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Peter Halley
Lo spazio umano
di Mario GaMbatesa
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Il Museo Nivola, a Orani, dal 29 marzo scorso al prossimo 20 giugno (se il Dpcm lo consentirà) ospita le opere di Peter Halley, artista americano e figura centrale nel movimento neoconcettualista degli anni ‘80. La mostra, a cura di Giuliana Altea, Presidente della Fondazione Nivola e Antonella Camarda, Direttrice del Museo Nivola, mette in evidenza l’operato artistico di Halley. Pittore, scrittore, docente ed editore, Peter Halley nasce il 26 settembre 1953 a New York. Inizia gli studi alla Philips Academy di Andover, nel Massachusetts, che frequenta dal 1967 al 1971. In questo periodo Halley avverte l’influenza del testo Interaction of Color
del 1963 di Josef Albers, arti-
sta del Bauhaus (1919-1933) poi trasferitosi al mitico Black Montain College, che costituirà un punto di riferimento per tutto il suo lavoro. Dal 1973 abita a New Orleans, dove viene stimolato dall’atmosfera cosmopolita della città. Nello stesso anno inizia a im-
Sopra e a sinistra: Peter Halley Heterotopia II installation view interior view Greene Naftali Gallery New York, 2019
In alto a destra: Peter Halley A Perfect Plan 2020, acrylic, fluorescent acrylic and Roll-a-Tex on canvas 74x108.5 inches
A destra: Peter Halley Heterotopia I installation view presented by Flash Art Magazine and the Accademia di Belle Arti di Venezia Magazzini del Sale no. 3, Venice, IT (curated by Gea Politi), 2019
nel 2008 per la mostra alla Galleria Massimo Minini, a Brescia, e ancora nel 2013 alla Mary Boone Gallery di New York e ulteriormente, l’anno successivo, alla Cartier Foundation a Parigi. La geometria minimalista richiama le schede dei circuiti elettronici, invece i colori utilizzati, intensi e brillanti, ottenuti grazie all’uso dei colori Day-Glo, rimandano alle ondate di flussi luminosi prodotti dalla società tecnologica. I fluidi vitali che circolano nei condotti e che sfociano nelle celle sono le vite
“piegare materiali recupera-
ti tra i prodotti del circuito ... La storia dell’arte astratta è la storia commerciale, mentre entra in contatto e riflette sugli scritti di una vera progressione nel sociale. È dell’artista Robert Smithson, au- la storia dell’organizzazione degli spazi tore di testi critici e teorici sulle relazioni tra l’opera d’arte e l’ambiente circostante. Alla fine degli anni Novanta ha insegnato all’Università di California di Los Angeles e nel 2002 divenne Director of Graduate Studies di pittura alla Yale School of compartimentali ” e dei sistemi formali che fanno il mondo astratto. Peter Halley
Art. Halley è una figura centrale del Neo Concettualismo
americano, la sua arte è costituita da grandi spazi geometrici, quelle che lui stesso chiama le “prigioni”, si tratta di un campo digitale fatto di texture. Questo spazio simulato diventa un vero e proprio spazio umano, quello che generalmente gli esseri umani si costruiscono, quello stesso spazio che spesso e volentieri pone un limite alla nostra comprensione. Nel percorso di Halley è frequente la
collaborazione con altri artisti
e designer, particolarmente forte quella con Alessandro Mendini con cui Halley collabora
degli individui che circolano
nel sistema tecnologico/sociale, dove le azioni sono chiuse entro certi limiti, già precostituiti dal sistema, dove la libertà ap-
parente è garantita, ma dentro
certi confini. Una visione del tutto attuale che Peter Halley affronta nelle sue opere postmoderne e che definisce ancora una volta il rapporto con la cultura digitale. La sua ricerca vive di colpi di scena, si tratta appunto di passaggi repentini da registri caldi a quelli freddi, dal bianco al nero, alternandosi con texture, diagrammi e codici a barre. Un circuito
frenetico che sottolinea i tratti certi di una metropoli contem-
poranea. s l
Sopra: l’artista Peter Halley Ph.Nicholas Calcott
A sinistra, dall’alto verso il basso: Peter Halley installation view Mary Boone Gallery New York, 2002
Peter Halley installation view Waddington Galleries, London, 1999
Peter Halley installation view Mary Boone Gallery, New York Collaboration with Alessandro Mendini, 2013
PETER HALLEY
29 marzo - 20 giugno 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo Nivola, Orani
INFO T. +39 0784 730063
Da lunedì a venerdì 9.00 - 19.00
Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.museonivola.it
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Boccioni: 1901-1909
Le opere giovanili in mostra a Milano
di rebecca Maniti
La Galleria Bottegantica ha deciso di aprire la stagione con una interessante mostra dedicata a Umberto Boccioni, e precisamente alla sua produzione tra il 1901 ed il 1909. “Il giovane Boccioni” ripercorre con rigore scientifico la fase giovanile e formativa dell’artista, in cui lo studio del passato si lega alla volontà irrefrenabile di conoscere
il presente e di sperimentare il
futuro. Con la cura della storica dell’arte Virginia Baradel, la rassegna propone una accurata selezione di opere di un Boccioni ventenne,
carico delle esperienze di studio
condotte a Roma, Padova, Venezia e Milano, intervallate dall’importante soggiorno parigino del 1906 (usato per scappare dalla “provincialità” italiana) e dal successivo viaggio in Russia. Nato in Calabria da famiglia romagnola, tutta la sua vita è sta-
ta caratterizzata dai continui
spostamenti legati al lavoro del padre, è proprio seguendo lui a Roma nel primi del 1900 che inizierà ad appassionarsi realmente al disegno e a farne una professione. La capitale italiana porterà l’incontro con Gino Severini, anch’esso in cerca di una guida lontana dalle accademie ufficiali: trovarono il proprio mentore nello studio dell’artista Giacomo Balla. Da lì è stato un susseguirsi
di nuovi viaggi in diverse città e
attraverso le avanguardie. L’influenza delle diverse correnti figurative europee e l’interesse per la tradizione classica e rinascimentale, affiorano ripetutamente nelle opere del periodo, anche su
quelle su carta alle quali la mostra dedica particolare interesse
attraverso una selezione di disegni che coprono gli anni dell’ap-
prendistato del giovane Boccio-
ni. In un primo nucleo di opere ecco quelle risalenti al periodo in cui fu allievo di Giacomo Balla, poi uno di opere immediatamen-
Umberto Boccioni - La madre 1912, olio su tela, 52x35 cm. Piacenza, Galleria d’arte moderna Ricci Oddi
Umberto Boccioni - Finestra 1904-1906, matita e biacca su carta 210x280 mm. Collezione privata
Umberto Boccioni - Trittico. Veneriamo la Madre 1907-1908, olio su tavola, 27x56 cm. Collezione privata Umberto Boccioni - Ciociara 1904, tempera su carta azzurra, 141x93 mm. Collezione privata
Umberto Boccioni - Automobile 48 29 1907-1908, tempera su cartoncino 374x248 mm. Collezione privata
te successive, con un tratto sicuro, e ancora le tempere commerciali
che Boccioni dipinge per ragio-
ni economiche, e non per ricerca e sperimentazione. In esposizione anche alcune incisioni, alle quali si è dedicato successivamente. Dal 1907, con il trasferimento a Milano, Boccioni orienta la sua ricerca verso uno stile capace di
conciliare la modernità positivista con l’idealità nell’ambito
dell’illustrazione e della cartellonistica, ma non mancano le piccole vedute di paesaggi lombardi ed i ritratti (“Paesaggio lombardo” e “La madre malata” del 1908 ne sono preziose testimonianze). Interessanti i bozzetti per il manifesto dell’Esposizione di pittura e scultura promossa dalla Famiglia Artistica (maggio-giugno 1909), in cui troviamo la sintesi perfetta delle diverse cifre stilistiche di Boccioni: dal divisionismo, alla
pennellata larga e sintetica di matrice postimpressionista, agli
echi del modernismo. s l
IL GIOVANE BOCCIONI
30 aprile - 30 giugno 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Galleria Bottegantica, MIlano
INFO T. +39 02 62695489 info@bottegantica.com
Da martedì a sabato 10.00/13.00 - 15.00/19.00
Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.bottegantica.com