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Getulio Alviani
Contro la “massificazione”
di Vincenzo chetta
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La massificazione ha ormai portato ad un abnorme proliferazione di tutto, dovuta a quanto c’è di più faci“ le e non certo all’intelligenza. Dai vari ingranaggi-meccanismi perversi ne esce quanto mai era emerso, perché materiale di scarto e non strutturale all’esistenza. Ha preso valore un’infinita pac-
cottiglia informe di facitori di
quadri (non opere), di oggetti, di arte in genere e quant’altro tra allestimenti e installazione, che si mescola e fonda con il resto del magma scandalistico della società e questo sta arrivando ovunque, anche nei luoghi in cui sembrava impensabile, perché tutto si è volgarizzato finanche dove le cose avevano la prerogativa di essere sofisticate. In arte, dove il plus valore è immenso, ma non solo, c’è la scaltrez-
za e il cinismo dei mercificatori che con stragrande spudoratezza e potere, stanno sancendo nuove
regole e sono solo preoccupati di ottenere un beneficio personale o un polo di interesse per non importa cosa, più che risolvere problemi, in questo caso visivi o plastici.” Queste le parole di Alviani, grande artista al quale abbiamo dedicato la copertina sullo scorso numero, autore famoso non solo
per le sue opere visive, ma anche
per i suoi testi, di una attualità, concedetemelo, disarmante!
L’opera di Getulio Alviani si
qualifica al di là di una giusta impostazione di metodo per la
varietà delle invenzioni e per un
accorto impiego dei materiali, non passivamente affidati alle loro intrinseche possibilità evocative, bensì coordinati secondo una definita, lucidissima, idea creativa.
Getulio Alviani appartiene a quella pattuglia di artisti impegnati nella ricerca di forme
e strutture elementari, la cui visualizzazione chiama direttamente in causa lo spettatore per stabilire con lui un rapporto diverso da quello proteso dalle arti di tipo tradizionale: in questo caso allo spettatore è dato di trasformarsi in fruitore, totalmente partecipante le metamorfosi spazio-temporali-luministiche dell’oggetto artistico proposto. Alviani precisa che i movimenti di essa sono da stabilirsi in: specularità + riflessione + fonte luminosa + angolazione visiva + movimento. Il lavoro che ha impegnato Alviani va fatto risalire ai tempi del concretismo e a quelli del Bauhaus, innanzi tutto, capire le motivazioni delle proposte cinetiche (e le relazioni tra fotografia e cinema da una parte, e le arti figurative dall’altra), mettendo a confron-
to le ricerche attuate, sviluppate su una linea così concepita, con la nostra cultura dominata dalla
fenomenologia. s l
Getulio Alviani “Superficie a testura vibratile”, 1962 Museo del Novecento di Milano
Myriam Tornese
La leggerezza del colore
Artista belga di nascita, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Lecce,
Myriam Tornese
da sempre coltiva l’innata passio-
ne per l’arte ed il talento nella
pittura. Le sue opere vengono esposte in numerose mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero, collezionando sempre consensi, tanto da essere presen-
Sopra: Myriam Tornese Pensiero d’amore crete su legno, 55x75 cm.
In alto a destra: Myriam Tornese Sognando l’amore crete su legno, 54x40 cm.
A destra: Myriam Tornese Melodia di Fiori tempera su tela, 40x50 cm.
ti in molte collezioni pubbliche e private. Questo successo è presto comprensibile, basta ammirare qualche sua opera per sentire sul-
la pelle la leggerezza del colore
che stende sulla tela, pennellate veloci e impalpabili che, una dopo l’altra, lasciano trasparire non solo l’immagine figurativa oggetto del dipinto, ma le emo-
zioni e le sensazioni, le atmosfe-
re che circondano l’artista. Dai ritratti (qui proposti “Pensiero d’amore” a sinistra, e “Sognando l’amore” in alto a destra) veniamo quasi “rapiti” verso la condizione umana del soggetto, siamo anche noi in quel preciso momento immortalato sulla tela, vediamo la modella, ma diventia-
mo anche noi stessi protagonisti
di quella scena. Non sentiamo forse la sensazione di quel sorriso a fior di labbra pensando alla persona cara? E non capiamo immediatamente lo sguardo perso e sognante di chi vorrebbe poter vivere la propria storia d’amore? Il vero talento della Tornese però non è solo quello di portarci per
mano all’interno delle storie che ci racconta con un singolo
frame, ma è quello di fare la stessa cosa con oggetti “inanimati”. L’opera “Melodia di fiori”, qui a destra, ne è il più semplice esem-
INFO
miriamtornese@gmail.com pio: è un vaso di fiori elegante e romantico, ma porta con se tut-
ta l’atmosfera del luogo in cui è
stato dipinto, quasi percepiamo la musica che attraversa la stanza e il chiacchiericcio delle persone che la animano. Tutto questo,
con un semplice vaso di fiori
freschi.
Daniela Malabaila
Aragonese
L’arte di Marco Ferrante
di rebecca Maniti
Marco Ferrante (in arte Aragonese) artista e pittore, nasce a Napoli nel1981. Si è formato presso la Rome University of Fine Arts, alla Scuola d’Arte e Mestieri N. Zabaglia-Roma Capitale ed in seguito presso l’Accademia di belle Arti di Roma. Ha ampliato la sua formazione artistica al Dipartimento di Architettura DiARC Federico II Napoli e successivamente al Master in Beni Culturali - Museologia con indirizzo Gestione e valorizzazione dei Beni Culturali, si è concentrato sulle arti plastiche e figurative. Si lascia ispirare dalla pittura romantica e impressionista a tema paesaggista, con la
natura rappresentata nei momenti più
insoliti ed emozionanti. Si forma anche sotto la guida di pittori esperti della fucina romana, fedeli alla tradizione del dipingere “en plein air”, nella scia dell’impostazione paesaggistica e ritrattistica instaurata a Roma dalla Scuola Romana. Da anni riesce a trasportare sulla tela
gli aspetti essenziali e armoniosi della
natura e della vita, con l’immediatezza della percezione e la bontà di una sicurezza d’esecuzione. Sa farsi interprete
INFO marco.ferrante750@gmail.com mf.aragonese marco.q.ferrante magistrale del paesaggio, della natura e dei colori; ha un sereno ritmo compositivo con i suoi soggetti che sono tratti dal mondo naturale e quotidiano. Passa in maniera spontanea e naturale dal fi-
gurativo all’informale, dall’acquarello
all’olio con tecniche miste che vanno
dalle più complesse rappresentazioni grafiche alle semplici variazioni to-
nali. Vive e opera a Roma e partecipa a numerosi eventi (altri in programmazione) sulla pittura contemporanea e le sue opere sono su importanti cataloghi del settore come il CAM n. 57 Catalogo dell’Arte Moderna - Giorgio Mondadori - Edito da Mondadori e l’Atlante dell’Arte Contemporanea 2021 Edito da DeAgostini. Sul suo operato si è espresso il Prof. Vittorio Sgarbi: “C’è un forte, viscerale anelito, in Marco Ferrante, verso tutta quella pittura che, dal Classicismo all’Impressionismo, si è fatta strumento estetico di una ricerca esistenziale in cui coinvolgere l’intera umanità, la sensazione, di ca-
rattere allo stesso tempo emotivo e in-
tellettuale, per cui l’individuo riesce ad avvertire la sua piena aderenza al creato di cui fa parte. Non semplice contemplazione, quindi, piuttosto tentativo di im-
medesimazione spirituale in ciò che si
osserva, come a volere scorgere nelle sue sembianze i segni di una segreta, ma inestinguibile parentela interiore.” s l
Sopra: Aragonese - Riflessioni 2020, tecnica mista con olio e vinilici su tela, 70x90 cm.
Sotto: Aragonese - Paesaggio di campagna 2016, olio su cotone telato, 24x18 cm.
A sinistra: l’Artista al lavoro nel suo studio
Nino Coppola
L’architettura e la filosofia, in pittura
di FLaVio ennante
Laurea in Architettura, in Storia e Conservazione dei Beni Architettonici e Ambientali ed in Dottrine Religiose, Master di II° livello in Restauro, specializzato in Archeologia Classica con Master, Nino Coppola ha parteci-
pato a numerose manifestazioni d’arte
in Italia e all’estero. Attualmente svolge la professione di architetto, pittore e designer. Hanno parlato di lui diversi critici, ad esempio, sul dipinto “La via dei ricordi” (qui a sinistra) Federico Zeri ha scritto: “La pittura di Coppola è potenza figurativa che sprigiona energia, i colori proiettano l’osservatore in un sogno meritevole di riflessione. Il messaggio artistico di Coppola offre una svolta significativa nell’interpretazione teologica dove la fede è tutto e si percepisce nel silenzio dell’anima.” Vittorio Sgarbi ha scritto: “La pittura di
A sinistra: Nino Coppola - La via dei ricordi 1990, olio su tela, 50x70 cm. A destra: Nino Coppola - Oltre la luce 2020, olio su tela, 80x60 cm.
Coppola è filosofia trasformata in forme e colori che danzano liberi sulla tela. Il simbolo, ridotto a una visione accessibile a pochi, è una sintesi di arte-storia-scienza.
Coppola, tra realtà e visioni inconsce,
coglie l’essenza intima della materia che diviene musica, poesia e forma colorata.” s l
INFO nino.coppola@libero.it
P ino n ania
naniap@alice.it
IL RICORDO CONFIGURA L’IMMAGINE 2019, acrilico su tela incollata su legno, 90x60 cm.