Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige
In caso di mancato recapito restituire al CPO di Bolzano – Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in A.B. – 70% NE/BZ, Tassa Pagata/Taxe Perçue
| 2015
e adesso che si fa? “Meno è meglio”, si diceva una volta e oggi ancora di più. Qualunque sia la risposta, l’importante è non stare fermi.
773.000
m² di bosco, pari alla superficie di 108 campi da calcio, sono stati sottoposti a riforestazione in Alto Adige nel 2014.
Questione di punti di vista Per noi essere umani la crescita è un fatto ovvio e naturale, un elemento imprescindibile della vita stessa. In maniera analoga abbiamo sempre ritenuto che anche la crescita economica fosse un fenomeno essenziale per garantirci benessere e felicità, misurabile attraverso parametri come Pil, tasso di disoccupazione, reddito pro capite, indebitamento pubblico, fatturato, guadagni, arrivi e pernottamenti. Tutti parametri quantitativi, però, che non riescono ad esprimere la qualità di un’esperienza. Pressoché tutte le economie mondiali sono ancora alle prese con la crisi. Tanti lavorano per superare il brutto momento, alcuni si sono attrezzati quando ancora si stava bene e pochi si preoccupano di come crescita e sviluppo possano essere alla portata di tutti. In questo numero di “M” troverete tanti spunti di riflessione nonché un quadro attuale dell’Alto Adige. Per diventare il posto più ambito d’Europa è necessario di tanto in tanto fare il punto della situazione, anche se questo talvolta può fare male. Marco Pappalardo, direttore di Alto Adige Marketing
» In Alto Adige il 40% del territorio si trova oltre i 2.000 metri di quota. Una buona funzione protettiva dei boschi è pertanto essenziale per ogni attività umana. 372.174 ettari di superfici boscate proteggono insediamenti e vie di trasporto da calamità naturali. (Fonte: Relazione agraria e forestale 2014, Provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige)
–2015 | M 3
Sommario
Bo igli ia Brunico
MARKETING
22 Sempre in corsia di sorpasso. Tyler Brûlé è un famoso editore canadese, grande viaggiatore nonché fan sfegatato dell'Alto Adige.
24 “L'Alto Adige è unico”. Il presente e il futuro dell'Alto Adige visti attraverso gli occhiali di Tyler Brûlé.
26 Sempre più in alto. copertina: Crescita & sviluppo
8
Meno crescita, più vita. Svilupparsi non vuol dire necessariamente crescere. Sono sempre di più a dirlo.
16 Meno consumi, più felicità. I nuovi modelli di economia spuntano come i funghi. Ecco una panoramica.
18 Crescere con il cuore e la testa. Abbiamo chiesto a quattro aziende locali qual è la loro idea di sviluppo.
e r a t s u g a d e r e c Un pia ! i s n e s i t u t о c
Gli ambiziosi obiettivi nel marketing di destinazione dell'Alto Adige.
20 Obiettivo: risvegliare le coscienze. Intervista a Klaus Wiegandt, ex top manager, che vede la crescita da una nuova prospettiva e si batte contro i cambiamenti climatici.
Rubriche 6 7 30 32 33 34 3 6 38
mailbox made in alto adige uno sguardo oltre i confini l'opinione mercato menti nell'occhio dei media m come mobilità
SMG – Agenzia Alto Adige Marketing, piazza della Parrocchia 11, 39100 Bolzano
Via Centrale 53a
Brunico
T. +39 0474 53 71 31
getraenkeladen@harpf.it
LUN–VEN ore 9.30–12.30/14.30–19.00, SAB ore 9.30–12.30/14.30–18.00
facebook.com/harpf
www.shop.harpf.it
Direttrice responsabile: Maria Cristina De Paoli | Caporedattore: Andreas Tschurtschenthaler | Redazione: Maria Cristina De Paoli, Margret Hörl, Ariane Löbert, Barbara Prugger, Anna Stuefer | Coordinamento: Petra Oberhuber | Traduzioni: Paolo Florio | Layout: succus. comunicazione Srl | Design-Consult: Arne Kluge | Fotografie: Alpitronic, Betahaus, Felice Espro, Fairphone, Alex Filz, Frutop, Leaos, Monocle, Petersberger Leger Alm, Re-Bello, Helmut Rier, Stefano Borghi, Shutterstock, Alto Adige Marketing, Klaus Wiegandt | Illustrazioni: Anna Godeassi | Infografica: succus. comunicazione Srl | Revisione testi: Ex Libris Genossenschaft | Prestampa: typoplus, via Bolzano 57, 39057 Frangarto | Stampa: Karo Druck KG, Pillhof 25, 39057 Frangarto | Per non ricevere più questa rivista è sufficiente inviare una mail specificando il proprio indirizzo a m@suedtirol.info | Registrazione c/o il Tribunale di Bolzano n. 7/2005 del 9 maggio 2005
–2015 | M 5
ma ilbox
MA D E I N a lto a d i g e
Vinum Hotels alto adige
la sc h e da
Il nuovo gruppo d’offerta dedicato al vino
Vacanze & terroir. Si chiama “Vinum Hotels Alto Adige” ed è il nuovissimo gruppo d’offerta alberghiero, nato con l'obiettivo di proporre vacanze all’insegna del buon vino e della scoperta del terroir. Nei 31 alberghi che ne fanno parte gli ospiti troveranno consulenza enologica specializzata, una grande selezione di vini altoatesini e tante iniziative legate al mondo del vino. Per garantire una qualità elevata e destinata a durare nel tempo è stato elaborato un decalogo di criteri che va dalla formazione del personale alla posizione dell’albergo, che deve trovarsi in località ufficialmente riconosciute come comuni vinicoli. Le strutture aderenti a Vinum Alto Adige stanno predisponendo il catalogo ed il sito allestito per l'occasione; Alto Adige Marketing (SMG) da parte sua fornirà assistenza e supporto al neonato gruppo d'offerta.
LEAOS è sinonimo di ����������������Lifestyle E-Bike Armin Oberhollenzer Particolarità ������������������������������������������������� struttura elegante, unisex, personalizzabile Prodotti ������������������������������ E-Bike, bici a pannelli solari, borse da bici Premio più prestigioso ���������� Red Dot Award per il Product Design Nascita dell'azienda ��������������������������������������������������������������������������� 2012
Gli alberghi del gruppo Vinum Alto Adige permettono di coniugare in modo nuovo vino e vacanza
auguri marchio ombrello Un simposio per festeggiare i 10 anni
bilancio & futuro. In occasione del decimo compleanno del Marchio Ombrello, in novembre si svolgerà un simposio dedicato al brand che identifica l’Alto Adige. Nel corso del convegno si farà un bilancio di questi primi 10 anni di vita del marchio e si parlerà soprattutto dei suoi sviluppi futuri. www.smg.bz.it
Quattro giornate e un’app per l’architettura
Sviluppo di prodotto, Alto Adige più forte SMG e gli esperti di Fondazione Architettura Alto Adige sono convinti che la nostra provincia abbia tutte le carte in regola per proporsi in campo internazionale come luogo di grande interesse dal punto di vista architettonico, capace quindi di attirare ospiti interessati all’architettura. In quest’ottica è stata elaborata un’applicazione per smartphone che localizza e descrive nel dettaglio 120 edifici altoatesini degni di nota. Nell’elenco figurano fab6 m | –2015
Prodotto: LEAOS E-Bikes
bricati pubblici come scuole e asili, abitazioni private e cantine vinicole, alberghi e strutture particolari come ad esempio i Giardini botanici di Castel Trauttmansdorff. Le Giornate dell’architettura hanno invece aperto ad altoatesini e forestieri le porte di 40 edifici sparsi in tutto l’Alto Adige, con visite guidate che hanno permesso di entrare in antichi masi, cantine, alberghi, edifici pubblici e privati di grande interesse architettonico. Tutte le informazioni sull’edizione 2016 sono reperibili sul sito della Fondazione. http://fondazione.arch.bz.it/it/eventi/ (MH) giornate-dellarchitettura
Le Giornate dell'architettura hanno permesso di entrare in edifici di grande pregio
Ma le bici elettriche sono tutte uguali? Assolutamente no: il design e la tecnologia delle bici LEAOS rappresentano una novità assoluta nel mondo della mobilità. Armin Oberhollenzer, fondatore e titolare della LEAOS, si rivolge a persone amanti dello stile e della tecnologia avanzata che vogliono spostarsi nei centri urbani in maniera ecologica ma al contempo cercano un oggetto che si distingua dagli altri. Il catalogo di bici elettriche e accessori è destinato ad arricchirsi, ancora entro il 2015, di un’altra chicca: la bici LEAOS a pannelli solari, che permette di essere indipendenti dalle stazioni di ricarica. Tutte le bici sono disegnate e fatte a mano in Italia e vendute in tutto il mondo. www.leaos.com
coperti n a : crescita & svilu ppo | Meno crescita, più vita
meno crescita, più vita In Alaska ci sono interi paesi minacciati dal riscaldamento terrestre, la corsa all’accaparramento delle materie prime genera conflitti. Il pianeta e i suoi abitanti sono afflitti da catastrofi ambientali, ondate migratorie ed epidemie. Gli oppositori della crescita alzano la voce, ma si fa sempre più sentire un movimento che propugna il contrario: povertà e mutamenti climatici si combattono con altra crescita. Testi: Maria Cristina De Paoli Illustrazioni: Anna Godeassi
S
e in questo momento siete connessi a Internet, date un’occhiata al sito in cui un live ticker vi mostra in tempo reale l’andamento della popolazione mondiale. Se non siete connessi, contate piano: uno, due, tre, quattro… in questi 4 secondi nel mondo sono nate 17 persone e ne sono morte sette. Dalla metà degli anni Settanta la popolazione planetaria cresce a ritmi vertiginosi. La soglia dei sette miliardi è stata superata ormai da tempo e si prevede che entro il 2050 potremmo essere in 9 miliardi. Ora, è vero che negli ultimi decenni l’aspettativa di vita è cresciuta, la mortalità infantile è diminuita e la medicina ha fatto passi da gigante. Ma è anche vero che questi nuovi cittadini del mondo vogliono essere nutriti e vestiti, farsi una famiglia e vivere bene. Un dato di fatto che emerge ogni qualvolta si parla di economia e crescita, perché è indiscutibile che per sfamare più persone è necessario sfruttare ancora di più la natura, come sostiene pure il premio Nobel John Sulston. Il volume della popo8 m | –2015
lazione e lo sfruttamento delle risorse sono strettamente legati, asserisce il biologo britannico, secondo il quale se l’attuale consumo pro capite dovesse rimanere stabile, ben presto l’umanità avrebbe bisogno di un altro pianeta da sfruttare. “Nei prossimi 40 anni il mondo produrrà la stessa quantità di cibo che è stata prodotta in tutti gli ultimi 8000 anni”, profetizza Jason Clay: secondo l’economista dell’organizzazione ambientalista WWF, in futuro la popolazione mondiale avrà bisogno di spazi tre volte superiori a quelli di cui dispone oggi.
Il Club of Rome L’analisi di Clay peraltro è solo una delle tante in circolazione. Già nel lontano 1972 il Club of Rome aveva lanciato un grido d’allarme con il rapporto “I limiti dello sviluppo”, venduto in milioni di copie ma anche aspramente criticato. Oggi invece possiamo dire che gli scenari profetizzati oltre 40 anni fa si sono in gran parte realizzati: la forbice tra ricchi e poveri è sempre più larga, i terreni »
l a c r e s c i ta s i fa da d e n t ro Turismo e posti letto: un’analisi Quando nel 1980 in Alto Adige fu introdotto il cosiddetto “Bettenstopp”, ovvero lo stop alla realizzazione di nuovi posti letto, alla base non c’erano ragioni di tipo ambientale bensì la paura di una “monocultura”, di sovraffollamento e di perdita d’identità. Negli anni precedenti la grande richiesta arrivata dalla Germania, che si trovava in pieno boom economico, aveva fatto letteralmente esplodere il turismo altoatesino. “Fu una situazione assolutamente straordinaria e unica nell’intero arco alpino”, commenta Werner Frick, che da direttore dell’Unione Albergatori (HGV) prima e da assessore provinciale all’economia e al turismo dopo, ha seguito passo dopo passo questo fenomeno. “Da un giorno all’altro i figli degli agricoltori si trasformarono in imprenditori. Con un piccolo capitale chiunque poteva mettere in piedi un’azienda e non c’erano vincoli urbanistici. Gli ospiti arrivavano a frotte, spesso ancora prima che le stanze fossero completamente arredate”.
9 m | april , mai , j u n i 2 0 1 3
Ad un certo punto però la situazione cominciò a diventare pesante anche “per gli stessi albergatori, che improvvisamente ebbero una strana sensazione”, racconta Frick. Lo stop al proliferare dei letti imposto dalla Provincia obbligò tutti ad una pausa di riflessione. “Anche se per l’economia una stagnazione imposta non è mai positiva, e sebbene questo divieto sia durato forse un po’ più del dovuto e abbia causato la chiusura di qualche struttura, credo che all’epoca fosse l’unica decisione giusta da prendere”. Frick giudica positivamente il fatto che dopo tanti anni le maglie del divieto si siano allentate, e che nelle zona svantaggiate siano consentiti ampliamenti non solo qualitativi ma anche quantitativi. Oggigiorno è soprattutto il mutato quadro generale a determinare ritmo e dimensioni della crescita turistica: “Le possibilità previste dai piani di sviluppo non sono sfruttate sempre e ovunque”, conclude Frick.
–2015 | M 9
coperti n a : crescita & svilu ppo | Meno crescita, più vita
continuano ad essere strappati all’agricoltura, il patrimonio ittico è a rischio e i combustibili fossili sempre più esigui. A distanza di quattro decenni esatti dal primo studio, nel 2012 il Club of Rome ha dato alle stampe un altro libro dal titolo “2052. Scenari globali per i prossimi quarant'anni”, con previsioni se possibile ancora più catastrofiche. Il documento non è di agevole lettura e gli autorevolissimi esperti chiamati in causa si chiedono, in buona sostanza, se l’umanità sarà in grado di sopravvivere se non procederà ad un radicale cambiamento di rotta. I segnali parlano chiaro: i ghiacciai si stanno sciogliendo, il livello dei mari continua a crescere e l’acqua potabile diminuisce. Parecchie economie nazionali hanno esaurito i
c o m ' è v e r d e l a m i a va l l e Alto Adige primo della classe in Italia Quando si parla di Green Economy in Italia, non ci sono dubbi: il primato nazionale spetta alla regione Trentino-Alto Adige. Questo l’esito di uno studio elaborato da Fondazione Impresa, l’istituto di ricerca con sede a Venezia che ogni anno stila la classifica delle regioni più verdi in campo nazionale. La ricerca prende in considerazione non solo i meri dati economici, ma anche gli effetti dell’economia sull’ambiente e le relative misure intraprese. La classifica finale, scaturita dai dati forniti da diversi istituti di statistica e di ricerca, vede per il secondo anno consecutivo al primo posto la regione Trentino-Alto Adige, che svetta grazie agli eccellenti punteggi ottenuti in materia di energie rinnovabili, efficienza energetica, riciclaggio, agricoltura biologica ed edilizia eco-compatibile. Impressionante il divario che separa l’Alto Adige dalle altre regioni, con le Marche (al se-
10 m | –2015
condo posto) e la Valle d’Aosta (terza) separate dalla vetta da un ragguardevole scarto di punteggio. “L’Alto Adige può contare su svariati aspetti che ne fanno la regione più green d’Italia”, afferma Ulrich Stofner, direttore della BLS (Business Location Alto Adige). “Negli ultimi anni c’è stata una fortissima crescita nel campo dell’efficienza energetica e dell’energia rinnovabile, con la nascita di centinaia di aziende di settore. Anche la branca della mobilità elettrica è in rapido sviluppo ed offre ancora delle importanti opportunità”. L’Alto Adige è all’avanguardia anche nell’utilizzo dell’idrogeno come carburante per veicoli, mentre la “fama verde” di cui gode la nostra provincia attira aziende di altre regioni: alla BLS infatti sanno bene come l’Alto Adige venga sempre più visto come possibile sede da imprese che operano nel settore ambientale.
potenziali di sviluppo, la stessa Cina sembra avere il fiato corto. E le industrie avrebbero il bilancio in rosso, se inserissero tra i costi i danni causati all’ambiente. Secondo il Club of Rome, la popolazione mondiale raggiungerà il picco poco dopo il 2040 toccando quota 8,1 milioni di persone.
La crisi come opportunità Non c’è quindi da stupirsi se oggi i critici della crescita sfrenata spuntano come le lumache dopo il temporale. Dal coro però si alzano anche voci critiche nei confronti della critica allo sviluppo, bollata come una mera conseguenza del benessere. Queste voci dicono che la crescita non è affatto giunta al capolinea e, anzi, si può e si deve continuare a cresce-
re. Senza con questo significare, tengono a precisare, che povertà e cambiamenti climatici si combattono solo con altro sviluppo. Uno dei fan più sfegatati della crescita è l’economista spagnolo Xavier Sala i Martín, il quale afferma convinto che “l’istituzione che più di ogni altra ha fatto qualcosa contro la povertà in Africa non è una Ong ma la Coca Cola, che ha creato decine di migliaia di posti di lavoro”. A sostegno delle loro tesi, i fautori della crescita chiamano spesso e volentieri in causa la storia. La consapevolezza che viviamo su una lastra di ghiaccio che si sta sciogliendo, dicono, non è affatto una novità. “Più di una volta l’umanità ha creduto di essere arrivata all’apice e di trovarsi sull’orlo di un burrone”, scrive l’Istituto di futurologia di Kelkheim in un lungo articolo intitolato “Peak Time. Sviluppo senza crescita”. Nella sua analisi il centro di ricerca tedesco riporta, tra le altre cose, una citazione del 1928 di John Maynard Keynes: “Siamo sommersi da un’ondata di pessimismo economico”, diceva il celebre economista britannico. “La gente non fa altro che ripetere che l’epoca del grande sviluppo è finita e che dobbiamo aspettarci un calo del benessere”. Bene: le paure dei contemporanei di Keynes si rivelarono fondate, le previsioni invece fallirono clamorosamente. È infatti vero che la crisi economica »
–2015 | M 11
coperti n a : crescita & svilu ppo | Meno crescita, più vita
La nicchia vincente Agriturismo & artigianato “Oggi gli agricoltori altoatesini hanno a disposizione praticamente la stessa quantità di terreni che avevano i nostri antenati”, spiega il presidente del Bauernbund (la Coldiretti altoatesina) Leo Tiefenthaler. “E questa situazione è destinata a rimanere immutata nel tempo, perché la conformazione della nostra provincia non concede alternative”. In agricoltura insomma la crescita può essere solo qualitativa: “Un discorso che riguarda tutti i settori, dal vino alla frutta passando per il latte e la carne”. Secondo Tiefenthaler nuovi sbocchi possono arrivare da un’oculata politica di nicchia: “Il successo del progetto agrituristico e dei prodotti a marchio Gallo Rosso sono la prova lampante che, almeno per la nostra provincia, questa è la
americana peggiorò fino ad esplodere nel 1929 con il crollo della borsa di New York, ma è altrettanto vero che la crescita e il benessere ripresero ben presto a caratterizzare l’Occidente del globo. Ed è proprio a questi precedenti che si aggrappano i fautori della crescita: i periodi di crisi, sostengono, hanno sempre rappresentato un’occasione di rilancio. Ogni catastrofe ha prodotto, oltre ai danni, anche le energie necessarie per superarla. Energie di persone disperate o insoddisfatte, che hanno fortemente voluto cambiare la loro situazione e migliorare il mondo con nuovi prodotti e
strada giusta da seguire”. Sulla buona strada sembra essere anche il concetto di artigianato contadino: “Attualmente i masi aderenti sono poco più di una manciata, ma sono destinati ad aumentare perché in Alto Adige ci sono tantissimi contadini e contadine con abilità artigianali”. Per il comparto frutticolo invece, alle prese con prezzi bassi e concorrenza spietata, si pensa di puntare con maggiore decisione sulle cosiddette “mele club”, e le prime iniziative avviate in tal senso hanno riscosso un buon successo. Leo Tiefenthaler non teme più di tanto i cambiamenti climatici in atto, anche perché da sempre l’agricoltura ha dovuto fare i conti con le bizze atmosferiche e adottare adeguate contromisure. “E lo facciamo ancora oggi. Una volta il Pinot nero cresceva anche a fondovalle, oggi invece le vigne più basse si trovano a 3-400 metri di quota, perché più in basso c’è troppo caldo per questa varietà di uva”.
nuove idee. L’antropologo statunitense Joseph A. Tainter si è spinto più in là: nel suo libro “The Collapse of complex Societies” illustra l’importanza del fattore energia nell’ascesa e nella caduta delle società complesse. Secondo lo Zukunftsinstitut però, le teorie formulate da Tainter possono essere viste anche da un’ottica differente: avere risorse sempre disponibili può essere un freno per il processo di innovazione. Tainter porta ad esempio la situazione degli States alla fine della guerra di secessione. L’abolizione della schiavitù obbligò l’economia a puntare su democrazia e progresso
piuttosto che basarsi su violenza e manodopera a basso costo. Risultato: in America si è sviluppata l’economia più dinamica del pianeta.
Solo una domanda Al netto di estremizzazioni, scenari catastrofici e liberismo sfrenato, rimane una domanda fondamentale: in un sistema limitato, è possibile – e accettabile – una crescita economica illimitata? Mentre il dibattito infuria a livello globale, una risposta “locale” arriva da Elisa Innerhofer, senior researcher presso l’Istituto per lo sviluppo regionale e il
management del territorio dell’Eurac. ricorso a processi di riduzione delle Ecco cosa scrive nel suo articolo “Con- aree e allo smantellamento di struttutrazione invece di crescita”: “L’equazio- re e sistemi come soluzione alternatine progresso uguale crescita uguale va, se non addirittura imprescindibile. benessere presuppone un’illimitatezza “Ciò non toglie che anche in spazi riche l’essere umano in primis, ma anche dotti possano esistere delle potenziale strutture sociali, non sono in grado di lità di crescita, da valorizzare tramite gestire”. Innerhofer invita quindi a idee innovative”, dice Innerhofer, che cambiare registro mentale e riflettere aggiunge: “I cambiamenti offrono opsul significato e sul rapporto tra quanti- portunità e aprono nuove prospettità e qualità, sui valori e sulle aspettative ve”. Ed è proprio in momenti di crisi per una vita dignitosa: “Dobbiamo ra- come quello attuale, con le sue evolugionare su una maggiore differenziazio- zioni e insicurezze, che l’uomo manine tra ciò che è socialmente auspicabile, festa la voglia di strutture semplici, tecnicamente possibile, eco-sostenibi- locali e funzionanti: “E se questa fosse le ed eticamente responsabile”. una grande chance per le aree perifeNella sua articolata analisi, la ri- riche e rurali?”, si chiede la giovane » cercatrice altoatesina non esclude il ricercatrice.
Allargare gli orizzonti Le sinergie aiutano il commercio a crescere In una società sempre più propensa al pensiero laterale, il commercio non può viaggiare a senso unico. Quando Walter Amort, presidente dell’Unione commercio turismo servizi Alto Adige (hds) si immagina il futuro del suo settore, non pensa né a nuove aree – “in Alto Adige non ci sono più margini di espansione” – né ad altre concentrazioni commerciali: “Oggi gli spazi di intervento sussistono prevalentemente in periferia”. Chi vuole espandersi quindi deve puntare su sinergie forti, un servizio migliore, presentazioni accattivanti, assistenza
12 m | –2015
continua ai clienti, consulenza e varietà dell’offerta. “Penso alle panetterie dove si può bere qualcosa ma anche all’abbinamento di altri prodotti diversi”, dice Amort riferendosi alle offerte intersettoriali, alle alleanze tra le aziende ed alle piattaforme regionali di vendita on line, che aprono nuovi orizzonti anche alle piccole realtà commerciali. Diverso il discorso per quanto riguarda il settore dei servizi, che grazie alla sua struttura basata su aziende relativamente piccole e altamente flessibili, è destinato a crescere anche in futuro, assicura Walter Amort.
–2015 | M 13
coperti n a : crescita & svilu ppo | Meno crescita, più vita
Un futuro possibile
Il motto imperante non è più “sempre A tutte queste tesi e antitesi aggiungia- di più e sempre più in fretta” bensì mo un’ipotesi. Nel rapporto sulle ten- “sempre meglio”. A partire dal 2030 “l’edenze del 2014, l’Istituto di futurologia picentro economico-culturale” del piaha presentato gli scenari previsti per il neta non si trova più in Cina o negli Sta2050 e il quadro appare alquanto inco- tes ma in Europa. I Paesi del vecchio raggiante. Lo studio profetizza città ver- continente vivono e producono secondi con rigogliosi giardini pensili, prezio- do il “Codice nordico” delle nazioni si materiali ricavati da rifiuti riciclati e scandinave. La nuova cultura imprendifine dell’Età del petrolio. Le strade sono toriale è un mix di empatia e dirigenza, piene di auto a idrogeno, l’energia verde con riflessi altamente positivi sulla proabbonda e persino l’Africa non è più po- duttività. Il lavoro domestico ed il vovera come una volta. La popolazione lontariato godono di grande popolarità mondiale si è assestata sui nove miliardi e sono in pochi i lavoratori a tempo piedi abitanti e la crescita economica è sta- no: l’umanità non vuole più solo crescebile all’1,5 per cento. re, ma anche vivere.
>> in breve La domanda sostanzialmente è una: in un sistema limitato, una crescita illimitata è possibile e soprattutto accettabile? Il dibattito è in corso. Secondo il Club of Rome, la popolazione mondiale raggiungerà il picco poco dopo il 2040 toccando quota 8,1 milioni di persone. La consistenza della popolazione mondiale e lo sfruttamento delle risorse del pianeta sono strettamente legati.
E x p o r t, E x p o r t, E x p o r t Industria e artigianato, il futuro è extraeuropeo Per Mirco Marchiodi, responsabile del Centro studi di Assoimprenditori Alto Adige, il futuro dell’industria e dell’artigianato si chiama Export. “Basta guardare le cifre – esordisce Marchiodi: nel 2009 le imprese altoatesine hanno fatturato all’estero tre miliardi di euro, che sono diventati quattro nel 2014 e la tendenza è all’aumento”. Export che, informa Marchiodi, per le aziende dell’Alto Adige non deve rimanere all’interno dei confini europei: “Nei prossimi decenni il 90% della crescita economica mondiale avverrà fuori dal vecchio continente”. Secondo l’analista di Assoimprenditori, i settori in cui l’Alto Adige ha le migliori prospettive sono tecnologie alpine,
14 m | –2015
energie rinnovabili, tecnologie alimentari e automotive: “In questo senso un apporto decisivo arriverà dal nuovo Parco tecnologico”. Marchiodi sottolinea il ritrovato clima di ottimismo che si respira nel settore manifatturiero: “L’ultima edizione del Barometro dell’economia conferma che la fiducia degli imprenditori è in crescita, che la loro competitività viene giudicata stabile e che si aspettano un risultato economico positivo”. Interessanti anche i dati sulla dinamica occupazionale: “Dal 1998 in Alto Adige i posti di lavoro creati sono stati ogni anno superiori a quelli persi”. Una tendenza che sembra destinata a continuare.
La forbice tra ricchi e poveri è sempre più larga, i terreni agricoli continuano a diminuire, il patrimonio ittico sta sparendo e i combustibili fossili sono sempre più esigui. I sostenitori della crescita ne sono fermamente convinti: le crisi economiche hanno sempre rappresentato un’occasione di rilancio. La voglia sempre più forte di strutture e reti semplici, regionali e funzionanti potrebbe rappresentare una grande opportunità per le aree periferiche e rurali. –2015 | M 15
coperti n a : crescita & svilu ppo | Le alternative
Meno consumi, più felicità. In maniera inversamente proporzionale allo
scetticismo nei confronti della crescita a tutti i costi, spuntano come i funghi le proposte di nuovi modelli di economia. La gamma delle soluzioni spazia dai piccoli correttivi all’attuale sistema fino alla ricusazione del capitalismo in toto: ecco una panoramica. per anni il prodotto interno lordo (PIL) è stato idolatrato come indicatore assoluto di benessere e progresso. Oggi sappiamo che non è così: i tassi di crescita non sono necessariamente collegati al miglioramento della qualità di vita.
Il capitalismo verde Nel dibattito in corso sulle problematiche ambientali si fa un gran parlare di crescita verde, sostenibile o addirittura intelligente. I sostenitori di queste tesi sostengono che sviluppo economico e ambiente possono tranquillamente andare a braccetto. Grazie al progresso tecnologico, dicono, sarà possibile dissociare la crescita tecnologica dal degrado
16 m | –2015
ambientale, senza intaccare le logiche di concorrenza e competitività. Quando si parla di Green New Deal, Green Economy o Green Growth ci si riferisce sostanzialmente ad una nuova concezione dell’economia vista attraverso un paio di occhiali verdi. Tutti questi concetti, promossi prevalentemente dal mondo della politica, puntano a modificare il quadro politico per trasformare le varie crisi – finanziaria, economica e ambientale – in situazioni favorevoli a tutte le parti in causa: la crisi, insomma, vista come opportunità. Si chiama Europa 2020 ed è la strategia per la crescita e l’occupazione varata dall’Unione Europa. Il documento sigla-
to nel 2010 punta su know-how e innovazione, su un’economia competitiva a basse emissioni e rispettosa delle risorse, sul sostegno all’occupazione ed all’inclusione sociale. La Blue Economy invece è un modello imprenditoriale che prende spunto dalla natura e sfrutta in maniera innovativa le risorse e i rifiuti. Obiettivi: nuovi posti di lavoro, nuove fonti di guadagno, un pianeta senza emissioni. Secondo il suo ideatore Gunter Pauli, la Blue Economy (il blu si riferisce al colore degli oceani, del cielo e della terra visti dallo spazio) è un passo avanti rispetto alla Green Economy, perché punta a modificare l’intero sistema economico.
Il modello Crandle to Crandle, in breve C2C, si ispira totalmente alla natura. La visione C2C prevede che tutti i materiali abbiano un ciclo di vita completo (“dalla culla alla culla”, appunto) e che i prodotti vengano concepiti in maniera tale da non causare il benché minimo impatto ambientale. E poiché in un ciclo completo non c’è dispersione di elementi nutritivi, ecco che gli essere umani potrebbero essere senza limiti come la natura. I fondatori di questa teoria sono il chimico tedesco Michael Braungart e l’architetto William McDonough. Il concetto del Fattore X prevede il calo a livello mondiale del consumo di materiali, anche se sulla quantità di consumi da ridurre gli esperti non hanno ancora trovato un accordo. Il naturalista e uomo politico tedesco Ernst Ulrich von Weizsäcker propugna il cosiddetto “Fattore 4”, ovvero il raddoppio del benessere globale associato al dimezzamento del consumo di risorse. Il chimico Friedrich Schmidt-Bleek inve-
ce propone per le nazioni industrializzare il “Fattore 10”, ossia la riduzione a un decimo dell’attuale consumo.
maniera massiccia dallo sviluppo e, di conseguenza, apportatrice di migliore qualità di vita e maggiore stabilità.
Crescita sotto tiro
La centralità dell’essere umano
Ma cosa succede se il Piano A, ossia la dissociazione tra sviluppo economico e distruzione ambientale, non va a buon fine? È proprio questo il punto su cui insistono gli oppositori della crescita: a loro avviso, nelle economie sviluppate l’eccessivo aumento del PIL non è possibile né tantomeno auspicabile per ragioni morali, ecologiche, sociali ed economiche. Ecco allora l’appello alla riduzione dei consumi a tutto vantaggio di uno stile di vita più sobrio. La Steady State Economy suggerisce per l’economia un modello di sviluppo basato non più sulla quantità bensì su un livello sostenibile dei consumi e su una popolazione a crescita zero. Il fondatore di questa teoria, l’economista statunitense Herman Daly, ha sviluppato politiche concrete di macroeconomia per il passaggio graduale alla Steady State Economy. Degrowth è il termine inglese per indicare la decrescita, ossia una vita caratterizzata dal segno meno: meno consumi e produzione, meno industrie e auto, meno centri commerciali e viaggi lontani. I partigiani di questo ridimensionamento asseriscono che l’umanità già oggi vive al di sopra dei propri mezzi e sta martoriando gli equilibri ecologici. La questione comunque non è “se”, ma piuttosto “come” dovrebbe configurarsi questa imminente decrescita. Più di quarant’anni fa, per la precisione nel 1972, fece scalpore la pubblicazione del libro I limiti dello sviluppo. Il dossier di Dennis e Donella Meadows del Club of Rome scatenò un acceso dibattito critico sulla crescita che ancora oggi, periodicamente e con intensità variabile, è vivo e vegeto. La società post-crescita rappresenta la visione di un’economia non più dipendente in
Il punto centrale rimane quindi il recupero dei valori e dei bisogni umani, con economie comunitarie e cooperazioni che dovrebbero avere il sopravvento sulle economie basate sul profitto e sulla concorrenza. Gli esempi in tal senso non mancano: strutture di tipo cooperativo, venditori diretti a livello locale e valute complementari in ambito regionale fino ad arrivare all’economia del bene comune e al dibattito in corso in Sudamerica sul buen vivir. Lanciata dall’austriaco Christian Felber, l’Economia del bene comune propugna gli stessi valori che stanno alla base dei rapporti interpersonali: fiducia, stima, cooperazione, solidarietà e condivisione. In questo contesto l’attività imprenditoriale non è più caratterizzata da concorrenza e massimo profitto possibile, ma dalla ricerca di un benessere collettivo e dalla sussidiarietà. Nella macroeconomia del bene comune il Pil non viene più considerato come indicatore di successo, mentre nel microlivello il bilancio del bene comune prende il posto del classico bilancio finanziario. Buen Vivir ovvero la buona vita vista dai sudamericani. Il concetto intende rispondere in maniera critica al sistema di sviluppo portato avanti negli ultimi decenni dai Paesi occidentali. Le riforme neoliberali degli anni Ottanta e Novanta non hanno contribuito granché a migliorare la situazione sociale delle popolazioni povere dell’America del Sud. Buen Vivir si propone come un’alternativa al modello di vita capitalistico. (MDP) Fonte: Dossier “Concetti alternativi di economia e società”, elaborato dal Ministero austriaco per le Politiche Ambientali
–2015 | M 17
coperti n a : crescita & svilu ppo | Le aziende innovative
Crescere con il cuore e la testa. Sono giovani, sono alla guida di aziende innovative e con le loro idee hanno già fatto parlare di sé: “M” ha incontrato quattro aziende locali per parlare di crescita ma soprattutto della direzione da prendere per diventare ancora più grandi.
Sono nati a Bolzano e ci vogliono rimanere: i fondatori di Alpitronic (da sinistra) Sigrid Zanon, Philipp Senoner, Alessandro Ciceri e Andreas Oberrauch
Carne in malga? No grazie Se vi capita di andare sulla Petersberger Leger Alm (in italiano Malga Monte San Pietro), non provate neanche a chiedere speck o costine di maiale. Qui troverete gulasch di verdure e lasagne agli asparagi, canederli al formaggio e frittelle di cereali, ma anche tisane e sciroppi fatti in casa. Era il 2013, quando il gestore della malga Alexander Bisan (41 anni) decise di convertirsi alla cucina vegetarianavegana. Un passo coraggioso, subito apprezzato dalla clientela: la malga senza carne ai piedi del Corno Bianco è diventata un mito. “Ancora oggi – racconta Bisan – qualcuno si meraviglia quando legge il menu. Alla fine però, grazie alla va-
rietà di piatti che offriamo, trova sempre qualcosa che gli piace. E tanti invece vengono qua proprio perché non c’è la carne”. Ovviamente lo stile di vita di Bisan è perfettamente in linea con questa “conversione” culinaria, che “riflette la mia ricerca di cose autentiche”. Con questa scelta Alexander vuole anche contribuire a cambiare l’attuale sistema, poco rispettoso della natura, delle sue risorse e dell’essere umano. Bisan non pretende di cambiare il mondo, gli basta solo rendere più consapevoli quelli che vengono a trovarlo. E per questo la sua rivoluzione non si limita alla cucina ma abbraccia l’intera azienda, dalla pastorizia ai tanti corsi di formazione. “Lavoro tanto con i bambini e faccio parte del progetto di scuola in malga, ma abbiamo anche parecchi iniziative per adulti”, dice Bisan, che cura in prima persona diversi di questi corsi. “E poi siamo l’unica malga in Alto Adige ad aver presentato già nel 2012 un bilancio del bene comune”. La riconversione dell’attività di malga convenzionale è avvenuta gradualmente ed oggi “oltre agli aspetti ecologi“Io non voglio cambiare il mondo, ma solo rendere più consapevoli i miei clienti”: parola di Alexander Bisan, gestore della Malga Monte San Pietro
ci garantiamo qualità dei posti di lavoro, equa distribuzione dei profitti, comunicazione, trasparenza, condivisione e sussidiarietà con le aziende partner”. Bisan vuole far sì che entro il 2016 almeno il 90% di tutti i suoi prodotti provengano da commercio equo, locale o biologico. “Soprattutto verso i prodotti più critici, come il caffè e il cacao, sono intransigente”, rivela Bisan, che vive tutto l’anno a Malga San Pietro (1.529 metri) e si avvale di personale variabile a seconda della stagione.
In Alto Adige, nati per rimanerci Malgrado il fatturato originato in Alto Adige rappresenti appena il 5% e nel portafoglio clienti figurino nomi del calibro di BMW, Mercedes o Bosch, nonostante la raggiungibilità di questa terra continui ad essere difficile così com’è difficile reperire giovani ingegneri, alpitronic ha deciso di rimanere in Alto Adige. “In Germania abbiamo studiato e anche avuto le nostre prime esperienze professionali”, racconta l’ingegnere gardenese Philipp Senoner (36 anni), fondatore nel 2009 della startup assieme ad Andreas Oberrauch, Alessandro Ciceri e Sigrid Zanon. “In Alto Adige però c’è un’altra mentalità. Da noi la gente lavora con una disponibilità e una motivazione più alte che altrove”. Ergo: non c’è nessun motivo per fare le valigie.
L’azienda bolzanina sviluppa sistemi elettronici di potenza destinati in prevalenza al settore automotive ma non solo: accanto ai sistemi di trazione per auto elettriche figurano infatti forniture di terra per aeromobili o componenti elettronici per cannoni da neve di ultima generazione. Le commesse arrivano in gran parte dall’estero, e il fatto di trovarsi in mezzo alle montagne non rappresenta un problema. “I nostri clienti sanno che qui in meno tempo facciamo più che in ogni altro posto”, sostiene Senoner. Da poco tempo Alpitronic ha lasciato l’incubatore del Tis Innovation Park per trasferirsi in una propria sede nel quartiere Piani di Bolzano. Potendo disporre di spazi molto più ampi, adesso la giovane azienda emergente potrà lanciarsi ventre a terra nello sviluppo di prototipi, nella produzione in piccole serie e nel nuovo banco di prova tramite PowerCycling. Si tratta di “una tecnologia innovativa sviluppata da noi”, fa sapere Philipp Senoner, che consente di testare l’affidabilità dei semiconduttori di potenza fabbricati da aziende leader in campo mondiale. Nel 2014 Alpitronic e i suoi 20 dipendenti hanno prodotto un fatturato superiore dell’80% all’anno prima e “quest’anno contiamo di crescere ancora del 50 per cento”.
Noi? I numero uno in Europa Se gli chiedete cosa vuole fare da grande, Daniel Tocca (30), uno dei fondatori
dell’eco fashion label Re-Bello, non ha dubbi: “Vogliamo diventare i numeri uno in Europa. Altrimenti non avrebbe senso fare tutto quello che stiamo facendo”. Dal 2013 Tocca e company si sono lanciati alla conquista del mercato della moda ecologica proponendo tessuti biologici innovativi, tagli alla moda, colori accattivanti e massima confortevolezza. La start-up altoatesina dapprima ha rosicchiato fette su fette di mercato italiano, ora i capi Re-Bello girano anche per le strade di Germania, Austria, Svizzera, Benelux, Gran Bretagna, Francia e “abbiamo già avuto i primi contatti con i mercati asiatici”, puntualizza Daniel. Per la giovane e aggressiva azienda di Pineta di Laives la crescita è legata a doppio filo ad alcuni principi cardine: sostenibilità, massimi standard etici e impegno sociale. “Vogliamo cambiare la mentalità del mondo”, dice Tocca in nome dei tre fondatori. Come? Utilizzando solo materiali salutari e metodi produttivi ecosostenibili, ad esempio: “Ai nostri fornitori abbiamo detto chiaramente che, se vogliono produrre per Re-Bello, devono avere una certificazione adeguata”, spiega Tocca. O ancora partecipando a progetti sociali: “Per noi fare impresa in maniera sostenibile non significa solo rispettare l’ambiente e garantire condizioni di lavoro eque lungo la filiera, ma significa anche sostenere persone meno fortunate di noi”, si legge sul sito di ReBello. Negli ultimi anni il fenomeno dell’eco fashion è approdato sulle passerelle di Parigi e Berlino, le scuole di moda offrono master di “sustainability in fashion” e i clienti ringraziano i designer per gli ottimi prodotti lanciati sul mercato. La “bella rivoluzione” (il nome ReBello significa proprio questo) di Tocca e soci, iniziata nel garage dei genitori, è appena iniziata...
Frutta & automobili
Capi alla moda, colori accattivanti e massima confortevolezza: ecco i segreti per imporsi sul mercato dell’eco fashion secondo Daniel Tocca, co-fondatore di Re-Bello
Per anni la Frutop ha potuto esibire tassi di crescita a due cifre. Oggi però l’azienda di Terlano si trova davanti a un bivio. “Per continuare a crescere come abbiamo fatto finora, dovremmo rivoluzionare tutto: assumere altro personale, cercare uno stabilimento più grande…”, spiega uno dei fondatori, il 37enne Michael
I vertici di Frutop, Manuel Tamanini e Michael Gasser (da sinistra), cercano nuovi sbocchi
Gasser, che aggiunge: “L’alternativa è continuare con la struttura attuale ma cercare nuovi sbocchi”. Fondata 11 anni fa, la Frutop è diventata ben presto un punto di riferimento nel campo della protezione delle colture dalle intemperie. L’azienda di Terlano offre un servizio completo che comprende progettazione, fornitura, montaggio e manutenzione degli impianti destinati a proteggere i frutteti da grandine, sole, vento e pioggia. Dopo l’Alto Adige e il vicino Trentino, la Frutop è sbarcata sui mercati europei di lingua tedesca e ora si prepara ad affrontare il resto del mondo. “Se ci concentriamo su progettazione, consegna e realizzazione degli impianti, allora possiamo operare anche su mercati più lontani come Moldavia, Brasile o Kazakistan”, tre Paesi in cui la Frutop ha già avviato dei progetti. Ma il raggio d’azione è destinato ad ampliarsi a breve: “La frutticoltura è in continua espansione a livello mondiale, e la protezione dalle intemperie è uno strumento essenziale per tutelare i guadagni”. Ad ogni modo la Frutop ha già messo nel mirino altri possibili settori di espansione “come quello automobilistico, alle prese con gli stessi problemi degli agricoltori”, dice Gasser, che spiega: “Le fabbriche e le concessionarie hanno solitamente degli enormi piazzali dove vengono parcheggiate le auto”, che sono quindi soggette a rischio grandine proprio come le colture. In Germania la Frutop ha già realizzato alcuni impianti per grandi concessionarie “incrementando così il fatturato in maniera diversa dal (MDP) solito”, conclude Gasser. –2015 | M 19
coperti n a : crescita & svilu ppo | L'intervista
Obiettivo: risvegliare le coscienze.
Klaus Wiegandt parla di sostenibilità, cambiamenti climatici e prezzi ecologicamente reali
CHI È Klaus Wiegandt (classe 1939) è stato uno dei più importanti dirigenti tedeschi nel settore del commercio ricoprendo le cariche di direttore generale del Gruppo Rewe-Leibrand, amministratore delegato del gruppo Asko AG e, dopo la sua fusione con Metro, anche presidente del consiglio d'amministrazione di Metro AG. Nel 1998 Wiegandt si è dimesso dando vita a proprie spese alla Fondazione “Forum für Verantwortung” (Forum per la responsabilità), che guida tutt’oggi. In questo ruolo si impegna soprattutto nel dibattito sulla sostenibilità anche sostenendo convegni e incontri scientifici e pubblicando la collana di libri “Il coraggio della sostenibilità”.
Nel 1998 Klaus Wiegandt si dimise da amministratore delegato del colosso della distribuzione Metro Spa. Da allora ha investito tutte le sue energie (e parte del suo patrimonio) nella lotta ai cambiamenti climatici e alle sue catastrofiche conseguenze. Il suo motto: scuotere le coscienze della società civile per salvare il pianeta. Klaus Wiegandt, lei 17 anni fa ha deciso di abbandonare un sistema che per anni aveva contribuito a sostenere. Perché lo ha fatto? Ci fu un avvenimento particolare? Klaus Wiegandt: No, nulla di particolare. A spingermi a questo passo furono la curiosità verso le questioni fondamentali della vita e i problemi della società. D’altronde già a 50 anni avevo la netta sensazione che prima o poi mi sarei occupato di queste questioni, e a 60 anni mi sono deciso. Ad accelerare i tempi furono in qualche maniera le mie esperienze in Cina. La Metro era presente sul mercato cinese dalla metà degli anni Novanta, e quando ho visto 20 m | –2015
con i miei occhi cosa stava succedendo laggiù, ho capito che ben presto avremmo avuto seri problemi con le risorse e l’energia a livello globale. Non sarebbe stato meglio cambiare il sistema dall’interno o quantomeno provare a migliorarlo? Fino a quando l’obiettivo di un’impresa rimane quello del massimo guadagno nel minor tempo possibile, i manager non possono far altro che adeguarsi alle regole del gioco. E se non lo fanno, o mandano in malora la loro azienda oppure vengono cacciati prima. È tutto il contesto che deve essere cambiato, e questo può farlo solo la politica. Lei si occupa di sostenibilità da 17 anni. In questo arco di tempo la popolazione mondiale è aumentata di quasi un miliardo di persone. Ma di fronte a queste cifre si può ancora discutere di sostenibilità? L’esplosione demografica era e rimane un problema centrale, anche perché questi numeri sono destinati ad aumentare. Ancora peggiore però è la dinamica dell'economia. Noi siamo coscienti che nei paesi emergenti non c’è benessere senza crescita, ma è altrettanto vero che queste nazioni non possono permettersi di crescere secondo i modelli occidentali: il nostro standard di vita non è applicabile a sette miliardi di persone o addirittura anche di più. Ma che diritto abbiamo noi, di chiedere ai paesi in via di sviluppo di avere quella responsabilità che noi stessi non abbiamo mai avuto? Nessuno ovviamente, d’altra parte a che servirebbe averlo, se l’Occidente si sta scavando la fossa da solo... Sarebbe invece più logico che fossero i paesi emergenti a chiederci di cambiare i nostri stili di vita e di consumo.
tiva che ci permetterà di ridurre le emissioni di CO2 senza dover stravolgere l’economia. Basterebbe fermare la distruzione delle foreste pluviali e piantare 500 milioni di ettari di nuove foreste.
Questo appare ancora più utopistico... Le nazioni industrializzate devono ripensare i loro modelli di crescita. Pretendere di crescere ancora in mercati ormai saturi è perverso. Ogni giorno i creativi si alzano con l’obiettivo di creare nuovi bisogni, e ovviamente per vendere questi prodotti c’è bisogno di farli conoscere. Lei sa che negli Stati Uniti vengono spesi ogni anno 600 miliardi di dollari in pubblicità? E come se non bastasse si sono inventati il credito al consumo, per indurre i consumatori a vivere al di sopra delle proprie possibilità. Per capire le dimensioni del fenomeno, basti pensare che oggigiorno i crediti al consumo ammontano negli Usa a 2500 miliardi di dollari e in Gran Bretagna a 1500 miliardi di sterline. Senza crescita l’Occidente potrà mantenere l’attuale standard di benessere? Innanzitutto c'è da dire che il 20% del nostro Pil è robaccia, che non ha nulla a che spartire con la qualità di vita. Se invece noi riuscissimo a lavorare il 20 per cento in meno e investire questo tempo in famiglia, tempo libero e salute, allora anche la nostra qualità di vita ne trarrebbe vantaggio. Prima che questo avvenga però ci vorrà almeno un’altra generazione. Ma possiamo permetterci di aspettare così tanto? Lei sostiene che nei prossimi 10-15 anni dovremmo essere in grado di controllare i cambiamenti climatici, altrimenti si potrebbe innescare un processo irreversibile che porterebbe alla fine del pianeta. Se il clima va in tilt, le zone di vegetazione si sposteranno. Ciò significa che per diversi anni le piogge monsoniche si diraderanno, con conseguente distruzione delle piantagioni di cereali e patate causate dalla siccità e da violen-
Per farlo però c’è bisogno di soldi, anche per compensare i danni subiti dai paesi emergenti. Tutti pagano l'imposta sul valore aggiunto tranne il mondo della finanza, malgrado esso sia diventato una grande sala giochi in cui i fondi di investimento scommettono persino sulle previsioni del tempo. Per salvare il mondo basterebbe introdurre a livello mondiale un’imposta sulle transazioni finanziare. Perché la scienza spinge per avere prezzi ecologicamente reali? I prezzi ecologicamente reali sono uno dei temi centrali del concetto di sostenibilità. Nell’attuale sistema economico mondiale i prezzi sono pressoché tutti falsi, in quanto i costi del profitto e dell’utilizzo delle risorse naturali non sono calcolati in maniera adeguata alle conseguenze. Nel linguaggio economico si parla di esternalizzazione dei costi, un fenomeno che causa anomalie grottesche ed è possibile perché i prezzi per l’energia sono troppo bassi e i costi vengono scaricati sulla collettività invece di essere accollati al prodotto.
“La salvezza del pianeta dipende da noi stessi, non dobbiamo aspettare che sia la politica ad agire” Klaus Wiegandt
te precipitazioni. La maggior parte della gente non ha ancora chiara la portata di una simile catastrofe, e il tempo a disposizione è poco. Tuttavia la scien-
za ha già elaborato delle proposte in grado di fermare i cambiamenti climatici. Penso ad esempio all'adozione delle foreste, una straordinaria inizia-
Si è mai pentito della sua decisione presa nel 1998? Mai. Rifarei esattamente le stesse cose e continuerò a lottare fino all’ultimo giorno della mia vita. Dobbiamo risvegliare le coscienze della società civile. Non ci possiamo permettere di aspettare che sia la politica ad agire, ma dobbiamo essere noi a prendere in mano le (MDP) sorti del pianeta per salvarlo. –2015 | M 21
coperti n a : crescita & svilu ppo | Tyler Brûlé
Sempre in corsia di sorpasso. Tyler Brûlé è giornalista, editore e molto altro. Ama tutto ciò che è esclusivo, per lui normalità e mediocrità sono sinonimi di noia. Ama l'Alto Adige ed ha delle idee tutte sue sullo sviluppo della nostra provincia: vediamo quali sono.
definirlo eclettico non basta a far capire il personaggio: giornalista, editore, esperto di Lifestyle, uomo di jet set, imprenditore di design... Passa con nonchalance dalla creazione di riviste allo sviluppo di marchi per grandi aziende come la compagnia aerea Swissair. Pronunciate il nome di una metropoli qualsiasi e vi dirà in quali ristoranti si mangia meglio, cosa si deve assolutamente vedere e dove fare lo shopping giusto. Definirlo una fucina di idee è dir poco, Tyler Brûlé è un uomo perennemente in corsia di sorpasso – non a caso il suo elzeviro sul Financial Times si chiama “The Fast Lane” – e in tanti si domandano se quest’uomo ogni tanto vada a dormire... Il diretto interessato peraltro non condivide gran parte di quanto detto finora: “Io di mestiere faccio il giornalista, come c’è anche scritto sul mio bi22 m | –2015
glietto da visita”, ama ripetere quando viene ricoperto di lodi. La tendenza a minimizzare è peraltro una caratteristica del vulcanico canadese: “E men che meno – puntualizza – sono un designer. Definirmi tale significa offendere tutti i professionisti del settore”. Il suo ragionamento non fa una grinza, però è altrettanto vero che è stato lui, nel 1998, a fondare l’agenzia di design e pubblicità Winkreative, che oltre ad aver chiuso nel 2002 l’affare con la Swissair di cui sopra, annovera tra i suoi clienti Stella McCartney, B&B Italia e BMW – solo per citarne alcuni – e possiede uffi-
ci a Zurigo, Londra, New York, Tokyo, Hong Kong e Toronto. Per non parlare dei colossi editoriali come Sky o il Gruppo RCS (Rizzoli-Corriere della Sera) che si avvalgono della consulenza dell’agenzia di Brûlé. D’altronde per il 47enne di Winnipeg non esistono le mezze misure: o il meglio o niente, la mediocrità lo annoia a morte. Non c’è da meravigliarsi quindi se il suo primo prodotto editoriale sia stato un magazine di lifestyle rivolto alla highest society. Si chiamava “Wallpaper” e da subito si pose come obiettivo, neanche a dirlo, di diventare il punto di riferimento del
design, della moda, dell’arredamento e dell’architettura. E malgrado lo stesso Brûlé ammetta che all’epoca non era un esperto di prodotti editoriali e men che meno di come si fa a venderli, quella rivista patinata fu un successo. “Quando c’è tanta passione, si può fare anche a meno degli attrezzi del mestiere”, dice alla luce di quell’esperienza. Brûlé peraltro non aveva mai dubitato del funzionamento della sua idea, e in effetti Wallpaper divenne ben presto la bibbia dello stile degli anni ’90 e il rampante canadese si trasformò in icona del lifestyle. Ciò che a posteriori appare come una favola a lieto fine, in realtà affonda le sue radici in un evento drammatico, risalente al marzo del 1994, che cambiò radicalmente la sua esistenza. L’allora 25enne Brûlé era corrispondente di guerra in Afghanistan per la rivista “Focus”, quando a Kabul cadde vittima di un agguato: l’auto in cui si trovava assieme ad un fotografo e un interprete fu letteralmente crivellata di colpi e solo per miracolo i tre riuscirono a salvare la pelle, malgrado in corpo avessero diverse pallottole. Dopo aver girato il mondo senza tregua come inviato per diverse testate, all’improvviso il giovane canadese – nel suo letto d’ospedale – si ritrovò con parecchio tempo per pensare. Fin da piccolo aveva voluto diventare giornalista: il suo sogno era di condurre il tg della tv di Stato canadese. Annoiato dalla scuola di giornalismo di Toronto, un bel giorno sorvola l’Atlantico e si presenta alla BBC, che lo ingaggia subito come inviato per la tv. Da Londra lavora come freelance anche per le televisioni americana, canadese e australiana, poi passa alla carta stampata e scrive per diverse testate internazionali. Quell’attentato però gli sconvolge l’esistenza. “Un ostacolo imprevisto o un bivio possono avere in sé qualcosa di buono, perché ti obbligano a prendere una decisione in tempi rapidissimi o comunque a fare chiarezza sulla strada che vuoi imboccare”, dice Brûlé a posteriori. “Quell’episodio afgano fu veramente traumatizzante per me, allo stesso tempo però rimise in discussione il mio lavoro e la mia esistenza”. Il ricordo “fisi-
co” di quell’attentato è rappresentato dalla sua mano sinistra, da allora semiparalizzata. Brûlé dice che, in qualche maniera, se è diventato quello che oggi è, lo deve proprio a quell’episodio. In Afghanistan, malgrado continui a girare il mondo come una trottola, non c’è più tornato. Tuttavia ritiene ancora adesso che la figura del corrispondente di guerra sia necessaria: “Noi giornalisti abbiamo il dovere di testimoniare quanto accade nel mondo. E al contempo dobbiamo saper riconoscere i bravi giornalisti, quelli che non si accontentano di raccontare ma sono anche capaci di analizzare le situazioni. Non dobbiamo fare l’errore di assimilare le chiacchiere dei social media ai resoconti degli inviati che si trovano sul posto. E questo vale in particolare per le zone di crisi o di conflitti". Dopo l’incidente Brûlé decide di dedicarsi ad altro e fonda praticamente da solo Wallpaper. Appena un anno più tardi cede la sua quota di maggioranza della rivista alla multinazionale Time Warner per la ragguardevole somma di 1,6 milioni di dollari, che investe nei due progetti a lui ancora oggi più cari: l’agenzia Winkreative e l’altro magazine Monocle. Monocle esiste dal 2007 e informa la cosiddetta “Élite transnazionale” sui più recenti sviluppi della politica mondiale, dell’economia e del design, non disdegnando consigli per acquisti di alta gamma. In estate è prevista l’uscita di un nuovo periodico per viaggiatori di alto bordo chiamato “The (AL) Escapist”.
Un numero di Monocle del 2014 conteneva un inserto dedicato interamente all'Alto Adige
Il team londinese di Monocle lavora nella Midori House
–2015 | M 23
coperti n a : crescita & svilu ppo | L'intervista
"L'Alto Adige è unico". Tyler Brûlé parla del suo amore per l’Alto Adige,
spiega perché all’aeroporto di Bolzano serve una propria compagnia area e profetizza il futuro del turismo.
Tyler Brûlé, questa edizione di M si occupa di crescita e sviluppo. Cosa significano per lei questi due termini? Tyler Brûlé: Entrambi sono sinonimi di grandi opportunità, sia per il turismo sia per altri comparti dell’economia locale. A mio parere oggi l’Alto Adige è solamente al 65% delle proprie possibilità. Cosa la lega all’Alto Adige? Sembra che lei sia un grande fan di questa terra… Sembra? Io sono veramente un fan sfegatato! I miei genitori venivano in Alto Adige negli anni ‘70 e da allora ha sempre avuto un fascino particolare per la nostra famiglia. Già quando sono venuto per la prima volta, ho provato delle sensazioni diverse da tutti gli altri posti in cui sono stato. Lei è un convinto sostenitore della qualità e della slow life: in Alto Adige le ritrova entrambe? La qualità senz’altro, sulla lentezza ho qualche dubbio. Certo, sostenibilità e turismo dolce sono sempre più presenti nella qualità offerta dall’Alto Adige, ma sono del parere che si potrebbe fare molto di più in questa direzione e l’Alto Adige potrebbe essere il paladino di questa tendenza. Dove alloggia quando si trova in Alto Adige? E come ci arriva: lei più di una volta si è lamentato della difficile raggiungibilità della nostra provincia. Di solito alloggio a Bolzano o Merano, cambiando spesso albergo. Quando arrivo dalla Svizzera (la sede ufficiale della sua azienda si trova a Zurigo ndr) mi muovo per lo più in macchina, ma sarebbe ideale poter arrivare a Bolzano con un volo di linea e, possibilmente, senza fare scalo a Roma! Poco tempo fa lei ha detto che l’Alto Adige avrebbe bisogno di una compagnia aerea locale, nonostante i tentativi fatti finora siamo falliti dal punto di vista economico. Perché a suo avviso dovrebbe invece farcela una compagnia con le hostess in gonna di loden e i canederli nel menu di bordo?
24 m | –2015
Come prima cosa non penso che una compagnia aerea debba per forza essere autosufficiente, bisogna capire se la sua presenza è ritenuta importante dal mondo economico locale. L’aeroporto inoltre dovrebbe essere visto come un servizio strategico per gli operatori economici e per il turismo di gamma alta. Per quanto riguarda le uniformi o la ristorazione in volo: quale sarebbe l’alternativa a quanto ho detto? I sari indiani o gli involtini primavera cinesi? Mi auguro proprio di no! L’atmosfera a bordo deve essere autentica e adeguata al territorio. L’aeroporto di Bolzano è fonte di discussione tra la popolazione di Bolzano, con problematiche legate a inquinamento acustico, emissioni nocive e costi per la mano pubblica. Secondo lei l’Alto Adige ha veramente bisogno di un proprio aeroporto se può disporre di due scali abbastanza vicini e ben serviti come Verona e Innsbruck? Intanto né Verona né Innsbruck sono ben collegati e inoltre non si trovano in Alto Adige. È importante accogliere subito l’ospite a casa propria, e non farlo atterrare in un’altra provincia o in un’altra nazione. E poi gli aerei moderni non sono molto più rumorosi e inquinanti del traffico autostradale. Ad ogni modo c’è poco da discutere: l’Alto Adige deve solo decidere se essere collegato con il resto del mondo, e farne parte, oppure no. Qual è il futuro del turismo, in tempi in cui le risorse naturali sono sempre più esigue e al contempo c’è sempre più gente che può e vuole girare il mondo? L’Alto Adige deve concentrarsi principalmente su due aspetti: autenticità e turismo di qualità. Non bisogna lasciarsi tentare dalla strada più facile e riempire pullman di turisti cinesi, che arrivano in Alto Adige una volta e poi non ci tornano più. E neanche puntare su mercati effimeri che possono sparire da un momento all’altro: basta guardare quello che è successo a St. Moritz (AL) con i turisti russi.
–2015 | M 25
coperti n a : crescita & svilu ppo | Destination Marketing
Sempre più alto. Alto Adige Marketing (SMG) si è posta
tre ambiziosi obiettivi: portare in Alto Adige quelle fasce di italiani e tedeschi che ancora non ci sono stati, aumentare il numero di turisti francesi e riempire di nuovi contenuti i classici temi legati ad una vacanza in Alto Adige.
Sü dtiro l Balance
Nu ov
ic
i cl ov a
nu
i onte presenze stic n u ti p i turi m e e r t i i c c i l s a s sono in costante aumento. La soglia dei 6 milioni di arrivi è stata abbattuta, le presenze annuali sono salite a 29 milioni. Tutto okay, insomma? Niente affatto, replicano gli albergatori. Calcolando le tariffe troppo basse e i costi di gestione troppo alti, il risultato è: contrazione dei guadagni. Ne consegue che, se non adottiamo delle contromisure puntando su una clientela in grado di generare plusvalore, si rischia di bloccare gli investimenti e
Lo “ Storytelling”
per
att
i ra
re
l Eiffe our aT ell
26 m | –2015
Co.
Come prima cosa facciamo ancora una riflessione sul concetto di sviluppo. Possiamo dire che un determinato settore si è sviluppato perché le cifre sono in crescita? Prendiamo il turismo. Sono anni ormai che nel piccolo Alto Adige, con i suoi 220.000 posti letto, arrivi e
ad
Crescita: questione di numeri?
innescare una spirale al ribasso. Il problema non è tanto il numero dei pernottamenti, ma il pluAl la svalore che rimane in loco. c Meglio quindi avere ogni anno lo stesso numero di ospiti disposti a spendere, piuttosto che attirare sempre più turisti con prezzi sempre più bassi. Anche perché siamo ormai al limite in termini di traffico e servizio. Bisogna insomma concentrarsi sul comportamento di spesa dei potenziali ospiti: “Dobbiamo puntare su una clientela che condivide i valori dell’Alto Adige ma dispone anche di un reddito medio-alto”, afferma Martin Bertagnolli, responsabile del management di mercato e del brand di SMG. Questa tipologia di clientela è sensibile alle peculiarità dell’Alto Adige ed è anche disposta a spendere bene per la promessa del suo marchio.
is t
Pa
ng
Story tel li
t
it
a
es c a
qu on
en
a el
an ali
d e te
i& rig
il mondo gira in fretta, sempre più in fretta. Chi lavora nel marketing sa bene, ad esempio, che il fenomeno della digitalizzazione ha ormai toccato ogni angolo del pianeta. Ormai è risaputo che a determinare il successo di una campagna pubblicitaria non è solo la quantità di budget a disposizione quanto piuttosto la qualità del prodotto. E anche disponendo di buoni prodotti e soldi a sufficienza, a fare la differenza spesso è il tipo di comunicazione scelta: è abbastanza intelligente e ben fatta da incuriosire il potenziale cliente? Abbiamo scelto il momento giusto per dargli il prodotto giusto? I contenuti del messaggio pubblicitario sono in linea con il canale di comunicazione usato? Oggi fare marketing è diventato complicato e impegnativo. Fare marketing oggi significa anche dover cercare nuove fasce di clienti, sfruttare potenzialità finora trascurate e soprattutto lanciarsi su nuovi mercati, ampliare il raggio d’esportazione per trovare l’equilibrio economico. “La strategia è molto chiara. Se vogliamo raggiungere obiettivi importanti, dobbiamo avere forza e perseveranza ed essere in continua evoluzione”, dice Marco Pappalardo, direttore di Alto Adige Marketing. Doti che SMG possiede, come dimostrano i progetti attualmente in corso.
Ecco come si muove SMG Ma come si muove Alto Adige Marketing nel campo della comunicazione per assicurare alla nostra provincia il maggior profitto? “Il marketing di destinazione punta con decisione sulla strategia del brand, che in futuro sarà applicata in misura ancora più massiccia e con la massima determinazione su tutti i mercati”, fa
sapere il direttore di SMG Marco Pappalardo. Dal punto di vista operativo è imp0rtante tenere costantemente d’occhio due fenomeni: l’utilizzo dei media e l’evoluzione dei mercati di provenienza di coloro che sono già clienti o potrebbero diventarlo. Il risultato di queste riflessioni ha portato alla determinazione di tre grandi campi d’azione, ognuno dei quali è stato dotato di un budget e di un nucleo operativo 1. Lo “Storytelling” per attirare nuova clientela italiana e tedesca Che nesso c’è tra un articolo sulle chiusure domenicali dei negozi con la pubblicità turistica? A prima vista nessuno, pensandoci bene invece una logica c’è. Sempre più persone vorrebbero migliorare il proprio stile di vita e si guardano volentieri attorno in cerca di modelli. E poiché l’Alto Adige ha molto da dire in fatto di abitudini culturali e di rapporto con la natura, ecco che noi possiamo tranquillamente raccontare storie simili ed essere credibili. Un buon media planning permette di piazzare queste storie nei posti giusti, in contesti web che stimolano il visitatore a leggere altri contenuti e magari – soprattutto se finora non è mai stato particolarmente attratto dall’Alto Adige – a fargli venire voglia di conoscerlo dal vivo. Nel concetto di brand globale rientrano quindi anche le specialità alimentari e altri prodotti che il cliente associa all’Alto Adige e possono indurlo a scegliere la nostra regio-
ne per la prossima vacanza. Questo dovrebbe essere il risultato degli sforzi legati alla piattaforma di Storytelling suedtirol.info/storiedavivere, che l’anno scorso ha totalizzato 500.000 visite. 2. Alla conquista della Tour Eiffel I numeri dicono che negli ultimi anni i francesi vanno sempre più in vacanza all’estero, e anche la nostra provincia ne ha beneficiato registrando un sostanzioso incremento di ospiti transalpini. Questo fenomeno è stato confermato da un’indagine delle potenzialità su larga scala basata su dati secondari, condotta in ben 28 Paesi dall’Università di Scienze Applicate di Chur. “I francesi si trovano in una congiuntura economica e un andamento demografico favorevoli; sono molto interessati dalle Dolomiti e dalla ricchezza di contrasti paesaggistici e culturali che si incontra in un territorio così piccolo come l’Alto Adige”, spiega Norbert
–2015 | M 27
coperti n a : crescita & svilu ppo | Destination Marketing
Hörburger, il curatore dello studio svizzero. Inoltre i francesi vanno in vacanza in ogni periodo dell’anno, ed anche questo è un aspetto positivo per l’Alto Adige. SMG ha quindi messo nel mirino la Francia e in particolare le grandi aree metropolitane (Parigi e dintorni) e l’Alsazia. Lo sbarco ufficiale, in compagnia di alcuni albergatori interessati al mercato transalpino, è previsto per l’autunno di quest’anno. 3. Nuovi contenuti per i classici temi turistici SMG è sempre stata cosciente che una campagna di comunicazione dell’Alto Adige basata solo sulle peculiarità stagionali, o su slogan tipo “adesso è primavera” oppure “è arrivato l’inverno”, non ha praticamente chances di influire sulla scelta finale del viaggiatore. E però: come si fa allora ad agganciarsi
co p ertina: crescita & sviluppo | L'infografica
alle tematiche stagionali puntualmente rilanciate dai media? “Con argomenti e offerte concrete”, risponde Alexandra Mair, responsabile dello sviluppo di prodotto di SMG. “Quando arrivano le belle stagioni, le riviste di lifestyle cominciano a martellare i lettori parlando di benessere, del fisico, di salute e di un sano stile di vita. Così facendo stimolano la gente a migliorare la qualità della propria vita, ed è qui che entra in gioco l’Alto Adige”. La risposta altoatesina a queste esigenze infatti esiste e si chiama “Balance”, un progetto di ampio respiro allestito assieme a quattro aree turistiche che nei mesi di maggio e giugno propone tantissime offerte all’insegna del relax, dell’attività, del gusto e dell’esperienza, sempre abbinate ad adeguate sistemazioni alberghiere. Il progetto “Balance” è supportato da un sito web dedicato (http://www.suedtirol.info/balance/it) e da una massiccia campagna pubblicitaria che utilizza tutti i canali a disposizione. “Il progetto Balance permette per la prima volta a noi di SMG di adottare un marketing trasversale, che riguarda lo sviluppo di prodotto, la comunicazione e i pacchetti vacanza”, dice Mair. Il progetto ha un respiro triennale e quindi è destinato ad essere via via sviluppato; in cantiere inoltre c’è un’iniziativa analoga per la stagione invernale e in particolare per (BP) gli sciatori.
Il cliente ha bisogno di offerte giuste fatte al momento giusto nel posto giusto Ospite abituale
LA VACANZA
Ispirazione
STORIE DA VIVERE
Social Media
Campagna Campagna “Storie da vivere” “Alto Adige Balance”
Campagna classica
Informazione
www.suedtirol.info + Social Media
Prenotazione + Viaggio
online booking
Esperienze (sul posto)
Social Media
Apps
Ritorno a casa + Ricordi
La via che ti porta verso l’Alto Adige Un efficace Customer Journey Management accompagna il cliente da quando inizia a cercare su Internet fino al momento in cui torna a casa con il suo bagaglio di ricordi, passando attraverso la prenotazione e la vacanza vera e propria. In ognuno di questi momenti di
Infografica: succus. comunicazione Srl
Quando arriva la bella stagione, l'Alto Adige è il posto ideale per ritrovare l'equilibrio
Nuovo ospite
contatto tra ospite e destinazione, Alto Adige Marketing è presente con i propri contenuti: dagli approfondimenti rivolti a chi conosce l’Alto Adige alle classiche tematiche per chi invece arriva per la prima volta. A prescindere dalla conoscenza del territorio, comunque, i contenuti pubblicati sui social media servono a rafforzare la decisione dell’ospite o a togliergli gli ultimi dubbi. –2015 | M 29
coperti n a : crescita & svilu ppo Uno sguardo oltre i confini
Lo sviluppo è senza tempo e globale
1
1
telefonate eque Il cellulare antibellico
Chi pensa che il commercio equo sia solo sinonimo di caffè, banane e cioccolato, si sbaglia di grosso. L’azienda olandese chiamata inequivocabilmente Fairphone pretende che anche i cellulari siano prodotti in modo corretto, a cominciare – proprio come per il cioccolato – dalle materie prime. I circuiti integrati solitamente sono fabbricati con metalli anche rari come coltan, cobalto o stagno, Questi metalli sono estratti perlopiù da miniere in possesso di soggetti che, con i ricavi, finanziano le guerre civili in corso nei Paesi più povero del pianeta. Oltre ad evitare l’impiego di materiali che finanziano i conflitti, Fairphone pretende che non contengano metalli rari, utilizzati per rendere sempre più piccoli i telefonini. “In futuro quindi i cellulari saranno nuovamente più voluminosi”, profetizza Bas van der Abel, fondatore dell’azienda olandese. Anche gli apparecchi prodotti in Cina devono essere quanto più possibile equi, a lunga durate e riciclabili. Malgrado diversi di questi obiettivi non siano stati ancora raggiunti, il marchio Fairphone sta acquisendo sempre più popolarità. Per la second edition, che sarà lanciata sul mercato europeo in estate, le prenotazioni hanno già raggiunto quota 28.000. >> morale: il consumatore è sempre più attento ad acquistare prodotti fabbricati in maniera equa e responsabile. 30 m | –2015
2
2
nostrano è più buono Parola d’ordine: genuino e locale
Anche i tedeschi, famosi per la loro ritrosia quando si tratta di mettere mano al portafoglio, si stanno sempre più convincendo che vale la pena spendere di più per qualità e regionalità. Fatte salve le fasce meno abbienti, oggi i consumatori con medio e alto reddito cercano prodotti che non siano solo di qualità ma soprattutto sani e locali. E non basta: oltre ai criteri di gusto, qualità e salubrità, il consumatore consapevole prende in considerazione altri aspetti come la produzione biologica, il fair trade, l’allevamento etico e le filiere corte: “Una tendenza destinata a continuare sull’onda della crescita dei LOHAS (Lifestyles of Health and Sustainability)”, afferma uno studio della DLG (Società Tedesca indipendente per l'Agricoltura). D’altronde la regionalità è la logica risposta alla globalizzazione commerciali, sulla falsariga di quanto fece slow food negli anni Ottanta contrapponendosi alla massificazione alimentare rappresentata dal fast food; la regionalità peraltro è proprio uno dei principi base della filosofia slow food. Uno studio austriaco teorizza persino l’esistenza di un “megatrend regionalità”, in cui si annidano delle grandi opportunità per commercio e industria. Intanto già due terzi della popolazione d’Oltrebrennero “vorrebbero mangiare alimenti sani prodotti in Austria”. >> morale: perché invidiare l’erba del vicino, se la propria è più verde.
3
Lavorare in compagnia Coworking Spaces: funziona davver0
In compagnia si è meno soli: sembra una banalità, eppure è il motore trainante dei Coworking Spaces, negli ultimi anni spuntati come funghi nei grandi centri urbani delle nazioni industrializzate. Gli uffici condivisi sono nati negli States dove ancora oggi si trova la maggior parte di queste strutture lavorative, mentre in Europa è Berlino – metropoli amica delle start up – la capitale del lavoro in compagnia. In spazi chiamati betahaus, House of Clouds o raumstation lavorano fianco a fianco liberi professionisti, piccole start up e nomadi digitali, che utilizzano postazioni lavorative e attrezzature da ufficio affittabili a prezzi abbordabili a singola giornata, per settimane o su base mensile. I coworker, oltre a rimanere indipendenti, possono sfruttare la vicinanza con altri creativi. Addirittura alcune aziende, convinte che gli spazi condivisi siano un ottimo terreno di coltura per nuove idee, mandano apposta alcuni collaboratori in un coworking space o vi svolgono una parte di ricerca e sviluppo. I vantaggi del lavoro in comunità ricadono anche sui frequentatori degli spazi condivisi poiché – secondo uno studio condotto a livello mondiale – “migliorano le capacità di interazione e si sentono più produttivi e motivati”. Buona parte di essi, inoltre, dichiara di guadagnare di più. >> morale: lavorare in compagnia favorisce l’innovazione e la crescita personale.
4
Da Cenerentola a principessa Maiorca al bivio tra massa e qualità
Per tanti anni Maiorca è stata associata alla vacanza low cost per giovani: di giorno in spiaggia ad abbronzarsi, la sera nei locali a sbronzarsi, e sempre con l’ambulanza pronta a intervenire. Prezzi bassi e baldoria, erano le necessità primarie degli ospiti. Le cose hanno cominciato a cambiare a metà degli anni Novanta, quando i turisti hanno stretto sempre più i portafogli e l’equilibrio tra ecologia ed economia ha iniziato a vacillare. Il governo regionale corse ai ripari fondando un consorzio per la modernizzazione della Playa de Palma e mise mano all’arredo urbano pulendo e illuminando meglio le strade. Qualità invece di quantità: questo il motto degli amministratori maiorchini, che entro il 2020 vogliono portare al 20% la quota di alberghi a cinque stelle. I cambiamenti sono visibili già oggi in diverse parti dell’isola, costellate da ville con giardini lussureggianti, campi da golf e ristoranti stellati. L'entroterra pullula di tenute ristrutturate e l’immagine di Maiorca sta decisamente cambiando. Tutto questo splendore però provoca anche zone d’ombra: secondo gli esperti questo turismo di qualità non è eco-compatibile, a cominciare dall’enorme consumo di acqua per i prati inglesi e le piscine dei turisti danarosi. Acqua che già oggi rappresenta il problema principale dell’isola più grande delle Baleari. >> morale: dove c’è luce, di solito c’è anche ombra. (AL)
3
4
–2015 | M 31
coperti n a : crescita & svilu ppo | L'opinione
m erc ato
Cre | sci | ta e | co | no | mi | ca Per crescita economica si intende generalmente l'aumento di una prestazione economica (a livello locale, nazionale o globale) in un determinato periodo di tempo. L'unità di misura più frequente è la variazione percentuale del Prodotto Interno Lordo (PIL) su base mensile, trimestrale o annuale.
Crescita come portafortuna? Felice Espro analizza il rapporto tra crescita e sviluppo e si domanda se un aumento del Pil sia sinonimo di maggior benessere e se un'ulteriore crescita possa ancora migliorare la qualità di vita. Per l'Alto Adige la strada dello sviluppo sostenibile potrebbe essere quella giusta.
C
rescita e sviluppo sono un binomio inscindibile? Se per crescita intendiamo l’aumento del Pil (Prodotto interno lordo), indicatore economico che sembra un dogma infallibile per l’Unione europea, la Bce e i governi nazionali, allora dobbiamo considerarci in una botte di ferro. Perché da Bruxelles a Roma, passando per Berlino, Parigi, Madrid, Atene e per tutte le capitali europee, i politici continuano a invocare, proporre, attuare riforme che mirano all’aumento del Pil. Anche in Alto Adige il rapporto mensile dell’Istituto di ricerca economica della Camera di commercio si apre con il paragrafo “Crescita economica”. Giusto per tranquillizzare i lettori, la previsione dell’Ire per il 2015 indica una leggera crescita dell’economia altoatesina (+0,6%), dopo la crescita zero del 2014 e la decrescita (-0,5%) del 2013. Però, se ben guardiamo la storia recente, vediamo che il patto di stabilità e crescita del 1997, sottoscritto dai paesi membri dell’Unione europea per il controllo delle politiche di bilancio pubbliche, impone di mantenere fermi i requisiti di adesione all’Eurozona. I paletti fondamentali sono il rapporto deficit/Pil inferiore al 3% e il debito pubblico inferiore al 60% del Pil. Con un debito pubblico di 2.067 miliardi di euro e un Pil di 1.559 miliardi, l’Italia ha toccato il 132,6% del rapporto debito/Pil e, per mantenere i parametri, non può far altro che spingere sulla crescita del Pil o abbattere il debito. Non potendo stangare ancor di più i contribuenti con tasse strutturali, rimarrebbe solo la strada della tassazione una tantum straordinaria (come quella del governo Amato nel 1992) per ridurre il debito: gli elettori punirebbero premier e partito al governo. Diventa più facile mettere in campo azioni che “agevolino” la crescita del Pil nel breve periodo. Breve periodo significa emergenza continua, mancanza di strategia. Se l’Italia e l’Alto Adige volessero davvero dotarsi di una strategia di crescita e di sviluppo sostenibile, dovrebbero puntare sul Bil (Benessere interno lordo) anziché sul Pil. Il Bil per il momento è solo una bozza di indicatore, ignorato da 32 m | –2015
Sulla bocca di tutti. Alto Adige in vetrina fino al 31 ottobre all'Expo 2015 di Milano. Inconfondibilmente alpino e coerente nella presentazione e nei contenuti.
Vertiginoso Lo stand dell'Alto Adige è uno dei più alti dell'intera Expo meneghina.
economisti e governi, che cerca di misurare la qualità della vita dell’uomo e della comunità in cui vive. Per le comunità in cui il Pil è basso, un aumento comporta anche la crescita del Bil. Per le comunità con un Pil elevato, è dimostrato che un aumento del Pil spesso porta una diminuzione del Bil. E qui torniamo al quesito iniziale: crescita e sviluppo sono un binomio inscindibile, o ci può essere sviluppo sostenibile senza crescita economica? La Provincia di Bolzano ha provato a dare una risposta, mettendo nero su bianco, nella strategia “Ris 3 Smart Specialisation in Alto Adige 2014-2020”, approvata dalla giunta lo scorso 17 marzo, le linee guida dello sviluppo territoriale. Un programma che convoglierà 800 milioni di euro in sei anni, tra stanziamenti provinciali ed europei, verso quella “specializzazione intelligente” chiesta dall’Ue per erogare i finanziamenti comunitari. Fondi e sforzi di aziende, centri di ricerca ed enti pubblici – comprese le agenzie di sviluppo Smg, Tis, Eos e Bls – si dovranno concentrare su sei settori chiave: tecnologie alimentari, tecnologia alpina, energia rinnovabile e ambiente, cure naturali e tecniche medicali, industrie creative, Ict e automation. Tutte vocazioni già sviluppate sul territorio, compatibili con il ruolo di “Green Region” che il Sudtirolo reclama in Italia e in Europa. Nel 2020 si tireranno le somme: l’Alto Adige sta tentando la strada dello sviluppo sostenibile, ma non è detto che comporti la crescita del Pil provinciale. A meno che la consapevolezza di clienti, consumatori, utenti e turisti nel frattempo non diventi così “green” da valorizzare il prodotto made in Südtirol rispetto ai prezzi low cost che la concorrenza “poco green” porterà sul mercato. E non è escluso che ciò accada davvero. Felice Espro, 43 anni, giornalista professionista originario di Messina, vive e lavora da 13 anni in Alto Adige. Cura il settore economia del quotidiano “Corriere dell’Alto Adige”, edizione locale del “Corriere della Sera”.
Catering Il catering punta con forza sui prodotti tipici dell'Alto Adige.
Storytelling La salita in cima è accompagnata da brevi storie sull'Alto Adige.
Cosa: EXPO 2015 Dove: Milano Quando: dal 1° maggio al 31 ottobre
Mele A Milano la mela altoatesina è protagonista sia in forma reale che virtuale.
Come: Dallo scorso 1° maggio Milano è la capitale fieristica mondiale grazie all’esposizione universale Expo 2015, dedicata al tema “Feeding the Planet, Energy for Life”. Più di 140 Paesi hanno accettato l’invito ad esporre le loro soluzioni in merito alle problematiche nutrizionali del futuro. In mezzo a tante nazioni l’Alto Adige si sta facendo notare con uno stand molto particolare chiamato “Piazzetta Alto Adige”. Accomunate graficamente dagli elementi del Marchio Ombrello, vengono riproposte le peculiarità principali dell’Alto Adige – paesaggio, prodotti e persone – nonché le cosiddette tematiche trainanti: sostenibilità, architettura, tecnologie alpine e cultura quotidiana. L’Alto Adige e il suo mondo imprenditoriale vogliono utilizzare l’Expo milanese come piattaforma strategica per allacciare contatti di qualità. L’Alto Adige è stato inserito nella “Mostra delle regioni”, il cuore del Padiglione Italia.
–2015 | M 33
MENti
Il fornaio che ama sognare. Benjamin Profanter è panettiere per passione, ecologista di famiglia, pensatore e visionario. Ecco come il cammino verso il futuro l’ha riportato alle radici. Consumo critico e promozione dei prodotti locali sono solo due delle sue idee fisse.
Testo: Ariane Löbert Foto: Alex Filz
lo incontriamo che è appena tornato dai campi. Poco sopra il panificio, in un piccolissimo appezzamento di terreno – non più di 6 metri quadri – adibito a coltivazione sperimentale di antiche varietà di grano, Benjamin Profanter ha seminato il frumento primaverile. Più tardi, quando il grano – sempre rigorosamente a mano – sarà raccolto, trebbiato e macinato, si potrà stabilire se questa antica varietà di frumento possiede un’allergenicità potenziale inferiore ai moderni grani da coltivazione intensiva pur mantenendo una buona attitudine alla cottura. Benjamin Profanter ha nel Dna la passione per gli esperimenti ereditata da papà Helmuth, che nel 1983 decise di dare la svolta bio al suo panificio. A spingerlo a compiere questo passo furono proprio la nascita di Benjamin e la volontà di fargli mangiare del buon pane integrale: “Se si vogliono utilizzare anche gli strati esterni del chicco di grano, allora il contadino non dovrebbe spruzzare i campi poco prima del raccolto”, dice Benjamin, diventato nel frattempo padre di due bambini e con un terzo in dirittura d’arrivo. Ma visto che l’applicazione dei fitofarmaci prima della mietitura è una prassi consolidata nella cerealicoltura tradizionale poiché favorisce la maturazione, ecco che il passaggio dal pane integrale al pane biologico è stato praticamente un atto dovuto. Dal 2011 Profanter sforna vari tipi di pane prodotti esclusivamente con ingredienti da coltivazione biologica, ma non solo: utilizza anche ricette proprie, ha bandito le miscele per la pa-
nificazione e gran parte della lavorazione è svolta a mano. Lo Schüttelbrot ad esempio, il tipico pane croccante altoatesino, viene lasciato riposare quanto basta prima di essere “scosso” a mano e infornato nel forno a pietra. Oltre a possedere il diploma di maestro fornaio che gli ha permesso di imparare l’arte della panificazione, Profanter è anche tecnologo alimentare e in quanto tale conosce alla perfezione gli additivi che vengono utilizzati pressoché a tappeto nei panifici. Sostanze usate per facilitare il lavoro, rendere il pane più poroso
le filiere corte, della salvaguardia della diversità rurale e degli antichi saperi. Tutto questo non deve far pensare che Profanter sia un nostalgico: da anni infatti sforna pane vegano e altri prodotti senza lattosio e a basso tenore di glutine. La sua vena di innovatore con un occhio alla tradizione la ritroviamo anche nella vendita: in via sperimentale ha introdotto il servizio di consegna a domicilio, con il classico garzone di fornaio che porta a casa pane e pagnotte. “Una volta non era solo il panettiere a offrire questo servizio, ma anche il salumiere e il macellaio”, ricorda Profanter. Un servizio che oggi, con la gente che non ha neanche il tempo di fare la spesa, è sempre più richiesto. Se il progetto avrà successo, Profanter ha già in mente di mettere in piedi una collaborazione con macellerie e botteghe di alimentari di tutta la provincia. Utilizzando un unico centro di prenotazione e logistico, si potrebbe offrire ai consumatori un’ampia gamma di prodotti. “La panetteria si trasformerebbe in una sorta di showroom e la commessa in una nutrizionista”, azzarda il fornaio visionario. Nel negozio i clienti potrebbero farsi consigliare, assaggiare i prodotti e ordinarli per l’indomani, naturalmente anche per telefono o Internet. Quando l’argomento è particolarmente appassionante, Benjamin Profanter parla animatamente e sforna a getto continuo idee, cifre e competenze. Con lo stesso entusiasmo che esprime quando discetta di grano buono, di pane vero e di sapori che fanno bene. Il passaggio al biologico, insomma, era scritto nel suo Dna.
“Un giorno ci piacerebbe utilizzare solo farina di segale nostrana”
Benjamin Profanter ha rivoluzionato l'azienda di famiglia e oggi gestisce con grande passione un panificio biologico 34 m | –2015
e migliorarne il sapore. “Quando si avvicina Natale o quando arriva la primavera, i rappresentanti arrivano a frotte per vendere le miscele per pane più adatte alla stagione”, racconta Profanter. Il quale però, invece di ricorrere ad additivi artificiali e semilavorati, preferisce affidarsi alle collaudate ricette di famiglia e ad ingredienti freschi: la farina e la crusca integrali, per dire, vengono macinate ogni giorno nel mulino aziendale. In veste di strenuo difensore delle antiche varietà di cereali, Profanter è anche uno dei promotori e dei principali clienti del progetto Regiograno, nato per rilanciare la coltivazione dei cereali pressoché scomparsa in Alto Adige. “Un giorno ci piacerebbe utilizzare solo farina di segale nostrana”, spiega Profanter, ma questo giorno è ancora molto lontano. Il giovane artigiano è anche un fautore del-
–2015 | M 35
ne ll'o cc h i o de i m edi a
Polonia: Poznaj Świat Travel magazine – Reporter and photographer Przemysław Kozłowski focuses his article in Poland’s oldest travel magazine (first issue in 1948) on skiing at Kronplatz (slopes, the black five, gondolas and Wi-Fi access), but also mentions the topic of South Tyrolean history and culture (MMM in Brunico, for example). Background topics include food and wine as well as the exciting zip line. Edition: February 2015
Włochy właściwie do Tyrolu Południowego lub Górnej Adygi, bo takie są prawidłowe polskie nazwy geograficzne tego regionu. W ogóle niezłe zamieszanie z tymi nazwami. Po niemiecku to Autonome Provinz Bozen – Südtirol, po włosku Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige, a w języku ladyńskim, tak jak w niemieckim, Südtirol, choć to język z grupy romańskiej, a nie germańskiej. Czemu więc we włoskiej nazwie nie ma słowa Tyrol?
96 EPICUREAN LIFE | 12 | 2015
DZWON POKOJU
44
www.poznaj-swiat.pl
www.poznaj-swiat.pl
the Trattoria and night time walking down the promenade with an overflowing mound of gelato. I was now on my way to South Tyrol, soaring above the clouds with no knowledge of the region, limited information of my itinerary and fading worries of deadlines drifting away in the jet stream. I had been invited to South Tyrol for the weekend, to visit their mountains, eat their food and experience their culture. We entered the airport to a typical Italian affair: curious customs practices and confused baggage claim standards. We successfully managed to gather our cases and meet our driver, ready to begin our trip in Italy’s most northern region.
There’s an energising effecT abouT fresh mounTain air ThaT awakens The soul There’s something about South Tyrol that must preface your preconceptions. Rid your mind of terracotta roofs, swaying Cyprus trees and the glittering Mediterranean. South Tyrol is an Italian Germanic mix of architecture, culture and language. All signs, ads, menus, instructions and
packaging are listed in both German and Italian, and architecture is a curious mix of both, resulting in a feeling reminiscent of medieval times. We drove for an hour and a half, through valleys, past vineyards, over rivers, through villages, past cities and eventually, up a winding mountainous cliff towards the Dolomites. We raced past descending cars, curving around sharp corners on a terrifyingly narrow road, secretly gripping the seat with white knuckles when an impossibly large truck would pass. Upon reaching the top, the road evened and we had arrived at an endless plateau of green grass and rolling hills, surrounded by immense, impressive Dolomites. This area is protected as an UNESCO World Heritage Site, providing the perfect haven for fervent walkers, hikers and mountain bikers. We pulled into what can only be described as a luxury log cabin. The Adler Lodge sat strikingly, guarding the hillside. We entered the hotel to be greeted by young, friendly faces, adorably dressed in traditional outfits. Picture innocent beer maids, wielding room keys rather than bountiful brews. The interior is remarkable, seamlessly syncing traditional with modern. Attractive wood creates a majority of the structure, with modern additions of glass and touch screen technology introduced for convenience and an extra feeling of luxury.
©Alto Adige Marketing / Frieder Blickle
Food and wine in the Italian sunshine Hotel Greif Piazza Walther 39100 Bolzano BZ, Italy T: +39 0471 318000 www.greif.it
Adler Resorts Castelrotto BZ, Italy T: +39 0471 723000 www.adler-lodge.com
South Tyrol Tourism: www.suedtirol.info
Bad Schörgau
For a special treat, experience the wellness rituals of ancient German farmers. Tucked away at the edge of the forest lies Bad Schörgau, a quaint, cabin-like hotel known for its customary spa treatments. Here they only use natural products from the Sarentino Valley and nearby farmers to give you a luxurious escape into nature’s embrace. Upon entering the treatment room, you are transported to a cosy hideaway. Natural lighting and aromas of the Alpine-air flood your senses. Once you draw back the curtain and strip away your clothing, you submerge yourself into the traditional wooden baths of steaming water, filled with sea salt and essential oils. The scent of mountain pine overtakes as a bag of soaking Sarentino pine needles rests upon your chest in order to aid the respiratory system.
Subscribe to our complimentary E-zine via - info@epicureanlife.co.uk
After ten minutes, a spa attendant will bring natural local honey to slather onto your open pores, before returning for a further ten-minute soak. Now that you feel thoroughly relaxed, and exceedingly hot, you transfer to a bed made of hay, where you will be covered in a sheet, forced to release lingering stress as your body returns to its natural temperature. The 18th century style farmer’s bath is capable of tackling even the most modern of stresses, leaving you feeling silky smooth, relaxed and completely revived. Hotel Bad Schörgau Pozza, 24, 39058 Sarentino BZ, Italy T: +39 0471 623048 www.bad-schoergau.com
2015
|
12
|
EPICUREAN LIFE 97
Na platformie widokowej na szczycie góry Kronplatz wisi ważący ponad 18 ton dzwon „Concordia 2000”. Widnieje na nim napis: „Donet deus populis pacem” (Boże, podaruj narodom pokój). Bije każdego dnia w południe.
FOT. PRZEMYSŁAW KOZŁOWSKI
FOT. PRZEMYSŁAW KOZŁOWSKI
Osiedlono tysiące włoskich robotników, by rozbudowali stolicę kraju Bolzano i okoliczne tereny przemysłowe. Tyrolczycy zaś rozpoczęli podziemną edukację, w katakumbach nauczyciele społecznicy prowadzili lekcje po niemiecku.
Lifestyle magazine – Alessandra Brian explores South Tyrol’s diverse landscapes and enjoys the energizing, soul-awakening effect of fresh mountain air. Edition: January 2015
W
e left at the crack of dawn. I awoke at the sort of ungodly hour which makes you question where you are, and possibly even who you are. I crawled into the awaiting cab with a driver far too spritely for this time of morning. I secretly love being awake at this time; the city is sleeping, calm, with uninterrupted streets and the faintest hope of sunrise teasing the sky. We drove down the abandoned motorway towards an infamously distant Gatwick, discussing food, of course, in between intermittent gazes out the window. It’s at this time I find I contemplate deep, boundless ideas and notions, my mind too tired to process realistic thoughts. The following blur of dragging suitcase, queuing at check-in, creeping through security and hunting for nourishment is far too familiar for me to recount. We made our way to the gate, boarded the plane, and then it hit me: I was on my way to Italy. Italy is special for most. The culture, the scenery, the people, the wine, the history and of course, the food is intoxicating. But for me, I feel attached, enamoured, indebted and in love. I spent my childhood visiting Tuscany, spending mornings on the beach, afternoons in the pizzeria, late afternoons by the pool, evenings in
Germania: Süddeutsche Zeitung Tageszeitung – Autor Titus Arnu entdeckt mit Fotograf Enno Kapitza die unberührte Schönheit des Martelltals und erzählt warum kein Skigebiet zu haben auch ein Vorteil sein kann. Die Süddeutsche Zeitung berichtet als größte überregionale Qualitätszeitung täglich über Aktuelles und Hintergründiges aus Politik, Wirtschaft und weiteren Ressorts. Ausgabe: März 2015
45
Svizzera: Travelita
Blog – Anita Brechbühl erlebt bestes Skivergnügen auf der Sellaronda und bloggt begeistert über das atemberaubende Panorama im Dolomiten UNESCO Welterbe. Entspanntes Schneeschuhwandern und alpine Genüsse auf der Jora Hütte in Innichen beschreibt die Reisebloggerin in zwei Berichten. Online seit 16. Februar.
30 REISE
Donnerstag, 26. März 2015, Nr. 71 DEFGH
Wilde Diva
Deutschland In den deutschen Skigebieten geht es in den Endspurt, wobei das große Finale meist an Ostern stattfindet. Einige Bahnen werden mit Revisionsarbeiten schon jetzt für die Sommersaison vorbereitet. Balderschwang 40 Bayrischzell/Sudelfeld 15 Brauneck 15 Garmisch/Classic 20 Jenner/Berchtesgaden 15 Oberstdorf/Fellhorn 20 Oberjoch 40 Reit im Winkl/Steinplatte 0 Spitzingsee/Tegernsee 30 Zugspitze k. A.
60 85 85 170 60 110 70 100 85 335
Das Martelltal ist eine der wenig besuchten Ecken Südtirols. Die Bewohner haben sich bewusst gegen den Skizirkus entschieden
25 8/11 23 9/17 31 12/16 35 16/18 8 5/8 31 13/14 23 6/6 40 11/11 19 8/15 15 8/8
Österreich In Österreich hat man es traditionell nicht so eilig mit dem Ende der Skisaison wie bei den deutschen Nachbarn. Die Pistenbedingungen sind meist ohnehin noch richtig gut. Vor allem soll in den nächsten Tagen vielerorts Schnee fallen, was die langsam wie sicher schwindende Unterlage noch einmal aufpeppt. Achenkirch Alpbachtal Bad Gastein Ellmau/Wilder Kaiser Flachau/Wagrain Hochzillertal Heiligenblut Ischgl Kirchberg/Kitzbühel Lech-Zürs/Warth Mayrhofen Mellau/Damüls Nassfeld Saalbach-Hinterglemm Serfaus-Fiss-Ladis Sölden St. Anton Stubaier Gletscher
15 25 30 30 35 0 25 0 65 65 0 25 5 40 5 90 35 20
50 90 110 60 130 80 120 100 105 190 60 140 100 110 115 315 225 210
27 83 90 228 120 82 55 233 131 308 135 98 110 180 211 145 308 60
Zur Zeit des Faschismus gab es ein Hotel mit 250 Zimmern. Heute ist es nur noch eine Ruine
9/11 28/47 22/22 73/90 42/44 31/37 11/12 44/45 47/57 93/97 55/55 27/29 30/30 54/56 66/67 30/33 93/97 25/26
Arosa/Lenzerheide Engelberg Davos/Klosters Flims-Laax St. Moritz Zermatt
Schweiz 90 30 35 5 40 5
120 330 165 300 140 260
187 38/42 66 19/24 238 48/57 198 27/29 258 45/56 312 47/54
Alta Badia Cortina d’Ampezzo Kronplatz/Bruneck Livigno
Italien 10 5 10 40
90 95 60 180
130 53/53 100 29/40 100 25/32 115 31/31
Frankreich Alpe d’Huez 80 170 Courchevel/Les 3 Vallées 80 150 Morzine/Portes du Soleil 120 270 Val d'Isère 90 160
k. A. 52/70 k. A. 47/62 k. A. 184/198 k. A. 76/87
IN DER LOIPE Die Angaben bedeuten: gespurte Loipenkilometer Skating/klassisch. Da manche Loipen doppelt gezählt werden (hin und zurück bei gleichem Wegverlauf), ist die tatsächliche Kilometerzahl oft geringer. Insbesondere in vielen niedriger gelegenen Regionen ist die Langlaufsaison beendet oder Langlaufen nur noch eingeschränkt möglich. Deutschland: Balderschwang 25/30, Bayrischzell 20/20, Bodenmais 50/50, Eng -/13, Kreuth 4/17, Oberstdorf 10/10, Reit im Winkl 30/36, Wallgau/Krün 15/15 Österreich: Achensee-Region 34/34, Ramsau/Dachstein 20/26, Seefeld/Leutasch 45/45, Tannheimer Tal 30/30 Schweiz: Davos 19/22, Engadin/St. Moritz 50/75, FlimsLaax 6/6, Lenzerheide 31/29
Olanda: ELLE Decoration Design magazine – South Tyrolean designer and furniture maker Othmar Prenner talks about his passion for his job and how much he loves using South Tyrolean wood in his work. Edition: March 2015
Schnee. Für sie ist die Wildnis ein ideales Refugium, wie auch für Bären und Bartgeier, für Enzian, Edelweiß und Alpenrosen. Die Menschen taten sich dagegen schon immer etwas schwer in der rauen Umgebung. Das Martelltal zählt in Südtirol zu den Gegenden mit dem geringsten Bruttosozialprodukt. Wenn es Zufall-, Marteller- und Casatihütte nicht als Stützpunkte in dieser Eis- und Felswüste gäbe, wären die Wege auf die meisten Gipfel zu weit. Das Tal ist eng und die meiste Zeit des Tages schattig; eine kleine Straße windet sich in abenteuerlichen Kehren bis zum Parkplatz am Talschluss hoch. Wellnesshotels, Schirmbars, Skilifte gibt es nicht. Eine Rodelbahn, ein Biathlonzentrum und eine Kletterhalle sind neben dem Skitourengebiet die wichtigsten Attraktionen der Gegend. „Die Bauern haben zum Leben zu wenig und zum Sterben zu viel“, sagt René Kuppelwieser. Seine Großeltern haben noch einen Bauernhof mit Schafzucht betrieben und vor Kurzem mit der Landwirtschaft aufgehört. Viele junge Leute wandern ab, weil sie im Tal keine Arbeit mehr finden.
AUF DER PISTE Die Angaben bedeuten: Schneehöhe in Zentimetern an der Talstation, am Berg, Länge der präparierten Pistenkilometer, Anzahl der Anlagen (offen/gesamt). Quellen: Verband Deutscher Seilbahnen, Bergfex, SZ / ohne Gewähr (Daten vom 25. März).
Vor allem im Frühjahr sind die Dreitausender im Nationalpark Stilfser Joch ein beliebtes Ziel für Skitourengeher. FOTO: ENNO KAPITZA
B
von titus arnu
ären sind dem Menschen sehr ähnlich. Sie können aufrecht gehen, sie sind Allesfresser, passen sich den Verhältnissen der Natur an, neigen zu Übergewicht, haben Karies und schnarchen im Schlaf. Auf einer Hütte möchte man einen Bären deshalb lieber nicht als Zimmergenossen haben. Die Zufallhütte im hinteren Martelltal bekommt allerdings öfter mal Besuch von solchen Pelzträgern. Problembär Bruno machte auf seiner Wanderung von Italien nach Bayern im Jahr 2006 im hinteren Martelltal Station, riss ein paar Schafe und lief wenig später zufällig einem Hüttengast vor die Linse. Vor zwei Jahren entdeckte der einheimische Bergführer Josef Plangger die Abdrücke von tellergroßen Pratzen im Schnee, in 3000 Metern Höhe auf einem Gletscher in der Nähe der Zufallspitze. Ein andermal streiften gleich zwei Bären in Hüttennähe durch die Gegend. Reiner Zufall sind die Bärenbesuche nicht. Bären sind menschenscheue Tiere, und im hinteren Martelltal sind relativ wenige Leuten unterwegs. Die Gegend ist Teil des 1346 Quadratkilometer großen Nationalparks Stilfser Joch. Er grenzt an den Nationalpark Engadin und den Naturpark Adamello-Brenta an, weshalb man von einem der größten Schutzgebiete Europas sprechen kann. 73 Prozent der Nationalparkfläche befinden sich oberhalb von 2000 Metern. Eigentlich eine lebensfeind-
v
W średniowieczu Księstwo Tyrolu było częścią Świętego Cesarstwa Rzymskiego, od XIX wieku Cesarstwa Austriackiego i wreszcie Austro-Węgier. Te po I wojnie światowej straciły południową część Tyrolu na rzecz Włoch. I tak zaczął się trwający do dziś podział Tyrolu. Po dojściu do władzy Mussoliniego Włosi rozpoczęli italianizację regionu. Język niemiecki usunięto ze szkół, nazwy geograficzne zastępowano włoskimi. Używanie nazwy Tyrol zostało zabronione. Rozwiązano niemieckojęzyczne organizacje kulturalne, zmieniano nazwiska rdzennej ludności na włoskie.
Regno Unito: Epicurean Life
View of Alto Adige ©Alto Adige Marketing / Clemens Zahn
surrounding the cosmopolitan city. Walk through the historic region’s capital, where German, Italian and English language and culture come together harmoniously. Cobbled streets are lined with colourful market stalls selling fruits, jams, nuts and other traditional fare, as well as differently designed stores and shops. It’s easy to see why this peaceful town is repeatedly amongst the top-ranked cities of Italy for quality of life. Scattered across Bolzano are delicious restaurants serving mostly Austrian and Italian cuisine, but a plentiful mix of other ethnic specialities. The romantic alpine escape of South Tyrol provides a charming combination of natural beauty, rich culture and historical architecture. Despite the slight identity crisis, this mountainous region offers a stunning retreat, with fabulous traits year round. Whether you’re a seasonal ski-bunny, cosmopolitan creature or simply looking to relish the sunshine and wildlife, South Tyrol has something to offer.
om
liche Umgebung, besonders im Winter. Unter der meterdicken Schneedecke rauscht Schmelzwasser. In den Wäldern verstecken sich Gämsen, Rotwild, Steinböcke. Manchmal sieht man einen Adler kreisen. Der Name der Zufallhütte ist kein Zufall. In Sichtweite der Hütte donnert im Sommer ein gewaltiger Wasserfall über eine Felswand, „er fällt sozusagen auf das Tal zu“, erklärt Uli Müller, der Hüttenwirt. Im Winter ist der Wasserfall komplett gefroren, eine Kathedrale aus Eis. Normalerweise sind die Wasserfälle ein Spielplatz für Eiskletterer – doch in diesem Winter bleiben sie gesperrt. Ein Bartgeierpaar brütet in der Nähe. Die Gegend wird von Mitarbeitern des Nationalparks bewacht, um den Geiernachwuchs zu beschützen. Die Zufallhütte ist ein idealer Ausgangs-
Ru m m el
We g
ROZDARTA KRAINA Jeśli tylko raz w roku jeździmy na narty w Alpy, to miejsce trzeba wybrać z głową. Jeżeli lubimy niemiecki porządek, to jedziemy do Austrii, Niemiec czy Szwajcarii. Jeśli zaś spontaniczność południowców – wybieramy Włochy lub Francję. A gdyby tak połączyć germański Ordnung ze śródziemnomorską manianą? Jedziemy do Południowego Tyrolu!
CULINARY CAPITAL - LONDON’S NEWEST RESTAURANTS KITCHEN CONFIDENTIAL - THE CHEFS BEHIND THE CHEFS ROLLS-ROYCE - FEEL THE WRAITH WILD ABOUT AFRICA - KENYAN SAFARI 2015 | 12 | EPICUREAN LIFE 1
including goat milk yoghurts, mountain cheese, meats, cereals and omelettes, we were ready for an adventure. A mountain bike ride across the normally snow-coated landscape of Alpe di Suisi is a thrilling start. We raced and rode up and down sloping hills, speeding past dotted lines of hikers enjoying the luscious greenery. If you’d prefer to explore by foot, hiking provides some of the best vantage points for magnificent views. A moderately challenging hike up Alta Pusteria on the Stoneman trail ascends 120km with various mountain animals waiting to greet you, including sheep, friendly-eyed cows and butter coloured mustangs. Once reaching the top and stopping to catch your breath, a reward of panoramic views of the surrounding Dolomites is more than worth the effort. Guarding the mountain top lie an eerie display of copious stacked stone piles as eternal marks left by those that journeyed to the top. With our fill of nature, we retreated from the elements, passing quaint villages nestled amid vineyards and headed for the city of Bolzano. Here we checked into Hotel Greif, a city based hotel incorporating art into each of their 33 uniquely designed rooms. Bolzano hosts an eclectic mix of Alpine ease and Mediterranean flair, with mountains
Die leisen Orte der Alpen, Teil 6 (Ende): Martelltal
DEUTSCHLAND Basel
Salzburg Steinberg am Rofan Tirol
Martelltal/Vinschgau ITALIEN
Austria:
Admont Gesäuse
ÖSTERREICH
Haslital Berner Oberland
Chamois Aostatal
aktuelle Folge bereits erschienen
München Balderschwang Allgäu
SCHWEIZ
SLOWENIEN 100 km
Mailand
Adria
SZ-Karte; Kettl
punkt für Ski- und Schneeschuhtouren, es gibt 13 Dreitausender, die Routen führen in fast alle Himmelsrichtungen, darunter einfache Eingehtouren, etwa auf die Cima Marmotta (3227 m), lange Tagestouren wie auf den Cevedale (3769 m) und sehr anspruchsvolle Besteigungen wie auf die Königsspitze (3851m), die im Moment aber nicht infrage komme. „Zu gefährlich“, sagt René Kuppelwieser, der Bergführer aus dem Ortsteil Vorhöfe im unteren Martelltal: „Sie ist wie eine Diva – von Weitem sieht sie super aus, aber wehe, du kommst ihr zu nahe!“ Der Berg ist berüchtigt für Steinschlag, Blankeis und Lawinen. Auf dem Weg zur Östlichen Veneziaspitze (3356 m) begegnet man keinem Menschen, nur ein paar Schneehühner huschen aufgeregt über den hart gefrorenen
Anreise: Von München entweder über den Brenner oder den Reschenpass in etwa vier Stunden ins Vinschgau; bei Goldrain ins Martelltal abbiegen. Unterkunft: Zufallhütte, 39020 Martell, Italien, Übernachtung mit HP im Matratzenlager 40 Euro, im Zweibettzimmer 47 Euro, www.zufallhuette.com, Tel.: 0039/0473/74 47 85 Weitere Auskünfte: Zimmer und Freizeitangebote unter Tel.: 0039/0473/62 31 09, www.vinschgau.net, E-Mail: info@latsch.it, oder auf der privat betriebenen Webseite www.martelltal.com Touren: Das Martelltal bietet gerade im Frühjahr einige fordernde Skihochtouren wie Monte Cevedale (3769 m) oder Zufallspitze (3757 m), eine gute Übersicht dazu gibt es auf www.sentres.com
Auf die 880 Einwohner der Gemeinde kommen 660 Gästebetten, jährlich werden etwa 60 000 Übernachtungen registriert, die meisten davon im Sommer. Allein der Ort Wolkenstein in Gröden hat bei 2600 Einwohnern beispielsweise 8000 Gästebetten und rund eine Million Nächtigungen. Das Martelltal ist allerdings auch das einzige große Seitental im Vinschgau, in dem es kein Skigebiet gibt – und das soll nach dem Willen der Einwohner so bleiben. Die Pläne eines Liftunternehmers aus dem benachbarten Wintersportort Sulden, das Tal mit dem Skigebiet am Ortler zu verbinden und eine Bahn durch das bislang unberührte Madritschtal zu bauen, wurde abgelehnt. Erstaunlicherweise hatte sich Reinhold Messner vor ein paar Jahren für das Projekt ausgesprochen, obwohl es mitten durch ein Schutzgebiet geführt hätte. Almbauern, Naturschützer und Lokalpolitiker wehrten sich gemeinsam – und verhinderten den Bau. „Ein Skilift im Martelltal wäre widersinnig“, findet Bergführer René Kuppelwieser, „zumal die erforderliche Infrastruktur – große Hotels, breite Straßen – auch nicht vorhanden ist.“ Zwar steht ein stattliches Haus, das Hotel Paradiso, am Talschluss, aber es gleicht einer Ruine. Erbaut vom Mailänder Architekten Gio Ponti, war es vor dem Zweiten Weltkrieg eine Fünf-Sterne-Unterkunft für reiche italienische Sommerfrischler mit 250 Zimmern, Sauna, Lesesaal, Friseur, Taverne und Postamt. Kuppelwiesers Oma arbeitete im Service des Paradiso, und noch Jahrzehnte später erzählte sie oft vom Afrika-Zimmer, das mit Elfenbein ausgestattet war, und von den vornehmen Herrschaften, die dort residierten. 1943 wurde das Hotel von der deutschen Wehrmacht besetzt und als Kurhotel für deutsche Soldaten genutzt. Mittlerweile gehört es der Südtiroler Brauerei Forst, doch deren Besitzerin konnte sich bislang nicht zu einer Wiederbelebung des Hotels durchringen. Das Martelltal braucht solche Investitionen in Luxus und Liftbetriebe vielleicht gar nicht, die Natur ist paradiesisch genug. Die Organisation Slow Food hat Martell als „Lebensmittelbündnis“ anerkannt, im Tal werden Erdbeeren, Käse und Speck nach dem Prinzip der Nachhaltigkeit erzeugt. „Bei uns finden die Leute genau das vor, was sie im Alltag nicht haben“, sagt Hüttenwirt Uli Müller. „Es gibt kein Fernsehen, kein Internet und keine Disco, dafür Ruhe und Natur.“ Und sogar manch einen Bären.
Islands spektakuläre Naturlandschaften
Servus in Stadt und Land Monatsmagazin – Traditionen und Bräuche gehören zur Südtiroler Alltagskultur dazu wie Berge und Wiesen. Georges Desrues begibt sich auf die Spuren der Sarner Klöckler und begleitet sie einen Abend lang auf ihrem Tanz durch das winterliche Dorf. Ausgabe: Dezember 2014
Tosende Wasserfälle, spuckende Geysire und bizarre Lavaformationen: Eine Reise durch Island verspricht große Naturschauspiele, die die Entstehungsgeschichte der Erde ins Gedächtnis rufen. Während der Eiszeit bedeckten teils meterdicke Schichten gefrorenen Wassers jeden Zentimeter des Landes zwischen Schottland, Grönland und Norwegen. Noch heute bedecken Gletscher etwa elf Prozent des Landes, darunter brodeln unzählige Vulkane. Eine besondere Magie strahlt die Insel zur Mittsommerzeit aus, wenn die Sonne nie ganz untergeht. So auch während dieser Reise, die Sie von der Metropole Reykjavík aus unter anderem durch den Nationalpark Skaftafell zum Vatnajökull, dem größten Gletscher Europas, sowie zur Halbinsel Snaefellsnes führt.
Fotolia/Fyle
Przemysław Kozłowski
vOLUME 4 ISSUE 1 SPRING 2015 £6
EUROPA
Alessandra Brian explores the diverse landscapes of South Tyrol.
The rooms were darling, with a separate bathroom, rainfall showerhead and even a heat lamp. Reusable wooden bottles were filled with the most divine smelling shower products, scented with lavender and white musk. This, and the three sections of recyclable trash bins, furthered the eco-friendly ethos seen throughout the hotel. The room was cosy, but spacious with a Bavarian lodge theme, including a mini bar set inside a trunk and plaid chaise lounge. I stepped out onto the balcony, greeted by the picturesque view of massive, imposing Dolomites. The air was crisp, freezing, and noticeably clear, filling my polluted city lungs with fresh oxygen. I could hear the charming sound of tinkling cowbells, and quite literally, nothing else. The stillness of the mountain and breathtaking view is something I’m sure I’ll never forget. Having to peel myself away from the view, I traipsed upstairs to the spa and wellness area. The relaxation room makes for the cosiest of pre-treatment places with rocking beds by the fire, and a glass ceiling trapping sunlight. I was then lead to my room for a thorough sports massage using mountain inspired elements, including: edelweiss, stone pine, mountain salt and arnica. Following this, I was released into the Alpine spa for a swim in the warm panorama pool, and steam in the sauna filled with mountain hay, both with spectacular views of rolling hills and rugged mountains. Completely refreshed and feeling at one with nature, we sat down to dinner at the panoramic restaurant. Tribal designs peeked from the wooden ceiling, and a roaring fireplace enhanced the cosy atmosphere. More than ready for some nourishment, we tucked into an evening of indulgence at Mountain Lodge. Paired with local wines, the specialities of Alto Adige were expertly embodied across a superb six courses. Local meats and herbs provided a fine taste of the area, with polenta dumplings and braised veal cheek serving a heartier representation. Coffee parfait with cooked plums was a sweet pick-me-up before greedily sampling local cheeses. This gourmet experience was an exceptional ending to a day spent relaxing and reviving. There’s an energising effect about fresh mountain air that awakens the soul. A morning spent on the balcony, filling your lungs whilst taking in the view of vast mountains is more stimulating than any cup of coffee. After a quick fill of the extensive offering of the breakfast bar,
Relaxation room under the stars
di viaggi e gastronomia parlano delle innumerevoli offerte turistiche, di aziende che hanno fatto successo e del particolare stile di vita sospeso tra elementi alpini e note mediterranee.
Dolomiti Dreams
Dolomite views from Adler Lodge
a world of luxury... for those with discerning taste
Spa at Bad Schörgau
Dicono di noi. Autorevoli giornali di economia, rotocalchi di moda e costume, riviste
Ein Angebot der TUI Leisure Travel Special Tours GmbH, Wachtstraße 17– 24, 28195 Bremen präsentiert von der Süddeutsche Zeitung GmbH, Hultschiner Str. 8, 81667 München
DIZdigital: Alle Alle Rechte Rechte vorbehalten vorbehalten –- Süddeutsche Süddeutsche Zeitung Zeitung GmbH, GmbH, München München DIZdigital: Jegliche Veröffentlichung Veröffentlichungund undnicht-private nicht-privateNutzung Nutzungexklusiv exklusivüber überwww.sz-content.de www.sz-content.de Jegliche
Reisehöhepunkte Nationalpark Thingvellir: Um das Jahr 930 n. Chr. wurde in der zum Areal gehörenden Allmännerschlucht eines der ältesten Parlamente der Welt, das Thing, gegründet. Durch die Schlucht verläuft zudem die geologische Grenze zwischen Nordamerika und Europa. Haukadalur: Die Geothermalregion ist reich an Naturphänomenen, u. a. sprudelt hier der Große Geysir, Namensgeber aller Geysire, und tost der mächtige Wasserfall Gullfoss. Skaftafell-Nationalpark: Die üppige Vegetation der Region am Fuß des Berges Hvannadalshnúkur steht im spannenden Kontrast zu schwarzen Sanderflächen und weißen Gletschern. Vatnajökull: Europas größter Gletscher misst mehr als 8.000 Quadratkilometer. Nature Bath: Östlich des Sees Myvatn besteht im Geothermalgebiet Hverarönd bzw. Namaskard die einmalige Möglichkeit, ein Entspannungsbad im Nature Bath zu nehmen. Dettifoss: Über imposante 100 Meter breit ist der wasserreichste Wasserfall Europas. Skagafjord: Die Gegend um den Meeresarm ist das Zentrum der isländischen Pferdezucht. Snaefellsnes: Die Halbinsel bietet mit Vulkanen und ihrer Eiskappe grandiose Fotomotive.
Eingeschlossene Leistungen - Flug mit Icelandair von München nach Reykjavík und zurück - Alle zurzeit gültigen Flughafensteuern und Gebühren - 9 Übernachtungen in landestypischen Hotels der guten Mittelklasse inkl. Frühstück - 9 x Abendessen - Lobster-Lunch in Höfn (2 Gänge) - Eintritt im Nature Bath - Bootsfahrt auf der Gletscherlagune - Pferdeshow & Tomatenzucht - 3 x Museumseintritt (Freilichtmuseum Laufás, Vulkanmuseum und Herings-Museum) - Alle Transfers, Ausflüge, Besichtigungen, Eintrittsgelder und Mahlzeiten laut Programm - Deutsch sprechende Reiseleitung vor Ort
Reisetermin:
20. bis 29. Juli 2015
Reisepreis pro Person
im Doppelzimmer
3.695 €
im Einzelzimmer
4.275 €
Veranstalter: TUI Leisure Travel Special Tours GmbH, Wachtstraße 17 – 24, 28195 Bremen
Beratung und Prospekt: Telefon: 0421/322 68 87, Mo.–Fr. 8–20 Uhr, Sa. 8–14 Uhr Fax: 0421/322 68 89, E-Mail: sz-leserreisen@tui-lt.de, Internet: www.sz.de/leserreisen Persönlicher Kontakt: Hapag-Lloyd Reisebüro, Theatinerstraße 32, 80333 München tarnu SZ20150326S2587821
Russia: Belgio: De Morgen Magazine
Weekly magazine – A four-page travel report, published in De Morgen Magazine together with a special recipe using South Tyrolean apples, has the meaningful title “Tirol zonder Anton” (Tyrol without Anton). The focus is on sustainable tourism and regional products. Edition: January 2015 36 m | –2015
Ski.ru Online skiing portal: Russia’s biggest ski portal mentions wonderful snowshoe hikes in natural landscapes. Edition: March 2015
Olanda: Margriet Lifestyle magazine – In love with and in South Tyrol: A journalist for Magriet (Richt Kooistra) visited South Tyrol and wrote about nice dining places and ski resorts such as Val Gardena, Alpe di Siusi and the Dolomites. The article includes an eight-day package deal. Edition: January 2015 –2015 | M 37
ET
TR
IC
A
>> T
R AS
EL
…come Mobilità
>> M
TA
IN
>> M
BI
C CI
LET
I CO
P
BBL
LOCAL FOOD
PU
OB
O
ILI
RT
TÀ
PO
GO FAST FORWARD
Il successo non è che il risultato di ciò che si è fatto prima. E ciò che si è fatto prima può essere ancora più appagante del successo stesso.
O
BI
ÀP LIT
ED
ON
ALE
>>
MO B
I LI
TÀ
FÉ
CA
In futuro le diverse forme di mobilità sostenibile dovranno essere rese ancora più attraenti e integrate
La mobilità di domani. Proviamo a immaginare il futuro: al mattino inforchia-
mo la bici elettrica e andiamo alla stazione di Bolzano, dove le rastrelliere sono dotate di caricabatteria. Saliamo sul treno per Merano e durante il viaggio cerchiamo con lo smartphone dove si trova il punto bike sharing o l’autobus a idrogeno più vicini... l'alto adige vuole diventare un modello di mobilità alpina sostenibile. Per raggiungere questo obiettivo è stato varato il progetto Green Mobility, coordinato dalla Business Location Alto Adige (BLS). Gli interventi programmati riguardano la mobilità elettrica, la mobilità su bici e l’intermodalità e prevedono 38 m | –2015
il coinvolgimento delle pubbliche amministrazioni ma anche la sensibilizzazione delle aziende locali e del comparto turistico. Tra le misure già messe in atto in questi ultimi anni citiamo le stazioni di ricarica, il roadshow sulla mobilità elettrica e il concorso “L’Alto Adige (MH) pedala”.
l’alto adige pedala Il cicloconcorso provinciale mette in palio tanti premi per gli altoatesini che percorrono il maggior numero di chilometri in bici. www.altoadigepedala.bz.it
Prof. Guido Quelle Esperto di crescita strategica
Il piacere di stare in famiglia
mente Accompagnati amorevol y inclusa bab e i >> Assistenza bambin in pedagogia nella natura >> Assistenti specializzati amenti... famiglie, suites e appart >> Spaziose camere per
Familienhotels S端dtirol | www.familienhotels.com | T +39 0471 999 990