M - Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige

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Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige

In caso di mancato recapito restituire al CPO di Bolzano – Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in A.B. – 70% NE/BZ, Tassa Pagata/Taxe Perçue

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L’importanza del marchio I marchi sono il vero e unico linguaggio universale di oggi: trasmettono valori e aiutano a scegliere. Purché siano credibili.


96 %

degli altoatesini intervistati si è imbattuto almeno una volta nel marchio di qualità Alto Adige.* In Europa non c'è nessun altro marchio di qualità che possa vantare una percentuale così alta in termini di notorietà indotta.

» Oggi i marchi Dop e Igp nonostante gli investimenti promozionali effettuati fin dalla loro istituzione (agli inizi degli anni ’90) sono noti al 33% dei consumatori italiani, ma solo al 14% di quelli europei.** *Studio “10 anni di Marchio Qualità Alto Adige” (apollis/EOS 2015) **Fonte: Il sole24ore, ottobre 2014


Vincente da dieci anni: il marchio ombrello Non è mai facile essere una squadra vincente, in particolare quando si tratta di individuare un obiettivo e di definire il metodo di lavoro necessario per raggiungerlo. Finora l’Alto Adige ce l’ha sempre fatta, ciò non significa tuttavia che le sfide siano finite. In questo momento, più che pensare alle esigenze del presente, bisogna capire cosa voglia essere l’Alto Adige in futuro. Da questo punto di vista comunque è stato fatto un ottimo lavoro, individuando già oggi quelli che saranno i temi trainanti del futuro, ovvero quelle qualità e competenze che rendono l’Alto Adige una regione unica e autentica. Nel corso di questi anni il marchio ombrello è diventato una sorta di idea guida, un mentore che protegge e indica la strada da seguire. La forza e l’attrattività del nostro marchio ombrello sono il risultato dell’impegno di tutte quelle singole realtà che hanno individuato un obiettivo comune: migliorare la qualità della vita in Alto Adige. Tanti auguri per un futuro ancora più radioso! Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Bolzano

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Emozioni in movimento il 94% delle strutture ricettive conferma che un canale televisivo turistico è interessante per i propri ospiti* fino a 51.000 ospiti al giorno sono raggiunti dal canale televisivo “Peer.tv Südtirol“*

*Sondaggio sulle strutture raggiunte da Peer.tv, aprile 2015, N=231

te i nostri e g n iu g g Ra i con il spettator ssaggio vostro me 631080 Tel. 0471 r.biz www.pee


Sommario STORIA DI COPERTINA: Il marchio

MARKETING

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30 Cento di questi giorni!

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Brand – I’m lovin’ it! Chiari e comprensibili a tutti: i marchi sono il nuovo linguaggio universale L’intervista Il bilancio di Christoph Engl, padre putativo del marchio ombrello Alto Adige

18 Il presente è già domani Identità in evoluzione: ecco i nuovi ambiti di competenza del marchio ombrello

21 La genesi del marchio ombrello Aspramente criticato agli inizi, oggi il logo con il panorama è apprezzato da tutti

24 L’Alto Adige sulla pelle

Ecco come in appena dieci anni un piccolo simbolo è riuscito a diventare sinonimo di grande qualità location

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Ciak si gira... in Alto Adige La grande importanza per l’economia locale del Fondo per la cinematografia

innovazione

38 enertour, il verde è sempre più di moda Un’iniziativa di marketing territoriale ha fatto dell’Alto Adige una regione “green”

Già 3.500 aziende hanno deciso di stampare il marchio ombrello sui loro prodotti Rubriche 6 7 26 28 29 32 34 40 42

mailbox made in alto adige uno sguardo oltre i confini infografica l’opinione menti mercato nell’occhio dei media m come messner

BLS – Business Location Alto Adige Spa, Passaggio Duomo 15, 39100 Bolzano EOS – Organizzazione Export Alto Adige, via Alto Adige 60, 39100 Bolzano SMG – Agenzia Alto Adige Marketing, piazza della Parrocchia 11, 39100 Bolzano TIS – innovation park, via Siemens 19, 39100 Bolzano Direttrice responsabile: Maria Cristina De Paoli | Caporedattore: Andreas Tschurtschenthaler | Redazione: Martin Bertagnolli, Astrid Brunetti, Maria C. De Paoli, Margret Hörl, Bettina König, Petra Oberhuber, Anna Preißler, Sabrina Schenk, Andreas Tschurtschenthaler | Traduzioni: Paolo Florio | Coordinamento: Jasmin Mathà, Ruth Torggler | Layout: succus. comunicazione srl | Fotografie: BrandTrust, Booking.com, Consorzio Tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco, Ivo Corrà, EDEKA, Klaus Einwanger, Andrea Engel, Alex Filz, Google, Gröden Marketing, Christian Jungwirth, Manuel Kottersteger, Marion Lafogler, Philipp Langenheim, OskarDaRitz, Paco Cinematografica, Peter Schmidt Group, Arne Schultz, Valentina Sommariva, Südtirol Jazzfestival, Working Title Films, Clemens Zahn | Illustrazioni: Paolo D’Altan | Infografica: no.parking comunicazione | Revisione testi: Cooperativa Ex Libris | Prestampa: typoplus, via Bolzano 57, 39057 Frangarto | Stampa: Karo Druck, Pillhof 25, 39057 Frangarto | Per non ricevere più questa rivista è sufficiente inviare una mail specificando il proprio indirizzo a m@suedtirol.info | Registrazione c/o Tribunale di Bolzano n. 7/2005 del 9 maggio 2005

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ma ilbox

storie di persone che, partendo da ogni parte del mondo, sono approdate in Alto Adige trovando un ambiente accogliente e stimolante che permette loro di crescere umanamente e professionalmente. E anche la nostra provincia cresce con l’apporto di nuove idee, know-how e creatività. www.bls.info/it/vivere-lavorare/landed

vini senza frontiere

Sbarco in USA, Russia e Giappone

Espansione. Dopo aver varcato da tempo i confini provinciali, il marchio “Vini Alto Adige” si prepara adesso a sbarcare in mercati lontani come USA, Giappone e Russia. Su incarico del ConLa nuova campagna invernale punta ad attirare sciatori in Alto Adige sorzio Vini Alto Adige, EOS ha pianificato un programma triennale di marketing per diffondere i vini altoatesini in parlando del parco tecnologico di Bol- questi tre grandi Paesi. Tra le attività NEVE PERFETTA cercasi Il richiamo online per gli sciatori zano chiamato “NOI”, il progetto di svi- previste figurano le iniziative di PR, preluppo regionale più importante nella sentazioni di vini, seminari, pubblicità Ski Experience. Con l’80% di fatturato storia dell’Alto Adige. Oltre ad essere su carta stampata e web e, sul mercato sul totale della stagione, la vacanza sugli incubatore di imprese, il parco offrirà statunitense, anche iniziative sui social sci rappresenta la spina dorsale del turi- servizi di innovazione, metterà in rete media: «Su Twitter ad esempio – spiega smo sulla neve nell’arco alpino. Well- aziende e istituti di ricerca assicurando Alexandra Cembran, responsabile di ness e altri sport invernacosì la trasmissione progetto di EOS – organizzeremo una li, quindi, sono solo un di conoscenze e tec- degustazione virtuale condotta da un’econtorno. Con queste cinologie alle aziende nologa americana». I contenuti della fre è normale che la camlocali. Le aziende che comunicazione saranno le peculiarità pagna pubblicitaria svolgono attività di della regione vinicola, il clima, la gadell’Alto Adige per la staricerca e sviluppo stronomia e la cultura alpino-meditergione 2015-16 punti a riavranno a disposizio- ranea dell’Alto Adige. www.vinialtoadige.com (PO) chiamare ancora più sciatori da Germa- ne 20 laboratori, gestiti dai seguenti nia, Austria, Svizzera e altre regioni ita- centri di ricerca altoatesini: Università liane. I motivi vincenti sono sempre gli di Bolzano, EURAC, Laimburg, Istituto stessi: piste curate e innevate, tanto sole, per innovazioni tecnologiche IIT, Ecoun panorama straordinario e ottima ga- Research e Fraunhofer Italia. Il parco stronomia nelle baite. Il sito creato ap- tecnologico NOI sarà attivo in quattro Alto Adige/Südtirol Discover Italian Wines at their Peak positamente per gli sciatori permette grandi settori: Green Technologies, Alagli ospiti di scegliersi il pacchetto più pine Technologies, Food Technologies vicino alle proprie preferenze: bastano e Automation. quattro semplici domande per indivi- www.noi.bz.it duare il comprensorio adatto a famiglie, principianti o esperti e un solo clic per benvenuti in alto adige Per tanti rappresenta una nuova patria prenotare la vacanza ideale. www.suedtirol.info/pistesumisura scelte di vita. Di solito dove si vive bene, si lavora anche bene. L’Alto Adige, arriva il tecnoparc Si chiamerà NOI e avrà 20 laboratori oltre ad essere uno dei posti più desiderati d’Europa, è apprezzato anche come lavori in corso. I primi scavi risalgo- sede lavorativa, come dimostrano le tanno a marzo 2015, la prima pietra è stata te persone con esperienze internazionaposta ai primi di ottobre, la sua apertu- li che lo hanno scelto come seconda paVini altoatesini alla conquista del mondo ra è prevista per la fine del 2017: stiamo tria. Il progetto “Landed” raccoglie le Bolzano

In Italy’s northeast corner, a blend of brisk Alpine air, Mediterranean sun, and high altitude vineyards create ideal conditions for producing wines of pure varietal expression. Pinot Bianco, Pinot Grigio, Gewürztraminer, Schiava, Lagrein, and Pinot Nero reach the pinnacle of quality and elegance in the mountain region of Alto Adige. Visit AltoAdigeWines.com to begin your adventure.

Italy

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MADE IN alto adige

a

la sc h eda

Azienda: Salewa

1935 ��������������� Nasce l’azienda a Monaco di Baviera (Josef Liebhart) 1979 ��������������������������������������������� Nel marchio viene introdotta l’aquila 1990 ��������������� Acquisizione da parte di Heiner Oberrauch, Bolzano 2014 ������������������������������ Brand Relaunch con nuovo logo e corporate Agenzia: Pascher+Heinz, Monaco di Baviera Oggi ���������������������������������������������������������������� > 2.500 negozi nel mondo Il volo dell’aquila. Salewa è molto più che un semplice logo. Nata in Baviera 80 anni fa come fabbrica di selle e articoli in pel-

le, Salewa è diventata sinonimo di abbigliamento da montagna e lifestyle. Lo sviluppo dell’azienda è andato di pari passo con l’evoluzione del linguaggio del design. Dal 1979 l’elemento centrale del logo è rappresentato dall’aquila, la cui immagine forte ed elegante trasmette alle forme essenzialità e leggerezza. Semplicità e modernità senza tempo sono le linee guida del design e della comunicazione, applicate sia ai prodotti che all’architettura della moderna sede aziendale. www.salewa.it


coperti n a : il marchio | Brand – I’m lovin’ it!

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Brand – I’m lovin’ it! Una volta c’erano le lingue universali come l’inglese e lo spagnolo. Oggi il vero esperanto è rappresentato da slogan come “What else?”, da simboli come “Mi piace” su Facebook e neologismi come “googlare”. Nel resto del pianeta il fenomeno dei marchi è molto più globalizzato e la sua potenza è pertanto molto più grande. I brand moderni tuttavia sono sistemi ad elevata complessità, da maneggiare con estrema cura. Testi: Maria Cristina De Paoli Illustrazioni: Paolo D’Altan

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iovani veri ed eterni giovani, in spiaggia o in palestra, d’estate e d’inverno: la Zumba è un virus micidiale che non risparmia nessuno. Basti pensare che questo mix di aerobica e balli latino-americani ha già raggiunto i 7 milioni di amici su Facebook, malgrado la Zumba in realtà sia meno tipica ed esotica di quanto il nome o il ritmo lascino intendere. Non tutti infatti sanno che questo tormentone è un marchio registrato, che ad ogni utilizzo fa crescere il conto in banca del suo proprietario Alberto Perez. Peraltro il coreografo colombiano, come spesso capita, creò per caso questa gallina dalle uova d’oro. Alla fine degli anni ’90 Perez, al momento di iniziare una lezione di aerobica, si accorse di avere dimenticato il solito cd e fu costretto a usare una cassetta di musica latino-americana che teneva da qualche parte in macchina. E fu così che da una soluzione di fortuna nacque un boom planetario.

Un nuovo linguaggio universale Va da sé che quando si pensa a una marca, il primo pensiero non va certamente

alla Zumba ma a nomi come Apple, Google o Microsoft, che non a caso sono nella top ten dei marchi diffusi a livello mondiale. Non solo: secondo la classifica pubblicata recentemente da Millward Brown, un istituto di ricerche di mercato newyorchese, le tre aziende succitate figurano addirittura al primo, secondo e terzo posto, davanti a IBM e VISA, Coca Cola e McDonald’s, Marlboro e Facebook, giusto per citarne alcuni. Nel 2015, sempre secondo Millward Brown, il valore delle prime 100 aziende al mondo ha raggiunto i 3,3 bilioni di dollari complessivi, con un aumento del 14% rispetto al 2014 e di uno stratosferico 126% rispetto alla prima rilevazione effettuata dieci anni fa. E questo malgrado la crisi economica e il continuo mutamento delle abitudini dei consumatori. Il potere del marchio è sempre più forte ma soprattutto globale, tanto che alcuni brand e alcuni slogan sono ormai diffusi in ogni parte del pianeta. Che sia Berlino, Città del Capo o Hong Kong, tutti sanno che lo Swoosh è il logo della Nike, che gli uccellini blu cinguetta- » – 2015 | M  9


coperti n a : il marchio | Brand – I’m lovin’ it!

no su Twitter e che le auto con la stella sono Mercedes. Per non parlare dei tormentoni: basta dire “I’m loving it” e si pensa subito a... McDonald’s. Quando il fascinoso George Clooney dice “What else?”, si sta gustando una tazzina di... Nespresso. Gli United Colours sono ormai da più di trent’anni solamente quelli di... Benetton. Pensate che per i fanatici degli slogan è stata persino creata un’applicazione per mettere alla prova la propria conoscenza del settore: il programma si chiama Logo Quiz e immerge il giocatore in un mondo fantastico popolato da felini vari, cavallini rampanti e tori rossi. E malgrado non tutti i loghi siano riconoscibili al primo colpo, la maggior parte di essi comunque fa scattare il fenomeno di associazione d’idee.

L’amore (del marchio) rende ciechi Il gioco con i loghi dimostra che il marchio non è solo il simbolo di un’azienda, ma anche un ponte invisibile che collega il produttore al consumatore, in grado di generare immagini nella mente dell’osservatore, provocargli emozioni e guadagnare la sua fiducia. Per capire bene quanto sia forte il po10  m |

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tere di una marca, è sufficiente andare marca di abbigliamento, un certo moa fare compere con un teenager: «Più il dello di telefonino, un’auto piuttosto logo è visibile, maggiore è la soddisfa- che un’altra o un servizio ben preciso? zione del cliente», sentenzia un com- Wilfried Leven, consulente aziendale e messo riferendosi ai marchi extralarge docente universitario di Colonia, ha instampati su magliette, pantaloni, scar- dividuato tre livelli nella scelta di un pe, cinture e persino sulla fascia gom- brand. Il primo è razionale e si basa sulla mata degli slip. Il fatto di essere una fiducia e sull’affidabilità trasmessa da sorta di totem pubblicitario ambulan- una marca: “Io mi compro una Volvo perte non sembra disturbare i ragazzini, ché è un’auto sicura”. Il secondo livello è che anzi ne vanno fieri e si sentono più irrazionale e si base sulle sensazioni di cool se vanno in giro esibendo una t- pancia, di orecchio e perfino di naso: shirt di Volcom o delle braghette grif- “Quali emozioni, anche uditive e olfattive, fate Quiksilver. mi provoca il fatto di guidare una PorGli adulti peraltro non si comporta- sche?” Per spiegare l’ultimo livello decino in maniera molto diversa, basti solo sionale Lever usa il termine “autorapprepensare alle folle oceaniche che passano sentazione”: «Le persone scelgono un la notte davanti agli Apple Stores per ac- determinato marchio perché ritengono quistare l’ultima versione dell’iPhone o che le rappresenti al meglio agli occhi dell’iPad… Per non parlare del celeberri- dell’ambiente in cui vivono». In questo mo effetto Coca Cola: nelle degustazioni caso quindi la scelta non è più legata alla alla cieca il duello con l’eterna rivale Pep- qualità del prodotto, che viene data per si finisce il più delle volte in parità. Tolta scontata, ma allo status sociale incarnala benda invece, ecco che il potere del to dal marchio. marchio fa pendere la bilancia della preferenza nettamente dalla parte della Anche i piccoli ce la possono fare E se le motivazioni che portano a preCoca Cola. ferire un marchio rispetto a un altro Ma quali sono i motivi che portano sono diverse, altrettanto varia è la » una persona a scegliere una determinata


breve storia dei marchi Il bisogno di distinguersi dalla massa I marchi per come li intendiamo oggi non sono certo un’invenzione dell’era moderna, ma si può dire che esistano da che mondo è mondo. Nell’antica Mesopotamia ad esempio, per identificare la merce di un determinato mercante, sui contenitori per il trasporto si apponevano degli speciali cilindri. Ma anche nelle grandi civiltà successive, alcuni contrassegni particolari erano visti come marchi “personali” di garanzia. In Europa i precursori degli odierni marchi commerciali vengono individuati nei cosiddetti marchi propri, che servivano a indicare la provenienza geografica e l’appartenenza delle merci. Anche nel Medioevo, in special modo nel commercio extraregionale, si usava contrassegnare le mercanzie; nell’Alto Medioevo invece si assiste alla fioritura di marchi che identificano il produttore o l’autore. Tra

questi segnaliamo le indicazioni delle botteghe e delle fabbriche, delle fucine e delle fornaci, le stampigliature su prodotti agricoli come il burro e il formaggio, i monogrammi degli artisti, i timbri degli editori e dei tipografi, i simboli delle corporazioni e delle città. È solo nel corso del 1700 che inizia a svilupparsi il cosiddetto marchio di fabbrica, ovvero la garanzia di un prodotto non è più legata a una singola persona bensì a uno stabilimento produttivo. La rivoluzione industriale partita dall’Inghilterra costrinse il mondo del commercio a cambiare registro; la produzione di grandi masse di beni simili obbligò i fabbricanti a trovare nuove strategie per emergere dall’anonimato. E gli strumenti più efficaci per riuscirci furono individuati nei marchi e nei loghi che usiamo oggigiorno.

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coperti n a : il marchio | L’intervista

Mai smettere di avere fame. Per tanti anni direttore di SMG, Christoph

Engl può essere senza dubbio considerato il padre putativo del marchio ombrello Alto Adige. A dieci anni di distanza dalla nascita del logo con le Dolomiti stilizzate, Engl spiega a “M” quali sono i punti di forza della “sua” creatura, indica le opportunità da non farsi sfuggire ma anche i possibili rischi da evitare.

“L’Alto Adige possiede un enorme capitale in termini di unitarietà, che però non è ancora sfruttato a sufficienza” Christoph Engl

chi è Direttore del Südtiroler Wirtschaftsring prima e dell’Unione albergatori e pubblici esercenti (HGV) poi, nel 2001 Christoph Engl (bolzanino di 54 anni) approda ad Alto Adige Marketing. In piazza Parrocchia Engl rimane per docici anni come direttore, finché decide di dire addio non solo a SMG ma a tutto l’Alto Adige: dal 2013 infatti vive a Norimberga con l’incarico di Managing Director della Brand Trust, importante società di consulenza manageriale che assiste imprese e gruppi di medie dimensioni nello sviluppo strategico del marchio.

Christoph Engl, com’è nato il marchio ombrello? Ma innanzitutto: perché nel 2005 la Provincia ha improvvisamente sentito il bisogno di dare alla luce un marchio? 12  m |

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Il marchio ombrello non è nato perché cercavamo a tutti i costi un logo, ma è il risultato di un lungo e articolato processo di analisi. Ricordo che all’epoca i prodotti agroalimentari avevano già un loro marchio di qualità, a differenza del comparto turistico che non aveva neanche un proprio marchio protetto. Anche per questo SMG venne incaricata di promuovere una sinergia tra i due settori. E fu così che si iniziò a pensare a un marchio che facesse da cappello... Ci interessava scoprire se le persone che venivano, o pensavano di venire, in vacanza in Alto Adige, fossero le stesse che compravano i nostri prodotti tipici. E in effetti alcuni sondaggi approfonditi condotti in Germania, Austria e Svizzera dimostrarono che le coincidenze erano incredibilmente numerose, e tantissimi ospiti associavano l’Alto Adige non solo a speck, vino e mele ma persino al for-

maggio di malga. Da questo capimmo che avevamo a che fare con le stesse persone e che i due settori si rivolgevano allo stesso gruppo target. Capimmo anche che avremmo dovuto omogeneizzare su un unico livello la visibilità dell’Alto Adige, e da qui prese spunto il progetto del marchio ombrello. Lei una volta ha detto: per avere successo, un marchio ombrello raramente ha bisogno di circostanze fortunate. Si può dire la stessa cosa per il marchio Alto Adige? In Alto Adige c’è un’armonia di situazioni difficile da trovare altrove. L’Alto Adige non ha una nazionalità ma una regionalità, e la stessa cosa si può dire per l’economia. Faccio un esempio: il fatto che la Daimler abbia la sede centrale a Stoccarda, non è decisivo per il successo del grande gruppo automobilistico. Da noi è diverso: l’esistenza di aziende come Salewa, Leitner o Technoalpin, solo per citarne alcune,


è strettamente legata al territorio. Qui anche l’architettura è emanazione del contesto in cui nasce. Da noi il territorio influenza i prodotti e i prodotti influenzano il territorio. C’è una omogeneità che si ritrova raramente altrove. L’Alto Adige possiede un enorme capitale in termini di unitarietà, che purtroppo non viene ancora sfruttato a sufficienza. Può farci qualche esempio in tal senso? Pensiamo alla politica di insediamento aziendale: ad attirare un’impresa non è sempre una bassa pressione fiscale, quanto piuttosto l’elevata qualità del tempo libero dei dipendenti. E pensiamo anche all’export: i prodotti altoatesini provengono da una zona in cui la qualità è reale e porta con sé delle enormi potenzialità. Quando penso all’eccellenza dell’artigianato altoatesino e lo confronto con quello tedesco, c’è un abisso in mezzo. Purtroppo ancora oggi i nostri imprenditori sono frenati da una mentalità troppo locale. C’è qualcosa che oggi cambierebbe rispetto al percorso iniziato nel 2005? In quel periodo eravamo troppo “design-dipendenti”, ossia ci siamo concentrati troppo in fretta sull’aspetto visivo del marchio invece di pensare prima ai contenuti e alle strategie. Oggi farei il percorso inverso, anche se comunque non possiamo dire di aver sbagliato, perché i valori che avrebbero dovuto essere trasmessi dal marchio ombrello erano già profondamente radicati in Alto Adige. Cosa bisogna fare per mantenere vincente anche in futuro il marchio ombrello? Non limitarsi alla normale amministrazione ma cercare sempre di migliorarsi, avere costantemente fame di nuove op(MDP) portunità.

percezione di ogni singolo brand. “M” ha chiesto ad alcuni esperti del settore cosa ne pensano di alcuni marchi forti dell’Alto Adige, e le loro risposte sono state molto variegate. Per molti il nome altoatesino più conosciuto a livello internazionale è Reinhold Messner. D’altronde, essendo scalatore, scrittore, relatore richiestissimo e fondatore di musei, Messner è presente in tantissimi contesti. Altri nomi citati: i Kastelruther Spatzen, Loacker e Leitner, Dr. Schär e Plan de Corones con il logo del gallo che canta. «Chi viene in vacanza in Alto Adige – afferma Sylvia von Wallpach, originaria di Lana e docente associata all’istituto per il marketing della Copenhagen Business School – è stato probabilmente influenzato dal marchio ombrello Alto Adige o dal marchio di qualità Gallo Rosso». In linea di massima si può quindi affermare che la forza di un marchio si misuri

dalla capacità di generare associazioni. Ma non solo: «La forza di un marchio – aggiunge von Wallpach – può essere trasmessa nelle modalità più svariate. Tante aziende si concentrano sul valore commerciale del loro brand e ritengono che i marchi più potenti siano quelli che valgono di più sul mercato. La forza di un marchio invece sta nella capacità di generare nella mente di clienti, collaboratori e altri operatori di mercato l’immagine desiderata di un’azienda o di un prodotto». Una pura questione di contesto quindi? Sentiamo ancora Sylvia von Wallpach: «Anche una piccola azienda artigianale è in grado di sviluppare un marchio forte all’interno del contesto in cui opera, e senza neanche pensare più di tanto al brand management: a convincere il cliente infatti è sufficiente il lavoro di tutti i giorni». »


coperti n a : il marchio | Brand – I’m lovin’ it!

p i cco lo d i z i o n a r i o Marchio, brand o logo? Marchio Ma cos’è in realtà un marchio? Se facciamo questa domanda agli addetti ai lavori, le risposte saranno varie e variegate. Dal punto di vista giuridico un marchio è un segno distintivo protetto che rende identificabile un prodotto o un servizio. Ma un marchio è molto più che un semplice accostamento di colori, font, logo e slogan. Il marchio è immagine, perché trasforma in valore e valori l’eccellenza di un prodotto o di un servizio. I marchi non sanno solo quello che fanno e come lo fanno, ma anche perché lo fanno. I valori del marchio servono a profilarsi nei confronti della concorrenza, a guadagnare in termini di attrattività. La gente acquista prodotti di marca perché si fida.

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Brand Nel linguaggio corrente la parola italiana marchio e quella inglese brand sono di fatto intercambiabili. L’unica differenza è etimologica: brand viene da branding, che significa marchiare a fuoco il bestiame per indicare chi è il proprietario dell’allevamento. Anche il marchio in effetti nasce con l’intento di contrassegnare qualcosa, ma con obiettivi alquanto diversi: non più per indicare il proprietario ma per sottintendere la qualità della merce. Logo Il logo identifica un’azienda, un’organizzazione o un prodotto nella sua forma più semplice. Il logo riassume visivamente i valori della marca e, assieme ad altri elementi, fa parte dello stile del marchio.


L’importanza dell’autenticità La conferma che anche le piccole e medie aziende sono sempre più attente al pensiero del marchio arriva da Evi Pichler, business manager di Mugele’s Marketing Communication. L’agenzia di comunicazione di Bolzano ha nel portafoglio clienti nomi come Loacker e Dr. Schär, Haro Quality Flooring e Consorzio Cooperative Raiffeisen ma anche piccole imprese altoatesine. «La crisi ha fatto sì – spiega Pichler – che le aziende ora siano più attente a dove investono i propri capitali, e decidano consapevolmente di puntare su comunicazione e posizionamento del marchio. Proprio recentemente un cliente mi ha confidato che oggi non potrebbe più fare a meno del brand management». Questo perché i prodotti di marca sono desiderati, per possederli si è disposti a spendere di più e, una volta acquistati, si tende a rimanere fedeli e a consigliarli. Va da sé che un marchio vincente non si costruisce da un giorno all’altro, ammonisce Evi Pichler, ma è il frutto di un lungo e articolato processo che necessita di strategie chiare, del coinvolgimento di tutte le forze aziendali e deve basarsi su storytelling, contenuti interessanti e autenticità. Concetti sposati in pieno da Jakob Oberrauch: da quando un anno fa ha preso in mano le redini di Sportler, il giovane imprenditore (26 anni) sta lavorando alla costruzione di una nuova immagine. Oggi la storica impresa familiare di Bolzano, con i suoi 22 negozi e 700 dipendenti, è sinonimo di grande scelta, solidità del marchio e assistenza qualificata.

l' e t i m o lo g i a c h e n o n t i a s p e t t i Piacere, sono il signor Rimmel Uno dice aspirina e intende una compressa per il mal di testa, in realtà è un nome commerciale registrato della Bayer. Ma di casi simili ce ne sono a bizzeffe. Il borotalco, ad esempio, creato nel 1874 dal farmacista di Firenze Henry Roberts, grazie a Carosello diventa un nome comune. Il termine cellophane, creato da Brandenberger dall’unione delle parole “cellulosa” e “diaphane” (diafano), è entrato nell’uso comune per indicare la pellicola trasparente. Quando con “scotch” intendete il nastro adesivo e non il whiskey, sappiate che si tratta di un nome commerciale coniato dallo statunitense Richard Drew, ricercatore della 3M che lo mise in commercio nel 1930. Rimmel, oltre a essere una mitica canzone di De Gregori, è il nome di un’a-

Pregi ai quali in futuro si vuole aggiungere anche l’essere “sexy”: «Lo sport è passione e ambizione, lo sport è potente e risveglia emozioni», dice Oberrauch spiegando la sua visione di riposizionamento del gruppo. Lo sport è in grado di appassionare i giovani, ed è proprio quello che intende fare anche Sportler: «Noi stessi siamo un team giovane e ci

zienda di cosmetici fondata nel 1834 da Eugene Rimmel a Londra. In Italia “rimmel” è comunemente usato come sinonimo di mascara. Chiudiamo con Kleenex e Tempo, due marche di fazzolettini di carta che nel tempo sono diventati sinonimi del prodotto stesso. Ma oltre ai marchi, nei consumatori rimangono impressi anche alcuni slogan diventati cult. I più anziani ricorderanno l’invito della Esso a mettere “un tigre nel motore”, il perentorio aut aut “O così o Pomì”, l’amaro Ramazzotti e la sua “Milano da bere”, il dopobarba Denim creato “per l’uomo che non deve chiedere mai” e – soprattutto il pubblico maschile – gli indimenticabili spot in cui belle donne poco vestite si giustificavano dicendo: “Toglietemi tutto, ma non il mio Breil”.

riconosciamo pienamente nel nuovo concetto». Il cambio d’immagine dell’azienda bolzanina dovrebbe completarsi entro il 2024 e riguardare tutti i settori: dall’arredamento dei negozi all’assortimento di marche, dalla formazione dei collaboratori alla comunicazione. «È molto difficile creare un marchio commerciale, perché mancano i prodot- » – 2015 | M  15


coperti n a : il marchio | Brand – I’m lovin’ it!

>> in sintesi

I m a rc h i d e l l a n at u r a La fantasia vola sulle ali di farfalla Le ali delle farfalle, con i loro colori brillanti e i disegni più strani, hanno stuzzicato da sempre la fantasia di bambini e adulti. Guardandole attentamente ci sforziamo di riconoscere delle figure, occhi soprattutto, ma anche forme geometriche e lettere dell’alfabeto. Ma perché la natura si sbizzarrisce così tanto? “Questi segni garantiscono il riconoscimento da parte dei partner di interazione quando si tratta di cercare il cibo o nel periodo dell’accoppiamento”, scrive Sarah Bautz nella rivista ufficiale del Deutscher Marken-Summit che si tiene ogni anno a Francoforte. I disegni servono a fornire informazioni sulla specie di un animale

ti con i quali poter identificare un’impresa». I primi passi del gruppo Sportler verso il sexy brand hanno coinciso con l’apertura del flagship store di Bolzano e con l’ultima campagna pubblicitaria a base di immagini in bianco e nero di corpi scultorei, tanta pelle nuda e tatuaggi tribali: il nuovo Sportler ha deciso di provocare e sa anche come riuscirci.

Le nuove strategie Nella storia della vita non c’è niente di più duraturo del cambiamento, amava ripetere Charles Darwin. Con questo paradosso intendeva dire che in natura non è il più forte a sopravvivere, ma chi è in grado di adattarsi ai cambiamenti. Un concetto che si può applicare anche alle aziende e ai marchi: in un’epoca di mutamenti epocali nel campo della comunicazione, a rimanere a galla nel lungo periodo saranno coloro che riusciranno ad adeguarsi al nuovo modo di utilizzare i media e saranno presenti nei posti

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e sulle sue caratteristiche, e ovviamente il discorso non si limita alle farfalle ma riguarda tanti altri animali. Basti solo pensare al piumaggio a tinte forti della Moretta arlecchino, agli inquietanti anelli colorati del serpente corallo o ai colori sgargianti delle rane dal dardo velenoso. “I disegni sulle ali della farfalla hanno una funzione paragonabile ai marchi di riconoscimento di oggi”, spiega Sarah Bautz, ovvero aiutano a riconoscere il partner giusto nella miriade di offerte presenti. Occhio però: “I segni possono essere ingannevoli. Anche in natura ci sono marchi che danno a intendere di essere quello che in realtà non sono”.

dove la gente trascorre gran parte del proprio tempo. A questo proposito in occasione del summit tedesco dei brand abbiamo sentito Martin Ott, managing director di Facebook Northern Europe: «Oggi chi utilizza Facebook si collega alla rete mediamente quattordici volte al giorno da un dispositivo mobile. Ed è in questi momenti che un’azienda dovrebbe entrare in contatto con la vita del potenziale cliente». Lo sviluppo tecnologico non ha portato solo nuove opportunità di marketing, ma anche nuove tipologie di concorrenza. Chi usa i social si scrive da solo i testi, se li pubblica e cerca di sfruttare la capillarità dei nuovi media. «Tutto questo obbliga le aziende a fare i salti mortali per garantire un futuro al proprio marchio», conclude Sylvia von Wallpach. La nuova era del brand è appena iniziata.

I marchi forti creano valore aggiunto e spesso rappresentano la chiave del successo di un’impresa. I marchi creano un legame tra produttore e consumatore, provocano emozioni e trasmettono un senso di fiducia. I marchi moderni sono sistemi complessi che richiedono tanta perseveranza e devono essere continuamente arricchiti con nuove storie. Anche le aziende piccole possono sviluppare un marchio forte all’interno del loro raggio d’azione. In un’epoca caratterizzata da una comunicazione in costante mutamento, a sopravvivere saranno i marchi che sapranno adeguarsi ai nuovi media.


– 2015 | M  17


coperti n a : il marchio | Il futuro del marchio ombrello

Il presente è già domani Il marchio ombrello Alto Adige è un sistema vivente e come tale in perenne evoluzione. Il processo di sviluppo del sistema di marchio ha dato alla luce tre novità che stanno per diventare realtà. Questa immagine, associata al marchio Alto Adige, è stata utilizzata tantissime volte negli ultimi anni per trasmettere l’unicità del territorio

S

embra ieri eppure sono passati già dieci anni, da quando spot televisivi, inserzioni e manifesti hanno iniziato a convincere milioni di persone a passare una vacanza in Alto Adige o a gustare i prodotti agroalimentari altoatesini utilizzando il nuovo aspetto grafico. In questo decennio il mondo ha girato in maniera molto più veloce che in passato, grazie alla frenetica digitalizzazione e alla diffusione sempre più capillare di Internet mobile. Anche l’Alto Adige si è evoluto puntando su filiere corte, efficienza energetica, mobilità sostenibile ed ecologia. Oggi quindi la domanda da porsi non è tanto se il marchio Alto Adige sia graficamente attuale, quanto piuttosto se il marchio ombrello rappresenta ancora oggi i valori e le peculiarità della provincia oppure se c’è bisogno di un adeguamento che rispecchi in toto le eccellenze tipiche dell’Alto Adige. A questo scopo è stato istituito un apposito pool di esperti composto dall’originario gruppo di lavo18  m |

– 2015

ro del marchio ombrello, dalle istituzioni che utilizzano il marchio e da portavoce aziendali.

Il modello di identità Premessa: il marchio di identità Alto Adige nella sua essenza continuerà ad esistere. L’efficace slogan di posizionamento scelto nel 2004 – “L’Alto Adige è una simbiosi di contrasti tra elementi alpini e mediterranei, spontaneità e affidabilità, natura e cultura” – è vincolato per legge e soprattutto è valido ancora oggi per connotare la destinazione turistica, l’origine dei prodotti agroalimentari e anche lo stile di vita particolare. Ciò non toglie che attorno al marchio si stiano facendo dei ragionamenti. Il concetto di spazio vitale lanciato da Alto Adige Marketing ha fortemente caratterizzato la comunicazione degli ultimi anni. Trasformare una destinazione prettamente turistica nel “posto dove vivere più desiderato d’Europa”: questo il mantra che non deve limitarsi a rimanere mero slogan pubblicitario, bensì fun-

gere da filo conduttore per ogni attività di réclame, PR e sviluppo di prodotto. In quest’ottica SMG ma anche altre istituzioni e aziende hanno organizzato, sostenuto e promosso sui mercati iniziative collegate ai principali temi dell’Alto Adige come architettura, mobilità, cultura e stile di vita. Il gruppo di lavoro, supportato dal Peter Schmidt Group di Francoforte, è riuscito a trasformare il modello d’identità del marchio dalla classica struttura piramidale in un quadrato composto da quattro settori e relativi quadranti tematici. Il progetto è stato proposto, accompagnato e moderato dallo stratega del marketing Nicolas Zeh dell’agenzia di branding Peter Schmidt Group: «Il modello d’identità nasce con lo scopo di raffigurare l’immagine dell’Alto Adige nella sua globalità». Nel concreto questo si è tradotto in quattro settori di contenuti: peculiarità geografiche, proprietà essenziali, valori e competenze. Nell’elaborazione del quadrato sono


Dalla piramide del marchio al modello di identità 2003 RI TO ZIA EN ER FF DI

stati considerati gli aspetti identitari esistenti e ne sono stati aggiunti di nuovi, fotografando di fatto lo status quo dell’Alto Adige nel 2015. Un’istantanea moderna ma non modaiola, specchio del presente ma al contempo programmatica per il futuro.

cordiale ricco di contrasti ricco di tradizioni diretto e caloroso

Nuovi ambiti di competenza

genuinità orgoglio

affidabile pregiato

forte di sostegno

autentico

RI LI LO ZIA VA AN ST SO

Successivamente ci si è chiesti se queste tre nuove aree di competenza dovessero entrare nel novero degli utilizzatori del marchio. Al proposito il gruppo di lavoro, per non snaturare l’essenza del marchio destinato in linea di principio ai prodotti tipici e al turismo, ha deciso di ammettere tra gli utilizzatori solo quel settore che più degli altri è legato alla tipicità e all’immagine emozionale dell’Alto Adige: i prodotti naturali. Per questa nuova categoria è in fase di elaborazione un catalogo di criteri da rispettare, e solo chi li soddisferà potrà utilizzare il marchio. Competenza verde e alpina invece non potranno vestirsi con i colori del marchio ombrello. Pur avendo un’impor-tanza enorme nella vita altoatesina – sia per la forte presenza locale sia per il volume di esportazione – non possiedono tuttavia una carica emotiva così forte come può essere l’esperienza turistica. Queste tematiche quindi saranno veicolate in un contesto prevalentemente B2B ed in particolare tramite la nuova società provinciale IDM che sarà operativa da gennaio 2016.

godersi la vita credibilità

LI RA NT CE

Un nuovo utilizzatore del marchio

“Knödel & Spaghetti”

RI LO VA

Durante l’elaborazione del modello d’identità è emersa una domanda cruciale: è possibile che ci siano degli ambiti di competenza che oggi il marchio non copre? E ancora: ci sono settori in cui l’Alto Adige è più bravo rispetto ad altre regioni? E se sì, sono tipici per la nostra provincia e possono migliorarne l’immagine al di fuori dei confini regionali? La risposta è stata positiva. Oltre alle competenze esistenti – prodotti agroalimentari e turismo, anche esperienziale – sono state infatti individuate altre tre aree strategiche: prodotti naturali, sostenibilità e tecnologia alpina, tutte competenze che possono essere ricondotte all’identità dello spazio vitale Alto Adige.

2015 PROPRIETÀ ESSENZIALI

VALORI

Noi siamo…

Le nostre azioni sono improntate a… fedeltà al nostro stile di vita modernità nel rispetto delle tradizioni responsabilità verso le future generazioni senso di comunità

cordiali e calorosi ingegnosi e spontanei diretti e sinceri affidabili e di sostegno

L’Alto Adige è una simbiosi di contrasti tra elementi alpini e mediterranei, spontaneità e affidabilità, natura e cultura. Il nostro paesaggio è caratterizzato da… elementi alpini e mediterranei monumenti naturalistici e cura del paesaggio centri abitati ricchi di vita

PECULIARITÀ GEOGRAFICHE

Marchio senza panorama Il marchio di localizzazione “Impresa dell’Alto Adige”, forte di 1.300 utilizzatori per la maggior parte piccole e medie imprese, è un simbolo di forte identificazione con la provincia di Bolzano. Il marchio non deve essere usato in combinazione con il prodotto, ma solamente indicare la localizzazione dell’azienda sul corporate aziendale come biglietti da visita o sito internet. Questa direttiva tuttavia viene talvolta ignorata, e il marchio risulta essere utilizzato non

Le nostre speciali capacità si basano su… ricerca della qualità esperienze trasversali varietà di competenze specialistiche

COMPETENZE

solo per la comunicazione d’impresa ma anche per contrassegnare i prodotti. C’è quindi il rischio concreto che il consumatore possa interpretare il marchio di localizzazione come un’attestazione di qualità. L’unico presupposto per diventare licenziatario del marchio, infatti, è il possesso della sede legale e operativa in Alto Adige, per cui siamo di fronte a un marchio di localizzazione e non già di qualità, e men che meno a un’esperienza che si possa definire tipica dell’Al» to Adige. – 2015 | M  19


coperti n a : il marchio | Il futuro del marchio ombrello

Alla luce di questa situazione è stato deciso di rimuovere, nei futuri utilizzi del marchio di localizzazione, la componente più emozionale del logo, ossia il panorama stilizzato, lasciando solo la scritta “Impresa dell’Alto Adige”. In questo modo l’utilizzatore può continuare ad usufruire dell’elemento centrale del marchio ombrello – la scritta “Alto Adige” – e dall’altra parte il consumatore capisce che si tratta di un’azienda altoatesina ma non è appartenente al settore turistico o agroalimentare.

t re d o m a nde a N i c o l a s Z e h Direttore di strategia di marketing nel Peter Schmidt Group

Accettare i cambiamenti Quello che dieci anni fa sembrava una semplice questione di logo, oggi è diventato un modello esemplare di gestione del marchio. Il sistema è ormai consolidato e può contare sull’attività di brand management di SMG e sul lavoro dei vari consorzi (mela, vino, speck e formaggi) e dell’ufficio Commercio della Provincia. Sul portale www.provincia.bz.it/marchioombrello gli interessati a vario titolo – produttori, aziende di servizi e infrastrutture – trovano tutte le informazioni e i documenti necessari per l’utilizzo nelle diverse situazioni. Affinché il modello di marchio continui ad essere vincente, è necessario dare delle precise regole e controllare che vengano rispettate. Ma per essere pronti ad affrontare il futuro, con la speranza di essere vincenti, è ancora più importante accettare i (MB) cambiamenti.

1. In che misura si può affermare che il sistema di marchio Alto Adige è un sistema vivente? Il marchio ombrello è stato concepito per illustrare e pubblicizzare quanto di autentico e desiderabile possieda l’Alto Adige. E poiché l’Alto Adige è un sistema in perenne evoluzione, ecco che anche il sistema di marchio deve reagire a questi mutamenti per non perdere neanche un grammo della propria forza o per non estraniarsi dalla realtà che lo circonda. 2. Quali sono a suo avviso i punti di forza, le criticità e le possibili ottimizzazioni del sistema? Tra i punti di forza del marchio ombrello c’è sicuramente il fatto di essere riuscito ad accorpare in un unico sistema una lunga sfilza di marchi singoli. L’unione

delle forze ha permesso al marchio di ottenere nel tempo una grande definizione e un’amplissima diffusione. Anche l’unificazione sotto lo stesso tetto dei precedenti marchi di qualità del settore alimentare e del marchio di destinazione turistica ha generato sinergie positive. D’altra parte però proprio questa vasta diffusione del marchio porta con sé dei possibili rischi: risulta infatti indispensabile saper gestire la moltitudine di utilizzatori e indirizzarli verso obiettivi comuni, un compito indubbiamente complesso che necessita di continue ottimizzazioni. 3. Quali sono oggi le difficoltà più grandi nella gestione di un sistema così complesso come il marchio ombrello? La cosa più ardua è ovviamente riuscire a tenere sotto controllo questa complessità. Tradotto in termini strategici, significa mettere in piedi strutture chiare e comprensibili, individuare degli obiettivi precisi e definire con esattezza i ruoli di tutte le parti coinvolte nel sistema. In termini operativi invece, significa garantire una forte esperienza di marca attraverso tutti i touchpoint e al contempo possedere una flessibilità tale da reagire prontamente a richieste specifiche.

Gli utilizzatori del marchio ombrello Alto Adige

48

29

32

1.338

227

2.135

Vini DOC

Speck IGP

Mele IGP

Marchio di localizzazione

Marchio di qualità

Marchio di destinazione

Ad agosto 2015 si contavano 3.809 utilizzatori del marchio: un gruppo forte che trasmette i messaggi del marchio Alto Adige

20  m |

– 2015


La genesi del marchio ombrello. Alla sua nascita il logo del marchio

ombrello Alto Adige fu aspramente criticato, soprattutto in patria. Si parlò persino di disegno infantile e di plagio del logo vinicolo cileno. C’è voluto qualche anno, prima che venissero riconosciute e apprezzate non solo l’unicità del logo, ma l’intera struttura del marchio nella sua modularità e nel suo rigore.

La situazione nel 2003: dal 1976 esisteva il marchio protetto “Alto Adige”, utilizzato da svariati prodotti agroalimentari. Negli anni però le variazioni del quadro normativo in cui si muove il marchio di tutela rendono necessaria la sua sostituzione con un nuovo marchio di qualità conforme alle disposizioni comunitarie. Parallelamente in ambito turistico nelle campagne d’immagine istituzionali viene utilizzato il logo “Südtirol-Italia”, che beneficia di un elevato grado di notorietà ma è associato unicamente all’aspetto turistico dell’Alto Adige. Nel corso di due workshop tra settembre e novembre 2003, il gruppo di lavoro altoatesino e la rinomata agenzia berlinese MetaDesign si incontrano per stabilire l’identità del marchio e il suo posizionamento. I partecipanti abbozzano e formulano la loro visione del marchio ombrello e, dopo aver individuato e disposto in ordine piramidale i valori destinati ad essere rappresentati dal marchio, ne definiscono l’identità. A gennaio 2004 vengono presentati 300 bozzetti del logo, da cui ne vengono estrapolati due; nasce la prima versione dello slogan di posizionamento. A marzo 2004 vengono prese le decisioni in merito a logo, panorama e slogan di posizionamento. Si decide di non riprodurre un panorama casuale, ma un’immagine reale delle Dolomiti. A fornire la base di partenza è un bozzetto realizzato dalla titolare di MetaDesign, Uli Mayer-Johansson, durante una vacanza sul Renon. Successivamente il gruppo di lavoro approva l’assetto cromatico del panorama e lo slogan di posizionamento: “L’Alto Adige è una simbiosi di contrasti tra elementi alpini e mediterranei, spontaneità e affidabilità, natura e cultura”.

Sitazione nel 2003

La situazione prima del marchio ombrello: una selva di loghi privi di omogeneità

A maggio 2004 il gruppo di lavoro e MetaDesign espongono per la prima volta a un pubblico allargato la strategia e l’immagine del nuovo marchio, raccogliendo anche proposte costruttive per il miglioramento dei colori e della forma del panorama colorato stilizzato. Il 18 maggio Castel Tirolo ospita la seconda giornata dedicata al marchio, in cui vengono illustrati strategia, design e primi settori d’applicazione. Alla presentazione e alla successiva discussione partecipano circa 150 persone, stampa compresa. L’8 luglio 2004 arriva la decisione finale sul nuovo marchio di qualità, che deve essere conforme alle normative europee: il termine “qualità” deve essere esplicitato e posto in risalto, la provenienza “Alto Adige” deve passare in secondo piano. Il marchio riguarda tutti i

prodotti agroalimentari di qualità sprovvisti di dicitura DOP, IGP e DOC. Settembre/ottobre 2004: prime applicazioni pilota del marchio ombrello. Nell’ambito di una cooperazione editoriale in Repubblica Ceca, SMG pubblica la prima inserzione con il nuovo marchio ombrello, il panorama e la scritta Südtirol. In Italia il Consorzio VOG lancia lo spot delle mele Marlene, cui fa seguito quello del Consorzio Speck Alto Adige. Il 25 ottobre 2004 la Giunta provinciale dell’Alto Adige decreta ufficialmente la nascita e l’amministrazione del marchio ombrello Alto Adige. Nella prima riunione della Consulta per il marchio ombrello, il 16 novembre 2004, vengono definiti gli indirizzi del regolamento per l’assegnazione e l’utilizzo del marchio ombrello (l’implemen(MB) tazione scatterà nel 2005). – 2015 | M  21


coperti n a : il marchio | Gli utilizzi del marchio ombrello

merchandising

I gadget e gli articoli di merchandising riescono a trasmettere in maniera originale e simpatica i messaggi del marchio a giornalisti e turisti ma anche alla popolazione locale. Berretti, abbigliamento per ciclisti e prossimamente anche asciugamani sono acquistabili in diversi negozi al dettaglio, mentre i gadget – come ad esempio l’agendina o il grembiule da cuoco – vengono venduti al prezzo di costo ai partner commerciali e alle organizzazioni turistiche.

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Il comparto turistico è di gran lunga quello in cui il marchio Alto Adige è molto più visibile e più diffuso. Visibile per la massiccia attività di marketing svolta sui diversi mercati, diffuso perché questo settore comprende infrastrutture, eventi, servizi, offerte e attività di tipo turistico che fanno uso del marchio.


PRODOTTI AGROALIMENTARI

I prodotti agroalimentari con il marchio di qualità e di origine sono i principali ambasciatori dell’Alto Adige, anche perché generano una forte associazione con la destinazione turistica. I prodotti mettono in primo piano il marchio di fabbrica, mentre il contrassegno Alto Adige simboleggia la provenienza e la qualità.

AZIENDE

Il marchio di localizzazione non è nato per contrassegnare un prodotto, ma solo come strumento di comunicazione d’impresa atto a segnalare la sede aziendale. Tante aziende con sede legale e operativa in Alto Adige utilizzano questo marchio sul sito web, nei biglietti da visita o nei cataloghi destinati alla clientela.

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coperti n a : il marchio | L’imprenditoria

L’Alto Adige sulla pelle. Il numero delle imprese che stampano il logo

del marchio ombrello sui propri prodotti o lo utilizzano per la comunicazione è già arrivato a quota 3.500. “M” ha chiesto a quattro aziende altoatesine di raccontare le loro esperienze.

Il Jazzfestival attira ogni anno in Alto Adige decine di artisti internazionali

operano in settori completamente diversi, hanno a che fare con clientele altrettanto eterogenee ma c’è qualcosa che li accomuna: il marchio ombrello. Stiamo parlando di Brigitte Zelger dell’Hotel Pfösl di Nova Ponente, del negoziante di abbigliamento per sport e tempo libero Hermann Achmüller di Varna, del presidente del Jazzfestival Alto Adige Klaus Widmann e di Klaus Gasser, direttore commerciale di Cantina Terlano. Tutti e quattro affermano che il logo multicolore rafforza il profilo dei loro prodotti, è diventato un punto di riferimento per altoatesini e forestieri e inoltre favorisce la coesione. 24  m |

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A tutto jazz «Il Jazzfestival Alto Adige e il marchio ombrello sembrano fatti l’uno per l’altro»: ecco come Klaus Widmann, presidente della rassegna musicale, spiega la pluriennale collaborazione instaurata tra l’evento jazzistico e il brand che identifica l’Alto Adige. Dalla sua creazione, risalente al lontano 1982, il festival ne ha fatta tanta di strada, uscendo dalle sale del capoluogo per approdare in location sparse in tutto il territorio provinciale. Giusto per citarne alcune dell’ultima edizione: Silandro e San Candido, Monte San Vigilio e Passo Carezza, Rifugio Bolzano e Feltuner Hütte.

«Da quando abbiamo deciso di uscire da Bolzano per fare fede al nostro nome di festival dell’Alto Adige, abbiamo anche iniziato a utilizzare il marchio provinciale». Da allora l’obiettivo della manifestazione non è stato solo far conoscere al pubblico il grande jazz internazionale, ma anche far scoprire agli spettatori forestieri le bellezze della nostra provincia: «Il concerto jazz diventa un buon motivo per andare in posti dove magari non si andrebbe mai spontaneamente». In quest’ottica il marchio ombrello si è dimostrato un alleato assai prezioso, anche perché – spiega Widmann – «l’espan-


sione in periferia avrebbe potuto essere per certi versi rischiosa». Invece, grazie anche al logo provinciale, «il Festival è rimasto un progetto globale di qualità che cresce anno dopo anno e coinvolge sempre più partner sul territorio». www.suedtiroljazzfestival.com

Amore a prima vista Brigitte Zelger non ci ha pensato più di tanto, all’eventualità di associare il suo albergo al marchio ombrello. «Per me è stato automatico abbinarmi al logo provinciale», spiega la titolare dell’Hotel Pfösl di Nova Ponente, che aggiunge: «Ogni link esterno è un arricchimento per l’azienda, e il marchio Alto Adige lo è in maniera particolare». Anche perché ormai praticamente non c’è turista che non sappia che quelle montagne stilizzate rappresentano l’emblema dell’Alto Adige… «Sebbene – avverte Zelger – sia consigliabile evitare che il visitatore del sito sia distratto dall’eccesso di loghi, perdendo di vista i nostri contenuti». Fino ad oggi l’albergo con vista sul Latemar ha inserito i loghi ospiti su tutte le pagine del proprio sito, ma «in futuro terremo solo quelli più attinenti alla nostra attività, rinunciando agli altri». Realizzato nel lontano 1950 laddove sorgeva un antico maso contadino, il Pfösl oggi conta 42 stanze e 89 letti e fa parte di ben tre cooperazioni alberghiere: Vitalpina, Bikehotels e Wanderhotels. www.pfoesl.it

Oggetto di culto… Hermann Achmüller è un famoso maratoneta che nel 2013 ha fondato a Varna l’omonima ditta di abbigliamento sportivo per podisti e non. Oltre ad alcune marche specializzate, nel suo catalogo figurano anche i capi sportivi che portano l’inconfondibile logo Südtirol e i colori del marchio ombrello. «Ad acquistare e indossare magliette e pantaloncini da corsa, giacche e gilet sono soprattutto altoatesini – fa sapere Achmüller – ma anche

per i turisti stanno diventando degli oggetti di culto. Chi viene in vacanza da noi, oltre a conoscere il territorio scopre anche il marchio ombrello e questo lo porta ad apprezzare ancora di più la linea di abbigliamento griffata Alto Adige». Il 60% dei capi con il logo multicolore viene venduto in negozi altoatesini, il rimanente 40% esce dai confini provinciali tramite lo shop online: «Abbiamo clienti anche in Sicilia ma ci è capitato persino di spedire merce in Danimarca», racconta Achmüller, che sta già pensando ad ampliare il suo assortimento. «Accanto all’abbigliamento per la corsa aumenteremo l’offerta di capi per il tempo libero», continuando comunque a puntare su design accattivante e qualità: «I prodotti sono realizzati in Europa ed esclusivamente con materie prime italiane». I capi della linea Südtirol appartengono alla fascia di prezzo alta, ed è anche questo un motivo del loro successo. www.suedtirol-store.com

... e anche di invidia «Nel settore vinicolo l’origine ha un peso ancora maggiore rispetto alle mele o altri prodotti agroalimentari», spiega Klaus Gasser, direttore vendite e marketing di Cantina Terlano. «Basti solo pensare all’etichetta di una bottiglia di vino, che riporta sempre l’indicazione geografica del prodotto». Anche per questo Cantina Terlano ha subito sfruttato la possibilità di mettere il marchio Alto Adige sulla capsula: «Sui mercati internazionali è sempre stato difficile farci riconoscere come territorio vinicolo a sé stante. All’estero fino a poco tempo fa – ricorda Gasser – sulla carta dei vini le nostre etichette erano elencate tra quelle del Nord-Est italiano, ovvero assieme a Veneto e Friuli, oggi invece siamo sempre più percepiti come una zona di produzione a sé stante. Il lavoro fatto da EOS insomma sta dando i primi frutti, ma c’è ancora tanta strada da fare».

Il marchio Südtirol abbina qualità ed eleganza

Anche Gasser tesse gli elogi del marchio ombrello stampigliato sulla capsula: «È un comune denominatore che le altre zone di produzione ci invidiano». L’esperto di marketing invita però a non abusarne: «Il marchio Alto Adige viene utilizzato da aziende anche molto diverse tra di loro. Siamo d’accordo che non deve essere considerato un marchio di qualità, tuttavia almeno un minimo di qualità dovrebbe garantirla». (MDP) www.kellerei-terlan.com – 2015 | M  25


coperti n a : il marchio Uno sguardo oltre i confini

Come cambiano i marchi nel mondo

1 3

1

la vacanza che cambia la vita Booking.com cerca Booking Hero

Può la scelta di un albergo piuttosto che un altro cambiare l’esistenza? Certo, almeno a sentire i testimonial dell’attuale campagna lanciata dal sito di prenotazioni alberghiere Booking.com, nella quale il perfetto “Booking Hero” dimostra come un alloggio azzeccato possa influire sul proprio futuro. Dopo la campagna televisiva del 2014, ecco che il portale leader punta ancora sul valore del marchio. Il sito offre la bellezza di 700.000 alloggi in tutto il mondo e per tutte le tasche, mettendo il visitatore di fronte all’imbarazzo della scelta. Niente paura però: la navigazione è molto intuitiva e la ricerca dell’albergo ideale diventa il primo passo verso la vacanza perfetta. >> morale: La pubblicità è meno faticosa, se è supportata dalla qualità del prodotto. 26  m |

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2

"Mia san mia" alla bavarese Il grande fascino del Bayern Monaco

Non pensate che calciatori con ingaggi milionari scelgano di giocare nel Bayern Monaco solo per mangiare Weißwurst, indossare braghe di cuoio e scolarsi barili di birra. La società bavarese invece è riuscita a costruirsi un’immagine attraente che ha fatto del suo marchio uno dei brand più vincenti nel mondo del calcio, anche se le vicende più recenti (scandalo fiscale del presidente, licenziamento del leggendario medico sociale MüllerWohlfahrt in seguito a contrasti con il mister) ne hanno scalfito il rating. Ad approfittarne è stato il Manchester United, oggi considerato il brand calcistico più quotato con buona pace del Bayern chiamato a fare subito risultato in campo per riprendersi la vetta. >> morale: Anche per i marchi forti il vento può cambiare da un momento all’altro.

3

giù le mani dalle bollicine Come ti tutelo il prosecco

A fine 2009 si è finalmente deciso di fare un po’ di chiarezza attorno al prosecco: da allora infatti l’uva usata per produrre l’amatissimo vino spumante da aperitivo si chiama Glera ed è sottoposta a rigidi criteri in materia di zona di coltivazione e luoghi di produzione e imbottigliamento. Il prosecco ne ha guadagnato in qualità e, a margine, sono scomparse le cisterne che trasportavano il vino in Germania per imbottigliarlo a costi ridotti. A cascata, anche lo spumante in lattina tanto caro a Paris Hilton ha dovuto essere ribattezzato “Rich Secco”. Da allora la richiesta di bollicine doc da parte di britannici e americani è esplosa, mentre in Germania il prosecco è diventato un must negli ambienti chic. >> morale: Tutelando i prodotti di qualità, anche il marchio ci guadagna.


4

4

Edeka, il supermercato cool Lo spot che fa impazzire la Germania

C’è uno spot, messo in rete poco più di un anno fa, che ha fatto impazzire la Germania in primis ma è ben presto diventato un fenomeno virale mondiale. Alla sua pubblicazione collezionò in un battibaleno 250.000 clic, oggi le persone che l’hanno visto su Youtube sono arrivate a quota 14,5 milioni. Il videoclip che acchiappa giovani e adulti si chiama “Supergeil” (strafigo o mega cool che dir si voglia), è prodotto dalla catena di supermercati Edeka ed è interpretato dal berlinese Friedrich Liechtenstein. L’ineffabile anzianotto si aggira tra gli scaffali esaltando le doti dei prodotti: pesce surgelato, würstel, cibo per gatti, carta igienica, biscotti ecc. sono tutti super sexy, super easy e ovviamente supergeil. Con passi di danza improbabili e una suadente voce profonda, l’attore 58enne è diventato una social star. E il brand si frega le mani. >> morale: Se ben confezionato, l’incontro tra i prodotti di un supermercato e la musica giusta può diventare un successone e convincere anche i giovani a fare la spesa.

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26 lettere per google Il motore di ricerca diventa alfabeto

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Definirlo semplicemente motore di ricerca è riduttivo: Google ormai fa parte della nostra vita. L’azienda statunitense peraltro già da molto tempo non è solo web ma un conglomerato di aziende che – dopo aver constatato l’insufficienza di 6 lettere a rappresentarle tutte – hanno deciso di creare una nuova holding chiamata, per l’appunto, Alphabet. Al suo interno ci sono, tra gli altri, fabbricanti di droni e ricercatori di intelligenza artificiale. Insomma, dopo aver perso quest’anno il titolo di brand mondiale di maggior valore a vantaggio di Apple, Google parte alla riscossa con l’obiettivo di riprendersi la vetta. In attesa di capire se la novità produrrà una rivoluzione aziendale interna, a Mountain View è stato sviluppato un nuovo logo graficamente più adatto ai dispositivi mobili. E sembra proprio che Alphabet non abbia voglia di fermarsi qui. >> morale: Per svilupparsi e crescere, una buona idea deve poter contare su una solida struttura. (PO) – 2015 | M  27


coperti n a : il marchio | L’infografica

La percezione dell’Alto Adige nei mercati principali

Pensando in particolare ai soggiorni o alle vacanze sulle Alpi o nelle regioni alpine, quali regioni e località Le vengono in mente in tutta spontaneità?

66,8

15,5

Attrattività (in %)

12,5

Germania

Svizzera

68,6 ALTO ADIGE

TRENTINO

63,5

70,3 VALLE D’AOSTA

TIROLO

54,3

66,1

GRIGIONI

61,3

71,0

ALTO ADIGE

TICINO

61,9

TOSCANA

ALGOVIA BELLUNO GRIGIONI SALISBURGO ALTO ADIGE TICINO TIROLO TRENTINO TOSCANA VALLE D'AOSTA VORARLBERG

48,1

77,0

ALTO ADIGE

Quanto attraenti Le sembrano le seguenti regioni come potenziali destinazioni per le vacanze in generale?

60,8

ALTO ADIGE

ALGOVIA

15,9

31,0 TIROLO

ALTO ADIGE

TIROLO

42,7

Italia

ALTO ADIGE

Svizzera

TRENTINO

Germania

VALLE D’AOSTA

GRIGIONI

84,7

Italia

*In un sondaggio la notorietà di un prodotto può essere “indotta” se la marca del prodotto viene citata nella domanda, oppure “spontanea” seL’Alto invece Adige la domanda viene posta in maniera generica. vuole diventare il posto più desiderato d’Europa. Uno

dei parametri per valutare la fattibilità di questo obiettivo è il posizionamento dell’Alto Adige come destinazione turistica alpina. Da un sondaggio rappresentativo condotto in Germania, Svizzera e Italia è emerso che l’Alto Adige è una delle regioni alpine più attraenti per un potenziale vacanziero. Va da sé che, per poter essere desiderati, biso28  m |

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gna essere conosciuti. Ed è proprio sul grado di notorietà della regione che ci sono ampi margini di miglioramento e di ottimizzazione. Poiché i risultati del sondaggio riguardano l’intera popolazione, non è possibile trarre conclusioni riguardanti un gruppo target specifico come ad esempio i NANO, acronimo che identifica persone interessate a temi come sostenibilità, autenticità, natura e originalità.

*In un sondaggio la notorietà di un prodotto può essere “indotta” se la marca del prodotto viene citata nella domanda, oppure “spontanea” se invece la domanda viene posta in maniera generica. Fonte: Marketmind / Infografica: no.parking comunicazione

Notorietà spontanea* (in %)


copert ina: il marchio | L’opinione

Mar | chio | om | brel | lo, il – Nel linguaggio del marketing il marchio ombrello indica l’elemento principale di un cosiddetto sistema di marchio, caratterizzato da una riconoscibilità particolarmente marcata e, in linea generale, da un consenso elevato da parte del gruppo target malgrado non pubblicizzi servizi o prodotti concreti.

Mi riparo con un (marchio) ombrello In questo numero il pungente Sergio Camin tratteggia in maniera schietta e ironica tutti gli aspetti positivi di un semplice oggetto di uso quotidiano come l’ombrello, racconta la storia del parapioggia e dell’ombrellone facendoci venire voglia di aprirli e trovare sotto di essi un riparo sicuro.

L’

ombrello è un arnese usato per ripararsi dalla pioggia o anche dal sole. Quando ripara dal sole diventa però ombrellino o ombrellone e sta nelle mani di signore più o meno eleganti o molto frequentemente al mare. Gli ombrellini come i vestitini cercano di essere sempre uno diverso dall’altro e a volte ci riescono e a volte no. Gli ombrelloni al mare sono invece tutti uguali ma cambiano di colore a seconda del Bagno. L’ombrello è costituito essenzialmente da un’asta con impugnatura di vario materiale e variamente conformata secondo l’uso e la moda e da una copertura di stoffa formata da triangoli riuniti in modo da assumere, all’apertura, forma di calotta sferica, la quale, per mezzo di stecche (o bacchette) fissate a un anello che scorre lungo l’asta, può essere tenuta aperta e distesa o essere ripiegata e avvolta intorno all’asta stessa. L’ombrello vi ripara, protegge e a volte persino consola. L’ombrello di Mary Poppins le consentiva di volare ma solo se era aperto, quelli di Magritte solo se chiusi, quelli di Altan mai. L’ombrello può diventare un luogo intimo, le coppie se sono affiatate o se uno dei due l’ha dimenticato, camminano sotto la pioggia sotto lo stesso ombrello ma a volte l’intimità imbarazza e allora uno dei due si bagna. Il marchio invece è la denominazione commerciale o simbolo che distingue un prodotto, una merce. I primi marchi erano dei segni, che venivano impressi a fuoco su prodotti artigianali e su animali per distinguerli da altri. Altra cosa i marchi d’infamia, che sempre a fuoco venivano impressi sulla fronte o sulla spalla degli umani che si erano macchiati di gravi delitti o non erano troppo simpatici al regnante di turno. Anche il marchio come l’ombrello segue la moda ma mentre l’ombrello rimane comunque sempre un ombrello, i marchi cambiano, mutano, si adattano, si adeguano alle esigenze del mercato e al

mutare dei loro target e a volte persino si alleano. Quando si alleano vanno a finire tutti sotto lo stesso ombrello e quell’ombrello diventa un marchio. I brand ombrello (marchio ombrello) sono il risultato della fusione di diverse immagini singole che sono messe assieme sotto la protezione e l’autorevolezza, nonché la forza di brand awareness, di una marca grande e solida, solitamente quella dell’azienda madre. E chi meglio di mamma Provincia per promuovere prodotti e servizi altoatesini? L’ombrello di montagne colorate funziona perché nonostante i vitalizi e altre tristi storielle l’immagine della Provincia di Bolzano è rimasta forte sia in Italia che all’estero e perché si è avuto il buon senso di investire. Senza investimenti i marchi, anche quelli ombrello, possono essere pure bellissimi ma rimangono dei disegnini. Mettere in discussione gli investimenti, come spesso avviene per miopia politica, significa non aver capito che la promozione del mercato altoatesino è il principale strumento per il mantenimento e la crescita della nostra autonomia. Ma la questione delle spese non è quella principale a scatenare polemiche e interrogazioni, c’è la scritta sotto il segno a tormentare gli animi dell’italiano a tutti i costi. Il marchio ombrello è disponibile in due versioni linguistiche, “Alto Adige” e “Südtirol” e nella maggioranza dei casi viene usata quella tedesca. Arroganza e prevaricazione? Molto più banalmente logica di mercato e capacità di comunicazione. Ho un amico di Lecce che si emoziona leggendo Südtirol e in caso di pioggia non mi è mai capitato di chiedere il gruppo linguistico a un ombrello. Sergio Camin, 65 anni, spirito libero e giornalista pubblicista. Dal 1988 cura l’apprezzata rubrica satirica “Visti dal basso” sul quotidiano in lingua italiana Alto Adige. – 2015 | M  29


Ma rke ti n g

Cento di questi giorni! Il marchio di qualità Alto Adige esiste da dieci anni, durante i quali tanti prodotti agroalimentari del territorio si sono fregiati del variopinto logo stilizzato delle Dolomiti. Ecco come un piccolo simbolo è riuscito a diventare sinonimo di grande qualità.

P

robabilmente avete già notato l’annuncio a tutta pagina che compare sul retro di copertina. Abbiamo messo una lente di ingrandimento per richiamare l’attenzione del lettore sulle parole “Qualità Alto Adige” e stimolarlo a saperne di più sul marchio di Qualità Alto Adige, la dicitura che campeggia sulle confezioni di latte, sui vasetti di miele o sulle scatole

di uova. Il nome indica chiaramente che si tratta di ottimi prodotti locali e, come confermato da studi recenti, il messaggio funziona: il termine “Alto Adige” infatti è automaticamente associato a un concetto di qualità non solo dal punto di vista turistico ma anche riguardo ai suoi prodotti alimentari. L’ottima reputazione di cui godono questi ultimi è legata in primis ai metodi di produzione, tradizionali e naturali, rimasti immutati nel corso dei secoli. Ma l’immagine positiva dei pro-

Da dieci anni il marchio di qualità Alto Adige/Südtirol garantisce che... 30  m |

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dotti altoatesini è anche dovuta ai controlli rigorosi e continui nonché all’attività di marketing portata avanti dalla Provincia da parecchi anni, inizialmente con la Camera di commercio di Bolzano e dal 2007 con l’EOS-Organizzazione Export Alto Adige.

Primi in Europa per distacco Il primo passo per un marchio comune dei prodotti alimentari made in Alto Adige risale al lontano 1976, quando fu varata una legge che regolamentava l’utilizzo del nome “Alto Adige” nel settore agroalimentare. Il marchio di tutela Alto Adige fu introdotto, primo in Euro-


pa, proprio per proteggere i prodotti alimentari locali. A sfoggiare per prime l’ambito sigillo furono le mele e le pere, seguite via via da latte, speck, pane, ortaggi, bacche, grappa e miele. Allora come oggi i produttori devono rispettare dei disciplinari molto severi, tesi a garantire l’origine in Alto Adige, una lavorazione rispettosa della tradizione e altri criteri di produzione ben definiti. Il possesso e il mantenimento di questi requisiti è verificato periodicamente da organismi di controllo indipendenti. L’utilizzo del marchio di qualità conferisce ai prodotti un valore di mercato superiore e fa lievitare anche il fatturato: studi recenti hanno infatti dimostrato che il consumatore altoatesino è disposto a spendere di più per i prodotti locali con il marchio di qualità. Nel 2001, in occasione delle celebrazioni per il 25° anno dalla nascita del marchio di tutela, l’allora assessore provinciale all’economia Werner Frick affermò: «In un’epoca caratterizzata da scandali alimentari, il consumatore pretende informazioni precise e attendibili su origine, composizione e lavorazione dei prodotti. La risposta a queste richieste arriva dal marchio di tutela Alto Adige, che garantisce qualità e provenienza dei prodotti agroalimentari». Una riflessione, quella di Frick, valida oggi più che mai, anche perché nel frattempo la popolazione altoatesina che dichiara di acquistare consapevolmente prodotti a marchio Alto Adige è arrivata al 90% .

Un marchio per tutti, tutti per uno Subito dopo l’introduzione del marchio di tutela Alto Adige si fece strada la visione di un marchio unico, da utilizzare in Italia e all’estero sfruttando le

Portano in tavola il meglio dei sapori locali: i prodotti con il marchio di qualità Alto Adige/Südtirol

sinergie tra le singole realtà economiche del mondo agricolo e il comparto turistico. La lunga gestazione ebbe il suo lieto fine nel 2005, quando venne alla luce il marchio ombrello Alto Adige e con esso il marchio di qualità che sostituì il marchio di tutela utilizzato fino a quel momento. Da dieci anni a questa parte il nuovo marchio indica il vantaggio di qualità dei prodotti locali, che fanno riferimento a una identità altoatesina credibile all’occhio del consumatore. Un marchio di qualità che, attraverso la sua grafica simile a quella del marchio ombrello, accresce il livello di conoscenza e di immagine del territorio ogniqualvolta vengano acqui-

state una vaschetta di fragole o una confezione di latte made in Alto Adige. «Per rafforzare i valori legati al marchio – spiega Paul Zandanel, responsabile marketing support di EOS – organizziamo iniziative pubblicitarie mirate sia in Italia che all’estero». Oggi a fregiarsi del marchio di qualità sono 12 gruppi di prodotto, mentre le mele e lo speck IGP e il formaggio Stelvio DOP possono ostentare il marchio di origine europeo. Grazie a questi “portatori del marchio” l’Alto Adige può essere considerato un esempio vincente di rete regionale di marketing, destinata ad allargarsi ulteriormente negli anni (SS) a venire. – 2015 | M  31


men ti

La madre del marchio. L’amore di Uli Mayer-Johanssen per l’Alto Adige

è sbocciato prima ancora che nascesse il marchio ombrello ed è rimasto immutato nel tempo. Senza Uli Mayer-Johanssen, il marchio Alto Adige non sarebbe mai diventato quello che è oggi.

Testo: Andreas Tschurtschenthaler Foto: Philipp Langenheim

Quali sono state le problematiche più rilevanti in merito al marchio Alto Adige? Non è stato facile trovare un filo rosso tra ambiti così differenti come il turismo e il settore agroalimentare con latte, speck, mele e vino. Anche perché non esistono criteri di qualità comuni a questi settori e prodotti così eterogenei. Di conseguenza il primo problema da affrontare fu quello di individuare gli interessi coincidenti e i relativi criteri di qualità e di controllo. Inoltre, il fatto che i responsabili provengano dai settori più disparati e che le questioni strategiche nel lavoro di marketing abbiano spesso un ruolo marginale, rappresenta una particolarità nei processi di nascita di un marchio ombrello. A distanza di dieci anni, rifarebbe esattamente le stesse cose? Ripensando al processo nel suo complesso e alle singole fasi evolutive, ancora oggi non vedo alternative a quanto è stato fatto. Il successo duraturo e l’elevata attrattività del marchio dimostrano che tante cose sono state fatte bene. Nel volgere di pochi anni il processo è riuscito a coinvolgere tutti i consorzi turistici e i produttori nonché tanti costruttori che hanno deciso di sfruttare il marchio come attestato di qualità. A mio avviso è necessario sviluppare una visione comune del futuro e domandarsi cosa potrebbe convincere destinazioni, produttori e costruttori teoricamente concorrenti a unire le forze, creare sinergie e, in buona sostanza, mettere in secondo piano gli interessi personali a vantaggio di quelli collettivi. L’obiettivo comune dovrà essere la creazione di valore aggiunto che procuri benefici non solo ai diretti interessati ma a tutta la provincia, e sia anche in grado di rafforzare il senso di unicità che caratterizza l’Alto Adige. 32  m |

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Quant’è complicato applicare a una destinazione i rigidi criteri di un marchio? Decisamente molto. L’importante è individuare i punti in comune e le costanti, al fine di garantire la riconoscibilità del marchio e gestirlo in maniera mirata. Al contempo bisogna avere chiare le possibili variabili per sfruttare al meglio i campi d’azione e tenere conto delle esigenze specifiche dei vari mezzi di comunicazione. I canali digitali, siano essi social network o servizi online, ci pongono di fronte a nuove sfide. È anche diven-

no capaci, convinte e dotate di buon senso politico ed economico. Quali influssi può avere un marchio sui prodotti col passare del tempo? Partendo dal presupposto che un marchio ha il compito di esaltare i pregi, i prodotti e i servizi di una regione e al contempo di avviare processi di crescita qualitativa, è evidente che tutto questo comporta un processo di rinnovamento che attraverso il marchio diffonde delle promesse, anche in assenza di un sigillo di qualità. Superfluo dire che queste promesse devono assolutamente essere mantenute, poiché in caso contrario nel periodo medio-breve ci sarebbero delle ricadute negative sull’intera regione, come dimostra il caso Volkswagen. Il concetto di marchio è strettamente legato a termini come responsabilità, atteggiamento, valori e identità. I marchi tracciano la via verso il futuro e le persone che vivono in una determinata regione devono condividerne con entusiasmo e convinzione le promesse, nella loro vita e nelle loro azioni.

“Il concetto di marchio è legato a termini come responsabilità, atteggiamento, valori e identità” tato complicato gestire il profilo e l’immagine di un marchio in tutte le sue dimensioni e monitorare gli effetti di ogni attività. A questo si aggiunge il ruolo sempre più importante giocato da rilevanza, utilizzo e credibilità. Per creare il marchio di una destinazione è necessario amarla? Bella domanda! Per quanto mi riguarda posso dire che amavo, e amo tuttora, l’Alto Adige. Ma questo è un motivo in più per studiare con maggiore attenzione dove si annidano i problemi e le difficoltà e quali sono gli ostacoli da superare prima di lanciarsi sul mercato. Questa è anche una delle ragioni per cui la creazione di un brand regionale non deve svilupparsi solo dall’interno: credo infatti che un occhio critico, dall’esterno, sia indispensabile per capire la situazione esistente e individuare le criticità e i rischi insiti nel processo. Va da sé che non sia sufficiente servirsi di esperti esterni ma è necessario che le persone responsabili sul territorio sia-

In un’epoca così frenetica come la nostra, ha ancora senso parlare di fedeltà alla marca? Da un certo punto di vista si può senz’altro parlare di erosione della fedeltà al marchio. Aziende e brand devono affrontare sfide ciclopiche per ottenere la fidelizzazione del cliente; inoltre il continuo aumento dei media, sia in termini di quantità che di complessità, richiede sempre più know-how nell’utilizzo di contenuti e canali. D’altra parte però il marchio, in quanto garanzia di qualità, gioca ancora un ruolo importante nella decisione finale del consumatore, laddove riesce a emergere dalla massa di informazioni e possibili scelte.



merc ato

L’Altro Adige. Articoli intriganti, immagini evocative e storie multimediali: tutto questo è il Premio Media Alto Adige, ovvero la nostra provincia vista attraverso gli occhi di chi altoatesino non è. "26 Sommer" Tatjana Kerschbaumer di Berlino si è imposta nella categoria giornalistica con un toccante reportage su due pionieri altoatesini.

"Die Leit und ihr Glump"

"Maikäfer flieg“ I set ambientati in Alto Adige hanno permesso a Lisa Hinder di Monaco di realizzare le immagini che le sono valse il premio per la fotografia.

Il premio per la categoria dei Social Media è andato a Lisa Mattis di Stoccarda, che sul suo blog “Helle Flecken” (macchie chiare) ha dichiarato il proprio amore per l’Alto Adige.

Atmosfera rilassata La serata è iniziata con un aperitivo nel dehors di Castel Sichelburg a Falzes.

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Un successo al femminile Le tedesche Tatjana Kerschbaumer, Lisa Hinder e Lisa Mattis sorridenti e orgogliose per la vittoria e l’assegno di 3.000 euro a testa messo a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio.

Location da Oscar Giurati on tour Frieder Blickle, Helmuth Rier (giuria fotografi) e Bene Benedikt (giuria giornalisti) durante la visita al museo.

Chissà chi ha vinto...

Grazie per il sostegno

Sguardi tesi in attesa della proclamazione dei vincitori.

Alfred Guarriello (Cda Fondazione Cassa di Risparmio) si intrattiene con Stefano Scatà (membro della giuria fotografica).

Stile, autenticità e qualche spigolo: caratteristiche che si addicono a MMM Corones ma anche alle opere delle vincitrici.

Cosa: Assegnazione del Premio Media Alto Adige 2015 Dove: MMM Corones & Sichelburg Quando: 26 settembre 2015 L’evento: Anche quest’anno il Premio Media Alto Adige ha voluto premiare alcuni giovani europei che, con particolare talento e spirito d’osservazione, hanno saputo raccontare le peculiarità dell’Alto Adige in maniera autentica e accattivante. Il premio istituito nel 2004 è suddiviso in tre categorie: giornalisti, fotografi e blogger, ognuna delle quali è dotata di una giuria a sé stante. Quest’anno la cerimonia di premiazione è stata ospitata dal museo MMM Corones , con successiva cena di gala nel ristorante Sichelburg. Per scoprire partecipanti e vincitori basta (MH) andare sul sito: www.suedtirolmedienpreis.it

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loc ati o n

Ciak si gira... in Alto Adige Polanski, Pasolini, Trenker... sono solo alcuni grandi registi che hanno girato in Alto Adige. E se in passato produrre un film tra le Dolomiti era frutto del caso, oggi il merito va al Fondo per la cinematografia.

S

e oggi registi del calibro di Olivier Assayas, Giuseppe Tornatore, Oliver Hirschbiegel o Baltasar Kormákur scelgono di realizzare spezzoni di film o intere pellicole in Alto Adige, il motivo principale è da ricercare nel Fondo per le produzioni cinematografiche e televisive dell’Alto Adige: istituito cinque anni fa, è gestito dalla BLS (Business Location Alto Adige) che si occupa anche di tutto il settore filmico provinciale. «L’Alto Adige – aggiunge il direttore della BLS Ulrich Stofner – ha ovviamente anche altri argomenti forti che lo rendono interessante agli occhi delle produzioni cinematografiche e televisive italiane ed estere: un paesaggio straordinario con tante possibili location, la posizione centrale tra l’Europa settentrionale e meridionale, il plurilinguismo e il clima stabile». Va da sé che l’argomento più appetibile rimane il Fondo di sostegno, che può contare su una dotazione di cinque milioni di euro 36  m |

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decisamente alta rispetto alle regioni limitrofe. «Oggi come oggi in Europa è praticamente impossibile fare un film senza sovvenzioni. Le case di produzione quindi si guardano attorno in cerca di finanziamenti e vanno a girare là dove ci sono», spiega Stofner.

Il film come fattore economico Parallelamente all’attività di promozione e consulenza portata avanti dalla BLS, il fondo filmico è riuscito nel giro di pochissimi anni a stravolgere l’industria cinematografica e creativa locale. Il finanziamento provinciale infatti vuole essere innanzitutto un sostegno all’economia locale, perseguibile attraverso il cosiddetto “effetto territoriale”: in buona sostanza, una produzione viene finanziata solo se riesce a dimostrare di aver speso in Alto Adige una somma superiore a quella ricevuta, che di norma si attesta sul 150% del contributo concesso. Un effetto testimoniato dalla nuda realtà delle cifre: ad oggi sono stati sostenuti 135

progetti (per un totale di 1.925 giorni di riprese) che hanno lasciato all’interno dei confini provinciali la bellezza di 37 milioni di euro (dati aggiornati a luglio 2015). Ma c’è un altro aspetto, ancora più importante e duraturo, da sottolineare: il fondo provinciale promuove e fa crescere l’industria cinematografica locale.

Un settore in espansione Infatti, poiché le case produttrici che girano in Alto Adige sono obbligate a spendere sul posto i finanziamenti, ecco che per forza di cose devono servirsi delle strutture locali. E non parliamo solo di alberghi, ristoranti, autonoleggi e così via, ma anche di quei servizi prettamente cinematografici che, proprio grazie al fondo di finanziamento, negli ultimi anni sono spuntati e continuano a spuntare. Parliamo ad esempio di figure professionali come tecnico delle luci, location scout, truccatori e parrucchieri oppure di aziende specializzate in no-


La star hollywoodiana Jason Clarke mentre scala il ghiacciaio della Val Senales, che nel film diretto da Baltasar Kormákur diventa il monte Everest

positive ricadute economiche sul territorio si aggiungono altri effetti collaterali piacevoli per le zone interessate dalle riprese. Basti solo pensare alla pubblicità che viene data dalla stampa quando si parla di un film girato in Alto Adige, oppure alle persone che magari decidono di passare una vacanza nella nostra provincia proprio perché l’hanno conosciuta attraverso lo schermo, piccolo o grande che sia.

Terence, Til e Tobias

leggio di attrezzature cinematografiche, catering sul set, artigiani esperti di scenografie, ditte di production service e postproduzione. Per supportare questo sviluppo e aumentare la professionalità del settore, BLS organizza – in autonomia o in stretta cooperazione con partner locali – corsi di formazione in misura sempre più intensa. «Per noi è fondamentale che l’Alto Adige possa offrire all’industria cinematografica servizi di alta qualità. Per questo oltre alla nostra attività di Film Commission – spiega Christiana Wertz, direttrice del reparto Film Fund & Commission di BLS – operiamo affinché il settore diventi sempre più professionale».

Un esempio illuminante in tal senso è la fiction televisiva a episodi “Un passo dal cielo” con il celebre Terence Hill, che la Rai ha voluto ambientare in Val Pusteria. Già dopo la prima serie di puntate erano evidenti gli effetti sul turismo locale, e oggi si può parlare di una sorta di pellegrinaggio continuo verso

lo splendido lago di Braies. Anche nel film “Honig im Kopf”, diretto dal regista tedesco Til Schweiger e interpretato da Dieter Hallervorden, l’Alto Adige ha un ruolo tale da far venire voglia di venirci in vacanza. Dolomiti protagoniste – e non poteva essere altrimenti – nella pellicola di Wolfgang Murnberger “Luis Trenker. Der schmale Grat der Wahrheit”, con il noto attore Tobias Moretti nelle vesti del protagonista. Il film è stato girato in svariate località altoatesine tra cui l’Alpe di Siusi, Bolzano, Bressanone, Brunico e Merano. Tutti questi effetti positivi sul turismo in una location non possono che fare piacere, ma non devono far dimenticare quello che è l’obiettivo primario del fondo per la filmografia: il sostegno all’economia (BK) dell’Alto Adige.

Alto Adige sulla bocca di tutti La dimostrazione che il progetto concepito dal Fondo per la cinematografia sia vincente arriva dal numero sempre maggiore di produzioni realizzate in questi ultimi anni in Alto Adige. E alle

Nel 2015 il premio Oscar Giuseppe Tornatore ha girato il suo secondo film ambientato in Alto Adige, con Jeremy Irons (a destra) e Olga Kurylenko

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inn ova z i o ne

enertour, il verde non è mai stato così di moda.

L’iniziativa di marketing territoriale della Fondazione Cassa di Risparmio e del TIS innovation park negli anni è diventata un appuntamento immancabile per chi è appassionato o vuole avvicinarsi alle tecnologie “green”.

per i progettisti, gli architetti e gli installatori affezionati al mondo delle energie rinnovabili e di CasaClima, enertour® è sinonimo di un’esperienza all’interno e dietro le quinte delle tecnologie green “made in Alto Adige”. Nate otto anni fa, le visite guidate tecniche a impianti a fonte rinnovabile, a edifici CasaClima e a comuni 100% rinnovabili hanno coinvolto oltre 10.000 visitatori; gli enertouristi provengono soprattutto dall’Italia settentrionale e centrale ma ci sono stati partecipanti anche da Germania, Svezia, Moldavia e Giappone che hanno voluto visitare i progetti del settore energetico “made in Alto Adige”. La forza dell’iniziativa è che mette a confronto i partecipanti con i progettisti e i gestori/ committenti delle opere che visitano: gli enertouristi possono quindi soddisfare tutte le proprie curiosità ascoltando dal vivo le risposte alle proprie domande. «Senza i nostri partner in tutto l’Alto Adige – studi di progettazione, istituzioni e aziende locali – non avremmo potuto affrontare questo compito», sostiene Sepp Walder dell’Area Energia & Ambiente del TIS e padre dell’iniziativa.

«enertour vuole mostrare approcci innovativi ai diversi problemi che caratterizzano il settore energetico e informare i professionisti del settore sui sistemi energetici sostenibili ‘built in Alto Adige’», continua Sepp Walder. «Collaborare con i partner è irrinunciabile: loro sono infatti i responsabili degli oggetti visitabili e conoscono quindi tutti i dettagli tecnici ed economici. E così i programmi hanno mete interessanti», conclude Walder.

Il successo di enertour è garantito anche dalle mete, sempre diverse, che costituiscono degli esempi formativi per i partecipanti. Un esempio è il centro per l’idrogeno dell’Istituto per le Tecnologie Innovative IIT di Bolzano, uno dei pochi in Europa nel suo genere. Altre mete sono state, negli anni, la sede della Salewa a Bolzano Sud, l’Accademia Europea EURAC, diversi impianti di teleriscaldamento a biomassa, idroelettrici e di gassificazione del legno, impianti sperimentali come quello fotovoltaico dell’aeroporto di Bolzano dove vengono testati diversi

tipi di pannelli solari, quartieri sostenibili come Casanova o comuni al 100% rinnovabili e certificati “ComuneClima” come quello di Campo Tures. Le mete enertour non interessano solo i tecnici come gli ingegneri, gli architetti o i geometri, bensì anche gli studenti universitari e scolari o il personale dell’amministrazione pubblica interessato a implementare soluzioni “green” nei propri comuni, o ancora imprenditori di diversi settori come per esempio quello agricolo o quello edile. Questionari periodici mostrano che i clienti sono soddisfatti: nel 2014 il 91% dei partecipanti ha avuto spunti per la propria vita lavorativa, il 96% consiglierebbe la partecipazione. Il 61% dei partecipanti ha valutato gli enertour con un voto da molto buono a ottimo, il 36% invece ha espresso una valutazione buona. Per capire se queste iniziative hanno anche un riscontro economico per il territorio, nel 2015 il team del progetto ha spedito un sondaggio online a circa 600 clienti in tutt’Italia che avevano partecipato dal 2013 a metà 2015. Si è così potuto scoprire che, con una spesa di 225.000 euro affrontata dalla Provincia in tale periodo nel progetto, i

Lo sviluppo del marchio enertour®

nazionale dal Ministero per l’Ambiente italiano. Nome e logo vengono protetti. enertour vuole rafforzare il settore delle energie rinnovabili in Alto Adige e punta a diffondere soluzioni innovative nel settore energetico. Numero dei partner: ca. 10 Numero partecipanti/anno: 784 2008 enertour vince l’Alto Adige Marketing Award. 2012 L’iniziativa è attiva con successo su tutto il territorio altoatesino. Il nuovo logo attualmente in uso viene sviluppato in collaborazione con SMG e si orienta al marchio ombrello. In questo modo, da una parte enertour si in-

serisce graficamente bene nella famiglia altoatesina, dall’altra è un progetto esemplare per il tema strategico della sostenibilità. Partenza dell’iniziativa nazionale enertour4students, concorso d’idee per studenti universitari. Numero dei partner: ca. 90 Numero partecipanti/anno: 1.320 2014 In tutto finora hanno preso parte agli enertour più di 10.000 partecipanti. Numero dei partner: ca. 110 Numero partecipanti/anno: 1.549 2015 Partenza della nuova iniziativa enertour4schools per scuole medie, professionali e superiori.

2005 Viene condotto uno studio di fattibilità relativo al turismo energetico e ambientale in Alto Adige su incarico dell’Agenzia Provinciale per l’Ambiente e della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano. 2006 enertour dà il via ai primi enertour alle CaseClima in Alto Adige in collaborazione con Fiera Bolzano e l’Agenzia CasaClima. 2007 Il progetto enertour diventa parte della campagna europea “Sustainable Energy Europe”, coordinata a livello

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Le mete e i partecipanti enertour


Oltre alle centrali energetiche, enertour permette di conoscere da vicino edifici CasaClima assieme ad esperti del settore

partecipanti hanno investito nelle aziende “green” altoatesine ben 3,6 milioni di euro: un rapporto costi-benefici di 1:16. Questo vuol dire che 1 euro di spesa pubblica crea 16 euro di valore aggiunto per l’economia locale. In particolare si voleva capire se l’enertour fosse riuscito a contribuire alla diffusione dell’innovazione “made in Alto Adige” al di fuori dei confini provinciali. Ciò che salta maggiormente all’occhio è che il 69% dei partecipanti ha affermato che enertour ha suggerito soluzioni a cui non si era pensato – tra cui tecnologie, prodotti e fornitori.

enertour ha permesso al 55% degli intervistati di ampliare i fornitori possibili: dato molto incoraggiante, che trova conferma nel fatto che l’88% dei visitatori si rivolgerebbe a professionisti e/o aziende conosciuti durante i cicli di visite guidate. Inoltre i partecipanti hanno dovuto indicare se hanno dato incarico a un’azienda o se hanno comprato un prodotto conosciuti nell’ambito di un enertour. Il 28% degli intervistati ha risposto sì, ed è anche stato chiesto loro di indicare la quota dell’investimento: da qui si è quindi calcolato l’ammontare totale di 3,6 milioni di euro dal 2013 alla metà del 2015.

enertour per tutte le generazioni

enertour4schools in visita alla centrale di teleriscaldamento SEL a Bolzano Sud

enertour negli anni si è fatto sempre più ambizioso: l’iniziativa dovrebbe anche avvicinare i giovani alle competenze altoatesine sulle “green technologies”. Dopo l’inserimento sotto il marchio ombrello Alto Adige (vedi info box), è nato nel 2012 “enertour4students”, un concorso d’idee dedicato agli studenti delle università italiane. I 280 universitari da tutt’Italia che hanno partecipato finora hanno dovuto trovare una soluzione innovativa per risolvere il problema energetico italiano. In palio un soggiorno in Alto Adige per scoprire nuove tecnologie green e soluzioni innovative in ambito energetico, vivere il paesaggio e le prelibatezze dell’Alto Adige. Aziende leader

del settore delle energie rinnovabili hanno così stretto contatti con esperti del futuro. Per le future generazioni altoatesine, invece, dalla collaborazione di Fondazione Cassa di Risparmio, società elettrica altoatesina SEL e del TIS è nato nel 2015 “enertour4schools”, una visita guidata di mezza giornata sul tema dell’energia da fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica in edilizia. A condurre gli studenti delle scuole medie, professionali e superiori alle mete delle visite è un autobus innovativo: alimentato a idrogeno proveniente da fonti di energia rinnovabile. Le visite guidate, oltretutto, vogliono essere uno strumento di sensibilizzazione verso i più piccoli: è importante infatti che i bambini e i giovani capiscano in tempo quanto sia rilevante l’economia energetica per l’Alto Adige e le prospettive lavorative interessanti che offre questo settore. «Se agli altoatesini – e soprattutto ai giovani – mostriamo dal vivo le sfide che presenta la produzione di energia, useranno l’energia con maggiore consapevolezza», spiega il presidente di SEL Wolfram Sparber, che sottolinea: «e un rapporto consapevole e sostenibile con l’energia è il presupposto più importante affinché l’Alto Adige possa raggiungere gli obiettivi che si è posto nell’ambito della tutela del clima e in (AB) ambito energetico». – 2015 | M  39


ne ll’o cc h i o de i m edi a

Dicono di noi. Il progresso dell’Alto Adige visto (e raccontato) attraverso l’essenzialità delle cose: un tour in mountain bike, il sesto museo di Reinhold Messner, le antiche varietà di ortaggi riscoperte e il fascino eterno del Graukäse. Deutschland: GEO Saison Monatliches Reisemagazin – Unter dem Titel „Südtirol: Die Zacken in Italiens Krone“ geht es auf ganzen 30 Seiten um Südtirol: Zuerst geht es für Annette Rübesamen mit dem E-Bike durch die Dolomiten, danach erkundet sie die Genuss- und Kulturstadt Bozen. Ausgabe: Juni 2015

UK: The Daily Telegraph Newspaper and online – The Daily Telegraph published an article about the opening of the MMM Corones, Reinhold Messner’s newest museum and describes how Messner completed his mission to build six museums throughout South Tyrol. Edition: August 2015 Italia: SETTE del Corriere della Sera

Settimanale – Nella serie di articoli ispirati ad EXPO 2015, il settimanale del Corriere della Sera racconta alcuni prodotti alimentari altoatesini: dallo speck prodotto rigorosamente secondo tradizione, a verdura e frutta rara, passando per il progetto RegioGrano fino al Graukäse della Valle Aurina. Edizione: luglio 2015

Deutschland/weltweit:

Off the path Online-Reiseblog – Sebastian Canaves, einer der bekanntesten deutschsprachigen Reiseblogger (www.off-the-path.com) und Buchautor, macht einen Abenteuerurlaub in Südtirol, zwischen Adrenalin und Genuss. Online seit 31. Juli 2015 40  m |

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Österreich: ORF 2 TV-Sender – Eine Woche lang reiste ein Redaktionsteam von ORF 2 durch den Vinschgau und das Meraner Land. Täglich wurde für das TV-Format „Heute Leben“ berichtet: vom Knottnkino, vom Ganthalerhof beim Schüttelbrot Backen, vom Kräutergarten von Siegi Platzer, von den Laaser Marmorbrüchen und der Haflingerhengststation bei Schloss Baslan. Ausstrahlung: 17. – 21. August 2015


Norway: Reiselyst Travel magazine – Reiselyst is Norway’s biggest travel magazine. It also cooperates with one of the most important national newspapers (Dagbladet) and the biggest weekly in Norway (Se&Hør). In this issue there is a special about Italy, with a two page article about South Tyrol, writing especially about the beauty of the Dolomites. Edition: March 2015

Netherlands: TULP

Lifestyle magazine – TULP magazine is a Dutch (high end) glossy lifestyle magazine for women and men that is published three times a year with a circulation of 45,000. Journalist Gina Pesulima describes how she experienced a relaxing South Tyrolean holiday for the first time. The wellness in South Tyrol is well rated by TULP. Edition: March 2015

Italia: Mini

Pagina web – La giornalista e blogger Paola Corini (www.meravigliapaper.com) è responsabile del sito della nuova Mini cinque porte e ha prodotto assieme a una troupe una serie di 5 video con personaggi speciali in tutta Italia. Per l’Alto Adige è stato scelto Harald Gasser con le sue verdure antiche. Online da maggio 2015

Poland: National Geographic Travel magazine – The National Geographic Traveler Adventure Team organized a trip to South Tyrol in May 2015 for four readers who love adrenaline, travelling and photography. In the company of Jacek Boniecki – famous Polish photographer – they drove off-road jeeps, went cycling, river rafting and climbing in the South Tyrolean Dolomites. Edition: July 2015 – 2015 | M  41


… come Messner

Reinhold Messner non serve cercarlo: c’è. Quando si parla di montagna e di alpinismo in senso lato e in senso stretto, lui c’è sempre. Ed è sempre pronto a dare risposte sicure e affidabili. e se proprio vogliamo cercarlo, allora scriviamo il suo nome su Google e in mezzo secondo appariranno 561.000 risultati, tra cui 1.400 per libri scritti da lui o che parlano di lui e 304 risultati per applicazioni; se invece cerchiamo un video, in appena 0,16 secondi Google ci spiattella 56.800 link. Alpinista, visionario e contadino, Messner è tornato prepotentemente alla ribalta con la sua attività di fondatore di 42  m |

– 2015

musei. In occasione del 70° compleanno del celebre scalatore, il settimanale tedesco Focus e la rivista austriaca News si occupano del tema del marchio e citano a più riprese Reinhold Messner. In Italia invece lo scorso febbraio il Corriere della Sera scriveva: “... Reinhold Messner: un nome che, per gli appassionati del settore, rappresenta la sicurezza di un marchio di qualità…”! Messner: un nome, un (ATS) marchio. Vincente.

www.messner-mountain-museum.it


“Il marchio è l’unica lingua veramente internazionale, è l’esperanto del commercio” Jean-Noël Kapferer Esperto di marchi e sociologo francese


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