longer on the canonical plane of the canvas, but giving it volume and the use of the electric cable stretched on wooden supports made by me allows me to build three-dimensional geometric

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shapes. The value of the electric cable is equivalent to the concept of “graphic line” on the modular plane in variable lengths until it becomes “point” in the hatch. The fundamental condition for the realization of this technique is the perforation of the panel itself, in which holes there is the passage of the cable: in the weaving technique all my work is developed. It is an abstract technique with a precise geometric - architectural construction linked by a precise mathematical distribution. The geometric shapes cannot be random: everything is programmed according to a preparatory drawing that prepares for drilling. We speak of “couple” of symmetrical holes because in the realization of a form everything must coincide to build parallel lines. There is no improvisation and the timing of realization is high, all to have the right effect: a dynamic of lights and shadows projected on the plane in a magical game of three-dimensionality and plasticity.The lateral displacement to the left and to the right of the observer in front of the work creates a movement of lights and shadows that run in infinity. Dynamic optical perception is real. Following this research of mine I will try to deepen more and more the aesthetics of the forms and consequently the play of light and shadows. D.M.: A very detailed explanation! Your

next projects? Where could we see his works live soon? M.S.: From 29 June to 15 July I will exhibit my works in Barcelona, during the international exhibition of contemporary art curated by the Falzone gallery in Milan. D.M.: His thoughts on today’s art: in disarray or free to express themselves in every possible form? M.S.: In the general view, today more than ever, thanks to the technological use of social media, we are witnessing an oceanic crowd that manifests the intent to bring new ideas and interpretations on the concept of art. It is a real explosion of interest that ennobles that respectable positive human fraction: the freedom to express oneself without certain constraints. The artistic function is to unite all the peoples of the Earth, even with different sensibilities. Art should act as a universal glue and it is right to express oneself with every possible form.”

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Thanks to Massimo Savio for responding to our curiosity and telling each other, as the l Art tells of his soul. s [1] 884 fori, 2017, Legno MDF+colori acrilici+cavi elettrici bianchi e viola, 50x50x1,5 cm. [2] 652 fori, 2017, Legno MDF+colori acrilici+cavi elettrici bianchi, 50x50x1,5 cm. [3] 1540 fori, 2017, Legno MDF+colori acrilici+cavi elettrici bianchi e neri, 50x50x1,5 cm.

Massimo Savio (Milano, 1953), imprenditore commerciale, coltiva da sempre una grande passione per le arti visive e musicali. Pittore e scultore, consegue da giovane studi musicali, maturità scientifica e studi universitari. Sperimenta tutte le tecniche pittoriche dai colori ad olio ai colori acrilici, arrivando attualmente alla pittoscultura. L’artista crea in modo originale con cavi elettrici forme geometriche tridimensionali. Sono “FORME CABLATE” sul piano in modo lineare ed estroflesse in un contesto di spazio, di luci e di ombre. ESPOSIZIONI: Fiera d’Arte di Genova, Berlin Art Contest, Collettiva Museo Diocesano Francesco Gonzaga di Mantova, Art Innovation Innsbruck, Vernice - Fiera di Forlì. PUBBLICAZIONI: FORME CABLATE Saggio di Vincenzo Guarracino, Gazzetta di Mantova, Edizione Fermenti, l’ELITE e Biancoscuro Art Magazine.

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Massimo Savio (Milan, 1953), a commercial

entrepreneur, has always cultivated a great passion for visual and musical arts. Painter, sculptor, he achieved musical studies, scientific maturity and university studies at a young age. The artist experiments with all the pictorial techniques from oil colors to acrylic colors, currently arriving at the pictorial sculpture. The artist creates three-dimensional geometric shapes in an original way with electric cables. They are “FORME CABLATE” on the piano in a linear and everted way in a context of space, lights and shadows. EXHIBITIONS: Genoa Art Fair, Berlin Art Contest, Collective Diocesan Museum Francesco Gonzaga of Mantua, Art Innovation Innsbruck, Vernice - Fiera di Forlì. PUBLICATIONS: FORME CABLATE Essay by Vincenzo Guarracino, Gazzetta di Mantova, Fermenti Edition, L’ELITE and Biancoscuro Art Magazine. INFO massimosavio53@gmail.com Instagram: maxavio53

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Arte Contemporanea Mantova

a cura di

PETER ASSMANN BEATRICE BENEDETTI SERGIO PAJOLA GIULIANO VALLANI

HERMANN NITSCH 30 Aprile 30 Giugno 2019

KATHARSIS

Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova

Apertura mostra dal giovedì alla domenica

Appartamento di Guastalla, Palazzo del Capitano Piazza Sordello, 40 Informazioni tel. 0376.352104 - 352100 www.mantovaducale.beniculturali.it pal-mn@beniculturali.it

Con il supporto di:


F I O R E L L A M A N Z I N I "Una Natura che, piĂš che raffigurare, evoca, come in un rito sacro, la materia pulsante e viva della natura stessa." Virgilio Patarini

In movimento - 2017 - 100x70 cm.

fiorellamanzini@libero.it - www.fiorellamanzini.it


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Claudio Sivini Lo specchio, l’occhio, la luce, l’ombra, il riflesso nella sua “optical art” di Vincenzo Chetta

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incitore del premio speciale “Over the Cover” al BIANCOSCURO Art Contest Winter Edition, Claudio Sivini si è saputo distinguere nell’ambiente artistico nel corso degli anni, grazie alla sua originalità ed alla sua capacità di creazione innovativa, con una sua personale rappresentazione della “optical art”. [1]

Vincenzo Chetta: Buongiorno Claudio, e grazie per essere qui con noi. Innanzitutto ti porgo i complimenti di tutta la Giuria BIANCOSCURO, le tue opere ci hanno colpito molto! Vorrei che spiegassi ai nostri lettori cos’è per te l’optical art... Claudio Sivini: Grazie mille dei complimenti, sono molto onorato. Dovete sapere che l’arte “optical” privilegia l’approccio basato sulla componente razionale e sul coinvolgimento del pubblico. Quindi ciò che conta è l’effetto di movimento che risulta dalla relazione tra gli elementi compositivi del quadro e la posizione di chi guarda. Di conseguenza lo spettatore è sempre inteso come “elemento” indispensabile: è il suo coinvolgimento a rendere l’opera attiva, che si tratti di un movimento reale o dell’illusione

che si produce al momento della percezione. V.C.: Molto interessante, ma c’è sicuramente “di più”: qual è la particolarità su cui si basano le tue opere? C.S.: Le mie opere si basano su precisi codici visivi. Le composizioni di forme elementari che la Op Art predilige suggeriscono infatti effetti ottici come vibrazioni cangianti, senso di instabilità e tridimensionalità. Il tutto genera opere che, rispondendo ai meccanismi dell’occhio, finiscono per sembrare animate da un dinamismo interno. V.C.: È proprio vero, dal vivo, come ho avuto occasione di constatare personalmente, le tue opere sembrano “animate”. Come hai sviluppato la tua tecnica? C.S.: La mia esclusiva e personale tecnica, affinata in oltre 50 anni di approfondite sperimentazioni, comprende quasi sempre una base “imprescindibile”: lo specchio. La superficie speculare e vitrea offre all’osservatore attento un mondo in continuo divenire e una “personalizzazione” dell’opera che muta con il cambiare dell’osservatore-fruitore che, immancabilmente, vi viene rispecchiato. Chi guarda il quadro può mettere “a fuoco” la propria immagine e l’ambiente che vi viene riflesso oppure annullare l’effetto-specchio,

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[2] Sopra: (Above:) [1] Dopo la pioggia... ritorna il sereno, 2014, alluminio 5 mm tagliato al laser e laccato in forno, 70x70x4 cm. [2] Dopo la pioggia... ritorna il sereno, 2015, alluminio 5 mm tagliato al laser e laccato in forno, 70x70x4 cm. A destra: (on the right:) [3] Rifrazione multipla, 2017, specchio e vetri sabbiati e dipinti, 75x75x6 cm. [4] Riflessi urbani, 2017, specchio e vetri sabbiati, 75x75x6 cm.

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biancoscuro concentrando la propria attenzione esclusivamente sulla parte strutturale dell’opera. V.C.: Lo specchio come elemento cardine, ma nella tua creazione utilizzi anche altri materiali... C.S.: Sì infatti, oltre allo specchio, ci sono varie stratificazioni di vetro e altri materiali opportunamente impiegati e distanziati tra loro, che creano, per l’osservatore in movimento, un lieve effetto cinetico, caratteristica questa di tutta la Optical Art. V.C.: Per finire racchiudi le tue opere in una speciale cornice da te realizzata... C.S.: Esatto, le cornici sono da me progettate e personalmente costruite, sono parte integrante dell’opera e risultano indispensabili per l’assemblaggio di tutti i materiali che formano il quadro. V.C.: Finita l’opera una fotografia è d’obbligo, ma nel tuo caso la stessa non sarà mai fedele all’originale. C.S.: Purtroppo non sarà mai come l’originale. Le mie opere non sono fotograficamente riproducibili come appaiono nel momento in cui l’osservatore-fruitore le vede e cioè con la sua immagine e l’ambiente circostante riflessi nello specchio. Ho deciso quindi di rappresentare, nelle foto che illustrano le mie opere, le superfici trattate a specchio con il colore/non colore nero, annullando così ogni immagine riflessa. V.C.: Credo sia un ottimo compromesso. So che realizzi anche sculture “particolari”, parlacene... C.S.: Da più di 30 anni mi dedico ad un genere personale di “scultura”, a struttura variabile. Su basi

marmoree e metalliche opportunamente predisposte, assemblo lastre di cristallo colorato sabbiato o di metallo che, una volta sagomate e posizionate, possono essere manipolate dal fruitore. Chiunque può, in maniera “guidata” e controllata, intervenire sull’opera, modificandola a suo piacimento. V.C.: Bisogna stare al passo con i tempi, innovare e rinnovarsi, tu come ti adegui? C.S.: Recentemente l’uso dell’alluminio e del taglio-laser mi hanno aperto nuovi orizzonti. La luce, sia artificiale che solare, filtra attraverso l’elaborato creando delle ombre che risultano parte integrante dell’opera. Ho in progetto anche la cromatura “a specchio” degli elaborati. In questo modo si evidenziano rifrazioni e riflessi tipici dello specchio, materiale usato da sempre nei miei quadri. V.C.: Nuovi progetti in corso? Dove potremo ammirare prossimamente le tue opere? C.S.:Perfezionerò la tecnica del taglio laser e mi dedicherò alle sculture ad “assetto variabile”, senza dimenticare lo specchio e l’optical art. Trovando una galleria disposta a promuovere le mie opere, mi piacerebbe esporre a Milano. V.C.: Grazie mille per la tua disponibilità, è l stato un vero piacere, alla prossima! s I quadri non sono fotograficamente riproducibili come appaiono nel momento in cui li si vede. Pertanto nelle foto pubblicate le superfici a specchio sono state trattate con il colore/non colore nero, annullando così ogni immagine riflessa.

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[2] Sopra: (Above:) [1] Riflessi urbani, 1996, collage su specchio e vetri, 35x40x5 cm. [2] Deviazione luminosa, 2011, collage e sabbiature su specchio e vetri, 35x40 cm. A sinistra: (on the left:) Bora sul golfo 1, 2013, marmo, acciaio e vetri sabbiati, 35x31x15 cm.

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inner of the special prize “Over the Cover” at the BIANCOSCURO Art Contest Winter Edition, Claudio Sivini has been able to distinguish himself in the art over the years, thanks to his originality and his capacity for innovative creation, with his personal representation of “optical art”. Vincenzo Chetta: Claudio thank you for being here with us. First of all I offer you the compliments of the whole BIANCOSCURO Jury, your works have impressed us a lot! I would like you to explain to our readers what optical art is for you ... Claudio Sivini: Thank you so much for the compliments, I am very honored. You should know that “optical” art favors the approach based on the rational component and the involvement of the public. So what matters is the effect of movement that results from the relationship between the compositional elements of the picture and the position of the beholder. Consequently, the viewer is always understood as an indispensable “element”: it is his involvement that makes the work active, whether it is a real movement or the illusion that is produced at the moment of perception... V.C.: Very interesting, but there is certainly “more”: what is the peculiarity on which your works are based? C.S.: My works are based on precise visual codes. The compositions of elementary forms that Op Art prefers suggest optical effects such as Sopra: (Above:) Aggressione urbana, 2013, collage e sabbiature su specchio e vetri, 35x40x5 cm. A destra: (on the right:) Quarta dimensione 1, 2012, collage e sabbiature su specchio e vetri, 26x26x11 cm.

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changing vibrations, a sense of instability and three-dimensionality. All of this generates works that, responding to the mechanisms of the eye, seem to be animated by an internal dynamism. V.C.: It is really true, live, as I have witnessed personally, your works seem “animated”. How you developed your technique? C.S.: My exclusive and personal technique, refined in over 50 years of in-depth experiments, almost always includes an “essential” base: the mirror. The specular and vitreous surface offers the attentive observer a world in continuous evolution and a “personalization” of the work that changes with the change of the observer-user who, without fail, is reflected in it. Those who look at the picture can “focus” their image and the environment that is reflected in them or cancel the mirror effect, focusing their attention exclusively on the structural part of the work. V.C.: The mirror as a key element, but in your creation you also use other materials... C.S.: In fact, in addition to the mirror, there are various layers of glass and other materials appropriately used and spaced apart, which create a slight kinetic effect for the observer in motion, a characteristic of all Optical Art. V.C.: Finally, enclose your works in a special frame you have created... C.S.: Exactly, the frames are designed by me and personally constructed, they are an integral part of the work and are indispensable for the assembly of all the materials that form the picture. V.C.: Once the work is finished, a photograph is a must, but in your case it will never be faithful to the original.


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C.S.: Unfortunately it will never be like the original. My works are not photographically reproducible as they appear when the observer-user sees them, that is, with his image and the surrounding environment reflected in the mirror. So I decided to represent, in the photos that illustrate my works, the mirrored surfaces with the color / not black color, thus canceling every image reflected. V.C.: I think it’s a good compromise. I know you also make “special” sculptures, tell us about them... C.S.: For over 30 years I have been dedicating myself to a personal type of “sculpture”, with a variable structure. On properly prepared marble and metal bases, I assemble slabs of colored sandblasted glass or metal that, once shaped and positioned, can be manipulated by the user. Anyone can, in a “guided” and controlled manner, modify the artwork at will.

V.C.: We must keep up with the times, innovate and renew ourselves, as you adapt? C.S.: Recently the use of aluminum and laser cutting has opened up new horizons for me. Light, both artificial and solar, filters through the elaborate creating shadows that are an integral part of the work. I also plan the “mirror chrome plating” of the works, highlighting reflections and reflections typical of the mirror, a material that has always been used in my paintings. V.C.: New projects in progress? Where we can soon see your works? C.S.: I will perfect the laser cutting technique and I will dedicate myself to sculptures with “variable structure”, without forgetting the mirror and the optical art. Finding a gallery willing to promote my artworks, I would like to exhibit in Milan. V.C.: Thank you so much for your availability, l it was a real pleasure to see you next time! s Claudio Sivini (Trieste 1943), ha studiato presso l’Istituto Statale d’Arte di Trieste. All’inizio degli anni ’60,ancora studente,collabora con gli architetti Boico, Cervi, Frandoli e Nordio all’arredamento e alla decorazione di navi da crociera. Nel triennio 1981-83 ha fatto parte del direttivo del Sindacato Autonomo Artisti di Trieste. È stato tra i fondatori ed animatori del “Gruppo 12” e del “Gruppo 5”. Dal 1983 al 2015 si è occupato dell’attività espositiva presso lo storico “Caffè Stella Polare” di Trieste dove ha realizzato più di 500 mostre. Dal 2000 fa parte del gruppo “Arte Struktura” di Milano. Nel 1992 ha vinto un concorso per poter realizzare un grande pannello decorativo nello stadio “Nereo Rocco” di Trieste. Dal 1964 ha allestito numerose personali ed ha partecipato a più di 400 mostre in Italia e all’estero, conseguendo premi e riconoscimenti. Oltre che a Trieste, ha esposto anche a Gorizia, Udine, Treviso, Venezia, Verona, Padova, Forlì, Brescia, Mantova, Milano, L’Aquila, Roma, Lubiana, Novo Mesto, Fiume, Zagabria, Belgrado, Graz, Salisburgo e New York.

Sopra: (Above:) [1] Tsunami 2, 2005, ottone e acciaio a specchio tagliato al laser, 29x29x8 cm. [2] Onda su onda, 2010, marmo, acciaio e cristalli sabbiati, 35x31x16 cm.

Claudio Sivini (Trieste 1943), he studied at the State Institute of Art in Trieste. At the beginning of the 1960s, while still a student, he worked with architects Boico, Cervi, Frandoli and Nordio on furnishing and decorating cruise ships. In the period 1981-83 he was a member of the Board of the Autonomous Artists Syndicate of Trieste. He was among the founders and animators of “Group 12” and “Group 5”. From 1983 to 2015 he was in charge of exhibiting at the historic “Caffè Stella Polare” in Trieste, where he produced more than 500 exhibitions. Since 2000 he is part of the “Arte Struktura” group in Milan. In 1992 he won a competition to create a large decorative panel in the “Nereo Rocco” stadium in Trieste. Since 1964 he has set up numerous exhibitions and has participated in more than 400 exhibitions in Italy and abroad, winning prizes and awards. In addition to Trieste, he has also exhibited in Gorizia, Udine, Treviso, Venice, Verona, Padua, Forlì, Brescia, Mantua, Milan, L’Aquila, Rome, Ljubljana, Novo Mesto, Rijeka, Zagreb, Belgrade, Graz, Salzburg and New York. INFO c.sivini@virgilio.it www.artesivini.com www.claudiosivini.it

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Fortunato Depero

Dal sogno futurista al segno pubblicitario di

Daniela Malabaila

L'arte dell'avvenire sarà potentemente pubblicitaria. Fortunato Depero

Sotto: Fortunato Depero Fabbrica di matite, 1926 collage, 60x45 cm. Collezione privata

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l Lucca Center of Contemporary Art ospita (e organizza, insieme a Omina e all’Archivio Depero di Rovereto) la mostra “Fortunato Depero. Dal sogno futurista al segno pubblicitario”, visitabile dal pubblico fino al 25 agosto prossimo.

Viene raccontato il percorso creativo di uno dei maggiori rappresentanti del Futurismo, ironico e visionario: Fortunato Depero. L’esposizione è a cura di Maurizio Scudiero e Maurizio Vanni, conta circa 80 opere che ben descrivono l’avvicinarsi di Depero al mondo industriale ed alla pubblicità. Si parte dai capolavori del 1914 (l’anno della “Esposizione Libera Futurista Internazionale”) fino a quelli della prima metà degli anni Venti; il suo entusiasmo non viene spento neanche dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, infatti nel 1915 scrive, insieme a Balla, un manifesto divenuto poi fondamentale: “Ricostruzione futurista dell’universo” (nel

Fortunato Depero Copertina per “La rivista illustrata del Popolo d’Italia”, 1926-32, cromolitografia, 34x24 cm. Archivio Depero, Rovereto


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quale Balla e Depero si autoproclamano astrattisti futuristi e inneggiano ad un universo gioioso). Si arriva poi alla sezione dedicata alle opere pubblicitarie, in cui è chiaro lo stravolgimento dell’impostazione del manifesto promozionale: disegni, collage e grafiche per le campagne dell’Acqua San Pellegrino, del liquore Strega, del mandorlato Vido, dei mattoni Verzocchi, del tamarindo Erba, del cioccolato Unica, ma soprattutto per l’azienda Campari a cui è dedicata un’intera sala (il suo cliente più importante, ricordiamo che anche l’iconica bottiglietta del Campari Soda è stata disegnata da Depero, nel 1932). É anche grazie a questo periodo che Depero fece entrare il secondo Futurismo nelle case, nella vita quotidiana, portando novità anche nel campo dell’arredamento, della moda, dell’architettura e dell’arte postale. In mostra non manca la documentazione delle sue collaborazioni nel campo dell’editoria (La Rivista illustrata del Popolo d’Italia, Vogue, Vanity Fair, Sparks e The News Auto Atlas), oltre che un interessante confronto delle campagne pubblicitarie con bozze e disegni di progetto che svela il procedimento di

Fortunato Depero Copertina per la rivista “Vanity Fair”, 1930 cromolitografia, 33x25 cm. Archivio Depero, Rovereto

Fortunato Depero Lettrice e ricamatrice automatiche, 1920/21 olio, 70x100 cm Collezione privata Fortunato Depero Bevitore, 1923 collage, 33,5x36,5 cm. Studio 53 Arte, Rovereto

Sotto: Fortunato Depero Strega (Liquore), 1928 collage, 46x34,5 cm. Collezione privata

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Fortunato Depero Elasticità di gatti, 1939/43 olio su tavola, 60,2x89,3 cm. Collezione Cassa Rurale di Rovereto

creazione, dall’ideazione all’esecuzione finale, sempre senza buttare mai via nessuna idea scartata, ma anzi conservandole in attesa del momento giusto. Depero ha dimostrato di essere un artista fuori dagli schemi, seppe anti-

cipare i tempi innovando il linguaggio dell’arte e della pubblicità. Non a caso nel suo Manifesto sull’Arte Pubblicitaria Futurista (1931, numero unico stampato in collaborazione con la ditta Campari) afferma: “L’arte dell’avvenire sarà potentemente pubblicitaria” (e l forse, aveva ragione). s FORTUNATO DEPERO

Dal sogno futurista al segno pubblicitario 10 maggio - 25 agosto 2019 Lucca Center of Contemporary Art, Lucca INFO T. +39 0583 492180 info@luccamuseum.com Da martedì a domenica 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.luccamuseum.com

Vigdis Elisabeth Feldt vigdis.elisabeth@gmail.com - www.artavita.com/artists/5845-vigdis-elisabeth-feldt

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As times come by - 2016, olio su Ordina tela la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it


De Chirico e Savinio I Dioscuri dell’Arte del XX secolo di

Alessandra D I E F F E

Flavio Ennante

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ino al 30 giugno la Fondazione Magnani-Rocca ospita una grande mostra dedicata a Giorgio de Chirico e Alberto Savinio. Hanno ripensato il mito, l’antico e la tradizione classica attraverso la modernità dell’avanguardia e della citazione, traslandoli e reinterpretandoli per tentare di rispondere ai grandi enigmi dell’uomo contemporaneo, dando vita a quella che Breton definì una vera e propria mitologia moderna. Oltre 130 opere tra celebri dipinti e sorprendenti lavori grafici, in un percorso espositivo che, dalla nascita dell’avventura metafisica, si focalizza su un moderno ripensamento della mitologia e giunge alla ricchissima produzione per il teatro. L’esposizione è curata da Alice Ensabella (Università di Grenoble) e da Stefano Roffi (Direttore scientifico della Fondazione

"La fanciulla e l’ape" grafica digitale, 2018, 72,25x96,38 cm.

Magnani-Rocca), e si propone di ricostruire criticamente le fonti comuni dei fratelli de Chirico, mettendo in evidenza affinità, contrasti e interpretazioni del fantastico universo che prende forma nelle loro tral duzioni pittoriche, letterarie e teatrali. s In alto: Alberto Savinio - Annunciazione 1932, tempera su tela A sinistra: Arnold Böcklin - Prometheus 1882, olio su tela, 115,5x150,5 cm. In basso: Giorgio de Chirico - Enigma della partenza 1914, olio su tela

Alessandra Dieffe esegue opere con le tecniche artistiche digitali, cioè con l’utilizzo di software e applicazioni adatti a disegnare e a dipingere con un’ampia gamma di colori e di strumenti (matita, pennarelli, pennelli, …). La duttilità degli strumenti digitali consente di ricorrere a diverse soluzioni creative e di correggere infinite volte, ma non preclude l’utilizzo della matita di grafite per realizzare gli schizzi preparatori. Le diverse possibilità creative offerte dalla tecnica prescelta vengono utilizzate allo scopo di eseguire immagini che ricalchino inquadrature di film, volti di interpreti o che prendano spunto da emozioni personali e ricordi.

DE CHIRICO E SAVINIO Una mitologia moderna 16 marzo - 30 giugno 2019

Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo, Parma INFO T. +39 0521 848327 info@magnanirocca.it Dal martedì al venerdì 10.00 - 18.00 Sabato, domenica e festivi 10.00 - 19.00 2 giugno 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.magnanirocca.it

“The Face” grafica digitale, 2018, 74x98 cm.

adifrancesco62@gmail.com

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www.alessandradieffe. myportfolio.com


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Franco Grignani a Chiasso L’antologica del grande artista pavese al m.a.x. museo di Vincenzo Chetta

I

l m.a.x. museo di Chiasso offre l’occasione di conoscere in maniera approfondita la figura poliedrica di Franco Grignani (1908-1999). Muovendosi sul sottile confine che lega arte, design e grafica, è stato consacrato come un artista tra i più profondi innovatori del Novecento, assoluto precursore dell’arte ottico-visiva, nonché grafico tra i più apprezzati del secondo Novecento, cui si deve la creazione del marchio della Pura Lana Vergine. La mostra è curata da Mario Piazza (docente alla Scuola di Design del Politecnico di Milano) e Nicoletta Ossanna Cavadini (direttrice del m.a.x. museo). Lungo il percorso espositivo possiamo ammirare 300

Franco Grignani - Periodica 159 1967, acrilico su cartoncino, 70x70 cm. Collezione Lorenzelli Arte, Milano

Ciò che mi fa paura è l’ovvio, la banalità, il già fatto, il non senso.

opere (fotografie, opere pittoriche, logotipi, materiali originali legati alla grafica e oggetti di design), risultato di una lunga ricerca scientifica condotta nell’Archivio Franco Grignani, oltre che nei fondi del MUFOCO, dell’AIAP e in importanti collezioni private italiane e svizzere. Grignani inizia a dedicarsi alla sperimentazione artistica alla fine degli anni venti: scopre le possibilità linguistiche della fotografia, spingen-

Franco Grignani

dosi nel territorio dell’astrazione. Si dedica poi alla grafica e, nel periodo del boom economico italiano, Grignani lavora per la grande committenza, per clienti quali Pirelli, Arnoldo Mondadori Editore, Fiat, Ermenegildo Zegna; disegna marchi e cura campagne pubblicitarie in cui Grignani si dimostra un grande innovatore: alle immagini oggetto degli annunci pubblicitari aggiunge dei testi, a metà tra poesia e racconFranco Grignani Mobilità plastica molecolare nel ripetersi di quattro segni 1984, tecnica mista, 73x73 cm. Archivio privato © Matteo Zarbo

FRANCO GRIGNANI (1908-1999) Polisensorialità fra arte, grafica e fotografia 13 marzo - 14 luglio 2019

m.a.x. museo, Chiasso - CH INFO T. +41 58 122 42 52 info@maxmuseo.ch Da martedì a domenica 10.00 - 12.00 / 14.00 - 18.00 Chiusura estiva dal 29 luglio al 19 agosto Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.centroculturalechiasso.ch

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Franco Grignani - Progetto per il Marchio Pura Lana Vergine (Progetto prescelto) 1963, assemblaggio fotografico su cartoncino, 43x31.5 cm. Archivio privato, © Matteo Zarbo

to. Dagli anni ‘70 in poi si dedica quasi esclusivamente all’attività artistica, periodo rappresentato in mostra da una ventina di tele a grandi dimensioni. Accompagna questa imperdibile mostra, un catalogo Skira con i saggi di Roberta Valtorta, Mario Piazza, Giovanni Anceschi, Bruno Monguzzi e di Nicoletta Osl sanna Cavadini. s

Franco Grignani - Dissociazione dal bordo 1969, tempera acrilica, 70x70 cm. Collezione privata © Matteo Zarbo

DANIELA FABBRI

D.Fabbri - Sacrifice - 2019, acrlico su tela, 70x100 cm.

danielafabbri.62@outlook.it BIANCOSCURO

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Daniela Fabbri 57


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La sperimentazione drammaturgica Hermann Nitsch a Mantova di Ettore Tiretto

S A destra: Hermann Nitsch Senza titolo 2013, acrilico su tela, 200x200 cm. Courtesy Boxart, Verona Sotto: Hermann Nitsch Stazione della croce 2007, tecnica mista su tela, 200x300 cm. Courtesy Boxart, Verona

olo fino al 30 giugno, presso il Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova, abbiamo l’opportunità di visionare il lavoro di Hermann Nitsch a confronto con i tesori conservati all’interno della reggia gonzaghesca. La mostra “Katarsis” nasce dalla collaborazione tra Moz-Art, Atelier Hermann Nitsch, Nitsch Foundation di Vienna e Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova, con il supporto della Galleria Boxart di Verona. Le opere di Nitsch si inseriscono negli ambienti di cultura medievale, all’interno di un’architettura trecentesca di grande pregio. Fulcro della mostra esposta nell’ex-cappella di Guastalla in l’opera l’Ultima Cena (1979-1983), che dialogo diretto con il noto affresco della si ispira alla ricerca del Sacro Graal, Crocifissione. La spiritualità del lavoro di

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HERMANN NITSCH Katharsis

30 aprile - 30 giugno 2019 Complesso Museale Palazzo Ducale, Mantova

Lucilla

J a n s e n n

INFO T. +39 0376-224832 Da giovedì a domenica 8.15 - 19.15 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.mantovaducale.beniculturali.it

Hermann Nitsch - Christus der Widdergott auf Original Relikt 1983, tecnica mista e serigrafia su tela, 89x72 cm. Courtesy Boxart, Verona

Nitsch si riallaccia dunque alla lunga storia dell’iconografia cristiana. Il focus della mostra, curata da Peter Assmann (Direttore del Complesso Museale), Beatrice Benedetti (Direttore artistico della Galleria Boxart), Sergio Pajola e Giuliano Vallani (Associazione Culturale Moz-Art), si incentra sul significato

dell’esperienza maturata a seguito della partecipazione all’evento drammatico, che genera la katharsis (da qui il titolo). Gli elementi individuali dell’opera dell’azionista viennese sono subordinati alla sperimentazione dell’avvenimento performativo alla base della l poetica di Nitsch nel suo complesso. s

Hermann Nitsch - Senza titolo 2009, acrilico su tela, 200x300 cm. Courtesy Boxart, Verona

Oggi, la maggior parte delle persone ha paura della vita quanto teme la morte. [...] Non si vive veramente con intensità. Ci si preoccupa con troppa attenzione di non consumarsi, ma la gente muore un po’ ogni giorno. Io credo nell'intensità.

“The loss of innocence”

2013, acrilico su tela, 100x120 cm.

“I campi di colore visualizzano la storia della memoria, offrono appigli alla propria storia individuale.”

Hermann Nitsch

“All our yesterdays - red”

2006, acrilico su tela, 50x50 cm.

janssenlucilla@bluewin.ch

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Gianluca Giuseppe

SEREGNI

HIGH SOUL (INTERIOR) - mixed media on valuable papers, 32x45 cm.

s a n t i e p r e s e p e @ g m a i l . c o m


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Arshile Gorky La sua prima a Venezia di

Rebecca maniti

V

isitabile fino al 22 settembre 2019 a Ca’ Pesaro, “Arshile Gorky: 1904 – 1948” è curata da Gabriella Belli, storica dell’arte e direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia, e da Edith Devaney, curatrice alla Royal Academy of Arts di Londra. La retrospettiva veneziana viene realizzata in stretta collaborazione con The Arshile Gorky Foundation e con i membri della famiglia, dunque consente di ammirare anche opere che sono state raramente esposte in pubblico. Prestigiosi i prestiti museali (National Gallery of Art di Washington; Tate Modern di Londra; Centre Pompidou di Parigi, e molti altri). Lungo il percorso artistico si svela l’evoluzione di Gorky: nella sua produzione ha integrato i paesaggi di Cézanne, la linea di Ingres, la composizione di Paolo Uccello, la logica di Picasso, persino le vivaci forme di Joan Miró. Gorky, osservando i Maestri, è stato in grado di sviluppare una propria visione e immaginazione. In mostra anche un film diretto da Cosima Spender, nipote dell’artista, che riflette sulla vita, sul lavoro e sull’eredità di Gorky. Il linguaggio visivo dell’artista ci accompagna come un filo conduttore attraverso tutta la mostra, evidenziando la sua influenza l sull’ Arte Americana del XX secolo. s

In alto: Arshile Gorky - Portrait of Master Bill ca. 1937, olio su tela, 132,4x101,9 cm. Collezione privata In basso a sinistra: Arshile Gorky - Liver Is the Cock’s Comb 1944, olio su tela, 186,1x249,9 cm. Collection Albright-Knox Art Gallery, Buffalo, New York Dono di Seymour H. Knox, Jr., 1956, K1956:4 Image courtesy Albright-Knox Art Gallery

ARSHILE GORKY: 1904-1948

09 maggio - 22 settembre 2019 Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Venezia

STEFANO BALZANO

INFO: T. +39 041 721127 - capesaro@fmcvenezia.it Da martedì a domenica 10.30 - 18.00

www.stefanobalzano.com

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www.capesaro.visitmuve.it

Il viaggio di Van Gogh 2018, olio e acrilico su tela, 100x100 cm.

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Opera realizzata con l’uso esclusivo delle mani, senza pennelli nè disegni preparatori. 61


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Leonardo da Vinci (Vinci, 1452 – Cloux - Amboise, 1519) Tre figure femminili danzanti databile al 1517-1518, inchiostri vari, pietra nera su carta Venezia.Gallerie dell’Accademia, Gabinetto Disegni e Stampe, cat. n. 233 © Archivio fotografico G.A.VE. Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Gallerie dell’Accademia di Venezia. Ph. Matteo De Fina

Leonardo da Vinci Il suo genio in mostra di Mario

Gambatesa

Ogni opera di Leonardo appare come un frammento del più grande disegno che ci ha consegnato: la modernità. L’uomo, in perfetta armonia tra cielo e terra, è modello del mondo.

C

inquecento anni fa, ad Amboise, moriva uno dei geni in assoluto che il mondo abbia mai avuto: Leonardo da Vinci. Fino al 14 luglio prossimo, a Venezia presso le Gallerie dell’Accademia, sarà possibile visitare la mostra “Leonardo da Vinci. L’uomo mo-

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Giovanni Panebianco

dello del mondo”. L’esposizione ripercorre, attraverso gli esempi grafici del maestro e dei suoi allievi, le tappe essenziali della sua esistenza, partendo da due Studi per un’ “Adorazione dei pastori” riferibili al periodo giovanile fino alle “Tre figure femminili danzanti” attribuibili al periodo francese. Il museo veneziano possiede

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venticinque fogli autografi di Leonardo, disegni che offrono un excursus di estremo interesse sulla produzione dell’artista e ne documentano, lungo tutto l’arco di attività, le ricerche scientifiche con studi di proporzione del corpo umano, botanica, ottica, fisica, meccanica, armi, e con studi preparatori per alcuni dipinti come la celebre “Battaglia di Anghiari” e la “Sant’Anna con la Vergine e il Bambino”. Tra tutti eccelle ovviamente l’ “Uomo Vitruviano”, simbolo di perfezione classica del corpo e della mente, di un microcosmo a misura umana che è il riflesso del cosmo intero. Accanto a queste meravigliose opere, sono esposti altri importanti fogli di Leonardo, prestiti eccezionali provenienti dalla Royal Collection di Windsor Castle, dalla National Gallery di Washington, dal Fitzwilliam Museum di Cambridge. Una sezione speciale è dedicata allo studio di proporzioni e di anatomia che vedrà come fulcro l’Uomo Vitruviano accostato, oltre ad importanti fogli di Windsor, ad alcune pagine del Codice Huygens eccezionalmente provenienti dalla The Morgan Library & Museum di New York. Il codice Huygens è un manoscritto rinascimentale attribuito a Carlo Urbino da Crema. L’importanza del codice risiede nel fatto che probabilmente l’artista

ebbe grande familiarità con gli originali di Leonardo oggi perduti. Carlo Urbino riproduce nel suo codice riflessioni di Leonardo sul movimento dei corpi, rilevando un pensiero sotteso al celebre foglio delle Gallerie dell’Accademia e svelandoci, forse, qual era il volume a cui il disegno era destinato. Un’altra sezione approfondisce le fonti degli studi su Leonardo, con l’esposizione di antiche edizioni come il “De architectura” di Vitruvio, del “Divina proportione” di Luca Pacioli, del “Preclarissimus liber elementorum” di Euclide, del “De Humani corporis Fabrica” In basso a sinistra: Carlo Urbino (Crema, 1510/1520 – dopo 1585) Studi di movimento del corpo umano databile al 1560-1580, penna e inchiostro bruno, pietra nera e sanguigna, carta bianca incisa con compasso. New York, The Morgan Library & Museum Codice Huygens, n. 2006.14 f. n. 7 © The Morgan Library & Museum. 2006.14. Purchased in 1938 Sotto: Leonardo da Vinci (Vinci, 1452 – Cloux- Amboise, 1519) Studio di proporzioni del corpo umano, detto Uomo vitruviano databile al 1490 circa, inchiostro metallo-tannico, inchiostro acquerellato, punta metallica, perforazioni e depressioni circolari, con incisioni a stilo in parte successive, su carta Venezia Gallerie dell’Accademia, Gabinetto Disegni e Stampe, cat. n. 228 © Archivio fotografico G.A.VE. Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Gallerie dell’Accademia di Venezia. Ph. Matteo De Fina

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LEONARDO DA VINCI

di Andrea Vesalio. In un percorso di grande suggestione, si avrà l’occasione unica di vivere e di conoscere l approfonditamente il lavoro di un genio. s

L’uomo modello del mondo 17 aprile - 14 luglio 2019

Gallerie dell’Accademia di Venezia, Venezia INFO T. +39 041 5200345 ga-ave@beniculturali.it Lunedì 08.15 - 14.00 Da martedì a domenica 08.15 - 19.15 Ingresso gratuito in occasione di: Art Night 2019 - 22 giugno 2019 Festa del Redentore - 20 e 21 luglio 2019 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.gallerieaccademia.it

Leonardo da Vinci (Vinci, 1452 – Cloux - Amboise, 1519) Busto d’uomo di profilo con studio di proporzioni databile al 1489-1490 e riprese al verso nel 1503-1504, pietra rossa, inchiostri metallo-tannici, punte metalliche, perforazioni su carta Venezia, Gallerie dell’Accademia, Gabinetto Disegni e Stampe, cat. n. 23 © Archivio fotografico G.A.VE. Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Gallerie dell’Accademia di Venezia. Ph.Matteo De Fina

Luigi Taormina luigi_art90

BIANCOSCURO

Incomplete 2018, matita, carboncino, 70x60 cm.

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Ornella De Rosa (in arte DRO)

“L’ APPASSIONATA - dipingo i fiori per non farli morire” - acrilico su tela, 80x100 cm. DRO 2019/N. 4 opera esposta al Meam di Barcellona

FB page: DRO ARTE

www.ornelladerosa.it

- FB profile: Ornella De Rosa

-

ornella627@gmail.com


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Sogno d'amore oltre realismo ed astrattismo Un inedito Marc Chagall alla Basilica della Pietrasanta di

Lucia Garnero

D

al 15 febbraio, nella straordinaria cornice della Basilica della Pietrasanta – Lapis Museum di Napoli, è ospitata una mostra dedicata al grande artista russo Marc Chagall (18871985). La mostra, “Chagall. Sogno d'amore”, che rimarrà aperta al pubblico fino al 30 giugno, racconta la vita, l’opera ed il sentimento di Chagall per l'ama-

tissima moglie Bella, attraverso l’esposizione di 150 opere tra dipinti, disegni, acquerelli e incisioni: opere rare, provenienti da collezioni private e di difficile accesso per il grande pubblico. La rassegna, a cura di Dolores Duràn Ucar, è realizzata con il contributo di Fondazione Cultura e Arte, organizzata e prodotta dal Gruppo Arthemisia, vede come partner istituzionale il Museo Archeologico Nazionale di Napo-

li e si avvale del patrocinio della Regione Campania e del Comune di Napoli. La mostra si divide in cinque sezioni in cui sono raccolti e narrati tutti i temi cari a Chagall. Nella prima sezione, “Infanzia e tradizione russa”, vengono esposte le opere che descrivono gli anni nella città natale Vitebsk, il periodo della formazione e le vacanze estive trascorse a Lëzna. La seconda sezione, “Sogni e fiabe”, celebra il ritorno dell'artista a Parigi, in cui aveva già vissuto dal 1911 al 1914. In città, conosce il mercante d’arte ed editore Ambroise Vollard, con il quale inizia un'intensa collaborazione che si traduce nelle illustrazioni di diversi libri: nel 1927, Le anime morte di Nikolaj Gogol’ e, a seguire, le illustrazioni delle Favole di La Fontaine. Nell’illustrare le favole, Chagall si rifà alla tradizione russa, alle icone e ai lubki, le colorate stampe popolari accompagnate da semplice didascalia. La terza sezione, “Il mondo sacro, la Bibbia”, espone quanto realizzato in seno al progetto a cui, insieme, pittore ed editore si dedicano successivamente. Le incisioni della Bibbia riflettono la fede e la vitalità dell’artista, la luce intensa della Palestina e la forza Marc Chagall - Il gallo viola 1966-72, olio, gouache e inchiostro su tela, 89,3x78,3cm. Private Collection, Swiss, © Chagall® by SIAE 2019

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CHAGALL

Sogno d'amore

15 febbraio - 30 giugno 2019 Basilica della Pietrasanta - Lapis Museum, Napoli INFO T. +39 081 1865941 Tutti i giorni 10.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.chagallnapoli.it

A sinistra: Marc Chagall Davide e Golia 1981, tempera su masonite, 40,6x31,7 cm. Private Collection, Swiss, © Chagall® by SIAE 2019

Sotto: alcune viste della mostra. Ph. Tommaso Vitiello per Arthemisia

spirituale trasmessagli dall’esperienza del viaggio in Terra Santa, intrapreso prima di dedicarsi al nuovo lavoro. Il testo sacro mette sempre l'artista in stretta relazione con le sue radici più profonde, con l’infanzia trascorsa nella comunità ebraica di Vitebsk, con i sentimenti di amore e fratellanza; ne è un esempio la guache David et Goliath - Davide e Golia -, realizzata molti anni dopo. La quarta sezione, “Un pittore con le ali da poeta”, raccoglie quanto realizzato dall'artista dopo il suo ritorno in Francia nel 1948: i mazzi di fiori sono esplosioni di colori; attingendo all'Esodo, ritornano i temi biblici; allo stesso modo, compaiono nuovamente i clown e gli acrobati. Le tele della quinta sezione, “L’amore sfida la forza di gravità”, sono una vivida evocazione dell’intensa esperienza emotiva

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dell’essere innamorati. In Le Coq violet - Il gallo viola - compare il circo con i saltimbanchi; nella scena, la sposa galoppa attorno alla pista su un agile destriero verde, mentre l’arlecchino le offre dei fiori, sotto lo sguardo di un gallo viola, che simboleggia la forza del sole e del fuoco. A ribadire l'eccezionale portata dell'evento espositivo, quanto affermato da Vincenzo De Gregorio, Rettore della Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta: “Il senso religioso della vita: in queste parole è racchiusa l’idea di “legame = re-ligare = legare a doppio filo” e quella di indicazione e di direzione verso la quale andare. È il messaggio eterno che lo Spirito ha assegnato agli Artisti di ogni tempo facendone i portatori del suo messaggio e dimostrazione della sua presenza nella Storia. l Marc Chagall è tra questi.” s

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A L D O PA N C H E R I

Antonio Fontanesi

Il filo che collega l’arte moderna alla tradizione ottocentesca di Rebecca Maniti

Per la solita discola 2016, pastelli, pasta acrilica e timbri su tela, 50x70 cm. Aldo Pancheri nasce a Trento nel 1940. È iniziato alla pittura dal padre Renato. Diplomatosi all’istituto Statale d’Arte di Trento, studia all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Con Aldo Schimd e Luigi Senesi affronta per la prima volta un’esposizione in una sede pubblica al Museo Civico di Palazzo Sturm di Bassano del Grappa. Nel 1983 espone in una personale alla galleria “Il Traghetto” di Venezia di Gianni De Marco che diviene il “suo gallerista”. Dal 1980 collabora con lo stampatore Giorgio Upiglio in tecniche sperimentali con composti plastici di propria invenzione. Le matrici di queste opere si trovano presso la facoltà di architettura di Mendrisio (Svizzera). Fra le molte sedi pubbliche in cui sono esposte opere di Pancheri, ricordiamo la Raccolta Bertarelli dei Civici Musei del Castello Sforzesco di Milano, il Mart di Trento e Rovereto, l’Istituto Takagi a Nagasaki, Palazzo dei Diamanti a Ferrara, Università degli studi di Macerata e di Pavia, Università Bocconi Milano, Centro internazionale della Grafica Venezia e Galleria d’Arte Moderna delle Marche Ancona. Dal 2014 propone “Arte Timbrica”: la prima esposizione si svolge presso la Libreria Civica G. Tartarotti nel complesso del Mart a Rovereto e a Torre Mirana a Trento. Esposizioni di Arte Timbrica, personali o collettive, si sono svolte al Palazzo della Regione di Trento e presso l’Auditorium dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi a Milano; nel 2018 in Palazzo Trentini a Trento nell’ambito dell’esposizione “Guerre o pace” e all’Istituto Italiano di Cultura ad Osaka. Pancheri è tutt’ora impegnato nel proporre ed evidenziare Arte Timbrica a livello nazionale ed internazionale.

A

ntonio Fontanesi, indiscusso protagonista della pittura dell’Ottocento italiano, viene celebrato a 200 anni dalla nascita, grazie ad una mostra a Palazzo dei Musei, a Reggio Emilia fino al 14 luglio. Promossa dai Musei Civici di Reggio Emilia, in collaborazione con la Fondazione Torino Musei-Galleria d’arte moderna e la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, la rassegna è curata da Virginia Bertone, Elisabetta Farioli e Claudio Spadoni. Oltre a ricostruire il percorso dell’artista, si mostra l’influenza che la sua pittura ha avuto negli artisti venuti dopo di lui, quelli con l’esigenza di rappresentazione del vero e l’urgenza di esprimerne le più intime emozioni. Interprete straordinario del paesaggio romantico, uomo inquieto nella vita e innovativo sperimentatore nella pittura, i suoi più importanti dipinti sono messi a confronto con la produzione degli artisti che la critica ha collegato con la sua produzione. Sono documentati i rapporti con la cultura simbolista e divisionista attraverso opere di Bistolfi, Pellizza da Vol-

pedo, Morbelli, ma anche la sua ripresa negli anni venti ad opera di Carlo Carrà, Felice Casorati, Arturo Tosi. Si indaga poi la continuità tra la concezione moderna dell’arte e la grande tradizione ottocentesca, con Fontanesi al centro dell’evoluzione di un naturalismo che nel dopoguerra arriva a Morlotti, Moreni, Mandelli spingendosi l fino alle ricerche materiche di Burri. s

In alto: Ennio Morlotti - Paesaggio sul fiume (Adda) 1955. Collezione Barilla, Parma In centro: Antonio Fontanesi - La Solitudine 1875. Musei Civici di Reggio Emilia In basso: Pellizza da Volpedo - La Statua a Villa Borghese 1906. Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro

ANTONIO FONTANESI E LA SUA EREDITÀ Da Pellizza da Volpedo a Burri 06 aprile - 14 luglio 2019

Palazzo dei Musei, Reggio Emilia INFO T. +39 0522 456477 GIUGNO: dal martedì al venerdì 09.00 - 12.00 Sabato, domenica e festivi 10.00 - 13.00/16.00 - 19.00 LUGLIO: dal martedì al sabato 09.00 - 12.00/21.00 - 23.00 Domenica e festivi 21.00 - 23.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.musei.comune.re.it L’attesa 2007, tecnica mista su tela, 100x120 cm.

Aldo Pancheri

aldopancheri@hotmail.com

www.aldopancheri.com

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Alberto Burri

Importante antologica a Venezia di

Ettore Tiretto

U

n’ampia retrospettiva dedicata ad Alberto Burri, a coronamento di una stagione di celebrazioni: “BURRI la pittura, irriducibile presenza” sarà visitabile a Venezia fino al 28 luglio di quest’anno. La mostra, curata da Bruno Corà, Presidente della Fondazione Burri, e organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini e dalla Fondazione Burri in collaborazione con Tornabuoni Art e Paola Sapone MCIA, in partnership con Intesa Sanpaolo, è un progetto concepito appositamente per Venezia che ripercorre cronologicamente le più significative tappe del percorso del Maestro della “materia”. Il percorso espositivo offre al visitatore l’opportunità di ammirare una selezione inedita di opere che rappresentano tutti i più famosi cicli realizzati da Burri: dai Catrami e dalle Muffe del 1948, ai Gobbi del 1950, per continuare con le Combustioni, i Legni, i Ferri, le contorte Plastiche e l’evoluzione straordinaria dei Cretti nel 1970, fino ai grandi Cellotex, realizzati fino a metà degli anni Novanta. Il progetto espositivo offre dunque una lettura completa del modo in cui questo pioniere della nuova pittura del secondo Novecento ha affrontato il tema centrale del suo tempo: quello dell’utilizzo e della trasformazione l della materia in opera d’arte. s Alberto Burri - Cellotex CW1,1981, Cellotex, acrilico, vinavil su tavola, 252x610 cm. Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri

Alberto Burri - Rosso Plastica M3, 1961, plastica, combustione su tela, 121,5x182,5 cm. Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri

Alberto Burri - Legno Sp, 1958, legno, tela, acrilico, combustione, vinavil su tela, 129,5x200,5cm. Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri

BURRI

La pittura, irriducibile presenza 10 maggio - 28 luglio 2019

Fondazione Cini, Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia INFO T. +39 041 2710237 Tutto i giorni 11.00 - 19.00 Chiuso il mercoledì Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.cini.it

Corrado De Benedictis w w w. c o r r a d o d e b e n e d i c t i s . i t

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GENESI - 2011, smalto e olio su compensato, 80x60 cm.

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Adriano Altamirra Mostra nell’appartamento segreto di Flavio

L

Ennante

’esposizione “Sogni di Carta nell’Appartamento dei Nani” è aperta al pubblico

negli ambienti della Scala Santa, normalmente interdetti per via della natura labirintica poco adatta al grande pubblico che affolla Palazzo Ducale, proprio per questo la visita avviene esclusivamente su prenotazione a piccoli gruppi. Organizzata in collaborazione con la Galleria Corraini Mantova, a cura di Adriano Altamira e Renata Casarin, la mostra comprende una serie di piccole installazioni, sculture di carta su scheletro di metallo, disegnate e progettate anni fa, appartenenti

Sogni di carta

nell’Appartamento dei Nani 03 maggio - 30 giugno 2019 Palazzo Ducale, Mantova INFO T. +39 0376-352145 Visita su prenotazione 16 e 30 giugno 15.30 - 17.00

al periodo dei Sogni: una ricerca effettuata durante gli anni ‘80. Un’occasione unica, da non perl dere. s

Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.mantovaducale. beniculturali.it

Sotto: Adriano Altamira - Terracotte anni ‘80 disposte in una collocazione arbitraria ©Antonio Maniscalco. Courtesy of Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova A destra: Adriano Altamira - La scultura anni ‘50 2010, carta e alluminio,30x35 cm. ©Antonio Maniscalco. Courtesy of Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova

Violeta Strimbeanu violeta_violeta13@yahoo.com

V.Strimbeanu - Bollicine 2017, acrilico in spatola su telaio telato, 60x60 cm.

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Armanda Verdirame ad Albisola Fino al 6 luglio la mostra “La Luna nel pozzo”

A

rmanda Verdirame è nata nel 1944 a Novara. Una volta compiuti gli studi artistici, ha svolto una ricerca su temi legati alla natura, attraverso diverse espressioni grafiche: calcografia, litografia, xilografia e serigrafia. Ha analizzato i colori e le vecchie tecniche di tintura su carta e su tessuti naturali come lana e seta. Dal 1976 partecipa regolarmente a numerose mostre personali e collettive. Vive e lavora a Milano. Expo a Milano (Galleria Scoglio di Quarto “Metafore”, Spazio Oberdan 2013-14, Società della Permanente), Parigi (6 ° arrondissement di Parigi). Molti i Musei che ospitano sue opere l in permanenza. s INFO

A

rmanda Verdirame was born in 1944 in Novara. Once accomplished the artistic studies, she did a research on themes connected with Nature through different graphic expressions: chalcography, lithography, xylography and serigraphy. She analysed colours and the old dying techniques on paper and on natural textiles such as wool and silk. Since 1976 she has been regularly taking part at several solo and group exhibitions. She lives and works in Milan. Expo in Milan (Galleria Scoglio di Quarto “Metafore”, Spazio Oberdan 2013-14, Società della Permanente), Paris (Paris 6° arrondissement). Many Museums that host his works l permanently. s

armandaverdirame@libero.it

www.armandaverdirame.it

Caduta della Luna - installazione Antiche serre di Salsomaggione 2003 Org. Comunale.

A destra: A.Verdirame - Luna incontro terracotta su ferro Museo della Permanente di Milano

Nicoletta Faggion nicoletta.faggion nicolettafaggionart

RIFLESSIONI ANTICHE - 2018, tecnica mista, 18,4x32 cm. 72

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Guido Mannini

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Metamorphosis mannini.guido@gmail.com Guido Mannini -

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In questa pagina: MAGMA - 2018, smalto su tela, Ă˜ 100 cm.


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Stefano Cagol al MA*GA

STEFANO CAGOL

Iperoggetto. Visioni tra confini, energia ed ecologia

Visioni, tra confini, energia ed ecologia di

24 marzo - 15 settembre 2019 Museo MA*GA, Gallarate

Rebecca maniti

INFO T. +39 0331 7013011 Da martedì a venerdì 10.00-13.00/14.30-18.30 Sabato e domenica 11.00 - 19.00

I

l Museo MA*GA di Gallarate ospita, fino al 14 settembre, la mostra personale di Stefano Cagol, artista trentino che negli ultimi anni ha concentrato la sua creatività attorno a tematiche come l’attenzione all’ambiente, il cambio climatico, le sorgenti energetiche ed il mutamento dei confini. La mostra, curata da Alessandro Castiglioni,

conservatore senior del Museo MA*GA, presenta video-installazioni, opere fotografiche e scultoree a documentare le sue grandi azioni ambientali. “Le opere di Cagol – sottolinea

il curatore - non si esauriscono nella propria natura fisica, ma interagiscano a fasi, proprio come un iperoggetto, generando e ril costruendo lo spaziotempo”. s [2]

[1]

Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museomaga.it

[1] Stefano Cagol - Flu Power Flu 2007, tubo al neon, 3 fasi di lampeggio di 5” cad., plexiglas, alluminio, simulazione, 1,5x12,5 m. MA*GA Museum, Gallarate. Courtesy the artist [2] Stefano Cagol - The Ice Monolith. Fade 2013, video HD, 8’. Courtesy the artist Stefano Cagol [3] Stefano Cagol - The End of the Border (of the mind) 2013, azione. Faro, 7000 W, generatore furgone, adesivi.Ph. Stefano Cagol

[3]

Mauro Pavan Al Museo Francesco Gonzaga di Mantova

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all’8 al 16 giugno 2019 l’artista Mauro Pavan esporrà al Museo diocesano Francesco Gonzaga di Mantova. In occasione della mostra “Mantova Artexpo”, l’artista sarà presente con l’opera “La luce 19/2”. L’8 giugno 2019 si svolgerà la grande cerimonia di inaugurazione alla presenza di Vittorio Sgarbi, il 9 giugno sarà la volta di Philippe Daverio. Contemporaneamente l’artista avrà in mostra a Parigi l’opera “La luce 19/1” per un’importante mostra collettiva. Mauro Pavan consegue il diploma al Liceo Artistico Statale e la laurea in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Verona. È un artista fuori dagli schemi, non facile da decifrare nella sua poetica INFO www.pavanart.com visualartist58@gmail.com

dell’immaginario, da sempre impegnato nella ricerca di un nuovo concetto d’arte. Avviato alla carriera artistica nei primi anni ‘80 dal maestro Luciano Beretta, che organizzò le sue prime personali, ha da allora, tra mille ostacoli e difficoltà esistenziali, sviluppato la sua arte che ne distingue il carattere creativo. Mauro Pavan si ritiene un maestro d’arte dalla modalità artistica autentica ed innovatrice nel linguaggio pittorico internazionale. L’artista affronta inoltre il mondo della psicanalisi, l’introspezione che proviene dall’inconscio e dai sogni del suo vissuto, senza mai perdere di vista il sociale. Una ricerca sofferta e intelligente quella di Mauro Pavan, sempre in movimento, e l costellata da continue sorprese. s In alto a destra "La luce rosa 18/5" (2018 ) acrilico su tela, 100x120 cm. a destra: “La luce 19/2” (2019) acrilico su tela, 100x120 cm.

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La terra del sole nascente Treviso accoglie il Giappone di Mario

Gambatesa

L’alternarsi delle stagioni, la determinazione assoluta dei samurai e la grazia sopraffina delle geisha

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al 4 aprile scorso, la città di Treviso accoglie presso le sale di Casa dei Carraresi un incantevole mostra intitolata “Giappone. Terra di geisha e samurai”. L’esposizione, prodotta da ARTIKA e curata da Francesco Morena, vuole porre lo sguardo sull’arte e sulla cultura di un antico popolo, sottolineando aspetti preziosi di queste terre: dalle attività di intrattenimento come il teatro Kabuki, passando all’utilizzo del kimono fino ad arrivare alla predilezione degli artisti giapponesi per la micro-scultura. In particolare si analizzeranno gli aspetti relativi ai costumi del popolo giapponese, alle Geisha, donne bellissime con il volto cosparso di cipria bianca, abiti elegantissimi e modi cadenzati, e ai Samurai, una classe militare di eroi leggendari che hanno dominato per lunghissimo tempo il paese del Sol Levante. Fu Kitagawa Utamaro (1753-1806) il pittore che meglio di ogni altro ha restituito la vivacità dei quartieri dei piaceri A sinistra: Utagawa Toyokuni III, alias Kunisada Scene di teatro kabuki 1686-1865, xilografia policroma oban, 34,2x24 cm. Firmata Toyokuni Kunisada ga A destra in alto: Beltà femminili periodo Taisho (1912-1926), particolare paravento a 6 ante dipinto a inchiostro e colori su carta, 173x372 cm. A destra in basso: Utagawa Toyokuni III, alias Kunisada Beltà femminile con fubako 1786-1865, xilografia policroma in formato oban, 35,2x23,8 cm. Firmata Kochoro Toyokuni dipinse

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M AT T E O di Edo che è l’antico nome dell’attuale Tokio. Inoltre in mostra è presente una sezione dedicata al rapporto intrinseco dei giapponesi con la natura, che nello Shintoismo è espressione divina; sono esposti quindi una serie di dipinti realizzati a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Un aspetto molto interessante è testimoniato dalla presenza di un gruppo di opere raffiguranti Daruma, una figura votiva senza gambe né braccia che rappresenta Bodhidharma, fondatore e primo patriarca dello Zen. Proseguendo, la mostra si arricchisce di una sezione dedicata alla fotografia d’autore e ad una delle forme d’arte più complesse e affascinanti del Giappone, la scrittura. La mostra, visitabile fino al 30 giugno prossimo mette in evidenza il fascino di una cultura antica, che dopo oltre due secoli di isolamento dal resto del mondo, si è aperta, riuscendo ad avanzare in pochissimi decenni, nel secolo della modernità, la loro cultura fu vista di così tanto pregio, che molti degli artisti iniziarono una produzione di opere esplicitamente destinate ai forestieri. Questa meravigliosa terra ha nutrito e accolto tra le sue braccia un popolo che tutt’ora stupisce, uomini legati in qualche modo agli dei, in una sintesi di credenze tanto forti da essere il pilastro fondamentale del contil nente asiatico. s GIAPPONE

Terra di geisha e samurai 04 aprile - 30 giugno 2019 Casa dei Carraresi, Treviso INFO T. +39 0422 513150 mostre@artikaeventi.com Da martedì a venerdì 09.00 - 19.00 Sabato, domenica e festivi 10.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

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L’anima della pittura declinata al femminile

“3, 2, 1, go!” 2019, tecnica mista, acquarello e pastello morbido su carta 300 gr, 30x42 cm.

Artista dagli eleganti toni soffusi e dalle linee di carattere deciso, Matteo Fieno si addentra nel mondo femminile e, in particolare nella danza, per esaltarne la forte suggestione che si ritrova nell’altro e nella sua intimità. Le sue ballerine sono bozzetti lirici e sensuali che indagano con delicatezza quanto cominciato con il progetto Female Art Design. Dalle opere di Matteo emerge una consapevolezza, una fierezza, senza dubbio nate da un’attenta osservazione dell’appartenere a se stesse.

www.casadeicarraresi.it

www.matteofieno.it

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female_art_design


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Anese Cho: Fragmentation Donna: in carriera o casalinga? di Rebecca Maniti

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aboratorium-Venezia ospiterà la mostra “Anese Cho: Fragmentation” organizzata dalla curatrice newyorkese Thalia Vrachopoulos. L’inaugurazione si terrà il 21 giugno alle ore 19:00 e sarà visitabile fino al 22 luglio 2019. In questa serie di opere Cho vuole mettere in evidenza la condizione della donna oppressa ed esclusa non tanto attraverso un’interpretazione, ma dimostrando che la sua vita è condizionata da uno stato di incertezza. Per molte generazioni le donne hanno dovuto lottare per i propri diritti in un mondo patriarcale e dominato dagli uomini, dovendo dividersi tra la loro carriera e la vita domestica come mogli e madri. In modo molto concreto, questa è la frammentazione che si ritrova nelle opere di Cho che, come artista, deve concentrarsi sulle sue creazioni, ma come madre deve prendersi cura del proprio figlio. Questo ruolo “frammentato” della donna come madre, moglie, figlia, donna in carriera è stata una delle ispirazioni che stanno alla base di questa serie di sculture. Contemporaneamente, attraverso la sua opera, Cho fa riferimento alla cura della “Dea Madre” come evidenziato nella sua Fragmentation #7. Questa monumentale scultura con un cut-out negativo di un seno femminile in rosso, ridimensiona di rimando le proporzioni dello spettatore quasi per costringerlo a riconoscere l’importanza del soggetto. Fragmentation #4 è una scultura più giocosa, fa riferimento a Several Circles di Kandinsky, opera del 1925. Le sue scelte di colore sono come i due lati della stessa moneta: il nero rappresenta la morte, e il rosso, vitale, può significare al contempo l sia la vita che la morte. s

L

aboratorium-Venezia proudly presents the exhibition Anese Cho: Fragmentation organized by the New York based curator Dr. Thalia Vrachopoulos. The show will hold an opening reception on June 21st at 7PM and will run from June 21st through July 22nd, 2019. In this series Cho tries to uncover the suppressed and excluded female without simply interpreting but rather to demonstrate that her life is always in flux. For many generations women have had to struggle for power in a male-dominated-patriarchal world finding it necessary to splinter or divide themselves between their career and home-life as wives and mothers. In a very real sense, this is the fragmentation seen in Cho’s works who as an artist needs to focus on her works, but as a mother must care for her child. This split role of woman as mother, wife, daughter, career woman was one of the inspirations behind this series of sculptures about the female. Simultaneously, through her subject Cho, references the ‘Mother Goddess’ nurturer as evidenced in her Fragmentation #7. This monumental sculpture executed in black lacquer with a negative cut-out of the female breasts in red, dwarfs the viewer and in a way forces her/him to acknowledge the import of the subject. A more playful sculpture is Fragmentation #4 in which many circles are repeated representing a similar subject but which is reminiscent of Kandinsky’s 1925 Several Circles. Her color choices, red and black, are like two sides of a coin: black to her signifies death, and the red that can signify l both life and death. s

Fragmentation #7 2017, ply wood, formica laminate and acrylic paint

Fragmentation #4 2017, ply wood and acrylic paint

ANESE CHO

Fragmentation

21 giugno - 22 luglio 2019 Laboratorium-Venezia, Santa Croce, Venezia INFO T. +39 333 86 21 953 laboratorium.venezia@gmail.com Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.laboratorium-venezia.com

Loredana B o l d i n i w w w . l o r e d a n a b o l d i n i . i t

loredana@loredanaboldini.it l_bold28graphic LIVE 78 OF KISSES - 2019, acrilico su tela con fondo a stucco, 70x80 cm.

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Isabel

CARAFÌ

Performance sperimentali A Palazzo Strozzi un progetto di riflessione di

Flavio Ennante

B

l’installazione Rede Social, una grande e coloratissima amaca di oltre 10 metri in cui il pubblico sarà invitato a salire per vivere lo spazio e l’architettura mentazione con media e contesti diversi del Palazzo da un punto di vista e da l e con il coinvolgimento del pubblico in una posizione inconsueta. s una riflessione sul rapporto tra realtà e BEYOND PERFORMANCE finzione e sul concetto di partecipazio12 aprile - 14 luglio 2019 ne. Dopo gli interventi site specific degli Palazzo Strozzi, Firenze artisti Cally Spooner e Mario García INFO Torres (fino al 12 maggio), è ora il moT. +39 055 2645155 mento del collettivo Opavivarà!, fino al Tutti i giorni 10.00 - 20.00 Giovedì 10.00 - 23.00 14 luglio in un cortile di Palazzo Strozzi trasformato in un grande spazio di parInquadra con il tuo smartphone tecipazione e coinvolgimento attraverso il codice QR per collegarti al sito eyond Performance è un progetto speciale che propone tre distinte modalità di rielaborare l’idea di performance oggi, attraverso la speri-

[1]

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www.palazzostrozzi.org

[1]: Cally Spooner - And you were wonderful on stage, 2013 – 2015. Five channel HD film installation, single channel flat screen monitor, stereo sound, 43’26”. Film Still Courtesy the artist and EMPAC, The Curtis R. Priem Experimental Media and Performing Arts Center, Troy, NY

Sensual metropolitan strutture 2018,tecnica mista su tela olio acrilico, grafite, 50X70 cm.

Isabel Carafì divide la sua esistenza tra i continenti sudamericano, americano e eurasiatico: nasce a Buenos Aires, si diploma all’Accademia Nazionale di Belle Arti Buenos Aires e all’Accademia di Carrara in Italia. Inconfondibili i tratti della sua poetica pittorica: non pura raffigurazione, non semplice astrazione, ma ricerca quasi antropologica. I soggetti dei suoi lavori mischiano il valore semiotico della caricatura, il gusto per il disegno naif con l’architettura contemporanea, lavora con varie tecniche e materiali, passando dalla scultura, alla pittura, oltre a installazioni, fotografia e digitalart.

[2]: Mario García Torres - Falling Together in Time installation view at Taka Ishii Gallery Tokyo. Photo by Kenji Takahashi. Courtesy the artist and Taka Ishii Gallery [3]: OPAVIVARÁ! - Rede Social installation view (details) at São Paulo (Espaço Cultural Porto Seguro), 2017. Courtesy the artists and a Gentil Carioca [3]

Structures

2018,tecnica mista su tela olio acrilico, grafite, 50X70 cm.

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isabelcarafi@libero.it

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Una primavera d’arte a Marbella La Costa del Sol spagnola meta per gli artisti provenienti da tutto il mondo di

Ettore Tiretto

[1]

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S

eguendo le orme dei galleristi italiani a Marbella, ritroviamo l’artista Massimo Cedrini (proprietario della galleria) ed il suo promotore artistico Giuseppe Carnevale, alle prese con una nuova mostra collettiva internazionale che apre le danze di quella che sarà una stagione estiva fitta di eventi, sia in Europa che nel resto del mondo. A“Primavera Arte& Alegria” hanno partecipano artisti provenienti da Svezia, Austria, Italia, Spagna, Polonia e Svizzera: 18 opere tra le quali anche le sculture dell’artista Alicantino Jose Ramon Sala (busti e maschere in bronzo) e quelle dell’artista Malaghegno Sergio Montero: utilizzando lattine abbandonate l’artista spagnolo coglie l’occasione per sensibilizzare le coscienze sul tema degli abusi ambientali. La mostra rivolge inoltre la sua attenzione al mondo dell’interior-design con le opere dell’artista svedese Harriet Nilsson: “Coral dream I” e “Coral dream II”, realizzate in acrilico e collage. Lungo il percorso artistico notiamo l’artista svizzera Christine Claudia Weber, che presenta opere astratte con un forte impatto decorativo dai toni tenui dei beige e degli ocra, plasmati con equilibrio, riuscendo così a trasmettere una certa luce attenuata. Per Massimo Cedrini l’occasione [1] Un momento dell’inaugurazione [2] i galleristi con le opere di Christine Claudia Weber [3] Massimo Cedrini commenta l’opera “We are the real resource of this land” [4] Harriet Nilsson con le opere Coral dream l e ll [5] Diego Montero, Jessika Kolenda, Giuseppe, Harriet Nilsson, Massimo Cedrini e Wlodzimierz

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della mostra è per presentare “We are the real resource of this land”, opera figurativa oggetto di prestigioso prestito da una collezione privata. L’ opera in questione fa parte della serie “Amor Est Vitae Essentia” e rappresenta un personaggio del deserto con i tipici lenzuoli di lana che con un cammello lancia un messaggio scritto con lettere dorate, alludendo appunto all’importanza del cammello, vera risorsa del deserto senza il quale forse la vita non sarebbe possibile. Tra gli artisti presenti anche l’austriaca Cacilia Schlapper, la svedese Jessica Kolenda, l’artista madrilegna Marta Mateos e l’artista polacco Wlodzimierz Kwiatkowski (protagonista a giugno, sempre con Excellence Art Gallery, di una mostra personale che presenterà la sua ultima collezione ispirata al Surrealismo). La fittissima agenda porterà Massimo e Giuseppe il prossimo 20 giugno a Madrid, il 14 settembre a Firenze e Dusseldord per la metà di novembre al MIAMI RIVER, Fiera Internazionale che avrà luogo a l Maimi dal 2 al 4 dicembre 2019. s

INFO Excellence Art Gallery www.excellenceartgallery.com excellenceartgallery

EXCELLENCEARTGALLERY

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Guglielmo Meltzeid S t u d i o e Ga l l e ri a a Pi a n e z z a (Tor ino) e Sant a Marg er it a Lig ure (Genova )

Guglielmo Meltzeid - VANESSA E LA 540 K - 2019, acrilico su tela, 100x100 cm.

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La Biennale di Venezia 58. Esposizione Internazionale d’Arte di Vincenzo Chetta

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ay You Live In Interesting Times”, questo il titolo della Biennale d’Arte di Venezia 2019, curata da Ralph Rugoff e presieduta da Paolo Baratta. Questo titolo può essere letto come una sorta di maledizione poiché porta alla mente l’idea di sfide, di minacce. Ma può essere anche un invito a vedere gli eventi nella loro complessità, un invito che appare importante in tempi nei spesso prevale la semplificazione. Complessa è appunto la mostra che si articola tra le corderie dell’Arsenale ed il padiglione centrale dei Giardini, 79 artisti da tutto il mondo, accuratamente esposti e disposti, in un percorso espositivo lineare, sequenziale, pulito, non ha lesinato su nulla il curatore ed il messaggio passa forte e chiaro, insomma Rugoff ci è andato giù pesante e ha centrato in pieno l’obbiettivo. La Mostra è affiancata da 89 Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. 4 i paesi presenti per la prima volta: Ghana, Madagascar, Malesia e Pakistan. Le mostre presentate nei Padiglioni nazionali rispecchiano l’attualità: politica, denuncia, minoranze etniche, migrazioni, totalitarismi, condizione femminile, ambiente e sostenibilità. Alla Lituania il “Leone d’oro” per la migliore partecipazione nazionale poichè “ha approcciato in maniera sperimentale il Padiglione,

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Haris Epaminonda

Tavares Strachan

Zhanna Kadyrova

Padiglione Grecia Arthur Jafa “BigWheel”

Padiglione Polonia

Otobong Nkanga Anicka Yi “Biologizing the Machine - tentacular trouble”

Padiglione Stati Uniti

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Yin Xiuzhen “Trojan” Lara Favretto “Blocking”

Jesse Darling “March of the Valedictorians”

Padiglione Russia

inscenando un’opera brechtiana”; al Belgio una Menzione speciale per “il suo humor spietato” “Nè altra, nè questa: la sfida del Labirinto” questo il titolo del Padiglione Italia, alle Tese delle Vergini, curato da Milovan Farronato a cui partecipano, tre importanti artisti italiani: Enrico David (1966), Chiara Fumai (1978-2017) e Liliana Moro (1961), “il labirinto”è un tema che ci aveva fatto ben sperare... ma questo Padiglione Italia è un labirinto “da risolvere” una vera e propria “sfida”. Il visitatore deve definire in autonomia il percorso espositivo fino a carpirne il “filo di Arianna” per ricostruirne la trama delle immagini, dei contenuti e degli eventi. È stato criticato da molti questo padiglione perlopiù da chi, purtroppo, non lo ha capito. Un vero peccato per coloro, un vero “Artista” il curatore Farronato, che ha messo piedi e allestito un percorso espositivo l per poi abilmente celarlo. s

Liliana Moro “La passeggiata”

Padiglione Italia

Sun Yuan Peng Yu

Premi della 57ª edizione

La cerimonia di premiazione a Ca’ Giustinian Yin Xiuzhen “Nowhere to Land”

Giardini della Biennale Eva e Adele

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a Giuria della 58ª Biennale di Venezia, composta da Stephanie Rosenthal (Presidente di Giuria, Germania), Defne Ayas (Turchia/Olanda), Cristiana Collu (Italia), Sunjung Kim (Corea) e Hamza Walker (USA), ha assegnato i “Leoni d’oro” durante la cerimonia di premiazione che si è tenuta a Ca’ Giustinian l’11 maggio 2019. I premi sono così stati assegnati: il Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale è andato alla Lituania “Sun & Sea (Marina)” con le artiste Lina Lapelyte, >>>

segue

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Lituania “Sun & Sea” Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale

Le tre artiste lituane: Rugile Barzdziukaite, Vaiva Grainyte e Lina Lapelyte

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Vaiva Grainyte e Rugile Barzdziukaite “per l’approccio sperimentale del Padiglione e il suo modo inatteso di affrontare la rappresentazione nazionale. La giuria è rimasta colpita dall’originalità nell’uso dello spazio espositivo, che inscena un’opera brechtiana”, come viene riportato nelle motivazioni della giuria. Menzione speciale al Belgio per “il suo humor spietato - Mondo cane - offre una visione alternativa degli aspetti, spesso trascurati, dei rapporti sociali in Europa”. All’artista americano Arthur Jafa, va il Leone d’oro come miglior partecipante alla Mostra Internazionale May You Live In Interesting Times con la motivazione “Jafa utilizza materiale originale e d’appropriazione per riflettere sul tema razziale. Oltre ad affrontare in modo critico un momento carico di violenza, nel ritrarre con tenerezza gli amici e i familiari dell’artista il film fa anche appello alla nostra capacità di amare”. Leone d’argento come giovane artista promettente a Haris Epaminonda “per le sue costellazioni che uniscono in un’attenta costruzione immagini, testo e colori, fatte di

memorie frammentate, storie e connessioni frutto dell’immaginazione”. La Giuria ha inoltre deciso di assegnare due menzioni speciali ai partecipanti: Teresa Margolles (Messico) “per le sue opere acute e commoventi che trattano il dramma delle donne coinvolte dal narcotraffi-

co” e Otobong Nkanga (Nigeria) “per la sua ricerca continua attraverso i media”. Infine, il Cda della Biennale di Venezia, presieduto da Paolo Baratta, ha attribuito su proposta del curatore Ralph Rugoff, il Leone d’oro alla carriera a Jiml mie Durham (USA). s

Belgio “Mondo Cane” Menzione speciale

Arthur Jafa Leone d’Oro per il miglior partecipante

Jimmie Durham Leone d’Oro alla carriera “Muro Ciudad Juárez “ Teresa Margolles menzione speciale

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All’Arsenale di Venezia l’inferno di Dante “In Dante Veritas” di Vasily Klyukin di

Ettore Tiretto

È

un'opera senza tempo, come la Divina Commedia di Dante, la mostra “In Dante Veritas”, inaugurata lo scorso 7 maggio all'Arsenale di Venezia, dove sarà visibile fino al 26 novembre 2019. Più che una semplice mostra, si tratta di una vera e propria esperienza, come la definisce lo stesso artista, Vasily Klyukin (Mosca, 1976), che da alcuni anni vive a Monte-Carlo dedicandosi all'arte. Più precisamente, è un'esperienza dell'inferno quella che Klyukin intende far vivere a chi si addentra nello spazio maestoso e carico di suggestione della Tesa 94 dell'Arsenale di Venezia, con i suoi oltre 900 mq di superficie espositiva. Il problema dell'inquinamento ha un posto speciale nelle intenzioni dell'artista: “Se l'uomo non prende consapevolezza e non cambia il suo comportamento, assumendosi responsabilità verso l'ambiente, siamo destinati alla morte, all'Apocalisse che si avvicina.” Ma Klyukin va oltre, infatti nell’opera Why People Can't Fly, l'inquinamento è raffigurato come il nuovo peccato, che va ad affiancarsi ai 7 peccati capitali, ciò che in ultima analisi trattiene l'uomo a terra, impedendogli di volare: una presa di coscienza morale è quello a cui l'artista ci chiama. Il forte intento introspettivo, di invito alla riflessione, è chiaro fin dall'ingresso in mostra: ogni visitatore è invitato a un percorso individuale, confrontandosi personalmente con ogni opera e lasciandosi interrogare e provocare da essa, con l'aiuto di un'audioguida, scritta dallo stesso Klyukin originariamente in russo, e poi tradotta in altre 11 lingue mantenendo intatta la rima, che è una parte imprescindibile

dell'esperienza. “Occorre visualizzare il nemico per poterlo combattere”, afferma Klyukin, quel male che, intessuto al bene, è parte di ogni uomo e in cui ognuno può riconoscere se stesso in diversi momenti della sua vita ed esperienza quotidiana. L'intento è quello di riflettere, indagare nelle pieghe della propria anima, e poter poi agire, contrastare il male, e infine cambiare. Cambiare noi stessi e il mondo che ci circonda. “Ogni persona che visita questa mostra uscirà diversa da come è entrata” dice Klyukin, in quello che in ultima analisi è un messaggio di profonda speranza e lo capiamo nell'ultima e forse più importante parte del percorso, la Sala del Tradimento: qui ognuno è invitato a scrivere sulle pareti le iniziali o il nome di una persona, ma anche di un'organizzazione, di un'azienda, eccetera, che nel corso della sua vita lo ha tradito, lasciando aperto uno spiraglio al perdono. Prima di essere esposta a Venezia, In Dante Veritas si è svolta con largo successo di pubblico e critica al Museo di Stato di San Pietroburgo, diventando la mostra più visitata in città, con un afflusso di oltre 200mila visitatori in soli 3 mesi. La mostra, organizzata con il patrocinio del Museo di Stato Russo di San Pietroburgo e del Comune di Venezia rimarrà aperta al pubblico fino al 26 novembre, per tutta la durata della Biennale Arte ed è accompagnata da un l importante catalogo edito da Skira. s

“Lucifero” e “Tradimento”

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“Minosse” e “Fornicazione”

In Dante Veritas Vasily Klyukin Arsenale Nord, Tesa 94, Venezia dall’8 maggio al 26 novembre 2019 www.indante.com

Il tunnel dell’Apocalisse: “Inquinamento”

GRAZIELLA PALETTA

“ M Y S TA R ” w w w . m y - s t a r . i t BIANCOSCURO RIVISTA d’ARTE Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it

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GENESIS - 2009/2019 - tempera su cartoncino e su tela - 100x100 cm.


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Art Basel 2019 Le anticipazioni della prossima edizione di Vincenzo Chetta

Il piazzale di Art Basel 2018 con l'installazione “Basilea” del gruppo Creative Time

290 gallerie tra le più importanti al mondo 4.000 artisti tra i più famosi e quotati: questa è Art Basel

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a 49ª edizione di Art Basel, che aprirà al pubblico dal 13 al 16 giugno, ma già visitabile dall’11 giugno ma solo “private view” per VIP, si preannuncia intensa. Quest’anno un’importante novità per le gallerie: tariffe ridotte per quelle più giovani per agevolarne la partecipazione e gli investimenti. Gli espositori saranno 290, da 34 paesi, 19 i nuovi partecipanti, suddivisi nelle varie sezioni della Fiera: Galleries (gallerie di arte moderna e contemporanea); Feature (progetti curatoriali e mostre tematiche); Statements (progetti solisti di artisti emergenti); Edition (opere editoriali e multipli), Magazines (pubblicazioni da tutto il mondo); Parcours (settore che impegna i quartieri della città) e Film (film creati dagli artisti). Imperdibile, come sempre, la sezione Unlimited (installazioni, sculture e dipinti di grandi dimensioni) curata per l’ottavo ed ultimo anno da Gianni Jetzer, (ora curatore all’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden in Washington), 75 gli artisti che saranno protagonisti della “fiera-nella-fiera”, Larry Bell, Huma Bhabha, Andrea Bowers, Jonathas de Andrade, Alicia Framis, Abdulnasser Gharem, Kiluanji Kia Henda, Kapwani Kiwanga, Daniel Knorr, Jannis Kounellis, Sarah Lucas, Kerry James Marshall, Rivane Neuenschwander, Hélio Oiticica, Jacolby Satterwhite, Joan Semmel, Do Ho Suh solo per citare qualche nome. Per il progetto di Art Basel su Messeplatz è stata selezionata Alexandra Pirici con il progetto “Aggregate” (2017-2019), un performativo ambiente dell’artista rumena a cura dell’italiana Cecilia Alemani. Tra le gallerie italiane la nuova entrata SpazioA e le immancabili Alfonso Artiaco, Galleria Continua, Galleria Raffaella Cortese, Massimo De Carlo, Galleria dello Scudo, A arte Invernizzi; Magazzino, Giò Marconi, Galleria Massimo Minini, Galleria Franco Noero, Galleria Tega, Tornabuoni Art, Tucci Russo. L’elenco completo delle gallerie è visibile al sito: artbasel.com/basel/galleries. Al prossimo numero, con il reportage dedicato alla l fiera d’arte più importante del mondo: Art Basel. s

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he 49th edition of Art Basel, which will open to the public from June 13th to 16th, promises to be rich, the show will already be open to visitors from June 11th but only “private view” for VIPs. This year an important change for the galleries: reduced rates for the younger ones to facilitate participation and investments. The exhibitors will be 290, from 34 countries, 19 new participants, divided into the various sections of the Fair: Galleries (galleries of modern and contemporary art); Feature (curatorial projects and thematic exhibitions); Statements (solo projects by emerging artists); Edition (editorial and multiple works), Magazines (publications from all over the world); Parcours (sector that engages the districts of the city) and Film (films created by the artists). Not to be missed the Unlimited section (installations, sculptures and large paintings) curated for the eighth and final year by Gianni Jetzer, (Curator-at-Large at the Hirshhorn Museum and Sculpture Garden in Washington), 75 artists who will be protagonists of the “fair-in-thefair”, Larry Bell, Huma Bhabha, Andrea Bowers, Jonathas de Andrade, Alicia Framis, Abdulnasser Gharem, Kiluanji Kia Henda, Kapwani Kiwanga, Daniel Knorr, Jannis Kounellis, Sarah Lucas, Kerry James Marshall, Rivane Neuenschwander, Hélio Oiticica, Jacolby Satterwhite, Joan Semmel, Do Ho Suh for example. For the Art Basel project on Messeplatz, Alexandra Pirici was selected with the project “Aggregate” (2017-2019), a performative environment by the Romanian artist, curated by the Italian Cecilia Alemani. Among the Italian galleries, the new entry SpazioA, and the unfailing Alfonso Artiaco, Galleria Continua, Galleria Raffaella Cortese,Massimo De Carlo, Galleria dello Scudo, A arte Invernizzi; Magazzino,Giò Marconi, Galleria Massimo Minini, Galleria Franco Noero, Galleria Tega, Tornabuoni Art, Tucci Russo. The complete list of galleries is visible on the site: artbasel.com/basel/galleries. l To the next issue for the reportage of Art Basel. s

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JannisKounellis “Untitled” 2015 Danh Vo “Jardín con palomas al vuelo” 2018 Courtesy of Archivio Kounellis and Sprovieri, London Courtesy of kurimanzutto © Art Basel © Art Basel

Steven Parrino Courtesy of Gagosian © Art Basel

Alexandra Pirici. Exhibition view Neuer Berliner Kunstverein. GiuseppePenone Ph. Adrian Parvulescu © Art Basel Courtesy of Gagosian and the artist © Art Basel

Nuovo settore per Art Basel edizione di Miami Beach

Una nuova sezione verrà presentata in anteprima alla 18ª edizione di Art Basel Miami Beach a dicembre 2019: Meridians. A cura di Magalí Arriola, Meridians presenterà installazioni sculture e dipinti di grandi dimensioni, film, video e live performance nella nuova grande Ballroom del Miami Convention Center (MBCC), che vanta quasi 6.000 m² di spazio ed è direttamente collegata alle principali sale espositive. Il nuovo spazio (risultato dell’ampio rinnovamento del MBCC) consente ad Art Basel di introdurre una nuova area per le opere d’arte che si spingono oltre i confini tradizionali. Meridians offrirà alle gallerie un’opportunità unica di presentare opere ambiziose e monumentali all’edizione di Miami Beach

New sector for Art Basel Miami Beach show

An ambitious new sector that will premiere at the 18th edition of the Miami Beach show this December: Meridians. Curated by Magalí Arriola, Meridians will present large-scale sculptures and paintings, installations, film and video projections, and live performances in the Miami Beach Convention Center’s (MBCC) new Grand Ballroom, which boasts nearly 6,000 m² of space and is directly connected to the main exhibition halls. The new space (a result of the extensive refurbishment of the MBCC) enables Art Basel to introduce a new sector for art works that push the boundaries of a traditional art fair layout. Meridians will provide galleries with a unique opportunity to present ambitious, monumental works at the Miami Beach edition

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Art Fair

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Italia

BARI ArteBari maggio 2020 www.artebari.com BERGAMO Bergamo Arte Fiera gennaio 2020 www.bergamoartefiera.it BOLOGNA Arte Fiera 24-26 gennaio 2020 www.artefiera.it

A ND NE CO IO SE DIZ E

Fiere, manifestazioni ed esposizioni internazionali International fairs, exhibitions and exhibitions MILANO MiArt 17-19 aprile 2020 www.miart.it

Pavia Art Talent 30 nov.-1 dic.2019 www.patpavia.it Mia Photo Fair marzo 2020 www.miafair.it Affordable Art Fair MOSTRA D’ARTE 7-9 febbraio 2020 CONTEMPORANEA www.affordableartfair.com ACCESSIBILE REGALA L’ARTE

NATALE Grand A Art ORARI 2019 SABATO 10/20 4-6 ottobre DOMENICA 10/20 www.grandart.it

MONTICHIARI (BS) Expo Arte maggio 2020 www.expoartemontichiari.it FORLI’-CESENA Vernice ArtFair 13-15 marzo 2020 www.verniceartfair.it Arte Forlì-Cesena Contemporanea 25-2 ottobre 2019 www.fieracontemporanea.it FIERA F CONTEMPORANEA

PAVIA PaviArt marzo 2020 www.paviart.it

PADOVA Arte Padova 15-17 novembre 2019 www.artepadova.com

PAVIA ART TALENT

1-2/12/2018 TORINO Artissima 1-3 novembre 2019 PALAZZO ESPOSIZIONI P.LE EUROPA www.artissima.art

PAVIA

Europe

AMSTERDAM (NL) Affordable Art Fair oct. 31-nov. 3, 2019 www.affordableartfair.com BARCELONA (E) Loop Fair 19-21 november, 2019 www.loop-barcelona.com BASEL (CH) Art Basel june 13-16, 2019 www.artbasel.com

INGRESSO GRATUITO

Paratissima 1-3 novembre 2019 www.paratissima.it VENEZIA La Biennale di Venezia 11 mag.-24 nov. 2019 www.labiennale.org

Liste Basel june 10-16, 2019 www.liste.ch BERLIN (D) Berlin Art Week september 11-15, 2019 www.berlinartweek.de Art Berlin september 12-15, 2019 www.artberlinfair.com

XXII edizione Arte moderna e contemporanea

GENOVA Arte Genova 14-17 febbraio 2020 www.artegenova.com

PARMA ArtParma 5-6 e 11-13 ottobre 2019 www.artparmafair.it

VERONA ArtVerona 11-13 ottobre 2019 www.artverona.it

Positions Berlin september 12-15, 2019 www.positions.de

PER INFORMAZIONI: SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: +39 049 8800305

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BRUXELLES (B) Art Brussels April 23-26, 2020 www.artbrussels.com

MADRID (E) Art Madrid feb. 27-mar. 3, 2020 www.art-madrid.com

Brafa jan. 25-feb. 2, 2020 www.brafa.be

MARBELLA (E) Art Marbella july 30-august 3, 2019 www.marbellafair.com

CHESTER (ENG) Chester Arts Fair november 15-17, 2019 www.chesterartsfair.co.uk COLOGNE (D) Art Cologne april, 2020 www.artcologne.com

MONTE-CARLO (MC) Art Monte-Carlo may 1-3, 2020 www.artmontecarlo.ch MONTREUX (CH) Montreux Art Gallery november 6-10, 2019 www.mag-swiss.com

GENEVE (CH) Art Genève jan. 30-feb. 2, 2020 www.artgeneve.ch KARLSRUHE (D) Art Karlsruhe february 13-16, 2020 www.art-karlsruhe.de INNSBRUCK (A) Art Innsbruck january 16-19, 2020 www.art-innsbruck.at

PARIS (F) Fiac october 17-20, 2019 www.fiac.com Art Paris april, 2020 www.artparis.com

ISTANBUL (TR) CI contemporary istanbul – 20 GENNAIO september2019 12-15, 2019 O FIERA INNSBRUCK contemporaryistanbul.com

DUBAI (UAE) Art Dubai march, 2020 www.artdubai.ae HONG KONG (CN) Art Basel Hong Kong march 19-21, 2020 www.artbasel.com

Affordable Art Fair may 17-19, 2019 www.affordableartfair.com MEXICO CITY (MEX) Zona MACO february 5-9, 2020 www.zonamaco.com

VIENNA (A) LONDON (ENG) Vienna Contemporary Frieze London september 26-29, 2019 october 2-6, 2019 www.viennacontemporary.at www.frieze.com ART SALZBURG CONTEMPORARY & ANTIQUES INTERNATIONAL ZURICH (CH) London Art19 Fair– 21 OTTOBRE Art International 2018 Zurich CENTRO FIERA DI SALISBURGO january 22-26, 2020 september 26-29, 2019 www.londonartfair.co.uk www.art-zurich.com fiera internazionale d’arte contemporanea, classico moderno & antiquariato | 19° – 21° secolo

NEW DELHI (IND) India Art Fair jan. 30 - feb. 2, 2020 www.indiaartfair.in NEW YORK (USA) Art NewYork may, 2020 www.artnyfair.com ArtExpo NewYork april 23-26, 2020 www.artexponewyork.com

Affordable Art Fair september 26-29, 2019 www.affordableartfair.com SHANGHAI (CN) Shanghai Art Fair november 7-10, 2019 www.sartfair.com SINGAPORE (SGP) Affordable Art Fair november 22-24, 2019 www.affordableartfair.com TOKYO (J) Art Fair Tokyo march, 2020 www.artfairtokyo.com

MIAMI BEACH (USA) Art Basel Miami Beach december 5-8, 2019 www.artbasel.com

Bild: Roman Träxler

11.00 – 1900 – 1700

nsbruck.com

CHICAGO (USA) Expo Chicago september 19-22, 2019 www.expochicago.com

SALZBURG (A) Art Salzburg Contemporary september 26-29, 2019 art-salzburg-contemporary.com

A INTERNAZIONALE CONTEMPORANEA | 19°– 21° SECOLO

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World

MOSCOW (RUS) Cosmoscow september 6-8, 2019 www.cosmoscow.com

TORONTO (CDN) Art Toronto october 25-17, 2019 www.arttoronto.ca VANCOUVER (CDN) Art! Vancouver april 16-19, 2020 www.artvancouver.net Per visualizzare l’elenco completo aggiornato inquadra con il tuo smartphone il codice QR e collegati al nostro sito ufficiale: w w w.b ian c o s c u ro.it /ar t -fai r s

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ella Fortaleza de Ansite, per trentaquattro metri, grotte e gallerie sono scavate nella sua roccia, potrebbe sembrare solo una montagna fra le tante, ma si tratta di uno dei siti pre-Ispanici più importanti di Gran Canaria. Essi ne vivevano all’interno, le pareti venivano decoravano con figure astratte, geometriche, simboli misteriosi formati da croci, cerchi, spirali e triangoli; similmente a quelle dei loro antenati dell’Era Glaciale. Per i Guanci il complesso era la manifestazione del sacro, orientato ai 4 punti cardinali. Nelle date vicine al solstizio d’estate (20-22 giugno) durante il tramonto, i raggi del sole generano nel mezzo un grande cerchio luminoso che penetra attraverso la porta d’entrata del tunnel principale del Grande forte, prendendone la forma. Diventa un grande raggio luminoso che, sbucando poi dall’altra parte, sembra essere una sorta di laser. Per gli indigeni rappresentava una grande scala verso il cielo ed una sacra abitazione trapezoidale. Al di sopra dell’ingresso della galleria sono state trovate dipinte delle figure antropomorfe rappresentate con lunghe tuniche bianche. Inoltre, al suo interno sono

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92 Forteza © Photo by Adele Arati

Ora che ero giunta con un piccolo aereo da Tenerife a Gran Canaria mi aspettava la Fortaleza de Ansite, l’ultima roccaforte della popolazione Guanche. Allontanandomi nuovamente dalla costa verso l’interno dell’isola, andai verso la città di Santa Lucia, a 51 chilometri di distanza da Las Palmas, una zona agricola e in prossimità dei pendii della Caldera di las Tirajanas. Giunta su quei dirupi fu facile individuarla, e vista dall’alto era imponente, ma quel dirupo ci separava. Dunque il punto era come arrivarci, una strada doveva esserci e cominciai a scrutare le alte rocce per trovarla. L’enorme macigno basaltico formato da due montagne, la fortezza piccola e quella grande, erano edifici vulcanici utilizzate dagli aborigeni come dimore e sepolcri. Molti studiosi prima di me la visitarono, in primis l’antropologo francese Renè Verneau tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Mentre attualmente sapevo essere un importante sito archeologico, con alle sue pendici uno sperduto museo che ne conservava preziosi reperti. Mentre con l’auto costeggiavo le piccole e ripide stradine per raggiungerla mi domandavo: “Ma qual era la Realtà per la popolazione dei Guanci che un tempo l’avevano abitata?” Sappiamo che essa è un cammino inversaMente piramidale, un’ipnosi monoideale individuale, una parziale Verità.

[11ª puntata]

Introduzione ai Percorsi del mito, il cammino piramidale dell’essere

Oceano Atlantico: Gran Canaria, la Fortaleza de Ansite

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state recuperate delle dee madri (simili a quelle di Malta), volti alieni impressi nell’argilla, ceramiche decorate in modo piramidale e tante conchiglie. Infine, al di sotto ci sono strutture abitative circolari che ricordano quelle africane, mesopotamiche e Sarde. Nel 1300, periodo in cui furono invasi da popoli provenienti dalla Spagna, fu la loro ultima roccaforte, ma molti di loro preferirono gettarsi nel burrone adiacente piuttosto che divenirne schiavi. Forse chi sopravvisse si spostò via mare nelle isole più remote dell’Oceano Pacifico, con la convinzione di non potere essere raggiunti, oppure si nascosero all’interno del Mediterraneo incontrandovi i loro cugini autoctoni e già isolati. Emiri si sedette al margine di quel dirupo (non avere paura di cadere è nel suo DNA), e invitandomi accanto a lui mi confessò: “Sai quel comportamento,il suicidio, era comune nelle popolazioni delle isole del Pacifico, l’alternativa ad essere annientati dagli invasori. Si narra che il 6 dicembre 1862, sull’isola di Pasqua, Alguire, capo di una flottigia di sei navi conquistatrici, fece accerchiare un migliaio di indigeni e con lance di ossidiana li fece abbattere. Fra loro c’era il Re della dinastia Maurata, l’ultimo conoscitore del sapere dei glifi rongorongo e dei Moai. Donne e bambini fuggirono verso Rano Raraku, il cratere a sud: raggiunti furono anch’essi sterminati, e chi non lo fu si gettò di sua volontà dai suoi dirupi. Questa è la verità della fine di quei popoli, ben altro rispetto alla causa di disboscamento.” Quando si parla di genocidi di massa non dobbiamo dimenticare quelli che furono i primi, ossia tutte quelle civiltà mondiali matriarcali, partendo dagli stessi Neanderthal e dai primi Sapiens, da cui oggi siamo divenuti Homo Sapiens Sapiens. Quelle erano le nostre radici e una volta tagliate, diventammo orfani del nostro passato. Con occhi lucidi e il cuore pieno di rammarico, gli domandai: “Ma chi erano i Guanci?” Dalla nostra chiacchierata risultò che “si pensa” essi Forteza © Photo by Adele Arati

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siano una derivazione antecedente agli attuali Berberi di etnia Caucasica dell’Africa del Nord, che navigando in un Oceano Atlantico (molto più basso di oggi) siano arrivati quaggiù. Entrambi discendono dal Cro-Magnon vissuto nel Paleolitico superiore, forma fossile di uomo appartenente ai più antichi rappresentanti di Homo sapiens, la nostra specie. Essi comparvero circa nel 37.000 a.C., partendo dal Nord d’Africa discesero lo stretto di Gibilterra passando da Spagna, Portogallo, Francia e si insediarono in Italia, dando vita all’agricoltura (18.000 anni prima della mezza luna fertile). Gli antropologi riconoscono corrispondenze genetiche con Baschi, sardi e Longobardi. Conquistarono anche l’Asia arrivando in Siberia, Cina, il nord d’America originando i Dakota - Sioux e infine colonizzarono il Pacifico e l’Australia. Da un punto di vista anatomico erano individui superiori al metro e ottanta, con capelli biondi o rossi e occhi azzurri o grigi, una corporatura robusta e la carnagione olivastra. Inoltre gli uomini portavano lunghe e folte barbe. Tutto questo mi creò confusione è un po’ di inquietudine e mille nozioni girovagavano senza logica per la mia mente… Secondo uno studio condotto da studiosi giapponesi ed europei, i capelli biondi fecero la loro comparsa fra gli umani all’incirca 11/12.000 anni fa, verso la fine dell’era glaciale e come anomalia del gene MC1R. Inoltre precisano che senza una specifica selezione i biondi avrebbero necessitato di 850.000 anni per prevalere sulla popolazione bruna. Ma, se non ricordo male, anche i Neanderthal (la cui comparsa avvenne 350.000 a.c.) erano già di tipologia chiara e celebravano il culto della Dea Madre e del Dio Toro, come gli antichi ma più recenti Homo Sapiens Africani. Quindi cosa distingue gli Amerindi dai Canari e Polinesiani? Credo ci sia da fare un pò di ordine in tutto questo. Una certezza rimane, dall’arte al linguaggio di queForteza © Photo by Adele Arati

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sti abitanti, l’origine ci riporta sempre in un punto: in Africa. Punti impressi intorno a croci, dalle farfalle megalitiche a quelle Camune, sino ad arrivare alle più recenti Templari. Ma quale Verità nascondevano questi popoli dietro al loro simbolismo?

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[...] continua sul prossimo numero di BIANCOSCURO

(Una raccomandazione: se vi è venuta l’idea di andare a visitare la Fortaleza de Ansite sappiate che è un luogo archeologico non custodito e pericoloso, le strade sono molto strette per chilometri e anche se il sito è di rara bellezza, per la Vostra sicurezza, lo sconsiglio.) Adele Arati

Ma torniamo a ripassare i nostri simbolici Punti, riclassificandoli, introducendo il Quattordicesimo: OTTAVO (era il decimo): L’art’è non è una religione, ma la storia che affonda nel mito. La religione è una fede ed è sacra, intoccabile e personale. DiversaMente la mitologia è un racconto tramandato di fatti accaduti, riguarda la collettività e per questo deve essere indagato. Sono due cose diametralMente diverse e non vanno confuse. NONO (era il quinto): Se metto insieme tutte le conoscenze a mia disposizione, penso sia tutto da rifare, l’arte preistorica era intenzionale, la tecnica è testimonianza di un Pensiero Simbolico tramandato, che poco a da vedere con il “magico”, ma più con la Storia del cammino dell’ESsere. QUATTORDICESIMO: La realtà della Verità è la condivisione di singoli pensieri divenuta un’ipnosi collettiva, che affonda le sue radici in una storia dimenticata e cancellata.” Ma qual’era la Reale Verità dell’ Origine dei Guanci?

Testi LiberaMente tratti dai miei Futuri Romanzi Fanta ma Scientifici e dalle mie Opere; il racconto è inventato, il mito è quello ascoltato dai locali e i riferimenti scientifici sono reali.

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Mattia Consonni Le note di colore dell'artista brianzolo di Daniela

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Sopra: “Hoppípolla” smalto e vinile su tela ispirato dall’omonimo brano di Sigur Rós. Inquadra con lo smartphone il QR per ascoltare la canzone.

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icordando i grandi progetti realizzati, osservando le sue opere, sembra impossibile che siano solo passati pochi anni da quando Mattia Consonni (Musica per gli Occhi) ha deciso di mostrare le sue opere al grande pubblico. Così racconta i suoi primi passi:“Ho iniziato quasi per scherzo nell’agosto 2012 mettendo sulla tela quanto i sentimenti che provavo dopo aver ascoltato dei brani musicali che mi erano familiari. Sentivo che non mi bastava più ascoltare musica, avevo bisogno di esternare, di imprimere

quel sentimento che covava in me.” Collezionista di vinili, Mattia è un profondo conoscitore della musica, e ha saputo utilizzarla per creare qualcosa di completamente nuovo, seppur complementare. Tutte le sue opere vengono dettate dai brani che più lo ispirano in quel preciso momento, così come tutti noi scegliamo la nostra colonna sonora della giornata a seconda del nostro umore, così Mattia si lascia coinvolgere dalle note e le racconta visivamente sulla tela. Ultimi grandi progetti, quello legato al brano di Yanni “One Man’s Dream” (di-

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viso in quattro tele, ognuna corredata della propria flightcase, istruzioni in italiano ed in inglese ed un taccuino da viaggio, ognuna partita da una destinazione differente, accompagnata da compagni di viaggio diversi) ed il grande muro di vinili ispirato da “The Wall” dei Pink Floyd: imprese da record che solo un vero artista appassionato (e un po’ folle) può immaginare e, subito dopo, concretizzare. Quale sarà la prossima sorprel sa artistica di Mattia Consonni? s A destra: “Sirius” smalto e vinile su tela ispirato dall’omonimo brano di Alan Parson Project. Inquadra con lo smartphone il QR per ascoltare la canzone. smalto e vinile cm 80 x 80 A sinistra: “Queenie Eye” smalto e vinile su tela ispirato dall’omonimo brano di Paul McCartney. Inquadra con lo smartphone il QR per ascoltare la canzone.

INFO

MATTIA CONSONNI Musica per gli Occhi

Sotto l’insieme delle quattro tele “One man’s dream” ispirate dall’omonimo brano di Yanni del 1993. Inquadra con lo smartphone il QR per ascoltare la canzone.

mattiaconsonni Musica per gli occhi

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Karin Monschauer La sua espressività artistica

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ualcosa di nuovo sta arrivando dal genio creativo di Karin Monschauer, l’artista lussemburghese

che sta passando in questo momento una nuova fase di cambiamento artistico. Possiamo notare come stia cambiando medium, tecnica e segno, pur mantenendo una sua rico-

noscibilità ben precisa: lo stile Monschauer è inconfondibile. Come sappiamo, Karin, oltre ad apparire di diverse pubblicazioni del settore, ha alcune opere in permanenza all’European Art Museum in Danimarca e al Museo Le Bois Du Cazier in Belgio, ma tante altre sono le esposizioni alle quali partecipa e nelle quali possiamo tutti ammirare la sua arte, ad esempio ultimamente ha esposto al Discovery Cologne Art Fair in Germania, alla Galleria Merlino di Firenze, alla Bienal de Arte di Barcelona e ancora in Italia a Vernice Art Fair e ad Arte Genova. Ora scopriamo come, dalla sperimentazione digitale sulle forme e sui colori ed i loro possibili intrecci, mettendo in arte visiva concetti di matematica e ricamo, piano piano si stia lasciando affascinare sempre di più dalla tecnica manuale e dalla tela naturale. Ecco dunque che passiamo dai tanti Untitled (opere in trama e ordito digitali, quasi un richiamo alle tradizioni arabe per la creazioni di ornamenti), geniali e precisi, dalle campiture omogenee e decise, a opere come “Movimento”, in cui inizia a farsi vedere un disegno più A destra: Movimento 2019, Brush Pen su tela, 50x50 cm. A sinistra: Favelas 2019, Brush Pen su tela, 50x70 cm.

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libero di esprimersi e correre, seppur squadrato e geometrico, ancorato alla naturale predisposizione e agli studi matematici dell’artista. Non è ancora concluso il ciclo geometrico, ma questa fase artistica sarà sicuramente per Karin un momento da ricordare: era dal 2015 che produceva esclusivamente opere digitali. Attraverso la grafica ed il computer, i codici matematici la sostenevano nell’esternazione della sua creatività e le fornivano le vie cromatiche delle sue tessiture virtuali, determinate poi nella stampa su supporti di diverse misure. Ora, la manualità acquisita con il ricamo è a disposizione di tele e colori concreti, in un momento storico nel quale tutto

si sposta dal “reale” al “virtuale” (in ogni campo lavorativo e della vita di tutti noi, smartphone, computer e smart-tv sono ormai i compagni “fedeli”) il virtuale ha lasciato spazio al reale, non solo nell’effettiva realizzazione, ma anche nel disegno proposto. Guardando infatti la nuova nata, “Favelas”, possiamo comprendere il percorso artistico che Karin Monschauer sta compiendo: l’astratto sta abbandonando il disegno tipico dell’artista, l’opera si mostra per quello che è, senza più lasciare libere le diverse interpretazioni di forma. La prigione di palazzi è lì, pronta a scaturire nell’osservatore diversi sentimenti, ma assolutamente riconoscibile. Vincenzo Chetta

Senza nome, 80x80 cm, 2019, Arte digitale su tela

Luce 2, 80x80 cm, 2019, Arte digitale su tela

Senza nome, 40x40 cm, 2019, Arte digitale su tela

INFO kar.mon@bluewin.ch www karinmonschauer.ch LinkedIn:karin-monschauer KarMonArtista karinartista

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Giancarlo Delmastro L’istinto creativo

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n una delle sue tante riflessioni, Pablo Picasso disse: “La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente…”, e per certi aspetti l’arte di Giancarlo Delmastro, abbraccia questa teoria. Laureato in architettura, ha alle spalle un’intensa attività di progettazione nel campo del restauro, dell’architettura civile e sociale e nella pianificazione urbanistica in varie regioni d’Italia. Ha svolto attività didattica presso la cattedra di Scienza delle Costruzioni all’Università di Roma, già docente e Direttore incaricato dell’Istituto Superiore Universitario per le Industrie Artistiche di Urbino.

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Nel campo della pittura, la sua esperienza inizia nel 2002; riesce in pochissimi anni ad inserirsi pienamente nella società dell’arte che gli conferisce un cospicuo numero di premi ed esposizioni. Tra questi ricordiamo: il Premio Capitolium nel 2004, la Triennale dell’astratto e del surreale a Roma nel 2010, il Premio Internazionale Tokio nel 2011, l’Esposizione alla BiBart di Bari a dicembre 2016 e per finire, ma non ultima, la Mostra collettiva presso la Galleria Area Contesa Arte a Roma. Le sue opere oltre ad avere una vasta tavolozza cromatica, creano un legame intrinseco con chi le osserva. La sua gestualità presente e viva, avvolge lo spettatore in un vortice di stupore e meravi-

Sopra: Sinfonia n.9 L.V. Beethoven 2013, tecnica mista, 114x140 cm. Sotto: La rivoluzione 2013, acrilico su tela, 140x80 cm.

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Sinfonia n.2 L.V. Beethoven - 2013, tecnica mista, 120x100 cm.

glia, in cui movimento e materia si uniscono. Nella pittura prevale l’istinto, ma allo stesso tempo una certa dose di razionalità, ed è proprio dove queste combaciano che nasce, attraverso una scintilla di vita, l’opera di Delmastro. In tutto ciò che ci circonda esiste una logica, in questo caso una logica colorata, ed il pittore non può far altro che obbedirle,

lasciando la mente lontana ed inerme, nel preciso istante in cui mano, colore e superficie si incontrano. Nei suoi dipinti, i sentimenti sono vivi, Giancarlo diventa poeta dell’arte e poeta della vita, i suoi lavori viaggiano per il mondo grazie a numerosissime pubblicazioni su annuari d’arte come ad esempio I Grandi Maestri 2010, Internationale

Kunts Heute 2014/2015 (con la critica di Ingrid Gardill, pubblicazione insignita del German Design nel 2016), Annuario di arte contemporanea “Artisti” (a cura di Vittorio Sgarbi) e I protagonisti dell’arte dal XIX secolo ad oggi (a cura di Paolo Levi), solo per citarne alcuni. La sua creatività inneggia le forme della natura, che si circondano di un armonia unica come lo si vede nelle opere “Sinfonia”: un vortice di colori che viaggia veloce attraverso i segni incisivi della pittura. La sua arte si basa sulle emozioni regalando una prospettiva alta, edificata con un equilibrio unico, tra forma e abilità. Giancarlo Delmastro crea opere che attraggono e che sicuramente ci riconducono a visioni strettamente personali, che, con estrema raffinatezza pittorica, concede a noi spettatori la chiave di lettura interpretativa, rendendo il suo mondo, un luogo magico tutto da scoprire. Mario Gambatesa

INFO

Opera tra Roma e il Trentino . Studio: Roma - Trento studiodelmastro@libero.it

Segni nel cielo 2010, acrilico su tela, 120x80 cm.

Il bosco 2010, acrilico su tela, 100x135 cm.

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Elena Sirtori Frammenti di emozioni

E Cuore di latte tecnica mista con latte e zafferano 80x80 cm.

lena Sirtori nasce a Lecco, città manzoniana, ed ha le sue radici profonde nella verde Brianza, dove inizia a sperimentare tutto quello che vive accanto a lei, nel suo circondario e che la ispira. Crescere a contatto con una natura ancora selvaggia, conoscerne i differenti aspetti e rispettarne i cicli: questa è una caratteristica che si amplifica nel suo moto creativo. Tutto viene continuamente rielaborato, filtrato per mostrare frammenti di culture, emozioni e sensazioni, le più disparate, ma che ben convivono insieme. Un’arte semplice e senza pretese, ricca però di quella quotidianità che ci accomuna pur vivendo differenti culture, usi l e costumi.s

Sopra: Cuore ubriaco tecnica mista con vino rosso e cera 80x80 cm. Sotto: Il Cuore del Mondo tecnica mista con applicazione di cereali 60x100 cm.

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PATRIZIA BORRELLI

Amore Uguale, tela 2 mt x 1 mt, smalti, 2018

www.patriziaborrelliarte.wordpress.com www.enciclopediadarte.eu www.bepopart.com patriziaborrelli17@gmail.com patborr


FABIO CASTAGNA

“... L’ultimo treno” - 2016, olio e acrilico su tela, 30x30 cm.

artmea@yahoo.com

www.artmea.altervista.org


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Luca Lova Surrealtà animale

M

orso dalla fame di sapere, di conoscere e di aprirsi al dialogo, Luca Lova crede fermamente che l’arte contemporanea debba essere meno istintiva, meno ready-made, e dunque frutto di ricerca stilistica e formale. Fermamente convinto che solo dialoghi, letture e documentazione possano portare alla realizzazione di quello che lui intende per “Arte”, Lova è un artista giovane, ma con le idee chiare. Le sue ultime serie comprendono le giraffe “Highest love” (qui a destra), i rinoceronti “Evolution denied”, le pantere “Upward spiral” ed i gorilla “Antipop”. Le opere della serie “Highest love” sono l’interpretazione concettuale (in chiave surreale) del simposio di Platone, in particolare si riferiscono al discorso di Pausania ed al mito dell’androgino di Aristofane. Lova non cerca il successo facile: cerca il giusto riconoscimento della sua arte, della sua sperimentazione e della sua razionalità, e lo fa creando ritratti scultorei di l animali surreali. s LUCA LOVA Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito e vedere altre opere dell’artista.

instagram.com/lucalova.art artshop.biancoscuro.it

“Highest love” (white stained beige) 2019, resina e verniciatura ad aerografo, 45x25 h75 cm.

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F L O R A _ C A S TA L D I FLORAISON acrilico su tela, 80x80 cm. A destra un dettaglio dell’opera

Flora Castaldi, Artiste peintre permanent: Galleria Farini Bologna L’Artiste Peintre FLORA Castaldi est une artiste COTE Art Prize: www.artprice.com I-CAC indice de cotation des artistes certifiés: www.i-cac.fr FLORA Drouot Cotation: www.guidarts.com


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Giacomo Rossi Navigando fra gli Astri

I

n attesa di poter ammirare dal vivo le opere d’arte di Giacomo Rossi (in mostra personale a Sassuolo fino al 12 giugno nella nuova Galleria del centro), possiamo imparare a conoscere di più la sua Arte. Giacomo Rossi si accosta all’arte negli anni ‘80, confrontandosi sempre più con la critica che ne avvalla positivamente il suo operato, è presente attivamente in importanti rassegne e manifestazioni artistiche, partecipa a mostre collettive ed importanti personali in varie città italiane. Così ci racconta la nascita delle sue ultime opere, dedicate al cosmo: “L’uomo, sin dall’antichità, dai Maya agli Antichi Egizi all’uomo moderno, ha solo un sogno: raggiungere, vedere, toccare i pianeti. Nel mio laboratorio, studiando e provando nuove tecniche materiche e pittoriche con nuovi materiali, ho creato i “pianeti”. Navigando con la fantasia tra gli astri, davo loro superfici e colorazioni diverse, dando all’opera una nuova forma: separazione e scissione del pianeta, che assume così un aspetto conflittuale diverso, un’identità propria di bellezza e di tecnica, rendendo ogni pianeta unico, come così è nella realtà.”. Rebecca Maniti

Sopra: Giacomo Rossi - G-R 74, 2018, ø 26 cm. Sotto: Giacomo Rossi - Ross121 b codificato, 2019

INFO giacomorossiart.weebly.com Studio in Sassuolo (MO) Giacomo Rossi - Orione (il pianeta venerato dagli Egizi) tecnica mista, 2018, 140x70 cm.

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Margaretha Gubernale L’Arte dello spirito

L’

opera Networking tratta della più alta interconnessione e con l’interconnessione terrena. Mostra il sole come un simbolo alto: tutti i piccoli soli sparsi indicano il sole principale, ad esempio, da destra a sinistra, un piccolo sole con un telescopio, un piccolo sole vicino all’ Albero della Vita, e un altro sole sul terreno, dove escono i cavi in fibra ottica. Ne troviamo uno anche nel comparto della distribuzione TT, TV e internet, e un piccolo sole sopra le montagne e uno vicino ad un satellite. Da sinistra a destra figurano una donna con il vischio ed un’altra che medita verso la luce; una donna in piedi su una pietra uccide un ragno, che ha sua volta aveva attirato una mosca, mentre un’altra donna ha in mano un cavo in fibra ottica. Sopra a tutte, la

donna che punta alla luce, la linea guida suprema per tutte le nostre azioni e in base alla quale dobbiamo allineare la nostra tecnologia. Questa immagine è elaborata in modo molto neutro ed è una testimonianza l contemporanea. s

INFO

mar.gubernale@bluewin.ch

www.margarethagubernale.org Networking 2019, olio su tela, 250x150 cm.

Umberto Salmeri umbertosalmeri@virgilio.it

w w w. u m b e r t o s a l m e r i . c o m

Butterfly Fluid - 2004, tecnica digitale su pvc, 80x100 cm. 108

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COR FAFIANI

GAME CLIMAX - 2017, polystyreen, 34x30x22 cm.

w ww.c o r f a f i a n i .n l


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Di conservazione in consacrazione CAMERA espone l’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo di

Lucia Garnero

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sposte 240 straordinarie immagini, a raccontare più di 40 anni di storia d’Italia; sono gli scatti tratti dall’archivio Publifoto – dal nome dell’agenzia fondata a Milano nel 1937 da Vincenzo Carrese, con il nome Keystone -, acquisito da Intesa Sanpaolo nel 2015, ora in mostra a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino. “Nel mirino – L’Italia e il mondo nell’Archivio Publifoto 1939-1981”, A sinistra: Milan-Napoli: particolare azione di Hasse Jeppson, Franco Pedroni, Celso Posio, Francesco Zagatti e Arturo Silvestri, 2 marzo 1953 Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

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ne; si tratta della prima mostra emersa dall’imponente archivio dell’agenzia fotografica, che raccoglie complessivamente 8 milioni di immagini. Per dare corpo e spazio a questo eccezionale percorso nella storia italiana, organizzato sul modello di una rivista illustrata, attraverso le sezioni dedicate alla politica, alla cronaca, al costume, alla società, alla cultura e allo sport, i curatori si sono concentrati sul periodo compreso tra il 1939, quando l’agenzia diventa Publifoto, e il 1981, anno della scomparsa di Vincenzo Carrese. La mostra si pone, come sottolinea lo stesso Grasso, come un "viaggio animato dal ricordo di imprese mirabolanti", in cui compaiono momenti storici legati anche alla città di Torino, A sinistra: uno dei pilastri del Palazzo del Lavoro, progettato da Pier Luigi Nervi con la collaborazione dell’architetto Gio Ponti e di Gino Covre, per l’Esposizione Internazionale del Lavoro tenutasi a Torino dal 1 maggio al 31 ottobre 1961 Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo A destra: tragedia di Superga, il relitto dell’aereo su cui viaggiavano i giocatori del Grande Torino, 5-6 maggio 1949 Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo A sinistra: tre ragazze, aggregate a gruppi di partigiani, in Piazza Brera mentre perlustrano la città insieme ai “gappisti”, 26 aprile 1945 (fotografia di Tino Petrelli) Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

inaugurata il 13 aprile, curata da Aldo Grasso, editorialista del Corriere della Sera, e da Walter Guadagnini, direttore del CAMERA, è visitabile fino al 7 luglio 2019. Emergono, quali protagonisti indiscussi dell'evento, le risorse, i metodi e gli strumenti di conservazione e valorizzazione di tutto il patrimonio in dotazio-

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NEL MIRINO

L’Italia e il mondo nell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo 1939-1981 13 aprile - 7 luglio 2019

CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia, Torino INFO T. +39 011 0881150 camera@camera.to Da mercoledì a lunedì 11.00 - 19.00 Giovedì 11.00 - 21.00 Martedì chiuso Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.camera.to

Cantiere dell’Autostrada del Sole per la costruzione del ponte sul fiume Po in località Mortizza (Piacenza), giugno 1957 Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

come la tragedia di Superga, della quale, l'appena trascorso 4 maggio, sono ricorsi i 70 anni. Vengono ritratti, allo stesso modo, altri importanti eventi della storia nazionale, come i movimenti partigiani, la realizzazione della rete autostradale italiana e la costruzione del Palazzo del Lavoro di Pier Luigi Nervi. La mostra rappresenta anche un’occasione unica per analizzare il rapporto tra fotografia e carta stampata e giungere ad un'in-

terpretazione corretta dell'interazione che ne è scaturita: le fotografie hanno dettato un’estetica compiuta, tale da influire sulla percezione popolare del linguaggio fotografico e sull’idea stessa di comunicazione e di giornalismo nell’Italia del sel condo dopoguerra. s

Attilio Bravi nel salto in lungo, XVII Olimpiade di Roma, agosto-settembre 1960 Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

Maria Cavaggioni maria.cavaggioni@gmail.com

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Maria Cavaggioni

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Ordina la versione cartacea o PDF cm. su https://artshop.biancoscuro.it L'altra metà del cielo - 2019, olio su tela, 80x70


Eugenio CERRATO cerratoeugenio@alice.it -

Cerrato Eugenio

cerrato.eugenio

E. Cerrato - Il cubo del Sator - Il Portale della quarta dimensione - 2019, 25x25x25 cm. Ph.Tommy Ducale 12


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Berenice Abbott Dai ritratti alla fotografia scientifica di

Daniela Malabaila

In basso a destra: Berenice Abbott Flatiron Building Madison Square, New York, 1938 ©Berenice Abbott Getty Images Berenice Abbott - Dorothy Whitney Paris, 1926 ©Berenice Abbott Getty Images

I

l Palazzo delle Paure di Lecco ospita fino all’8 settembre una mostra dedicata a Berenice Abbott, la “fotografa di New York”, curata da Anne Morin e Piero Pozzi, col patrocinio del Comune di Lecco, prodotta e realizzata da Di Chroma Photography e ViDi - Visit Different. L’esposizione

è composta da 80 immagini in bianco e nero che ripercorrono l’intera carriera della Abbott, divise in tre sezioni fondamentali: Ritratti, New York e Scienza. Il percorso espositivo si apre dunque con i ritratti realizzati a partire dal 1925 all’interno dello studio parigino di Man Ray, di cui fu assistente. Con questi scatti, Berenice Abbott ottenne subito un grande successo, sia di critica che commerciale: un anno dopo aprì un proprio atelier e iniziò ad esporre le sue fotografie in gallerie d’arte. Iconici gli scatti della scrittrice Solita Solano, del fotografo Eugène Atget, dell’attrice Dorothy Whitney, solo per citarne alcuni. Nella sezione successiva troviamo i lavoro nati nella Grande Depressione, che la costrinse ad abbandonare i ritratti per dedicarsi alle richieste fotografie dei cambiamenti di New York. La mostra prosegue con la sezione dedicata alla scienza: ci troviamo nel 1939 e la Abbott sta iniziando il suo progetto più ambizioso, al quale lavorerà per 20 anni in solitudine. Credendo che i fenomeni scientifici fossero validi soggetti artistici, s’impegnò a dimostrare che la fotografia

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DiDiF Daniela Delle Fratte

Umiltà

2019, acrilico su tela 70x100 cm.

Berenice Abbott - Eugène Atget, 1927 ©Berenice Abbott Getty Images

era il mezzo più adatto e qualificato per unire arte e scienza. Finalmente alla fine degli anni cinquanta il suo lavoro venne riconosciuto dal Physical Science Study Committee e venne assunta dal MIT - Massachussets Institute of Technology. Chiude la visita al lavoro della grande fotografa, il documentario “Berenice Abbott: A View of the 20th Century” realizzato nel 1992 da Kay Weaver e Martha Wheelock. In un momento storico in cui si tende a dare sempre meno valore allo scatto fotografico, questa esposizione può far comprendere quanto sia preziosa l la vera fotografia d’Autore. s

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BERENICE ABBOTT Topographies

20 aprile - 08 settembre 2019 Palazzo delle Paure, Lecco INFO T. +39 0341 286729 segreteria.museo@comune.lecco.it

Il suo amore per la natura la conduce verso un’improvvisa ispirazione al dipingere, l’importante non è solo l’immagine visiva di ciò che rappresenta ma le sensazioni emotive che trasmettono le sue opere poiché il suo scopo è: indagare, confrontare e di seguito rappresentare i sentimenti umani con i fenomeni della natura.

Dal martedì al venerdì 9.30 - 19.00 Sabato, domenica e festivi 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museilecco.org

www.didif.altervista.org didifquadri@gmail.com


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Omo Valley, Etiopia, 2013 © Steve McCurry

LEGGERE

La realtà vera di Steve McCurry di Mario

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Gambatesa

teve McCurry è di certo uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea, una voce autorevole dichiarata ed enfatizzata attraverso l’uso originale del colore. Molte delle sue immagini, ormai conosciute in tutto il mondo, sono diventate delle vere e proprie icone dei giorni nostri. Nato nei sobborghi di Philadelphia nel 1950, McCurry studierà cinema e storia alla Pennsylvania State University, dopodiché si dedicherà alla fotografia attraverso un giornale locale ed il suo primo viaggio in India, sarà deci-

sivo per la sua carriera fotografica. Dal 2 marzo scorso, Torino omaggia questo grande artista con una rassegna dedicata al tema della passione universale per la lettura, un legame molto importante anche per la città dato che è considerata la capitale italiana della lettura. L’iniziativa, organizzata dalla Fondazione Torino Musei e di Civita presso la Corte Medievale di Palazzo Madama pone lo sguardo su una serie di scatti realizzati in oltre quarant’anni di carriera, comprendendo una serie di immagini riunite in un unico volume, omaggiando in questo

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segue

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STEVE McCURRY

S

teve McCurry has been one of the most iconic voices in contemporary photography for more than 30 years, with scores of magazine and book covers, over a dozen books, and countless exhibitions around the world to his name. Born in a suburb of Philadelphia, Pennsylvania; McCurry studied film at Pennsylvania State University, before going on to work for a local newspaper. After several years of freelance work, McCurry made his first of what would become many trips to India. Traveling with little more than a bag of clothes and another of film, he made his way across the subcontinent, exploring the country with his camera. It was after several months of travel that he found himself crossing the border into Pakistan. There, he met a group of refugees from Afghanistan, who smuggled him across the border into their country, just as the Russian Invasion was closing the country to all western journalists. Emerging in traditional dress, with full beard and weather-worn features after weeks embedded with the Mujahedeen, McCurry brought the world the first images of the conflict in Afghanistan, putting a human face to the issue on every masthead. Since then, McCurry has gone on to create stunning images over six continents and countless countries. His work spans conflicts, vanishing cultures, ancient traditions and contemporary culture alike - yet always retains the human element that made his celebrated image of the Afghan Girl such a powerful image. McCurry has been recognized with some of the most prestigious awards in the industry, including the Robert Capa Gold Medal, National Press Photographers Award, and an unprecedented four first prize awards from the World Press Photo contest. The Minister of French Culture has also appointed McCurry a Knight of the Order of Arts and Letters and most recently, the Royal Photographic Society in London awarded McCurry the Centenary Medal for Lifetime Achievement. McCurry has published books including The Imperial Way (1985), Monsoon (1988), Portraits (1999), South Southeast (2000), Sanctuary (2002), The Path to Buddha: A Tibetan Pilgrimage (2003), Steve McCurry (2005), Looking East (2006), In the Shadow of Mountains (2007), The Unguarded Moment, (2009), The Iconic Photographs (2011), Untold: The Stories Behind the Photographs (2013), From These Hands: A Journey Along the Coffee Trail (2015), India (2015), and On Reading (2016), Afghanistan (2017). s

Sopra: Kuwait City, Kuwait, 1991 © Steve McCurry In basso a sinistra: India, 1983 © Steve McCurry Sotto: Chiang Mai,Tailandia, 2012 © Steve McCurry

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modo, un grande fotografo ungherese André Kertész. La mostra, aperta al pubblico fino al prossimo 1° luglio è curata da Biba Giacchetti e, per i contributi letterari da Roberto Cotroneo, giornalista e scrittore. La rassegna presenta 65 fotografie che ritraggono persone di tutto il mondo, assorte nell’atto intimo e universale del leggere. Persone catturate dall’obiettivo di McCurry che svela il potere insito in questa azione, la sua capacità di trasportarle in mondi immaginati, nei ricordi, nel presente, nel passato e nel futuro e nella mente dell’uomo. I contesti sono i più vari: i luoghi di preghiera in Turchia, le strade dei mercati in Italia, dai rumori dell’India ai silenzi dell’Asia Orientale, dall’Afghanistan a Cuba, dall’Africa agli Stati Uniti. Immagini vibranti e intense, che documentano momenti di quiete durante i quali le persone si immergono nei libri, nei giornali, nelle riviste. Giovani o anziani, ricchi o poveri, religiosi o laici: per chiunque e dovunque c’è un momento per la lettura. Le fotografie che rendono omaggio alla parola scritta sono accompagnate da una serie di brani letterari scelti da Roberto Cotroneo, in una sorta di percorso parallelo, in cui la parola si affianca all’immagine. Un mix di sensazioni Sopra: Jodhpur, India, 1996 © Steve McCurry Sotto: Mandalay, Birmania, 2013 © Steve McCurry

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che coinvolgono lo spettatore in una dimensione più alta e sicuramente innovativa. La mostra si completa con la sezione Leggere McCurry, che si concentra sulle varie pubblicazioni a partire dal 1985, ne sono esposti quindici in lingue diverse, alcuni di essi introvabili. I suoi lavori raccontano di conflitti, di culture che pian piano stanno scomparendo, di tradizioni antiche e di visioni contemporanee. L’arte di Steve McCurry è

guidata certamente da una curiosità innata, riuscendo in ogni circostanza a immortalare le meraviglie del mondo e coloro che lo abitano, catturando la vera essenza dell’uomo. Lui stesso dice:“Cerco il momento in cui l’esperienza s’imprime sul volto di una persona…voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me”. l La mostra Leggere conferma questo suo pensiero. s STEVE MCCURRY

Sopra: Kunduz, Afghanistan, 2002 © Steve McCurry A destra: Roma, Italia, 1984 © Steve McCurry

Leggere

09 marzo - 01 luglio 2019 Palazzo Madama, Torino INFO T. +39 011 4433501 Dal mercoledì alla domenica 10.00 - 18.00 Chiuso il martedì Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzomadamatorino.it

Antonio Arte taziarte@gmail.com

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Cavallo nella prateria - 1995, olio su tela, 70x50 cm.119


Livia Licheri

Oltre - 2018, acrilico materico su tela, 100x100 cm.

LIVIA

LICHERI

l i v i a l i c h e r i @ g m a i l . c o m www.livialicheriartista.com

livialicheri

Coriandoli dell’anima - 2018, acrilico materico su tela, 80x80 cm.


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Inge Morath La prima donna della Magnun Photos di

Flavio Ennante

“Ti fidi dei tuoi occhi e non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima”

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asa dei Carraresi di Treviso accoglie la prima grande retrospettiva italiana di Inge Morath, la prima donna ad essere inserita nella celebre agenzia fotografica Magnum Photos, all’epoca composta da soli uomini. La mostra, con la cura di Brigitte Blüml, Kaindl, Kurt Kaindl e Marco Minuz, è prodotta da Suazes con Fotohof, con la collaborazione di Fondazione Cassamarca, Inge Morath Foundation e Magnum Photos. Una straordinaria fotografa ed una fine intellettuale, che si trattasse di raccontare paesaggi e Paesi, persone o situazioni, le sue foto erano sempre caratterizzate da una visione personale e da specifica sensibilità, in grado di arricchire la percezione del mondo che la circondava. In mostra una selezione di oltre 150 fotografie e decine di documenti; i curatori hanno dato vita ad un per-

Inge Morath

corso che analizza tutte le principali fasi del lavoro della Morath e che ne fa emergere l’umanità che incarna tutta la sua produzione. L’esposizione ripercorre tutti i principali reportage realizzati dalla fotografa austriaca (da Venezia al Danubio, dalla Spagna alla Russia, dall’Iran alla Cina), ma viene dato spazio anche ai celebri ritratti (Arthur Miller, Alberto Giacometti, Pablo Picasso e Alexander Calder) e alla parentesi cinematografica. Come dichiara Minuz: “È un progetto espositivo che vuole descrivere, nel dettaglio e per la prima volta in Italia, la straordinaria vita di questa fotografa; una donna dalle scelte coraggiose, emancipata, che ha saputo nella fotografia inserirci la sua l sensibilità verso l’essere umano”. s In alto, a destra: Inge Morath - Marylin Monroe sul set di “Misfits” Nevada, 1960. ©Fotohof archiv/Inge Morath/ Magnum Photos

Inge Morath - Un lama a Times Square New York, 1957 ©Fotohof archiv/Inge Morath/ Magnum Photos”

INGE MORATH

Inge Morath - Eveleigh NASH a Buckingham Palace Londra, 1953. ©Fotohof archiv/Inge Morath/ Magnum Photos

La vita, la fotografia

28 febbraio - 09 giugno 2019 Casa dei Carraresi, Treviso INFO T. +39 0422 513150 Dal martedì al venerdì 10.00 - 19.00 Sabato, domenica e festivi 10.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.casadeicarraresi.it

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Stefano Barattini

Lost values, successo per la mostra alla Showcases Gallery di Vincenzo Chetta

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i è da poco conclusa la mostra personale dedicata a Stefano Barattini, fotografo milanese vincitore del BIANCOSCURO Art Contest 2018 nella sezione fotografia. Per l’evento alla Showcases Gallery di Franco Crugnola, è stato scelto di esporre alcune delle immagini della serie dedicata ai luoghi abbandonati, in particolare alle fabbriche dismesse, in Italia come in altri Paesi europei. All’inaugurazione di “Lost values” sono stati impagabili le spiegazioni delle singole fotografie, con Barattini come narratore principale, creatore di queste meravigliose immagini, frutto dell’attrazione fatale verso l’arte e l’architettura. Stefano ha iniziato il suo percorso artistico-fotografico alla fine degli anni ‘70 con il reportage di viaggio, per poi affermarsi come fotografo di architetture e guadagnandosi sul campo l’appellativo di “fotografo dell’abbandono”. Le realtà industriali abbandonate sono oggi la sua musa, Stefano compie vere e proprie missioni esplorative in questi siti in completo stato di degrado, e ne coglie l’anima. Scrive lo stesso Barattini: “Questi posti emanano un fascino unico, fatto di luci e ombre, di polvere, odori e grandi silenzi ma soprattutto di ricordi. E sono questi ricordi, queste tracce del passato, che vado a cercare e catturo con la macchina fotografica, perdendomi negli ambienti alla ricerca dell’inquadratura adatta e della luce giusta per meglio rappresentarli. Sono una sorta di universo parallelo che vive a poca distanza da noi e che la fotografia contribuisce a riportarlo per un momento in vita.”. A sinistra: il gallerista Franco Crugnola con Stefano Barattini. In alto alcune immagini della mostra Lost Values e delle fotografie in esposizione a Lost Values A destra: la fotografia vincitrice del BIANCOSCURO Art Contest 2018, “Escape from reality”, 2018, 50×70 cm.

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Federica Marin

L’unione tra pensiero ed oggetto

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’è una fotografia che non è semplice rappresentazione, ma piuttosto unione tra pensiero e oggetto, una fusione cercata allo scopo di proporre una immagine che è evidenza di una trasmutazione avvenuta. L’opera allora, altro non è che una composizione armonica tra oggetto e simbolo. È una fotografia questa, che evoca immagini che superano la mera oggettività, sono come i brani di Jóhann Jóhannsson o di Ludovico Einaudi. Il pensiero astratto, l’effimero e il trascendente si rendono visibili, palpabili, evidenti. La composizione è prova tangibile di un messaggio che si svela attraverso il soggetto. Ogni immagine, ogni fotografia è un mistero svelato che diviene reperto, mappa che testimonia il passaggio e il segno lasciato dall’Idea. L’artista in questo caso rappresenta il percepito, il fenomeno, ciò che è reale, perché l’osservatore possa avere percezione di ciò che è evocato, di ciò che si può vedere solo con la mente, col cuore, con le sensazioni, con le emozioni, con tutto ciò che esula dal pragmatismo. Il taglio, la profondità di campo, l’inquadratura, la luce e l’ombra non sono altro che i connotati necessari per dar fisionomia alla storia che inizia e finisce quando l’osservatore da quella fotografia si fa guardare. Le immagini di Federica Marin sono tutto questo, un compendio di rappresentazione e raffigurazione, lei fissa l’oggettività perché si abbia percezione dell’infinito, quasi che la fotografia debba rendere più bella ed eterna ciò che per natura è transitorio, effimero e quindi non durevole. Per la Marin la macchina fotografica è come la penna dei poeti che rende eterno ciò che può emozionare oltre l’evidente caducità della materia. Raffigura la scintilla dell’infinito ch’è contenuta nella rappresentazione di ciò che finirà, anche per questo le sue immagini fotografiche sono di una bellezza particolare, hanno un fascino che coinvolge. Le sue immagini sono riflesso dell’animun, sembrano evocare musiche, sembrano evocate da musiche (Max Richter - On Reflection). Per avere piena percezione del lavoro della Marin è necessario il superamento della normale sensorialità e non servono molte parole né troppi richiami storico-artistici: ciò di cui si necessita è una semplice visione contemplativa. Le opere di Federica Marin rendono opportuna per essere godute appieno, un senso di autentica contemplazione, null’altro.

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Contemplazione nel suo più intimo etimo, cioè “per mezzo del cielo”. Ogni opera è un mezzo perché l’osservatore non veda soltanto, né guardi semplicemente: il fine è il senso antico del Godimento, cioè unione di piacere, gioia e gusto, kalòs kai agathòs. Ciò che per definizione è effimero o inerente al mondo delle idee, nelle immagini di Federica Marin, si fa riconoscere e scoprire nella forma, l’immaginario di divenire immagine. Non per ipotesi, o per pura astrazione, lei offre narrazione per immagini reali, lì in quel momento, all’osservatore che dall’opera si fa guardare. Se l’astrattismo nel suo senso etimologico vuol dire “abstraere, estrarre” da ciò che è concetto, da ciò che è entità, o più precisamente “estrarre dallo spirituale”, allora possiamo definire questa artista una vera astrattista. La sua peculiarità è la meditazione sulle forme e sullo spazio, lei fa vera esplorazione di quello spazio reale che circonda il significante e da figurazione, nel rettangolo aureo, dell’inquadratura al significati che lei definirà. Il colore che lei inserisce negli interventi che esegue in alcune opere sono, in effetti, dei varchi dove lo spazio diventa praticabile, dove il cielo o il fondo diventano entità. Il vuoto diviene vibrante di trascendenza nell’immanenza lì, proprio lì dove l’osservatore guarda. In ogni sua opera lei fa narrazione e crea l’incanto. Formidabile è osservare l’artista che guarda e parla delle sue opere, è come se si stupisse ogni volta di come l’idea è divenuta soggetto e di come l’infinito abbia trovato in lei il modo di trovare definizione. È quella magia antica, antropologica e femminile di cui parla Erich Neumann nel testo “La grande madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio”. I colori, le forme che lei rielabora, i viaggi che ha fatto alla ricerca della “forma” che potesse dare lettura del mistero non sono che l’evidenza di quell’incanto, vera evidenza della sacralità, dell’idea che dall’iperuranio, tramite l’artista, si fa forma, diventa reale, si fa imago, diventa vera essenza della magia. Ecco allora che lo sguardo sensibile e lungimirante, come quello di Kandinskij, assume il sapore di una rivelazione che svela l’energia e la purezza dell’anelito all’assoluto dell’artista, lontano per sua natura da espressioni perentorie e retoriche. Non si è fatta costringere e condizionare

federica marin federica_archmarin dagli studi sulla fotografia che svolge sin da giovane e ha saputo prendere il meglio dai corsi e dai workshop organizzati dal Politecnico di Milano tenuti da esperti come Piero Pozzi, Roberta Valtorta e Paolo Rosselli. Ha scoperto la sua volontà, la passione e trovato ispirazione con viaggi in diversi paesi e continenti. Ha ricercato nuove dimensioni e spazi unici, ha rielaborato una percezione visiva che è sintesi sensoriale e spirituale del luogo. Il sublime in lei diviene suono che si propaga con gli strumenti della visone. Non riesco a pensare Federica Marin con la macchina fotografica, la immagino davanti al Caos come Era che con una scintilla di Eros creò il cosmo, la summa Bellezza. Prof. Alberto D’Atanasio Docente R.O. di Storia dell’Arte, incaricato per l’Estetica dei Linguaggi Visivi, Teoria della Percezione e Psicologia della Forma, responsabile per la Pegasus Catalogazione Beni Culturali per le ricerche e le analisi di laboratorio per l’attribuzione delle opere d’arte

INFINITO 2019, fotografia digitale 60x160 cm.

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Manufactory Project

Il festival dedicato alla Street Art sarà a Comacchio dal 14 al 16 giugno 2019. di

Flavio Ennante

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orna a Comacchio per il secondo anno consecutivo Manufactory Project, il festival dedicato all’arte urbana e al suo carattere camaleontico, con un programma ricco di nuovi interventi artistici e la realizzazione di vere e proprie opere d’arte pubblica a cura di grandi nomi del panorama internazionale. 3 giorni, 3 luoghi, 27 artisti coinvolti per la seconda edizione del festival, che in un solo week-end, vedrà impor-

tanti artisti della scena contemporanea marcare con la propria cifra stilistica muri ed edifici della piccola città lagunare, arricchendo di nuovi capolavori la street art comacchiese. Sfhir, Man O‘Matic, Chekos, Crisa, Gijs, Kikiskipi, Luca Ledda, Solo, Diamond, TMX, Luogo Comune, Rame 13, Giulio Vesprini, Gera, Riccardo Buonafede, Simone Carraro, Nsn997, Davide DPA, Isra Paez, Giorgio Je73, Fijodor, Giacomo Drudi, Noeyes, Alessio Bolognesi, Toni Espinar, Eleman e Giusy Guerriero saranno i protagonisti di Manufactory 2019, che si propone di continuare la riqualificazione delle mura perimetrali dello Stadio di Comacchio, iniziata l’anno scorso, aggiungendo 3 interventi dislocati sul territorio tra Comacchio, Porto Garibaldi e Lido degli Estensi. Il Manufactory Festival nasce dalla necessità di valorizzare l’arte urbana nel comune di Comacchio, arrivata nel 2005 quando uno dei più celebri street-artist ha posato i suoi pennelli su alcuni edifici del paese: BLU. Grazie all’iniziativa culturale “Spina Festival”, Comacchio vanta opere di grande prestigio non solo di BLU, ma anche di Ericailcane e dell’artista inglese Lucy McLauchlan. Mission del Manufactory Project è la valorizzazione di tutta l’arte pubblica, portata avanti attraverso una doppia operazione: da un lato tutelando le opere che già colorano Comacchio e dall’altro incrementando la proposta artistica e culturale dei luoghi prescelti, con i nuovi lavori di artisti l internazionali ospitati ogni anno.s

Krayon feat. Ironmould

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Claudio Sivini

‘19 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

Lo specchio, l’occhio, la luce, l’ombra, il riflesso nella sua “optical art”


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