22 minute read
August Rodin e Hans Arp
Alla Fondazione Beyeler, per la prima volta insieme
di FLaVio ennante
Advertisement
Sopra: Auguste Rodin Meditation without arms o the inner voice, versione piccola 1894, gesso, 54x26,7x20 cm. Musée Rodin, Parigi, inv. S.00680 Foto © Musée Rodin Ph. Christian Baraja
Sotto: Auguste Rodin Torso di Adèle 1882, gesso di parigi, calco di prova 13,3x44,6x18,9 cm. Musée Rodin, Parigi, inv. S.01223 Foto © Musée Rodin Ph. Christian Baraja Auguste Rodin tra le sue sculture nel Pavillon De L’alma Meudon, 1902. Ph. Eugène Druet © Musée Rodin
Potrebbe essere difficoltoso visitare questa mostra per chi non abita in Svizzera, ma è talmente ben ideata che è impossibile non raccontarla. Inoltre chiunque può avere la possibilità di
“visitarla” virtualmente grazie alle vi-
site guidate digitali: il curatore Raphaël Bouvier ci accompagna in un tour delle sale per scoprire “Rodin/Arp”, una del-
le più ampie mostre di scultura della
Fondazione Beyeler, con ben 110 opere provenienti da musei internazionali e collezioni private. La mostra è stata ideata dalla Fondation Beyeler, Riehen / Basel, in collaborazione con il Museo Arp Bahnhof Rolandseck, Remagen e organizzata in collaborazione con il Musée Rodin, Parigi. La rassegna svizzera espone per la prima
volta insieme le opere di August Rodin
e di Hans Arp, le mette in dialogo attraverso le più iconiche di entrambi gli artisti, ma presenta anche sculture, rilievi e opere su carta che finora sono state raramente esposte. Da una parte abbiamo dunque l’opera pionieristica del grande riformatore della scultura della fine del XIX secolo, dall’altra, l’opera influente di un grande protagonista della scultura astratta del XX secolo. Ma cosa può mettere in relazione questi due talentuosi autori? Entrambi gli artisti hanno mostrato un’eccezionale inventiva artistica ed un grande entusiasmo per la sperimentazione; le loro opere hanno lasciato un’impronta profonda nei loro tempi, ma hanno mantenuto il loro valore culturale nel tempo, ed entrambe hanno contribuito in maniera assolutamente rilevante allo sviluppo della
scultura. Rodin ha introdotto idee trasformative e nuove possibilità artistiche
che Arp in seguito ha ripreso, sviluppa-
RODIN / ARP Fondation Beyeler, Riehen / Basel December 13, 2020 - May 16, 2021
For the first time, a museum exhibition brings into dialogue Auguste Rodin (1840–1917) and Hans Arp (1886–1966), pairing the groundbreaking work of late 19th-century sculpture’s great reformer with the influential work of a major protagonist of 20th-century abstract sculpture. Both artists displayed exceptional artistic inventiveness and enthusiasm for experimentation. Their works left a deep imprint on their times and retain their full relevance to this day. The sculptural milestones created by Auguste Rodin and Hans Arp provide remarkable illustrations of fundamental aspects in the development of modern sculpture. Rodin introduced transformational ideas and new artistic possibilities, which Arp later took up, developed, reinterpreted or contrasted in his biomorphic shapes. Even though we cannot be certain that Rodin and Arp ever met in person, their works display great artistic kinship and many shared references, as well as marked differences, which makes the confrontation of their distinctive creations a particularly revealing visual experience. The exhibition exposes connections in terms of content and conceptual approach, rooted in the exploration of existential themes such as creation, growth, transformation and decay. The works represent human, animal or vegetal bodies, fused and conflated in a novel manner. One finds in Rodin and in Arp a wholly personal yet comparable conception of nature and art, which brings to the fore processual and experimental aspects, and also turns chance into an artistic principle. Both artists were interested in the notion of aliveness as a philosophical theme, to which they gave expression in vibrant sculptures. The articulation of construction and deconstruction also becomes apparent in the genre of assemblage, which Rodin introduced into the realm of sculpture and Arp developed further. Bringing together around 110 works from international museums and private collections, «Rodin / Arp» is one of the most extensive sculpture exhibitions staged to date at the Fondation Beyeler. While its focus lies on Rodin’s and Arp’s sculptures (including a monumental outdoor sculpture in the museum park), it will also present reliefs by Arp as well as drawings and collages by both artists. The exhibition brings together iconic works such as Rodin’s Thinker and Kiss as well as Arp’s Ptolemy and Torso. Lesser-known works make the relations between the two artists all the more graspable. The exhibition was conceived by the Fondation Beyeler, Riehen/Basel, in cooperation with the Arp Museum Bahnhof Rolandseck, Remagen, and organized in collaboration with the Musée Rodin, Paris. The exhibition is curated by Dr. Raphael Bouvier. s l
“E così la verità delle mie figure, invece di essere semplicemente superficiale, sembrava dispiegarsi dall’interno, come
la ”vita stessa. Auguste Rodin
A sinistra: Hans Arp Stern 1939, gesso, 32x17,5x9 cm. Museo Kröller-Müller, Otterlo © 2020, ProLitteris, Zurigo Ph. Marjon Gemmeke
Sotto: Hans Arp SCHALENBAUM 1960, bronzo, (0/3, Rudier, 1982) 196x99x105,5 cm. Fondation Beyeler, Riehen / Basel, Beyeler Collection © 2020 ProLitteris, Zurigo Ph. Robert Bayer, Basilea
to, reinterpretato o contrastato nelle sue forme biomorfiche. Le loro opere mostrano dunque una grande affinità artistica e molti riferimenti condivisi. Ad esempio, seppur in tempi differenti, entrambi si affacciano ai temi della creazione, della crescita, della trasformazione e del decadimento, e sia Rodin che Arp erano interessati alla nozione di vitalità come tema filosofico, a cui hanno dato espressione in vibranti sculture. Pensiamo poi a come inizia il percorso espositivo, con la scultura “Automatic Sculpture (Omaggio a Rodin)” di Arp del 1938 e con la sua poesia “Rodin” del 1952: questi tributi fanno capire immediatamente quanto sia saldo il legame fra i due artisti, seppur
Non vogliamo riprodurci, vogliamo produrre. Vogliamo produrre come una pianta che
produce ” un frutto. Hans Arp
immaginiamo non si siano mai conosciuti. Forse sarà difficile da visitare dal vivo, possiamo farlo online, approfittiamone, è un’occasione da non perdere per imparare qualcosa di nuovo dal dialogo fra le diverse opere, e per ammirare, molto semplicemente, la bellezza della scultura. s l
In alto a destra: Hans Arp nel suo studio tra le sue sculture, Clamart, 1954. Ph. Denise Colomb © Ministère de la Culture - Médiathèque de l’architecture et du patrimoine, Dist. RMN-Grand Palais / Denise Colomb © RMN-Grand Palais
A destra: Auguste Rodin - Il bacio versione grande, 1889–1898, bronzo (Coubertin, 2008), 181,5x112,3x117 cm. Collezione Fondation Pierre Gianadda, Martigny. Ph. Michel Darbellay Fondation Pierre Gianadda RODIN / ARP
13 dicembre 2020 - 16 maggio 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Fondazione Beyeler, Riehen - CH
INFO T. +41 61645 97 00 info@fondationbeyeler.ch
Da lunedì a domenica 10.00 - 18.00 Mercoledì 10.00 - 20.00
Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.fondationbeyeler.ch
ROBERTO PINO
roby70.art@gmail.com robys.arts sites.google.com/view/robys-art
Parma e le manifatture del ‘700 europeo
Un viaggio nella ricchezza decorativa
di Mario GaMbatesa
Fino al 6 giugno 2021 la Reggia di Colorno ha in programma la grande mostra “Le Porcellane
del ‘700 europeo”. Il progetto nasce con
[1]
la valorizzazione della Reggia di Colorno avviata nel 2015, in cui furono riportati nella sede originaria i mobili che erano stati dislocati nelle sedi della provincia di Parma. Il lavoro di archivio fece poi emergere un lunghissimo elenco di porcellane (di cui 15 statuine), tazze e piatti: oggetti
che Luisa Elisabetta di Francia e il consorte Filippo di Borbone utilizzavano
per i ricevimenti ducali. Si tratta di oggetti provenienti dal Palazzo del Quirinale, dal Complesso Monumentale della Pilotta di Parma, dalle Gallerie degli Uffizi, dal Museo della Villa Medicea di Poggio a Caiano, dai Musei Reali di Torino, dalla Fondazione Cariparma e dall’Archivio di Stato di Parma. In particolare, Luisa
Elisabetta detta Babette, figlia del re di Francia Luigi XV, collezionava per se stessa e suo marito questi oggetti di
porcellana per arredare la sua nuova residenza, come confermano le numerose lettere in mostra. Si può dire fosse lette-
ralmente ammaliata dal fascino esotico
di questo materiale compatto, lucente e leggero, capace di dare vita a oggetti dalle linee raffinate che, nei suoi frequenti viaggi a Versailles, non trascurava di acquistarne a spese del padre. In quegli anni il gusto francese dello stare a tavola era arrivato a Parma: le portate monumentali erano sostituite da tante piccole portate, ciascuna delle quali
[2] [1] Bottega Meissen - Amorini porcellana, 16 cm.
[2] Bottega Meissen - Allegoria dell’Europa porcellana, 25,5 cm.
richiedeva il proprio corredo di piccole e numerose stoviglie, ad esempio i piccoli contenitori di marron glacés di porcellana decorata e traforata, le tazze con piattino molto largo, usato per raffreddarne il contenuto, le quattro alzate per ostriche, acquistate più per moda e collezione che per l’uso. Notevole il servizio di Capodimonte, regalo di Maria Carolina alla sorella Maria Amalia, detto “servizio dell’oca” per la decorazione della zuppiera. Riallestita anche la sala da pranzo di Maria Luigia, con una tavola dell’epoca perfettamente apparecchiata, con la poltrona della Duchessa e il suo ritratto. La mostra (aperta al pubblico se le disposizioni ministeriali consentiranno la
[3] Bottega Meissen - Allegoria del Fiume porcellana, 15,5 cm.
[4] Bottega Meissen - Allegoria dell’Asia porcellana, 30,5 cm.
[5] Bottega Meissen - Vendemmiatori porcellana, 21 cm.
[5] [3]
[4]
riapertura museale) è curata da Antonella Balestrazzi e da Giovanni Godi che, con un gruppo di esperti, ha individuato i tesori parmensi. Le porcellane saranno esposte nel piano nobile della Reggia, seguendo una suddivisione per temi. Accanto alle porcellane saranno in mostra i
ritratti, le lettere e i documenti relativi agli acquisti della Duchessa e del Primo Ministro François Guillaume Leon
Du Tillot. Inoltre, si potranno ammirare i disegni di mobili e arredi progettati da Ennemond Alexandre Petitot, piante del palazzo ducale di Colorno, libri ed incisioni di feste e nozze dei duchi di Parma, ma anche i ricettari in uso alle cucine del settecento. Sarà un vero e proprio viaggio
nella storia del gusto e della ricchezza decorativa che identificava lo status so-
ciale di chi la possedeva. s l
A sinistra: due immagini degli interni della Reggia di Colorno. Ph. Gigi Montali
LE PORCELLANE DEI DUCHI DI PARMA Capolavori delle grandi manifatture del ‘700 europeo
15 maggio - 19 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Reggia di Colorno, Parma
INFO T. +39 0521 312545 reggiadicolorno@provincia.parma.it
VISITA GUIDATA E PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA da martedì a domenica 10.00/13.00 - 15.00/18.00
Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.reggiadicolorno.it
MARIA CAVAGGIONI
Musica e arti visive
Tra stili e melodie, dal Simbolismo alle Avanguardie
di ettore tiretto
Come ormai da un anno, al momento in cui scrivo non so se potremo mai ammirare dal vivo questa mostra, che si dovrebbe tenere dal primo aprile al 4 luglio a Palazzo Roverella (Rovigo). Sto parlando di “Vedere
la musica. L’arte dal Simbolismo alle
Avanguardie”, prodotta con Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con l’Accademia dei Concordi e il Comune di Rovigo, affidata alla curatela di Paolo Bolpagni. Questa esposizione si prospetta essere non solo molto interessante, ma anche unica nel suo genere, non ho memoria infatti di un progetto similare che includa in una mostra così importante il
rapporto tra la musica e le arti visive.
Un’esposizione di vasto respiro sulle molteplici relazioni tra queste due sfere espressive, dalla stagione simbolista fino agli anni Trenta del Novecento. Bolpagni racconta e introduce: “Alla fine del XIX secolo, si assiste all’affermarsi in tutta Europa di un filone artistico che si
ispira alle opere ed alle teorie estetiche
di un compositore carismatico e affascinante come Richard Wagner: i miti nibelungici, la leggenda di Tristano e Isotta, l’epopea del Graal, il tutto spesso condito di implicazioni esoteriche. A partire dal primo decennio del Novecento, però, la riscoperta di Johann Sebastian Bach e il fascino esercitato dalla purezza dei suoi contrappunti vengono a sostituirsi al modello wagneriano, non solamente in campo musicale. Infatti, il cammino in direzione dell’astrattismo troverà riscontro nell’aspirazione della pittura a raggiungere l’immaterialità delle fughe di Bach, alluse nei titoli delle opere di Va-
silij Kandinskij, Paul Klee, František Kupka, Félix Del Marle, Augusto Gia-
cometti e molti altri”. Da queste sue parole, possiamo dunque capire immediatamente come lo stile delle diverse arti si influenzi e si mescoli, una melodia come
A sinistra: Aubrey Beardsley - Isolde illustrazione sulla rivista “Pan”, v.5, Berlino 1899-1900, libro a stampa
musa, un dipinto come ispirazione. Ricordiamo alcune liaison, come la Secessione viennese che conobbe un momento fondamentale nella mostra del 1902 dedicata a Ludwig van Beethoven, che aveva come fulcro il famoso Fregio di Gustav Klimt ispirato all’Inno alla gioia della Nona sinfonia; oppure le successive avanguardie, ad esempio nel Cubismo i pittori prediligono come soggetti gli strumenti musicali e nel Futurismo ha una grande importanza la componente sonora. Ma è con
Vasilij Kandinskij e Paul Klee che la
musica divenne davvero centrale (negli anni del Bauhaus sperimentarono entrambi la traduzione grafica di ritmi e melodie in linee, punti e cerchi). La mostra prosegue nella sua indagine, accurata e originale, una mostra-spettacolo di assoluto fascino. s l
Sopra: Umberto Boccioni Ritratto del Maestro Busoni 1916, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
A sinistra: Anselmo Bucci Studio per il violoncellista Crepax 1934, olio su tavola, collezione privata
In basso a sinistra: Vasilij Kandinskij La grande porta (Nella capitale Kiev) 1928, Colonia Theaterwissenschaftliche Sammlung der Universität
VEDERE LA MUSICA L’arte dal Simbolismo alle avanguardie
01 aprile - 04 luglio 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Roverella, Rovigo
INFO T. +39 0425 460093 info@palazzoroverella.com
Da lunedì a venerdì 9.00 - 21.00
Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.palazzoroverella.com
SIMONA Zecca
Heartbreak Hotel - Room 1 2021 olio su tela, 50x60 cm.
Lilith 2021 olio su tela, 60x80 cm.
simonazeccaart
simonazeccaart
Connecting people - 2004/2018
Pranzo di Natale - 2021
La Storia dell’Arte
Una preziosa selezione di Tornabuoni
di rebecca Maniti
Una Galleria d’Arte non solo come luogo dedicato al mercato, ma come luo-
go dedicato alla cultura. È così che si presenta
Tornabuoni Arte che, in questo particolare momento dovuto all’emergenza Covid con la chiusura dei musei e delle gallerie pubbliche, presenta l’Antologia 2021. Arte moderna e contemporanea: un’accurata selezione di opere, frutto dell’importante lavoro di ricerca che la galleria ha svolto nell’arco dell’ultimo anno. L’esposizione è visitabile da dicembre nelle due sedi italiane di Firenze e Milano, ed è un’opportunità unica non solo per i collezionisti, ma per il pubblico in genere per poter visitare una mostra che ripercorre i momenti più significativi della storia dell’arte dagli inizi del XX secolo ad oggi, attraverso i capolavori di alcuni dei suoi principali protagonisti. Utile e ben fatto il catalogo che accompagna questo progetto, con un testo introduttivo firmato da Sonia Zampini. Da Boldini a opere di Maestri come Balla, Campigli, Carrà, Felice Casorati, de Chirico, De Pisis,
07 dicembre 2020 – 28 novembre 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Tornabuoni Arte, Firenze / Milano
INFO T. +39 055 6812697 info@tornabuoniarte.it
Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.tornabuoniarte.it
Renato Guttuso, Magnelli, Marini, Paresce, Enrico Prampolini, Ottone Rosai, Savinio, Gino Severini, Sironi, Soffici, Tozzi e Viani. Non mancano Morandi, Picasso, Carla Accardi, Fontana, Burri, Christo e tanti altri a completare perfettamente la scena dell’Arte. s l
A sinistra: Emilio Isgrò Oristano acrilico su tela, 100x70 cm.
Sotto: Christo Running Fence (project for Sonoma County and Marin County, California) 1975, tecnica mista e tessuto su cartone, 56x71 cm.
L’arte scomparsa di Renato Casaro
Da Cinecittà a Hollywood, l’ultimo cartellonista
di Lucia Garnero
Inizialmente prevista con apertura al pubblico nel mese di dicembre 2020, ma rimandata al 2021 a causa della pandemia, si sarebbe dovuta aprire il 28 marzo la grande mostra sull’opera di Renato Casaro, il cartellonista che “firmò” i manifesti per i capolavori del cinema, da Cinecittà a Hollywood.
ma. Treviso, Roma, Hollywood” è curata da Roberto Festi e Eugenio Manzato, con la collaborazione di Maurizio Baroni. Questi tre specialisti del settore hanno analizzato e selezionato trecento tra gli elementi più importanti di un enorme archivio, composto da più di mille manifesti e locandine realizzate da Casaro all’interno di un percorso artistico durato cinquant’anni. La mostra si suddivide in tre sedi espositive: la Chiesa di Santa Margherita, il Complesso di San Gaetano ed i Musei Civici di Santa Caterina. La grande novità del 2021 è proprio l’apertura della nuova sede espositiva della Chiesa di Santa Margherita. Protagonista di un’arte scomparsa, Renato Casaro (Treviso, 1935) è un simbolo di quella scuola italiana di cartellonisti del cinema, di cui perizia tecnica, creatività e genio erano garanzie certe e indiscutibile valore aggiunto per il successo di numerosi film
A sinistra: L’ultimo imperatore, 1987
Sotto: Io sto con gli ippopotami, 1979, Italia, Commedia [Italo Zingarelli]
nazionali e internazionali. Il sodalizio di Casaro con il cinema inizia quando, ancora ragazzo, crea le grandi sagome (pezzi unici dipinti a mano) che venivano collocate all’ingresso del Cinema Teatro Garibaldi e del Cinema Esperia di Treviso. A 19 anni, nel 1954, Casaro parte per Roma, trova lavoro nello studio di Augusto Favalli e nel 1955 firma il suo primo manifesto per Cinecittà. Nel 1957, sempre a Roma, apre un suo studio. Da questo momento in poi, il suo stile conquista grandi registi del calibro di Dario Argen-
to, Ingmar Bergman, Bernardo Bertolucci, Luc Besson, Tinto Brass, Liliana Cavani, Francis Ford Coppola, Sergio Leone, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Alberto Sordi, John Sturges, Giuseppe
Tornatore, François Truffaut, Carlo Verdone. La mostra documenta 170 film a partire dai manifesti a due e quattro fogli destinati alle sale cinematografiche o all’affissione. Sono presenti anche i rari fogli degli anni 1955-1965, mai esposti prima, che presentano un artista in rapida formazione nel fertile ambiente romano dell’industria del cinema.
Il nome della rosa (The Name of the Rose), 1986 Italia, Germania Ovest, Francia Drammatico [Jean-Jacques Annaud] Papillon, 1974, Francia, USA, Drammatico [Franklin J. Schaffner]
Geronimo, 1962, USA, Western [Arnold Laven]
Balla coi Lupi, 1990
Sono quindi accostati, nella grande “terrazza” del Santa Margherita, Trinità e Rambo agli indimenticabili manifesti di capolavori quali I magnifici set-
te, C’era una volta in America, Amadeus, Il nome
della rosa, Il tè nel deserto, L’ultimo imperatore. Seguendo una progressione cronologica e tematica, la mostra accosta, ai grandi affissi, una selezionata serie di bozzetti studio e gli originali provenienti dall’archivio dell’artista e da collezioni pubbliche e private. La tecnica espositiva consente di comprendere la crescita professionale e la cifra stilistica, ma anche le innovazioni tecniche che Casaro adotta e sviluppa negli anni: dalla pennellata alle composizioni fotografiche, fino alle raffinate maquettes ad aerografo. Nelle tre sedi della mostra è prevista la proiezione di un inedito video, prodotto da FilmWork che mostra al pubblico trailer e spezzoni di film, dei quali Casaro ha curato il corredo iconografico, e alcune sue riflessioni sulla sua carriera professionale. Per ognuna delle sedi, inoltre, sono previste sezioni espositive e didattiche dedicate ai visitatori più giovani (per la creazione di un manifesto in totale autonomia), agli ipovedenti (con la riproduzione tridimensionale del celebre affisso Il
EMME KAPPA - M ichela c ancian
tè nel deserto) e ai visitatori maggiormente interessati all’evoluzione del genere, con i film simbolo di Casaro che raccontano tutta la filiera produttiva, nei suoi aspetti tecnici e artistici, in cui ha origine e si sviluppa la creazione di un manifesto. s l
RENATO CASARO.
L’ultimo cartellonista del Cinema Treviso, Roma, Hollywood
28 marzo – 30 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo Nazionale Collezione Salce - Chiesa di Santa Margherita e Complesso di San Gaetano - Musei Civici di Santa Caterina, Treviso
INFO T. +39 0422 658442 info@museicivicitreviso.it
Da lunedì a venerdì 10.00 - 18.00
Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.museicivicitreviso.it
Rambo III, 1988, USA, Azione [Peter MacDonald]
PIER PAOLO LORENZINI “COTTE”
RASO FUSCIA E BIANCO PLASTICA 2020, composizione di legno, legno combusto, tele, stoffe, cartone, acrilico e catrame in tecnica mista, 102x102 cm.BIANCOSCURO R I V I S TA d ’ A R T E
ANTONIO MANCINI
Donna che prende il sole 2019, acrilico su tela , 90x50 cm.
Dal progetto “ITALIANI” selezione d’Arte contemporanea
All’artista Antonio Mancini: “La selezione del suo operato in occasione del progetto editoriale “Italiani” attesta la validità del suo impegno stilistico. La sua presenza conferma la grandezza del panorama artistico contemporaneo.” Vittorio Sgarbi
antoniomanciniarte@gmail.com www.antoniomancini.net
Kyoji Nagatani
La mostra personale a Varese
di ettore tiretto
Ha aperto il 13 marzo la mostra personale di Kyoji Nagatani (Tokyo, 1950) alla Galleria Punto sull’Arte di Varese. Purtroppo ha subito dovuto chiudere a causa delle norme dell’emergenza sanitaria, ma la galleria ha deciso di prorogarne la durata di ulteriori 15 giorni, fino al 17 aprile, sperando di poterla far fruire dal vivo ai propri visitatori. Una mostra molto interessante sotto diversi punti di vista, tra i quali anche l’accesso
al materiale audiovisivo creato per la mostra
tramite QR code, da scoprire portandosi un paio di auricolari e lo smartphone. Per celebrare i quarant’anni dal suo arrivo in Italia (lo scultore si trasferì a Milano nel 1981 grazie ad una borsa di studio del governo italiano per l’Accademia di Brera), Sofia Macchi (fondatrice della Galleria) ha deciso di costruire un percorso che parte proprio dal suo debutto, mettendo in mostra un pezzo prezioso, “Testa di ragazza” del 1982, in cui è evidente la prima suggestione classica. Altro pezzo interessante è “I paesaggi del cuore” del 1984, nel quale è già ben presente la poetica del seme che poi sarà propria all’artista nel corso degli anni successivi. La mostra è pensata come un’antologica e strutturata in un allestimento museale. La storia dell’artista infatti, oltre che dalle opere, è raccontata anche da una serie di pannelli che ne specificano le tappe, da estratti di testi scritti in precedenza sul suo lavoro e da locandine delle sue principali mostre personali. Non appena sarà possibile, la Galleria organizzerà un momento di incontro con Nagatani ed il curatore Alessandra Redaelli, sicuramente da non perdere. s l
VERSO L’INFINITO KYOJI NAGATANI
13 marzo - 03 aprile 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) PUNTO SULL’ARTE, Varese
INFO T. +39 0332 320990 info@puntosullarte.it
Da martedì a sabato 10.00/13.00 - 15.00/19.00
Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.puntosullarte.com
Nagatani Kyoji Testa di ragazza 1982, bronzo, 52x33x17cm.
Nagatani Kyoji I paesaggi del cuore 1984, bronzo foglia d’oro, 33x95x21cm.
Nagatani Kyoji Genesi 203 2020, bronzo patinato, 22x27x26cm.
JR a Palazzo Strozzi
Antico e contemporaneo in dialogo
di FLaVio ennante
FRANCESCO
CAMPANELLA
Il 19 marzo Palazzo Strozzi ha cambiato volto attraverso l’intervento di JR, uno degli artisti contemporanei più celebri al mondo, chiamato a reinterpretare la facciata con una nuova installazione site specific dal titolo “La Ferita”. JR utilizza il collage fotografico come tecnica caratteristica del suo stile, esploso nella
dimensione dell’arte pubblica nelle città di
tutto il mondo, dalle favelas di Rio de Janeiro alla grande piazza della Piramide del Louvre, da Ellis Island a New York alla prigione di massima sicurezza di Tehachapi in California. L’occasione è figlia dell’attualità che ci vede da oltre un anno nel limbo delle chiusure di ogni luogo, ivi compresi quelli destinati alla cultura e all’arte. Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, commenta: “La nuova opera di JR rappresenta un segnale forte di riflessione sulle difficili condizioni di accesso alla cultura nell’epoca del Covid-19, ma allo stesso tempo un’occasione per un nuovo coinvolgi-
mento del pubblico all’insegna di valori come libertà, immaginazione creativa e partecipa-
zione. Nell’attuale difficoltà di offrire occasioni di fruizione dell’arte in spazi tradizionali, la scelta di creare un’opera visibile a chiunque sulla facciata di Palazzo Strozzi diviene un invito a ritrovare un rapporto diretto con l’arte e una sollecitazione per nuove forme di condivisione e partecipazione.” L’iniziativa è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Andy Bianchedi in memoria di Hillary Merkus Recordati, importante la collaborazione di Galleria Continua al progetto di JR. s l
Sopra: Arturo Galansino e JR davanti a Palazzo Strozzi. Ph. Ela Bialkowska, OKNOstudio
A sinistra: JR - La Ferita 2021, Firenze, Palazzo Strozzi. Ph. JR
Sotto: Tehachapi, Daytime, triptych, U.S.A., 2019
Sunday morning II
2018 tecnica mista con acrilico e collage su tela 70x100 cm.
Quotidianamente, vediamo i muri delle nostre città ricoperti di manifesti strappati, scritte e disegni; osservando ci immaginiamo le caratteristiche di quella società. Francesco Campanella, nato a Novara nel 1965, prende spunto per la sua Arte dal contesto urbano, creando il suo stile da un connubio tra l’Informale e la Street Art, con tecnica polimaterica su tela e tavola.
francesco.campanella.391 francesco.campanella.391 francescocampanella7@gmail.com