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Al confine tra Siberia e

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Giorgio Laveri

Giorgio Laveri

Al confine tra Siberia e Mongolia: sulle tracce della memoria perduta

Le terre di mezzo, i percorsi del mito, il cammino piramidale dell’essere

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[22ª puntata]

“Mi ero da poco risvegliata, la mia mente vagava in cerca di riferimenti, ma non li trovava. Chi ero? Da dove venivo? Perché esistevano altre realtà oltre a questa? Ricordavo solo le stesse domande che già facevo dall’età di tre anni, dopo l’evento notturno del 21 gennaio 1970, ora erano però ancora più tangibili. Entrò nella stanza una giovane donna e con voce fiebile gli chiesi:

“Dove sono? Che giorno è?” Mi rispose: “Sei in Mongolia ed è il 21 luglio 2012.” Ero già abituata a trovarmi in strane situazioni, solitamente da piccoli non ci si preoccupa di sapere chi siamo, ma non puoi mostrare a una bambina qualcosa e poi negargli che esiste.Ormai ero una donna, ricordavo gli studi fatti, l’esperienza di quel lontano giorno, ma non la mia Identità Rapita. Solo l’arté ti permette di studiare e sperimentare in libertà. Fortunamente il mio bagaglio smarrito era in una memoria che non appartiene ai luoghi degli occhi, capivo che il mio semplice compito era solo collegare le multi_discipline per unire i due Universi. Esplorare dovevo averlo già fatto, ricordavo molte cose, ma non ricordavo dove e come lo avevo fatto. Mi alzai da quell’asettico letto, ero vestita con una tuta completamente bianca, la stanza era abbagliante, senza porte, una colonna con forma di fungo era al suo centro, appariva come un acquario, aveva al suo interno uno strano liquido e fili trasparenti, pensai alle pietre del Kerala. Quella donna mi tolse una flebo, mi fece indossare un abito ed una giacca imbottita senza maniche, ai piedi mi infilò dei lucenti stivali in pelle con le punte rivolte in alto, infine sul capo bagnato mi ripose uno strano cappello. Lievitando nella fredda camera circolare, raggiungemmo la porta che era nel soffitto e girando delle maniglie a forma di corna l’aprimmo. Il contrasto con quello che trovai fuori fu meraviglioso: sbucai in una tenda circolare come la stanza sottostante, ma calda e colorata. Una volta fuori da quella struttura, quella donna si presentò:

“Mi chiamo Eve Nidoyie, sono una ricercatrice biomedica e sto ricercando il gruppo umano 00, quello d’origine, é fondamentale trovarlo per avviare delle importanti ricerche e tu sei ormai parte della squadra. Benvenuta in Mongolia.”

Era bellissima, aveva una corta acconciatura, la tipica donna africana in tutto il suo splendore e mi ricordava una statuetta di Khereduankh, la madre di Imhotep e anche qualcos’altro che al momento mi sfuggiva. Fuori c’erano tre persone ad aspettarci, si presentarono:

”“Ciao, siamo Emiri, Shuiscè e Moria, alcune delle vostre guide...” Così iniziò l’avventura in Mongolia.

Siberia, Mongolia © Photo by Adele Arati

, in cui esiste que -

Ero al centro delle temibili Terre di Mezzo sto pacifico, democratico e indipendente Stato, da sempre una via libera per il passaggio di popolazioni che transita - vano e transitano alla continua scoperta di nuovi territori. Una terra che rappresenta il concetto di viaggio , in cui poco è importante arrivare, ma lo è il semplice camminare in paesaggi immensi, in cui regna lo spazio di Madre Natura ed il suono del tempo dell’anima del cuore.

Il 21 luglio 2012 , iniziammo a ricercare l’ance strale popolazione “00”, con un fuoristrada ci dirigemmo a Nord verso la capitale , anche se non mi era dato sapere dov’era il nostro punto di partenza e chi fossi. Impaziente, senza farmi scorgere, rovistai in quella che presumevo fosse il mio bagaglio, a parte degli indumenti per la mezza stagione e della crema solare non trovai alcun oggetto che potesse ricondurmi alla mia identità. Sapevo che

BIANCOSCURO R I V I S TA d ’ A R T E Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it il periodo migliore per esplo rare la Mongolia era l’estate , per evitare il grande freddo invernale che da settembre a maggio gradualmente scende dai -32°C del nord ai -15°C delle zone a sud. Sapendo che tra l’estate e l’inverno le escursio - ni termiche possono arrivare ai 35/45 gradi, constatai che gli accessori forniti erano perfetti per il clima. Una leggera pioggia stava finendo, causata dal monsone asiatico, ed il sole torrido cominciava a scalda - re, mi tolsi la giacca, Eve con tono premuroso rivolgendomi la parola, mi suggerì: “Inizia ad abituarti, in questi luoghi è un continuo coprirsi e scoprirsi, le temperature variano in continuo, soprattutto tra il giorno e la notte; ma stanotte dormiremo in treno e come hai visto ti abbiamo conse gnato tutto il necessario.” Arrivati all’ International Airport Chinggis Khaan di Ulan Bator , con un volo privato giungemmo a Novosibirsk in Siberia , per raggiungere un gruppo di ricerca danese in arrivo sulla Transiberiana. In stazione, davanti alla ferrovia degli zar (la più lunga del mondo), con i treni dipinti con lunghi fili rossi, mi tornò in mente qualcosa di famigliare, ma Emiri mi distrasse, comunicandomi che la diramazione Transmongolica, a Ulan-Ude, capitale della Repubblica

Siberia, Mongolia © Photo by Adele Arati

BIANCOSCURO R I V I S TA d ’ A R T E Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.itBuriata , era la meta. Salimmo sul convoglio e, passando da una carrozza all’altra, finalmente incontrammo la Dottoressa genetista Arja Koshosen e l’Archeologo Jussi Niem . Arja era bruna con profondi occhi chiari, Jussi era biondo con occhi scuri, trovai la cosa molto strana. Lo scom partimento era lussuoso, di velluto rosso con il poggia schiena trapun - tato, sul tavolino un volantino in varie lingue racchiudeva informazioni sull’imponente ferrovia. Leggendo in italiano compresi che era lunga 9.228 chilometri e unisce Mosca a Pechino; nel 1900 fu presentata all’esposizione universale di Parigi e costruita anche dal contributo friulano . Pensai: “Ma allora sono italiana dato che scelto questa lingua?”Ma Shuiscè avvicinandosi mi tolse la brochure dalle mani. Da Novosi - birsk attraversammo le lande desolate, i paesaggi dei monti Sayan (che separano l’altopiano Mongolico Nord Occidentale dalla Sibe ria), sino a giungere a Krasnoyarsk . Tra i boschi della Taiga a Irkutsk, con le sue case decorate in legno, mettemmo a punto l’introduzione alla ricerca e compresi il perché di questa insolita partenza al confine della Mongolia. Jussi iniziò a spiegare: “Dovete sapere che in questi con fini occidentali, al di là della Mongolia, in uno dei fiumi che alimenta il Lago Bajkal, l’Angara, hanno vissuto le culture archeologiche di Mal’ta- Buret’ , appartenenti al paleolitico superiore, con tre fasi di occu - Poi, nel mentre costeggiavamo il pazione tra i 26.000 e 17.000 anni fa.”Lago Baikal sino alle steppe Siberiane di Ulan-Ude, prese la parola Arja: “Questo territorio racchiude cose molto interessanti, tra cui i resti di un ragazzo di 24.000 anni fa, trovati nel 1927 dall’archeologo russo Mikhail Gerasimov e conservati al

Museo statale dell’Ermitage di San Pietro -

, burgo . Attualmente queste ossa sono in mano alla ricerca del dna antico che con un permesso speciale le stanno analizzando. Grazie a questo, si sta

questi antichi antenati derivavano da

giungendo alla conclusione che una più ancestrale e sconosciuta popolazione Euroasiatica , gli ipo - tizzati fantasmi dell’umanità e mai fino a ora trovati. Si sta deducendo che le popolazioni dell’Asia di quel periodo competevano a pieno con quelle Africane - Europee, inoltre le indagini paleontropologiche pensano avessero un aspetto mongolo.” Scesi dal treno a Ulan-Ude , eravamo quindi diretti

sulla riva sinistra del Belaya, un affluente dell’Angara, ai siti

in jeep di Mal’ta - Buret’ . Essendo il tragitto lungo, una delle guide, Emiri, “Il vasto territorio dell’Asia settentrionale e centrale, anche se a oggi è poco conosciuto a livello preistorico, grazie agli studi del Dna Antico, si sta posizionando per l’importanza che ricopre, per comprendere il nostro passato.”

continuò nelle spiegazioni:

La Siberia orientale e la Mongolia del

nord si possono considerare un popolo unico, anche se diviso da un 79confine puramente nomenclare: stesse sembianze, costumi, tradizioni

Siberia, Mongolia © Photo by Adele Arati

“Le analisi in corso (del 80 e con antichi abitanti fantasma. Jussi aggiunse: team internazionale Universitario composto da americani e danesi) sui re - sti scheletrici dell’omero di questo ragazzo, stanno sconvolgendo il mondo archeologico. Gli studi stanno dimostrando che quasi il 30% del DNA della discendenza dei nativi americani moderni proviene da questo giovane

“Dunque i nativi americani provenivano dalla Si .” Domandai: “Aspettiamo i risultati nel prossimo 2013.” beria?” Arja chiuse il discorso:

ancestrali eurasiatici del

Arrivati sul luogo potei osservare che questi

nord: 24.000 anni fa abitavano in abitazione sotterranee, rettango lari o circolari delineate da un muro di grosse pietre. Erano ricoper - te di pelli e ossa di grandi animali, con un corridoio all’ingresso.

All’interno di questi habitat furono trovate statuette Madre antropo -

morfe, in avorio di mammut e con una perforazione alla base, simili

a quelle dell’area Mediterranea . Un’altra particolarità mi aspettava: durante gli scavi del 1956-1957, nelle aree maschili erano stati recu

monili a forma di chiavi della vita, con una testa larga a

perati altri serpente (tipo cobra, anche se questi rettili sono rari in queste zone).

collegati ai successivi depositi neolitici del

Per logica potevano essere Mediterraneo orientale e del Caucaso (o probabilmente precedenti). Poi ci imbattemmo in altri oggetti con una decorazione a cupole (cop -

,

un linguaggio morse fatto di linee e punti spiraliformi

pelle), come

Erano arti -

in osso o corno, che si diramano sempre da fori centrali.

sti dell’era glaciale che si esprimevano con motivi geometrici inci -

si , trovati maggiormente in sepolture e di cui ci sfugge il significato. I miei studi come fili intessuti venivano a galla, li esposi cercando di dare un contributo alla ricerca ed un perché alla mia presenza:

“Riflettendo,

i resti

devo asserire che “24.000 anni fa” la considero una data recente,

di questa cultura mi riportano a un più antico Homo Sapiens, il

. Con quell’alta statura, le lunghe gambe, il naso aquilino prominente come gli indigeni indiani e una grande capacità cranica. So che

Cro-MagnonBIANCOSCURO R I V I S TA d ’ A R T E Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.itappartenevano al genoma autosomico dei futuri neolitici agricoltorie ormai mi è evidente che non era solo diffuso in Europa, Medio Oriente e NordAfrica; ma anche in Asia, Polinesia e tra i nativi americani. Le sta - tuine madre sono la prova che i sette scheletri nelle grotte dei Balzi Rossi Liguri, quelle della Puglia e di Les Eyzies de Tayac Sireuil in Dordogna erano in qualche modo legati geneticamente agli antichi euroasiatici del Nord . Dunque chi erano i misteriosi popoli fantasma “00” ? Se non erano venuti a contatto con gli africani moderni, a quando poteva risalire il loro antenato comune? Considerando che seppur diversi, si potevano incrociare, dunque non erano da considerarsi razze, ma etnie?”Purtroppo Shuiscé interruppe il discorso, il tempo era finito, era il mo -

Siberia, Mongolia © Photo by Adele Arati

rientrare da Mal’ta per raggiungere il confine a nord della

BIANCOSCURO R I V I S TA d ’ A R T E Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.itmento di Mongolia . Percorrendo gli affluenti scendemmo al Lago Baikal e le sue 27 isole, con un’ultima visita all’isola più grande di Olkhon, il centro spirituale, con le sue baie di sabbia, tra cui quella di Saraysky lunga 3 chilometri e con l’acqua trasparente . Moria, nel costeggiare gli im mensi specchi d’acqua narrò: “Il Lago ha più di 300 emissari, la riserva idrica più grande del pianeta, il 23% dell’acqua esistente . Grande come la Danimarca e il più antico del mondo, è una fossa tettonica la cui profondità è di 1637 metri, un habitat naturale da 25 milioni di anni che ha accompagnato l’essere umano nella sua crescita . Leggende locali raccontano di avvistamenti sulla superficie delle sue acque, di oggetti non identificati e di creature argentee. Qui vive la minoranza etnica dei bu - riati gli ultimi mistici, i popoli nomadi indigeni che con i Mongoli Jussy, riportandoci su una linea condividono l’antica cultura Kurgan .” scientifica accreditata, subentrò al mito dei discorsi di Moria: “Nell’Eu rasia la cultura Kurgan è l’antenata di 4000 anni fa e occupava tutto il territorio; ma resta il fatto che dai 24.000 anni fa di Mal’ta- Buret’, vi è “Inoltre Eve aggiunse: un salto di 20.000 anni di eventi non scritti .” le popolazioni euroasiatiche occidentali sono 7 volte più simili tra loro di quanto non lo siano gli Est Asiatici, con un netto gradiente al centro dell’A - sia centrale ed in Giappone. Le attuali popolazioni che oggi abitano queste terre, non sono per almeno il loro 60% di DNA, quelle che lo abitavano

storia del linguaggio e

Ripensai alle mie nozioni sulla 24000 anni fa.” alla distinzione delle Lingue Altaiche , il rebus di come l’attuale strut - tura delle popolazioni fece ad emergere, mi diede un’idea, ma non feci in tempo ad esporla. Ora era il momento di visionare gli Altaj Mongoli

a nord, sulle tracce della cultura d’unione di queste terre, varcammo

il confine di ritorno e tra piste sterrate ci avviammo negli immensi spazi stepposi dell’elevato altopiano mongolo, delimitati dagli Altaj, dai Monti Bajkal e che scivola verso est...

24 apPunto intro: “Non dovevo farmi influenzare dal pensiero al - trui, dovevo solo ascoltarlo e ricollocarlo rispetto ad una mia visione d’insieme culturale. Sul tavolo vedevo tanti elementi tra loro simili, ma separati. Slegati da temporalità errate, pre-assegnate e confuse. Riuscivo a immaginare i fili che li collegavano ma per ora era solo

Adele Arati

Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale, le parti culturali sono vere, ma intrecciate dai fili della fantasia Crea_R_ Evolutrice. Testi tratti dal primo romanzo artistico Fanta-ma-Scientifico n°00 by adele arati: “Il suono Matematico dell’Acqua”. [...] continua

Per maggiori informazioni

Fabiano Speziari

Message in a pencil

di Vincenzo chetta

Indagare l’animo umano, il rapporto con la natura e l’ambiente che lo circonda: questi i pensieri che sono alla base della serie “Message in a pencil”, grandi matite che veicolano messaggi, una via di mezzo fra arte e design, realizzate utilizzando il legno come unico materiale, dall’artista Fabiano Speziari. La pencil grande misura 2 metri ed è dotata di led luminosi, realizzata in 9 pezzi per ogni edizione. La pencil piccola è lunga 40 centimetri ed ogni messaggio è realizzato in tiratura limitata di 25 pezzi. Speziari ha iniziato negli ultimi anni una collaborazione importante con il gallerista Valentino Spelta, titolare della BillyRayArt di Milano, che ha anche l’esclusiva per questi oggetti d’arte. Il gallerista, essendo lui stesso un ex calciatore e grande appassionato, ha chiesto all’artista di realizzare una serie dedicata al calcio e Speziari ha raccolto con piacere la richiesta, realizzando

pencils dedicate alle più impor-

tanti squadre italiane. Le “Matitone” nascono dall’idea di replicare un oggetto comune: la prima infatti, replicava la famosa matita rosso/ blu usata dai maestri nelle scuole in passato. La scritta è un monito:

per quanto l’essere umano possa apprendere, spesso si dimentica delle esperienze vissute e tende a

commettere gli stessi errori. Dopo questa prima “Matitona” ne sono nate altre con colori e messaggi differenti. Ogni messaggio, per quanto “frivolo”, porta con sé un significato che deve far riflettere. L’artista sviluppa in contemporanea l’idea degli agglomerati, modu-

li abitativi che rappresentano la

casa e la vita umana, relegata ad un ambiente urbano e massificato, dando vita a quadri e sculture luminose. Ma non è solo pencil e agglomerati abitativi, Speziari è infatti al lavoro su altri progetti: lo sviluppo di una nuova enciclopedia botanica per le future generazioni e la realizzazione di mini diorami, che utilizzano tecnologie sonore e luminose, nonché la dematerializza-

zione dell’arte sperimentando la

cryptoart. s l

INFO www.billyrayart.com @billyrayvalentino La matitona ”Everything falls into place”

Le matitone della serie ”Calcio Italiano”

La prima matitona rosso/blu “We are all bad students”

Paolo Camporota

www.paolocamporota.it

Claudio Detto

Istintivo ed emozionante

Un percorso artistico partito dalla metafisica di Morandi e De Chirico (omaggiati nelle prime opere ad olio degli anni ‘70) e sfociato

poi nell’attuale astratto informale eu-

ropeo, quello ricco di emozioni e sensazioni, carico degli aspetti più nascosti, intimi, dell’artista Claudio Detto. Milanese ed autodidatta, sin da giovanissimo ha mostrato la sua passione per l’arte, mai sopita, che lo ha portato a diventare, oltre che stimato artista, anche collezionista di autori italiani del ‘900. Nella sua pittura oggi troviamo i suoi stati d’animo, riprodotti su tela in maniera istintiva, non posso dire “casuale” perché l’arte astratta non lo è mai, ma dettata dal talento innato, quello è lampante. Analizziamo ad esempio l’opera “Carnaby”, il riferimento alla famosa strada di Londra ci salta subito in mente, ed eccola lì l’essenza di quei luoghi, fucina di creatività per tanti anni, piena di negozi di musica indipendente e stilisti alternativi, ora semplice meta turistica purtroppo.

A sinistra: Sand - 2020, tecnica mista su tela, 70x100 cm. A destra: Carnaby - 2020, tecnica mista su tela, 100x80 cm.

Nell’opera di Claudio Detto troviamo tutto, più la osserviamo, più ci troviamo dentro quell’atmosfera incalzante e ricca di stimoli. La sua carriera, in continua ascesa, l’ha portato a partecipare a diverse mostre ed a numerosi premi nazionali ed internazionali ottenendo ottimi riscontri di critica e pubblico.

Daniela Malabaila

www.dettoartemoderna.it claudiodettoart@gmail.com DettoArteModerna dettoc

GIUSEPPE PORTELLA

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