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MAN

MALE TALES


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MAN

SOMMARIO Dolce&Gabbana Photographer: Mario Gomez Stylist: Sabrina Mellace

IPORTRAITS

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57 DETAILS page

chapter

III

EDITORIAL BOHEMIAN CLUB page

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FOCUS page

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V

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IV

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EDITORIAL LOST IN NEW YORK page

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MAN

CONTENTS page

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VIBESPOKE

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WATCHES page

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VII chapter

VIII LIBRARY page

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BEAUTY page

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IX


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EDITORIALE di Cinzia Malvini

MALE TALES gni tempo ha le sue parole e ogni parola ha le sue mode. “Talento”, probabilmente, è quella oggi più ricorrente e più frequentemente utilizzata su ogni tavolo, sia che si tratti di moda, di cucina, di musica, di sport e di spettacolo, anche di politica. Uomini di talento sono quelli che incontrerete e (ri)conoscerete sfogliando il nostro magazine. Ma, soprattutto, insieme a quel talento, anche troppo inflazionato, ritroverete, o scoprirete, delle storie, belle, intense e sane. Autentiche storie maschili, dipanate sul filo di quella passione capace di esprimersi allo stesso passo, ma con modi e in mondi diversi, dalle cucine alle piste innevate, dai palchi musicali ai soppalchi di negozi e atelier dove dare voce alla creatività, alla capacità, al merito, al gusto e allo stile. Cercavamo una frase, o meglio un acronimo, che riuscisse a raccoglierle tutte, queste voci, alla fine, abbiamo trovato, e scelto, dei racconti di uomini diventati dei campioni grazie alla volontà, all’abilità e soprattutto al cuore: tre parole che, insieme, sembrano oggi racchiudere il senso del migliore talento.

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very age has its word and every word has its day. “Talent” is probably the most recurring and frequently discussed one today, whether in reference to fashion, cooking, music, sport, entertainment or even politics. And it is men of talent who you are going to meet and recognize in the pages of our magazine. But, and more especially, together with that at times overrated talent you will discover or re-discover some extraordinary, profound and uplifting stories. Real men’s stories about passions expressed with equal intensity but about different worlds and in different ways; from kitchens to snow covered slopes, from the pop concert stage to lofts, ateliers and shops where creativity, ability, merit, fine taste and style are given a voice. We were looking for a phrase, or better an acronym, which would cover all these aspects and, in the end, we found and chose stories about men who have become champions through their resolve, their ability and above all their hearts: three words that seem to encapsulate the best meaning of the word talent today.


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MAN

chapter I

PORTRAITS 17


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PORTRAITS

OZARK HENRY by Pino Gagliardi

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razie ai suoi sacrifici ha scalato le classifiche di tutta Europa. Ozark Henry, pseudonimo di Piet Goddaer, cantautore, classe 1970, ha già ricevuto la benedizione di Monsieur David Bowie, che giudicò il suo album di debutto del 1996 I’m seeking something that has already found me come miglior album dell’anno: “La musica è sempre stata importante a casa nostra, perché mio padre è un compositore di musica classica e ricevere questo complimento dal Duca Bianco è stato fantastico e mi ha dato la sicurezza di continuare ad andare avanti - ci racconta l’artista durante la sua promozione italiana - Ho iniziato come artista di musica elettronica con radici classiche, scrivendo e producendo da solo nel mio studio di casa. Ed è più o meno quello che sto facendo ancora oggi, ma con più saggezza e maturità di prima”. Nel campo musicale è raro che un cantante belga arrivi al successo in un’epoca in cui vige la supremazia anglo/americana: “Il Belgio è un paese centrale dell’Europa fondato su una mescolanza tra la cultura germanica e quella romana. Tutto ciò che succede nel mondo passa per il nostro Paese ed è quasi impossibile non sviluppare un’identità musicale unica con l’influenza di queste due grandi culture. Inoltre, spesso sono in giro: infatti, ho scritto I’m Your Sacrifice quando ero in Norvegia con amici”. Considerato fino a poco tempo fa un cantante di nicchia, con una forte personalità e uno spiccato senso per la moda: “Sono un fan di Ann Demeulemeester sin dal suo esordio e i suoi vestiti mi calzano a pennello. Mi danno sicurezza e mi fanno sentire a mio agio. Mi piace anche vestire Diesel Black Gold, perché si combina meravigliosamente con lo stile di Ann. Mi piace molto la moda italiana, perché è pura maestria artigiana, una cosa che non si trova ovunque. La moda è un modo meraviglioso di esprimere la propria identità e dimostrare rispetto verso la gente con cui si lavora, che si incontra o con cui si va a cena”. Ci sembra di capire che il segreto di questa ricercata eleganza fiamminga stia tutto nella silhouette. Se quella funziona, evidentemente, va tutto bene.

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hanks to his sacrifices he topped the charts all over Europe. Ozark Henry, the stage name of Piet Goddaer, singer/song writer born in 1970, has already received a blessing from Mr. David Bowie, who voted his first album in 1996 I’m seeking something that has already found me the best album of the year. “Music was always important in our house, because my father composes classical music and to receive that compliment from the White Duke was fantastic, it gave me the courage to go on”, he told us on his promotional trip to Italy. “I began playing electronic music with classical roots, writing and producing by myself in my studio at home. And that is pretty much what I am still doing today, but now I am a little wiser and more mature”. It is rare that a Belgian singer achieves success at a time when Britain and America have supremacy in the world of music. “Belgium lies at the centre of Europe and is founded on the mix of Germanic and Roman cultures. Everything that happens in the world passes through our country and it is almost impossible not to develop a unique musical identity with the influence of these two great cultures. Also, I am often travelling. In fact I wrote I’m Your Sacrifice when I was in Norway with friends”. He was considered until recently a niche singer with a strong personality and a pronounced sense of fashion: “I have been a great fan of Ann Demeulemeester since the early days and her clothes fit me like a glove. They make me feel good about myself. I like wearing Diesel Black Gold too because it goes really well with Ann Demeulemeester. I like Italian fashion very much because it is great craftsmanship. That is something not found everywhere. Fashion is a great way to express your own identity and show respect to the people you work with, meet, dine with”. It appears that the secret of his Flemish elegance is all in the silhouette. If that works, evidently, all’s fine.


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PORTRAITS

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PORTRAITS

DAVID BOWIE by Valeria Palieri

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on i capelli arancioni sparati in alto avvolto in succinte tutine, raso e paillettes “Ziggy Stardust” cambia per sempre l’iconografia del panorama musicale, influenzando indelebilmente lo stile e le tendenze degli anni ’70 e dei decenni a venire. Tocca poi a Jareth, crudele re dei Goblin nella pellicola Labyrinth del regista Jim Henson, diventare negli eighities l’idolo delle generazioni più giovani, anche di quelle meno avvezze alla musica rock. Cerone sul viso, make up marcato, acconciature cotonate, zeppe, ma anche giacche di pelle, capi sartoriali e mise dall’allure raffinata, l’elenco della trasformazioni di David Bowie, all’anagrafe britannica David Robert Jones, sembra andare di pari passo con quello delle sue hit di successo, ben cinquantadue gli album pubblicati, e delle sue apparizioni pubbliche, vere e proprie performance dove il confine tra musica, moda, recitazione, fotografia, arte e design non sembra essere così netto. Emblema della versatilità, artista eclettico, prolifico e camaleontico, il Duca Bianco è senza dubbio una delle personalità più poliedriche del nostro tempo, una delle poche che ha saputo spaziare con nonchalance tra forme espressive sempre diverse, adattandosi ai cambiamenti, ma soprattutto riuscendo a reinterpretare con sorprendente lucidità i segnali e i trend del momento. Fisico asciutto, fascino androgino e quel tocco inconfondibile di grazia e femminilità consacrano Bowie fin dagli esordi nell’Olimpo delle icone di stile, un privilegio destinato a pochi che l’artista mantiene ben saldo dosando con abilità interviste e fugaci quanto spettacolari apparizioni pubbliche. Secondo un sondaggio condotto dalla BBC nel 2013 il Duca Bianco sarebbe infatti considerato dai suoi connazionali il cittadino britannico più elegante di sempre.“Mi sono sempre sentito confuso quando mi chiamano il camaleonte del rock - racconta Bowie al mensile Esquire - un camaleonte non deve esercitare un’incredibile energia per riuscire a diventare indistinguibile nel suo ambiente?... Non sei mai chi pensi di essere. Una volta negli anni ’80, una signora anziana si avvicinò e mi chiese ‘posso avere un suo autografo Mr. Elton John?’. Le ho risposto che non ero Elton ma David Bowie e lei mi ha risposto ‘oh grazie a Dio, non riuscivo a sopportare quei capelli rossi e tutto quel trucco!’”. Dopo la grande retrospettiva David Bowie is, ospitata l’anno scorso presso gli spazi espositivi del Victoria & Albert Museum di Londra, l’artista britannico torna a far parlare di sé, della sua musica e delle sue sofisticate apparizioni. Dopo l’uscita mondiale del nuovo album The Next Day, Bowie approda infatti a Venezia per prender parte al secondo episodio de L’Invitation au Voyage, la nuova campagna pubblicitaria del celebre marchio francese Louis Vuitton, un altro viaggio per la rockstar attraverso stile, moda, arte e design.

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ith his spiky red hair, revealing catsuits, satin and sequins “Ziggy Stardust” changed the iconography of the musical panorama forever, permanently influencing the style and trends of the seventies and the decades that followed. It would then, in the eighties, be up to Jareth, the cruel king of the Goblin in the film Labyrinth directed by Jim Henson, to become the idol of the young generation and of those less accustomed to rock music too. Grease paint, bold make up, back-combed hair, wedge heels, leather jackets, tailored clothes and sophisticated outfits are all on the list of David Robert Jones, a.k.a. David Bowie’s many transformations. There are as many as his hits, a good fifty-two albums, and his public appearances too, real performances where the borders between music, fashion, performance, photography, art and design seemed to merge. The White Duke, symbol of versatility and an eclectic, prolific and opportunistic musician, is without doubt one of the most multi-faceted personalities of our times. One of the few who has been able to pass, with such self-assurance, from one form of expression to another, reinventing himself, but above all being able to interpret the signals and trends of the moment with surprising clarity. From his debut Bowie’s androgynous charm, small physique and unmistakable touch of grace and femininity have consecrated him on the Mount Olympus of icons of style. A privilege destined for the few that he keeps a tight grip on, cleverly dosing his interviews and, fleeting as they are, spectacular public appearances. According to a poll carried out by the BBC in 2013 the White Duke was in fact considered the most elegant Brit ever by his fellow nationals. “I’ve always felt bemused at being called the chameleon of rock”, Bowie told Esquire magazine, “Doesn’t a chameleon exert tremendous energy to become indistinguishable from its environment?... You’re never who you think you are. Sometime in the eighties, an old lady approached me and asked, ‘Mr. Elton John, may I have your autograph?’. I told her that I wasn’t Elton but David Bowie. She replied, ‘Oh, thank goodness. I couldn’t stand his red hair and all that makeup!’”. After the great retrospective exhibition David Bowie is held last year at the Victoria & Albert Museum in London, the artist, his music and his sophisticated appearance are being talked about again. Following the world release of his new album The Next Day, Bowie in fact went to Venice to take part in the second episode of L’Invitation au Voyage, the new advertising campaign for the famous French brand Louis Vuitton. Another journey for the rock star through style, fashion, art and design.


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PORTRAITS

David Bowie for the Louis Vuitton’s adv campaign L’Invitation au Voyage. 21


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DAVID GARRETT

“LA MUSICA PER UN MUSICISTA È UN LINGUAGGIO

EMOTIVO”

“FOR A MUSICIAN MUSIC IS A LANGUAGE OF EMOTIONS” Il rivoluzionario violinista tedesco interpreta il genio eccentrico di Niccolò Paganini nella pellicola Il Violinista del Diavolo di Silvia Cutuli

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The revolutionary German violinist plays the eccentric genius, Niccolò Paganini, in the film The Devil’s Violinist


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INTERVIEW

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Carlo Rampazzi

INTERVIEW

CARLO RAMPAZZI

IL SENSO DI CARLO PER IL BELLO CARLO’S FEELING FOR BEAUTY di Cinzia Malvini 36


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INTERVIEW

Š Carlo Rampazzi, Maximinimalismobili.

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Bruno Barbieri, © NIKI Francesco Takehiko.

INTERVIEW

BRUNO BARBIERI

L’ARTE DELL’ESSENZIALITÀ THE ART OF BREVITY 44

di Valentina Uzzo


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INTERVIEW

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ue caffè nello storico bar della Stazione Centrale di Milano, prima di prendere il treno: sarebbe dovuta cominciare così un’intervista che già al primo sorso prendeva però tutta un’altra piega. Molto più di un semplice botta e risposta, perché Bruno Barbieri non è soltanto lo chef italiano con il maggior numero di stelle Michelin (alla pari con Gualtiero Marchesi), ma prima di tutto, e soprattutto, un uomo positivo, entusiasta e intraprendente con molte, molte cose importanti, sorprendenti, divertenti da raccontare. Con Book l’ha fatto, a 360°, riallacciando fili e ripescando aneddoti mai svelati prima d’ora. Sostiene Barbieri che: “Moda e cucina hanno molto in comune, perché in un piatto come in un capo ci deve essere il proprio io, entrambi devono descrivere chi sei tu. Non serve avere 300 utensili, ne bastano pochi, ma importanti per creare quelle piccole cose, ben fatte”. Così, proprio come nel guardaroba, il nostro uomo punta alla qualità e non alla quantità: “Non voglio essere troppo alla moda, ma mi piace indossare capi belli. Credo che nell’armadio non sia necessario possedere tanti abiti, preferisco piuttosto avere dei pezzi da poter utilizzare anche dopo dieci anni”. Il suo amore per il vintage ha origine probabilmente dalla sua esperienza biennale a Londra, dove nel marzo 2012 ha aperto Cotidie: “Sono convinto di aver dato vita a uno dei ristoranti più belli e interessanti di Londra dal respiro tutto italiano”. Usa il tempo passato Bruno Barbieri, perché la sua conduzione all’interno del ristorante è terminata nel maggio 2013 a causa dei numerosi impegni. “È situato nella Marylebone High Street, una delle vie più esclusive in cui hanno vissuto star del calibro di Madonna e Stella McCartney, ma anche personaggi intellettuali, un po’ radical chic”. “Ma il bello di Londra è proprio la totale riservatezza, se non a volte indifferenza, nei confronti delle celebrità. Mi ricordo che un giorno mi trovavo con una coppia di amici in un pub a Notting Hill, un posto non propriamente bello, ma molto ben frequentato. Erano le 11 di mattina quando a un certo punto entrò una ragazza meravigliosa e senza trucco, avvolta in un grande scialle di cashmere, che venne a sedersi proprio al nostro tavolo. A un tratto, però, squillò il suo telefonino. Lei si alzò e uscì. Fu in quel momento che il mio amico mi chiese se l’avessi riconosciuta. ‘Una donna meravigliosa’, risposi, senza rendermi conto che fosse Kate Moss!”. “Mi è anche capitato più volte di incontrare Paul McCartney al supermercato. Questo è il fascino di Londra”. “Mi diverte molto anche il modo di vestire, dark e borchiato, anche se ritengo che quella londinese sia una moda senz’anima che vive di notte, forte e un po’ vampiresca, tutto il contrario di quella italiana che inizia dalle sei del mattino”. “Credo che lo stile italiano si riconosca in tutto il mondo - aggiunge Barbieri - uomo o donna, venti o ottant’anni, il nostro è uno stile davvero unico e inconfondibile. Ricordo che a Londra le persone rimanevano a bocca aperta quando si accorgevano che parlavo e vestivo italiano. In quei due anni molti mi invidiavano, ma Londra può essere insieme città divertente e durissima al tempo stesso e proprio cominciando dal clima... Mica facile vivere in un Paese dove praticamente non spunta mai il sole, cosa ancor più complicata se fai il mio mestiere. Pensa che il primo giorno in cui finalmente si è visto un raggio di sole stavo attraversando Park Road per andare a lavorare e per poco non rimasi accecato! Mi presi una congiuntivite e mi dovettero portare al pronto soccorso!”. L’aspetto divertente quanto ironico che contraddistingue Bruno Barbieri inevitabilmente emerge nel racconto della sua esperienza biennale a Londra: “È stato difficile vivere con persone che quando parli, spesso, non ti guardano in faccia. Ma mi sono abituato velocemente al loro stile di vita, pren-

his interview should have taken the time it takes to each drink a coffee at that well-known bar in the central station in Milan, before catching his train but it went on for quite a lot longer. Much more than a few quickly fired questions and answers because Bruno Barbieri is not only the most Michelin starred chef in Italy (the same number as Gualtiero Marchesi), but above all else he is a positive, enthusiastic and entrepreneurial man with lots and lots of important, surprising and amusing things to say. He was all of these things with Book, picking up on old topics and revealing secrets never told before. Barbieri is convinced that “Fashion and cooking have a lot in common, because something of yourself has to be in both a dish and in an item of clothing, both of them have to describe who you are. There is no need for 300 utensils, you only need a few but they are important for creating small, well-made things”. He is just the same about his wardrobe, he aims for quality and not quantity: “I don’t want to be too fashionable but I like wearing good clothes. I don’t think there is any point in having lots of suits in your wardrobe, I prefer having things I can still wear even after ten years”. His love of vintage probably dates back to the two years he spent in London, where, in March 2012 he opened Cotidie: “I am convinced I gave London one of the most beautiful and interesting restaurants with an Italian aura”. Bruno Barbieri uses the past tense because he gave up running the restaurant in May 2013 because of his many other commitments. “It is in Marylebone High Street, one of the most exclusive streets in London, where stars like Madonna and Stella McCartney, as well as intellectuals, have lived, it is sort of radical chic. But the beauty of London is in its utter discreetness, if not sometimes even indifference, towards celebrities. I remember one day I was in a pub in Notting Hill with a couple of friends, not one of the best pubs but very popular. It was about 11 in the morning when a magnificent young girl walked in wearing no make-up and wrapped in a large cashmere shawl. She actually came and sat at our table. At one point her phone started ringing and she got up and went out. It was then that my friend asked me if I had recognised her. ‘A magnificent woman’, I replied, without realising it was Kate Moss! I also happened to see Paul McCartney in the supermarket. That is what is fascinating about London. I am also very amused by the way they dress, all dark and studs, even though I think London fashion is soul-less, a night-time fashion, strong and a little vampire-like, quite the opposite of Italian fashion that starts at six in the morning. I do think Italian style is recognisable throughout the world,” Barbieri added, “a man, a woman, twenty years old or eighty, ours really is a unique and unmistakable style. I remember in London people were quite shocked when they realised I spoke and dressed Italian. Lots of people envied me in those two years but London can be both fun and very hard at the same time, starting with the weather... It’s not easy to live in a country where the sun hardly ever shines, and even harder with a job like mine. Just think, the first day we finally saw a ray of sun I was crossing Park Road to go to work and I was nearly blinded! I got conjunctivitis and they had to take me to hospital!”. Bruno Barbieri’s amusing and ironic side emerges inevitably when he talks about his two years in London: “It was hard living with people who often didn’t look you in the face when you were talking to them. But I soon got used to their ways, saw the funny 45


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DESIGN

WORN IN LIVED IN

PASSATO E FUTURO DI UNA CREAZIONE WORN IN, LIVED IN THE PAST AND FUTURE OF AN OBJECT di Federica Ronchi

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DESIGN

A creation by Timothy Oulton: Beat Generation room.

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Entropia delle forme

Entropy of forms

Photo: Angela Improta Fashion: Sabrina Mellace - Filippo Scrivani Set designer: Chiara Arsini Mandala Creative Productions


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Andrea Incontri shoes and bags, Boucheron Pour Homme Limited Edition perfume, Dolce&Gabbana belt, Retrosuperfuture glasses, Abici bicycle.


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Valentino bag, Jimmy Choo scarf and shoe, Dolce&Gabbana belt, Bottega Veneta wallet, Gucci Made to Measure Pour Homme eau de toilette, Venini Bolle vase.


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Hermès tie, Stella Jean hat, Jimmy Choo shoes and wallet, Bottega Veneta card holder, Venini Opalino vase.


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Photo: Mario Gomez Fashion: Sabrina Mellace Mandala Creative Productions


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Bottega Veneta jacket, shirt, trousers and shoes.


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Giorgio Armani jacket, sweater and trousers.


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From left, Roberto Cavalli jacket, Malo sweater, Pringle of Scotland trousers; Michael Kors trench coat and trousers, Tod’s shoes; Maison Martin Margiela jacket, shirt and trousers, Stella Jean hat; Versace suit, Salvatore Ferragamo sweater; Ermanno Scervino jacket, sweater, trousers and shoe. Ass. stylist: Filippo Scrivani Grooming: Agostino Scantamburlo @CloseUp Milano Models: Elbio Bonsaglio @Elite, Alex Pierce @Elite, Vincenzo Amato @ILove, Raphael Lacchine @Independent, Reinaldo Berthoti @ILove.


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BEAUTY AND THE CITY

ROMA FOREVER I

riflettori sono puntati sulla Città Eterna. Quella di Fellini con La Dolce Vita che oggi sembra riaffacciarsi nella sorprendente fotografia voluta da Paolo Sorrentino per La Grande Bellezza, che ha conquistato anche l’Academy Award. Roma, da sempre ispirazione per il cinema e per la moda, per l’arte e per la musica. Luogo del presente e del passato, in grado di fondere epopea e quotidiano in uno stile proprio, e a tratti inconsapevole, che si fa qualità di vita. Se Parigi ha l’eleganza dell’armonia e della grandeur, come amava ripetere lo stilista-architetto Gianfranco Ferré, giramondo colto e raffinato, Roma ha quella dell’umanità e della storia. Roma delle statue, dei monumenti, delle rovine e delle fontane che risplendono nella luce dorata del tramonto e nelle albe cristalline. Roma sorniona, come i suoi gatti, e notturna per bon viveur e paparazzi, oggi come allora. Alla sua arte “capitale”, espressa nell’artigianato e nell’architettura, rende omaggio, ancora una volta, anche Valentino che ambienta negli angoli e negli scorci più segreti e suggestivi della Città la campagna per il nuovo profumo “Valentino Uomo”, diretta dal regista Johan Renck e dal fotografo David Sims, in cui protagonista è la bellezza di Louis Garrel. Una fragranza legnosa e fumosa, sofisticata, sensuale, profondamente italiana: il bergamotto tocca il mirto e si schiude sul caffè, il gianduia e il cedro. Uno stile inconfondibile, ma discreto, come la boccetta, forte, tattile, il cui vetro intagliato imita il bugnato dei mattoni di una dimora patrizia. Silenziosa, seducente e segreta, come a volte sa ancora essere Roma. Flavia Impallomeni

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he spotlight is on the Eternal City. The Rome of Fellini’s La Dolce Vita, back in the limelight again in the surprising photographs taken by Paolo Sorrentino for La Grande Bellezza, which has even won an Academy Award. Rome, ever an inspiration for film, fashion, art and music. A place of the present and the past, able to merge the epic with the quotidian in its own personal style, and sometimes unwittingly, quality of life. Where Paris has elegance, harmony and grandeur, as the fashion designer/architect and cultured globetrotter, Gianfranco Ferré liked to repeat, Rome has humanity and history. The Rome of statues, monuments, ruins and fountains aglow in the golden light of sunset and crystalline dawns. Rome is as devious as its cats and nocturnal for bons viveurs and the paparazzi, then as now. Yet again Valentino too has paid tribute to its “capital” art, as expressed in its craftsmanship and in its architecture. He has set the advertising campaign for the new “Valentino Uomo” scent in the most secret and picturesque corners of the city. It was directed by Johan Renck, photographed by David Sims with the good looks of Louis Garrel. A woody, smoky, sophisticated and sensual fragrance that is profoundly Italian: notes of bergamot and myrtle give way to coffee, gianduja and cedar. An unmistakable but discreet style, like the strong, tactile bottle in the glass cut to imitate the brick pattern of a patrician’s home. Silent, seductive and secret, just as Rome can still sometimes be.


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Veduta panoramica di Roma in una delle immagini della campagna pubblicitaria per Valentino Uomo, diretta dal regista Johan Renck e dal fotografo Davis Sims / Panoramic view of Rome in one of the photos from the advertising campaign for Valentino Uomo, directed by Johan Renck and photographed by Davis Sims.


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INTERVIEW

RON ARAD

RON THE STRONG…

IL SIGNORE DELL’ACCIAIO MAN OF STEEL di Silvia Cutuli

Ron Arad, photo by John Davis.

È tra i protagonisti più attesi al Salone del Mobile di Milano che aprirà i battenti il prossimo aprile. Perché Ron Arad, visionario e geniale architetto - artista, classe 1951, originario di Tel Aviv - non manca un appuntamento, svelando edizione dopo edizione il suo mondo di creazioni in acciaio plasmato. Come racconta anche la mostra In Reverse nella sua tappa italiana alla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino. Ron Arad’s presence at the forthcoming Salone del Mobile of Milan in April is one of the most anticipated. Because this visionary, brilliant architect and artist born in Tel Aviv in 1951, reveals time and again the creativity of his world of steel. This is showcased too in the exhibition In Reverse now at the Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli in Turin.

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INTERVIEW

Invece di manipolare i materiali fino a renderli funzionali in un oggetto in questo caso ho invertito il lavoro, rendendo inutilizzabili oggetti perfettamente utili e funzionali

Instead of working a material into a functional object, in this case I reversed the process, rendering useless perfectly functional and useful objects

Roddy Giacosa installation (front), 2013, from In Reverse exhibition, courtesy of Ron Arad Associates.

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AMERICAN STYLE

RITRATTO D’ARTISTA

PORTRAIT OF AN ARTIST Ribellione e arte in oltre settant’anni di stile americano. I ritratti fotografici in mostra alla National Portrait Gallery - Smithsonian Institution (American Cool al Donald W. Reynolds Center for American Art and Portraiture, Washington, D.C. fino al 7 settembre 2014) rivelano sulla pagina profondità inattese. Un’occasione unica per guardare dritto negli occhi gli uomini che hanno cambiato un’epoca. Rebellion and art in over seventy years of American style. The portrait photographs exhibited at the National Portrait Gallery - Smithsonian Institution (American Cool at the Donald W. Reynolds Center for American Art and Portraiture, Washington, D.C. until 7th September 2014) reveal unexpected depths. A unique chance to look straight into the eyes of the men who changed an era.

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Jimi Hendrix by Linda McCartney, 1967 (printed later), platinum print, National Portrait Gallery, Smithsonian Institution, gift of Linda McCartney, Š1967 Paul McCartney/Linda McCartney, all rights reserved.


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AKA

Y S L di Flavia Impallomeni

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YSL

Yves Saint Laurent at his desk,1976, © Fondation Pierre Bergé - Yves Saint Laurent / photo Guy Marineau.

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KEY PIECES Bottega Veneta: Brera Bag è l’iconica shopper bag proposta nella nuova versione in morbido madras lucido. Ampia espressione del grande cavallo di battaglia della maison, la pelle, resistente e intrecciata nei manici e nel tirazip. Una lavorazione dal carattere speciale che, insieme alle due tasche esterne dotate di cerniera, conferisce a questa carry-all un tocco dal fascino moderno, ma timeless.

Bottega Veneta: This Brera Bag is a new version of the house’s iconic hold-all in soft, polished Madras leather. A roomy version of its best-seller, the leather, resistant and with plaited handles and zip pull. A distinctive feature which, together with its two external zip pockets, confers a touch of modern but timeless style.


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Robert Heinecken, The S.S. Copyright Project: “On Photography”, 1978, The Museum of Modern Art, New York, purchased as the partial gift of Celeste Bartos, © 2013 The Robert Heinecken Trust, from Robert Heinecken: Object Matter exhibition at MoMA, The Michael H. Dunn Galleries, second floor, until 22nd June 2014.

chapter IV

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OBJECT MATTER P

arigi, primi del Novecento. L’arte contemporanea inizia a porre l’ignaro spettatore di fronte ai cosiddetti readymades, come li definì Marcel Duchamp nel 1915: un orinatoio, un ferro da stiro, la ruota di una bici. Oggetti comuni che assurgono a opera d’arte, costringendo chi guarda a una critica complessa su cultura e società. Los Angeles, Secondo Dopoguerra. Prima dei più noti Ed Ruscha e John Baldessari, l’artista americano Robert Heinecken parte da quello stesso “concetto-oggetto” per fare arte e fotografia: le immagini di riviste e pubblicità vengono decontestualizzate e assemblate, restituendo così al pubblico “art objects” contemporanei, densi di significato e potenza visiva. New York, 2014. La mostra al MoMA (Robert Heinecken: Object Matter, MoMA, The Michael H. Dunn Galleries, fino al 22 giugno 2014) ripercorre la produzione artistica di un genio della comunicazione rimasto fino ad oggi pressoché ignoto, esaminandone più da vicino i diversi risvolti tecnici, mezzi d’espressione e materiali. Nato a Denver, Colorado, nel 1931, Heinecken amava definirsi un “PARA-FOTOGRAFO”: raramente dietro l’obbiettivo, faceva arte con le immagini scattate da altri. Selezionato da riviste porno-soft, pubblicità e giornali, il materiale veniva sovrapposto o riassemblato creando accostamenti tanto stridenti, quanto qualificanti: come, ad esempio, quegli spaghetti su un bikini, crudo ed efficace racconto per immagini di una società in preda a consumismo e mercificazione di corpi e sesso. Robert Heinecken: Object Matteral MoMA, The Michael H. Dunn Galleries, New York, secondo piano, fino al 22 giugno 2014. Barbara Bolelli

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aris in the early 20th century. Modern art began confronting the unsuspecting observer with so-called readymades, as Marcel Duchamp described them in 1915: a urinal, an iron, a bicycle wheel. Everyday objects that became works of art, forcing the observer into complex considerations about culture and society. Los Angeles in the fifties. Before the better known Ed Ruscha and John Baldessari, the American artist Robert Heinecken began from that same conception of the object for his art and photography. He decontextualised photos and adverts taken from magazines and reassembled them, making them into contemporary “art objects” full of meaning and visual strength. New York, 2014. The exhibition at the MoMA (Robert Heinecken: Object Matter at the Michael H. Dunn Galleries, MoMA, until 22nd June 2014) follows the artistic output of a genius of communication who has remained little known until today, examining his various techniques, means of expression and materials more closely. Born in Denver, Colorado in 1931, Heinecken liked to describe himself as a “PARA-PHOTOGRAPHER”: rarely behind the lens, he made his art with pictures taken by others. He chose them from soft porn magazines, advertisements and newspapers and overlaid or reassembled them creating combinations that were as strident as they were significant: for example his spaghetti on a bikini, a brutal and efficacious image of a society prey to consumerism and the commercialisation of bodies and sex. Robert Heinecken: Object Matter at MoMA, The Michael H. Dunn Galleries, New York, second floor, until 22nd June 2014.


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Robert Heinecken, V.N. Pin Up, 1968, Museum of Contemporary Art, Chicago, gift of Daryl Gerber Stokols. Following pages, 1. Robert Heinecken, Recto/Verso #2, 1988, The Museum of Modern Art, New York, Mr. and Mrs. Clark Winter Fund; 2. Robert Heinecken, Tuxedo Striptease, 1984, The Robert Heinecken Trust, Chicago, courtesy Cherry and Martin Gallery, Los Angeles; 3. Robert Heinecken, MANSMAG: Homage to Werkman and Cavalcade, 1969, courtesy The Robert Heinecken Trust, Chicago; 4. Robert Heinecken, Figure Horizon #1, 1971, The Museum of Modern Art, New York, gift of Shirley C. Burden, by exchange; 5. Robert Heinecken, Typographic Nude, 1965, collection Geofrey and Laura Wyatt, Montecito, California; 6. Robert Heinecken, Are You Rea #1, 1964-68, Mr. and Mrs. Clark Winter Fund; 7. Robert Heinecken, Cybill Shepherd/Phone Sex, 1992, The Robert Heinecken Trust, Chicago, courtesy Petzel Gallery, New York; in the background, detail, Robert Heinecken, The S.S. Copyright Project: “On Photography”, 1978, The Museum of Modern Art, New York, purchased as the partial gift of Celeste Bartos. All photos, © 2013 The Robert Heinecken Trust.

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Black Fives the

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Lost in New York Photo: Zhanna Bianca Fashion: Sabrina Mellace


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Paul Smith coat, Giorgio Armani dress, Jimmy Choo belts, Blumarine sandals, Hermès foulard, Borsalino hat, Tataborello bracelets.

Moncler Gamme Bleu jacket and trousers, Bresciani socks, Salvatore Ferragamo shoes.


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Lardini jacket and pocket square, Paul Smith suit, Tombolini shirt, Bresciani socks, a.testoni shoes, Le Gramme bracelets.


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KEY PIECES Gucci: Shopper in cotone beige della collezione Cruise 2014, caratterizzata dall’iconico nastro web verde-rosso-verde e dall’uso della pelle marrone, che regna nelle finiture e nel doppio manico intrecciato a mano. La fodera interna è realizzata in cotone beige con stampa crest, corredata da tasche con cerniera per lo smartphone.

Gucci: A tote bag in beige canvas from the Cruise 2014 collection, featuring that iconic red and green webbing, brown leather trims and two hand-plaited handles. The lining is in beige cotton printed with the crest, with internal pockets, one zipped for a smartphone.


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aa cura cura di di Paolo Paolo De De Vecchi Vecchi

chapter VII

Rolex Oyster Perpetual Day-Date Cartier, Calibre de Cartier Diver. Il quadrante del Calibre de Cartier Diver è trattato con SuperLuminova, un materiale che rende ben visibili anche al buio le principali indicazioni dell’orologio / The numeral displays on the Calibre de Cartier Diver are treated with SuperLuminova for exceptional visibility even in the dark.

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Classico / A classic La cassa detta Officier è una delle più raffinate specialità stilistiche della manifattura ginevrina e si riallaccia alla sua lunga tradizione. Erano infatti utilizzate anche sugli orologi da tasca. La cassa d’oro del Calatrava Referenza 5227 ha una cerniera che permette l’apertura del suo coperchio su un oblò in vetro zaffiro a vista sul movimento automatico, con rotore centrale in oro e composto da 213 elementi.

The Officier is one of the oldest and most sophisticated style case by this manufacture of Geneva. In fact it was originally used for pocket watches too. The gold case for the Calatrava Referenza 5227 is hinged so that the lid opens onto a sapphire glass window revealing the movement with its central gold rotor and composed of 213 parts.

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ROLEX Cronometri / Chronometers

D’impostazione più classica, come il Datejust II (sopra) o più sportiva, come lo Yacht Master (a destra), gli orologi della serie Oyster Perpetual di Rolex hanno un’affidabile tenuta stagna (in questo caso, fino a 100 metri di profondità) e movimenti automatici, realizzati in proprio e con rotore di carica bidirezionale. Altra importante prerogativa di questi meccanismi è la loro certificazione ufficiale di cronometria. 158

The watches in the Oyster Perpetual range by Rolex whether with a more classic look like the Datejust II (above) or the more casual such as the Yacht Master (on right) are dependably water-proof (in this case up to a depth of 100 metres) with in house automatic movements and two way winding crown. Another important feature of these mechanisms is that they are certified chronographs.


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KEY PIECES Paul Smith: Un accessorio indispensabile e divertente dedicato ai migliori globetrotter, ma non solo! Gli spazzolini da denti realizzati nei colori di stagione e con le setole a contrasto firmati Paul Smith Accessories rivelano l’indole spiritosa del brand.

Paul Smith: An indispensable and fun accessory not only for those dedicated globetrotters! Tooth brushes with contrasting bristles in this season’s colours from Paul Smith Accessories, revealing the brand’s witty side.


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Chanel

chapter IX

BEAUTY

Allure Homme Sport Eau ExtrĂŞme by Chanel.

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BEAUTY

Dior

Dior Homme Cologne. 182


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BEAUTY

Cartier Déclaration d’un soir by Cartier. 183


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