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FASHION Dopo il 2020, la moda si muove verso un nuovo futuro
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Dopo il 2020, la moda si muove verso un nuovo futuro
Di Andrea De Amicis
Il Covid ha reso il 2020 un anno decisamente difficile per tutti i settori ma in particolare per il Fashion. Anche il 2021 è iniziato in maniera sfidante, è quindi urgente che le aziende sviluppino nuove strategie per il futuro. Il report The State of Fashion 2021 offre interessanti riflessioni in merito.
Il 2020 è stato un anno molto complicato per tutti i settori ma soprattutto per il Fashion. Il Covid ha portato contrazioni delle vendite a livello globale, dal 15 al 30%. I consumatori hanno modificato le loro abitudini e si sono allontanati dal settore, le catene di approvvigionamento hanno subito interruzioni, l’anno si è concluso con tante zone del mondo in preda a una nuova ondata di infezioni. Nei primi mesi del 2021 si sta confermando e anche rafforzando lo stesso scenario, è necessario dunque che le imprese si focalizzino su azioni costruttive e strategie efficaci, come quelle contenute nel report The State of Fashion 2021.
Uno dei trend positivi del futuro è la sostenibilità, verso cui tutte le aziende si stanno indirizzando sempre di più, anche quelle del lusso, che si stanno rivelando maggiormente resistenti durante la crisi. Nell’ultima edizione digitale dei Green Carpet Fashion Awards sono state presentate affascinanti collezioni come Upcycled di Miu Miu, con ottanta abiti pezzo unico, creati a partire da raffinati capi non firmati, risalenti al periodo tra gli anni ‘30 e ‘70, reperiti in negozi e mercatini vintage di tutto il mondo. Gucci ha scelto per la sua collezione Off The Grid materiali riciclati, ecologici e sostenibili, mentre Pinko ha attinto ai capi delle sue vecchie collezioni, per scomporli e ricrearne di nuovi.
A questo e ad altri spunti edificanti per il futuro è dedicato The State of Fashion Milano Fashion Week - Donna 2021
2021, il quinto report annuale sullo stato della moda, a cura di The Business of Fashion e McKinsey & Company. Al suo interno 10 temi che guideranno l’industria del Fashion nel 2021.
Il punto 1, convivere con il virus, ricorda di tenere conto che lo scenario futuro è molto incerto, perché i movimenti del Covid cambiano continuamente. Le imprese hanno bisogno di acquisire flessibilità e di prendere decisioni velocemente. Dati e analisi giocheranno un ruolo importante, aiutando le aziende a tenere traccia dei cambiamenti nella domanda in aree geografiche, categorie, canali e segmenti di valore.
Il 2, la diminuzione della domanda, sottolinea che per la situazione contingente e la crescente disoccupazione, la richiesta d’abbigliamento ha subito un forte calo. Molte aziende di moda si stanno convertendo alle produzioni medicosanitarie, per la casa, o di beni per il loro territorio.
Il 3, l’adozione del digitale vede nell’online una salvezza, seppur parziale, ai problemi attuali. Durante la pandemia le vendite
Courtesy McKinsey&Company
via web sono quasi raddoppiate, dal 16 al 29%. Moltissimi brand hanno colto inoltre nuove possibilità del web come il live streaming, il customer service in videochat e il social shopping. Forti conferme sono arrivate dall’ultima Milano Fashion Week donna, svoltasi dal 23 febbraio al 1° marzo. La maggior parte dei brand ha mostrato le collezioni autunno/inverno 2021-22 in formato digitale, tramite video di sfilate e cortometraggi d’autore. L’edizione è stata un grande successo, riportando oltre 45 milioni di visualizzazioni, più di qualsiasi altra settimana della moda nel mondo.
Il punto 4, la giustizia, vede i consumatori più attenti al comportamento dei brand nei confronti dei dipendenti. Con la crisi generata dalla pandemia, è arrivata una maggiore consapevolezza riguardo la difficile situazione dei più vulnerabili nel settore. Sono nate campagne contro lo sfruttamento e i consumatori adesso si aspettano che le aziende offrano più dignità, sicurezza e giustizia ai lavoratori del Fashion in tutto il mondo. Il 6, Less is more è nato dalla dimostrazione pratica che più prodotti e collezioni non danno necessariamente risultati finanziari migliori. È meglio che le aziende si indirizzino verso la semplicità, trovando modi per aumentare il sellthrough e diminuire i livelli di inventario, adottando per l’assortimento un approccio incentrato sulla domanda, e aumentando, nel contempo, la reattività stagionale flessibile, sia per i nuovi prodotti che per il rifornimento.
Il 5, i viaggi interrotti vede un forte decremento del tourism shopping e orienta le imprese ad interagire al meglio con i consumatori locali, riservandosi di effettuare investimenti strategici nei mercati che vedranno una ripresa più forte. Il 7, gli investimenti nel settore, incoraggia a fusioni e acquisizioni tra le aziende che stanno affrontando bene la crisi e quelle che rischiano la bancarotta, o rimarrebbero in vita solo con sussidi governativi.
L’8, le partnership più profonde, è conseguenza delle maggiori difficoltà nell’approvvigionamento, che spingono ad abbandonare le relazioni provvisorie a favore di collaborazioni più stabili, che portino maggiore agilità e responsabilità.
Il 9, il Roi del retail vede una profonda riflessione sulla spirale discendente della vendita al dettaglio fisica. È un reparto già in crisi da anni e vedrà un grande numero di chiusure di negozi permanenti, che continuerà ad aumentare nel periodo post-pandemia. Gli attori della moda dovranno immaginare nuove soluzioni, come un potenziale spostamento di potere ai rivenditori e la perfetta integrazione del digitale.
Il 10, la rivoluzione lavorativa, vede emergere un nuovo modello di lavoro, per il connubio in sede e a distanza, ma pure per l’esigenza di investire nella riqualificazione dei talenti e per la volontà di favorire un maggior senso di condivisione delle mansioni e dello scopo aziendale fra i dipendent
Green Carpet Fashion Awards 2020