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L’amplifcatore delle emozioni
INTERVISTA L’amplifcatore delle emozioni
Musicare i testi, tra rime, rap e filastrocche, è possibile, senza paura: ne ha parlato Janna Carioli, scrittrice e autrice televisiva, nell’intervista a cura di Eléonore Grassi
Qual è il tuo rapporto con la musica?
Da anni scrivo testi per canzoni, per adulti, ma soprattutto per ragazzi. Essendo stata autrice di programmi televisivi per bambini (Melevisione e Bumbi) in cui la componente musicale era molto importante, ho avuto l’opportunità di collaborare con parecchi musicisti e questo aiuta a farsi venire idee.
Come hai trasferito e portato la musica e la musicalità nei tuoi libri? In che generi e forme si esprimono meglio?
Ovviamente i libri che più si prestano a essere accompagnati dalla musica sono i libri di flastrocche e quelli di poesie. Alcuni albi per piccolissimi, editi con Sinnos, sono usciti accompagnati da un cd allegato. Un nido di flastrocche, per esempio, segue un bambino durante la sua giornata, da quando si sveglia al mattino, a quando va al nido, quando mangia, gioca, fa pipì, torna a casa, va a dormire. Filastrocche contro la ffa invece è stata una vera sfda, perché le piccole composizioni in rima dovevano essere funzionali a far passare la paura ai bambini che affrontano accertamenti clinici. Dico che è stata una sfda perché non è stato facile scrivere una flastrocca musicata che parla dell’elettrocardiogramma o della radiografa… ma credo di esserci riuscita trovando delle metafore bufe. Un esempio:
Mi metto in posa e trattengo il respiro Mani sui fanchi come un fachiro Fammi una bella pulita e lucente Radiografa sorridente… Ecco, direi che la chiave è questa: se si vuole parlare con i bambini bisogna trovare un elemento che faccia sorridere, che viri verso l’assurdo, che sdrammatizzi. Evidentemente questa esigenza è molto sentita dai medici che si occupano dei bambini perché in questo momento da un importante ospedale pediatrico mi hanno chiesto di comporre una canzone… sull’endoscopia! Chissà se ci riuscirò? Diciamo che questa tipologia di piccole flastrocche-canzoni le possiamo defnire “funzionali a”. Non sono brani indimenticabili, ma sono sicuramente divertenti e cantabili, tanto è vero che molti genitori mi scrivono disperati perché i fgli, come fanno in genere i piccoli, li vogliono ascoltare e riascoltare fno alla nausea (dei genitori). Anche quando si tratta di testi poetici più complessi, come le poesie, la musica è sempre in agguato, tanto è vero che spesso, quando vado nelle scuole a incontrare i ragazzi, come gioco faccio vedere loro come si possono musicare alcuni testi, trovando un ritmo giusto, per esempio una poesia può diventare un rap, un’altra si può accompagnare battendo i piedi a ritmo perché la metrica, casualmente, coincide con una notissima flastrocca cantata con il zum pam pam. L’obiettivo non è quello di invischiarsi in una composizione estemporanea di autore, ma quella di far capire ai ragazzi che con la musica si può giocare senza paura. Qualunque tipo di musica. E anche nei romanzi, che apparentemente non c’entrano con la musica, questa in realtà afora. I dialoghi, per esempio, sono ritmi, in cui le parole non devono essere né troppe né poche, ma incisive, musicali e signifcanti.
Luce Possentini, Valeria Petrone, Giulia Orecchia, Daniela Iride Murgia, capaci di dare un corpo coerente alle fattezze di pensiero e parola del testo. Ma c’è di più. Ogni libro nasce
in realtà con delle musiche precise. A volte, come nei classici, Vivaldi, Debussy, Tartini, Saint Saens, Mel Bonis, le musiche di riferimento preesistono al testo che viene costruito per veicolarle, altre volte le musiche si innestano su testi e immagini che hanno avuto l’urgenza di nascere per primi, a riprova del fatto che il cortocircuito tra il suono della parola e quello della musica, tra immagine e immaginario, può scatenarsi facendo girare la corrente in una direzione o nell’altra.
I codici QR contenuti negli albi, consentono di ascoltare le tracce audio con agilità e di vivere, anche nella lettura autonoma, un’esperienza artistica completa, e complessa, ma mai complicata. Sono libri unici e speciali (da Tinotino, Tinotina Tino tin tin
Quali sono gli aspetti e gli elementi che rendono un testo “musicale”? Come si scrive un testo prestando particolare attenzione a questo aspetto?
Sicuramente la metrica è importante e la rima spesso aiuta, anche se non è fondamentale, ma l’ingrediente imprescindibile è l’emozione che il testo trasmette. La musica è un amplifcatore e crea un’atmosfera in cui le parole arrivano dritte al cuore. Attenzione, quando dico “emozione” non dico “retorica”. Io personalmente non amo i paroloni. Preferisco una scrittura asciutta, scarna. Preferisco togliere più che aggiungere. Poi ci sono alcuni accorgimenti elementari. Per esempio evitare di comporre poesie e canzoni usando rime tutte composte da verbi. Se in una riga abbiamo “sognare”, non mettiamoci sotto “baciare”, cerchiamo di usare un sostantivo, per esempio “mare”. In questo lavoro anche un rimario può essere utile ai bambini per dare spunti. Non ci sono parole che hanno in sé la musicalità garantita. Anche parole inusuali possono essere interessanti musicalmente. Basti guardare cosa ha fatto Franco Battiato! Scrivere per piccoli non è facile, anzi. Alcune case editrici, nel tempo, hanno avuto la tentazione di far scrivere a grandi scrittori racconti che si rivolgessero ai bambini e solo poche volte i risultati sono stati interessanti. E così è anche per i testi delle canzoni. Troppo spesso ci sono bamboleggiamenti o fnte trasgressioni che risuonano come monete false. I bambini sono semplicemente persone più piccole con le quali bisogna dialogare seriamente, divertendosi. Questa chiave di scrittura ce l’hai o non ce l’hai. Non la impari.
Cosa puoi dirci del rapporto tra musica, parole e immagini?
La sintesi meravigliosa di questo rapporto, per me, sono i flm di animazione, in cui la musica spesso ha un ruolo molto importante e si sposa con il testo, l’immagine e il movimento.
Un tuo libro particolarmente riuscito dal punto di vista musicale?
In genere gli albi illustrati si prestano di più a diventare possibili “partiture” musicali.
Janna Carioli
L’alfabeto dei sentimenti, edito da Fatatrac, per esempio. Ma in tutti i miei albi illustrati la musica è un sottotraccia.
Ci regali una flastrocca o una poesia dove la musicalità è particolarmente importante?
Libertà Foglia dopo foglia maglia dopo maglia mi spoglio. Un brivido mi toglie il fato l’acqua mi accoglie e nuoto come non ho mai nuotato. Libero mi sento e urlo nel vento.
tin, fno a Un pianoforte, un cane, una pulce e una bambina), dove testo, musica e immagini statiche sono già un intreccio di linguaggi che genera un ritmo puro, capace di tramutarsi in danza ed espressione corporea all’ascolto, che però esplode negli spettacoli dal vivo dove le immagini da statiche si fanno dinamiche, i musicisti diventano anche mimi o danzatori, il testo prende corpo, nella messa in voce di Alessia Canducci, e il pubblico viene chiamato a essere parte attiva dell’esecuzione, per testimoniare che il primo ritmo che regge l’intreccio di queste arti è quello cardiaco della vita. Gli spettacoli nati dalla collana Musica disegnata e un po’ strampalata, ci riportano, inevitabilmente alla tradizione della faba musicale, dove la musica degli strumenti si intreccia a quella della voce che è nella partitura musicale, di cui Pierino e il lupo di Prokofev segna l’esempio più noto. Vale sempre la pena ricordare l’edizione Rizzoli con la riscrittura del testo a opera di Vivian Lamarque e le illustrazioni di Pia Valentinis, e I quadri di un’esposizione di Mussorgskij, sempre illustrati da Pia Valentinis, con un testo molto ben ideato da Chiara Carminati, pubblicato da Fabbri.
È chiaro che in questi casi siamo nel solco della tradizione. Più di recente, l’editore Giunti nella collana Le strenne ha proposto una serie di albi dalle belle storie e illustrazioni, dove la musica classica (da Le quattro versi, attraverso lo spazio-tempo delle immagini. Si prende una poesia breve, e si frantuma la forma del suo versifcare, togliendole la sua naturale vocazione di immagine sulla pagina bianca (che, come sappiamo, può spingersi fno al calligramma), per scomporla nella musicalità dei singoli versi, che vengono dilatati dalla fruizione delle immagini, mutando così ritmo e intenti. Se, come ricordava Klee, nelle opere visuali il fare è a monte dell’opera e nella musica l’opera è a valle
Ill. di Clara San Millan
Stagioni di Vivaldi ai balletti de La bella addormentata e Il lago dei cigni) è riproposta per frammenti, con il meccanismo del pulsante a pressione (così come avviene in molti libri per i piccolissimi). La facilità di utilizzo compensa la minore qualità dell’audio, rispetto a quella del codice QR, e rende i libri adatti alla fascia dei più piccoli. Nel flone degli albi illustrati dove si integrano racdel fare (giacché il senso di un componimento musicale lo abbiamo solo al termine dell’esecuzione), è chiaro che questa scomposizione della poesia nei suoi versi è una chiamata in causa della musica e, in particolare della voce, primo necessario strumento
alla sua esecuzione, giacché, come ricordava Carmelo Bene, “poesia è voce, scrittura la sua eco”. È questo il caso, per esempio, de L’Infnito di Leopardi illustrato da Marco Somà (El, 2020), o della collana Magnifci versi, interamente illustrata da Sonia Maria Luce Possentini, che ho ideato e curo sempre per Carthusia. Le poetesse fn qui pubblicate – Emily Dickinson, Antonia Pozzi, Alfonsina Storni, Yosano Akiko 1 – attingono a culture, tradizioni poetiche, lingue, immaginari diversissimi. Sono dunque “musiche dal mondo”. Ma sono anche albi dove l’elemento sonoro è tutto da sperimentare, provando, per esempio a innestare musiche d’autore sulla messa in voce: il risultato sarà potentissimo. Le strade dell’albo illustrato che suona sono molte e di certo un discorso a sé meriterebbero molti silent books, a partire da Fiume Lento, di Alessandro Sanna (Rizzoli, 2013) o dal Telefono senza fli, di Ilan Brenman e Renato Moriconi (Gallucci, 2014),
La scomposizione della poesia nei suoi versi è una chiamata in causa della musica e in particolare della voce, giacché, come ricordava Carmelo Bene, “poesia è voce, scrittura la sua eco”
conto e musica, restano sempre da citare, anche se non certamente recenti, due esempi signifcativi per originalità dei testi e dell’approccio musicale: Il signor Ventriglia (Orecchio acerbo, 2002), di e con Marco Baliani, illustrato da Mirto Baliani, raro esempio di narrazione surreale, ironica e stimolante sul piano linguistico e musicale, (oggi ascoltabile sul sito dell’editore) e lo straordinario Nidi di note con i testi di Bruno Tognolini, le illustrazioni di Alessandro Sanna e le musiche eseguite da Paolo Fresu, Sonia Peana e il Devil Quartet (Gallucci, 2012). Quest’ultimo editore, insieme a Panini e Usborne, ha un catalogo ricco di proposte di ottima qualità, rivolte soprattutto ai più piccoli, con cartonati o primi libri illustrati, che godono di ottima diffusione e apprezzamento. Ci sono albi dove la musica che viene lasciata nelle orecchie del lettore è, volutamente, solo quella delle parole, perché è lì che si prende la mira. Sono gli albi dove la grande poesia diventa partitura per le immagini. Si decide di far cantare un solo testo poetico dilatando la musica dei
Ill. di Anna Quaranta
capolavoro di architettura narrativa e visuale che chiama in causa la voce, i suoni, le sonorizzazioni, i rumori, e i gesti, in un esempio di ritmo puro capace di far vibrare come non mai il silenzio. Che è poi il grande padre del suono, del ritmo e del linguaggio. “Il silenzio è l’originale, le parole sono la copia” diceva Joan Brossa. Varebbe la pena di ripartire da qui per ricominciare il discorso.
1. E. Dickinson. Angeli, Milano, Carthusia, 2017; A. Pozzi. Preghiera alla poesia, Milano, Carthusia, 2018; A. Storni. Due Parole, Milano, Carthusia, 2019; Y. Akiko. Non dubitare dei sogni, Milano, Carthusia, 2020.