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In caso di mancato recapito restituire al CPO di Bolzano – Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in A.B. – 70% NE/BZ, Tassa Pagata/Taxe Perçue

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Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige aprile / maggio / giugno 2014

l’eterna forza delle storie Nel corso della sua frenetica evoluzione, la comunicazione sta riscoprendo l’antica arte della narrazione


fans hanno letto un post del 9 gennaio 2014 sulla pagina Facebook “Südtirol bewegt - Alto Adige da vivere” dedicato allo stato della neve sulle piste dell’Alto Adige

» I fans dell’Alto Adige su Facebook, Twitter, Youtube, Pinterest e Google+ sono in tutto 167.672 . (Fonte: Statistics Facebook/ Twitter/Pinterest/Google/YouTube)


Storie reali in un mondo virtuale «Il linguaggio è, subito dopo il bacio, il mezzo di comunicazione più eccitante che l’uomo abbia potuto inventare», recita un detto di grande saggezza ma rimasto purtroppo anonimo. Ed è grazie alla sapiente arte di modellare le parole, le immagini e i suoni, che vogliamo raccontare l’Alto Adige in maniera nuova e intrigante. Grazie a quella tecnica di comunicazione che una volta si chiamava narrazione e oggi si chiama Storytelling, siamo riusciti a mostrare l’Alto Adige da punti di vista inusuali, facendo scoprire aspetti per certi versi sorprendenti. Le storie che raccontano l’Alto Adige prendono vita attraverso le più svariate forme che mette a disposizione il mondo digitale: immagini, testi, audio, grafica e video. Va da sè che l’interazione con - e attraverso - l’utente non è solo possibile ma è anzi auspicabile, all’insegna del famoso motto: i mercati sono conversazioni. Malgrado sui mercati azionari sia ormai tutto digitalizzato, nel frenetico mondo economico capita ancora che a fare la differenza siano i rapporti interpersonali. In molti casi infatti, a portare a buon fine un affare tra persone che parlano lingue diverse e provengono da nazioni e culture diverse, è proprio la comunicazione. I clienti, non dimentichiamolo, sono e rimangono persone. Già oggi la comunicazione moderna cerca di collegare il mondo digitale con la vita reale: ora spetta a noi usare in maniera intelligente queste opportunità. Greti Ladurner, direzione generale di SMG

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Convegno Serale 15 Maggio 2014 Forum Bressanone

Giornata del convegno 16 Maggio 2014 Abbazia di Novacella

Giornata dei seminari 17 Maggio 2014 Abbazia di Novacella

L’arte della trasformazione Il convegno per un’economia sostenibile Durante le giornate della sostenibilità avrete modo di apprendere le esperienze e il sapere... …di oltre 30 esperti dall’Italia e dall’estero …di come sia possibile riorganizzare la vostra azienda …per l’innovazione e la creazione di nuovi modelli di business …di come la sostenibilità possa funzionare veramente …di come i diversi settori possano intraprendere un percorso di trasformazione …di oltre 500 partecipanti che come voi sono interessati alla tematica della sostenibilità

Oltre 30 relatori ed esperti dall‘Italia e dall‘estero, tra i quali:

Pavan Sukhdev

Giulio Bonazzi

Harald Welzer

Maurizio Pallante

Leonardo Becchetti

Oskar Messner

Stefan Pan

Mathias Schüz

Arno Kompatscher

Georg Emprechtinger

Carla Poli

Stefano Zamagni

Silke Helfrich

Gert Lanz

Thomas Michael Haug

Uli Rubner

Harald Gasser

Joe Brewer

Organizzatori:

Iscrizioni e programma:

www.thinkmoreabout.com info@thinkmoreabout.com Tel. +39 0472 83 55 88


Sommario COPERTINA: La comunicazione

MARKETING

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22 Le storie come cavallo di Troia

Sempre connessi Mai come oggi la comunicazione è così importante. Per tutti, nessuno escluso.

16 L'intervista Per Florian Drahorad la comunicazione ha bisogno essenzialmente di strategie e contenuti validi.

18 L'importante è esserci Per le aziende i Social Media servono a restare in contatto con i clienti.

20 Non chiamatela pubblicità Evviva lo Storytelling, la buona e antica arte di raccontare le storie.

del marchio Anche la comunicazione dell'Alto Adige punta sullo Storytelling.

25 I tempi sono maturi per la Smart Tv Non solo televisione ma strumento di dialogo tra persone e apparecchiature.

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Dall'Alto Adige nel mondo Una rete di esperti per le aziende che vogliono fare esportazione.

34 L'importanza di sapersi vendere Un polo economico deve corrispondere ad un sistema di vita funzionante.

Rubriche 6 7 28 31 36 38 40 42

mailbox made in alto adige uno sguardo oltre i confini l'opinione menti mercato nell'occhio dei media m come media

BLS – Business Location Alto Adige Spa, Passaggio Duomo 15, 39100 Bolzano EOS – Organizzazione Export Alto Adige, via Alto Adige 60, 39100 Bolzano SMG – Agenzia Alto Adige Marketing, piazza della Parrocchia 11, 39100 Bolzano TIS – innovation park, via Siemens 19, 39100 Bolzano Direttrice responsabile: Maria Cristina De Paoli | Caporedattore: Andreas Tschurtschenthaler | Redazione: Martin Bertagnolli, Astrid Brunetti, Maria C. De Paoli, Bettina König, Ariane Löbert, Petra Oberhuber, Sabrina Schenk, Heiko Schoberwalter, Cäcilia Seehauser | Coordinamento: Cornelia Kupa | Traduzioni: Paolo Florio | Layout: succus. comunicazione | Design Consult: Arne Kluge | Fotografie: Copyright ZDF, FIAT USA, Alex Filz, IKEA Ltd, Sandra Mohr, Giorgio Moretto, Ogilvy & Mather, Vera Schwarz, Shutterstock, Sebastian Stocker, Tappeiner, Tirol Werbung | Illustrazioni: Licia Zuppardi | Infografica: no.parking comunicazione | Revisione testi: Ex Libris Genossenschaft | Prestampa: typoplus, via Bolzano 57, 39057 Frangarto | Stampa: Karo Druck, Pillhof 25, 39057 Frangarto | Per non ricevere più questa rivista è sufficiente inviare una mail specificando il proprio indirizzo a m@suedtirol.info | Registrazione c/o il Tribunale di Bolzano n. 7/2005 del 9 maggio 2005.

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ma ilbox

vengono più volentieri in Alto Adige e sapere cosa si aspettano da una vacanza nella nostra provincia. Ma per avere successo è altresì importante avere il polso delle tendenze dominanti e capire quali potrebbero essere i nuovi gruppi target. In quest'ottica Alto Adige Marketing (SMG) ha elaborato le più recenti ricerche di mercato e di tendenza, mettendole a disposizione degli interessati sotto forma di documenti da scaricare. I documenti racchiudono gli esiti più rilevanti degli studi e contengono utili informazione per il loro utilizzo con riferimento alla realtà altoatesina. www.smg.bz.it/ricerchedimercato

UN’IDEA TIRA L’ALTRA Open Innovation Alto Adige

L’Alto Adige si sta sempre più posizionando come set naturale per produzioni cinematografiche.

Consulenza giuridica

Il cinema di casa nostra

HELP DESK. Altri paesi, altre usanze. Le aziende che hanno rapporti commerciali con l’estero dovrebbero essere informate sulle normative vigenti nei Paesi in cui operano. Contratti stipulati con clienti esteri, rapporti d’affari con agenti di commercio all’interno della Comunità Europea o con un distributore residente in un Paese non UE: in qualunque occasione di parli di estero, è sempre meglio sapere a cosa si va incontro, anche in materia di garanzie e responsabilità sui prodotti. L’Export Help Desk di EOS fornisce alle aziende interessate un servizio di consulenza di base su vari aspetti giuridici, e in caso di contratti particolari si ricorre a consulenti esterni che analizzeranno le esigenze delle singole aziende. Da non sottovalutare che in questi casi è prevista una sovvenzione pari al 70 per cento. Info: Thomas Lunger, tel 0471 945 763, thomas.lunger@eos.handelskammer. bz.it

UN SET NATURALE. Anche quest’anno il festival “Bolzano Cinema” proporrà la rassegna “Made in Alto Adige”, che dal 9 al 13 aprile proietterà 6 film girati interamente o in parte nella nostra provincia e finanziati dal fondo altoatesino per il cinema. La rassegna dedicata al cinema “Made in Alto Adige” è stata inserita nel programma di “Bolzano Cinema” l’anno scorso ed ha subito riscosso un buon successo. Per l’occasione la Business Location Alto Adige (BLS) confeziona una brochure con le produzioni in programma e presenta tutti gli altoatesini che hanno partecipato alla realizzazione delle opere cinematografiche. www.filmtage.it

L’aiuto per chi lavora all’estero

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Il “Made in Alto Adige” a Bolzano Cinema

INNOVAziONe. Un packaging innovativo per uova, un nuovo design per un letto “in crescita” o una confezione con gli ingredienti dei canederli per farseli da soli: queste sono solo tre delle dieci soluzioni che hanno vinto i concorsi di Open Innovation Alto Adige. La piattaforma on line che promuove concorsi d’idee è stata ideata dall’Associazione Provinciale degli Artigiani (APA) e dal TIS Innovation park insieme ad altri partner per supportare i processi d’innovazione e sviluppo delle PMI locali. Le aziende mettono in palio un premio per chi, all’interno della community degli utenti registrati, riesce a risolvere un problema, ad esempio come confezionare le uova o proporre lo speck in modo innovativo: grazie allo stimolo del concorso, la community è motivata a sviluppare nuove idee e soluzioni. Alla fine una giuria valuta i contributi e individua il vincitore. Nata nel 2012, finora la piattaforma è stata visitata oltre 608.000 volte da 120 Paesi e ha (BK) raccolto oltre 1000 idee. https://www.openinnovation-suedtirol.it

Mercati & tendenze

La ricerca a portata di clic

Information. Prima di decidere quali misure di comunicazione adottare, è molto utile per le strutture turistiche altoatesine conoscere quali fasce di turisti

Un prodotto di qualità deve anche essere confezionato in maniera adeguata.


MADE IN alto adige

la scheda

Progetto: Caratteri tipografici

Il progetto più importante ������������� Strada, una famiglia di caratteri con più di 20 tagli Il più alto riconoscimento. �� 2003 Certificate of Excellence in Type Design from the Type Directors Club” nella categoria regina “Super Family” a New York Attività di docenza �������������������������� Politecnico Milano, ISIA Urbino, WDA Innsbruck Albert Pinggera, type designer della Val Passiria, si appassiona ai caratteri tipografici negli anni '80 per merito del padre, pittore di insegne. La collaborazione con la prestigiosa agenzia di comunicazione MetaDesign di Berlino e con altri grandi nomi del settore come Luc(as) de Groot ed Erik Spiekermann lo spinge ad iscriversi alla Royal Academy of Art dell’Aia. Le sue grandi capacità e la cura quasi maniacale dei dettagli hanno reso il carattere per moduli bilingui “Strada”, realizzato per sua tesi, uno dei font più apprezzati degli ultimi decenni. Pinggera ama associare il lavoro artigianale con la carta - o perfino con la pietra - alle elaborazioni al computer. Per lui la cosa più affascinante è vedere come le forme prendano vita dapprima con svariati utensili e materiali per poi trasformarsi in forme digitali, capaci di funzionare su siti web e applicazioni. In Pinggera la creatività allo stato puro si abbina ad uno scrupoloso lavoro di ricerca, che gli ha permesso di realizzare caratteri particolari come quelli per i titoli di un film o per il corporate design di una grande multinazionale.


COPERTIN A : LA COMUN IC A Z IONE | Sempre connessi

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sempre connessi In principio furono i segnali di fumo, oggi impazzano gli smartphone e Facebook. E chissà cosa ci riserva il futuro in fatto di comunicazione. Il presente intanto ci dice che i media tradizionali hanno ormai il fiato corto e che anche le aziende devono cominciare a fare i conti con la crescente multimedialità. Testi: Maria Cristina De Paoli Illustrazioni: Licia Zuppardi

«Che cos’è quella cosa?», chiede Stefano (9 anni) indicando col dito una cabina telefonica fuori uso nella piazza di Cornaiano. Quando gli si dice che cos’è, il bambino aggrotta la fronte perplesso: «E a cosa diavolo serve?» Basterebbe questo esempio, per capire quanto sia cambiata la comunicazione nell’arco di una sola generazione. Laddove il passaggio dalla telefonia via cavo a quella mobile rappresenta solo un aspetto, seppur fondamentale, di questa rivoluzione epocale. Nei primi anni Novanta fu Internet a sconvolgere il mondo aprendo nuovi orizzonti; oggi – a neanche 15 anni di distanza – è il web 2.0 a dettare legge con i suoi forum, blog, social media e compagnia bella. Il fax e la cartolina dal mare sono ormai preistoria, ma anche carta stampata e televisione cominciano a perdere colpi, e persino i rapporti personali non sono più quelli di una volta. Oggi le emozioni vengono spiattellate in tempo reale su Facebook, e i documenti viaggiano solo per posta elettronica. Sul telefonino arrivano mail, messaggi e news a tutto spiano e il buon vecchio bar dove si

scambiavano quattro chiacchiere è stato rimpiazzato dalla chat room.

Lo spauracchio dell'obsolescenza Neanche il tempo di parlare del presente, ed è già passato. Sul web si legge sempre meno e si guarda sempre più. Le parole hanno lasciato il posto a foto e video, e persino i grandi protagonisti degli ultimi anni stanno perdendo popolarità. Il sito web del futuro non avrà nulla a che fare con la brochure digitale di oggi, e anche le e-mail sentono aria di prepensionamento. Ciò che fino a oggi ha accelerato e semplificato la comunicazione, adesso appare come farraginoso e poco produttivo. Alcune aziende hanno già detto addio alla posta elettronica ripiegando sui social network. Le povere mail poi sono addirittura disprezzate da teenager e ventenni: sentite questa. Nel 2011, nell’ambito del progetto pilota “A scuola con un touch”, sono stati distribuiti in tuttol'Alto Adige 360 tablet ad altrettanti scolari. «Inizialmente abbiamo comunicato con i ragazzi tramite e-mail – racconta Patrick Ohnewein del TIS innovation park » A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M   9


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che ha collaborato al progetto – ma ben presto ci siamo accorti che non ci rispondeva nessuno, per il semplice motivo che nessuno leggeva le mail. Quando abbiamo cominciato a comunicare tramite Facebook, allora sono arrivate le risposte». Ciò non impedisce tuttavia che anche il social network partorito da Mark Zuckerberg abbia i suoi bei grattacapi: è vero che a fine 2013 Facebook ha toccato il picco di 1,23 miliardi di utenti attivi, ma è altrettanto vero che sempre più fans giovanissimi stanno tagliando la corda, perché la piazza virtuale è ormai affollatissima di genitori e nonni e quindi non è più “cool” come una volta. «L’unico denominatore comune della comunicazione odierna è che tutto cambia in fretta», conferma il giornalista bolzanino Luca Sticcotti, redattore del portale altoatesino di informazione e social network “salto.bz”. «D’altronde stiamo parlando di un contesto che per sua natura è molto dinamico». Ad accelerare ulteriormente il settore della comunicazione ci si mette anche la tecnologia, che a getto continuo sforna apparecchiature, piattaforme e applicazioni sempre più sofisticate che conquistano nuove fasce di consumatori e offrono ulteriori opportunità. Per Sticcotti comunque l’aspetto

più rilevante è il cambiamento paradigmatico nella comunicazione, che da monologo a senso unico è diventata un dialogo paritetico. Da off line che era, il pianeta Terra si ritrova oggi ad essere on line 24 ore al giorno. Solo che il rapporto tra mittente e destinatario si è capovolto. «Fino ad oggi i lettori, gli ascoltatori e gli spettatori erano bombardati incessantemente dai media con informazioni e pubblicità, e la loro unica controffensiva consisteva in una lettera al giornale o una telefonata ad una trasmissione tv», sostiene Luca Sticcotti. Oggi invece l’apporto del pubblico alla discussione è decisamente più attivo: «Prendiamo ad esempio la partecipazione di Arno Kompatscher alla trasmissione televisiva “Porta a porta”: salto.bz ci ha fatto un articolo e la comunità ha subito reagito in massa. Poi è successo che i trentini si sono dimostrati più arrabbiati degli altoatesini per l’attacco all’autonomia, e allora la nostra redazione ha deciso di far cambiare direzione al dibattito. Ad un certo punto qualcuno ha parlato di “Belluno” e allora il tema della discussione è cambiato di nuovo». In casi come questi ad affascinare i giornalisti è la dinamica della discussione ma anche il fatto che su Internet tutti

L a r i vo luz i o n e è mo b i l e Presto ci saranno più smartphone che persone A fine 2013 sul pianeta Terra vivevano 7,2 miliardi di persone, equamente distribuite tra centri urbani e periferia. Alla stessa data si contavano 2,5 miliardi di persone dotate di connessione Internet e ben 6,8 miliardi in possesso di un telefonino. Insomma la cosiddetta “penetrazione mobile” ha superato la soglia del 90% dell’umanità, mentre la stragrande maggioranza dei cellulari acquistati di recente (85%) permette di navigare sul web. E poiché questi dati tendono ad aumentare, gli analisti ipotizzano che nel 2016 il numero degli smartphone toccherà quota 10 miliardi, superando quindi la popolazione mondiale. Per certi versi impressionante anche l’avanzata dei tablet: nel solo 2013 ne sono stati venduti oltre 220 milioni di pezzi. Interessante anche l’utilizzo che viene fatto dei vari apparecchi: lo smartphone serve a restare connessi mentre si è in giro, il tablet viene usato per scaricare informazioni a casa e sul posto di

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possono dire la propria, non solo i soliti noti ma anche il pensionato, il giornalaio o la studentessa della porta accanto. «Se dici qualcosa di sensato e dimostri di essere competente, allora anche la tua voce sarà ascoltata».

A caccia di stakeholder Per essere là dove sono tutti, bisogna essere connessi, sintetizza Sticcotti. E le cifre gli danno ragione: sulla Terra si contano 2,5 miliardi di connessioni Internet e due miliardi di persone che usano i social media (vedere box). «Io stesso pubblico sempre i miei articoli anche su Facebook, e capita spesso che siano più letti e più commentati di quanto non accada su salto.bz». Da notare anche che il 40% di tutti i follower si collega a questo portale di informazione locale tramite smartphone: «I nostri articoli vengono letti la mattina alla fermata dell’autobus, durante la pausa pranzo o la sera durante il rientro a casa». Ancora qualche dato significativo: tra New York e Pechino, Stoccolma e Città del Capo si contano la bellezza di 6,8 miliardi di cellulari, l’85% dei quali è dotato di connessione Internet. Ad ogni modo i cambiamenti nel mondo della comunicazione non sono un affare che riguarda solo le redazioni

lavoro oppure come schermo aggiuntivo per il televisore, e tutto questo erode sempre più la supremazia dei classici pc. Ma cosa ci fa tutta questa gente su Internet? L’83% dei navigatori utilizza i motori di ricerca, il 68% delle persone fa shopping e il 62% usa il web per tenersi aggiornato su quanto accade nella propria regione. Per quanto riguarda i social network, il numero degli utenti è arrivato a quota due miliardi; i posti dove vengono maggiormente utilizzati sono l’America del Nord (56%), la Germania (44%), il Brasile (43%) e Shanghai con il 48 per cento; fanalino di coda la Russia con il 5% appena. Le comunità virtuali sono frequentate prevalentemente da teenager e ventenni, ma sono in crescita anche le fasce di età 30-49 anni e gli over 50. Gli argomenti più gettonati delle conversazioni riguardano la sfera privata e l’intrattenimento, mentre in Germania un utente su cinque frequenta la Community per tenersi informato sui fatti di cronaca. Fonte: Indagine on line ARD/ZDF


dei giornali, ma stanno rivoluzionando anche il settore delle pubbliche relazioni e della pubblicità. Ancora oggi l’economia tende a comunicare più che altro il proprio punto di vista, e solo di rado prende in considerazione le richieste e i suggerimenti di gruppi esterni. Si può comunque notare una chiara tendenza delle aziende ad avvicinarsi sempre più ai loro stakeholder, con l’obiettivo finale di poterli raggiungere in maniera diretta e in qualsiasi momento. Per farcela è necessaria una nuova strategia che preveda come massima priorità un rafforzamento della comunicazione on line, alla luce del fatto che clienti, fornitori, creditori ma anche moltiplicatori e decision maker fanno uso quotidiano di sms, mail, social network e Google. Ma anche l’immagine sta diventando sempre più importante: le persone vogliono parlare con altre persone, sentire le loro storie, ed ecco che imprenditori e dipendenti si trasformano in testimonial diventando il volto stesso della propria azienda, una sorta di logo aggiuntivo. L’obiettivo è sempre quello: fidelizzare il cliente e accrescere la reputazione del marchio. E i contenuti? A questo punto è inevitabile che anche per loro sia giunta

l’ora di una revisione. Certo il tema dominante continua ad essere l’attività di chi si fa pubblicità, ma si comincia sempre più a parlare di questioni socio-politiche, come risulta da un’indagine condotta presso le 500 aziende più grandi della Germania. Va da sé che per farsi vedere e ascoltare dal popolo del web è fondamentale la qualità dei contenuti. Oggi infatti il consumatore è di gran lunga più informato e ricettivo di quanto non lo fosse 20 anni fa, ma al contempo è diventato più impermeabile alla pubblicità. Tornando alle aziende, cresce anche la voglia di essere più trasparenti e corrette dal punto di vista etico. «Ragion di più – sottolinea l’esperto della communicazione Harald Plieger – per confezionare contenuti e pubblicità ancora migliori ed elaborare comunicati stampa che contengano veramente notizie. E per tutto questo c’è bisogno di professionalità: facendo tutto da soli può anche andare bene, ma richiede tempo ed è rischioso». Non bisogna infatti dimenticare che Facebook e Twitter sono una manna fino a quando gli utenti – fans o follower che siano – non iniziano a bombardare l’azienda con commenti negativi. Il problema è che quando si scatena una rea- »

Social Media power Il caso Winner Taco Le petizioni sul web sono quasi sempre contro qualcosa: gli ormoni nelle creme della Nivea o i prodotti Nestlé nei mercati bio, i programmi di istruzione e i body scanner. E capita pure che si lancino petizioni on line contro le petizioni on line, come nel caso del conduttore televisivo Markus Lanz. Non è mai stato così facile protestare come oggi, ma bisogna dire che il web può anche essere utilizzato per scopi costruttivi come insegna il caso Winner Taco. Lo snack gelato dell’Algida fu lanciato sul mercato italiano a fine anni ’90, ma ben presto dovette fare largo all’agguerrita flotta dei Magnum. Bene: nel 2011 su Facebook qualcuno crea la pagina “Ridateci il Winner Taco” che ben presto totalizza 95.000 sostenitori, i quali a gennaio 2014 esultano quando Algida (gruppo Unilever) annuncia il ritorno dell'amato biscotto gelato. È proprio il caso di dire che, nella vicenda del Winner, il vero Winner sia stato Facebook. Ma anche Algida ha avuto il suo bel tornaconto da questa vicenda.

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S O C IA L ME D IA Istruzioni per l’uso Prima premessa: non è scritto da nessuna parte che un’azienda debba essere presente su tutti i social media. È invece auspicabile che sappia quali sono le opportunità a disposizione. Seconda premessa: il mondo di Facebook, Twitter & Co. è in continua evoluzione. Periodicamente nasce qualche altra nuova comunità virtuale e il numero degli utenti è di conseguenza molto variabile. I dati in nostro possesso alla chiusura di questo magazine, ad esempio, magari tra due mesi saranno già superati. Anche per questo tutte le informazioni che trovate in questa pagina hanno l’unico scopo di offrire un quadro indicativo della situazione. FACEBOOK Il più grande social network del mondo continua a crescere, soprattutto grazie agli utilizzatori di tecnologie mobili, ed a fine 2013 contava 1,23 miliardi di iscritti. Solo le fasce di età più giovani sembrano segnare il passo. Facebook è lo strumento ideale per cercare di contattare nuova clientela, per fidelizzare il portafoglio clienti o per promuovere prodotti. Su Facebook è possibile creare account privati ma anche pagine commerciali, che possono essere linkate ai siti aziendali. GOOGLE+ A due anni dalla nascita, il social media di Google cresce ad una velocità persino superiore a Facebook. Gli ultimi dati parlano di 540 milioni di utenti attivi. Google+ è al contempo un canale commerciale e di informazione, che si può utilizzare per scopi privati e lavorativi. A differenza di Facebook però, su Google+ non è necessario decidere chi ammettere nella propria rete di amici o meno: con il suo sistema di

cerchie, Google+ permette di ripartire i contatti in vari gruppi. TWITTER Nel web il tweet è l’equivalente di un sms per un telefonino. Il portale dell’uccellino, giunto a quota 230 milioni di utenti attivi, è ideale per notizie flash, brevi commenti, annunci o cronache dal vivo di eventi vari. La domanda è: cosa si riesce a comunicare in 140 battute, la lunghezza massima consentita per un tweet? Risposta: molto, perché i limiti imposti dal sistema obbligano gli utenti ad essere concisi ed essenziali. I tweet, nei quali è anche possibile linkare un sito esterno, sono accessibili solo agli utenti registrati. WHATSAPP Il programma di messaggistica WhatsApp è attualmente utilizzato da 400 milioni di persone. Il servizio mobile di chat permette di inviare brevi messaggi, immagini e video. LINKEDIN Con oltre 200 milioni di utenti e una media di due nuovi ingressi al secondo, LinkedIn è il più grande business network del mondo. Quotata in borsa, la piattaforma funge prevalentemente da strumento per allacciare e curare contatti di tipo professionale nonché per il reclutamento di nuovi collaboratori. LinkedIn viene percepito come il “network per adulti”. XING Xing è una piattaforma di relazioni professionali che permette di cercare e offrire posti di lavoro, collaboratori e partner d’affari. Attualmente il network nato ad Amburgo conta oltre 13 milioni di contatti nel mondo.

YOUTUBE Ogni mese il portale YouTube viene visitato da un miliardo di persone. Sul sito è possibile caricare video, spot e clip promozionali che grazie al collegamento con altri network vengono diffusi in maniera virale: ogni utente che consiglia un video a un amico, lo mette a disposizione di tutti i suoi contatti. INSTAGRAM Secondo le ultime stime sono 200 milioni le persone che si avvalgono dell’applicazione Instagram, che permette di caricare e condividere foto e brevi filmati. Si calcola che giornalmente vengano caricate 55 milioni di immagini. PINTEREST Il social network Pinterest permette agli utenti registrati di caricare foto e condividerle con altri iscritti. Il fatto di poter caricare anche immagini a scopi commerciali, con tanto di link ai negozi di shopping on line, rende interessante per le aziende questa piattaforma usata da 70 milioni di persone. SNAPCHAT Snapchat è un servizio di messaggistica che distrugge messaggi, foto e video alcuni secondi dopo essere giunti a destinazione. Malgrado questa caratteristica – o forse proprio grazie a essa – l’applicazione è molto apprezzata, soprattutto tra i giovani, e ogni giorno vengono inviati 150 milioni di scatti. TUMBLR Tumblr è una piattaforma di microblogging e social networking molto usata dai giovani utenti del web per pubblicare foto, testi e video. I blog attualmente ospitati dalla piattaforma sono circa 139 milioni. Fonte: TIS innovation park


zione di massa, ancorché non rivolta ad argomenti sostanziali, ad un certo punto entrano in scena anche i “guastatori” e la frittata è fatta. McDonalds e Deutsche Bahn, Dell e Nestlé sono solo alcune delle vittime illustri di queste “Shitstorm”.

Un po’ di attenzione non guasta L’utilizzo sempre più frequente dei social network da parte delle aziende è un fenomeno globale. E in Alto Adige come va? «Come altrove, anche da noi ci sono alcune aziende che lavorano bene in rete», informa Thomas Moriggl, presidente dei Giovani Imprenditori altoatesini. «Tante altre però si muovono con i piedi di piombo perché hanno paura delle critiche». Tutte comunque farebbero bene ad informarsi sui social media. Perchè: «Piaccia o non piaccia, ormai fanno parte della vita quotidiana di un’azienda». Secondo Moriggl il problema non sono i costi: «Proprio per le piccole ditte i canali digitali rappresentano un ottimo strumento per comunicare con i clienti e accrescere la propria notorietà senza dover investire tanti soldi in pubblicità». Il punto come sempre è che bisognerebbe sapere esattamente chi si vuole raggiungere sul web e comportarsi di conseguenza: «Gli utenti dei social network reagiscono immediatamente quando si accorgono che qualcuno è poco credibile». E poi ci vuole pazienza: «Per farsi largo nel web bisogna parlare di cose utili alla gente, e questo richiede tempo». Nella propria azienda di famiglia, la Moriggl srl di Glorenza, è proprio Thomas Moriggl ad occuparsi delle relazioni virtuali: «Siamo troppo grandi per non fare nulla e troppo piccoli per pagare appositamente un dipendente, spiega il titolare della ditta venostana. «Con la nostra presenza su varie piattaforme digitali vogliamo creare empatia. Non mostriamo prodotti e non facciamo pubblicità, ma parliamo delle persone che lavorano nella nostra azienda o nell’indotto». Tutte queste cose il comparto turistico le sa da lungo tempo. «Da anni ormai le nostre strutture ricettive si confrontano con le critiche su Internet», afferma Elmar Premstaller, responsabile IT dell’Unione Albergatori e Pubblici esercenti (HGV) introducendo il »


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i l w e b e l a P r i va c y Come tutelare la propria sfera privata Quando qualche anno fa Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, annunciò urbi et orbi che l’epoca della sfera privata era ormai agli sgoccioli, in tanti gridarono allo scandalo. Zuckerberg però era stato buon profeta: oggi basta farsi un giro sui social network come Facebook, YouTube o WhatsApp per farsi un’idea della sfrenata voglia di mettersi in mostra da parte degli utenti. Sui profili ormai i naviganti non si limitano a rivelare luogo di residenza, cibi preferiti e preferenze sessuali, ma raccontano dove vanno in ferie, a quali feste partecipano e chi incontrano. Tutto quello insomma che riguarda la tutela dei dati personali qui va a farsi benedire. Gli aspetti giuridici che regolano il web sono estremamente complessi e diversi da nazione a nazione, e anche il problema è percepito in maniera differente: se gli europei tutto sommato tengono ancora alla privacy, negli USA già dagli anni ’90 questo non rappresenta più un proble-

rapporto di amore-odio che lega alberghi e ristoranti ai siti di recensioni. «Non è sempre facile affrontare la questione, specialmente quando ci si sente attaccati ingiustamente». E però, malgrado le problematiche connesse, i portali di recensione rappresentano un’opportunità al pari dei social network: «È indubbio – premette Premstaller – che siano un importante strumento di fidelizzazione della clientela. A patto però di usarli nel modo giusto. Ad ogni commento, positivo o negativo che sia, deve essere sempre dato riscontro. Bisogna essere obiettivi e soprattutto stare dietro alle notifiche». 1 4   m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4

ma. E tuttavia proprio dagli States è partita una tendenza che si sta propagando nel mondo: a dieci anni dalla nascita di Facebook, sempre più persone stanno cominciando a pensare come tutelare la loro vita privata. In particolare, l’accesso alle informazioni personali dovrebbe essere negato a chi intende usarle per scopi commerciali. “The Value of Online Privacy” (in italiano: Il valore della privacy on line) è il titolo di uno studio della University of Colorado, secondo il quale cresce la richiesta di strumenti in grado di abbassare la tapparella a sguardi indiscreti. I manager americani e giapponesi, ad esempio, per comunicare utilizzano l’applicazione Xabber Vip, una piattaforma molto discreta e persino priva di pubblicità. Molto gettonata anche l’app Deleted me: con 129 dollari all’anno questo programma cancella tutte le tracce che lasciamo sul web. Chi invece vuole nascondere foto e video può scaricare gratis il sistema per Android Gallery Lock, inserito dalla rivista Time tra le migliori 100 applicazioni del 2013. E chi vuole navigare in maniera anonima può utilizzare il motore di ricerca Duck Duck Go: era ora!

Lo stesso discorso vale per i social network: «Anche qui notiamo che le aziende si sforzano di fare qualcosa, ma troppo spesso i loro tentativi naufragano perché alla fine l’impiego di tempo risulta eccessivo». Morale: chi vuole crearsi una pagina su un social network, è meglio che ci pensi bene prima di farlo, «anche perché sarebbe imbarazzante per un’azienda ritrovarsi dopo tanti anni con appena 30 amici su Facebook». Anche Patrick Ohnewein del TIS innovation park è convinto che il futuro della comunicazione on line sia appena agli inizi. Basti pensare che sia Internet of Things – il collegamento in rete non

solo dei computer ma anche di altri oggetti – che i cosiddetti Wearables, ossia le tecnologie portatili come gli occhiali cibernetici Google Glass, non sono ancora pronti per la grande massa. Eppure non appartengono più alla fantascienza. «Un requisito essenziale per l'evoluzione della comunicazione on line nella nostra provincia – afferma Thomas Moriggl – è la presenza di una rete ad alte prestazioni. Noi a Glorenza siamo fortunati perché il Comune è molto attivo in tal senso». Non tutte le aziende però hanno questa fortuna. «Allo stato attuale – replica Karl Manfredi, ad di Brennercom – tutto l’Alto Adige è servito da una rete a banda


larga che potrebbe anche bastare per i “normali” scopi di comunicazione. Il punto è che tutto è destinato ad aumentare». Eh già: sempre più foto e video, sempre più commenti e utenti. «Bisogna sapere che il maggiore produttore di fotocamere al mondo al momento è la Samsung, e questo la dice lunga sul perché sul web circoli un numero incredibile di fotografie». E non è tutto: «In passato i meccanici ricevevano direttamente dalle fabbriche il manuale dei vari modelli di auto, oggi invece devono andare a scaricarselo da Internet». Lo stesso discorso vale per documenti e libri, film e brani musicali. Insomma, conclude Manfredi, la rete com’è oggi è troppo debole». La soluzione, sempre secondo Manfredi, si chiama fibra ottica: «La capacità di trasmissione di queste linee è pazzesca». In Alto Adige 6 comuni sono già stati cablati e altri stanno per aggiungersi. «La Provincia si è accollata i costi per portare la linea primaria in tutti i comuni», che poi devono provvedere da sé ai collegamenti interni. 83 amministrazioni comunali su 116 hanno già provveduto a presentare il proprio Masterplan con gli interventi previsti, per i quali sono stati stanziati 50 milioni di euro. Insomma l’Alto Adige non se ne sta con le mani in mano aspettando il futuro: «è solo una questione di tempo», dice Manfredi, secondo il quale nel giro di 5-10 anni ogni casa e ogni azienda sarà collegata all’alta velocità. Resta però da chiedersi se e come saranno cambiati i mezzi di comunicazione nel frattempo.

>> CONSIGLI Il futuro: Non c'è modo di sfuggire ai nuovi media. E sarà sempre più difficile recuperare il terreno perduto. Strategia: A chi voglio rivolgermi e cosa voglio dirgli? Nell’epoca del web 2.0 la comunicazione aziendale deve avere ben chiari quali sono gli obiettivi da raggiungere. Qualità: Prima di cliccare "mi piace" sulla pagina di un'azienda, l'utente deve riconoscerne la bontà dei contenuti. Dialogo: Troppo spesso i social media vengono visti come vetrine pubblicitarie. E invece dovrebbero essere usati come occasione di dialogo. Etica: Per meritarsi autorevolezza e reputazione è necessario mostrare trasparenza e autenticità. Professionalità: Domande e commenti, critiche e suggerimenti devono sempre avere risposta. A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M   1 5


COPERTIN A : LA COMUN IC A Z IONE | L'intervista

Staremo a vedere. Florian Drahorad, creativo altoatesino di caratura internazionale,

parla dell'importanza di una strategia chiara per i social media, del ruolo dello Storytelling digitale e del futuro della comunicazione on line.

chi è Altoatesino di origine, Florian Drahorad è un creativo con un grande bagaglio tecnologico. Nel corso della sua vita professionale ha lavorato per prestigiose agenzie tedesche come Heye DDB, LeoBurnett, Jung von Matt e Serviceplan, occupandosi di brand come McDonald’s, MercedesBenz, Bitburger e Lego. Recentemente è stato Executive Creative Director per il fornitore di software e tecnologie RTT AG per il quale ha messo in piedi l’agenzia interattiva INSTNT; al momento dirige il reparto di creatività digitale presso l’agenzia Berger Baader Hermes di Monaco.

I social media sono i nuovi protagonisti della comunicazione globale. Ma quanto contano veramente per la comunicazione d’impresa? I social media dovrebbero sempre essere visti come una delle componenti della comunicazione d’impresa, come un canale complementare da usare a ragion veduta. Ma tutto dipende dai touch point che un’azienda ha con i propri target: per chi opera nel B2B infatti non ha molto senso comunicare con i propri consumatori finali tramite i social media, che sono invece importanti per le aziende B2C. Un altro vantaggio dei social network è che aumentano la presenza di un’azienda nei motori di ricerca. Una cosa che oggi funziona su Internet, il giorno dopo potrebbe essere superata. Come sono cambiate le strategie adottate finora dalle grandi marche? All’inizio molti si accontentavano di collezionare quantità industriali di “mi piace” sul proprio profilo Facebook, oggi le aziende che agiscono a livello mondiale hanno dei manager dedicati ai social media e anzi sono presenti sul 1 6   m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4

web con i meccanismi tipici dei social network. I casi di Ferrero (con la Nutella) e Coca Cola sono esemplari in tal senso e fanno capire la portata di questo medium e la sua connessione con i clienti finali: oggi infatti non si tratta più di far conoscere un prodotto ma di coinvolgere il consumatore. Questo aumenta la fiducia e la credibilità del marchio e si integra alla perfezione nella comunicazione tradizionale. Gli esperti continuano a dire di fare attenzione al corretto utilizzo dei nuovi canali di comunicazione. Non tutti però si possono permettere un professionista: lei cosa consiglia alle piccole e medie imprese? Come prima cosa l’imprenditore deve domandarsi cosa vuole ottenere entrando nei social network: voglio far conoscere i miei prodotti, il mio marchio? Quale target di utenti voglio raggiungere? Perché può anche succedere che la mia potenziale clientela non frequenti i social media. E ancora: cosa voglio proporre ai miei fans? Voglio pubblicare dei contenuti per farmi trovare meglio dai motori di ricerca? Oppure voglio mettere a disposizione un canale di ritorno e creare una piattaforma per lo scambio clienti? Queste sono solo alcune delle ipotesi possibili, ciò che conta è avere una strategia chiara, possibilmente facendosi aiutare da un professionista. Mettiamola così: meglio stampare un opuscolo in meno e sedersi un paio d’ore al tavolo con un esperto. Oggi senza conoscenze specifiche non si va lontano, anche perché è un mondo in frenetica evoluzione. La comunicazione diventa sempre più importante, i budget a disposizione però si assottigliano. Come si esce da questa situazione? Ci siamo accorti che le aziende tendono sempre più a ridurre i loro investimenti offline ed a concentrarsi sui ca-

nali digitali, nell’intento di aumentare il raggio d’azione e di rivolgersi in maniera più efficace al proprio target. Gli imprenditori infatti hanno capito che il dialogo diretto con i clienti, reali e potenziali, fa bene al marchio, tanto da coinvolgerli persino nel lancio di nuovi prodotti. I social media sono come una giostra, che deve sempre girare, con la sua musica e i suoi colori. Se a un certo punto si spengono le luci, finisce la magia e l’attenzione del pubblico si sposta velocemente su un’altra attrazione del luna park. Una cosa deve essere chiara: utilizzare in maniera proficua i social network richiede tempo e denaro, per cui o si fanno le cose per bene oppure è meglio lasciar perdere. Quanto contano i filmati e le storie nella comunicazione d’impresa? E quanto è importante l’autenticità di questi format? Si fa presto a dire “Content is King”, ma la verità è che solo un buon Content può diventare King. Certo lo Storytelling è importante, perché è divertente, rimane in testa ed è riconoscibile. Ma non scopriamo nulla di nuovo, basti pensare ai libri illustrati per bambini. Ciò non toglie che un autore di successo come Otfried Preußler sia ancora oggi Otfried Preußler, e questo vale anche per le marche: una marca deve essere fedele a se stessa, se vuole essere credibile. La campagna “Supergeil” che sta portando avanti Edeka, ad esempio, mostra fino a che punto ci si può spingere con una clip pubblicitaria senza che la presenza del marchio risulti invadente. Come reagiscono i consumatori di fronte a queste nuove opportunità? Al primo impatto il consumatore tende a mantenere una certa prudenza. Poi però, spinto dalla curiosità, cerca


“I social media sono come una giostra, che deve sempre girare altrimenti perde d’interesse” Florian Drahorad, executive creative director

di saperne di più sulle nuove offerte o iniziative. Ecco allora che diventa fondamentale, soprattutto nel mondo dei social media, essere i primi a scoprire qualcosa ed a condividerlo con gli amici del web. Le pagine social di prodotti o marche vengono visitate spesso e volentieri dagli utenti, che così possono comunicare direttamente – nel bene e nel male – con le aziende. Queste ultime a loro volta, se vogliono essere credibili, devono ascoltare e prendere sul serio quanto dicono i loro clienti o fans. Anche perché così fanno una ricerca di mercato diretta e per di più a costo zero. Un'ultima domanda: se dovesse stilare una classifica della social communication, quali sono a suo avviso i player più forti oggi e quali saranno ancora vivi tra 10 anni? Fino a quando i grandi player come Facebook e Google fagociteranno le piccole imprese che hanno buone idee, come sta accadendo oggi, le loro quote di mercato saranno sempre più grandi. E d'altronde il prezzo assurdo pagato per WhatsApp ci dimostra quale sia il valore e l’attenzione che i nuovi canali possono raggiungere. Appena 10 anni fa non avremmo mai immaginato che potessero esistere realtà come Instagram, Pinterest e Snapchat. Il settore si sta sempre più frammentando in nicchie e gruppi di interesse particolare, e vorrei segnalare un’altra tendenza in corso: tra dieci anni la maggior parte delle nostre informazioni saranno consumate e condivise tramite tablet, smartphone e wearable devices. Tutte queste apparecchiature saranno adeguate alle nostre esigenze e cambieranno anche il nostro modo di comunicare. D’altronde già oggi i nostri cani e gatti viaggiano con un chip sotto la pelle. Sono proprio curioso di vedere cosa (MDP) succederà. A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M   1 7


COPERTIN A : LA COMUN IC A Z IONE | Imprenditori e web

L’importante è esserci. I social media sono gli indiscussi protagonisti dell’attuale discussione sulla “comunicazione”. Ma che vantaggio può avere un’azienda ad essere presente su blog, forum e network sociali? “M” lo ha chiesto agli imprenditori stessi.

Il wine blogger Sito aziendale, blog, pagina Facebook: per comunicare con clienti, amanti del vino e amici, il vignaiolo di Magré Armin Kobler non si fa mancare nulla. Con appena due ettari di vigne e una produzione annua di 15.000 bottiglie, Kobler è solo una piccola realtà della viticoltura altoatesina: un motivo in più per cercare di farsi notare sul mercato vinicolo. «Ho cominciato con il sito web – racconta

l’agricoltore 49enne – che però mi è sembrato subito troppo statico, anche perché a me piace sempre cercare cose nuove». E così Kobler prima si è fatto la pagina Facebook e poi ha messo in piedi un proprio blog, sul quale tiene una sorta di diario a beneficio di clienti e appassionati. «Ci scrivo una volta a settimana», informa Kobler, che sul blog pubblica

informazioni tecniche ma anche esperienze personali e curiosità. E a quanto pare il popolo del web gradisce: «Mi capita spesso di incontrare gente che non mi conosce di persona ma solo attraverso il blog», dice Kobler, fiero anche del fatto che i suoi articoli diventano oggetto di discussione esterna al sito. «Ed è per questo che il blog è bilingue, per consentire a tutti di capire e di discutere». Pensate che Kobler si prende anche la briga di tradurre i commenti degli utenti prima di pubblicarli, perché ritiene che le cose scritte sui blog siano destinate a rimanere nel tempo «mentre su Facebook pubblico le notizie più “effimere”». Sito web, Facebook, blog: Kobler fa tutto da solo, smanettando su Internet un’ora buona al giorno. Nel 2013 il diario digitale di Kobler è stato visitato da una media di 1.500 persone al mese: «Non male per un'azienda piccola come la mia», commenta soddisfatto. Anche il tempo medio di permanenza degli utenti sul sito – otto minuti – è da ritenersi buono. «I miei colleghi più famosi possono permettersi di fare a meno di questi canali di comunicazione. Io invece ho cominciato a fare vino nel 2006 e ho conosciuto solo gli anni della crisi economica».

Sulle ali del web «Quando decidiamo di pubblicare su Facebook un’offerta “last minute” per uno dei nostri voli, nel giro di mezz’ora al massimo l’abbiamo già venduta», dice Helmuth Zingerle, socio e capo pilota della Airway Helicopters di Lasa. L’azienda venostana organizza transfer di lavoro e aeroportuali ma anche voli turistici sopra le montagne dell’Alto Adige con decolli da Lasa, Merano e Terento. Il vignaiolo Armin Kobler è una piccola realtà economica ma grande frequentatore del web. 1 8   m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4


La Rabanser Tuning di Barbiano comunica attraverso immagini forti.

In estate il servizio è utilizzato prevalentemente dai turisti, mentre negli altri periodi dell’anno sono gli altoatesini i migliori clienti. Dal 2009 Airway Helicopters è presente su Facebook con una pagina zeppa di foto spettacolari e di commenti entusiastici dei passeggeri. Il popolare social network peraltro non funge solo da canale di comunicazione, ma anche da biglietteria: «Oggi – fa sapere Zingerle – il 15% dei nostri clienti prenota il volo tramite Facebook», e si tratta perlopiù di giovani altoatesini. Ad ogni modo la pagina Facebook e il sistema di prenotazioni sono gestiti da un’agenzia esterna, in quanto – conclude Zingerle – «per noi sarebbe troppo impegnativo».

I flippati per l’auto Maschio, di età compresa tra 16 e 50 anni, appassionato di motori: ecco il profilo medio del cliente della Rabanser Tuning. «E sono proprio queste le persone che contattiamo tramite Facebook», dice Martin Rabanser che assieme al fratello Georg gestisce l’azienda familiare con sede a Barbiano. La ditta della Val d’Isarco ha tutto quello che fa impazzire gli amanti delle quattro ruote: accessori sportivi e allestimenti personalizzati ma anche l’eco tuning, ovvero l’ottimizzazione delle prestazioni del motore per risparmiare carburante. «La gente che s’interessa a questo mondo vuole vedere quello che facciamo e quello che possiamo fare», dice Rabanser. Gli appassionati del genere cercano soprattutto foto, e i social media sono il canale giusto per diffonderle.

«Pubblichiamo sia le immagini scattate da noi stessi nella nostra officina ma anche quelle dei nostri fornitori, che di solito sono foto realizzate appositamente in studi professionali». La presenza su Facebook, spiega il giovane imprenditore (32 anni), mira a generare condivisioni, creare fiducia nel marchio e accattivarsi le simpatie degli utenti. Paura di incappare in qualche critica on line? Nessuna: «In realtà accade proprio il contrario, tanto che dei nostri 5.000 amici su Facebook tanti non sono clienti e neanche potenziali clienti. Molti ci seguono semplicemente perché si interessano di macchine e apprezzano quello che facciamo. E siamo certi che queste persone ci consiglierebbero a un amico, anche se non ci conoscono di persona». La pagina Facebook è gestita in prima persona dai due fratelli di Barbiano, che proprio per il loro concetto di social media nel 2013 sono stati premiati con lo Smart Social Media Crystal.

Un portale, tre vantaggi «La nostra “looptown” è un mix di social network e sito di informazione», spiega Johannes Troger, che a maggio

2013 assieme ad Hannes Staffler ha fondato la Looptec New Media con sede a Lana. «Ai primi di ottobre dello scorso anno abbiamo messo on line il portale “looptown.com”», che con oltre 33.000 registrazioni contiene quasi tutte le aziende dell’Alto Adige, «ognuna delle quali ha già un profilo gratuito sul nostro sito». Un’azienda comincia a pagare solo quando vuole mettersi in evidenza oppure segnalare eventi, offerte e news. «La nostra iniziativa – precisa Troger – ha anche una componente sociale, perché su “looptpwn” i consumatori possono scambiarsi opinioni e condividere le loro esperienze con le aziende». Va da sé che per mantenere alto il livello del portale è necessario attenersi a delle regole di comportamento ben definite: Abbiamo lavorato parecchio alle condizioni di utilizzo e di comportamento, proprio per difendere le aziende da attacchi fini a sé stessi». Johannes Troger individua poi un terzo aspetto interessante nel suo progetto: «Chi scarica la nostra applicazione per smartphone o tablet può avere informazioni su offerte, eventi e novità che riguardano il posto in cui si trova». Secondo Troger il consumatore è saturo perché viene sommerso da valanghe di pubblicità fastidiosa e inutile: «Noi invece forniamo solo quelle informazioni che possono essere utili nell’im(MDP) mediato». A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M   1 9


COPERTIN A : LA COMUN IC A Z IONE | Storytelling

Non chiamatela pubblicità. Il suo nome

è Storytelling e serve non solo a vendere meglio un prodotto, ma anche a migliorare l’immagine di un’azienda o di un marchio. Perché una bella storia è più emozionante di una pubblicità e si fa ricordare più a lungo.

Avete presente Barilla? Per anni ha puntato su famiglie felici e natura incontaminata per vendere i prodotti del leggendario Mulino Bianco. Nel 2012 all’improvviso è cambiato tutto: padre, madre e figli sono scomparsi dagli spot per fare spazio a Antonio Banderas. Il fascinoso attore argentino peraltro non deve neanche convincere la platea a comprare biscotti, brioche e fette biscottate, ma diventa il protagonista di una sorta di comedy a puntate che va avanti ormai da un anno e mezzo. La storia ha tutti gli ingredienti per fare breccia nel telespettatore medio: animali che parlano, bambini furbetti, leggiadre contadinelle che ballano a piedi scalzi sul fieno, un vecchio mulino grande come un castello e naturalmente lui, il mugnaio Antonio, che ogni giorno ne inventa una nuova. Addio gretta pubblicità, una bella storia è molto più efficace. Barilla peraltro non ha inventato nulla: da anni infatti Coca Cola e Red Bull, Apple e Nivea, solo per fare qualche nome, usano a piene mani lo Storytelling per comunicare e fare réclame e i risultati danno loro ragione. Se prodotti e marche si possono anche confondere nella mente del consumatore, un racconto non passa inosservato. «Le storie sono l’archetipo della comunicazione umana», afferma l’esperto in comunicazione berlinese Dieter Herbst. «I racconti stimolano tutti e cinque i sensi, rendono reale il fantastico, scatenano emozioni e rimangono più a lungo impresse nella memoria». Le informazioni veicolate attraverso un racconto arrivano prima e sono più convincenti di un elenco di dati e fatti. Grazie alla ricerca oggi sappiamo che il cervello umano «ragiona in termini di persone, immagini, azioni e posti, per cui – riassume Herbst – lo Storytelling è la forma di comunicazione che va più direttamente al cervello». 2 0   m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4

chi è Dieter Georg Herbst Dieter Georg Herbst, consulente aziendale di Berlino, è ritenuto uno dei maggiori esperti di Storytelling. Professore onorario di Management strategico della comunicazione e Gastprofessor all’Università delle Arti di Berlino, Herbst è anche Gastprofessor all’Università Jiao Tong di Shanghai e docente di Management della comunicazione e social media all’Università di St. Gallen. Herbst ha all’attivo 16 libri su marketing e comunicazione d’impresa. Contatto: www.source1.de

Da brand a friend Ma in quali contesti conviene fare uso dello Storytelling? Nella pubblicità di prodotto questo format è utilizzato da tantissimo tempo, ma anche le aziende ed i marchi ne fanno largo uso. Dieter Herbst cita come esempio la pubblicità della Marlboro: al solo sentire il nome della marca, si crea nella mente del consumatore un’immagine ben definita. Talmente precisa che si potrebbe persino descrivere la falda del cappello del leggendario cowboy. «Le storie fatte bene si radicano nella memoria inconscia e basta poco per riportarle in superficie». Gli ingredienti principali di un racconto sono la trama, lo sfondo e naturalmente i protagonisti. «Al centro dello Storytelling – spiega Herbst – ci sono sempre le persone, che possono essere i capi ma anche i collaboratori, i clienti o i fornitori o i semplici fans di quella marca». Importante: una

storia, per quanto bella, non deve essere prolissa: «Spesso la sua essenza, il plot, si riassume in una sola frase».

La credibilità innanzitutto Malgrado la discussione su questa tematica preveda sempre la citazione di marchi famosi a livello mondiale, ciò non toglie che lo Storytelling sia adatto anche a realtà di piccola e media caratura. «Ogni azienda ha una storia da raccontare», fa notare Dieter Herbst. E le storie possono riguardare la vita aziendale ma anche progetti e prodotti, knowhow e network, dipendenti e fatti particolari. «Anche un problema può servire a rendere interessante una storia, nel momento in cui l’imprenditore mostra come è riuscito a risolverlo superando man mano gli ostacoli che ha trovato sul suo cammino». Ogni sforzo creativo però deve essere accompagnato da un’aura di credibilità.


«Questo vuol dire – ammonisce l’esperto – che se nella pubblicità classica le trame possono essere inventate, quando si parla di aziende invece i fatti devono essere reali e devono corrispondere all’effettiva brand experience del consumatore. Anche perché in ballo c’è la fiducia di collaboratori, clienti, partner commerciali, giornalisti, politici e altri importanti gruppi di riferimento». Il fatto poi che lo Storytelling sia stato finora utilizzato con il contagocce nella comunicazione, secondo Herbst dipende dall’atteggiamento sbagliato di molti imprenditori, che «non solo sottovalutano l’efficacia di storie e immagini, ma sono anche convinti che a contare siano solamente i fatti». Fatti che certamente sono importanti anche nello Storytelling, «dove però vengono rivestiti di una forma narrativa che permette loro di essere associati a delle emozio(MDP) ni forti».

t re m o d i d i d i re s t o r y t e l l i n g Un fenomeno in grande espansione Lo Storytelling è da tempo uno strumento ampiamente diffuso nel settore pubblicitario, che grazie allo sviluppo delle tecnologie digitali offre una gamma infinita di applicazioni. Solo per citare alcuni esempi: Digital Storytelling: con questa locuzione s’intendono le produzioni audio-visive realizzate con il supporto di tecnologie multimediali. Il grande vantaggio consiste nella possibilità di interagire con esse e di metterle in rete. Le storie possono coinvolgere i clienti stessi ma anche essere raccontate sul web attraverso canali collegati tra di loro come i social media. Sulla piattaforma YouTube, nella sezione Playlist Digital Storytelling, è possibile farsi un’idea del fenomeno.

Visual Storytelling: le storie raccontate attraverso immagini sono sempre più utilizzate per veicolare marchi o prodotti, anche e soprattutto attraverso grandi piattaforme di condivisione come Pinterest o Instagram. Un esempio famoso: la storia della rivista "Time" raccontata attraverso le sue copertine. Social Media Storytelling: la timeline di Facebook è stata concepita per mostrare, e tramandare nel tempo, la vita di una persona così come la storia di una marca. La pagina Facebook della grande industria dolciaria Ferrero è esemplare in tal senso. Ormai le marche sono diventate compagne di viaggio fisse dei naviganti del web, accompagnandoli dalla loro nascita fino alla stretta attualità.

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COPERTIN A : LA COMUN IC A Z IONE | Progetto Alto Adige

Le storie come cavallo di Troia del marchio.

Per promuovere le tematiche del futuro, la nuova strategia di comunicazione dell’Alto Adige punta su Storytelling e perifrasi. Il nuovo progetto multimediale di SMG prevede una Landing page dove gli utenti del web troveranno video, racconti illustrati e immagini.

Stanley Hainsworth, leggentante che i contenuti siano di dario creative director per Nike e spessore. Il formato è un aspetStarbucks, non ha dubbi: per to secondario, laddove una stoavere successo, un prodotto deve ria può essere raccontata in poavere alle spalle una storia. Una che o tante parole. Ciò che conta storia che permetta di creare tutè che arrivi a toccare le corde to un mondo di emozioni: «I desemotive di chi legge o ascolta, cribe it as experience first and tenendo poi presente le diverse product second, because no one situazioni in cui il consumatore is going to pick up your product si può trovare: sdraiato con l’iand try it if they don't want to buy Pad in mano sul divano di casa into the experience». oppure mentre aspetta l’autoMa come si fa a provare delle bus navigando su Facebook con “esperienze” prima ancora di ave- Il sito si fa notare per le immagini e per le tematiche trattate. lo smartphone di ultima generare il prodotto in mano? Ecco, è zione… C’è anche da dire che in proprio qui che entrano in gioco, secon- Spot addio, c'è lo Storytelling futuro le storie saranno sempre più narLe nuove strategie pubblicitarie nasco- rate con immagini piuttosto che con do Hainsworth, la pubblicità, la giusta no dalla constatazione che il vecchio esposizione nel punto vendita, l’attività parole. L’arma vincente, sia che parliamodo di fare réclame, soprattutto sui sul web, in buona sostanza tutto quello mo di un filmato da 10 minuti o di un che ha a che fare con il marchio. Per tra- media digitali, ormai non ha più effetto, trailer da 20 secondi, sarà sempre l’imtanto che le aziende fanno sempre più smettere queste emozioni in maniera magine in movimento. tale da farle interiorizzare al cliente, ne- uso di contenuti redazionali per cercare Lo Storytelling Alto Adige di raggiungere il consumatore. Siamo gli ultimi anni il marketing ha scoperto lo Storytelling, ovvero l’arte di raccon- quindi arrivati al capolinea della pubbli- L’obiettivo dell’Alto Adige è diventare IL posto d’Europa più desiderato per vivercità tradizionale? Di certo c’è che uno tare le storie. ci. Un obiettivo ambizioso, che per avere Anche Alto Adige Marketing ha ela- Storytelling non potrà sostituire uno qualche chance di essere raggiunto deve borato per il 2014 un concetto trasversa- spot da 30 secondi con un filmato fatto assolutamente ricorrere a tematiche durare mezzora giusto per spacciarlo le di Storytelling. Perché trasversale? nuove, proiettate nel futuro, da integrare come un servizio giornalistico. Matthias Perché le storie – autentiche e raccontate a quelle tradizionali come il paesaggio e dalle stesse persone che abitano il terri- Storath, direttore creativo di Ogilvy & i prodotti tipici. Negli ultimi anni l’Alto torio – vengono veicolate attraverso di- Mather di Francoforte, è molto chiaro al riguardo: “Per parlare di Content Mar- Adige ha acquisito competenze imporversi canali, da Internet alle classiche tanti in alcuni specifici settori come l’eforme di PR passando dalla pubblicità. keting efficace, il testo redazionale non nergia e il rapporto con l’ambiente, l’ardeve solo essere lungo ma deve essere in Obiettivo dichiarato: conquistare nuove grado di interessare il lettore. Se ci rie- chitettura e la cultura quotidiana, la filiefette di clientela sui mercati consolidati ra corta e tutto ciò che riguarda la sce, chapeau! La realtà però ci dice che di Germania, Svizzera, Austria e Italia montagna. Tutti argomenti in grado di tramite nuove tematiche. Oggi non ba- spesso le informazioni più rilevanti per interessare un cittadino di Amburgo l’azienda vengono annegate in un mare sta più far vedere e parlare di splendide come un abitante di Roma, perché riferimontagne, ottima cucina, alberghi ul- di parole. Questo succede perché chi ha ti a megatrend sociali a diffusione globatramoderni e sciatori felici. Anche le lo- scritto il testo ha pensato più al formato le. E lo strumento per rendere queste che non ai contenuti». calità turistiche devono narrare storie di tematiche ancora più appetibili è lo Insomma non bisogna fidarsi del vita vissuta, se vogliono essere allettanti. Storytelling basato su racconti di donne E chi, meglio dell’Alto Adige, ha così tan- dogma secondo il quale lo Storytelling deve essere lungo: è molto più impor- e uomini dell’Alto Adige. Questa scelta di te cose interessanti da raccontare? 2 2   m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4


comunicazione nasce con l’intento di venti che “l’Alto Adige è tradizione e modare maggiore visibilità a quelli che sa- dernità”, ma mostriamo una giovane ranno i cavalli di battaglia del futuro, che musicista che prima improvvisa jazz con dovrebbero fare dell’Alto Adige un terri- i suoi compagni di corso e poi sfila per torio sempre al passo – se non proprio Merano con la banda musicale. Stiamo all’avanguardia – con i tempi. insomma utilizzando a piene mani lo A raccontare le storie non sarà un strumento della perifrasi: non scriviamo Alto Adige “virtuale”, ma persone in car- “Era altissimo”, bensì “Era così alto che ne e ossa “come io e te” che di fatto di- sbatteva con la testa sullo stipite”. Le alventano parte integrante del brand Alto legorie, alla stregua di un moderno caAdige. Così facendo creiamo un confron- vallo di Troia, servono per far entrare i to con il marchio, che risulterà meno ef- messaggi nella testa delle persone, perfimero e penetrante ma più intenso e mettono di afferrare i contenuti senza credibile. Noi non diciamo: “L’Alto Adi- necessariamente capire ogni parola. ge ha gli arrampicatori più bravi del Funziona così con i bambini ma anche mondo”, semplicemente mostriamo Si- con gli adulti, che già leggono i giornali mon Gietl mentre affronta una parete a di sfuggita, figuriamoci la pubblicità. strapiombo e raccontiamo la sua storia di giovane falegname che decide di di- Un sito, tante emozioni ventare uno sportivo estremo abbando- Il progetto di Storytelling prevede la nando il lavoro per seguire la sua voca- pubblicazione dei contenuti su una Landing page che inizialmente sarà lanci- » zione. E non urliamo neanche ai quattro Il sito si avvale di diverse forme narrative digitali per raccontare l’Alto Adige.

i dat i e ss e n ziali de lla Lan din g page Temi del 2014: I principali temi trattati nel 2014 saranno “Tradition reloaded”, “Voglia di innovare”, “Senza confini” e “Scelte di vita”. Dominio: in italiano l’indirizzo della Landing page sarà www.storiedavivere.it e si potrà raggiungere anche tramite il link www.suedtirol.info/storiedavivere. La versione tedesca: www.wasunsbewegt.com oppure www.suedtirol.info/wasunsbewegt.com On line dal: 1° marzo 2014 Caratteristiche particolari: risponde alle esigenze di Web design & Social Media. Dati tecnici: HTML 5 Punti di forza del sito: i video e la combinazione tra testi redazionali e racconti di vita vissuta (User Experience) Lingue disponibili: tedesco/italiano/dall’estate 2014 anche inglese

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COPERTIN A : LA COMUN IC A Z IONE | Progetto Alto Adige

Come si arriva alla Landing page Il traffico, inteso come accessi al sito, viene promosso tramite vari canali (sia on line che offline) e strumenti pubblicitari (banner o brevi spot pubblicitari su Internet). I contenuti della Landing page, come i filmati, possono essere integrati direttamente in altri siti web (p.es. spiegel.tv). Oltre ai canali a pagamento su web e carta stampata, i messaggi pubblicitari possono essere veicolati su YouTube e Facebook. Nella strategia di distribuzione un’importanza particolare la rivestono i social network (Facebook & co.) ed i mezzi propri di cui dispone SMG, co-me ad esempio la Newsletter. La diffusione del sito sarà altresì favorita da operazioni di co-branding ed eventi mediatici con giornalisti e blogger.

ata solo sui mercati più consolidati, ovvero Germania, Italia, Svizzera e Austria. Le forme di comunicazione prevedono filmati e foto di grande impatto, interviste e brevi ritratti, reportages e commenti, elaborazione grafiche e link ai social media. L’elemento centrale della Landing page è il settore delle cosiddette “estensioni”: l’utente viene accolto dal sito con offerte o idee e con suggerimenti per acquisirle o metterle in atto. Dopodiché può conservare i “suoi” temi preferiti in un’area personalizzata, dove potrà anche acquistare prodotti oppure – con un pizzico di bravura e fortuna – vincere uno dei premi messi a disposizione come ad esempio uno stage presso un orticoltore. Cosa si aspetta l’Alto Adige da tutto questo? L’obiettivo è di attirare l’attenzione di quelle fasce di clientela che, per vari motivi, ritengono ancora oggi la nostra provincia poco interessante. E lo facciamo parlando di posti in cui la gen-

Per creare storie interessanti c'è bisogno di intuito e di ricerca.

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te può trovare tutte quelle cose perse per colpa del ritmo di vita frenetico, ma non solo: l’interesse delle nostre tematiche va infatti ben oltre i confini della nostra regione. Il difficile in tutto questo è riuscire a toccare le corde emotive delle persone, un risultato possibile solamente raccontando storie vicine alla vita e ai valori di chi ascolta e, soprattutto, accompagnandole con immagini di grande impatto emotivo. Gli esperti pubblicitari, come Klaus Brandmeyer dell’omonima agenzia di consulenza del marchio, non si stancano di ripetere che un prodotto deve esaltare i propri punti di forza reali. Nell’immaginario del cliente il marchio non è che il risultato di tutto ciò che l’azienda fa quotidianamente. Con riferimento alla destinazione Alto Adige si potrebbe quindi dire: dimostrateci che il motto “Alto Adige da vivere” non è fine a sé stesso, raccontandoci storie di gente comune che siano in grado di regalarci emozioni vere. (MB)


I tempi sono maturi per la Smart Tv Video on demand, marketing turistico e territoriale: la Smart Tv offre svariate opportunità ed è uno strumento sempre più diffuso che anche l’Alto Adige dovrà tenere in considerazione.

S

mart: ecco la parolina magica che dovrà caratterizzare la televisione del futuro, se l’ex tubo catodico vorrà rimanere al passo con le esigenze dei telespettatori di domani. Per l’imprenditoria altoatesina si tratta di un nuovo mercato da conquistare mentre per il marketing turistico e territoriale rappresenta un nuovo canale di comunicazione che consente di raggiungere la gente nella tranquillità dei focolari domestici. A fine 2012 nella sola Germania risultavano venduti circa 10 milioni di apparecchiature elettroniche inserite nella cosiddetta categoria Smart Tv, che oltre ai normali programmi televisivi consentono di navigare sul web, telefonare con Skype, utilizzare applicazioni e ovviamente guardarsi in streaming film “on demand” noleggiati nelle videoteche on line. Insomma oggi non si tratta più di guardare passivamente quello che la tv ci offre, ma siamo noi a scegliere cosa vogliamo vedere. Questa grande opportunità rispetto al passato

fa sì che sempre più persone acquistino apparecchi televisivi in grado di connettersi a Internet.

Streaming: sembra facile... ... invece in Alto Adige guardare un film in streaming alla tv non è così semplice, almeno per la popolazione di lingua tedesca. In Italia infatti le videoteche on line non hanno in catalogo film in lingua tedesca, e pertanto se un altoatesino volesse guardarsi un film nella lingua di Goethe, dovrebbe acquistare in Germania o Austria un set-top box come ad esempio quello fornito da Apple Tv. Ma non è tutto: anche guardare un film on demand in lingua originale con i sottotitoli può rivelarsi un’impresa titanica, per colpa della marea di normative legate al copyright. Su Internet insomma comandano ancora le frontiere linguistiche e burocratiche.

La Smart Tv come business Il matrimonio tra televisione e Internet ha creato nuove nicchie imprenditori- » A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M   2 5


COPERTIN A : LA COMUN IC A Z IONE | L a Smart Tv

Il futuro: Internet, tv, musica e computer con un unico telecomando.

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ali in cui si stanno muovendo bene anche le aziende altoatesine. A Frangarto per esempio è nata la “Peer internet solutions”, che sull’onda della Smart Tv e con il nome di “Peer.tv” si è specializzata nella produzione di video destinati a promuovere l’immagine turistica dell’Alto Adige. «Lavoriamo in questo settore da quasi 4 anni», racconta l’ad Christian Peer. «La cosa nuova e interessante della Smart Tv è che permette di raggiungere tramite Internet la gente in una situazione che fino ad oggi era riservata alla televisione, ovvero nell’atmosfera rilassata del proprio tinello, comodamente sdraiati sul divano. E questo è un vantaggio formidabile». Nel corso della sua relativamente breve esistenza, l’impresa di Frangarto ha già effettuato investimenti a 6 zeri nella produzione di materiale video e nello sviluppo della piattaforma “Peer. tv”. I filmati sono realizzati da un team di 4 professionisti, i quali hanno anche prodotto un’applicazione che consente di accedere ai video tramite la Smart Tv. Sul portale della “Peer internet solutions” sono caricati attualmente più di 100 video relativi a comprensori sciistici, centri urbani, vallate e personaggi legati al territorio. Tutti i filmati sono disponibili in italiano, tedesco e inglese e possono essere visualizzati in tv tramite un dispositivo prodotto dalla Samsung. L’applicazione Peer.tv è stata sviluppata partendo dal free software, e come (quasi) sempre in questi casi, quando si parla di software libero in Alto Adige, di mezzo c’è il Centro Free Software & Open Technologies del TIS. «L’azienda di Frangarto è stata molto coraggiosa a puntare sulla Smart Tv, perché in questo settore ci sono ancora alcune problematiche da risolvere», afferma Patrick Ohnewein, manager del Centro Free Software & Open Technologies del TIS. Da una parte diversi studi hanno dimostrato che la gente ha un atteggiamento passivo quando si trova davanti alla televisione, e non si mette volentieri in cerca di contenuti o programmi


particolari. Inoltre troppi telecomandi per la Smart Tv sono ancora così complicati da far passare la voglia di navigare in Internet tramite il televisore. Insomma la strada da percorrere per convincere la gente a prenotare una vacanza in Alto Adige attraverso la tv è lunga, anche perché la maggior parte dei fruitori di Smart Tv è inesperta e fa già fatica a trovare i contenuti. Christian Peer conosce queste problematiche e le affronta con soluzioni tecnologiche. «Da una parte è importante che l’applicativo sia utilizzabile nella maniera più semplice possibile. Spesso infatti si preferisce “subire” il palinsesto televisivo piuttosto che fare ricerche complesse o cominciare a navigare sul web. E poi dovremmo riuscire a far dialogare in maniera intelligente tablet e smartphone con la Smart Tv traNel 2017 due terzi delle apparecchiature televisive saranno Smart Tv. mite l’applicazione», afferma Peer. Solo così si potrebbe scuotere lo spettatore Neanche il fondo provinciale per la cinead applicazione per Smart Tv, malgrado passivo inducendolo a prenotare una matografia peraltro si è ancora interesquesto magazine digitale fino ad oggi vacanza in Alto Adige, tramutando di sato al mercato della Smart Tv benché, fatto gli smartphone e i tablet nei tele- abbia ospitato solamente video prodotti aggiunge Fliri, la Business Location Alto da altri. Markus Fliri, una delle anime di comandi del 21° secolo. Su una cosa comunque Peer e Ohne- “barfuss.it”, fa sapere che a breve vedrà Adige si avvalga anche della tv intelligenwein concordano: quello della Smart Tv la luce un format in grado di far intera- te per la propria comunicazione e lo facè un mercato in crescita e le aziende gire lo spettatore televisivo passivo gra- cia anche in maniera quanto mai origisono caldamente invitate a sfruttare nale. Ad ogni modo fino ad oggi il fondo zie alla connessione con un tablet o uno questa opportunità. «Nel marketing la provinciale gestito dalla BLS sostiene smartphone. «Nel futuro mi immagino un docu- solo le produzioni destinate al cinema e Smart Tv può aprire orizzonti completamente nuovi e le aziende del settore do- mentario sulle mele – dice Fliri – duran- alla tv analogica. te il quale lo spettatovrebbero fare una riflesCiò non toglie che, malgrado tutte re può collegarsi tra- queste difficoltà, investire nella Smart sione comune sul mite un link ad un come poter sfruttare in Tv conviene: le ultime ricerche infatti sito sulla frutticoltura futuro questo canale, dicono che le abitudini dei telespettatonell’interesse dell’Alto Adige come de- in Alto Adige. La Smart Tv ci permette di ri stanno cambiando. Oltre il 40% di chi stinazione turistica», conclude Chri- coniugare cultura e intrattenimento, ed possiede una Smart Tv dichiara di usare è questa la strada che vogliamo provare stian Peer. la televisione anche per navigare in Ina percorrere». L’obiettivo ternet, e più del 25% apCultura e intrattenimento dei fondatori di “barfuss. profitta della réclame C’è da dire che oltre a queste realtà atti- it” è di reperire i finanziaper cercare informazioni ve nel settore del marketing turistico, in menti necessari entro più dettagliate su qualAlto Adige esistono diverse web tv che l’autunno di quest’anno. che prodotto. Infine, più avrebbero tutte le carte in regola per ap- Ma non sarà facile trovare sponsor pri- di un terzo dei possessori di tv intelliprodare, tramite un’apposita applica- vati disposti a investire nel settore della genti – sempre durante le interruzioni zione, alla Smart Tv. Il portale “barfuss. Smart Tv, in quanto molti imprenditori, pubblicitarie – si mette a studiare le funit” ad esempio, fondato a marzo 2013, come dice Fliri, «non sanno neanche zioni della Smart Tv: insomma, i tempi (HS) punta a trasformarsi da canale di web tv cos’è». sono maturi. A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M   2 7


coperti n a : LA comu n icazio n e Uno sguardo oltre i confini

Raccontare un prodotto attraverso le emozioni

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La lacrima facile Google vuol far commuovere

Un salvataggio dopo un’inondazione, o un cameriere che sognava di diventare un pilota. Ma anche una ragazza tecnologizzata che fa incontrare il nonno indiano con l’amico d’infanzia pachistano divisi a causa della Partizione dell’India nel 1947. I video delle storie che Google racconta per pubblicizzare le sue diverse funzioni “search”, “maps” o per promuovere il partner youtube coinvolgono ed emozionano chi le guarda. Oltre a suggerire aneddoti e personaggi storici ogni giorno con i suoi “doodle”, l’azienda di Mountain View usando storie appassionanti, ha anche trovato il modo per guadagnarsi un ruolo importante nella vita delle persone, quello del migliore amico. Un amico che dà consigli, indica la strada – nel vero senso della parola! – o fa trovare l’introvabile, in breve: migliora la vita delle persone. >> MORALE: quando non serve più spiegare il marchio, lo si usa per emozionare. Meglio se in grande stile. 2

Il titolo è servito “Adlon” e “Plaza” vanno in TV

Leggere il proprio nome nel titolo di una serie televisiva o di un film fa sentire “arrivati”. E gli storici hotel “Plaza” di New York e “Adlon” di Berlino decisamente sono arrivati…direttamente nelle case di milioni di persone. “Eloise al Plaza”, film per la tv con nientepopodimeno che Julie Andrews, la Mary Poppins della nostra infanzia, ha mostrato sale e stanze ma, molto più importante, ha fatto affezionare i telespettatori ai luoghi e all’atmosfera dell’albergo di lusso statunitense. “Das Adlon. Eine Familiensage” (semplicemente “Una famiglia” per l’italiano Canale 5) 2 8   m | A P R I L e, ,MMAAI ,gJ g UN I o, I 2g0i1u4 g n o 2 0 1 4

ha invece raccontato la storia della famiglia che ha fondato l’albergo, coinvolgendo i telespettatori anche grazie all’aura storica che avvolge l’albergo e la città che lo ospita. >> MORALE: lo sfondo di una storia è importante e spesso resta nel cuore. E se fosse il vostro prodotto? 3

Nostalgici ricordi Infanzia e natura in Tirolo

C’erano una volta le mamme che arieggiavano le lenzuola sbattendole dalla finestra, i bambini che nuotavano nel laghetto incontaminato e le passeggiate nella natura silenziosa. La campagna “So nah, so fern (Così vicino, così lontano)” del Tirolo combina fotografie mozzafiato e testi che trasudano nostalgia e semplicità. Un adulto racconta le vacanze che da bambino trascorreva in Tirolo, per esempio, e il suo racconto parla di camminate salutari, chiacchierate confidenziali, animali in libertà e cibo tradizionale. Alla fine un sms della moglie su un progetto lavorativo risveglia lui e il lettore da questo nostalgico fiume di ricordi. Quello che resta è la voglia di tornare a quella semplicità e a quella lentezza che permette di evadere dai ritmi quotidiani. Operazione “nostalgia” riuscita. >> MORALE: far leva su un passato idilliaco conquista il potenziale cliente. Basta però che sia autentico. 4

Ikea dolce Ikea Come narrare un divano

Pubblicizzare una cucina presentando il gioioso disordine di una famiglia qualunque grazie al catalogo cartaceo spedito direttamente a casa. Permettere a cento gatti di gironzolare per il negozio di notte per trasmettere la felicità di essere a casa grazie alle telecamere nascoste. Organizzare un

pigiama party nel reparto letti grazie a una campagna su facebook. Mettere un divano virtuale nel salotto dei clienti grazie a uno smartphone. Ikea ce la mette proprio tutta per trovare ogni anno idee nuove per raccontare la sensazione di casa. Più la tecnologia si evolve, più il colosso svedese si ingegna per mettere i suoi prodotti a disposizione di una storia in cui ci si possa identificare. O mette direttamente il cliente al centro di quella storia. >> MORALE: non è importante solo il cosa si racconta, ma anche il come e il dove. Stando al passo coi tempi. 5

Storie di famiglia La Fiat racconta l’italianità

Il paesaggio della Costiera Amalfitana, il fascino che il maschio italico esercita sulle donne, l’eleganza o il design. Per pubblicizzare la Fiat 500L negli Stati Uniti d’America è bastato semplicemente raccontare alcune caratteristiche che, nell’immaginario collettivo, rappresentano l’Italia e che seducono da sempre gli americani. Ma la peculiarità che colpisce maggiormente oltreoceano è sicuramente la famiglia: perché quindi non farne accomodare una sui sedili posteriori di una Fiat 500L? Attraverso pettegolezzi, caffè espresso, passione per il calcio e commenti sul vestiario, una madre e due figli trasmettono a due americani lo spirito italiano tanto da spingerli ad adottare il loro modo di fare. Perché quello che si vuole spiegare è che una Fiat 500 non è solo una macchina, ma anche lo status symbol di chi ha stile e sa godersi la vita. Come gli italiani. >> MORALE: raccontare un prodotto puntando sulle caratteristiche più amate del suo popolo gli conferisce più forza e lo rende più credibile. (AB)


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1

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COPERTIN A : LA COMUN IC A Z IONE | L'infografica

Come cambia il mondo della comunicazione pubblicitaria

Distribuzione degli investimenti pubblicitari nei vari media (valori espressi in percentuale) Anno 2000

Anno 2010

5,7

4,6 51,6

25,3

5,5

5,5

43,9

25,5

54,5

43,7

18,9

16,0

11,0 15,1

Italia

7,3

22,2

2,6

0,8 2,5

21,2

0,7 2,1

Germania

0,3 3,9

Italia

9,5

Germania

Previsione globale Anno 2016

Televisione

6,3

39,3

Radio

14,0

7,7

6,3

Internet Mobile Periodici

0,6 Cinema Affissioni

6,9

Carta stampata vs on line Secondo MC Kinsey, Nielsen e statista.com, in futuro il mercato pubblicitario si sposterà sempre più verso Internet e soprattutto sulla comunicazione mobile. Già nel 2016 il 18,9% degli investimenti pubblicitari sarà destinato al web, con la quota di pubblicità 3 0   m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4

Internet

18,9

sui dispositivi mobili (smartphone e tablet) che salirà dall’odierno 2,7% al 7,7% sempre nel 2016. Secondo McKinsey in Germania entro il 2015 il fatturato pubblicitario dei social media sarà triplicato: con lo 0,9% questo settore rimane comunque relativamente piccolo rispetto ai 57,7 miliardi di euro complessivi destinati alla comunicazione ed alla pubblicità.

Fonte: Nielsen; McKinsey; Statista, Agcom / Infografica: no.parking comunicazione

Quotidiani


COPE RTIN A: LA COMUNICA Z IONE | L'opinione

Co | mu | ni | ca | zio | ne: lo scambio o la trasmissione di informazioni. L'impiego sempre più massiccio della tecnologia fa sì che il termine comunicazione includa anche aspetti tecnologici, cosicché oggi per comunicazione si intende anche il dialogo tra apparecchiature elettroniche.

Un po’ più d’attenzione, per favore Sergio Camin parla della gente che si fida ciecamente di quello che trova su Internet, delle persone che sul web raccontano vita, morte e miracoli di sé e degli altri e di quei politici che farebbero bene a smanettare di meno e ad ascoltare di più.

È

bastato pochissimo tempo e dai mezzi di comunicazione di massa siamo passati, quasi senza accorgercene, alla massa che comunica. E-mail, social networking, blog, microblogging, sembra, che tutti, in ogni momento, abbiamo qualcosa da dire o da mostrare e farlo è facile, ci basta usare uno di quei cosi, che fino a poco tempo fa servivano solo a telefonare e già ci sembrava un miracolo. E così nella Rete, per alcuni “straordinario strumento di democrazia”, per me solo straordinario strumento, ci finisce tutto. E nel tutto ovviamente ci sta tutto. Tutto quello che davvero può servire. Tutto quello, che vogliono farti sapere e vedere Dodo, Bubi, Dhebora e tanti altri su come hanno passato la giornata, sulla loro pasta scotta, sul loro gatto, sul maglione che si infeltrisce, sulla gita a Grottaglie con inesorabile foto del souvenir, sulla cena con tanta bella gente, sulla cugina dell’amico che sta tanto bene in tanga, la cugina non l’amico. Ma anche tutto su medicina, economia, scienze varie, governo, governi, banche e chi scrive non lo conosciamo ma nel momento in cui lo troviamo, crediamo in quello, che speravamo di trovare. Dai “l’ho letto sul giornale” e “l’ho visto in televisione”, siamo arrivati a “l’ho trovato in Internet” e la cosa, apparentemente normale, desta qualche preoccupazione. Percentualmente la possibilità che ci siano delle vaccate è identica sia che si tratti di giornali, di televisioni o di Internet ma quante ce ne possono stare in un giornale? Certamente molte di più sono quelle, che ci possono arrivare dai tanti canali satellitari e digitali del piccolo schermo ma in Internet? Nella Rete, inevitabilmente, le vaccate ci sono tutte e su tutto. I saggi spiegano, che bisogna fare selezione. Ma come? Facciamo un esempio banale. Se andiamo su Google e cerchiamo “prostata”, troviamo 368.333 pagine dedicate per 4.420.000 link diversi. Fare selezione? Molto più saggio se ab-

biamo sentito l’improvviso bisogno di cercare “prostata”, andare da un medico di fiducia, magari dopo averlo avvertito con una e-mail. Ma torniamo ai social network, dove non perversano solo Dodo, Bubi e Dhebora e ovviamente anch’io ma anche tutti i governanti del mondo, compresi i nostri e ultimamente persino il Papa. Nulla di male, con un “cinguettio” possono dire al mondo, che esistono e poi in 140 caratteri ci sta al massimo un titolo o qualcosa di molto criptico e mai lo spazio per una risposta. Nulla di male se non se ne facesse un uso maleducato, non per quello che si scrive ma per dove lo si scrive. Che si tratti di una riunione di lavoro, di un aperitivo o di un incontro casuale per strada, di fronte ti trovi sempre quelli, troppi, con in mano smartphone o iphone, lo sguardo chino sullo schermino e quel dannato dito pollice in azione. Ma se possiamo parlarci tra di noi, per quale cacchio di motivo devi parlare al mondo proprio adesso? Questa abitudine indecente non l’abbiamo solo noi, comuni mortali, ma anche i grandi notabili. Colto da improvviso masochismo, ho provato a seguire in tv le dichiarazioni di voto prima della fiducia al governo Renzi. Due telecamere, una sull’oratore di turno e una sui banchi del governo con primo piano sul Giovine e sulla Ancellaboschi, che gli sedeva accanto. Per l’ora in cui ho resistito, il nostro capo del governo e l’ancella non hanno mai smesso di fissare il dannato apparecchietto e di muovere velocissimamente i pollici mentre uno sfigato (nel senso di poco fortunato a parlare a chi non lo ascolta) in carne e ossa parlava proprio a loro e di certo non a me seduto sul divano. Sergio Camin, 64 anni, spirito libero e pubblicista. Dal 1988 cura l'apprezzata rubrica satirica “Visti dal basso" sul quotidiano in lingua italiana Alto Adige. A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M   3 1


Export

Dall’Alto Adige nel mondo Anche quest’anno in aprile Bolzano tornerà ad essere un punto di riferimento per le aziende altoatesine che operano in campo internazionale, che potranno raccogliere preziose informazioni da una ventina di esperti di export provenienti da nazioni vicine ma anche da Paesi decisamente lontani come Brasile, Messico e Nordafrica.

V

ia Alto Adige 60, 3° piano, ore 9 del 3 aprile 2014: è in pieno svolgimento la terza edizione di “Export week”. Per la precisione, siamo al terzo giorno di questa importante manifestazione e il programma prevede la presenza di esperti in materia di finanziamenti e contratti internazionali, diritto doganale e concorsi pubblici nonché consulenti degli Stati germanofoni (Germania, Austria e Svizzera), dei Paesi scandinavi e della Gran Bretagna. Le loro agende sono zeppe di appuntamenti che si succedono ogni 45 minuti con aziende altoatesine che vogliono darsi all’export, in particolare verso le nazioni di lingua tedesca con le quali hanno già in comune lingua e cultura. Britannici e scandinavi invece sono un po’ più distanti, ma per chi conosce l’inglese non è un problema muoversi su questi mercati. Tony Fowler, partner di EOS per il Regno Unito, in occasione di un evento simile – la Giornata della consulenza per i Paesi nordeuropei – entrò in contatto per la prima volta con Andreas Nagl della ditta Fiberplast di Laces, che produce contenitori in vetroresina per impianti di filtrazione dell’acqua per

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piscine. Sul sito dell’azienda venostana fondata nel 1988, che oggi occupa 17 collaboratori, si può leggere che nei primi anni principale mercato di riferimento è stato l’Italia, ma nel tempo il portafoglio clienti si è allargato a Germania e Austria. Nel 2012 Nagl cominciò ad interessarsi al mercato britannico e si mise in cerca del concessionario più adatto: «Eravamo in possesso di tutte le certificazioni necessarie per entrare su quel mercato e volevamo avere un respiro internazionale. Il mercato italiano purtroppo sta diventando sempre più difficile, tanto che oggi la quota di fatturato originata in Italia è minima. Per noi la Gran Bretagna è interessante perché si trova al sesto posto delle destinazioni turistiche di lusso e secondo noi ha delle grandi potenzialità nel settore delle piscine per uso privato. Un altro aspetto positivo che abbiamo valutato è che il mercato inglese si trova all’interno dell’Unione Europea».

Il partner a portata di mano Per agevolare il grande salto verso l’estero, EOS organizza con cadenza quasi mensile eventi informativi dedicati a

singole nazioni, ad aree geografiche o aree tematiche sempre legate all’export. Nel caso dell’Export Week siamo di fronte alla manifestazione che più di ogni altra coagula contatti, nazionalità, know-how e aziende. «Con questi eventi vogliamo stimolare le aziende a valutare le loro capacità di export ma anche, nel caso di imprese che hanno già nel mirino un preciso mercato, metterle in diretto contatto con i nostri partner esteri, che sono in grado di fornire informazioni di prima mano su lingua, cultura e opportunità economiche dei loro Paesi», spiega Markus Walder, responsabile del reparto International Trade Support di EOS. L’EOS si avvale di una rete di consulenti partner che vengono regolarmente a Bolzano per fornire alle aziende, nel corso di colloqui non impegnativi, le notizie più rilevanti sui mercati di provenienza. E se la maggior parte delle ditte altoatesine è interessata ai mercati vicini, ciò non toglie che anche i partner asiatici, americani e africani si prendano la briga di arrivare fino a Bolzano e cerchino di tornare a casa con il maggior numero possibile di richieste da evadere. Un progetto viene attivato


Il superamento delle barriere linguistiche e culturali è fondamentale per avere successo sui mercati esteri.

solo quando il partner è riuscito a farsi un’idea concreta delle aspettative dell’azienda altoatesina che vuole esportare e, di conseguenza, può anche offrire delle soluzioni realistiche. Da parte sua invece l’esportatore altoatesino deve avere piena fiducia nel partner estero e possedere i mezzi finanziari. «Anche in questo settore dell’export è previsto un finanziamento del 70%, con il rimanente 30% che rimane a carico dell’azienda. La normativa è sensata in quanto per molte aziende si tratta di un investimento sostenibile, che per le sue dimensioni ridotte fa da paracadute a possibili decisioni avventate. C’è comunque da dire che già in fase di colloquio si capisce se un prodotto è adatto o meno ad un determinato mercato. Inoltre l’EOS segue dall’inizio alla fine il progetto, cosa che viene molto apprezzata dalle aziende altoatesine», conclude Markus Walder.

Prima regola: avere pazienza Oggi, a distanza di un anno e mezzo dal primo incontro con mister Fowler, la Fiberplast sta ancora lavorando al progetto di export in Gran Bretagna, ma Andreas Nagl non ne fa un dramma: «Noi vogliamo creare rapporti con la clientela destinati a durare nel tempo e siamo perfettamente coscienti che un buon concessionario non si trova

La rete di partner di EOS Per superare le barriere linguistiche, economiche e di natura giuridica dei mercati da conquistare, le aziende altoatesine possono contare sulla fitta rete di partner tessuta nel corso degli anni da EOS all’estero. Il pool di esperti in questioni riguardanti il settore import-export comprende organizzazioni a carattere nazionale come le Camere per il commercio estero di Italia e Germania, gli uffici dell’ex ICE nonché alcune aziende private di consulenza. www.eos-export.org

dall’oggi al domani. Devo però anche dire che siamo rimasti un po’ delusi dal mercato britannico, dal quale ci aspettavamo di più. Per questo motivo ci stiamo guardando intorno e attualmente ci stiamo interessando a Svezia e Russia. Tra l’altro, ad occuparsi dei nuovi mercati adesso è mio figlio Daniel. Io rimango convinto che per un prodotto di nicchia come il nostro l’unica strada da percorrere sia l’esportazione, e sono altresì consapevole che per avere successo all’estero ci vuole (CS) tanta pazienza».

Le aziende altoatesine possono contare sull’esperienza di esperti aderenti alla rete di Eos.


Ma rke ti n g

L’importanza di sapersi vendere Se il marketing non è efficace, le location economiche sono destinate a subire la concorrenza. Se invece la presentazione del prodotto è ben fatta, allora è anche possibile cambiare radicalmente la propria immagine, come insegna il caso di Gelsenkirchen. E l’Alto Adige dove si posiziona?

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Un polo economico è anche uno spazio dove la gente vive.

al carbone al sole: negli ultimi anni il polo economico di Gelsenkirchen ha operato una trasformazione radicale della propria immagine. Se in passato la città renana ha vissuto grazie ai tesori del sottosuolo, oggi è diventata il centro tedesco dell’industria solare e di altri settori delle energie del futuro. Questo risultato è il frutto di un lungo e intenso sviluppo tecnologico partito a metà degli anni Novanta e che ha come motori trainanti il Parco delle Scienze di Gelsenkirchen, una piattaforma per le energie del futuro riconosciuta a livello internazionale, la Scuola superiore di Gelsenkirchen con l’Istituto per la tecnologia dei sistemi energetici ed il Fraunhofer Institut per i sistemi energetici solari. La città renana, oltre ad ospitare diverse fiere specializzate in fonti energetiche rinnovabili, accoglie i visitatori con spettacolari impianti solari e tre giganteschi insediamenti fotovoltaici di ultima generazione. Ma il fatto che Gelsenkirchen sia citata sulla bocca di tutti come “la città solare”, lo si deve anche alla cura della propria immagine ed all’azzeccata campagna di marketing territoriale, che ha fatto del solare la propria bandiera in tutte le iniziative di comunicazione. Tutto questo ha fatto sì che Gelsenkirchen sia diventata una location di grido in fatto di energia solare, attirando sul proprio territorio tante aziende del settore. Oggi a Gelsenkirchen solo il solare dà lavoro ad oltre mille persone, mentre nell’intero comparto dell’energia sono


state create diverse migliaia di posti di lavoro, pari al 10% circa delle attività cittadine che prevedono il versamento dei contributi previdenziali.

Uno scarpone a New York In tempi di sfrenata globalizzazione e abbattimento delle frontiere doganali, la concorrenza tra location è diventata una sorta di guerra per la sopravvivenza economica. Il mercato è sempre più vasto, le offerte si moltiplicano a dismisura e ormai anche una location deve essere gestita e “venduta” come un prodotto qualsiasi. Ad un polo economico serve poco avere tanti vantaggi, se poi questi non vengono comunicati e pubblicizzati. La location deve essere palpabile come un prodotto concreto; le opportunità, i punti di forza e le potenzialità offerte devono essere comunicati in maniera chiara, le aziende devono capire subito quali sono i benefici che possono trovare in un determinato posto. Dalla fine degli anni Ottanta in poi il marketing territoriale è diventato uno strumento sempre più diffuso nello sviluppo regionale; nella sola Germania ad esempio si contano circa 250 iniziative di marketing locale. Una località che voglia fare buon uso di questo strumento deve come prima cosa individuare le proprie peculiarità, che devono essere riconoscibili, autentiche e pertinenti. A proposito di pertinenza: qui la parola passa allo sviluppo del marchio, al marketing ed alla comunicazione, sostiene Birgit Mayr, responsabile marketing di Business Location Alto Adige (BLS), l’agenzia provinciale per il marketing territoriale e l’insediamento di impresa: «Se decido di vendere scarponi da montagna nel centro di New York, devo essere cosciente che la cosa non sarà per nulla facile. Per riuscirci allora devo indirizzare la mia comunicazione e la mia promessa di prodotto verso quella fascia di persone per le quali la montagna è importante. E devo farlo utilizzando i canali usati da quel gruppo target. Non è un lavoro semplice, anche perché la marca deve rappresentare già a priori un valore aggiunto per l’acquirente. C’è bisogno di identificazione se vogliamo che il prodotto – nel caso specifico lo scarpone da montagna – venga percepito come pertinente e quindi comprato. In buona so-

Un punto di forza dell’Alto Adige come polo economico è l’essere la cerniera tra Nord e Sud.

stanza si tratta di influire in maniera sottile sui processi mentali che sono all’origine di un acquisto». Le cose non cambiano di molto se applichiamo questo ragionamento ad una business location: anche qui si tratta di individuare il giusto gruppo target e rendere il nostro prodotto appetibile, altrimenti anche il marketing migliore di questo mondo sarà rispedito al mittente. E le difficoltà non finiscono qui: a differenza di altri settori infatti, qui è impossibile risvegliare un bisogno che non esiste già «in quanto le scelte aziendali sono troppo lunghe e complesse».

Una comunicazione adeguata L’Alto Adige ha già deciso in quale contesto e in quale nicchia vuole muoversi. E questo è fondamentale alla luce del fatto che le aziende altoatesine si muovono tra Nord e Sud, tra mercati di lingua tedesca e lingua italiana. L’Alto Adige è insomma il perfetto anello di congiunzione tra due mondi diversi, che in più può mettere a disposizione competenze e servizi praticamente impossibili da trovare altrove. Un secondo punto di forza della nostra provincia come polo economico è il contesto naturale: da noi oggi si trovano a meraviglia soprattutto quelle imprese attive nel campo delle tecnologie ambientali, il cui numero – se rapportato alla popolazione residente – è estremamente alto. E questo know-how fa da magnete a nuovo know-how e nuove aziende. «In quest’ottica – commenta

Birgit Mayr – la clientela che ha scelto di fare impresa in Alto Adige sembra essere abbastanza definita. Noi ci presentiamo agli imprenditori prima che comincino a pensare ad un’espansione, forniamo tutte le informazioni che potrebbero fare al caso loro e manteniamo i contatti tramite iniziative di varia natura». La comunicazione curata da BLS sui mercati di Italia e Germania tiene conto delle diversità di mercato. In Germania ad esempio il vantaggio principale dell’Alto Adige è di essere la porta del mercato italiano, tanto che fin dall’inizio si è giocato sul concetto di “entrare nello Stivale dall’alto”. In Italia invece si punta sull’immagine di un Alto Adige come “Green Region” nazionale, all’avanguardia nel campo dell’energia verde, e la nostra provincia viene pertanto dipinta come l’habitat ideale per chi vuole fare impresa nel settore delle tecnologie ambientali. «Questa rappresentazione di habitat ideale rispecchia il nostro concetto di marketing globale, che vede una location economica come parte integrante di un sistema di vita perfettamente funzionante. Cerchiamo insomma di costruire un’immagine articolata, che tenga conto di tutte le componenti che possono essere importanti per un’azienda: dall’accoglienza alle imprese ai vantaggi economici offerti dalla politica, dallo standard di vita elevato alla bontà del sistema di formazione e aggiornamento (BK) della nostra provincia». A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M   3 5


men ti

Un grande amore per i dettagli. Karin Fischnaller è diventata

Communication designer per passione. La 23enne di Funes ama la frenesia delle metropoli come Londra o Monaco, tuttavia – o forse proprio per questo – ha voluto tentare la fortuna lavorativa nella sua terra natia. Testo: Ariane Löbert Foto: Alex Filz

Si potrebbe credere ad uno scherzo del destino. O forse anche no. Di sicuro c’è che da ragazzina voleva imparare un mestiere nel campo della tecnica. E invece alla fine, senza neanche pensarci più di tanto, Karin Fischnaller decise di iscriversi alla scuola superiore di grafica e comunicazione di Bressanone. E questa decisione, presa all’età di 14 anni, si è rivelata per nulla sbagliata. Anzi. A distanza di sei anni, infatti, un distinto signore inglese le metteva al collo una medaglia d’oro: Karin era appena diventata campionessa del mondo ai WorldSkills, i campionati del mondo delle professioni, nella categoria graphic design. Per arrivare alla rassegna iridata di Londra aveva dovuto superare le qualificazioni provinciali, e anche in questo caso il fato ci mise lo zampino: «è stata mia madre a iscrivermi alla gara. A me non sarebbe mai passato per la testa, e comunque non avrei mai immaginato di poter vincere», si schernisce la 23enne della Val di Funes. Il successo di Karin è da ricondurre da un lato al suo talento innato, ma anche alla capacità di lavorare sodo e alla saldezza dei suoi nervi. Tutte virtù che la stanno aiutando a completare nel migliore dei modi gli studi, per i quali ha appena consegnato la tesi di laurea dedicata alla discrepanza tra l’immagine che un designer ha di sé e quella che hanno gli altri. In questo campo infatti è facile incappare in qualche malinteso, dice la giovane grafica, che talvolta fa fatica a spiegare esattamente di cosa si occupa.

«Quando dico che cerco di comunicare e strutturare visivamente dei messaggi, la maggior parte delle persone mi guarda perplessa», dice con tono rassegnato Karin, che altrimenti appare come una ragazza tranquilla ed equilibrata. Chi non è del mestiere solitamente giudica un designer grafico dai suoi risultati: un manifesto, un volantino, un imballaggio… tutti termini che Karin è costretta di malavoglia ad usare per rendere più comprensibile il suo lavoro. Per il grafico invece, il messaggio da mandare e il processo di creazione che stanno dietro ad un prodotto sono importanti almeno quanto il risultato materiale. Probabilmente è anche a causa di queste incomprensioni se Karin ha de-

Lei d’altronde ama le difficoltà, accetta le sfide e perciò nel suo futuro si vede attrice protagonista di uno studio grafico tutto suo. Lavorare in proprio la stimola, si potrebbe dire che ce l’ha nel Dna. D’altronde il papà di Karin gestisce con i due figli maschi un’officina da fabbro a Tiso, e sua sorella condivide la passione per la grafica. Tutti i componenti della famiglia Fischnaller insomma, hanno in comune la voglia di essere responsabili di sé stessi. Quando viveva a Londra, metropoli «dal ritmo frenetico e dove ad ogni angolo ti aspetta una sorpresa», Karin si è resa conto che lavorare in un prestigioso studio grafico significa essere solo una rotellina di un grande ingranaggio. E questo non fa per lei, che vuole essere libera di disegnare ciò che vuole. Ma non è solo il lavoro ad attirarla come una calamita in Alto Adige: sono soprattutto le radici, sotto forma di famiglia e amici ma anche di attività sociale. Malgrado la distanza fisica infatti Karin fa ancora parte della banda musicale di Tiso e del gruppo teatrale della valle. I suoi compaesani peraltro giustificano ampiamente le sue assenze alle prove e il fatto di comunicare con lei solo tramite Internet. «La comunicazione è ovunque», dice Karin, che proprio nel web e nel mondo digitale individua le sfide più avvincenti per una Communication designer: rendere le informazioni interattive e accessibili a tutti. Da qui la nascita di nuove figure professionali come l’architetto o il designer delle informazioni. Un mondo tutto da conquistare per una grafica giovane e ambiziosa.

“è difficile far capire alla gente che il design di qualità è qualcosa di profondo e non solo una questione di estetica”

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ciso di tornare in Alto Adige. Rispetto a Londra, dove ha svolto tirocini in grandi studi di grafica, oppure a Monaco, dove da tre anni frequenta la scuola superiore di Scienze applicate, nella nostra provincia c’è ancora tanto da seminare nel vasto terreno del design della comunicazione. Qui normalmente si pensa che un grafico serva solo per farsi fare i biglietti da visita o una carta intestata più carina del solito. «Bisogna lavorare tanto per far capire alla gente che il design di qualità è qualcosa che va in profondità, non è una semplice questione di estetica superficiale». E dicendo questo l’espressione di Karin si fa già più battagliera.


Karin Fischnaller: «Per me fare design della comunicazione sul web è una sfida avvincente.»


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Doppio successo a Berlino. Per due volte nel giro di tre settimane

la capitale tedesca ha fatto da palcoscenico ai prodotti tipici dell'Alto Adige, protagonisti nelle fiere IGW (Internationale Grüne Woche) e Fruit Logistica.

Un piacere tutto da mordere Il sapore della frutta di montagna. In occasione di Fruit Logistica migliaia di visitatori hanno potuto apprezzare la bontà delle mele altoatesine.

Musica per palati fini E qui cosa c'è di buono? Lo stand allestito da EOS alla IGW permetteva di assaggiare e acquistare vino, grappa, mele, succo di mela, speck, formaggi e pane.

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Il duo “Die Zomgschwoastnˮ ha allietato i visitatori della Internationale Grüne Woche suonando arpa, salterio tedesco e fisarmonica.

L'arte di saper fare il buon pane Per una volta Richard Schwienbacher del panificio Ultner Brot ha permesso ai visitatori della IGW di “spiareˮ i segreti dell'arte panificatoria.


I tedeschi adorano le nostre mele

Là dove si incontra la frutta di tutto il mondo

Granny, Stark e co. vanno alla grande in Germania: ben il 30 % della produzione annua di mele altoatesine va a finire nei carrelli della spesa tedeschi.

Fruit Logistica è la fiera più prestigiosa a livello mondiale nel ramo del commercio di frutta fresca, che ogni anno attira a Berlino 2.500 espositori.

Anche la simpatia è genuina Simpatia e cordialità accomunano tutti i lodevoli volontari che lavorano negli stand fieristici dei prodotti tipici.

Cosa: Internationale Grüne Woche (IGW) e Fruit Logistica Dove: Berlino Quando: IGW dal 17 al 26 gennaio 2014 Fruit Logistica dal 5 al 7 febbraio 2014

C'è posto per tutti Alla Fruit Logistica si incontrano addetti ai lavori di ogni nazione e di ogni dimensione, dal global player alla media impresa.

Come: IGW, la fiera agricola più grande del mondo, è andata in scena in gennaio a Berlino per la 79a volta. Circa 1.650 espositori provenienti da 70 Paesi hanno esposto i loro prodotti, che il pubblico poteva assaggiare e acquistare; EOS era presente con uno stand comune dei prodotti tipici dell’Alto Adige. Lo stand allestito in febbraio alla Fruit Logistica invece è nato dalla collaborazione di EOS con i consorzi frutticoli VOG, VI.P e l’associazione produttori Fruttunion. Ogni anno oltre 56.000 addetti ai lavori convergono a Berlino per capire come va il mercato mondiale. (SaS)

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Dicono di noi. Autorevoli giornali economici, riviste patinate di moda e pubblicazioni

gastronomiche e turistiche parlano delle tante cose che si possono fare in vacanza, di aziende di successo e del particolare stile di vita sospeso tra le Alpi e il Mediterraneo. Italia: IO Donna

Magazine di lifestyle e moda – Ermanno Lucchini conosce da vicino la gardenese Elena Runggaldier, nuova promessa dello ski jumping, che ci racconta della sua infanzia vissuta tra le Dolomiti della Val Gardena e del suo equipaggiamento sportivo High-tech. Edizione: gennaio 2014

Netherlands: Italie Monatszeitschrift – The editor in chief Paul Van Eijndhoven explores Merano and environs, and combines the pleasures of the Mediterranean atmosphere and the culinary delights in Merano with skiing experiences in Val Senales, in the Val d’Ultimo and Merano 2000. Issue: January 2014

Österreich: Genussraum Magazin für Genuss und Wohnen – Petra Pintscher besucht den innovativen, weil mobilen Fincube. Das Hauskonzept von Architekt Werner Aisslinger hat Hotelier Josef Innerhofer nach Südtirol gebracht. Die Konstruktion aus Lärchenholz und Glas wurde von erfahrenen Südtiroler Firmen auf vier Holzpfählen gefertigt. Ausgabe: Jänner 2014 4 0   m | A P R I L e , M A gg I o, gi u g n o 2 0 1 4

UK: The Arbuturian Travel and foodie page – Tobie L. White gets spoiled for choice at the San Lorenzo Mountain Lodge, awarded as “Best Ski Chalet in Italy in 2013”. The owners Stefano and Giorgia Barbini are model hosts, pampering their guests, also with mouth-watering home cooked meals. The close-by Kronplatz ski resort offers a great skiing experience. Online since January 2014


Deutschland: ELLE Mode- und Lifestyle-Magazin – Melanie Kunze frönt dem ultimativen Skivergnügen auf der Sellaronda durch vier winterlich verschneite Täler. Landinische Spezialitäten wie „Turtres“ und Speckknödel runden das Erlebnis ab. Ausgabe: Jänner 2014

Deutschland: Handelsblatt.de Online-Ausgabe der Wirtschafts-Tageszeitung – Für den deutschen Elektrogerätehersteller Miele ist Südtirol ein guter Ausgangspunkt für Geschäfte in Italien. Auch die ursprünglich deutsche Marke Salewa wird von der Südtiroler Familie Oberrauch erfolgreich vermarktet. Das Special zum Expansionscheck enthält weitere Tipps für deutsche Unternehmen. Online seit Jänner 2014

USA: Cnn.com Online-Seite des US-Fernsehsenders – The Italian journalist Piergiorgio Pescali tells to his American readers about his delightful visit to the Christmas markets in Bressanone, one of the most famous ones in South Tyrol. Online since December 2013

Schweiz: Tele TV-Illustrierte – In ihrer ersten Reportage über Südtirol besucht Sonja Hüsler für die TV-Zeitschrift aus dem Axel-Springer-Verlag den Vinschgau und lernt Jörg Trafoiers naturnahe Gourmetküche sowie Rita Amorts selbstgefilzte Patschen kennen. Ausgabe: 1. – 7. Februar 2014 A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4 | M   4 1


… come Media

Il Premio Media Alto Adige è una vetrina importante per giovani giornalisti, fotografi e blogger.

Un premio al passo con i media. Il Premio Media Alto Adige è da 10 anni ormai un appuntamento molto atteso dai giovani giornalisti dell’area germanofona. E al pari del mondo dei media, anche il Premio in questo decennio si è evoluto. il concorso è stato istituito nel 2004 da Alto Adige Marketing come premio per i giovani giornalisti, nel 2007 è stata aggiunta la sezione fotografia e nel 2013 sono arrivati anche i blogger. Proprio per adeguarsi ai mutamenti della comunicazione, nel 2011 ha assunto il nome attuale di Premio Media Alto Adige. Organizzato congiuntamente da SMG e Fondazione Cassa di Risparmio, il concorso intende stimolare giovani giornalisti, fotografi e blogger a raccontare l’Alto Adi4 2   m | A P R I L e , M A g g I o, g i u g n o 2 0 1 4

ge da un punto di vista diverso dal solito. Il tema di fondo è ovviamente la provincia di Bolzano e può essere sviluppato dai giornalisti con inchieste o ritratti di persone, mentre i fotografi hanno il compito di accompagnare i reportages e raccontare con le immagini ciò che non si può descrivere a parole. Le nuove forme di narrazione trovano invece posto nella categoria Blog, dove i racconti si avvalgono della multimedialità per cercare nuo(ATS) ve prospettive.


“La comunicazione è la risposta alla complessità” Markus Miller *1973, imprenditore, manager patrimoniale ed editore


Nuove prospettive per la città, il lavoro e l’l’economia SHOWROOM: Via della Mostra 2, Bolzano | Orario di apertura: Lun– Ven 16:00–20:00 | Sab 10:00–14:00 facebook.com/zukunftbozen.bolzanodomani | www.kaufhaus-bolzano.com


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