Aprile 2013
A cura del Collettivo Laboratorio 15
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Giornale mensile della Scuola di Psicologia di Firenze
Living Torretta
Indice
3 Info Torretta 4 Attualità 6 Recensioni e musica 9 Tema caldo: Living Torretta 10 Personaggio del mese
Benvenuti in Brainstorming.
Una vera e propria tempesta di cervelli pensanti. 11 Lager da quattro...zampe Questo giornale nasce dall'esigenza di dar voce ad opinioni, riflessioni o semplici pensieri, attinenti al piccolo mondo torrettiano, ma anche ad aspetti 13 A mano libera non necessariamente legati all'ambito universitario. Brainstorming è aperto a qualunque tipo di contributo e propone ogni mese, oltre ad alcune rubriche più o 15 Il segno del mese meno fisse, un tema caldo che può essere proposto da chiunque abbia voglia di condividere con gli altri l'importanza di uno specifico argomento. 16 BrainCruciStorming Sperando che sia un ottimo spunto di riflessione, vi auguriamo di farvi travolgere più che mai da questa tempesta. Buona lettura.
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Info Torretta Come ormai tutti saprete da pochi mesi le tanto amate e conosciute Facoltà non esistono più, al loro posto troviamo Dipartimenti e Scuole. Psicologia si colloca sotto tre Dipartimenti: • Dipartimento di Scienze della Salute (DSS). Direttore: Prof. Pierangelo Geppetti • Diaprtimento di NEUROFARBA. Direttore: Prof. Alessandro Mugelli • Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia. Direttore: Prof. Enzo Catarsi Vista questa divisione è stata creata la Scuola di Psicologia come organo di raccordo. Alcune info sui nostri presidenti: • Presidente di Scuola: Prof.sa Nicoletta Berardi • Presidente di CdL Triennale: Prof. Vincenzo Majer • Presidente di CdL Magistrale: Prof.sa Ersilia Menesini Per chi ancora non avesse ricevuto la “buona nuova” vi informiamo che la sede della Torretta è stata comprata. In conseguenza di questo acquisto la sede di Via Gioberti verrà dismessa a fine estate.
Iniziative della Scuola di Psicologia
• Mercoledì 1 7 Aprile 201 3 ore 1 5.00: “SenzAtomica” con la partecipazione di Barbara Giangrasso (Docente della Scuola di Psicologia) e Daniele Santi. • Mercoledì 24 Aprile 301 3 ore 1 5.00: “Laboratorio di Psicodramma” con Dott. Ezio Benelli e Dott. Giuseppe Rombolà Corsini • Venerdì 26 Aprile: “La violenza di genere. Riflessioni alla luce della psicologia dell’evoluzione.” con Veronica Colaianni-Psicologa
Elezioni studentesche
Il 21 e 22 Maggio si terranno le ELEZIONI PER I RAPPRESENTANTI DEGLI STUDENTI NELLE SCUOLE Partecipiamo numerosi Partecipiamo per cambiare!
Vuoi scrivere anche tu su Brainstorming? E' facilissimo. Basta mandare una mail a brainstorming.torretta@gmail.com con il tuo elaborato. Inoltre, la redazione si riunisce ogni due mercoledì alle ore 1 5 in Torretta e il prossimo incontro è fissato per mercoledì 1 7 alle ore 1 4 (in anticipo rispetto al solito per non sovrapporsi con l'iniziativa SenzAtomica fissata per lo stesso giorno).
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AttualitĂ Di Sara Massino
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Quando Bella e Edward mandano nell'oblio il Conte e la sua amata Mina di Agnese Acconci Premetto che sono riuscita a vedere solo il primo film, ma l'opera letteraria di Stephen Mayer mi è piuttosto nota, e devo ammetere che è stata una lettura tutto sommato interessante. Premetto che ho visto e rivisto il film, letto con attenzione l'opera di B. Stoker e amato la pellicola per l'interpretazione di Gary Oldmann nei panni del conte spietato ma tristemente innamorato, di Wynona Ryder nei panni della bellissima e pudica Mina, dell'indimenticabile Anthony Hopkins nei panni di Van Hellsing, medico dedito allo studio dell'occulto, e di Renfield, il matto mangia insetti. Da non dimenticare anche l'interpretazione di Kenau Reeves nelle vesti dello sfortunato Johanat e di Monica Bellucci (che fu ben lieta di girare scene di nudo) nei panni di una delle tre bellissime mogli di Dracula. Stoker va molto lontano e anche se in realtà lo scrittore nella sua vita non ha mai amato muoversi da Londra, storicamente torna all'epoca in cui visse Vlad (principe di Valacchia fomoso anche come Vlad L'impalatore), figura a cui si riferisce. Il testo quindi miscela culture, ricrea scenari geografici lontani da noi (la Transilvania, di cui sono famosi i pendii scoscesi dei Carpazzi), parla un linguaggio diverso, più calmo e anche i personaggi sono più piatti, rendendo forse la lettura un po' più pesante. Scritto in forma di diari e lettere viene considerato uno dei più grandi romanzi gotici. Stoker impiegò 7 anni per scrivere quest'opera. Francis Ford Coppola (regista del film “Dracula”) fa un passo avanti, costruisce un film in cui la struttura portante è una storia d'amore che nell'opera di Stoker non appare e che, come spesso accade in storie di questo genere, non ha un lieto fine per i protagonisti. Il conte infatti viene ucciso, finale piuttosto dovuto in quanto egli viene rappresentato prima di tutto come un essere infernale e diabolico, Mina invece è costretta a scegliere. Qui la visione del vampiro è ancora legata alle leggende popolari che si sono susseguite nel tempo, è presente il paletto di frassino (simbolo che ritroviamo anche in serie più vicine a noi come Buffy, in cui la giovane se ne va in giro con un paletto prontamente sistemato nella borsa o, quando lo richiede, nella cintura), troviamo il nutrimento attraverso sangue umano (simbolismo ricorrente, in quanto il sangue rappresenta la vita stessa) e, ovviamente, la scarsa tolleranza ai simboli religiosi. Stephen Mayer rinnova l'aspetto, vampiri che non bruciano al sole ma ne riflettono la luce, che vivono in mezzo a noi come liceali “qualunque” e che si sono conformati alla tendenza vegetariana del momento non bevendo sangue umano (nonostante nell'opera siano prensenti anche vampiri che hanno mantenuto le loro antiche abitudini alimentari). Il film però tradisce poco impegno, nel montaggio così come nella fotografia, in alcune scene si può vedere chiaramento lo stacco fra il volto truccato e il collo “au naturel”. La recitazione è scarsa, senza passione, Bella perde quella sua goffaggine iniziale che nel libro la rende una liceale timida e un po' imbranata, una fra le tante. Edward, creatura centenaria divorata dai dubbi, spesso divertito dai gesti di Bella, nel film diventa testardo e capricciso. Scompare così l'analisi sottostante alle emozioni provate dai due pratagonisti, come anche le complesse dinamiche che si vengono a creare fra i personaggi. Mi domando quindi com'è possibile che un film cosi semplice e spesso grottesco abbia gettato nell'oblio un'affascinante opera cinematografica vincitrice di numerosi premi (fra cui tre premi Oscar) con un cast d'eccellenza e un Dracula in perfetto stile dandy. Spero quindi che dopo la lettura di questo articolo, vi venga voglia di dedicare due ore del vostro tempo a quelsta meravilgliosa pellicola, firmata Francis Ford Coppola. 6
Io e Te di Niccolò Ammaniti di Stefania Furfaro E' con un innocente bugia raccontata ai genitori e con l'idea di trascorre una settimana bianca nella propria cantina che si apre il romanzo di Ammaniti.Lo stile è come sempre scarno e asciutto. Il disagio adolescenziale di un ragazzo perbene e quel momento in cui diventare adulti e tutto tranne che facile viene raccontato da Ammaniti in maniera quasi commovente La società con le sue regole incomprensibili è fuori dalla porta e Lorenzo è stravaccato su davano,circondato da Coca Cola,scatolette di tonno e romanzi Horror. Ad interrompere l'apparente serenità di Lorenzo arriva Olivia,sorella che quasi non cosce. Sarà lei,personaggio problematico e schivo,a farlo entrare nel "mondo dei grandi". Ammaniti è sempre bravo a raccontarci storie sugli adolescenti, sul loro modo di vedere le cose e di approcciarsi alla crescita e al cambiamento. Non sono mai giovani come tutti gli altri, hanno sempre qualcosa che li distingue da quella massa alla quale, comunque, desiderano appartenere. La lotta sta tutta lì, tra un “loro” ed un “io”, tra come ti vorrebbero gli altri e come invece si è, semplicemente insicuri, disorientati, aggrappati con tutte le forze agli ultimi scampoli di giovinezza che sfugge da sotto i piedi e ti fa intravedere, di già, l’età adulta, quella che sembrava lontana arriva, e si fa sentire, ti avverte, ma non ti troverà mai pronto. Perché se sei grande allora cambia tutto, gli altri cominciano ad accorgersi di te, di come sei diventato, ed anche tu, non puoi più nasconderti, perché nel banco non c'entri più. E' un libro che quando lo finisci ti manca,pensi a come saresti potuta stare accanto a Lorenzo cercando di guardare da un buco della serratura,in silenzio senza fare rumore,il complicato mondo di un adolescente che non è più un bambino ma non è neanche un adulto;avendo la certezza di non arrivare mai a comprenderlo.E' il suo mondo e solo suo!
Genio e follia o patologia?
Militant P, il pioniere della musica Reggae in Italia di Marco Manganiello “Contesto che il bipolarismo sia un’accusa! [...] un’artista, un teatrante, un musicista devono avere per forza due o più facce da cui viene l’ipomaniacalità e l’emotività necessaria [...] in molti casi questi timbri sono ingiusti, in special modo per persone che combattono una causa; quando la causa per cui si combatte è addirittura antagonista allora tutto diventa patologia” ; con queste parole Militant P, al secolo Piero Longo, descrive il suo stato di salute “ero un ragazzo poliedrico; poliedricità che, per mia sfortuna, è diventata un’accusa.” Quando si fa riferimento alla nascita della scena reggae italiana, non si può prescindere dalla figura di Militant P, uno dei pionieri del ritmo in levare nel nostro paese. Vero fondatore dei Sud Sound System Militant P, barese di nascita e salentino d’adozione, emerge dalla scena punk pugliese, all’interno dei primi centri sociali come lo storico collettivo della “Giungla”. In quegli anni il passaggio dal genere punk a quello reggae era quasi scontato; due generi che, nella loro nicchia dell’epoca, diffondevano testi socialmente impegnati e idee che andavano controcorrente rispetto a ciò che era la “normalità” in quegli anni. 7
Siamo a cavallo tra gli anni ’80 e ’90; anni turbolenti in cui nelle strade e nelle piazze risuona la voce degli studenti e degli attivisti dei primi centri sociali. Bologna in quel periodo è considerata il porto per le nuove idee e tendenze provenienti dal resto del Mondo e proprio una di queste novità fa si che Piero diventi quel personaggio di spicco che abbiamo imparato a conoscere. Nel periodo in cui si trasferisce nella città emiliana, l’Hip Hop e il rap, sbarcati dagli Stati Uniti, si mescolano con le positive vibes della Reggae music per un genere tutto nuovo, il “Reggaemuffin”, con cui Militant P si fa apprezzare in tutta la penisola. In un mix di suoni e lotta politica, il cantante barese da vita ad una musica tutta nuova e riesce ad unire molte persone sotto ad un’unica bandiera, quella verde, giallo e rossa della cultura rastafariana. Dopo aver militato anche negli “Struggle” e nei “Soni Mudù”, Piero è membro fondatore dei Sud Sound System, gruppo musicale che non ha bisogno di molte presentazioni, ma che all’epoca era una vera e propria novità; con la prima formazione dei SSS ( Militant P, dj War, Treble, Gigi D e Papa Gianni) le liriche in dialetto salentino iniziano a spopolare nelle radio e nelle trasmissioni televisive e lo stile “Dancehall Reggae” ha la sua piena affermazione. E’ proprio in questo scenario di lotte e nuove tendenze che Militant P inizia a manifestare i primi sintomi del disturbo bipolare. Molte delle persone, a lui vicine, iniziavano a vedere dei cambiamenti; non era il solito Piero che tutti conoscevano. In quegli anni il passo dai primi incontri con lo psichiatra all’isolamento in centro di recupero era veramente breve. Già nel ’87 il cantante era stato ricoverato per sintomi ricollegabili al disturbo bipolare, ma è solo dopo la formazione dei Sud Sound System che entra in un periodo di crisi e nel 1 992 chiede di uscire dal gruppo. Siamo nel 1 994 quando Militant P abbandona definitivamente le scene! Disturbo bipolare o semplice anima ribelle? Per gli standard dell’epoca, tanti comportamenti potevano risultare devianti e fuori dalle norme; alcuni affermano che molti dei cambiamenti visti in Piero si sono manifestati solo dopo le prime sedute e i primi farmaci assunti; altri sostengono invece che l’eccesso di mania alternata a stati di disagio e depressione, erano visibili e presenti già da tempo. Anche se tutti hanno opinioni discordanti in merito alla questione, sta di fatto che l’ormai quarantasettenne Piero Longo è tutt’oggi ricoverato in una casa di cura nella campagna salentina, sempre sottoposto ai vari trattamenti per chi è affetto da disturbo bipolare. Nel documentario a lui dedicato, “Rockman” di Mattia Epifani, si vede un Militant P trasformato a causa delle medicine, a causa di quella vita che non gli ha voluto dare la possibilità di scegliere il proprio destino. Nonostante tutto ciò, sembra che niente sia riuscito a fargli perdere la passione per la musica e, soprattutto, per il ritmo in levare. Accompagnato alla trasmissione radio di Don Ciccio, altro grande personaggio della scena salentina, si posiziona davanti al microfono e sembra quasi che quegli anni in cui infiammava le Dancehall in giro per l’Italia non fossero mai passati. Mentre canta “People dem ah fi move ”, l’energia, la passione e la forza di un tempo sembrano tornare tutte in un istante, in quell’unico momento in cui chiude gli occhi e si lascia andare a quelle note e vibrazioni che non ha mai smesso di amare e, per anni, sono state la sua valvola di sfogo nei confronti di una vita ingiusta, per molti versi. Se oggi il Salento è una delle mete turistiche più acclamate, sicuramente lo dobbiamo anche al lavoro e alla passione di Militant P. La sua musica e i suoi testi hanno fatto si che la regione pugliese diventasse quel centro culturale che oggi tutti noi ben conosciamo, ma soprattutto ha fatto si che le positive vibes si diffondessero in tutta la penisola come un fiume in piena, dando vita al movimento Reggae che in Italia, oggi, è più forte che mai! “Prima avevo 5 teste, ora me le hanno tolte e me ne rimasta una sola [...] Militant P significa bisogno di liberare ed essere liberati [...] I’M A ROCKMAN!” 8
Tema Caldo: Living Torretta Vivere in Torretta Un’esperienza in 16 mm di Arianna Corbani Sfruttando la falsariga di un motivetto di Renzo Arbore, direi che “sì, la vita è tutta un film”. Chi di noi non ha mai pensato almeno una volta nella vita, di fronte al verificarsi di episodi singolari,che certe cose potessero accadere soltanto sui grandi schermi? Ora che ci penso vivere in Torretta, in un certo senso, è un po’ come trovarsi in una pellicola cinematografica. Con il cattivo tempo il plesso potrebbe essere il set perfetto per “Casablanca”: umido, grigio, freddo (in realtà lo è anche col bel tempo) e piuttosto triste. Per non parlare poi della sensazione di stare per assistere alla scena madre di “Frankenstein Junior” ogni qual volta un professore tenta disperatamente di rianimare proiettore e microfono districandosi tra i cavi e, una volta riuscitoci, la sua espressione soddisfatta tradisce l’esclamazione “Si può fare!”(lezione). Tuttavia il passare del tempo sembra portare con sé una sorta di “assuefazione” al disagio. Amiamo gli studi ai quali ci siamo avvicinati ed alla fine si arriva a capire che la magnificenza e la funzionalità delle architetture non sono tutto (naturalmente lo stato in cui versano le toilettes ti fa ugualmente girare le scatole). Esiste dell’altro. Sono le persone che abitano un luogo e le attività che queste compiono in esso a renderlo colorato,bello,interessante,dinamico...vivo. Adottando questa prospettiva,davanti ai nostri occhi la facoltà (anzi, scuola) si rivelerà un favoloso mondo di Amélie ricco di tipi umani che a prima vista possono impressionarci negativamente, ma che in fondo ci vogliono bene (siamo o non siamo i suoi “passerotti”?) ,e gatti più o meno pelosi. Poi ci sono le matricole, goffe ed impacciate come il povero Allan Felix di “Provaci ancora, Sam”, impegnate a trovare un equilibrio nella nuova fase della loro vita ed i neolaureati con le loro corone di alloro alle quali tutti gli altri studenti guardano con un pizzico di invidia. Gettando lo sguardo oltre le pareti di cartongesso delle nostre aule, in qualche modo la Torretta diviene quel posto in cui nessuno vuole far ritorno a casa anche se la campanella è già suonata. Così quando a sera si lascia questa piccola realtà indipendente, formale ed informale allo stesso tempo,dopo una lunga giornata di lezioni e l’ultima battuta con i compagni, il pensiero che ti accompagna è sempre lo stesso: “Io speriamo che me la cavo”.
Il torrettiano medio non esiste di Arturo Mugnai In Torretta, il pendolare arriva o mezz’ora prima o mezz’ora dopo l’inizio della lezione, dipende dagli orari dei treni e dagli scioperi. Solitamente si porta una ciotolina con dell’insalata, mais e dei crackers di accompagnamento. Il caffè alle macchinette lo prende normale ed è l’unico acquisto che fa dalla bella zona di ristorazione. Va al bagno prima dell’inizio della lezione e subito dopo. Chiede sempre l’ora prima di andare via per fare il calcolo dei minuti che mancano al treno che lo riporterà a casa. 9
Il fuori-sede vorrebbe venire a lezione, ma arriva sempre in ritardo e ciò dipende da diversi motivi: ha fatto serata, ha litigato con i coinquilini, non è ancora pratico con gli autobus. Ma il più delle volte ha fatto serata il giorno prima. Solitamente si prende un panino al vicino alimentari, va a mensa oppure mangia schifezze alle macchinette per risparmiare. Il pendolare e il fiorentino sono sempre vestiti decentemente e puliti, i fuori-sede fin quando non finiscono i panni puliti portati da casa nel week-end, dopodiché cambiano felpa e jeans con meno frequenza fin quando non sono costretti ad andare da Ciao-Ciao e rifarsi l’armadio per arrivare al venerdì. I più fortunati hanno una lavatrice, i più volenterosi vanno alle lavatrici automatiche, tutti gli altri rimettono la felpa e il jeans sporco. Il pendolare solitamente non fa politica universitaria perché c’ha già i problemi suoi e tutti i pomeriggi ha judo. Il fiorentino e il fuori-sede sono attivi politicamente, ma solo quando c’è qualcosa di catastrofico nell’aria. Non importa che tu sia un pendolare, un fuori-sede o un fiorentino; l’importante è che tu chieda sempre “qualcuno vuole qualcosa dalle macchinette?”.
Personaggio del mese Kenneth Craik, un precursore sfortunato! di Alice Bindi Pochi giorni fa, studiando il libro di psicologia della Memoria, mi sono imbattuta in questo influente ma sconosciuto personaggio e quando mi è stato proposto di scrivere un articolo per Braistorming ho pensato “quale miglior modo per rendere giustizia a Craik?”. Eh si cari lettori, mi sono proprio sentita in dovere di rendere giustizia a questo psicologo scozzese, perché è probabilmente grazie a lui se personaggi più noti (e fortunati!) come Broadbent e Neisser hanno avuto il successo che sappiamo (o, insomma, che dovremmo sapere!). Era il 1 943 quando Kenneth Craik, nato nel 1 91 4 e formatosi a Cambridge con Bartlett, pubblicava “The Nature of Explanation”, un breve ma influente libro in cui l’autore proponeva di rappresentare le teorie come modelli da sviluppare attraverso l’uso del computer. Craik inoltre, servendosi di computer analogici (pare che quelli digitali non esistessero ancora!), realizzò quelli che probabilmente furono i primi esperimenti basati su questa idea. Purtroppo il brillante psicologo scozzese morì in un incidente stradale nel 1 945, solo due anni dopo aver avuto una tra le più brillanti intuizioni della psicologia del secolo scorso. Negli anni successivi le sue teorie basate sulla metafora del computer furono sviluppate da molti giovani ricercatori, tra cui i già citati Broadbent e Neisser; quest’ultimo nel 1 967 pubblicò “Cognitive Psychology”, il libro dal cui nome è nato il termine Cognitivismo (già, la famosa analogia tra mente e calcolatore!). Nonostante la brevità, spero che questo articolo permetta a qualche persona in più di sapere chi era Kenneth Craik: un precursore sfortunato!
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Un lager da quattro...zampe di Marta De Cassan Ciao a tutt* torrettian*, è stato difficile scegliere di cosa parlarvi in questo spazio nel primo numero di Brainstorming, tanti sono gli argomenti che mi stanno a cuore! E alla fine è stato l’argomento a scegliere me. Nella mattinata piovosa del 3 aprile ho avuto il primo controllo pre affido della mia vita e, una volta terminato, è sbucato fuori il soleU è proprio di questo che ho deciso di parlarvi! Molti di voi si chiederanno cosa possa essere un “controllo pre affido”, altri magari già lo sannoU brevemente, si tratta di un controllo che viene effettuato nel momento in cui vi proponete di adottare un caneU o un gattoU o un qualsiasi altro animale. Molte persone storgono il naso al solo sentirlo pronunciareU dev’essere la parola “controllo” che spesso viene infatti sostituita con una meno costrittiva quale “visita” o “incontro”; in realtà si tratta di tutte e tre le cose! Venite contattati da responsabili, volontari, a volte veri psicologi (pensate, possiamo fare anche questo!!!), che fanno parte dell’associazione/canile che avete contattato per l’adozione dell’animale e insieme decidete un giorno in cui questa persona verrà a casa vostra, vi conoscerà, parlerà con voi e la vostra famiglia, guarderà la casa, il giardino o la terrazza, e conoscerà i vostri animali, se già ne possedete. Si tratta, ovviamente, di persone che amano gli animali, perciò, se avrete deciso di adottarne uno per altrettanto amore e volete solo il suo bene, sarà difficile trovarsi in disaccordo o infastiditi, piuttosto risulterà un’ottima occasione attraverso la quale confrontarsi per il bene del nuovo futuro membro della vostra famiglia! Purtroppo sono ancora troppo poche le realtà che effettuano questo tipo di controlli: molti canili non lo fanno, mentre la maggior parte delle associazioni, soprattutto quelle “rescue” (che si occupano del recupero di animali che hanno subito maltrattamenti o abbandoni o che vengono ceduti dai proprietari per impossibilità ad accuparsi di loro), lo fanno sistematicamente. L’obiettivo, come avrete capito, è quello di assicurare all’animale adottato un futuro lontano da situazioni spiacevoli. Si vuole in ogni modo evitare che la creatura cada in mani sbagliate: allevatori improvvisati, sadici senza pietà, o individui con l’idea che si tratti di un giocattolo non troppo impegnativo da restituire nel momento in cui non soddisferà più le proprie esigenze. Ora vengo al dunque, il controllo pre affido che ho ricevuto è per una cagnolina che attorno a metà aprile arriverà direttamente dalla Spagna. Perché dalla Spagna, vi chiederete, ce ne sono già così tanti qui in Italia! Bè, sono stata completamente assorbita dalla realtà delle perreras spagnole e dal desiderio di fare qualcosa anche per loro. Le perreras spagnole sono quelli che spesso vengono chiamati i “canili lagher”. I cani accalappiati o abbandonati dai propri padroni vengono soppressi dopo un periodo che oscilla tra i 1 0 e i 1 5 giorni dalla loro entrata in perrera. Senza distinzioni di razza, età, salute, e quant’altro. Vengono soppressi nei modi più disparati poichè spesso, questi luoghi sono gestiti da chi non può permettersi (o non ha voglia) di comprare i farmaci adatti alla soppressione. Purtroppo tutto ciò è in larga parte consentito dalla legge spagnola. Mi piacerebbe poter riportare il quadro legislativo spagnolo in merito alla “tutela” degli 11
animali d’affezione, ma mi dilungherei davvero troppo. Per chiunque fosse interessato, basta cercare il testo della Legge 32/2007 del 7 novembre, “che tuttavia NON disciplina espressamente il tema degli animali da compagnia e affezione, bensì “el cuidado de los animales, en su explotación, transporte, experimentación y sacrificio” cioè “la cura degli animali nel loro sfruttamento, trasporto, sperimentazione e soppressione.” (la trovate online già tradotta punto per punto) Per gli animali da affezione (è il caso delle perreras nelle quali vengono rinchiusi oltre ai cani, anche i gatti) il governo spagnolo lascia libero arbitrio alle varie Comunidades Autonomas, le quali TUTTE, meno la Cataluña, hanno optato per la soppressione degli animali, dopo un numero di giorni variabile, dalla data del loro arrivo. Una delle colpe maggiori da attribuire a tutte le comunidades è la totale mancanza di promozione delle adozioni degli animali che entrano in questi inferni, i quali vivono durante i giorni a loro consentiti, senza misure veterinarie, nessuna profilassi, nessuna cura, nessuna sterilizzazione e, molto spesso, senza cibo. L’unica speranza di queste creature sono i volontari, spagnoli e del resto del mondo! Ho avuto il (dis)piacere di trovarmi a far parte di questo mondo grazie all’invito ad un evento facebook creato per la salvezza di cani detenuti nella perrera di Badajoz, città che si trova al confine meridionale tra Spagna e Portogallo. Dissipato ogni dubbio sulla veridicità dell’evento e sui suoi organizzatori (di truffatori ce n’è in ogni ambito), mi sono messa all’opera per capire cosa potesse essere nelle mie capacità e con mia gioia ho scoperto che TUTTI indistintamente abbiamo la capacità di fare qualcosa anche se apparentemente piccolo e insignificante. L’aiuto principale è quello di diffondere le notizie e la richiesta d’aiuto. Gli animali non hanno voce, né, tantomeno i nostri stessi mezzi per farlo e noi, con i nostri telefoni e i nostri computer possiamo fare davvero la differenza: tra le nostre conoscenze potrebbe esserci qualcuno desideroso di adottare uno di loro, o qualcuno con la possibilità di fare una donazione per contribuire a salvare queste creature. Si parla di vere e proprie “liste di soppressione”. Nella realtà di Badajoz, la forza delle volontarie spagnole e di noi volontari italiani che a loro ci siamo uniti, sta impedendo da quasi due anni a questa parte la soppressione di tutti i cani in lista ogni settimana (parliamo di una quindicina di cani ogni 7-1 0 giorni). Condivisioni, mail, telefonate, donazioni, richieste di proroghe.. e ADOZIONI. Purtroppo alcune perreras cercano di impedire anche tutto questo, ma nessuno di noi, una volta impegnatosi in questa lotta, ha mai mollato. Col cuore spesso appeso ad un filo, ci mettiamo in gioco facendo tutto ciò che è nelle nostre possibilità e nel farlo, non ci si sente mai soli. Ho conosciuto persone splendide che si dedicano anima e corpo per avverare il desiderio di poterne salvare il più possibile, ad ogni costo, fino almeno al 201 5, anno in cui in Spagna sarà possibile, forse, cambiare qualcosa di questa assurda realtà. Ciò che ripaga dagli sforzi, dalla stanchezza, dallo stress e, dallo sconforto che in alcuni momenti ci coglie, è vedere gli occhi di queste creature nel momento in cui, una volta usciti dall’inferno, dopo le prime cure veterinarie e varie pratiche (eventuali giorni di quarantena, microchip, vaccini, sterilizzazioni, ecc...), scendono dal furgone ed escono dalle gabbie per correre in contro alle loro nuove famiglie. Un’emozione che presto toccherà anche a me in prima persona, perché è questo che accadrà tra un po’di giorni quando finalmente potrò guardare Kaina negli occhi e vedere la felicità di una vita salvata. 12
- Pagina facebook perrera di Badajoz (creata dalle volontarie spagnole che ogni giorno vanno a trovare i cani e portar loro qualcosa da mangiare): S.O.S. PERRERA BADAJOZ - Evento facebook perrera di Badajoz: SOS CANI DI BADAJOZ IN SOPPRESSIONE L’11 DI APRILE (n.b. La data viene aggiornata ogni volta facendo in modo che la pagina dell’evento resti la stessa) - Altre perreras che potete trovare in facebook sono quelle di Santander, Mairena, Granada Per qualsiasi altra informazione, per conoscere più specificatamente ciò che avviene all’interno dei“canili lagher”o come si procede per un’adozione, per capire in cosa consiste il“lavoro” dei volontari, se volete entrare a far parte di questo mondo o siete semplicemente curiosi o dubbiosi, sarò felice di potervi essere d’aiuto in ogni modo.
A Mano Libera Un posto chiamato casa
Di Viola Bertagna (dal blog vioberta.blogspot.com) Partire non è facile. Quando decidi di farlo nemmeno pensi a come sarà, perchè se avessi un briciolo di coscienza e consapevolezza non lo faresti. I primi mesi sono faticosi e la casa in cui vivi, il letto in cui dormi e le persone con cui convivi, hanno l'odore di un albergo, sono sconosciute le lenzuola, la doccia e ciò che vedi dalla finestra il mattino. La città è un'altra e ci sono giorni che attendi solo di poter ritornare a casa tua. Spazi intimi da condividere e un nido che ti sei appena costruita, i tuoi vestiti sono diversi in quell'armadio o dentro la valigia che nemmeno disferai. E' come se fosse un campo scuola, ma lungo un' eternità e allora ti chiedi perchè hai scelto di firmare tu stessa quella manleva, perchè sei salita su quel treno che ti ha portata via dal tuo piccolo mondo. E poi in un istante ti rispondi bisbigliando: "perchè il mio mondo è piccolo e stretto." Ma quel mondo adesso manca e questo in cui vivi fa tanta paura, tutti all'università sembrano entusiasti e si godono questo magico nuovo cammino, "anch'io appaio così ai loro occhi? oppure mi vedono come mi vedo io? Mi sento così piccola e impacciata, tutto va così veloce e la sera quando torno in questa nuova casa che sa di sconosciuto, dovendo condividere i miei spazi con altre persone, il mio cuore si stringe e diventa così piccolo e raggrinzito da far male. Mi manca il mio amore, le mie amicizie, la mia famiglia eppure anche per loro io sono qui, sfuggita, scappata, defilata silenziosamente." Ogni commissione sembra una missione, la mappa che avevi in testa non serve più e quella nuova non ce l'hai. Gli sconosciuti per strada sembrano più sconosciuti di quelli che ci sono nella tua città. Le tasse, la spesa, il mangiare. Pensare a te ogni istante è faticoso. Passano gli anni e ogni volta che torni a casa, cominci a notare quanto anche per i tuoi cari sia del tutto normale che tu possa mancare da casa, non sono più eventi il tuo ritorno o la tua partenza, nemmeno la tua assenza è qualcosa di strano. La novità si trasforma in abitudine, e ti ritrovi dimenticata, quasi estranea a quello che pensavi potesse non cambiare mai. La tua vecchia camera pare guardarti offesa, dopo settimane che non ci sei, che poi diventeranno mesi, lei con le tue vecchie foto vestita, con ninnoli ormai impolverati inizia a 13
lasciarti, perchè adesso hai un'altra stanza dove iniziare ad appendere, attaccare, imprimere nuovi ricordi e persone. La tua stanza è la tua casa, la tua casa è il tuo nuovo quartiere e il tuo nuovo quartiere è il tuo mondo. Come Doroty sarai alla ricerca della tua casa e qualche volta tenterai anche tu di chiudere gli occhi e battere per tre volte i tacchi delle scarpette rosse che non sono poi così magiche e a casa non ti possono portare, forse incontrerai persone che sono alla ricerca del loro cuore, o di coraggio e altre che invano cercheranno di recuperare un cervello. Così lentamente una rete di voci, mani, odori, pelli inizieranno ad avvolgersi intorno a te, il giorno sarai meno sola, la sera meno stanca e la notte profumerà di fiori. E mentre gli anni passano veloci, superi esami, ti laurei, conosci persone, strade, momenti solo tuoi, ecco che ti trovi nuovamente a casa. Con persone che fanno parte del tuo passato, del tuo presente e del tuo futuro, esattamente come accadeva a casa tua. Come se un sapiente giardiniere avesse scavato per anni nella tua terra, lentamente e con costanza fino ad averti alzata assieme alle tue radici, e una volta ripulite ti avesse impiantata in una nuova terra, in un nuovo luogo, annaffiandoti con cura. L'odore che prima aveva questa nuova casa, che presto cambierai, non ti lascerà mai, starà sempre con te, è l'odore di casa quello che ti appartiene. Lo sentirai ogni volta che con coraggio e dolore, arriverai in nuovi luoghi e dentro nuove persone. Ecco allora che capirai che non saranno mai un treno, un bus, o un'altra città a diventare la tua casa, il tuo mondo, nascondendoti da realtà noiose e quotidiane delle tue origini, ma sarai solo tu con il tuo continuo camminare che deciderai se fermarti o se ripartire. La volontà di stare bene, vivere serena e circondata da persone che ti amano pulsa e grazie a lei continuerai a curarti di te e delle tue sensazioni, per poter chiamare casa il posto che hai nel cuore, che possano essere due città e decine di persone speciali. Consapevole che come una lenta tartaruga ti trascinerai durante gli anni della tua vita con una "casa" addosso di dolorosi ricordi, felici momenti e grandi aspettative.
31 dicembre 2012 Prima che arrivi primavera ascolta l'inverno fai le cose lentamente non perderti nelle angosce del giorno tu puoi sentire ascolta e ancora ascolta e fai silenzio nella notte del grande freddo
di Simona Falsini
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Il segno del mese Ariete (21 MARZO20 APRILE) Riservato, critico e polemico. Introverso e scottanteUinsomma la compagnia perfetta se ti vuoi deprimere in una giornata piovosa! La diplomazia non è proprio il tuo forte,in quanto ti piace esprime schiettamente le tue opinioni.Ovviamente hai pochi amici.Cosa ti manca? La costanza e la pazienza Amore: il segno dell’ariete vive l’amore come una sfida, il suo obiettivo è quello di trovare una persona che possa renderlo felice per sempre,ogni piccolo dubbio in proposito lo porterà a cercare da un' altra parte. Una volta trovata la persona amata l’ariete si dimostrerà premuroso e pronto a tutto pur di renderla felice Studio: tranquillo/a anche la prossima sessione d’esame andrà bene, come al tuo solito ti ridurrai all’ultimo momento per studiareUpassando le caldi notti estive sui libri mentre i tuoi amici sono fuori a divertirsi. La tua media non subirà particolari scossoni. La tua frase è:” giuro che la prossima volta inizio a studiare prima” A cura di Stefania Furfaro
Rebus
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Verticali 1 . Firenze sulle targhe 2. La capacità di resistere agli urti o ai traumi 3.Zone particolarmente sensibili al piacere erotico 4. Qui senza la prima 5. Lasciare tutto cosi com’è 6. Le vocali di “aerea” 7. Avverbio di negazione 8. Privo di preparazione e attitudine 9. I fratelli del babbo 1 2. Superficie limitata di terreno 1 3. Compare nelle case a metà degli anni 50 1 5. Il nome della Blasi 1 7. Iniziali di Ekman 1 8. Un famoso Anti-Virus 1 9. Opposto a West 23. Evento traumatico da elaborare 24. Insieme all’Io e al Super-io 26. Si lancia in caso di bisogno 28. Vi ci si appende Tarzan 30. Famoso gioco con le carte 32. Ha scritto “Il libro rosso” 34. Aleatori senza tori 35. Famosa azienda svedese 37. C’è quello “grande” e quello “bravo” 38. Uno a Londra
Orizzontali 1 . I seguaci dello Psicanalista Sigmund 1 0. La professoressa del corso di Psicodinamica L-Z 11 . Appena venuti al mondo 1 4. In testa al sole 1 5. Lo iato in “iato” 1 6. Si può averli “a fior di pelle” 1 7. La zona a luci rosse di Parigi 20. Per questo sono famosi gli inglesi 21 . Alta, somma 22. Insieme a “quale” 25. Quello della Scuola è in Via della Torretta 16 27. United States 28. Uno Spike regista 29. Ripido, scosceso 30. DoUdes 31 . Dentro, all’interno 33. Se credenti vi ci rivolgete prima di una grande prova 36. Lo è il pomeriggio di Adriano Celentano 39. Sguardo in inglese 40. Napoli sulle targhe 41 . L’opposto di tutto 43. Lo si cerca invano nel pagliaio 44. Lo è la risposta giusta
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