Book Mag n.2

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A € 23,00 - B € 20,00 - CH (Ticino) CHF. 23,00 - DK DKK 200,00 - E € 18,00 - F € 23,00 - D € 23,00 NL € 23,00 - L € 20,00 - N NOK 230,00 - P € 18,00 - S SEK 280,00 - CH CHF. 25,00 - GB GBP 18,00 PUBBLICAZIONE PERIODICA TRIMESTRALE N. 2 - ANNO XXII

INTERNATIONAL EDITION ®

PAP116_COVER MAGAZINE_DEF corretta_Layout 1 22/05/12 15.23 Pagina 1

www.bookmoda.com

Italy only

10 €


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SOMMARIO CONTENTS

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Editoriale/Editorial

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INTRO Coming Cool Salva con nome/Save as

18 26

PRÊT-À-PARLER Lo stilista che verrà/The future of the fashion designer Marni edition Tutto lo spessore del piatto/The entire tickness of flat Flatlandia Raf look La mediocrità ingrigisce/Mediocrity makes us dull Maglia viola/A violet knit Food-icious La più bella sarai tu/You will be the most beautiful 82 metri d’acqua/82 metres of water Dea madre/Mother Goddess Beltà e castigo/Punishing beauty La crociera va/The cruise goes L’Artigenio/Artigenius Leonardo about fashion Ford da Vinci

27 28 34 36 42 50 56 58 60 64 80 82 84 90 95 96 98

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Leonardo, bandiera del made in Italy/Leonardo, the symbol of made in Italy Le perle da Vinci/Da Vinci’s pearls La donna del Presidente/The president’s woman Da 80 milioni di scatti/From 80 million photos Monrobot Renaissanchic Coming Room Effetto lega/An alloy effect Altre gioie/Other jewels L’oro di Goti/Jewellery by Nicola Goti Dee metropolitane/Metropolitan goddesses Zar-ista/Tsar-ist W.W.F.ashion Edo Bag I fili delle meraviglie/Marvellous yarns La bandiera di broccato/The brocade flag Corpi standard/Standard bodies Eccellenza Dori/Dori excellence Napoleon à la carte

102 104 106 112 113 114 133 141 142 147 148 152 155 156 158 162 164 166 168

APP Memory C’Art Book2 New Energy Made in Eataly Pet-à-porter (T)rendering Game Meteo/Oroscopo Postfazione/Afterword Indirizzi/Addresses

173 174 188 192 194 196 198 199 200 201 206

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Rettifica Nello scorso numero di BookMod@, il sommario dellʼarticolo scritto da Ennio Capasa La sostenibile sfuggevolezza del corto riportava erroneamente che il designer aveva prodotto il film di Marina Abramović per la regia di Giada Colagrande. Al contrario, Ennio Capasa è stato solo promotore dellʼevento di New York per la presentazione dello short movie. Ci scusiamo con i lettori, Ennio Capasa e Marina Abramović.

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PAP116_INTRO_COMING COOL_DEF_Layout 1 22/05/12 12.56 Pagina 18

COMING

2013

COOL p a s t

r e t u r n s

2.

1.

di Fabiola Gioia Dell’Angelo

60 anni/years

PRIMO NELLA SEMPLICITÀ 1953. Dopo una gavetta negli atelier Paquin, Schiaparelli e Dior, il veneto francesizzato Pierre Cardin nel 1953 presenta la sua prima collezione haute-couture donna a Parigi, lanciando nella mondanissima rue du Faubourg Saint-Honoré la Maison Cardin. È l’inizio di un viaggio che porterà alla space age: forme precise, motivi geometrici (“Contano solo le linee. M’interessa solo la semplicità”) e sperimentazioni di materiali alternativi quanto avveniristici. Ma Cardin, al secolo Piero Cardin, vanta anche altre

3. intuizioni epocali: è il primo stilista a essere espulso dalla Chambre Syndacale de la Mode Française per aver fatto sfilare la sua linea prêt-à-porter ai magazzini Printemps, anticipando così il gemellaggio tra couture e mass market. E ancora: porta l’alta moda in Giappone e Cina, crea capi unisex e, non ultimo, è pioniere nel cedere il suo nome in licenza per la produzione di merchandising. Oggi queste linee sono centinaia e comprendono oggetti insoliti per una casa di moda come materassi ortopedici e perfino sardine in scatola.

30 anni/years

MOSCHIFO

1. 18 I bookmoda

1983. Franco Moschino lancia la sua griffe ed è subito l’enfant terrible del made in Italy. Nel suo stile la cultura della sartorialità si mescola a una vis corrosiva che sfotte il sistema moda e i suoi tic. Straordinario copyright, Moschino usa le Tshirt per lanciare messaggi a doppio senso (Moschifo), slogan tranchant (il buon gusto non esiste) o geniali intuizioni («tutti gli stili possono coesistere», «Ideal dress=no stress»). Non è tutto. Anche le sfilate sin dalle prime passerelle con le modelle a 4 zampe, lanciano messaggi di costume. Sino a quello “Stop the Fashion System!” che si rivolterà al mondo di cui faceva parte lo stesso creatore. Infinite le “profezie” di questo personaggio unico: dalla valorizzazione del cibo italiano all’uso del tricolore come status symbol impresso sulle etichette dei capi sin dalla prima collezione.

2.


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4.

FIRST IN SIMPLICITY 1953. Pierre Cardin, Venetian by birth and French by adoption, having cut his teeth in the ateliers of Paquin, Schiaparelli and Dior, showed his first collection of haute couture women’s wear in Paris in 1953, launching Maison Cardin in the exclusive Rue du Faubourg Saint-Honoré. It was the beginning of a journey which would lead to the “Space Age”, its decisive shapes, geometric motifs (“All that matters is the line. I am only interested in simplicity”) and experiment in alternative, futuristic materials. But Cardin also introduced other innovations; he was the first designer to be thrown out of the Chambre Syndicale de la Mode Française for showing his prêtà-porter collection in the Printemps department stores, thus anticipating the relationship between couture and the massmarket. And he also took haute couture to Japan and China, introduced unisex clothes and, not least, pioneered the licencing of his name for merchandising. Today there are hundreds of these lines and they include unusual items for a fashion house such as orthopaedic mattresses and even tinned sardines.

1. 2. 3. 4.

Pierre Pierre Pierre Pierre

Cardin, Manteau habillé, 1958, photo Willy Maywald. Cardin and Ina, 1960, photo Jeanloup Sieff. Cardin, Robe-manteau, 1960, photo Willy Maywald. Cardin, 1967, photo Peter Knapp.

1. Franco Moschinoʼs drawing for the exhibition Lʼabito oltre la moda, Palazzo Fortuny, Venice, 1991. 2. Franco Moschino, I am what I am!, from the book X years of chaos! 1983-1993 ©1993 Edizioni Lybra Immagine. 3. Invite of Moschinoʼs first fashion show, 1983.

1983. Franco Moschino launched his own brand and immediately became the enfant terrible of Italian fashion. His style was a mixture of the sartorial and making fun of the fashion system and its foibles. Moschino’s speciality was using his T-shirts to launch messages with double meanings (Moschifo), cutting edge slogans (good taste does not exist) or clever phrases (“all styles can co-exist”, “Ideal dress = no stress”). And furthermore his shows, from the very first with models on all fours, launched all kinds of contentious messages including “Stop the Fashion System!” which turned on the world of which he himself was part. Many were the prophecies made by this unique personality, from the promotion of Italian food to the use of the national flag as status symbol and impressed on his clothing labels from his very first collection.

3. bookmoda I 19


PAP116_SALVA CON NOME_DEF_Layout 1 22/05/12 13.02 Pagina 1

ECOTICO ECOTIC “S

ostenibilità ha poco a che fare con l’ecologismo Anni ’70 e ’80; è piuttosto un nuovo modo di cercare equilibri nel rapporto tra la produzione e il consumo ed è soprattutto una nuova unità di misura, quindi esattamente come l’igiene alla fine dell’800. Oggi nessuno di noi parla di un prodotto igienico, perché è diventato uno standard. La sostenibilità diventerà uno standard nel prossimo futuro e quindi da questo punto di vista non dobbiamo considerarlo un valore aggiunto per imprenditori illuminati, ma una nuova unità di misura di tutto quello che andiamo a realizzare”. Francesco

Morace

Dalla video intervista di Andrea Genovese realizzata al Project Leade di Wind Business Factor.

“S

ustainability has little to do with the ecology of the 70s and 80s: rather, it is a new way of searching for balances in the relationship between production and the consumer and is above all a new unit of measure, exactly like hygiene was at the end of the 1800's. Today nobody talks about a product being hygienic, because it has become a standard. Sustainability will become a standard for industry in the near future and therefore from this point of view we should not think of it as an added value for enlightened entrepreneurs, but instead as a new unit of measure in everything that we are going to create”. From the video interview with Andrea Genovese realized in Wind Business Factor Project Leader.

The Green Closet, Fashion Shows, Milan, February 2012, © Crown copyright

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PAP116_COVER PRET A PARLER Tracc_Layout 1 22/05/12 12.22 Pagina 27

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PAP116_INCHIESTA STILISTI_DEF_Layout 1 23/05/12 12.50 Pagina 28

PRÊT-À-PARLER Corsi e ricorsi / Recurring cycles

LO STILISTA CHE VERRÀ

THE FUTURE OF THE FASHION DESIGNER Al motto di “prodotti speciali”, si ri-chiede la figura del creatore, messa in discussione dall’appiattimento dello stile. Ma tante cose sono cambiate e cambieranno. In attesa di Raf, Jil e John

“Special” products and the role of the designer faced with an increasing uniformity of fashion in general. A lot has changed and a lot will change. Waiting for Raf, Jil e John

di Gianluca Lo Vetro ta tornando prepotentemente la figura dello stilista”, sentenzia Ennio Capasa alla luce del successo riscosso con l’ultima sfilata parigina, lavorando sul dna del suo marchio. E non si tratta di un caso isolato. Da un paio di stagioni i più grandi creatori insistono sulla necessità di proporre qualcosa di “speciale” per rompere l’appiattimento di un comune sen-

“S

he cult role of the fashion designer is back” declared Ennio Capasa following the success of his latest Paris show which developed his brand’s dna. And this is not an isolated case. For the last couple of seasons the top designers have stressed the need to offer something “special”, to break away from the present overall sameness of fashion. But abo-

“T

Stilisti svip

LA FIRMA NON È UN AUTOGRAFO CHE FINE HANNO FATTO LE TUTE DI SIMONA VENTURA? CHI SI RICORDA DEL PROFUMO DI PATTY PRAVO? E DEI VESTITI DI EDWIGE FENECH CHE FU UNA DELLE PRIME CELEBRITÀ ITALIANE A LANCIARE UNA LINEA DI 28 I bookmoda

PRÊT-À-PORTER? QUANTOMENO NEL BEL PAESE, LE COLLEZIONI DEI COSIDDETTI VIP SEMBRANO AVERE UNA VITA BREVISSIMA. ALZI LA MANO CHI HA COMPRATO UN PAIO DI JEANS DEL FIGLIO DI GIGI D’ALESSIO


PAP116_INCHIESTA STILISTI_DEF_Layout 1 23/05/12 12.51 Pagina 29

Guillaume Henry, honour guest to the next Pitti Immagine Uomo 82 (June 19th-22nd). Designer is the talent upon whom Carven relies. The house was founded in 1945 by Carmen di Tommaso who reached an international success with her dresses for actress Françoise Arnoul in the movie La bête à l'affût. The designer's distinguishing colour: green Carven.

Carven

Guillaume Henry

Guillaume Henry ospite d'onore alla prossima edizione di Pitti immagine Uomo 82 (19-22 giugno). Il designer è il talento su cui punta Carven. La maison venne fondata nel 1945 da Carmen di Tommaso che si impose sulla scena internazionale per aver vestito l'attrice Françoise Arnoul nel film Venere Tascabile. Colore distintivo della creatrice: il verde Carven.

(SCUSATE MA NON RICORDIAMO NÉ IL SUO NOME, NÉ QUELLO DELLA SUA LINEA). E LE MAGLIETTE DI ELISABETTA CANALIS? SOLO VALERIA MARINI TIENE DURO, COME SULL’ISOLA DEI FAMOSI, CON IL SUO INTIMO, SEDUZIONE DIAMOND. MA IN GENERALE LE FIRME DEI VOLTI NOTI FANNO UN GRANDE BOTTO MEDIATICO, QUANDO COMPAIONO SUL MERCATO, TRAMONTANDO ALTRETTANTO RAPIDAMENTE. VERO: IL CROLLO DEL “LELEMORISMO” HA Patty Pravo

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PAP116_FABRIANO FABBRI_DEF_ok_Layout 1 22/05/12 12.27 Pagina 36

1.

PRÊT-À-PARLER 2 dimensioni / 2 dimensions

DEL

TUTTO LO SPESSORE PIATTO

THE ENTIRE THICKNESS OF FLAT

2.

“Piatto” non è sempre riduttivo: riflessioni su un fenomeno iniziato nel secolo scorso ed esploso con e sugli schermi. La letteratura della sottiletta e l’arte di Yayoi Kusama e Yoko Ono

“Flat” doesn’t always mean limited: reflection on the phenomenon started last century and exploded with and on videoscreens. The literature of the cheese slice and the art of Yayoi Kusama and Yoko Ono

di Fabriano Fabbri al Sol Levante arrivano tante suggestioni di rilievo anche se parlano di cose “piatte”. Giungono dall’arte grazie a due artiste formidabili per quanto diverse, Yayoi Kusama e Yoko Ono. Arrivano dai prodotti mediatici, su tutte la leggendaria

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any important influences come from The Land of the Rising Sun, even when talking about things that are "flat". They come from art thanks to two fantastic, albeit different artists, Yayoi Kusama and Yoko Ono. They come from media products, the legendary

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PAP116_FABRIANO FABBRI_DEF_ok_Layout 1 22/05/12 12.31 Pagina 37

3.

1-2. Yayoi Kusama, Dots obsession, infinity mirrored room, 1998, © Les Abattoirs, Frac Midi-Pyrénées and (in box) Tokyo, 2004, © Nobuyoshi Araki. 3-4. Comme des Garçons 5. Aya Takano, Rose, Private Collection, © 1998, Aya Takano/Kaikai Kiki

4.

5.

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PAP116_BIDIMENSIONALITA_DEF_Layout 1 22/05/12 12.15 Pagina 42

PRÊT-À-PARLER Facciate / Facades

FLATLANDIA È polemica sui siti Internet che pubblicano solo il front dei modelli in passerella, sottovalutandone il lato B e la profondità. L’equivalente in moda dell’appiattimento culturale, causato dallo schermo? I pareri di stilisti, designer e opinionisti. Le profezie ottocentesche della sfera aliena di Edwin Abbott Abbott

It is a matter of controversy that the Internet sites only publish the front of the models on the catwalks, undervaluing the B side and the depth. The equivalent in fashion of cultural flattening, caused by the screen? The opinions of stylists, designers and columnists. The nineteenth century prophecies of the alien sphere of Edwin Abbott Abbott

siti appiattiscono i vestiti: le foto delle sfilate, caricate on-line sempre più velocemente, mostrano solo la faccia dei modelli. Raramente è immortalato anche il lato “B”: quasi mai il profilo, lo spessore. Sicché, si sottovalutano almeno due terzi del lavoro di un creatore. A sollevare la questione, paradossalmente è Li Edelkoort che di professione fa la blogger e dal suo sito www.edelkoort.com lancia

ebsites flatten clothes: the photos of the fashion shows, uploaded ever faster on-line, only show the face of the models. Scarcely ever is the "B" side immortalised: almost never the profile, the depth. Therefore undervaluing at least two thirds of the work of the creator. Bringing up the issue, paradoxically, is Li Edelkoort, who by profession

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1

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1. Cover of the book, Flatland, a romance of many dimensions by A Square, by Edwin Abbott Abbott, ed. Basil Blackwell, Oxford. 2. Presentation of the magazine Disegno (second issue) Libreria Galleria Carla Sozzani. 3.Tadao Ando Architecture Exhibition at Duvetica store, Milan.

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PAP116_BIDIMENSIONALITA_DEF_Layout 1 16/05/12 14.05 Pagina 43

3

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Christian Dior F/W 2012/13

PRÊT-À-PARLER

New

RAF LOOK Il futuro della maison francese. E la sua storia. A partire dai 15 metri del New Look. La Bar di Cardin. Yves, Ferré & Co. Galliano e la profezia di una zingara

The future of the French fashion house and its history. From the 15 metres needed for the New Look. Cardin’s Bar jacket. Yves, Ferré & Co. Galliano and the prophecy made by a gypsy

di Daniela Fedi l vero new New Look di Dior arriverà a luglio, quando Raf Simons debutterà con la sua prima collezione di alta moda sulle passerelle parigine. Certo non è un caso se Bill Gaytten, costretto a sostituire John Galliano alla direzione creativa del marchio, si è buttato su una didascalica rilettura di quello stile inconfondibile, ottenendo come minimo dei buoni risultati commerciali. La vita stretta, le gonne a corolla, le tinte pallide e gentili dei fiori del giardino di MillyLa-Foret (la casa di Monsieur Christian a Granville, in Normandia) sono la quintessenza della mistica di Dior, una cosa che chiunque può riconoscere e desiderare in quanto parte della storia della moda. La donna-fiore, spalle piccole, vita stretta nella guêpière, enormi e ruscellanti gonne a ruota, è stata infatti la protagonista della rivoluzione di moda che ha scosso la Francia nel dopoguerra. Christian Dior s’impose subito anche all’estero quale autore di una femminilità lussuosa e lussureggiante come una pianta

Raf Simons

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he real Dior New Look will arrive in July when Raf Simons debuts on the Parisian catwalks with his first couture collection. It is certainly not chance that Bill Gaytten, obliged to take over the brand’s creative direction from John G a l l i a n o , t h re w h i m s e l f i n t o a p u n c t i l i o u s re re a d i n g o f t h a t unmistakable style and at least achieved some good financial results. The cinched waist, tulip skirts, the gentle, pale colours of Milly-LaForet garden flowers (Dior’s house in G r a n v i l l e , N o r m a n d y ) a re t h e quintessence of the Dior mystique. Something everyone can recognise and desire, in as much as it is part of the history of fashion. The woman as a flower, small shoulders, tiny waists given by corset tops and ample, rustling, circular skirts. This in fact was the protagonist of the post war f a s h i o n re v o l u t i o n i n F r a n c e . Christian Dior soon became known in other countries too as the creator of a feminine luxury as exotic as a distant planet. The sensation hit the fashion

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Marlene Dietrich in a still from Alfred Hitchcockʼs Stage Fright, © Rue des Archives/BCA from the book © Stars en Dior, Rizzoli New York, 2012

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PAP116_TRUSSARDI_Layout 1 21/05/12 15.49 Pagina 60

Il progetto del levriero-brioche, da unʼidea di Nicola Trussardi / The greyhound-shaped croissant project, from an idea by Niccola Trussardi.

PRÊT-À-PARLER

Il menù del levriero / The Greyhound's Menu

FOOD-ICIOUS In tempi di “Wonderfood”, la nuova ricetta di Trussardi: levriero antesignano del food and fashion. La linea Ludicious di Gaia, un mega store a Shanghai e una rivoluzionaria piattaforma web. Mentre dal dna del brand più che centenario torna il crespo. In capsule.

The time of “Wonderfood”, the new recipe of Trussardi: the precursor-greyhound of food and fashion. The Ludicious line by Gaia, a megastore in Shanghai, and a revolutionary web platfor. While the crêpe returns from the centuries-old dna of the brand. In a capsule.

di Lucia Serlenga n croissant a forma di levriero, ma anche una “collezione” di ghiaccioli con gli stessi lineamenti dell’iconico cane e persino un carretto di gelati: in pieno clima “Wonderfood”, tema che ispira i prossimi saloni estivi di Pitti a Firenze, è doveroso ricordare che, tra i tanti progetti mai realizzati da Nicola Trussardi e raccolti in un quaderno che per certi versi somiglia ai codici leonardeschi, figurano straordinarie intuizioni estetico-gastronomiche. Il creatore bergamasco, scomparso prematuramente, già negli Anni ‘80 concepiva la moda in termini interattivi con tutte le altre espressioni culturali. Ma se la brioche-logo è rimasta un’idea, il ristorante nell’incantevole Palazzo Trussardi alla Scala, nel cuore di Milano, è stato uno dei primi con un’insegna griffata, aperto, dopo attenta ristrutturazione dell’intero edificio nel 1996. E divenuto, sotto la guida di Andrea Berton, meta internazionale da due stelle Michelin. Oggi si mormora di una presunta separazione tra lo chef e la maison del levriero e di un subentro dei fratelli Cerea, proprietari del ristorante Da Vittorio a Brusaporto (Bergamo). Ma resta la certezza che il ristorante rimarrà una tappa stellata, un fondamentale punto di riferimento dell’alta cucina milanese. Nicola Trussardi ha lasciato agli eredi non solo un’azienda, ma una filosofia: anticipare, velocizzare e soprattutto sognare. Del resto la sua storia dice che, da stilista-artista, ha sempre pensato in grande. Scegliendo, per esempio, agli inizi degli Anni Ottanta insolite location per le sue prime sfilate, spazi mai concessi a una griffe: piazza del Duomo, il Teatro alla Scala, la Borsa. Un modo per accogliere degnamente i giornalisti che arrivavano da tutto il mondo e che al mondo raccontavano la nascita di quell’impareggiabile fenomeno chiamato made in Italy. Alla fine del 1999, con la sua prematura scomparsa,

U

greyhound-shaped croissant, but also a “collection” of ice lollies with the same traits of the iconic hound and even a cart of ice creams: immersed in a “Wonderfood” mood, a theme taking inspiration from next summer Pitti trade fair in Florence. We have to mention that among the many projects that Nicola Trussardi has never realised, but gathered in a book that in some way recalls the Leonardo codes, there are extraordinary aesthetic-gastronomic intuitions. The designer from Bergamo, who died before his time in the Eighties, conceived fashion in an interactive way with all the other cultural expressions. But if the brioche-logo has remained only an idea, the restaurant in the enchanting Palazzo Trussardi alla Scala, in the heart of Milan, was one of the first with a designer label, and was opened after the complete restoring of the building in 1996. And it has become, thanks to the management of Andrea Berton, an international destination with two Michelin stars. Today rumours say that the chef and the greyhound house will separate and the Cerea brothers, owners of restaurant Da Vittorio in Brusaporto (Bergamo), will take his place. But the restaurant will surely remain a starry destination, a crucial reference point of the Milanese haute cuisine. Nicola Trussardi passed on his heirs not only a company, but a philosophy: anticipating, speeding and above all dreaming. And the history says that the designer-artist had ever thought big. For example, in the early Eighties, choosing peculiar locations for his first shows, areas which weren't allowed to a label, such as Piazza del Duomo, Teatro alla Scala, and the Stock Exchange. A way to welcome properly the journalists coming from all over the world, who told to the world the establishment of the incomparable phenomenon called Made in Italy. At

A

L’anno scorso abbiamo festeggiato il nostro centenario e oggi il levriero Trussardi corre sempre più veloce Last year we celebrated our hundred years and today the Trussardi greyhound runs even faster

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Tomaso Trussardi


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Non è la carne, nÊ il sangue ma il cuore, che ci rende padri e figli It is not flesh and blood but the heart which makes us fathers and sons J. Schiller

The Trussardi family: Gaia, Beatrice, the greyhoud and Tomaso with the mother Maria Luisa.

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PAP116_SERV BELLEZZA_DEF_Layout 1 16/05/12 14.31 Pagina 64

Christies bra, vintage coulotte.


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LA PIÙ BELLA SARAI TU

YOU WILL BE THE MOST BEAUTIFUL

Prendisole, pagliaccetti, copricostume: il beachwear torna a rivestirsi. E non solo perché il nuovo regolamento di Miss Italia ha proibito il due pezzi succinto. Per l’estate alle porte, infatti, c’è nell’aria uno stile che ricorda le nostre maggiorate Anni ’50. Gina e Sophia tornano così a ricandidarsi per il più storico fra i concorsi di bellezza. In una storia contemporanea con gli echi delle istantanee di Federico Patellani raccolti nel volume La più bella sei tu (ed. Peliti Associati). From sun dresses to beach cover ups and kaftans, beachwear is back. And not only because the new rules for Miss Italy have banned the scanty two-piece. In fact for the summer to come, the style in the air is reminiscent of our fifties bombshells. So Gina and Sophia are back to enter that most legendary of beauty competitions again; a contemporary version echoing the photos by Federico Patellani collected in the book You are the Most Beautiful (ed. Peliti Associati). testi di Maria Luisa Bertolini

Photographer Luca Gambuti Styling Giuseppe Magistro Hair Francesco Ficara @MKS-Milano using Matrix Make-up Rita Fiorentino @MKS Model Dasha @Model Plus Milano Thanks to: Redi Hoxha and Daniela Angelini, model for one day


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Christies total look.


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Kristina Ti swimsuit knitted, Jean Paul Gaultier for La Perla corset.


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PRÊT-À-PARLER Vite strette e gonne a mongolfiera / Narrow waists and big skirts

BELTÀ E CASTIGO PUNISHING BEAUTY

Dalle ultime sfilate al ’500: a ritroso nella storia del corsetto e della crinolina e dei loro significati. Sino ai tempi in cui erano simbolo del potere maschile. Intervista a Caterina Chiarelli, direttrice della Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze

From the latest shows to the 16th century: a look back at the history of the corset and the crinoline and what that signified. To the time when they meant male power. An interview with Caterina Chiarelli, director of the Pitti Costume Gallery in Florence

di Silvia Gigli tretti, strettissimi, serrati in vita e intorno al petto tanto da togliere il respiro. Lunghi, impietosi lacci infilati in decine e decine di anellini e poi tirati con forza sovrumana. Nessun limite alla sofferenza quando si trattava di apparire. E di mostrare agli altri il potere della ricchezza. Sì, perché fin dal Cinquecento tanto più stretto era il corpino della donna e più ampia la gonna, tanto più potente era il marito che la “possedeva”. Non suoni strano né barbaro.

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aists and chests squeezed tight enough to take the breath away. Long laces threaded through endless rings and then pulled mercilessly tight with superhuman strength. No limit to suffering when it’s a matter of appearance. And to show everyone else the power of wealth. Yes, because since the 16th century the tighter the lady’s bodice and the fuller her skirt the more powerful was the husband who “owned” her. It was neither strange nor barbaric.

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nel Cinquecento tanto più stretto era il corpino della donna e più ampia la gonna, tanto più potente era il marito che la “possedeva”

’500: THE FARTHINGALE The dress as a form of social standing and constriction was a constant in female clothing throughout the ages. Caterina Chiarelli, director of the Costume Gallery in Palazzo Pitti, in Florence, demonstrates this in a tour through this marvellous museum she is responsible for. There are over 6,000 extraordinary items, from the 16th century to the present day. By the Medicis to Jean Paul Gaultier. “In the 16th century the corset bodice squeezed the breasts almost flat, and the farthingale was worn below to hold out the skirt - explained Chiarelli - if you think of the portrait of Eleonora di Toledo of 1580, you can see what we are talking about”.

’500: LA CIAMBELLA L'abito come forma di affermazione e costrizione sociale è una costante nell’abbigliamento femminile attraverso i secoli. Ce lo dimostra la dottoressa Caterina Chiarelli, direttrice della Galleria del Costume di Palazzo Pitti, a Firenze, accompagnandoci in un’affascinante galoppata nel favoloso museo che dirige dove sono in mostra oltre 6.000 pezzi straordinari, dal Cinquecento ai giorni nostri: dai Medici a Jean Paul Gaultier. “Nel Cinquecento il bustino comprime il seno, lo serra quasi fino a nasconderlo, anche se spesso poi finisce con il balzar fuori e tutto intorno si lega una ciambella che serve a rialzare e gonfiare la gonna”, spiega la dottoressa Chiarelli. “Se pensiamo al ritratto di Eleonora di Toledo, che è del 1580, possiamo capire di cosa stiamo parlando”.

in the 16th century the tighter the lady’s bodice and the fuller her skirt the more powerful was the husband who “owned” her

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Photo about 1850 with a woman needed several helpers when putting on a crinoline, by 1000 Dessous - A History of Lingerie, Taschen.

’600: FERRI E VIMINI “Nel Seicento - continua - il corsetto è ancora serratissimo ma molto accollato. Nel Settecento la ciambella non c’è più, sostituita da due panier ai lati della gonna che si sviluppa in orizzontale. Sono dei cestini di vimini o anche delle stecche di ferro che servono a tenere alti i profili laterali della sottana. Il corpetto è strettissimo e scollatissimo, punta sul davanti e spinge avanti il seno”. I bustini sono fatti con stecche di balena e legati con un complicato sistema di tiranti. Un po’ come le gonne che, tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, vengono concepite per le signore che vogliono andare a passeggio. Si chiamano polonaise e vantano sul dietro una raffinata architettura di lacci e laccini capaci di tirar su la coda dell’abito come una tenda. Una concessione alla praticità che sembra un miraggio per le signore dell’epoca, costrette in vesti che sono vere e proprie impalcature.

’600: WICKER AND IRON “In the 16th century - she continues - the corset was still worn very tight but the neckline was high. In the 18th century the farthingale was replaced by two wicker constructions that held the skirt out to the sides. They were like wicker baskets or even iron poles which held the skirt out at the sides. The bodice was very tight and the neckline was low, it was pointed at the front and pushed the breasts out”. They were made using whale bone with a complex system to pull it in. A little like the skirts between the end of the 18th century and the beginning of the 19th that were designed for walking. They were called Polonaise and had an elegant system of large and small ties to pull up the hem of the dress like a curtain. A very practical concession for the ladies of the time, that seemed like a miracle, constrained as they were by clothing that was almost like scaffolding.

Si chiamano polonaise e vantano sul dietro una raffinata architettura di lacci e laccini capaci di tirar su la coda dell’abito come una tenda

They were called Polonaise and had an elegant system of large and small ties to pull up the hem of the dress like a curtain

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PRÊT-À-PARLER: LEONARDO DA VINCI SPECIAL

L’ARTIGENIO

ARTIGENIUS di Silvia Gigli

Paradossi: Leonardo da Vinci, come si evince dai suoi appunti, non amava la moda. Ne fu critico e censore, scagliandosi contro l’uso delle “zarabulle” (mutande maschili) che utilizzavano solo i fornai per lavorare al caldo ma tendevano a diffondersi tra gli strali dei moralisti. Eppure il genio più interdisciplinare dell’arte si occupò di abbigliamento, studiando macchine per tessitura antesignane del Fordismo che riducevano l’intervento umano. Mentre come scenografo delle feste ducali, anticipò coups de théâtre degni delle sfilate di Tom Ford, Roberto Cavalli e John Galliano. Storie di intrecci rinascimentali che passano anche dalle contaminazioni islamiche. Per arrivare ad un presente in cui Leonardo è stato eletto a vessillo del made in Italy. Parola di Wanda Ferragamo.

The paradox: as deduced from his notes Leonardo da Vinci was not interested in fashion. He was highly critical of it, lashing out against the wearing of “zarabulle” (kind of men’s pants of the Middle Ages) which were originally worn only by bakers as they worked in the heat, but they tended to spread throughout the moralists’ darts. And yet this most inter-disciplinary of geniuses was involved in clothing. He researched machinery for textiles, anticipating Fordism and its methods of mass production. And as set designer for court festivities, he anticipated coups de théâtre worthy of the Tom Ford, Roberto Cavalli or John Galliano fashion shows. Stories of renaissance weavings and trimmings, even touching on their Islamic influence. Up to the present day when Leonardo has been elected bearer of the Made in Italy label. Word of Wanda Ferragamo.

Garzatrice meccanica continua per berrette di feltro, Codice Atlantico, f.936r / Mechanical continuous teaseling machine for felt berets, Atlantic Code f.936r.

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PRÊT-À-PARLER Leonardo style

FORD DA VINCI Telai per cimare sei panni e aghi performanti: Leonardo da Vinci approcciò la moda con invenzioni industriali. Ma senza rendersene conto, fu una sorta di Tom Ford e Henry Ford. Nonché, hair stylist dei mulinelli

Looms for trimming six pieces of fabric at once and high performance needles: Leonardo da Vinci approached fashion creatively and on an industrial scale. But without realising it, a kind of Tom or Henry Ford. As well as woven swirls and curls

n un giorno se ne possono fare tanti con pochi operai” scriveva Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico, illustrando le virtù di una macchina per affilare gli aghi partorita dalla sua mente di genio poliedrico. E, sempre nel Codice Atlantico, si trova un telaio capace di cimare sei panni contemporaneamente, un marchingegno per far girare più di una spoletta insieme, macchinari per torcere i fili di seta, per garzare e cimare i tessuti e i tappeti, per rendere gli aghi più performanti, per alleviare il lavoro dell’uomo. Invenzioni straordinariamente moderne per la visione fordista della macchina capace di sostituire l’uomo o perlomeno di migliorare il suo lavoro. Strumenti eccezionali per l’epoca in cui furono concepiti che ancora una volta rinnovano, se mai ce ne fosse bisogno, lo stupore per l’incontenibile creatività della mente leonardiana

“I

n one day many can be made by just a few workers” wrote Leonardo da Vinci in the Atlantic Code, illustrating the virtues of a machine for threading needles invented by this multi-faceted genius. And, again from the Atlantic Code, a loom for trimming six pieces of fabric at the same time, a method of using more than one spool at a time, machines for spinning silk thread, for teasing and trimming textiles and rugs and for improving the performance of needles, all to lighten man’s work. Incredibly modern inventions for his Ford-like vision of machinery to substitute or at least facilitate man’s labour. Exceptional tools for the era, invented by Leonardo’s irrepressible creativity that never ceases to amaze us, as if we needed reminding.

LA MECCANICA DELLA MODA “Come sia nato l’interesse del da Vinci per la produzione tessile si ignora, come si ignora se queste macchine che lui ci ha lasciato nel Codice Atlantico siano sue o non si tratti piuttosto di rielaborazioni e migliorie di strumenti già esistenti”, spiega la dottoressa Maria Teresa Fiorio, docente di Museologia all’Università Statale di Milano. “Quel che è certo è che a Milano, nel Museo della Scienza, sono state ricostruite alcune sue macchine tessili e funzionano tutte perfettamente”. Il rapporto tra Leonardo e la moda, mai esplorato, fors’anche negletto, esiste quindi, ma prende una via laterale, sebbene decisiva, quella dell’invenzione meccanica. È lì che si esprime a tutto tondo la sua visionarietà. Non solo per l’ingegnosità delle composizioni, forse ispirate a modelli preesistenti, ma piuttosto per la filosofia che sembra sostenerla: ottimizzare gli sforzi, automatizzare le macchine e massimizzare il profitto. Un approccio se vogliamo laico e privo di pregiudizi, da vera mente illuminata, nei confronti di un settore, quello della moda e della produzione tessile, che potrebbe sembrare lontano anni luce dalla sensibilità e dagli interessi intellettuali del genio di Vinci. E invece... “Invece Leonardo, al solito, spariglia le carte”, continua la dottoressa Fiorio. “Quando abbiamo dovuto scegliere i temi per la mostra all’Ambrosiana sul Codice Atlantico finalmente restituito al pubblico ero orientata verso quello della botanica e degli intrecci. È stato proprio il tema dell’in-

THE MECHANICS OF FASHION “How da Vinci became interested in textile production is not known and neither is it known whether these machines he has left us in the Atlantic Code are his or the remodelling and improvement of those in existence,” explains Maria Teresa Fiorio, professor of Museology at the Università Statale in Milan. “What is certain is that in the Science Museum in Milan several of his textile machines have been reconstructed and they all work perfectly”. The relationship between Leonardo and fashion has never been explored, perhaps even neglected, but it does exist though it takes a different but decisive direction; mechanical invention. That is where his visionary ability is so well expressed. Not only in its ingenuity, perhaps inspired by preexisting models, but rather in the philosophy that seems to be behind it; optimising effort, automating machinery and maximising profit. A non-ideological approach without prejudice if you like, from a truly illuminated brain, for a fashion and textile production sector that might appear light years away from the sensibilities and intellectual interests of a genius like Da Vinci. Fiorio continues “And yet, in fact, Leonardo, as usual, dealt out his cards. When we had to decide on the themes for the Atlantic Code exhibition at the Ambrosiana I was keen on the botanical and his weaves. It was precisely the subject of weaves, which is well covered by Leonardo,

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“I


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Incisore milanese da disegni di Leonardo da Vinci, Nodi vinciani (Accademia Leonardo da Vinci), Biblioteca Ambrosiana, Milano / Milanese engraver from drawings by Leonardo da Vinci, Nodi vinciani (Accademia Leonardo da Vinci), Biblioteca Ambrosiana, Milano.

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PRÊT-À-PARLER Star delle star / The star of all stars

LA DONNA DEL PRESIDENTE THE PRESIDENT’S WOMAN A 50 anni dalla sua morte, Marilyn viene riletta da film, mostre, libri e moda. Da pin up ingenua a icona di un’America con il crepuscolo dei suoi dei. L’attualità di una star in stretti rapporti col potere e il suo stile delizioso e doloroso

Fifty years after her death Marilyn is back in the news again, celebrated in films, exhibitions and by fashion. From innocent pin up to an America icon at the end of an era. Her relationships with the powerful, her delightfulness and her torment

di Enrico Maria Albamonte passato mezzo secolo da quando, secondo le fonti ufficiali, Marilyn Monroe si tolse la vita. Eppure la sua immagine sfuggente e problematica, perennemente in bilico fra tradizione e trasgressione, seduzione e mistero, pare di grande attualità. Lo mettono in luce le tante iniziative e manifestazioni ad alto tasso di glamour che proliferano per la ghiotta ricorrenza. In occasione del sessantacinquesimo anniversario del Festival di Cannes, dal 16 al 27 maggio, Marilyn, rappresentata simbolicamente mentre spegne le candeline di una torta in una foto di Otto L. Bettmann, sarà l’icona-faro della vetrina cinematografica d’oltralpe, ma anche “la protagonista” di due pellicole biografiche: la biopic di Simon Curtis My Week with Marilyn con Michelle Williams nel ruolo della protagonista del film, Il principe e la ballerina e Blonde diretto da Andrew Dominik in cui a calarsi nei panni dell’attrice sarà Naomi Watts. C’è di più. Nel serial TV Smash prodotto da Steven Spielberg e incentrato su un musical di Broadway che rende omaggio all’attrice, Uma Thurman sarà un’altra reincarnazione della diva americana. Cercherà invece di fare luce sulla verità della morte di Marlyn il documentario Murder on Fifth Helena Drive. Nel tourbillon degli eventi che ricordano Marilyn, non potevano certo mancare gli stilisti.

È

alf a century has passed since, according to official records, Marilyn Monroe took her own life. And yet her elusive and enigmatic image, ever balanced between good girl and defiant, seductive and mysterious, is back in the news. She is appearing in a proliferation of glamorous films and exhibitions in celebration of this anniversary. For the occasion of the sixty-fifth Cannes Film Festival, from 16th to 27th M a y, re p re s e n t e d i n a photo by Otto L. Bettmann putting out candles on a cake, Marilyn will be the icon/beacon of the French film festival and also the subject of two biopics: a biopic by Simon Curtis c a l l e d M y We e k w i t h Marilyn starring Michelle Williams as protagonist of the film The Prince and the Dancer and Blonde d i re c t e d b y A n d re w Dominik in which Naomi Watts plays Marilyn. And there is more; the TV serial Smash, produced by Steven Spielberg is centred round a Broadway musical paying tribute to the actress and here she is played by Uma Thurman. On the other hand Murder on Fifth Helena Drive is a documentary aimed at throwing light on her death. And of course fashion designers too are celebrating her.

H

Rispecchia quell’American Dream che la tragica fine di JFK e di Martin Luther King, i romanzi di Kerouac, i versi di Ginsberg e la guerra del Vietnam avrebbero ridotto in frantumi

It reflected the shattering of the American dream with the tragic ends of JFK and Martin Luther King, Kerouac’s novels, Ginsberg’s poems and the Vietnam War

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Marilyn Monroe, M. Garret,Š Archive Photos Getty Images.

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PAP116~2.QXP_Layout 1 22/05/12 14.59 Pagina 114

Pre-collection F/W 2012-13

Photographer Leonardo Corallini Styling Giuseppe Magistro Photographer assistant Marco Casino e Gisel Romero Styling assistant Marina Barnato Hair Biba Bleach using Bumble and Bumble Make-up Rita Fiorentino Models Luma @Elite, Nomi@Elite, Eloizia@Elite, Olga@Elite

Vivienne Wetswood shirt, Kenzo top and skirt.


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Antonio Croce jacket, N째21 skirt.


PAP116_SERV RINASCIMENTO_Layout 1 17/05/12 14.02 Pagina 116

Ermanno Scervino dress.


PAP116_SERV RINASCIMENTO_Layout 1 17/05/12 14.05 Pagina 128

Stella Jean dress.


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PRÊT-À-PARLER Legabolario

ALTRE GIOIE

OTHER JEWELS di Chichi Meroni

ARGENTONE O ARGENTO TEDESCO Lega composta da 60 % di rame, 20% di zinco. ALPACA OF GERMAN SILVER Alloy consisting of 60% of copper, and 20% of zinc.

Spille di Albrecht Holbein, Germania 1902-1904 in argento, smalto blu e perle di vetro color cobalto. Brooches Albrecht Holbein, Germany 1902-1904 in silver, blue enamel and glass beads.

BACHELITE “Bachelite” è il nome commerciale della prima plastica termoindurente ricavata dalla fusione di resine fenoliche, inventata da Leo Hendrik Baekland nel 1907 e prodotta da una società da lui fondata, la General Bakelite Company. A partire dagli Anni ’20 la “Costume Jewelry” utilizza la bachelite: combinazione di formaldeide e acido carbolico. Questo materiale una volta riscaldato risulta particolarmente malleabile: poteva essere tagliato, filettato, molato, trapanato, smerigliato, intagliato e lucidato fino a raggiungere la lucentezza del vetro. Ma una volta trattata era indurita per sempre, si presentava calda al tatto, inodore, ininfiammabile, resistente all’umidità e, lucidata, brillante come una gemma. La nuova resina fenolica offriva oltre duecento colori trasparenti, translucidi, marmorizzati e opachi.

BAKELITE “Bakelite” is the commercial name of the first thermosetting plastics due to the merge of phenolic resins invented by Leo Hendrik Baekland in 1907 and produced by the company he founded, General Bakelite Company. Since the Twenties the costume jewellery has used Bakelite: a combination of formaldehyde and carbonic acid. Once heated, this material becomes highly malleable: it could be cut, threaded, ground, drilled, buffed, engraved and polished until reaching the brightness of glass. But once processed, it was hardened for ever and was warm to the touch, odourless, fireproof, resistant to humidity and shiny and bright like a gem. The new phenolic resin offered over two-hundred transparent, translucent, marbled and opaque colours.

Bracciali in bachelite incisa con motivi geometrici e intagliati a motivi floreali, collezione Chichi Meroni. Bangles in engraved Bakelite with geometric motifs but engraved with floral patterns, Chichi Meroni collection.

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PAP116_GIOIELLI_DEF_Layout 1 16/05/12 16.44 Pagina 143

LUCITE Nel 1937 venne scoperta e prodotta dalla Du Pont Plastics del New Jersey una nuova materia plastica, la lucite (nota anche come plexiglass o perspex), resina acrilica termoplastica, anch’essa facilmente plasmabile come la bachelite; trasparente, infrangibile e resistente all’ossidazione. I “jelly belly” sono spille a forma di animali con il corpo in lucite, mentre zampe, teste, ali, code sono realizzati in metallo dorato o in sterling (lega con 92,5% di argento e 7,5% di rame, usata nei Paesi anglosassoni). Fanno eccezione le spille figurate, in cui la lucite non costituisce il corpo di un animale, ma è sagomata a formare un oggetto. Nei primi Anni Quaranta si assiste in America al boom dei gioielli in lucite, poi denominati “jelly belly”, prodotti principalmente da Trifari.

LUCITE In 1937, a new plastic material, the Lucite, (also known as Plexiglas or Perspex) was discovered by Du Pont Plastics in New Jersey, a thermoplastic acrylic resin, also easy to mould like the Bakelite, transparent, unbreakable and resistant to oxidation. The “jelly bellies” are animal-shaped brooches with the body in Lucite, whilst the heads, wings and tails are made in gilded metal or in Sterling (alloy with 92.5% of silver and 7.5% of copper used in the Anglo-Saxon countries). Except of the figured brooches, where the Lucite doesn't represent an animal body, but it's moulded to form an object. In the early Forties, in America there was a boom of the jewels in Lucite, later called “jelly bellies”, produced mainly by Trifari.

Spille di Alfred Philippe per Trifari in sterling dorato, lucite e strass, a forma di mosca, 1945 circa, collezione Chichi Meroni. Brooches by Alfred Philippe for Trifari, in gilded Sterling, lucite and sequins, the shape of a fly, about 1945, Chichi Meroni collection.

ORO RUSSO Metallo stampato (ad esempio ottone), con una caratteristica lavorazione a filigrana, e dorato con un processo galvanico che gli conferisce un tono opaco detto “antique Russian gold”.

THE RUSSIAN GOLD Printed metal (for example, brass), with a peculiar filigree process, and gilded through a galvanic process giving it an opaque tone, called “antique Russian gold”.

Orecchini con fiori di Miriam Haskell in metallo stampato, traforato e brunito, 1950, collezione Chichi Meroni. Miriam Haskell flowers earrings in pressed, fretwork and burnished metal, 1950, Chichi Meroni collection.

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PAP116_WWW FASHION SETIFICIO FIOR_DEF_Layout 1 16/05/12 17.27 Pagina 158

PRÊT-À-PARLER Telai storici / Historic Looms

I FILI DELLE MERAVIGLIE MARVELLOUS YARNS Nei meandri dell’Antico Setificio Fiorentino. Da Pucci a Ricci, trame e orditi di un’eccellenza fondata nel 1786. E pronta a sbarcare in Rodeo Drive dove fu girato Pretty Woman. Elogio alla lentezza di una realtà dove nulla si può copiare

In the twists and turns of the Ancient Florentine Silk Factory. From Pucci to Ricci, excellent quality wefts and warps since 1786. And now ready to land on Rodeo Drive where Pretty Woman was made. Praise to the slow pace of a reality where nothing can be copied

fili di seta sono talmente sottili da sembrare tele di ragno. Più piccoli di un capello, impalpabili eppure resistentissimi. Tanto che per tesserli devono essere trattenuti da anelli di vetro o porcellana. Tutti gli altri materiali soccombono al loro implacabile sfregamento. Ogni cosa, tra i legni odorosi di resina e i telai settecenteschi dell’Antico Setificio Fiorentino, ruota intorno a questi fili quasi trasparenti. Trame e orditi si intrecciano in disegni arditi e antichissimi grazie alle mani infaticabili delle tessitrici che custodiscono i segreti secolari di queste macchine uniche al mondo. I tessuti che nascono da questo lavoro si chiamano damasco, broccatello, filaticcio, raso, lampasso ed ermisino. Nomi evocativi che spalancano mondi. Avete presente il ritratto di Pia de' Medici realizzato da Agnolo Bronzino nel 1540 e conservato alla Galleria degli Uffizi? La bimba dalle guance rosa indossa un abitino di un azzurro tenue, delicato e cangiante come una nuvola. Ecco, quel tessuto si chiama ermisino e nel Cinquecento era il più amato dai nobili e dalle corti europee per la sua dolcezza e per la capacità di catturare la luce e restituirla con mille sfumature diverse.

I

he silk threads are so soft to as to seem like spiders’ webs. Smaller than a hair, very fine and yet very strong. So much so that in order to weave them, they must be retained by rings of glass or porcelain. Otherwise, they succumb to the other materials through their unrelenting friction. Everything, between the perfumed resin woods and the eighteenth-century looms of the Ancient Florentine Silk Factory, spins around these almost transparent threads. Wefts and warps interweave bold age-old designs thanks to the tireless hands of the weavers who guard the centuries-old secrets of these machines, unique in the world. The fabrics that are born from this work are called damask, brocatelle, filoselle, satin, lampas and sarcenet. Evocative names that throw open the world. Do you remember the portrait of Pia de’ Medici created by Agnolo Bronzino in 1540 that is preserved in the Uffizi Gallery? The child with the red cheeks wears a delicate little blue dress, iridescent and soft-coloured like a cloud. Here, that fabric is called sarcenet and in the sixteenth-century it was the most loved by the nobility and by the European courts for its softness and for its ability catch the light and reflect it with thousands of different hues.

T

DA PUCCI A RICCI La storia dice che l’abbiano scoperto nel Medioevo alcuni mercanti in viaggio attraverso la Persia: quella stoffa fantastica nata 400 anni prima della nascita di Cristo sprigionava colori diversi a seconda del punto da cui la si guardava. La chiamarono “ormesino” da Ormuz, la citta persiana in cui si trovavano, poi fu ribattezzata ermisino. Una volta tornati in Italia, riuscirono a riprodurre questo panno straordinario che è giunto fino a noi grazie al lavoro secolare dell’Antico Setificio Fiorentino. Oggi questo tessuto soffice e croccante, dalla mano delicatissima ma capace di assumere le forme più diverse senza mai afflosciarsi, viene utilizzato dalla maison Stefano Ricci per realizzare cravatte dai colori emozionanti. Non è casuale, la liason tra lo stilista fiorentino amatissimo in Oriente e negli Stati Uniti: presto l’apertura in Rodeo Drive nella boutique dove fu girato Pretty Woman. Da tre anni, infatti, la Stefano Ricci ha rilevato dalla famiglia del marchese Emilio Pucci di Barsento tutta la struttura settecentesca del Setificio puntando al suo rilancio.

FROM PUCCI TO RICCI History relates that some merchants in the Middle Ages discovered the fabric whilst travelling through Persia: that fantastic cloth, created 400 years before the birth of Christ, emitted different colours depending on the point from which you looked at it. They call it “ormesino” from Ormuz, the Persian city in which they found it, then is was renamed ermesino (sarcenet). On their return to Italy, they managed to reproduce this extraordinary cloth that is still woven for us today thanks to the centuries-old work of the Ancient Florentine Silk Factory. Today this soft and firm fabric, made with a very delicate hand but able to assume the most diverse shapes without ever losing its shape, is used by the fashion house Stefano Ricci to make ties from its exciting colours. The relationship between the Florentine designer much loved in the East and the United States is not by chance: soon the opening will take place in Rodeo Drive in the boutique where Pretty Woman was filmed. In fact, three years ago, Stefano Ricci has discovered and taken over from the family of the marquis Emilio Pucci di Barsento, the whole structure of the eighteenth-century Silk Factory with the aim of bringing about its revival.

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All photos from Antico Setificio Fiorentino. Below, on the right, Filippo e Niccolò Ricci.

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Murakami tra le dune / Murakami tra le dune

LA MIA “ UERNICA” MY “GUERNICA”

A Doha, in Qatar, fino al 24 giugno, l'esposizione enciclopedica di Takashi Murakami, l'artista dell'alterità contemporanea. L'ego tra carino/ sorridente e spossato/ spaventato

Doha, in Qatar, until 24th June, encyclopaedic exhibition of Takashi Murakami, the artist of contemporary otherness. The ego between kind/smiling and exhausted/frightened

di Rosella Pompameo al Superflat - visione del mondo intesa e rappresentata a due dimensioni - al bambolotto oversize, letteralmente "gonfiato", con le fattezze di Takashi Murakami, che come un Buddha artificiale invita i visitatori

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rom the Superflat - vision of the world understood and represented through two dimensions - to the oversized male doll, literally "blown up", with the features of Takashi Murakami, that like an artificial Buddha invites the visitors to the

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Per esporre tutte le opere, il Museum of Islamic Art di Doha, ha riservato all'artista una costruzione adiacente l'edificio, che Murakami ha adattato e decorato per l'ampia rassegna personale / In order to display all works, the Museum of Islamic Art of Doha gave the artist a building adjacent to the museum that Murakami adapted and decorated for his wide personal show, Exterior of Al Riwaq Exhibition Hall, Doha, Qatar Artwork ©Takashi Murakami/Kaikai Kiki Co., Ltd. All Rights Reserved. Photo by GION

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Post-produzione / Post-production

PIN-UP RITOCCATE TOUCHED UP PIN-UPS Le bellezze di Vargas e Elvgren, rielaborate al computer da Simone Romeo di Flavia Impallomeni pere di Nose Art (decorazioni degli aerei) sui bombardieri americani della Seconda Guerra Mondiale, le pin-up sono state il sogno proibito dell’immaginario maschile della Golden Era. Ora costituiscono il corpo del volume Delicious Pin-Up (edizione Fandango): libro fotografico che riporta alla mente le bellezze formose Anni ’40 e ’50 con un valore aggiunto. Il fascino dei tempi passati e l’erotismo dai tratti morbidi, mai volgare, negli scatti è ritoccato in post-produzione da Simone Romeo. Così, da tattoo preferito per i bicipiti di marinai e galeotti, nell’interpretazione moderna del fotografo milanese, sono le creature ammiccanti a riempirsi di tatuaggi. In una visione post-moderna dell’immaginario da calendarietto del barbiere. In tiratura limitata (mille copie), il libro è anche un omaggio ai grandi illustratori di pin-up: dal pittore peruviano AlbertoVargas allo statunitense Gil Elvgren, famoso per i calendari di nudi. La prefazione è a cura di Roberta Valtorta, direttore scientifico del Museo di Fotografia Contemporanea.

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Kim from the book Simone Romeo, Delicious Pin-Up (ed. Fandango).

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The beauties of Vargas and Elvgren revisited by the computer of Simone Romeo orks of Nose Art (decorations of aircraft) on the US bombers of the Second World War, pin-ups were the impossible dream of men's imagination in the Golden Era. Now they are the substance of the book Delicious Pin-Up (Fandango publisher): a photographic book recalling the Forties and Fifties shapely beauties with an added value. The charm of the past and the eroticism with soft traits, but never vulgar, with photographs touched up in post-production by Simone Romeo. So from the favoured tattoos on the biceps of marines and convicts to inviting creatures covered with tattoos in the interpretation of the Milanese photographer. In a post-modern vision of the imagination in the style of a barber's calendar. A limited edition (thousand copies), the book is also a tribute to the great illustrators of pin-ups: from Peruvian painter Alberto Vargas to US Gil Elvgren, famous due to his calendars of nudes. The foreword is curated by Roberta Valtorta, scientific director of the Museum of Contemporary Photography.

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Stefania from the book Simone Romeo Delicious Pin-Up (ed. Fandango).

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