Book Moda Pap112

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PUBBLICAZIONE PERIODICA TRIMESTRALE N. 112 ITALY ONLY € 35,00 B € 65,00 - F € 55,00 - D € 75,00 - E € 56,90 - P € 63,10 - A € 59,59 - NKr 695,00 - L € 60,00 Chf. 79,00 (compreso Ticino) - M-3915-112-€ 55,00-RD

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POST-APOCALYPSE NOW SCERVINO: LA MIA PARIGI

A/I•F/W 2011-2012: MODE À PARIS LONDON FASHION WEEK SUMMER/RESORT 2011: LAKMÉ FASHION WEEK

INTERNATIONAL EDITION ®


BOOK NUMERO MODA 112

Periodico trimestrale di Moda e Informazione Prêt-à-Porter Autunno/Inverno - Fall/Winter 2011-2012

Direttore Editoriale MARCO UZZO marco.uzzo@bookmoda.com

CONTRIBUTORS Beppe Angiolini, Presidente della Camera Italiana Buyer Moda Chairman of the Italian Chamber of Fashion Buyers.

Direttore Responsabile GIANLUCA LO VETRO gianluca.lovetro@bookmoda.com Coordinamento redazione Gianpiero Di Bari g.dibari@bookmoda.com Redazione Antonella Scorta antonella.scorta@bookmoda.com

Fabriano Fabbri, docente di Arte Contemporanea all’Università di Bologna. Sta lavorando a un volume su Pop e Post-pop - Professor in Contemporary Art at Bologna University. He’s writing a book about Pop and Post-pop.

Sonia Spagnol sonia.spagnol@bookmoda.com Grafica e Produzione Giuseppe Grippa produzione@bookmoda.com Carlo Prosdocimi carlo.prosdocimi@bookmoda.com Hanno collaborato Francesca Crippa, Flavia Impallomeni, Luca Maria Traverso Fotografi Kino, Simone Manzo, Roberto Tecchio Servizi fotografici Paulo Renftle

Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 383 del 28.05.1990 - N° Iscrizione ROC 9982

Coordinamento e styling Giuseppe Dicecca Segreteria di Redazione Cecilia Scolari cecilia.scolari@bookmoda.com Traduzioni Studio MVM

Tipografia GRAFICHE MAZZUCCHELLI S.p.A. Via Cà Bertoncina, 37 - 24068 Seriate (BG) Tel. 0352921300 - Fax 0354520185 www.mazzucchelli.it Fotolito ITALCOLOR S.r.l. - Via L. Cavaleri, 6 - 20147 Milano Tel. 0289699716 - Fax 0289699717 italcolor@italcolor.it Diffusione Italia: Messaggerie Internazionali Via Manzoni, 8 - 20089 Rozzano (MI) numero verde 800827112 Estero: A.I.E. Agenzia Italiana Esportazione S.p.A. Via Manzoni, 12 - 20089 Rozzano (MI) Tel. +39 025753911 r.a. - Fax +39 0257512606 Presidente GIOVANNA ROVEDA giovanna.roveda@bookmoda.com

Via A. Manzoni, 26 - 20089 Rozzano (MI) Tel. +39 02892395.1 - Fax +39 028242644 e-mail: redazione.milano@bookmoda.com

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Daniela Fedi, prima firma di costume del quotidiano il Giornale, ha scritto con Lucia Serlenga il libro Alla corte di re Moda (ed. Salani). Si è fidanzata ed è in uscita con un volume “di peso” First custom big name of il Giornale newspaper, wrote in collaboration with Lucia Serlenga the book Alla corte di re Moda (published by Salani). She got engaged and she’s preparing a “very heavy” book.

Eva Desiderio, inviato del Quotidiano Nazionale, racconta la storia di Monica Sarti che ha trasformato la sciarpa in una bandiera da innalzare al collo Correspondent of Quotidiano Nazionale newspaper, in this issue she tells the story of Monica Sarti who transformed the scarf into a flag to put on the neck.

Ermanno Scervino, stilista fiorentino, mente creativa della maison fondata nel 2000 con l’imprenditore Toni Scervino. Famoso in tutto il mondo per i suoi piumini couture, sulle pagine di Book Mod@ racconta la sua Parigi: culla dove decise di dedicarsi alla moda - A fashion designer from Florence and the label’s creative talent and famous throughout the world for his couture down jackets. Founded in 2000 together with the entrepreneur, Toni Scervino, he tells Book Mod@ about his Paris, where he decided to dedicate himself to fashion. Carlo Rivetti, veterano del tessile-abbigliamento e presidente di Sportswear Company, proprietario di Stone Island. Rappresenta la 7° generazione di GFT che negli Anni ’70 fu partner industriale di stilisti come Armani e Valentino. Ai lettori di Book Mod@ racconta come in guerra sia nata gran parte del guardaroba - A veteran of textile and clothing industries and president of Sportswear Company, the owner of Stone Island. He represents the 7th generation of GFT which was partner to labels like Armani and Valentino in the 70s. He tells Book Mod@ how most of wardrobe descends from military clothing.

Pubblicità LISA MORASSO - PUBLIFASHION S.r.l. Via A. Manzoni, 26 - 20089 Rozzano (MI) Tel. +39 02892395.1 - Fax +39 028242644 lisa.morasso@bookmoda.com - www.bookmoda.com Advertisements for Asia & South America INTER FASHION MEDIA - Tel. +39/335327261 - tradexx@hotmail.com Advertisements for Middle East NEIMAN AZZI EVENTS MANAGEMENT SARL P.O Box: 11-162 Beirut Lebanon Tel. +961/1/200082 - Fax +961/1/200087 - Mobile +961/3/600162 em@neimanazzi.com - www.neimanazzi.com Advertisements for Japan YOSHINORI SHIMIZU - 1-13-4 Miwa BLDG 2F Ginza - Chuo - Ku - Tokyo Tel./Fax +81/335676867 - Mobile +81/9080086913


BOOK NUMERO MODA 112

SOMMARIO CONTENTS

Editoriale/Editorial Intro: Coming Cool Back-Up Prêt-à-parler Book e risposta/Book’s tit for tat Salva con nome/Save as

14

H&N/Hic & Nunc/Here & Now: Post-apocalypse now La guerra ti fa bella/Fashion thanks to the military Una sciarpa per Tokyo/A scarf for Tokyo Di questi tempi.../In these times... Quando mangiavo moda e baguette/When I lived on fashion and baguettes Gallery: La carta dell’arte/Art paper Guida ai set/Guide to sets

35 36 41 42 44

Application: Memory C’Art Book2 (T)rendering Pet-à-porter Meteo Game Black Book

71 72 74 76 78 80 82 84

16 22 26 28 32

Cover: Manish Arora F/W 2011-12; In the background: scene design of Chanel catwalk F/W 2011-12

10 I bookmoda

Gallery: Art paper see pag.

58

50 58 70


SOMMARIO CONTENTS

12 I bookmoda

85 202 205 233 305 323 330 332

85

Mary Katrantzou F/W 2011-12 see pag.

233

Mode à Paris/Paris Fashion Week Paris presentations Paris synthesis London Fashion Week London synthesis Lakmé Fashion Week Just in Addresses

Louis Vuitton F/W 2011-12 see pag.

323 Breathing Space by Eina Ahluwalia Summer/Resort 2011 see pag.

BOOK NUMERO MODA 112


Ph. Stefano Massè

EDITORIAL UNITED COLOURS OF FASHION

P

er la prima volta, il numero international con le passerelle di Parigi e Londra non presenta le sfilate di Tokyo. Per i ben noti motivi, la manifestazione nipponica è stata cancellata. Anche se gli organizzatori, senza piangersi addosso e animati da una straordinaria voglia di ricostruzione, giurano che a settembre tutto tornerà come prima. Noi di Book Mod@, oltre a sottolineare la massima ammirazione per la dignità con cui i giapponesi stanno gestendo una catastrofe senza precedenti, abbiamo fatto tesoro di questa lezione ottimista: abbiamo registrato giornalisticamente i fatti in passerella, anche quando la sfilata di Chanel ha profetizzato uno scenario spaventosamente simile a quello di Fukushima. Ma senza censurare queste immagini imbarazzanti o, peggio ancora, cadere nella retorica del cordoglio, ci siamo piuttosto sforzati di metterne a fuoco un “dopo” positivo: un post-costruttivo. Per questo in copertina i fumi sinistri e il grigio lugubre sono alle spalle di una splendida e colorata modella di Manish Arora: effervescente talento indiano, neo direttore artistico di Paco Rabanne. In una sorta di provocazione, uno dei servizi portanti è addirittura dedicato all’abbigliamento da guerra, su cui si basa gran parte del nostro guardaroba civile. Questo è. Ma a tale analisi, firmata da Carlo Rivetti, segue il servizio di Eva Desiderio sul boom delle sciarpe-bandiera. Una doppia pagina iconografica che vuole essere la via di uscita pacifista e colorata: “united colours of fashion” per dirla parafrasando Benetton. LA PRIMA VOLTA DELL’INDIA Il mondo deve andare avanti, lasciandosi alle spalle le tragedie, analizzandole lucidamente per trovarne la soluzione. Noi - nel nostro piccolo - con il nostro linguaggio estetico ci proviamo. Nel reportage delle sfilate internazionali abbiamo introdotto le passerelle indiane di Mumbai: uno spettacolo di grande vivacità e creatività che è entrato nel circuito dei calendari della moda, attirando gli interessi occidentali, come testimoniano i tanti designer del luogo ingaggiati da maison internazionali. Lo stesso servizio fotografico è stato scattato sullo sfondo delle vitali e caleidoscopiche opere di Andrea Mastrovito, per gentile concessione di Casa Testori che le ospita nella mostra Easy come, easy go. Mentre, le Application si arricchiscono della nuova rubrica (T)rendering: una proiezione in anteprima dei progetti di moda più innovativi. Siano essi uno store come Excelsior Milano, un hotel... o tutto ciò che contribuirà a costruire il futuro di una quotidianità migliore. P.S. Anche questa volta l’editoriale è illustrato con un’opera d’arte che mi sembra significativa dello spirito che anima il numero: In the beginning there was the Word di Marta de Menezes. Un book dal quale germogliano le piante e la vita.

Gianluca Lo Vetro

F

or the first time this international issue with the Paris and London shows will not include the Tokyo shows for the very well-known reason that the Japanese shows were cancelled. Even though the organisers, without shedding any tears and with extraordinary drive to carry on, swear that by September everything will be as it was before. We at Book Mod@, apart from stressing our total admiration for the

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dignity with which the Japanese are coping with a catastrophe without precedent, are in awe of this lesson in optimism. We are covering the catwalk facts, even when the Chanel show prophesied a frighteningly similar scenario to Fukushima. And rather than censoring these embarrassing images or, even worse, falling into the rhetoric of grief, we have made an effort to put the stress on a positive future, a postreconstruction future. This is why, on the background on our cover of sinister smoke and lugubrious grey is a splendid and colourful design by Manish Arora, an effervescent Indian talent and the new creative director at Paco Rabanne. Provocatively, one of our main services is even dedicated to military clothing, on which much of our civilian clothing is based. This is a fact. And following an analysis of this by Carlo Rivetti there is a service by Eva Desiderio on the boom in flag scarves. An iconic double page as a pacifist and colourful escape route, the “United Colours of Fashion” to paraphrase Benetton. THE FIRST TIME FOR INDIA The world has to carry on, leave the tragedies behind and search lucidly for solutions. We, in our small way, in our language of aesthetics, will do our best. We have introduced the Indian shows of Mumbai in our coverage of the international shows: a vivacious and creative spectacular which has been added to the fashion calendar circuit and is attracting the interest of the west, as testified by the many Indian designers now working in international fashion houses. The photographic service has been shot using as a background the vital and kaleidoscopic works by Andrea Mastrovito, by kind permission of Casa Testori which is showing them at its Easy Come, Easy Go exhibition. And there is a new column, (T)rendering, a preview of the most innovative projects connected to fashion whether they be a store like the Excelsior Milano, a hotel... or anything that contributes to a better tomorrow. NOTE. This time, too, the editorial is illustrated by a work of art which I think signifies the spirit of this issue: In the beginning there was the Word by Marta de Menezes. A book from which both plants and life will germinate. Marta de Menezes, In the beginning there was the Word, 2008/11, semi di grano su volume antico (seeds of wheat on old book), courtesy the artist.


COMING

2012

COOL p a s t

r e t u r n s

di Sonia Spagnol

190 anni/years

L’ESORDIO DEI PANTALONI

Rosa Bonheur

N

1972. Stimolato dall’interesse per il tema del doppio e dell’identità, Alighiero Boetti comincia a farsi chiamare “Alighiero e Boetti”. Affascinato dai temi della serialità e della ripetizione, l’artista torinese, duplicando la propria individualità e declassandola volutamente a marchio di fabbrica, cerca di standardizzare gli elementi artistici. La serie Segno e disegno, per esempio, si compone di singole lettere dell’alfabeto collocate in quadrati colorati o accostate a colonne di numeri e virgole. Già Etro nella sua collezione Home ha realizzato dei vasi ispirati ai caratteri di Boetti (nella foto). Ma questo concetto di dualità e ripetizione può suggerire nuove grafiche anche per l’abbigliamento. 1972. Inspired by an interest in the subject of identity and “twinning” Alighiero Boetti began calling himself “Alighiero and Boetti”. This artist from Turin was fascinated by the subject of standardisation and repetition, duplicated “himself” by reducing his name to

16 I bookmoda

el 1822 nasce Rosa Bonheur, la prima donna della storia a poter indossare i calzoni senza essere accusata di travestitismo, grazie a un permesso speciale rilasciatole ad hoc dal prefetto della polizia. Proprio nell’anno in cui torna alla grande il pantalone - che deve il suo nome all’omonimo personaggio della Commedia dell’arte che portava per l’appunto calzoni lunghi invece che braghe al ginocchio, come l’usanza - si celebra questa signora anticonformista. Considerata una proto-femminista anche per le sue preferenze sessuali e l’abitudine di fumare sigarette, Rosa Bonheur era una pittrice realista. Amava la vita rurale e proprio per svolgere i lavori in campagna scelse un abbigliamento più confortevole. Le gonne erano decisamente scomode e l’artista francese chiese l’autorizzazione alle autorità di indossare i pantaloni. Considerata la più famosa paesaggista donna del XIX secolo, oggi la sua opera più importante, Le marché aux chevaux (1855), si trova al Metropolitan Museum of Art di New York.

a trade mark and attempted to standardise artistic elements. For example his Segno e disegno series is composed of individual letters of the alphabet placed in coloured squares or next to columns of numbers and commas. Etro has already made vases for the Home collection inspired by Boetti’s letters (in the photo). But this concept of duality and repetition could also suggest new graphics for clothing too. 1882. Edgar Degas dipinge Chez la modiste (nella foto), che ritrae due donne intente a provarsi dei cappelli in un atelier. Oggi al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, l’opera a pastello su carta ha un taglio dell’immagine decisamente ardito per l’epoca. Con soggetto analogo, anche altri dipinti custoditi al MoMA di New York e emblematici di come temi nuovi, più quotidiani (vedi pure le stiratrici o le donne alla toeletta) entrino nell’arte. E di quanto la moda faccia sognare il gentil sesso da secoli.

40 anni/years


1000

fashioNUMB3RS anni impiegati da un sacchetto di plastica per degradarsi - the number of years a plastic bag takes to biodegrade.

36,3 million $ stipendio di Michael Jeffries, CEO di Abercrombie and Fitch (circa 25 milioni €) - the annual income of Michael Jeffries, CEO of Abercrombie and Fitch (about 25 million €).

158

FIRST TROUSERS

R

1882. Edgar Degas painted Chez la Modiste (in the photo), a portrait of two women trying on hats. This pastel on paper, today in the Thyssen-Bornemisza museum in Madrid, has a decidedly daring look for its time. There are also other paintings on the same subject in the MoMA in New York and emblematic of how new and more everyday subjects (see also Woman Ironing and Woman at her Toilette) entered into art. And how fashion has made the gentle sex dream for centuries and centuries.

1862. I coniugi Desoye aprono a Parigi, in rue de Rivoli, il negozio di articoli orientali La Porte Chinoise che contribuisce alla diffusione del gusto occidentale per l’artigianato orientale. Dieci anni dopo, nel 1872, viene coniato il termine “japonisme” (giapponismo). Il critico e collezionista Philippe Burty sulla rivista artistico-letteraria Renaissance littéraire et artistique utilizza questa espressione per indicare l’influenza dell’arte nipponica sulle arti figurative e applicate francesi contemporanee, già in atto da quasi un decennio.

rural life and this was why she chose the most comfortable clothes. Skirts were decidedly impractical and she asked the authorities for permission to wear trousers. She was considered the most important female landscape artist of the 19th century and today her most important work, Le Marché aux Chevaux (1855), is in The Metropolitan Museum of Art in New York.

150

1862. La Porte Chinoise was opened in Rue de Rivoli in Paris by M. and Mme. Desoye, a shop which contributed to the diffusion in the west of taste for eastern craftsmanship. Ten years later, in 1872, the word “japonisme” was coined. The collector and critic

130

anni years

William Merritt Chase, Japanese Print, 1898

Rosa Bonheur

osa Bonheur was born in 1822. She is the first woman in history to wear trousers without being accused of being a transvestite thanks to special permission granted her by the authorities. This anti-conformist lady became celebrated exactly when “Pantalone” (long trousers), named after a character in the Commedia dell’Arte who wore long trousers instead of the then customary knee breeches, came right back into fashion. She was a painter of the realism movement and considered a protofeminist also because of her sexual preferences and the fact that she smoked cigarettes. She loved the

numero di stilisti iscritti alla Camera Nazionale della Moda Italiana - the number of designers listed at the Italian Chamber of Fashion.

Philippe Burty, in the literary/art magazine Renaissance Littéraire et Artistique used this word to indicate the influence of Japanese art on contemporary figurative and applied arts, for already almost a decade.

anni/years bookmoda I 17


WOR(L)D • BOOK & RISPOSTA / BOOK’S TIT FOR TAT

ARCHITACCHI Archi-heels

Che differenza c’è tra un tacco e il grattacielo di un archistar? What’s the difference between a high heel and a skyscraper of an archi-star?

La risposta alle immagini The answer is in the photos

Burj Al Arab by Tom Wright, 1999, Dubai. Miu Miu F/W 2011-12.

Petronas Tower by César Pelli, 1997, Kuala Lumpur. YSL F/W 2011-12.

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National-Nederlanden by Frank Gehry, 1996, Praga. Cacharel F/W 2011-12.

Clinic Lou Ruvo for Brain Health by Frank Gehry, 2010, Cleveland. Alexander McQueen F/W 2011-12.

The Bahrain World Trade Center by Multinational architectural firm Atkins, 2008, Manama. Lanvin F/W 2011-12.

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HIC ET NUNC • COVER STORY Estetica e catastrofi / Aesthetics and catastrophes

P ost-apocalypse Il rapporto tra arte, moda e mondi postumi. Una storia che parte da Piranesi e arriva a Matthew Barney, attraverso il Futurismo. Sino alla sublimazione del cataclisma in video game The relationship between art, fashion and posthumous worlds. A history that starts with Piranesi, through Futurism to Matthew Barney. And up to the sublimation of cataclysm in video games

Rick Owens F/W 2011-12

di Fabriano Fabbri

Umberto Boccioni, Forme uniche nella continuità dello spazio, 1913, Museo del Novecento, Milano.

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C

'è una stretta relazione tra il cosmo mediatico e le acrobazie dell'estetica. Potente, a doppio nodo. Quello che succede nel mondo “là fuori” ha le sue ripercussioni, le sue onde d'urto, le sue frequenze che ciascuno di noi ha gli strumenti per captare. Chi più chi meno. Se siamo artisti e stilisti, le antenne le abbiamo lunghe e ricettive, con un vantaggio non da poco. Tanto per chiarire, meglio evitare subito un equivoco ingombrante dovuto ai recenti - e tremendi - fatti di cronaca che riguardano il Giappone. E che ci travolgono di riflesso, tutti indistintamente. Un operatore culturale, provenga dalla musica, dalla moda o dall’arte, non possiede alcuna sfera di cristallo, non prevede “eventi” del futuro legati ai capricci della geologia o agli umori dell’atmosfera. Un operatore culturale immagina ipotesi sul mondo che verrà, ne configura gli abitanti, ne testa valori e disvalori: prepara il sensorio e la sensibilità di noi poveri mortali ai cambiamenti che ci aspettano in tema di vita sociale, sessuale, psicologica. Anche di ambiente, certo. Ma non profetizza terremoti. Semmai, ipotizza una dimensione di manovra densa di una sua strutturazione narrativa, capace, quello sì, di ispirarsi alle tragedie dell’umanità per pura esigenza di genere, diciamo per “licenza poetica”. Perché moda, arte, letteratura raccontano storie. È la loro natura. Le invenzioni di un bravo stilista, allora, possono evocare atmosfere post-apocalittiche poiché è proprio dentro la macchina narrativa di queste storie che risalta al meglio la sua prospettiva sul mondo. DAL FUTURISMO A RICK OWENS Prendiamo Rick Owens. Le ultime apparizioni parigine non fanno che confermare la linea di provenienza delle sue splendide visioni. Che partono da lontano, in linea genetica almeno dal Futurismo. Le creature owensiane sembrano infatti l’incarnazione vivente di un capolavoro della scultura futurista, Forme uniche nella continuità dello spazio di Umberto Boccioni: un gioco di vuoti e di pieni, di curve e mulinelli che Owens manipola nei profili dei tagli, spesso disposti a creare delle vele aerodinamiche, delle protesi di deambulazione. Come se chi le indossa dovesse spiccare il volo da un momento all’altro. Come se dovesse impegnarsi in un gesto ginnico estremo ed estenuato. In salti che necessitano di mante e mantelli. Le torsioni corporali di Matthew Barney, per esempio. Le “forme uniche” continuano, nello spazio di Owens, in stivali che fasciano lo stelo della gamba come una pianta tubolare, tecnologica e organica allo stesso tempo, simile a un ammortizzatore di muscoli. Le geometrie si gonfiano, si tendono, si adagiano a un’anatomia post-organica anche se sono in pelle, mentre l’algebra delle “forme uniche” lascia trasudare tessuti più morbidi e informi: gli esseri owensiani fondono queste due anime meccanico/geometrica e organico/naturale, quasi che lo stilista avesse fuso l’Empireo di Constantin Brancusi con la Process Art di Richard Serra. In quale tipo di scenario potrebbe deambulare questa umanità tecno-naturale?


now T

here is a close link between the media cosmos and the acrobatics of aesthetics. A strong one, a double knot. Everything that happens in the world “out there” has its repercussions, its tidal waves, its aftershocks which each one of us is equipped to receive. Some of us more so and some less. If we are artists and designers, we have long and receptive antennae, a significant advantage. To clarify a little, it is better immediately to avoid an uncomfortable misunderstanding about the recent, tremendous events in Japan. Which as a consequence, overwhelm us, all of us without distinction. Someone from the world of culture, whether it be music, fashion or art, has no crystal ball, can’t prophesy the future of events linked to the capriciousness of geology or the moods of the atmosphere. Someone from the world of culture hypothesises about the future, he neither organises the inhabitants, nor tests its positive or negative results: he prepares us poor mortals’ senses and sensitivity for the changes that await us in our social, sexual and psychological life. To be sure, for places too. But he doesn’t prophesy earthquakes. If anything he hypothesises on a concentrated area of manoeuvre for his narrative structure, able, yes, to be inspired by human tragedies simply for the need to create, let’s say, for poetic licence. Because fashion, art and literature all tell stories. It is their nature. The inventions of a clever designer, then, can evoke a post-apocalyptic atmosphere because it is precisely from within the narrative of these stories that show his or her perspective of the world at its best. FROM FUTURISM TO RICK OWENS Let’s take Rick Owens. His latest creations on the Paris catwalks only go to confirm the line of thought behind these splendid visions, which start from way back, at least as far back as Futurism. In fact Owen’s creatures appear like the incarnation of a masterpiece of Futurist sculpture, Forme uniche nella continuità dello spazio by Umberto Boccioni: A play of spaces and solids, of curves and swirls which Owens manipulates in the profiles of his cuts, often creating aerodynamic sails, aids for remaining upright. As if about to take flight, from one minute to the next. About to take part in an extreme and exhausting gymnastic event. Leaps requiring veils and sails. Matthew Barney’s physical contortions for example. And “unique forms” continue with Owens’ boots that bind the legs like tubular plants; both technological and organic at the same time, like shock absorbers for the muscles. The volumes swell, stretch and adapt to post-organic anatomies even when in leather, while the algebra of “unique forms” lets out softer and more amorphous fabrics: Owens’ creations fuse these two elements, the mechanical/geometric and the organic/natural, almost as if he had fused the Empireo by Constantin Brancusi with Process Art by Richard Serra. In what kind of scenario could this techno-natural humanity walk?

Kenji Yanobe, Atom Suit Project: Desert, 1998, MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna.

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HIC ET NUNC Colli senza confini / Scarves without borders

per

Una sciarpa

TOKYO A scarf for Tokyo

Dal lanificio di famiglia all’invenzione della stola glocal: storia di Monica Sarti che a settembre sbarca a Milano. Con tanti progetti speciali. E le mappe delle metropolitane. Compresa quella della capitale giapponese The Monica Sarti story, from the family wool mill to the invention of the “glocal” stole and her debut in Milan. A multitude of special designs including maps of the underground and the Japanese capital

di Eva Desiderio

42 I bookmoda

P

ortare al collo il proprio Paese e il mondo, connessi alle radici e al futuro per marcare l’appartenenza a un gruppo ideale di persone che cavalcano l’orgoglio nazionale, ma spaziano nei sogni globalizzati. L’idea glocal è dell’imprenditrice fiorentina Monica Sarti, da vent’anni al lavoro su quelle sciarpe che ha “liberato” dalla gogna di pezzo di stoffa protettivo e vecchiotto, per innalzarle ad accessorio superfashion. Ma, soprattutto, nuovo segnale distintivo della tribù di “eleganti senza confini”. Gente che ormai porta solo le sue creazioni e le compra nei 1500 best shop nel mondo. Monica viene da una famiglia storica del Made in Italy, la Faliero Sarti fondata dal nonno e gestita dal babbo Roberto, un lanificio speciale che serve dal dopoguerra marchi come Chanel, con un archivio unico e prezioso. Sarà per questo aver mangiato pane e moda fin da bambina che, già ventenne, cerca una strada propria e si intestardisce con quelle sciarpe. Per prima ha lanciato la bandiera tricolore, già un anno e mezzo fa, in anticipo sul ciclone delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia, e in occasione delle sfilate donna di Milano. “Avevo voglia di strillare contro chi ci copia e sfrutta il Made in Italy – racconta Monica Sarti in mezzo alle 320 sciarpe dell’ultima collezione – e allora mi è venuto in mente di farne una con i colori della bandiera italiana. L’ho invecchiata, quasi a voler sottolineare il peso delle nostre tradizioni, e ho aggiunto una frase a difesa del genius loci e del nostro lavoro. Ed è stato subito boom. Così, per il prossimo inverno ho aggiunto la stampa gigante di Garibaldi abbracciato ad Anita e la Carta dell’Italia unita di Cavour del 1861. Bontà dell’archivio storico del collezionista Gianni Brandozzi”.

Y

ou can adorn your neck with your roots or the future, with your own country or the world, to demonstrate you belong to that ideal group of people who reach beyond national pride and cover the globe. This idea of the “glocal” is Monica Sarti’s, an entrepreneur of Florence who has worked on these scarves for 20 years and freed them from being an old fashioned item of protective clothing to raise them to a super fashion accessory. But above all they are the new symbol of the “fashion without borders” crowd. Those who only wear her designs and find them in the 1,500 best shops in the world. Monica comes from an old Made in Italy label family. The Faliero Sarti wool mill, with its unique and splendid archive, was founded by her grandfather and managed by her father Roberto and, following the war, supplied names such as Chanel. May be it was because she was surrounded by fashion from her childhood that she found her own direction already at 20 years old and became fixated by these scarves. A year and a half ago she launched the Italian flag on the occasion of the women’s wear shows in Milan in anticipation of the cyclone of events to celebrate the 150th anniversary of the unification of Italy and. “I wanted to scream about those who copy us and exploit the Made in Italy label”, she told us, surrounded by the 320 scarves in her latest collection, “so I had this idea to make one in the colours of the Italian flag. I made it look old, almost to accentuate the weight of our past, and I added a phrase in defence of our genius loci and our commitment. And it was an immediate success. So for next winter I have added a gigantic print of Garibaldi with his arm round Anita and the 1861 map of Italy with Cavour. Thanks to the wealth of the collector, Gianni Brandozzi’s archive”.


DALLA LITOGRAFIA AL MONDO. IN METRÒ Dall’antica litografia, il gioco è proseguito con la sciarpa di Camillo Benso e i grandi italiani del Risorgimento, gli stemmi delle nostre città e i patrioti. E ancora: lo Stivale che si guarda da Sud a Nord, un capolavoro di orgoglio nazionale e di stile, per poi volare con le insegne dell’Inghilterra, dell’America, del Brasile e del Tibet. “Simboli di tradizione, libertà, voglia di vivere e spiritualità”. A settembre questo mondo sbarcherà nella boutique milanese di via Solferino: un tempio delle sciarpe che si arricchiranno con i simboli della fortuna, tratti dalle foto d’arte di Carlo Fei; con i disegni dei bambini; le frasi d’amore più belle del mondo e i tracciati delle metropolitane di Londra, Parigi, Berlino e New York. “È un messaggio globale di movimento e di energia, un filo conduttore che esprime positività e gioventù”. Con un omaggio speciale a Tokyo. FROM OLD LITHOGRAPHS TO MAPS OF THE UNDERGROUND And so it continues with the Camillo Benso scarf and the great Italians of the Risorgimento, the coats of arms of our cities and our patriots from old lithographs. And Italy seen from the south to the north, a masterpiece of national pride and style, and then take off with the British, American, Brazilian and Tibetan flags. “Symbols of tradition, freedom, love of life and spirituality”. In September this world will arrive in the Milanese boutique in Via Solferino: a temple to the scarf that will be enriched with the symbols of luck taken from photos by Carlo Fei, with children’s drawings, the most beautiful words of love in the world and the tube maps of London, Paris, Berlin and New York. “It is a global message of movement and energy, expressions of positivity and youth”. And a special tribute to Tokyo.

La sciarpa con la mappa della metropolitana di Tokyo - The scarf with the tube map of Tokyo.

bookmoda I 43


HIC ET NUNC • DA POLSO A POLSO / FROM WRIST TO WRIST

di questi tempi... In these times...

Dal SIHH di Ginevra (Salon International de la Haute Horlogerie) al BaselWorld di Basilea, la primavera è anche la stagione in cui le grandi marche della gioielleria e dell’orologeria presentano le loro novità alle fiere specializzate. Come nella moda, la scelta è sempre più segmentata per fasce di prezzo e stili. Di seguito, una rapida sintesi del panorama “di questi tempi”. Con una celebrazione del cronografo che compie 100 anni

From the SIHH in Geneva (Salon International de la Haute Horlogerie) to BaselWorld in Basle, the spring is also the season when big names in jewellery and wristwatches present their new products at the specialised trade fairs. As with fashion, they are increasingly divided into groups depending on price and style. So here is a summary of today’s models. And a celebration of the chronograph which is celebrating its centenary

di Gianpiero Di Bari

SUPERSTAR IN ROSA

SUPERSTAR IN PINK

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osa di sera bel tempo si spera. Il pink touch della lega d’oro ad alta percentuale di rame regala un gusto rétro alle griffe superstar dell’orologeria. Ed esalta i movimenti racchiusi nel guscio prezioso.

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hat touch of pink given by gold, with a high percentage of copper, adds a retro flavour to the superstar watchmaking brands. And encloses the movements in precious casing.

Blancpain, Villeret “Timezone 30 minutes Demi-Savonette”. Cartier, Ballon Bleu. Inès Dieleman © Cartier 2010. Urban Juergensen, Chronomètre P8. Breguet, Classique 7337. Jacob & Co., Cyclone Tourbillon.

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Parafrasando Baudelaire, “c’è solo un modo per dimenticare il tempo: misurarlo”. To paraphrase Baudelaire, “there’s only one way to forget time and that is to measure it”.

ALL BLACK

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utto nero: dal quadrante al cinturino. Per gli orologi è tempo di black mania. Fanno testo calibri “di polso” come Damiani e De Grisogono. Mentre Bulgari dedica un orologio alla squadra di rugby più famosa al mondo: i neozelandesi All Blacks, con cui condivide - curiosamente l’anno di nascita, il 1884.

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ll black, from the dial to the strap. It’s black mania time for wrist watches. Such as names like Damiani and De Grisogono. While Bulgari has dedicated a watch to the most famous rugby team in the world, the New Zealand All Blacks, with whom, oddly enough they share the same birth date, 1884.

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1. Damiani, Belle Époque. 2. Bulgari, Daniel Roth Endurer Chronosprint All Blacks. 3. De Grisogono, Meccanico dG.

UN BEL GIOCO COSTA POCO

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antasia alle stelle e prezzi abbordabili per una generazione di orologi in crescita. Come la voglia di giocare.

INGENUITY AT THE RIGHT PRICE

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errific inventiveness and affordable prices for watches in increasing demand.

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1. Toy Watch, Fluo Aluminium. 2. Diesel, Aquanaut DZ 4199. 3. Pietro Milano, Solo Tempo. 4. Misaki, Cuweclipseb.

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HIC ET NUNC • COVER STORY Ermanno Scervino racconta la sua Parigi Ermanno Scervino tells us about his Paris

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QUANDO MANGIAVO MODA E BAGUETTE

Ermanno Scervino in his Parisian boutique.

“When I lived on fashion and baguettes”

Ermanno Scervino ricorda gli esordi nella capitale francese. E il suo senso del proibito. Al café con Juliette Gréco e in ammirazione per B.B. e Zizi, più che per la Tour Eiffel

di Ermanno Scervino VESTITI E EN TRAVESTI È la città dove ho deciso che avrei lavorato nella moda. Per questo, sin da quando avevo 18 anni, sono legato a Parigi da un doppio cordone ombelicale. Grazie a una nonna che mi foraggiava con un vaglia mensile, sono migrato nella capitale francese appena maggiorenne. Vivevo in Rue Jacob a Saint-Germain in una mansarda col bagno in comune. Il mio sussidio lo dilapidavo tutto il primo giorno, magari per una giacca di Saint Laurent. Poi tiravo avanti, mangiando baguette ai bistrot. La moda francese mi incantava. La mattina presto stavo in adorazione davanti alle vetrine di Hermès, come Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany. Ma della Parigi di quegli anni mi seduceva anche il senso del proibito: i primi spettacoli en travesti,

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Ermanno Scervino remembers his debut in the French capital. And the sense of the forbidden. At a café with Juliette Gréco and his admiration of B.B and Zizi, even more than the Eiffel Tower

FASHION AND DRAG It was the city in which I had decided I would work in fashion. This is why I have had an umbilical connection with Paris since I was eighteen. Thanks to a monthly allowance from one of my grandmothers, I came to Paris as soon as I reached eighteen. I lived in Rue Jacob in Saint-Germain, in an attic with a shared bathroom. I would spend my allowance on the first day, perhaps on a Saint Laurent jacket. Then I would struggle by, eating baguettes in the bistros. I was enchanted by French fashion. In the early mornings I would stand in adoration in front of the Hermès shop windows, feeling like Audrey Hepburn in Breakfast at Tiffany’s. But the sense of the forbidden about Paris in those days also seduced me; the first


Bozzetto di Ermanno Scervino della borsa limited edition creata per la boutique di Parigi. Sketch by Ermanno Scervino of the limited edition bag created for the boutique in Paris.

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Art paper A Casa Testori tra le opere di Andrea Mastrovito, maestro del Protocollage e di lavori ludici ad alto tasso di carta. Irruzione nel bello che aiuta a vivere, in fuga dal mondo At Testori’s, amongst the works of Andrea Mastrovito, master of Protocollage and glossy works with a high amount of paper. Irruption into the beauty helping to live, away from the world

Fashion Editor Giuseppe Dicecca - Assistant Filippo Scrivani

Assistant photographer Andrea Ribono Hair & Make up Elisa Rampi - Assistant Melissa Marcello

Photographer Paulo Renftle

di Marco Uzzo


Galliano jacket, Marani .G blouse, Costume National trousers, Marina Fossati belt, Giuseppe Zanotti Design shoes. In the background, Andrea Mastrovito, Libraries are not made, they grow, 2008-11.


Louis Vuitton top, Fisico beachwear, Maison Martin Margiela sandals, Bembe necklace.


Maison Martin Margiela dress, PINUP Stars bikini, Burberry Prorsum shoes, Grimoldi Milano ring.


Excelsior Milano rendering

Tr么nes en majest茅 exhibition

Weather conditions

Delfina Delettrez collection

Miao shoe by Kobi Levi bookmoda I 71

Paper airplane, Glithero project, Wallpaper* Handmade...in Italy.

Yves Saint Laurent

A P P L I C A T I O N


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APPLICATION • MEMORY C’ART 1.

Siedi e comanda / Seats of power

IL POSTO ELL’AUTORITÀ THE PLACE OF AUTHORITY

Misura (e dismisura) della posizione di comando. Il trono come espressione di potere e sfoggio di ricchezza. Una mostra ne esplora l’evoluzione nei secoli, identificando nei grattacieli la loro versione moderna

The size (and supersize) of the seat of power. The throne as an expression of power and display of wealth. An exhibition explores the evolution of thrones over the centuries and identifying skyscrapers as their modern equivalent

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alla seduta a sgabello sorretta da due elefanti scolpiti, al classico scranno in velluto con sbalzi dorati: il potere si è seduto su diverse forme, a seconda dell’epoca e della civiltà. Tuttavia in ogni trono è rimasto intrinseco l’elemento della potenza. Pietra, legno, metallo, ma soprattutto intarsi e decorazioni: così l’autorità si è rappresentata e collocata in mezzo ai sudditi. Trônes en majesté propone una quarantina di scranni, simboli universali nella raffigurazione della sovranità, sia essa politica o religiosa. Tanto che nel 1848, al culmine della rivoluzione francese, il trono di Luigi Filippo è stato bruciato pubblicamente nella piazza della Bastiglia. Centro per eccellenza del potere e della sua esaltazione, la Reggia di Versailles fa da cornice alla mostra (nei Grands Appartements, fino al 19 giugno), che gode di prestiti straordinari, come quelli dal Vaticano e dalla Città Proibita. Accanto a scranni europei, anche modelli asiatici, africani e precolombiani. Praticamente nessuna civiltà è sfuggita al fascino dell’autorità “seduta”. E una sedia diventa un trono, quando presenta tre elementi: il gradino, che eleva e isola dalla folla, rendendo più visibile il sovrano e avvicinandolo alla potenza divina; il baldacchino, raffigurazione simbolica della volta celeste; il poggiapiedi, sostituto del nemico vinto sul quale mettere i piedi. All’apparenza anacronistica, questa seduta ha un suo contraltare moderno perché le cariche dei potenti continuano a essere rappresentate in una postazione precisa e sopraelevata. In inglese il direttore è il chairman, “l’uomo seduto”. Inoltre, le sedi delle aziende sono spesso in edifici sempre più alti: il paesaggio urbano testimonia quindi la potenza economica e la competizione tra imprese. ss

rom a stool-like seat supported on two carved elephants to the classic high-backed chair in velvet embossed in gold: the powerful have taken seat on different shaped thrones, according to the era and the civilisation. However, the intrinsic meaning of power lies in every throne. In stone, wood or metal but above all with inlays and decorations: this is how authority is represented and its position among its subjects. Trônes en majesté displays forty seats of authority, universal symbols of sovereignty, whether political or religious. To the extent that in 1848, at the height of the French revolution, Louis Philippe’s throne was burnt publicly in the Place de la Bastille. The Palace of Versailles, the centre and glorification of power par excellence, is the setting for the exhibition (in the Grands Appartements, until 19th June), that enjoys extraordinary prestige, like that of the Vatican and the Forbidden City. As well as European thrones there also Asian, African and pre-Columbian examples. Practically no civilisation has escaped the fascination of a “seat of power”. And a seat becomes a throne when it includes three elements: a step to raise the seat above the crowd, making the sovereign more visible and raising him or her nearer the divine power; an awning, the symbolic representation of the heavens; a foot rest representing the conquered enemy on which to place the feet. This type of traditional chair also has its modern equivalent because the importance of the powerful continues to be represented in precise and elevated positions. Thus the head of an organisation is known as the chairman. And company headquarters, too, are in increasingly tall buildings; therefore, the urban skyline represents economic power and competition between businesses.

2. 1. Trono dellʼimperatore Nicola II, fine del XIX sec., Casa Russa (Sainte-Geneviève-des-Bois) - Throne of the Emperor Nicolas II, end of the nineteenth century, Russian House (Sainte-Geneviève-des-Bois); © Eric Reinard. 2. Palanchino reale tailandese, 1861, Castello di Fontainebleau - Thai royal palanquin, 1861, Château de Fontainebleau; © Fontainebleau, ph. J-P Lagiewski.

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EXCELSIOR Lunch at the Excelsior

punto d'incontro delle nuove generazioni. Nel mezzanino sarà in funzione un ristorante suddiviso in tre aree calibrate sulle nuove tempistiche della ristorazione: zona velocissima con cibo take away, veloce (un bistrot per un fast lunch di 25 minuti) e ristorante slow dove la sera si degusteranno le specialità degli chef. Il tutto a cura di EAT’S.

meeting point of new generations. In the mezzanine there will be a restaurant subdivided into three areas depending on the new catering times: a hyper fast area with take away, fast (a bistro for a lunch in 25 minutes) and a slow area where in the evening the chefs’ specialities will be tasted. All that curated by EAT’S.

UN NEOLOGISMO DEL LUXURY Filosofia delle offerte di Excelsior Milano, il prezzo fortemente competitivo. “Bontà dei sovracosti deboli – ci tiene a precisare Stefano Beraldo – e della capacità di approvvigionamento straordinaria che garantisce il meglio a costi giusti”. Excelsior sarà solo il primo di una serie di punti vendita in apertura a Roma, Napoli e Firenze: il capostipite di un neologismo del luxury che s’inserisce in un segmento inesplorato; tra il magazzino di lusso e la boutique. Un bel filo da torcere tanto per le vetrine degli stilisti, quanto per strutture come La Rinascente. “Rispetto alle altre capitali europee – commenta Beraldo – Milano è rimasta indietro e sottodimensionata nella progettazione di superfici di vendita qualitative. Oggi la quantità è un elemento fondamentale e non prescinde più dall’eccellenza”. In tal senso, fanno testo anche le strutture del complesso progettate da Nouvel, che per la prima volta firma un’opera nel cuore di Milano. L’intervento dell’archistar, che ha vinto il Prizker (Nobel dell’architettura) e sta progettando 3 delle 5 torri che sorgeranno a Ground Zero (New York), sarà visibile già dall’esterno: nell’arco della galleria completamente ripulito. “Una fila di led – conclude Beraldo – raccorderà Excelsior Milano alla strada. All’interno saranno protagonisti gli spazi liberi e le luci in un gioco di rimandi con gli specchi e i megaschermi. Le stesse solette dei piani si fermeranno prima delle pareti. Preferiamo avere un metro in meno per l’esposizione, ma donare un’emozione in più al cliente”.

A NEOLOGISM OF LUXURY The philosophy of Excelsior Milano’s offers, the very competitive prices. “The benefit of low additional costs”, Beraldo pointed out to us, “and our strong buying power guarantees the best at the right price”. Excelsior is only the first of a series of stores to be opened in Rome, Naples and Florence: the progenitor for a new kind of luxury store in an unexplored market position between the luxury chain and the boutique. Quite an undertaking, as much because of the designer shop windows as stores like La Rinascente. “Compared to other European capital cities”, said Beraldo “Milan has remained behind and has less space allotted to quality retail. Size is of fundamental importance today and means no longer lower quality”. Proof of this is also in the design of the store, by Nouvel too, and his first project in the heart of Milan. The project of this star architect, who won the Prizker (the Nobel for architecture) and is designing three of the five towers to be built on Ground Zero (New York), will be visible from the street, in the archway of a completely renovated gallery. “A line of LED lights”, explained Beraldo “will link Excelsior to the street. Inside open spaces and lights will be the protagonists in a play of reflections, mirrors and huge screens. The floors themselves end short of the walls. We prefer to have a metre less display space but give an extra emotion”.

Above, Milan Excelsior under restoring.

Above and opposite page, rendering of Excelsior Milano, ph. Ateliers Jean Nouvel.

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APPLICATION • PET-À-PORTER Gioie e ossessioni / Jewellery and obsessions

E GLI

DELFINA ANIMALI VOLANTI

Delfina and flying insects

Nel fantastico bestiario di Delfina Delettrez irrompono le api, tra ragni, teschi e cavallette. La designer le presenta a Parigi in una macchina degli orrori e svela le sue ossessioni animali: “dal volo robotico della cavalletta al cuore in gola delle rane”

Delfina Delettrez, Karl Lagerfeld.

Bees, spiders, skulls and grasshoppers make up Delfina Delettrez’s fantastical bestiary. She has revealed her obsession with animals in the collection she has presented in Paris, “from the robotic flight of the grasshopper to the frog with its heart beating in its throat”

È ispirata al libro di Iain Banks, La fabbrica degli orrori (1984), la catena di montaggio Anni ʼ50 usata come banco espositivo per la collezione roll-instones - Inspired by the book The Wasp Factory by Iain Banks from 1984, the 1950s assembly line used as displaying counter for the roll-in-stones collection.

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APPLICATION • GAME di Francesca Crippa

SBUCCIA LA BABBUCCIA I

l sandalo scivolo, le babbucce banana, il tacco chewing gum: Kobi Levi si diverte, nel senso stretto del termine, a creare sculture ludiche da indossare come calzature. Il designer è un giovane laureato alla Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme e lavora a Tel Aviv. “Le calzature sono la mia tela – racconta –. Quando mi viene un’idea la trasformo in un accessorio che è un ibrido tra il mondo concettuale e la scarpa”. Le opere di Levi, interamente eseguite a mano, si acquistano su prenotazione.

Peel the slippers 1.

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he slide sandals, the banana slippers, the chewing gum heel: Kobi Levi has really fun in creating playful sculptures to wear as shoes. The designer is a young with a degree at The Bezalel Academy of Arts & Design of Jerusalem and works in Tel Aviv. “The shoes are canvases for me” – he says. “When I have an idea, I turn it into an accessory, which is a hybrid between the conceptual world and the shoe”. The works by Levi are fully handmade and can be purchased by booking. 2.

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1. Slide, 2011 2. Rocking chair, 2003 3. Tulip, 2003 4. Chewing gum, 2009 5. Banana slip-on, 2010 6. Sling-shot, 2010 7. Miao, 2010

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Costume National Dr. Martens

Chanel

Kenzo

Autunno/Inverno

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MODE À

FALL/WINTER 2011-2012

FIL DIRETTO BY ROBERTA FILIPPINI

Alexander McQueen

Louis Vuitton

BY AA.VV.

Ph. by Bob Richardson

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La profezia di Karl

Karl’s prophecy

La profezia e la post-contemporaneità: cosa premiare? Nello scenario delle sfilate parigine abbastanza piatto, spiccano due passerelle: Chanel e Louis Vuitton. La prima colpisce perché in tempi non ancora sospetti, Karl Lagerfeld ha messo in scena una dimensione post-apocalittica che di lì a poco sarebbe diventata tragica realtà. Potere dello stile più lungimirante che dà ragione all’adagio di Ennio Flaiano, “la moda è l’oroscopo della società”. Ma c’è di più. In uno scenario fumoso e inquietante (divenuto agghiacciante quando certe immagini del Giappone sembravano riprese dal défilé), Lagerfeld ha presentato una collezione ricca di idee e capi da indossare: un nuovo maschile/femminile teorizzato dalla sovrapposizione di due giacche; una da uomo e l’altra da donna. E che giacche! Una rassegna di classici Chanel riletti ad arte che, decontestualizzati dall’abbinamento a tute e bragoni fuligginosi, faranno la gioia delle clienti della maison.

Prophecy and post contemporaneity. Which to choose? Two shows stand out from the rather flat Paris shows: Chanel and Louis Vuitton. The first because Karl Lagerfeld put on a post-apocalyptic show of some as yet unsuspected time that only just fell short of becoming a tragic reality. The power of the most forward looking style which gives proof to Ennio Flaiano when he says, “fashion is society’s horoscope”. But there is something else. In a smoky and unsettling atmosphere (which became almost appalling when certain images of Japan appeared to be part of the show), Lagerfeld presented a collection rich in ideas and wearable clothes: the theorisation of a new male/female created by the layering of two jackets: a man’s one and a woman’s one. And what jackets! A collection of artfully revisited Chanel classics, which, once removed from the context of being worn with baggy black trousers or coveralls, will delight the house’s clients.

Vuitton: la post-contemporaneità

Vuitton: post-contemporary style

Aria lugubre anche da Vuitton, dove va in scena una sorta di sequel del film di Liliana Cavani, Il portiere di notte. In questo caso “l’oscurità” è quella delle perversioni sessuali: in particolare il sadomasochismo esplorato dalla pellicola che negli Anni ’70 fece epoca proprio per questi temi scabrosi. Ora non c’è più vizio che faccia scandalo. E infatti Marc Jacobs, direttore creativo della griffe, dichiara di aver preso spunto dal film solo per portare in passerella “i feticci femminili nella moda”. Qualcosa di molto simile al concept di Prada (e non solo a parole) che qualche giorno prima aveva affermato di voler rileggere “le ossessioni femminili”. Ma tant’è: Jacobs ci ha abituati ad un assemblaggio di idee altrui di cui lui stesso cita intelligentemente il copyright. La differenza è che invece di limitare i suoi revival ai ’50, ’60, ’70 e ’80, lo stilista si spinge sino ai ’90 e ai giorni nostri, anticipando la storicizzazione del presente. Sicché lo si può considerare il fondatore di uno stile post-moderno: oltre il postcontemporaneo. Per questo abbiamo eletto a “Sfilata” con la S maiuscola, la sua passerella, insieme a quella di Chanel. Fermo restando che ambedue gli show, per un verso o l’altro, profilano un mondo scuro e oscuro. Sarà davvero così?

Another gloomy atmosphere at Vuitton where the scenario was a kind of sequel to the film The Night Porter by Liliana Cavani. In this case the darkness was of sexual perversion: in particular sadomasochism which was explored in this seventies’ film and the reason for its fame. These days there are no vices which scandalise. And in fact, Marc Jacobs, the label’s creative director, says he took inspiration from the film only so that he could bring “female fetishes” to the catwalk. Something very similar to the Prada concept (and not only empty words) that just a few days earlier had declared the intention of revisiting “female obsessions”. But so it was, Jacobs has got us used to assemblies of someone else’s ideas to which he himself intelligently assumes the copyright. The difference is that instead of limiting his revivals to the fifties, sixties, seventies and eighties, he goes right up to the nineties and the present day, anticipating the present becoming history. So you could consider him the originator of a post-modern: beyond the post-contemporary style. This is why we have chosen his and Chanel’s shows as “the” shows. Given that both shows for one reason or another picture a dark and obscure world. Will it really be like this?

G.LoVe.

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www.chanel.com

CHANEL

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Coco Chanel stavolta è grunge Mademoiselle Coco diventa perfino grunge - chi l’avrebbe mai detto? - con anfibi e tute da operaio, con leggings piazzati dappertutto, anche sotto il tailleur di tweed o il vestito con gonnina arricciata. Tutto scuro, come fosse uscito da una miniera di carbone. Karl Lagerfeld sa sempre quel che fa, e anche la nuova borsa “cattiva” con metalleria da ferramenta, sarà un must.

Chanel this time it’s grunge Mademoiselle Coco becomes even grunge - who could imagine it? - with Wellington boots and overalls, and leggings everywhere, even under the tweed suit or the dress with crumpled skirt. Everything is dark in colour, like just emerged from a charcoal mine. Karl Lagerfeld knows always well what he does and also the new “bad” handbag with hardware will become a must have.

R.F.

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CHANEL

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CHANEL

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Comments Antonella Amapane, La Stampa

Streghe grunge in tacchi a spillo e anfibi. [...] Tutto è over. Maschile e femminile si impastano. Trionfa lo stile da ragazzi mancati, molto Coco, ma proiettati nel futuro. Grunge witches with stilettos and Wellington boots. […] Everything is oversize. Masculine and feminine mixed together. The manqué young style triumphs, very Coco style, but looking at the future. Véronique Lorelle, Le Monde

Una visione apocalittica, il risultato di un’eruzione vulcanica. Così era l’aspetto di terra bruciata, ancora fumante, innalzata sotto la navata del Grand Palais a Parigi. An apocalyptic view, after a volcanic eruption. So was the look of burnt-out ground, still smoking, erected under the aisle of the Grand Palais in Paris. Suzy Menkes, International Herald Tribune

Sembra che Lagerfeld abbia colto la malinconia della fine di un’epoca e della sua stagione di moda turbolenta. Mr. Lagerfeld seemed to have caught the end-of-an-era melancholy of this troubled fashion season.

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www.louisvuitton.com

LOUIS VUITTON

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I feticci fashion La moda è un insieme di feticci, dice Marc Jacobs, proponendoli in passerella da Louis Vuitton in modo ironico tra gonne oltre il ginocchio, giacche avvitate e con ampio giro manica, berretti da portiere di notte e borsa iconica (la Lock-it del 1958 opportunamente rivisitata e impreziosita). Insomma, la moda “oggetto” (per la donna “oggetto”?).

Fashion fetishes Fashion is a group of fetishes, says Marc Jacobs, proposing them on the Louis Vuitton catwalk in an ironic way with calflength skirts, waist-tight jackets with a wide armhole, night porter's caps and iconic handbag (the Lock-it from 1958, but revisited and enriched). In short, the “object” fashion (for a “subject” woman?).

R.F. LE SFILATE LE SFILATE LE SFILATE LE SFILATE LE SFILATE LE SFILATE LE SFILATE LE SFILATE LE SFILATE LE SFILATE


www.vionnet.com

VIONNET

Paris presentations Paris presentations

Il nodo della rete Un nodo trovato in rete, quella web si intende, si allarga e diventa un fiore esotico e, sgranandosi, anche una stampa optical. Rudy Paglialunga la usa a iosa, per creare movimento con il tessuto senza drappeggiarlo. Meno convincenti le lunghe gonne “spugnose�, in tricot di striscioline di tessuto sbieco.

The web knot A knot found in the Internet enlarges and become an exotic flower and, if grainy, even an optical print. Rudy Paglialunga used it abundantly to create movement with the fabric, but without draping it. Less convincing the long "spongy" skirts in a tricot of bias fabric's strips.

R.F.

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www.hoganworld.com

HOGAN

La sneaker bicolore e lo stivaletto argentato. Il fil rouge? Il genio antifreddo di Lagerfeld per Hogan - Two-colour sneakers and silvery ankle boots. The fil rouge? The cold-proof genius of Lagerfeld for Hogan.

BY KARL LAGERFELD

ALBERTO BIANI

Tra il militare e i ‘50. Tra il montgomery e il caban. Tra il pied-de-poule e lo shetland. Oscillazioni sartoriali per l’inverno di Alberto Biani - Between military and 1950s style. Between duffle coat and pea coat. Between pied-de-poule and Shetland wool. Winter sartorial fluctuations by Alberto Biani.

www.albertobiani.it

Paris presentations Paris presentations

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GUIDA ALLE TENDENZE • GUIDE TO THE NEW TRENDS

EVO GRIGIO A grey era IL BUIO DELLA NOTTE Aleggia un’atmosfera sinistra sulle passerelle di Parigi. E non solo perché Lagerfeld ha messo in scena un défilé post apocalittico e Vuitton ha reso omaggio al manifesto cinematografico del sado masochismo, Il portiere di notte. I mantelli e le cuffie, il nero, ma anche il bianco claustrale, rimandano al Medio Evo: l’epoca più buia della storia per definizione. Cosa sta succedendo? E, soprattutto, che accadrà nel mondo per giustificare una simile visione fosca? Diciamolo subito: Parigi è sempre stata incline a una moda dark. Se non altro perché vi sfilano molti giapponesi, già inventori del post atomico che nei primi Anni ’80 si divulgò nel mondo proprio da qui. Ma c’è di più. Stilisti sperimentali come Rick Owens stanno cercando di ridefinire le proporzioni del guardaroba, tagliando, allungando e accorciando là dove non si era mai fatto. Pertanto, questa scomposizione di volumi accentua ulteriormente un certo senso di distruzione. Mentre torna alla grande la tuta Anni ’70, non a caso emblema della sperimentazione sull’abbigliamento dei futuristi.

THE NIGHT DARKNESS A dark atmosphere wafted on Paris runways. And not only because Lagerfeld showed a post-apocalyptic show and Vuitton paid a tribute to the movie's manifesto of sado-masochism, The Night Porter. The capes and the bonnets, the black colour but also cloistral white recall the Middle Ages: the darkest epoch in the history by definition. What is happening? And, above all, what will happen in the world to substantiate such a gloomy vision? We can say it: Paris has always tended to dark fashion. Moreover, many Japanese present their shows there, and they were the inventors of post-atomic style that in the 1980s was spread in the world starting from Paris. But not only. Experimental designers like Rick Owens are searching for redefining the wardrobe's proportions, cutting, elongating and shortening where it hasn't ever been done. Therefore, this volumes' decomposition highlights a certain feeling of destruction. And the 1970s jumpsuit is again in the limelight, not by chance the symbol of clothing experimentation of futurists.

STILE FEROCE Il resto è storia di mix di opposti - perché ora la moda procede così ad alto tasso di citazioni vintage. Primo fra tutti, il nude look di Saint Laurent e la vernice di Barbarella. A enfatizzare questo nuovo stile confuso, tormentato e privo di serenità, un trionfo di grigio per giunta sporco, affumicato, striato: reduce da chissà quali battaglie. Per fortuna, lo illumina il color avorio. Così, come alle strisce che attraversano gli abiti, probabili eredi della banda magnetica, si contrappone la natura degli animali. Ma inferociti. Anche loro. Già: il mondo cambia e diventa transgenico come le nuove paillette giganti, quasi bioniche. Ma tante evoluzioni forse non rendono felice l’umanità nella migliore delle ipotesi spiazzata: smarrita. Perché allora alimentare tanto disagio anche con l’abbigliamento che dovrebbe restare un piacere?

A FIERCE STYLE The rest is a story of mix between opposites – indeed, now fashion is oriented to this – and a high amount of vintage citations. First of all Saint Laurent's nude look and Barbarella's patented leather. In order to enhance this new confused style, tormented and free from serenity, a triumph of grey, even dirty, smoked and striped, I wander back from what battles. Fortunately, it's illuminated by ivory tones. Such as the stripes crossing dresses, probable heirs of the magnetic band, contrasting with the animals' nature. But enraged. They too. Indeed, the world is changing and becoming transgenic like the new giant sequins, almost bionic. But perhaps so many developments do not make the man happy, who in the best case is crowded out and disorientated. Why should we nurture such unease even with clothing that should be a pleasure?

G.LoVe.

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PARIS

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he Night Porter by Liliana Cavani (1974), Story of O, 1975, by Just Jaeckin: a compilation of the fetish imagination with citations from the sado-maso show by Dolce & Gabbana (A/W 1992-’93) and from the bondage by Gianni Versace (A/W 1992-’93). Perversions contrasting with the most mystic Middle Ages in a play of contrasts between black and white: sin and redemption. Hard and pure from mid 1970s, early 1990s.

A.F. Vandevorst Zac Posen

SYNTHESIS

Chloé

Giambattista Valli

Mugler

l Portiere di notte di Liliana Cavani (’74), Histoire d’O del ’75 di Just Jaeckin: antologia dell’immaginario fetish con citazioni della sfilata sadomaso di Dolce & Gabbana (A/I ’92-93) e del bondage di Gianni Versace (A/I ’92-93). Perversioni a cui fa da contraltare il Medio Evo più mistico, in un gioco di contrapposizioni tra nero e bianco: peccato e redenzione. Duro e puro; metà Anni ’70, primi ’90.

Yves Saint Laurent

I

bookmoda I 207


208 I bookmoda Dior

Comme des Garรงons

Cacharel

Jean Paul Gaultier

Felipe Oliveira Baptista

Martin Grant

LA NOTTE DEI LUNGHI CAPPOTTI the night of long coats MAXI

MINI


PARIS

C

Maison Martin Margiela Undercover

SYNTHESIS

Emanuel Ungaro

Damir Doma

alf-length and more until ankles: large, dark and a bit military style. The coat seems a rigorous uniform, almost evil. The mini lengths of skirts and the short pants underline that under this uniform there is a woman and not a field officer. Maxi and mini lengths from the 1970s.

Stella McCartney

l polpaccio e oltre, sino alla caviglia: larghi, scuri e un po’ militari. I cappotti hanno l’aria di una divisa austera, quasi cattiva. A ricordare che sotto questa uniforme c’è una donna e non un gerarca, gli orli mini delle gonne e gli short. Il maxi e il mini degli Anni ’70.

Yohji Yamamoto

A

bookmoda I 209


LONDON FASHION WEEK

FALL/WINTER 2011-2012 Ji Young Pyo

Autunno/Inverno Burberry Prorsum

Basso & Brooke

BY Gianpiero Di Bari

Francisco Infante Arana

bookmoda I 233

Christopher Kane

Vivienne Westwood Red Label


LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA

Comments Beth Schepens, The Wall Street Journal Europe

Schwab ha usato dettagli di cuciture e scarpe stringate da uomo per aggiungere un tocco delicato e artigianale ai suoi rigidi capi, che ha definito una sorta di reazione alla tendenza all’“assenza di eccessi” che sta dominando la nostra società in questo momento. Mr. Schwab used the stitching detailing of men’s wingtips to add delicate, hand-crafted touches to the tough tailored looks he said were a reaction to the “nothing in excess” attitude reigning in society at the moment. Suzy Menkes, International Herald Tribune

La sua sfilata di abiti affusolati di pelle (un po’ troppo corti rispetto alle proporzioni moderne) è stata unica, non per le fantasie traforate (sicuramente fatte a macchina?), bensì per l’idea intrigante che la decorazione non debba interrompere la linea affusolata - sempre che l’ornamento sia ben inserito. Gli esempi più evidenti erano le perle. His show of streamlined leather dresses (a bit too short for modern proportions) was unique, not for its punched patterns (surely done by machine?) but for the intriguing idea that decoration need not interrupt streamlining - if the embellishment is built in. The most effective examples were pearls. WWD

Schwab ha ridotto la sperimentazione per esplorare un territorio più ristretto e stile signora. La pelle con decori traforati indossata con scarpe stringate da uomo era il tema dominante. Schwab reined in experimentation to explore more restrained and ladylike territory. Leather detailed with the punch holes found on brogue shoes was a major theme.

LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA


www.amandawakeley.com

AMANDA WAKELEY

Legate per la vita

Tied up on the waist

L’idea più interessante è la cintura doppia in cuoio che si indossa sia di giorno sia di sera. Anche sull’abito trasparente e paillettato. Una sorta di laccio/cappio in vita che trattiene gli abiti senza bottoni. Il resto è già visto.

The most appealing detail is the double belt in cowhide, ideal both during the day and in the evening. Even with the transparent pleated dress. A sort of lace/loop on the waist gathering the button-less dresses. The rest is déjà-vu.

238 I bookmoda


bookmoda I 239


318 I bookmoda Nicole Farhi

Emilio de la Morena

Betty Jackson

Mulberry

Antonio Berardi

Amanda Wakeley

A FOGGY DAY

ROSSO CATARIFRANGENTE

reflecting red colour


LONDON I

SYNTHESIS

T

Julien Macdonald

Osman

Bottega Veneta

Todd Lynn

Marios Schwab

he dark grey tinges everything in grey and mixes up the eye. On the contrary, the red tone illuminates the wardrobe LEDs. Grey and colours.

John Rocha

l fumo di Londra tinge tutto di grigio e confonde l’occhio. Per contro, il rosso accende come un led il guardaroba. Grigio e colore.

bookmoda I 319


SUMMER/RESORT 2011

VJ B by Vj Balhara

LAKMÉ FASHION WEEK

Breathing Space by Eina Ahluwalia

Taj Mahal, Agra

BY SS

bookmoda I 323

Rohan Arora


DALLE PASSERELLE DI MUMBAI • FROM THE CATWALKS OF MUMBAI

ARRIVANO GLITheINDIANI Indians are coming

Manas Dash

Manas Dash

6

324 I bookmoda

giorni all’hotel Grand Hyatt di Mumbai. 17 presentazioni statiche e 63 sfilate per presentare le collezioni Summer/Resort 2011 di altrettanti stilisti, locali e stranieri. Signore e signori, ecco a voi la settimana della moda indiana che presenta abiti di stagione, in 4 categorie: Established designers, Accessory designers, Emerging designers (per i brand esistenti da 3 a 5 anni) e Gen Next designers (i marchi con meno di 3 anni). In collaborazione con IMG Fashion, organizzatrice di eventi moda come la MercedesBenz Fashion Week a New York, e l’azienda di beauty Lakme, la Lakmé Fashion Week punta a inserire la moda indiana nel panorama fashion internazionale. Le passerelle vogliono essere un incrocio tra Oriente e Occidente ad alto tasso di colori, ricami e applicazioni. Il mercato indiano dell’abbigliamento, tuttavia, è ancora molto tradizionale. Come ha messo in luce una recente inchiesta de Il Sole 24 Ore, le donne indossano i sari anche sul lavoro, o comunque abiti di ispirazione locale. Il gusto delle consumatrici non è occidentale e, dunque, il Made in Italy e tutta la moda europea e americana fanno fatica ad affermarsi in India. Forse anche per i forti dazi doganali. Il Paese, però, ha grandi potenzialità: il Prodotto Interno Lordo cresce dell’8% e si stima che i consumi di moda ammonteranno a 189 milioni di dollari nel 2012 (+178% in quattro anni). Al contrario, il successo dell’estetica indiana all’estero è evidente. Manish Arora, per esempio, neo direttore creativo di Paco Rabanne, è stato scelto anche come primo stilista del progetto N-Art per disegnare le cialde natalizie di Nespresso. E i modelli dei tanti designer - sempre più connessi al mondo anche via Internet - che presentano a Mumbai due volte all’anno incontrano il gradimento della clientela occidentale, forse proprio per i colori carichi e l’iperdecorativismo fuori dal gusto globale. ss

6

days at the Grand Hyatt Hotel in Mumbai. Seventeen presentations and sixty three catwalk shows to present the Summer/Resort 2011 collections by the same number of designers, both local and foreign. Ladies and gentlemen, this is India fashion week, presenting the season’s designs in four categories: Established designers, Accessory designers, Emerging designers (for brands between 3 and 5 years old) and Gen Next designers (brands that are less than 3 years old). In collaboration with IMG Fashion, the organisers of fashion events such as the Mercedes-Benz Fashion Week in New York, and the Lakme beauty product company, the Lakmé Fashion Week is aimed at placing Indian fashion on the international fashion stage. The catwalk shows were a cross between east and west with a high percentage Rohan Arora of bright colours, embroidery and applications. However the Indian market for clothes is still very traditional. As a recent investigation by Il Sole 24 Ore discovered, women wear saris even to work, or in any case clothing of local inspiration. The consumers don’t have western taste and therefore the “Made in Italy” label and all European and American fashion, find it hard to get established in India. May be too because of high customs duties. However the country has great potential; the GDP has grown by 8% and it is estimated that fashion consumption will reach 189 million dollars in 2012 (+178% in four years). On the other hand the success of Indian aesthetics abroad is evident. For example Manish Arora, the new creative director for Paco Rabanne, was also chosen as top stylist for the N-Art project to design the Christmas coffee pods for Nespresso. And the clothes created by the great number of designers, who are ever better connected to the world also through the internet, who present in Mumbai twice a year are very well received by western clients, perhaps precisely because of the uniqueness of the bright colours and abundant decoration.


www.einaahluwalia.com

BY EINA AHLUWALIA

BREATHING SPACE Potere all’oro

Power to gold

Una gioielleria concettuale contro la violenza domestica. Bijou per ricordare alle donne che portano in sé il potere delle dee Durga e Kali. I tre pilastri del matrimonio - amore, rispetto, protezione - incisi nell’oro. Eina Ahluwalia scrive di gioielli e viaggi su The Telegraph di Calcutta.

Conceptual jewels against domestic violence. Bijoux to recall the women having in themselves the power of Durga and Kali goddesses. The three pillars of wedding – love, respect, protection – cut into gold. Eina Ahluwalia wrote on jewels and travels in The Telegraph newspaper of Calcutta.

bookmoda I 325


www.parveshjai.com

PARVESH JAI

Fauna 3D Più che una collezione, un’invocazione dello spirito santo e del dio creatore di flora e fauna. Pesci e uccelli tridimensionali per sperimentare una nuova natura… di guardaroba. Disegnato da due giovani stilisti, il marchio nato nel 2002 è già stato presentato a Parigi e Milano e ha 7 monomarca nel mondo.

3-D Fauna More than a collection, it's an invocation of the saint spirit and the god creator of flora and fauna. Three-dimensional fishes and birds to experiment a new nature… of wardrobe. Designed by two young designers, the brand, established in 2002, was already presented in Paris and Milan and owns 7 single-brand stores in the world.

326 I bookmoda


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