Rivista arti marziali cintura nera 285 aprile 1 parte

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“Un gentiluomo deve essere cortese e mai aggressivo, vicino ma mai insolente; uccidere mai umiliare; nessun segno di disonestà può essere trovato nella sua dimora; la sua alimentazione non è mai pesante; perfino il più piccolo errore è corretto, ma senza accusa. Così è la forza di volontà”. Guichin Funakoshi.

utto cambia niente rimane uguale. Se l’intento iniziale delle Arti disciplinari era la formazione dei lottatori, dei guerrieri col fine di difendere la loro gente, non è questo ciò che fanno oggigiorno i poliziotti e i soldati? Allora, perché continuano a esserci praticanti di Arti Marziali? Le armi, d'altra parte sono diventate così raffinate, che le antiche arti di difesa e attacco sono rimaste, se non completamente obsolete (ci sarà sempre un momento finale nel corpo a corpo durante il quale potrebbero essere utili), limitate ad essere un obiettivo di formazione molto più del carattere che del fisico della "milizia". Le forze di polizia d’altra parte, devono affrontare enormi limitazioni nell’uso della loro forza, tanto che le loro tecniche hanno necessariamente subito un adattamento talmente peculiare, che quasi niente ha a che vedere con le antiche forme di combattimento, generando di fatto, in virtù di tutto questo, un sottogenere specifico dentro le stesse. A mio modo d’intendere rimangono così solo tre ragioni per praticare arti marziali e cioè: la prima, quella sportiva. Questa è senza dubbio una sublimazione dell’innata violenza tra esseri umani, per convertirla innanzitutto in un canale di scarico delle tensioni, specialmente legate all'adolescenza e all’aumento di ormoni che la accompagna così come la non trascurabile funzione di "prelievo di energie" dalla sovralimentazione dei bambini (e non solo bambini) di oggigiorno, per trasformarle, chiaramente, in uno spettacolo dove l'adorazione e il culto dell'eroe non passano inosservati, compiendo in questo modo un'altra funzione sociale non meno utile nella sublimazione della violenza. La seconda, accennata nei paragrafi precedenti, è legata alla formazione del carattere e disciplina necessarie alle forze dell’ordine e ai militari. La terza non è altro che il mantenimento di tradizioni lungamente praticate e collegate a culture antiche che permettono lo svolgersi dei riti di passaggio così necessari nelle culture moderne dove la loro abolizione, frutto dei mescolamenti della società multiculturale, unita alla visione pragmatica e accomodante dell'uomo moderno, ha lasciato diverse generazioni di giovani orfane di ogni qualsiasi riferimento ed esperienza illuminante riguardo al loro posto sulla terra. Contro ogni prognostico, le Arti Marziali, un anacronismo lampante, persistono nella loro pratica e non solo quella, tanto che crescono come schiuma tra la popolazione più giovane nelle società moderne. Che possibilità ha un giovane oggigiorno di formare adeguatamente il suo carattere? Quali sono gli eroi da emulare? Quali i modelli da seguire? La soppressione del

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“Quando la concentrazione impregna la mente e il corpo, il potere del respiro diventa tutt'uno con l'Universo, estendendosi soave e naturale fino al limite assoluto, tuttavia, allo stesso tempo, la persona si fa sempre più autocontrollata e indipendente”. Ueshiba Morihei.

servizio militare obbligatorio, la mancanza di disciplina nelle scuole, genitori iper occupati incapaci il più delle volte di "educare", inseriti inoltre in un contesto sociale dove i valori imperanti sovrappongono l'idea dei diritti sui doveri e un ambiente in generale permissivo ed indolente, fanno il resto. L’asino si conduce con il bastone e la carota ... ma oggi ci sono solo dolci melensi dati fuori orario. Come formare un carattere con questi ingredienti? Io non difendo la punizione fisica come ricetta generale, ma stiamo arrivando al ridicolo più spaventoso e alla più dannosa superprotezione. Nelle scuole i poveri professori lottano castrati e senza armi in una battaglia assurda per riempire solo di dati le teste dei germogli della nostra società. Le "autorità" non esistono perché tutto il potere alla fine si mantiene con la credibile minaccia di una vera e propria superiorità. Un'amica insegnante di lingue in Inghilterra, mi raccontò come avvicinandosi a un marmocchio di undici anni che stava sabotando la classe, questo incominciò a gridare: “mi ha toccato, mi ha toccato!"; "Se arrivo a farlo mi possono accusare perfino di essere pederasta", mi disse. Le Arti marziali da qualsiasi punto di vista si sono trasformate oggigiorno in uno strumento educativo senza prezzo né succedaneo. La superiorità del Maestro si mantiene, in definitiva, nella sua effettiva abilità di imporsi anche fisicamente, in un ambiente dove la violenza è regolata, ma non smette di essere violenza. Il dojo, il Kwon, la palestra, o come volete chiamarlo, si trasforma così in uno spazio simbolico e in qualche modo sacro, imbevuto di leggi proprie che si basano su un'autorità vera e contrastabile. L'ostentazione di un potere tanto elementare, risuona facilmente tra gli alunni più riluttanti e discoli, siano questi elementi maschi predominanti o no, mentre la superiorità morale di un vero Maestro Marziale conferisce quell'aura di modello necessaria affinché quelli più sensibili e svegli abbiano un esempio da emulare. Le Arti marziali sono una medicina straordinaria per questi e altri mali che angosciano la nostra società moderna; farebbe male chi vive di questo (e in questo) a non considerare sufficientemente questi punti. Mentre qualcosa di utile continuerà ad esistere, sebbene la sua utilità nel corso dei secoli sia cambiata, niente esiste né permane senza compiere funzione alcuna. Le Arti Marziali oggigiorno sono un regalo meraviglioso per milioni di giovani, ma anche un modello di vita per persone che abbiano trovato in esse un bel riferimento, edificante e degno di camminare per questa terra come un essere umano completo.

Traduzione: Chiara Bertelli


Alfredo Tucci è Managing Director BUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO. e-mail: budo@budointernational.com

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Autodifesa SELF PRO KRAV Evoluzione Sviluppato quindici anni fa dall'esperto internazionale Jacques Levinet, i cui successi nelle arti marziali e sport da combattimento sono ben noti da tutto il mondo, il metodo SELF PRO KRAV o SPK è uno dei sistemi di difesa più efficaci e realistici che esistono adesso. Due video e un libro hanno contribuito a dar forza a questa disciplina. Di là dalla semplicità del suo apprendimento e adattamento a qualsiasi età e condizione (uomini, donne, bambini, forze dell'ordine), la forza dello SPK si trova nel suo aggiornamento annuale al fine di aderire ai mutevoli modelli di aggressione nei nostri giorni. A parere del capitano Lenivet, non è possibile congelare un'arte marziale o metodo di autodifesa per sempre senza rischiare di trasformarlo in qualcosa di obsoleto e inutile.



Autodifesa Promemoria delle origini dello SPK L'AUTO PRO KRAV nasce dall'esperienza professionale come capitano di polizia e la conoscenza delle tecniche di combattimento di Soke Jacques Levinet. Tra i tanti metodi di autodifesa che ha creato, il Maestro ha adattato il suo metodo poliziesco Real Operational System o ROS con la sua varietà di conoscenze acquisite di autodifesa per renderlo un metodo operativo chiamato SELF PRO KRAV. SPK significa: Self per autodifesa, Pro per i professionisti e Krav per combattività (in ebraico). SPK non è comunque un modo per Kravmaga; differisce da esso in molti aspetti tecnici specifici e ha un approccio diverso nel settore della difesa personale e l’atteggiamento. Il capitano ha mantenuto il termine Krav senza aderire a Kravmaga dallo spirito combattivo che prevale in questa disciplina. La ricchezza dello SPK arriva anche dai numerosi seminari, scambi e allenamenti e dall'esperienza che il comandante ha acquisito e trasmesso a diverse unità di tutto il mondo (Israele, Stati Uniti, Australia, Giappone, America meridionale, Canada, Cuba, Russia ed Europa) e scambi con molti insegnanti ed esperti come Haim Gidon, Gaby Shai, Aaron Elbaze Jim Wagner, Darren Levine, Vincent Lyn, Taiji Kase, Keinosuke Enoeda, Hiroo Mochizuki, Shirai, Dominique Valera e molti altri. Lo SPK comprende i seguenti cinque punti chiave: Istinto di sopravvivenza - Allenamento condizionato Tecnica Operativa - Autodifesa - Evoluzione In altre parole: voglia di sopravvivere, mezzi per sopravvivere, apprendimento di gesti naturali, rispetto per la legge e atteggiamento. Lo SPK è una disciplina in sé, riconosciuta a livello internazionale dai massimi esperti di polizia e i più alti maestri a livello mondiale di Arti Marziali. L'evoluzione dello SPK è obbligatoria per aggiornarlo contro i nuovi tipi d'aggressioni. Attualmente é qualcosa di essenziale per tenere il passo con la violenza. Inoltre viene da un feedback o ritorno permanente di esperienze che le vittime consegnano al fondatore della disciplina. Le novità nel SELF PRO KRAV EVOLUTION sono: • Studio di difese da entrambi le parti per affrontare ogni evenienza (di fronte a un aggressore mancino, in qualsiasi posizione, in piedi sul pavimento, seduti, in ginocchio, presa di ostaggi). • Difese SPK contro più aggressori. • Difese SPK in ambiente confinato e chiuso. • Difese SPK per le forze dell'ordine. • Difese SPK contro attacchi non convenzionali (con armi e a mani vuote). • Difese SPK in condizioni di scarsa illuminazione o oscurità. • Difese SPK con accessori della vita quotidiana (ombrellone, penna, valigetta, borsa, chiavi, carte di credito, telefono cellulare, scarpe, giacca, gilet, rivista, ecc). • Adattamento dello SPK per donne e bambini, un quanto gli attacchi contro questi gruppi non sono uguali agli uomini. Senza entrare nei dettagli di queste aree di sviluppo, ecco alcuni esempi della nuova evoluzione SELF PRO KRAV: • lavoro di percussione con pugni e calci in movimento su obiettivi mobili completato da un lavoro di percussione ginocchio-gomito su uno scudo fisso. Ciò non significa che lo SPK diventi uno sport di combattimento, ma si richiede un minimo di conoscenza di percussione piedi-pugni. • pochi movimenti di disarmo perché questo tipo di tecniche è troppo pericoloso contro coltello, Push Daguer o rasoio. Solo i movimenti di percussioni sono privilegiati per disarmare in modo rapido e sicuro.



• Utilizzo di armi reali contundenti (bastone, mazza da baseball) per raggiungere i gradi più alti e mettere il candidato in una situazione reale. • Utilizzo di pistole e fucili con gas, di tiro a salve e proiettili sferici (con casco) per le classi superiori per capire il meccanismo del disarmo. • Le minacce di armi da fuoco sono eseguite con armi vere neutralizzate con il dito sul grilletto, come fanno i teppisti. • Uso di un coltello in alluminio per sentire il freddo e il pericolo della lama nelle minacce al corpo o la gola. • Sviluppo della similitudine nell'apprendimento e nel compenso per evitare qualsiasi tecnica riflessa e complicata e mantenere solo il riflesso di difesa. • Apprendimento, dal livello di 2° Dan, di difese da entrambi i parti per assimilare lo SPK contro un mancino o un destro, secondo i casi. Un'acquisizione primaria per istruttori, i cui devono essere in grado di dimostrare e insegnare sia un mancino sia un destro, e prendere in considerazione ogni tipo di studente. • Apprendimento, dal livello di 2° Dan, di tecniche per difendere una terza persona e tecniche di guardia del corpo per insegnare gli studenti a proteggere i loro cari o una persona vulnerabile in caso di aggressione. • Difese, dal livello di 5° Dan, con oggetti di uso quotidiano, come ombrella, bastoni, penne, borse, portafogli, chiavi, telefoni cellulari, sedie, giacche, vetro, calzature, riviste, ecc. E 'importante perché difendersi con ogni mezzo, è a volte indispensabile.

Formazione e affiliazione in SELF PRO KRAV • Programma tecnico - Con l'acquisizione dei gradi da cintura gialla a cintura nera e poi gli SPK Dan (dal primo al decimo Dan). Pur essendo citato in giudizio, il SELF PRO KRAV è stato riconosciuto. Lo SPK è


diventato un marchio registrato con l'INPI (Istituto Nazionale della Proprietà Industriale). • L'accesso al livello superiore richiede, in tutti i gradi, una prova tecnica (finire una difesa con una tecnica di bloccaggio per controllare la conoscenza del candidato) e un test combattimento (difese rapide senza finire con una tecnica di bloccaggio per combattere in strada). • I gradi Dan dello SPK sono consegnati con la massima serietà, da una Commissione Tecnica Internazionale, rispettando il tempo tra i gradi. Tutti gli esami si svolgono alla vista di tutti davanti a un pubblico e una giuria per evitare ogni compiacimento o favoritismo. Non sono consegnati gradi sulla base di una raccomandazione personale o alla discrezione di nessuno. • Programma Istruttore - Per la formazione iniziale e continua di Istruttore, Istruttore Capo e SPK Expert. L'Accademia rilascia




Autodifesa questi certificati di formazione professionale per la sua registrazione come un centro di formazione presso il Ministero del Lavoro in Francia. Le prove consistono in tecniche di esame istruttore, scritti e prove educative. L'Accademia Jacques Levinet tiene conto della capacità dei candidati e rifiuta di rilasciare certificati di convenienza per non offuscare la sua credibilità. La moralità è richiesta per gli istruttori SPK che seguono un "gentlemen's agreement" e un codice etico. • Programma di Affiliazione - Istruttori di diverse scuole di autodifesa, arti marziali e sport da combattimento chiedono costantemente di diventare membri della Federazione Internazionale AJL per il riconoscimento dei loro sistemi e infine i loro ranghi. Un gateway di omologazione è stato lanciato dal SELF PRO KRAV, data la documentazione giustificativa fornita. • Formazione online - Recentemente, vi è un corso di formazione online per gli istruttori e Rappresentanti della Federazione di Jacques Levinet che insegnino in paesi lontani della Francia. I programmi scritti, video e correzioni sono fatti da Internet e Skype sotto il controllo dell'esperto francese.

Punto fondamentale- L'Autodifesa • I principi SPK - Il Capitano Jacques Levinet, attraverso la sua formazione e l'applicazione della legge, ha evidenziato nel suo metodo di SELF PRO KRAV un assoluto rispetto per la difesa personale. Non si tratta solo di conoscere la legge, ma di sapere come applicarla quando si utilizza il metodo di difesa. È importante fornire agli studenti i mezzi giuridici per giustificare le loro azioni in difesa. Essere in grado di dimostrare auto-difesa non è facile dinanzi ad un giudice; per questo motivo, i praticanti hanno qualche programma memento per aiutarli. Alcuni esempi, a pena di carcere, anche come vittima: • Rivoltare il coltello dell'aggressore contro di lui, anche dopo disarmato. • Rispondere con la pistola dell’aggressore, anche dopo disarmato. • Lasciare le impronte digitali sul grilletto della pistola dell’aggressore nel corso di un disarmo cattivo (con una tecnica disarmante, per esempio). • Rispondere con la mazza dell'aggressore, anche dopo disarmato. • Utilizzare un gesto di aggressione in difesa, come una testata. • Rispondere a un’aggressione benigna, con una difesa ai genitali, come una presa. • Aumentare le difese di percussione di pugno o piede su un aggressore disarmato a terra, sotto reato di crudeltà e non riuscendo a rispettare la legge.


• Rispondere in settori vitali contro un’aggressione non vitale. *** In altre parole, essere vittima non giustifica l'uso di qualsiasi risposta. Il SELF PRO KRAV avverte i praticanti e li dà i mezzi giuridici per giustificare. Il fine non giustifica i mezzi. L'adattamento SPK nei diversi paesi: • Lo SPK insegnato in molti paesi, tiene conto delle loro leggi per rispettarli. Per questo motivo lo SPK evolve secondo i continenti. • Di conseguenza, qualche movimento di difesa, vietati in Francia o in Europa, per esempio, sono perfettamente autorizzati in alcuni paesi.

Modulo POLICE SELF PRO KRAV Ci sono diversi metodi per difendersi efficacemente in strada, indipendentemente che la persona sia un civile o sia un poliziotto. Basta cambiare l'obiettivo, da qui la ragione per la creazione il modulo POLICE SELF PRO

KRAV. Qui ci sono alcuni aspetti dell'apprendimento del POLICE SPK: • Uso delle armi di attrezzature per le forze di polizia nella difesa e l’applicazione generale della legge. • Apprendimento del lavoro di squadra e di protezione. • Ammanettato POLICE SPK da solo e di squadra, in qualsiasi luogo. • Complementarità di azioni a mani vuote e con armi. • Chiavi operative di neutralizzazione da solo e in gruppo. • Mezzi di guida operativa in caso di emergenza. • Apprendimento del metodo di base del Police Training ROS associato allo SPK. *** In altre parole, là dove finisce lo SPK civile, inizia il POLICE SPK con i propri mezzi di coercizione caratteristici del metodo ROS o Real Operational System delle forze dell'ordine. Il POLICE SELF PRO KRAV si è reso concreto da quando molte unità di polizia e unità speciali in Francia (come ERIS) e all'estero (come il GAD in Argentina e lo Spetsnaz in Russia) sono state formate nel


Autodifesa




Autodifesa POLICE SPK e nel ROS dal Capitano Jacques Levinet.

Una federazione internazionale riconosciuta • Il SELF PRO KRAV, attraverso la Federazione Internazionale di Difesa Personale e la Police Training AJL, è presente in una cinquantina di delegazioni in Francia e all'estero (Spagna, Austria, Bulgaria, Italia, Lussemburgo, Belgio, Inghilterra, Isole Canarie, Stati Uniti d'America, Ecuador, Argentina, Cile, Canada, Mauritius, Caraibi, Russia, Siberia, Australia, Nuova Zelanda, Cina, Sri Lanka, Vietnam, Tunisia, Algeria). Il grafico ufficiale dell’AJL comprende DTN (Direttori Tecnici Nazionali), DTR (Direttori Tecnici Regionali) e DTD (Direttori Tecnici Dipartimentali). • La AJL ha un numero di registrazione del Ministero dello Sport in Francia e un numero di registrazione presso il Ministero del Lavoro e molti riconoscimenti istituzionali nel mondo. • La serietà del SELF PRO

KRAV si vede anche attraverso gli uniformi dei praticanti, identici in Francia e nel mondo. Le uniche differenze sono il colore nel logo del paese e sulla cintura per rilevare l'identità del paese. • Infine, il curriculum vitae del fondatore, il capitano Jacques Levinet, conferite un alto livello di attendibilità alla sua federazione AJL. Finiamo quest’articolo con un po' di umiltà dicendo che il SELF PRO KRAV non intende essere il miglior metodo di auto-difesa, ma un metodo d’interesse.


La Federazione Internazionale di Difesa Personale e Police training. Accademia Jacques Levinet AJL. Tel.: +33 (0) 467 075 044 E-Mail: contact@academielevinet.com Sito Web: www.academielevinet.com

Attori Video Capitano Jacques Levinet Presidente AJL, titolo di Stato, Cintura Nera 10° Dan di Self Pro Krav, 10° Dan di ROS Police, 10° Dan di Defense Baton, 10° Dan di Defense Stick, 6° Dan di Karate FEKAMT, Istruttore di Boxe Francese. Pascal Tabaglio Istruttore, DTR AJL Midi Pirenei, Cintura Nera 2° Dan di Self Pro Krav, 2° Dan di Defense Baton, 2° Dan di Defense Stick, 1° Dan di ROS Police, 1° Dan di Yoseikan Budo e Karate, Istruttore di Boxe Francese.



Vecchio e Nuovo Ho iniziato la pratica di WingTsun poco più di 20 anni fa sotto la guida di uno dei più importanti maestri del ramo Leung Ting WingTsun nel mondo: Sifu Víctor Gutiérrez In questi oltre 20 anni, ho sentito speso la discussione senza fine sulla necessità di evoluzione dello stile o, altrimenti, l'obbligo di tenere il sistema integro com’è stato insegnato da GM Yip Man. Se dobbiamo essere d'accordo in qualcosa, è nel fatto che, sicuramente, queste due posizioni mai saranno a raggiungere un'intesa tra loro. Infatti, a mio modesto parere, questi due "lati" della stessa famiglia (non dimentichiamo) hanno vissuto ignorandosi a vicenda per molti anni, come se stessero fingendo che l'altra parte non esistesse.



a non molto tempo, questa tendenza sta cambiando verso un argomento ancora più delicato: il confronto tra i sostenitori della tradizione e quelli della modernità. Ancora una volta siamo in un dibattito del tutto sterile che non offre la possibilità di alleanza tra le due fazioni dovuto in gran parte alla forza delle posizioni tra i Maestri di una e l'altra scelta. Devo ammettere che in fondo, entrambe le scelte hanno argomenti fermi e validi per la difesa delle loro posizioni. Se si ascolta un maestro "tradizionalista" nelle sue argomentazioni sulla necessità di mantenere intatto lo stile, senza modifiche, "quasi" ci riesce a convincere. Allo stesso modo, se ci sediamo ad ascoltare i "perché" di un sostenitore della necessità di modifiche per adattare il WingTsun al tempo attuale e al cambio di "predatori", vedremo con certezza che le sue motivazioni non sono neanche banali. Tuttavia a questo punto potremmo chiederci: e se entrambi hanno una parte di verità, ma nessuno di loro l'ha completamente? Non sarebbe questa un'altra certezza che punta al Taoismo come principale influenza filosofica del Wing Chun Kuen? Certo, dopo quest’articolo, entrambe le posizioni continueranno nella loro posizione intransigente, ma se almeno per qualche minuto sono in grado di far riflettere i sostenitori di entrambe le posizioni, avremmo già fatto un grande progresso. Per essere in grado di ottenere una comprensione olistica della situazione, dobbiamo prima ascoltare entrambe le parti e cercare senza opinioni chiusi di capire i "perché" di ognuno. Sicuramente alcuni dei miei lettori di questa rubrica si chiederanno: Ma qual è la sua posizione? Quale scelta ne preferisce? E la mia risposta

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“Dove potremmo stabilire i limiti degli sviluppi? O, per dirla in altro modo: a che punto lo stile non è più chiamato Wing Tsun per diventare qualcos'altro?” sarebbe oggi: Entrambe... e nessuna! Per continuare a dire che il prossimo anno io probabilmente penserò in modo diverso ... oppure no ... La mia esperienza mi fa pensare che le opinioni cambiano nel corso degli anni e la stessa cosa succede con la percezione delle cose. Quello che sto cercando di dire è che, quasi certamente, quando adottiamo un atteggiamento fermo e facciamo una difesa fanatica di una posizione (qualunque sia) ci manca almeno la metà della verità. Questo è il motivo principale per cui la mia opinione è cambiata molto negli ultimi anni e devo ammettere che quello che ha arricchito di più la mia visione dello stile è stato il fatto di mantenere sempre una mente aperta e uno spirito flessibile, per cercare di capire entrambe le posizioni. Personalmente sono stato un difensore della posizione evolutiva del sistema per molti anni. L'influenza del mio maestro è stata fondamentale in questo. Per noi WingTsun è un sistema cinese di Boxe a cercare il massimo in qualsiasi sistema di Wu Shu: la vittoria! Si ottenga o meno (questo dipenderà sempre da chi sia il nemico di fronte a te), lo scopo della pratica è la ricerca della vittoria. Un'arte di guerra come la Boxe Cinese cerca sempre la vittoria. Ancora una volta mi riferisco in questa colonna al gioco degli scacchi: lo scopo di questo gioco, metà sport metà gioco di guerra, è quello di vincere. Io non conosco nessun giocatore che giochi per perdere o semplicemente intenda giocare spostando pezzi sulla scacchiera per il semplice piacere di muovere il tempo. Tuttavia, vincendo o perdendo (anche in questo caso, la vittoria dipenderà dal livello dell'avversario che abbiamo dall'altra parte della scacchiera) si cerca sempre di vincere. Ciò richiede contemplare alcuni elementi davvero importanti se vogliamo farlo. Il cambio di scenari e delle tecniche dei nostri avversari ci costringe a un cambiamento nel metodo di allenamento per cercare di avvicinare il nostro obiettivo della vittoria. Questa definizione del nostro obiettivo segna un cammino. Infine, l'obiettivo e il cammino sono responsabili per l'efficienza e l'efficacia. Per fare questo, a volte trascuriamo alcune cose considerate "inutili" per un bene più grande: l'efficacia. Sebbene... anche la posizione dei tradizionalisti è anche totalmente rispettabile: Le correnti più tradizionali sostengono che il suo obbligo è di mantenere l'eredità del Grande Maestro Yip Man per il bene dell'arte stessa. Loro ritengono che se le cose restano come il Grande Maestro le ha insegnate ai suoi allievi diretti (ci sono ancora alcuni vivi) l'essenza di quest’arte di combattimento non sarà mai persa. Inoltre, devo ammettere che in fondo hanno una grande parte della ragione. Se non fosse stato per alcuni maestri veramente tradizionali, sicuramente una parte del lavoro tecnico, ma soprattutto alcune delle strategie dello stile non sarebbero sopravvissute. Per molti anni, ho chiesto ad alcun professore del ramo dove ho studiato circa tali elementi importanti come i "KuenKuits", o la storia dello stile, e la risposta è stata sempre la stessa: "Quello non è importante." Beh ... in primo luogo, vorrei essere io a decidere se qualcosa è importante per me o no, quindi quello che chiedo a un insegnante è di insegnarmi tutto il sistema nel più breve tempo possibile. In cambio prometto di allenarmi diligentemente il resto della mia vita!




Il Wing Chun chiamato "classico" è la fontana in cui gli evoluzionisti hanno bevuto e alla quale devono costantemente ritornare per capire alcune delle cose più importanti in termini di efficienza di senso. In quest’aspetto vorrei rilevare in particolare la conservazione di elementi importanti come il Kuits Kuen (Poesie di conoscenza che ci danno le chiavi delle strategie dello stile). A mio parere personale però, la conservazione della tradizione è fondamentale per una questione che trascende il tecnico, il tattico e pure l'idea stessa di ricercare la vittoria. Mantenere la conoscenza di una generazione precedente e la sua trasmissione alla prossima generazione è il più grande impegno di ogni artista marziale, e questa responsabilità ricade soprattutto sulle spalle dei Maestri dello stile. Immagino che molti praticanti che, come me, hanno passato metà della loro vita alla ricerca dell'efficienza, forse non capiranno questo concetto ma oggi, per me (e la mia associazione) si tratta di una questione assolutamente fondamentale. In questa colonna potremmo citare argomenti da entrambe le parti a rafforzare entrambe le posizioni, ma poi ne succederebbe qualcosa di curioso; il più abbracciamo una posizione, il più lontano ci spostiamo dallo spirito di questo stile: flessibilità e adattabilità. É innegabile che lo stile sia stato in continua evoluzione nei suoi 500 anni di esistenza. Se guardiamo gli allievi del GM Yip Man nella sua prima fase a Hong Kong e di quelli nel suo ultimo periodo, possiamo trovare differenze siderali tra di loro. Anche se alcuni sostengono che questo non è del tutto vero, in realtà la distanza è così grande che sembra che praticassero stili diversi. Stiamo parlando di un brevissimo periodo storico (appena 20 anni). Ci può servire come un campione, anche se ce ne sono molti di più. Dopo la Rivoluzione Culturale Proletaria in Cina accaduta nella seconda metà del secolo scorso, i praticanti dei diversi rami sono sparsi in tutto il Sud-Est asiatico. Se diamo uno sguardo generale ai praticanti in Vietnam, Taiwan, Foshan o alcuni dei rami che hanno raggiunto l'Australia, possiamo vedere che NON C'È uno stile unico e immutabile. Allora, perché non dovrebbe essere



possibile apportare modifiche alla ricerca della famosa efficacia? In ogni caso, dove potremmo stabilire i limiti degli sviluppi? O, per dirla in altro modo: a che punto lo stile non è più chiamato Wing Tsun per diventare qualcos'altro? Ebbene, a mio parere i principi delimitano perfettamente questa linea. I quattro principi fondamentali della WingTsun definiscono lo stile stesso perfino ben sopra le stesse tecniche. In ogni caso, oggi ritengo fondamentali alcuni elementi così importanti come sonno i concetti strategici, le fonti di origine del potere elastico, la filosofia dello stile, e alcuni altri che di solito chiamo NON TANGIBILI. Forse prossimamente ne potremo parlare. In breve, pur essendo costantemente litigando in una dialettica piuttosto infantile di ciò che è o non è l'autentico WingTsun, sono fermamente convinto che entrambe le posizioni abbiano bisogno l'una dell'altra come contrappeso. A titolo di Yin e Yang. Rimangono opposte, l'una di fronte all'altra, ma entrambe richiedono l'esistenza dell'altra per riaffermare la loro natura. Siamo consapevoli del concetto della luce proprio per la sua assenza ... e viceversa. I praticanti che, come me, sono alla ricerca dell'efficienza e l'efficacia, devono necessariamente ricorrere ai tradizionalisti in modo da non perdere la vera natura dello stile. A loro volta, i difensori della tradizione sanno nel profondo di se stessi che gli evoluzionisti sono "efficaci" in situazioni di combattimento e questo li costringe a non trascurare quest’aspetto importante in Wu Shu. Come vedete entrambi hanno bisogno l'uno dell'altro. Ecco dove il titolo della rubrica di questo mese ci porta: nuovo o vecchio? Tradizionale o moderno? E perché non nel punto medio? Perché non bere da entrambe le fontane? Questa è la mia scelta personale e quello che cerco di applicare nella mia Associazione. Sono sicuro che se abbracciassi solo una di loro mancherei le meraviglie dell'altra metà. Grazie per l'attenzione







"Salute", "spirito" e "combattimento". La pietra angolare delle nostre lezioni. Tutte le nostre tecniche, forme ed esercizi hanno a che fare con queste tre parole. É comprensibile che ci siamo conosciuti per questo. Molte altre scuole si sono fatte conosciute con queste parole. Molti insegnanti e grandi maestri dicono che il loro stile o sistema si corrisponde con le attese di questi criteri, ma è davvero così?

KUNG FU SCHULE MARTIN SEWER – Salute - Spirito - Combattimento


Supera 100 anni di età Chiu Kow (Hong Kong), il padre e maestro di mio istruttore, Grandmaster Dott. Chiu Chi Ling, è stato nato nel 1895 e morto nel 1995 per cause naturali. Sua moglie, Shiu Ying, anche un'insegnante di Hung Gar, ha raggiunto l'età di novantotto anni. Lei era famiglia a livello politico, ma anche è stata arrivata all'età avanzata in buona salute. Per tanto, non si può dire che ci sia stata una relazione genetica tra i due. Chiu Wai, un figlio di Chiu Kow, anche un grande maestro di Hung Gar, oggi ha 85 anni d’età e gode di una meravigliosa salute. Vive in Canada. Uno dei suoi allievi, Graham, ha trascorso la sua infanzia in una sedia a rotelle e oggi, grazie a Hung Gar Kung Fu, non ne ha bisogno. Ha 70 anni e la sua salute è eccellente. Tim, mio fratello di Kung Fu, aveva stato ammalato durante molti anni e aveva la pressione troppo alta. Ora, grazie all’Hung Gar, vive libero da dolori e non ha bisogno di alcun farmaco. In breve: Ci sono molti quelli chi hanno avuto la prova di quanto sia efficiente la pratica del nostro stile per la salute e la conservazione.

Chiu Chi Ling, Gran Maestro e medico Chi hanno la fortuna di conoscere personalmente il Grandmaster, lo capiscono subito. Con oltre 72 anni di età, irradia così tanta energia, tanta voglia di fare cose e tanta gioia di vivere... neanche i suoi lunghi viaggi per tutto il mondo con le difficoltà alla sua età possono fare nulla contro di lui. Sifu Chiu è l'esempio vivente di energia vitale che può essere acquisita tramite il nostro Hung Gar Kung Fu. Il Grandmaster non sa di malattie. La sua esperienza peggiore è stata dover andare in ospedale dopo un grave incidente in una gara automobilistica.

Cosa succede con le altre arti marziali e sistemi? É difficile rispondere. Tuttavia, la storia dei sistemi corrispondenti può aiutare: Sono stati i suoi maestri salutari? Hanno vissuto a lungo? Erano noti per la loro forza vitale? Come si vedono i maestri e grandi maestri attuali? Vivono in un modo salubre? Potrebbe essere che non tutto si corrisponda con quello che dice la pubblicità di alcune scuole / stili? Ognuno deve scoprirlo. Infine, ancora un paio di voci dei miei studenti. Tutti questi studenti stanno imparando il nostro sistema non molto tempo fa, eppure già spiegano circa il suo grande successo. Accertate da voi stessi:


"Prima di iniziare Hung Gar, il mio peso corporale era di 106 kg. Il mio senso di equilibrio e la percezione del mio corpo erano molto condizionati. Dopo aver letto il libro di Sifu, 5-3-1, ho cambiato il mio cibo gradualmente. La perdita di peso ha iniziato a essere divertente, perché mi faceva sentire bene fisicamente e mentalmente. É così facile. Si tratta solo di mangiare in modo sano e corretto. Dopo sette mesi pesavo 81 k. Grazie a 5-3-1 e l’Hun Gar nella Scuola di Kung Fu Martin Sewer Martin avevo riuscito a farlo. Caro Sifu, la ringrazio molto!" - Martin Chollet, allievo dall’ottobre 2013.


"I medici mi avevano detto che a causa dei miei valori del sangue (compreso colesterolo) io non dovrei smettere mai di prendere i medicamenti. Ho presso le compresse per molti anni. Da quando mi alleno nella Scuola di Kung Fu Martin Sewer, i miei valori del sangue sono stati migliorando gradualmente. É già da un mese che vivo di nuovo senza farmaci e mi sento più agile di prima. Ora i dottori mi dicono: "Qualunque cosa Lei abbia fatto, continui a farlo Signore Schläpfer!" - Jörg Schläpfer, Capo di apprendisti. Allievo dal novembre 2013.


"Dopo un incidente d'auto e diverse operazioni, ho zoppicato sulla gamba sinistra per molti anni. L'allenamento di Hung Gar non solo mi ha rafforzato i muscoli, ma ho restituito la forza mentale di cui avevo bisogno per camminare di nuovo in modo eretto, normale, e sicuro. Una realtà in cui non credevo più. Una realtà in cui non credevo più, ma con le lezioni del mio Sifu, sono stato in grado di ottenerlo! Grazie mille!" Daniel Schabron, IT e Marketing Consultant. Allievo dal maggio 2013.

"Prima di praticare Kung Fu, ho sofferto un deterioramento del disco intervertebrale. Il semplice fatto di salire in treno distrattamente potrebbe causarmi un sacco di dolore e amareggiarmi il resto della giornata. Tredici mesi fa ho iniziato l'allenamento nella Scuola di Kung Fu Martin Sewer, e sono stati tredici mesi che vivo libero di dolore. Una sensazione impossibile da pagare. Grazie, Sifu!"- Stephan Nyffenergger. Avvocato. Allievo dal dicembre 2013.






Weng Chun


“Sviluppato dai monaci guerrieri del Tempio Shaolin del Sud, per difendersi contro gli attacchi di pirati e ladri, il Weng Chun è stato successivamente praticato nella clandestinità, dai ribelli dei Giunchi Rossi”

I 6 principi e 1/2 del Wenig Chun per lottare Sviluppato dai monaci guerrieri del Tempio Shaolin del Sud, per difendersi contro gli attacchi di pirati e ladri, il Weng Chun è stato successivamente praticato nella clandestinità, dai ribelli dei Giunchi Rossi; più tardi è stato utilizzato come difesa personale nelle strade di Fatshans (Cina) e Hong Kong. Grazie all’instancabile ricerca del Gran Maestro Wai Yans, è stato ripescato ed oggigiorno viene insegnato dal Gran Maestro Andreas Hoffmann e dalla sua squadra di insegnanti, con l'obiettivo di rappresentare un'autodifesa e una protezione per le persone che ci circondano, nel caso di un'aggressione brutale e anche per disputare competizioni di Full Contact, Sanda e MMA. Di seguito presentiamo i 6 principi e 1/2 del Weng Chun per lottare. A tal fine è fondamentale che qualunque principio sia compreso sia fisicamente che mentalmente. 1. Il principio Tai (squilibrare): Rompere la stabilità dell'avversario squilibrandolo verso l'alto. 2. Il principio Lan (bloccare): Bloccare l'avversario e ottenere così la possibilità di avvalersi del suo stesso potenziale. 3. Il principio Dim (colpire): Colpire l'avversario e imparare a rimanere concentrati e sicuri di sé. 4. Il principio Kit (deviare): Deviare la struttura dell'avversario e distruggerla; in questo modo, difendere anche la propria struttura. 5. Il principio Got (tagliare verso il basso): Tagliare verso il basso la forza dell'avversario durante il suo tentativo di attacco. 6. Il principio Wun (girare): Approfittare della forza dell'avversario e così squilibrarlo. Nel caso in cui l'avversario eserciti una pressione, si cambia l'angolo con un mezzo giro. Il 1/2 principio Lau (fluire): Lau è la metà del Weng Chun Kung Fu: Sii come l'acqua che fluisce sempre e così confondi il fluire dell'avversario.


Weng Chun

Perché un guerriero ha bisogno di principi? I guerrieri del Weng Chun si sono resi conto che chi pratica un'arte marziale può perdersi in uno degli infiniti metodi, se l'arte ha molte tecniche ma è carente di principi. In una situazione di guerra o di difesa personale, qualcosa del genere non serve, poiché in una situazione reale, a motivo del fattore sorpresa, paura e stress, si creerebbe troppa confusione. La soluzione sta nel lottare aiutato da principi che possano funzionare come guide generali durante la lotta e che permettano al guerriero di difendersi, grazie alle tecniche che sorgono spontaneamente e che ha sviluppato avendo come basi proprio i principi. Con l'aiuto di determinati esercizi (Kiu Sao e Chi Sao), l'allievo di Weng Chun impara a reagire con un atto riflesso a determinati stimoli visivi (quando la distanza nella lotta è sufficientemente lunga) e sensoriali (quando la distanza nella lotta è sufficientemente breve). Durante l'allenamento del Weng Chun si ripetono innumerevoli situazioni di lotta e di difesa personale, sia in condizioni di relativo rilassamento, che di bassa tensione, finché ogni allievo non abbia interiorizzato i principi e sia in grado di difendersi in una lotta e utilizzarli in un combattimento di una competizione in

maniera spontanea e diretta, senza doverci pensare.

I 6 principi del Weng Chun nel dettaglio • Il principio Tai Una volta capito che la base di qualunque difesa e qualunque attacco è il nostro centro di equilibrio, si capisce anche perché lo sviluppo del Weng Chun cominci rompendo l'equilibrio dell'avversario e mantenendo il nostro. Qui, il focus sta nel canale midollare, che chiamiamo linea centrale. Quando, per esempio, l'attacco è con uno swing, bisogna riceverlo squilibrando (Wun) e contemporaneamente tirare la schiena o la testa dell'avversario da sopra (Tai). L'avversario cadrà a terra o per lo meno perderà l'equilibrio e così non sarà in grado di difendersi o di tentare un nuovo attacco.

• Il principio Lan Nel Weng Chun impariamo a sviluppare una forte pressione in avanti e a formare un ponte tra noi e l'avversario, per bloccare con tutto il nostro corpo la sua forza e così le sue possibilità di lottare. Togliamo lo spazio all'avversario. Questo risulta particolarmente facile quando l'avversario viene bloccato giusto al momento dell'attacco. Fermare i calci e le mani che afferrano sono tecniche eccellenti per questo scopo. Un altro momento propizio per riempire il vuoto e bloccare l'avversario è quando completa il suo attacco con un colpo, ma non va a segno. Avrà bisogno di un momento per riequilibrare la sua struttura e pensare al prossimo passo: questo è esattamente il momento giusto per entrare e bloccarlo. Nella lotta corpo a corpo, per esempio, è molto interessante il fatto che quando l'attaccante


spinge il polso verso l’esterno, lo si può bloccare col gomito, usando il principio circolare (Wun). Esercitando pressione sull'avversario col gomito, si può utilizzare la schiena per bloccarlo. A volte è possibile usare anche la pressione esercitata da un avversario con la sua mano, per bloccare l'altra mano. Il Lan è frustrante per l'attaccante che ha la sensazione di non poter continuare a lottare e quando entra in panico, si blocca ancor di più. Il Lan è una buona strategia contro un attaccante che usa soprattutto il principio Dim e ha bisogno di molto spazio e tempo per i suoi colpi e calci.

• Il principio Dim Si controlla l'avversario soprattutto attraverso un colpo; esiste anche la possibilità di afferrare o proiettare. Nel Dim, l'arma principale è un colpo. Quando si dà un colpo duro all'avversario, questi rimane fortemente impressionato e irritato, così guadagniamo un attimo nel quale l'attaccante non è sicuro se continuare a lottare o meno: di fatto sta pensando a come impedire il prossimo colpo. Questo porta a un ritardo delle sue azioni e crea la possibilità di colpirlo nuovamente e così confonderlo ancor di più o controllarlo totalmente. Nel lavoro del corpo si allena il Dim fino ad arrivare a poter generare impulsi con tutto il

corpo, per utilizzare tutto il corpo nei colpi. Ogni parte del corpo può diventare un’arma. • Il principio Kit Si porta l'avversario a perdere l'equilibrio facendogli deviare la direzione originaria del suo attacco. Lo si devia in modo tale che non riesce a continuare ad usare la sua forza contro la persona che ha di fronte a lui. Si rompe la struttura dell'avversario deviando le estremità del corpo o rompendo la struttura superiore o inferiore del suo corpo. Quando si ottiene questo, l'attaccante non sarà più in grado di attaccare, così si creerà spazio e tempo per controllarlo totalmente.


Weng Chun • Il principio Got Con semicerchi eseguiti dalle braccia, dalle gambe o dal corpo, si possono tagliare da sotto i colpi o gli attacchi di lotta dell'avversario. Esistono piccoli movimenti di Got, per esempio con i polsi, o movimenti di Got più grandi con i gomiti o la schiena. Così, è possibile tagliare da sotto il colpo dell'avversario e contemporaneamente colpire. I movimenti principali sono la pugnalata col dito Weng Chun “Biu Chi”, o il pugno di ritorno “Qua Choy”. Quando gli si intercetta la forza in un semicerchio verso il basso, l'attaccante perde la forza, l’equilibrio e anche lo stimolo per altri attacchi. • Il principio Wun In questo caso utilizziamo la forza dell'avversario per mezzo di cerchi e semicerchi. Prendiamo lo stesso esempio del precedente caso Tai. Quando l'avversario attacca con uno swing, si assorbe la sua forza tirando e colpendo contemporaneamente. Entrambi i lati della sua schiena e del petto libero costituiscono un triangolo aperto. Se ora l'attaccante cerca di prenderci con un colpo verso l’alto, si può utilizzare la sua forza circolante attorno al triangolo aperto e spingerlo con forza. Se contemporaneamente si porta l'altro braccio verso il collo dell'avversario, si ottiene una proiezione meravigliosa. Wun aiuta a scoprire la forza e l'energia colpendo. I colpi nel Weng Chun somigliano a una frusta, non sono diretti come quelli di un bastone. Colpi a gancio, di gomito e swing sono le armi principali del principio Wun. • Il principio Lau Sii come l'acqua che fluisce verso valle e il cui fluire non può essere fermato da nessuna pietra. Se l'avversario attacca, col suo attacco ci offre qualcosa che possiamo utilizzare per controllarlo. Il Gran Maestro Wai

Yan normalmente descriveva il Lau come l’atto di sciare. Quando tocchi il suolo, in questo caso l'attaccante, usando la sua forza, praticamente scivoli dentro di lui. Un altro termine molto bello del Weng Chun è Fok Ku: significa in questo contesto Montare la Tigre utilizzare la ferocia dell'attaccante per controllarlo. Lau è il cuore del Weng Chun, è il principio più importante. Si dice che il 50% di tutte le azioni nel Weng Chun consistano nel principio Lau.

La forma Luk Dim Boon Kun Forma della mano dei 6 principi e 1/2. Un'altra via per allenare le forme L'obiettivo del Weng Chun è capire e imparare come si possono utilizzare senza sforzo e spontaneamente i principi necessari per controllare un attaccante nella lotta. Per questo motivo, la via per imparare le forme qui è diversa da altri stili di lotta, più orientati verso le tecniche. Al principio si dovrebbe imparare la Luk Dim Boon Kuen, perché così si fissano i principi basilari nel corpo e nella mente. Partendo da questa base, si possono imparare tutte le altre forme, le quali contengono combinazioni di questi principi. Si intendono anche facilmente le applicazioni della lotta di questi principi.

Una forma per tutti i campi di applicazione nella lotta È interessante come nel Weng Chun si impari la stessa forma di mani per l'uso con l’uomo di legno, con i coltelli doppi, il bastone lungo e come applicazione di lotta. Così, si possono imparare i principi in differenti campi di applicazione, fino a interiorizzarli.



Weng Chun

Essere un guerriero spirituale con i 6 principi e 1/2 Tutto comincia con Tai. È il forte desiderio di noi guerrieri Shaolin, di usare la nostra forza e potenza per salvare altri esseri umani, per essere il loro esempio, per dare loro forza nella loro lotta per la vita e aiutarli a soffrire meno e pertanto godere di più la vita stessa. Si comincia da se stessi. Al risveglio, dovremmo essere grati per il nostro corpo e per la nostra mente, elementi meravigliosi, e dovremmo porre l'elevato spirito Tai in tutto quello che facciamo e portarlo a ogni persona che troviamo nella nostra strada. Dopo il Tai passiamo a Lan. Lan è l'allegria e conoscere le infinite possibilità e lo spazio che ci circonda. Inoltre, con la forza del principio Lan possiamo bloccare sentimenti che ci turbano, come invidia, odio e paura, nel momento in cui nascono. Con Kit è possibile capire le relazioni e le interazioni con amici, con tutti gli esseri umani e, infine, con tutto l'universo. Questa saggezza di essere uno con l'universo ci fornisce molta forza e coraggio. Questa è la base per il principio seguente, Dim. Con Dim troviamo spontaneamente il momento e lo spazio giusti per agire e impariamo a capire la forza della tensione e del rilassamento. Got ci insegna a tagliare con sentimenti che interferiscono e cose che non possiamo cambiare, per puntare lo sguardo alle cose che invece possiamo fare. Una volta capito Wun, siamo capaci di vivere e agire senza sforzo, senza perdere energia in quello che facciamo. Capiamo che tutto, perfino i nostri pensieri, appaiono e giocano nello spazio e poi se ne vanno via. Sapere questo, ci dà pace interiore e capiamo la legge naturale del ciclo della vita. Con questo siamo pronti per Lan - essere uno e fluire, senza lottare contro questa realtà. Abbiamo un'idea di come sia fluire ed essere una parte del tutto, pur essendo un essere individuale. Il risultato è uno spirito allegro, pacifico, spontaneo e fermo tipico del guerriero che sente da tutte le parti la Primavera Eterna (Weng Chun).

Quando si cerca di applicare i 6 principi alla vita, nella famiglia Weng Chun di Andreas Hoffmann si possono indossare i gambali bianchi del guerriero spirituale.

La storia dei 6 principi e 1/2 del Wenig Chun Il Weng Chun Kung Fu come esempio classico dell'arte marziale del Monastero Shaolin del Sud, si insegna in un modo concepito con semplicità. Weng Chun vuol dire “Primavera Eterna” ed era il nome di una sala filosofica del Tempio di Shaolin del Sud, inoltre il suo lemma filosofico era: “Rimanere sempre sveglio, vigile e cosciente”. Questo costituisce la base della lotta; significa che bisogna essere sempre presenti, senza lasciarsi influenzare da aspettative o paure. L'esperienza diretta della realtà e il vedere tutto in modo naturale e semplice erano gli obiettivi principali dei monaci di Shaolin. Ciò non concordava con la filosofia di altri stili marziali, i quali erano vincolati alla magia o a sistemi di credenze. Come risultato di questa filosofia di Shaolin, Weng Chun, utilizzò in quest’arte solo le applicazioni marziali che erano facili da usare e che potevano essere provate nella lotta reale.

Dopo la distruzione del Tempio di Shaolin del Sud Dopo la distruzione del Tempio di Shaolin del Sud, i monaci guerrieri del Weng Chun (era la loro casa) fuggirono e svilupparono molti stili basati sui 6 principi del Weng Chun. I giunchi rossi si fecero ottimi nascondigli per i monaci.


Leung Yee Tei imparò la Luk Dim Boon Kwun (6 principi nella forma del bastone lungo) da Wong Wah Bo e divenne famoso come fondatore storico del Wing Chun. Si trovano anche i 6 principi Luk Dim Boon come parte della Ng Lung Bagua Kwun nell’Hung Gar Kung Fu. Questa è una delle ragioni per la quale oggi i ricercatori considerano il Weng Chun il creatore del Wing Chun e dell’Hung Gar.

Weng Chun dopo la Seconda Guerra Mondiale Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Gran Maestro Wai Yan trasformò uno dei suoi edifici dedicati agli affari in Waterloo Road, Yan Ma Tei, Kowloon, Hong Kong, nella sede principale della famiglia Weng Chun. In questo posto invitò tutti i Grandi Maestri vivi del Weng Chun, per lavorare con loro a mantenere il Weng Chun vivo per i posteri e per studiare l'arte. Fu aiutato da: il Gran Maestro Tang Pick, il Gran Maestro Tam Kong, il Gran Maestro Lo Chin Woon e soprattutto dal suo amico il Gran Maestro Chu Cheng Man. Il Gran Maestro Wai Yan si allenò e studiò

con lui per 20 anni, secondo quanto da lui ammesso. I due Grandi Maestri invitarono anche Grandi Maestri di altri stili e condivisero con loro le loro conoscenze e le loro ricerche. Così aiutarono il Gran Maestro di Taimanti Chin Chuk Kai a sviluppare un uomo di legno ed aiutarono anche il Gran Maestro Yip Man col Wing Chun.

Il Weng Chun alla scoperta del West Il Gran Maestro Wai Yan accettò il determinato ragazzo tedesco Andreas Hoffman come allievo e lo mise al corrente delle sue ricerche e di quelle del Gran Maestro Chu Chung Man. Inoltre mandò Andreas Hoffman in Cina, affinché imparasse con i Grandi Maestri del Weng Chun, Pak Cheung e Pang Nam. Ritornando ad Hong Kong, Andreas Hoffmann dovette dimostrare quello che lì aveva imparato; Wai Yan lo osservò e lo aggiunse alle sue ricerche. Dal 1986 Andreas Hoffman ricevette personalmente lezioni dal Gran Maestro Wai Yan, fino ad arrivare al livello di Maestro e più tardi di Gran Maestro. Inoltre è stato


Weng Chun


l'ultimo allievo di Dai Duk Lan e l'unico allievo occidentale del Gran Maestro Wai Yan. Per evidenziare questo straordinario risultato del suo allievo, il Gran Maestro Wai Yan gli concesse nel 1995 ad Hong Kong, davanti a molti maestri di Kung Fu di vari stili e a pi첫 di 70 allievi da tutto il mondo, un certificato che lo accreditava come successore del Weng Chun. Oggi, Andreas Hoffman impartisce lezioni in tutto il mondo, oltre a continuare anche le ricerche di Dai Duk Lan con i suoi allievi maestri. Insieme seguono la tradizione di Dai Duk Lan ed aiutano altri maestri e famiglie del Kung Fu. Ci sono molti maestri di Wing Chun e istruttori che praticano personalmente col Gran Maestro Andreas Hoffman imparando a sviluppare la loro arte marziale e a far crescere il loro sistema, o a partecipare a competizioni moderne, come le MMA.




Come nella migliore tradizione marziale cinese che si rispetti anche il sistema Choy Lay Fut Kung Fu ha il suo bagaglio di storia e tradizioni, uomini e avventure. Storie di uomini spesso differenti tra loro, con esistenze spesso differenti, ma con un obiettivo comune. Gli uomini che hanno fatto parte del sistema Choy La Fut in effetti hanno in comune l'attitudine pura al combattimento, come pure l'inclinazione alla rivolta politico sociale del loro tempo.


Kung Fu


Si può scrivere la propria storia in maniere diverse. Una modalità è la trasmissione nozionistica, precisa e letterale della storia tecnica e marziale altrui, spesso vuota e anacronistica. (Questo è ciò che accade oggi nelle arti marziali cinesi, ovvero studiare centinaia di forme (Tou Lu) e combattere con modalità e tecniche identiche a qualsiasi altro sistema di combattimento moderno (vedi Full Contact, Jiu Jitsu, Sanda o San Shou). L’altra strada è seguire il solco tracciato dalle generazioni precedenti ed immergervi la propria esperienza, vera e concreta, reale e diretta con consapevolezza di evoluzione della propria esperienza e sistema. Questa è la differenza tra il “Maestro” apportatore di domande e risposte, di cognizione , logica ed esperienza nel solco di esperienza di un sistema, e il “Maestro Istruttore” esecutore e semplice portatore dell’esperienza altrui, nei quali le risposte nascono e muiono senza domande, e dove i dogmi del sistema sono l’unico tracciato visibile! Tra i vari personaggi che hanno tracciato la storia dell’ antica arte marziale cinese, esiste uno a cui venne dato l’appellativo de “Il leggendario pugno del Nord”, il cui vero nome era Tam Sam (譚三). La storia del kung fu cinese abbonda di leggende e folklore popolare spesso storicamente scorretti. Tam Sam, invece, venne riconosciuto anche in vita come una leggenda delle arti marziali. Un nome e una storia costruita sul campo e su imprese reali e personali. A differenza di altri famosi maestri cinesi sui quali sono stati costruiti novelle e film , storie e leggende troppo spesso distanti dal reale, Tam Sam (譚 三 ) può essere considerato un moderno “fighter” che diede un apporto enorme al vero kung fu cinese, anche se il suo sistema Pak Sing Choy Lay Fut è stato/ed è tenuto gelosamente nascosto in una vecchia logica di ”famiglia e clan”. Pratica ed esperienza, realtà e consapevolezza, come in un koan Zen, queste è la chiave di volta della pratica marziale di Tam Sam (譚三).



Tam Sam (譚三) era nato nel sobborgo Hoi Ping nel 1873 e cresciuto nella Toi Ting, un villaggio di Canton. Di indole forte e dotato di una spiccata intelligenza, il giovane Tam sin da ragazzo manifestò una innata volontà di imparare le arti marziali. Egli venne introdotto dal padre allo studio del kung fu sotto la guida di un famoso maestro dello stile Hung Gar di nome Chow Gum Biu. Tam Sam aveva un carattere battagliero. Durante il suo percorso di studi nell’ Hung Kuen Kung Fu sentì parlare della fama che i praticanti della Hung Sing Gwoon di Fushan andavano via via diffondendo nell’area del Guanzhou. Curioso di testare le sue abilità, ma soprattutto quelle del sistema Hung Sing Choy Lay Fut, decise di passare dalla Hung Sing Gwoon per conoscere il Maestro Lui Tsan (雷粲). Tam Sam entrò nella Scuola e, in modo arrogante, invitò il Maestro Lui Tsan (雷粲) ed i suoi allievi ad avere un allenamento/combattimento con lui. Uno studente anziano del Maestro Lui di nome Wong Sum fece un passo avanti e accettò la sfida. Iniziato il combattimento Tam Sam riuscì subito a colpire alle costole Wong Sum; ma quest’ultimo, grazie alla combinazione tecnica “Jo Ma Kwa Sow”, riusci a terminare l’incontro piuttosto velocemente. Tam Sam anche se ferito nel fisico e nell’orgoglio e non più in grado di proseguire l’incontro, volle ostinatamente combattere lo stesso con il maestro Lui Tsan. Valutando l’età avanzata del Maestro, Tam Sam credeva di potere avere la meglio sul vecchio Lui. Avrebbe così almeno in parte riscattato il suo orgoglio ferito. Ma anche questa volta il giovane Tam peccò di eccessiva arroganza e scarsa preparazione. Difatti l’incontro con il Maestro Lui durò pochi secondi e il giovane sfidante si ritrovò nuovamente al tappetto. Questa volta però qualcosa in lui era cambiato. Consapevole dell’efficacia del sistema Choy Lay Fut chiese umilmente al Maestro Lui di accettarlo come allievo nella sua Scuola. Lui Tsan discepolo anziano del Maestro Jeong Yim 張 炎 (o Cheung Hung SIng,


Kung Fu “Il Maestro pratica, i principianti parlano, il Maestro vive, i principianti discutono, il Maestro assapora il mattino ed il tramonto, i principianti si preoccupano al mattino e sono stanchi al tramonto… dove esistono parole troverai un uomo, dove troverai coerenza nel silenzio esisterà il tuo Maestro”


1824-18939) accettò il giovane Tam Sam come suo allievo. Sotto la guida del Maestro Lui Tsan, Tam Sam proseguì con successo nel suo addestramento fino ad essere promosso dallo stesso Maestro Lui Tsan a ruolo di istruttore presso la Hung Sing Gwoon. Il suo percorso di studio presso la Scuola fu rapido ed intenso, in pochi anni si guadagnò il rispetto non solo dei suoi compagni di studi (che lo chiamavano “Sam Sook”), ma anche dei praticanti di altri sistemi presenti a Fushan. Tam Sam, tuttavia, anche durante il suo percorso di studio mantenne il suo carattere ed il suo temperamento. Non abbassò mai la testa, e anche di fronte a posizioni di forza, continuava a essere piuttosto “diretto”. Svolta importante nel suo percorso di vita fu un famoso episodio chiamato "Kuen Da Sam Ngan", ossia “il pugno che sconfisse i 3 Ngan”. Durante un alterco con Si-Sook Ngan Yiu Ting (il suo zio di Kung Fu) e alcuni membri della sua famiglia, Tam Sam arrivò a combattere e sconfiggere i suoi stessi Hing –Dai (fratelli di kung fu) in un incontro non molto amichevole, e soprattutto non autorizzato dal maestro Lui Tsan. Combattere contro un altro fratello e ancor di più contro un familiare più anziano voleva dire infrangere il codice etico e morale del Choy Lay Fut. Il maestro Lui Tsan venuto a sapere dell’incidente, anche se a mal in cuore, non potè far altro che cacciare il discepolo Tam Sam dalla Scuola. Codici e regole dovevano essere rispettate, anche se la ragione dell’incidente pendeva dalla parte di Tam. Tam Sam dovette abbandonare la Scuola anche se la sua formazione sotto la guida del maestro Lui non era ancora stata completata. Per un certo periodo di tempo continuò ad apprendere e ad addestrarsi in segreto con alcuni suoi fratelli di kung fu della Hung Sing Gwoon. Ma per lui l'unico modo per ottenere una evoluzione personale e per migliorare il suo bagaglio tecnico-marziale era combattere. Fu cosi che iniziò una lunga serie di sanguinose battaglie con combattenti di altri sistemi, e che iniziarono a forgiare la sua reputazione di solido combattente. La sua esperienza cresceva insieme alla sua fama. I suoi combattimenti


avvenivano a "porte chiuse" o all’aperto, ma erano in ogni caso vere e proprie battaglie di cui si udivano le gesta in tutta la regione. Tam Sam rimaneva comunque sensibile e rispettoso nei confronti del suo ex maestro e dei suoi compagni della Scuola, e così, quando si rese conto che la sua reputazione stava incominciando ad offuscare il Maestro di Lui Tsan e la Hung sing Gwoon, decise di andare via da Fushan. Fondò la sua Scuola in un tempio a nord chiamato Di Mew. Chiamò la sua Scuola Siu Hung Buk sing Kwoon. Grazie alla sua abilità nel combattimento e alla sua esperienza Tam continuò a creare nuove tecniche e ridefinire quelle vecchie, superando il sistema originario, e apportando un contributo personale al sistema, in particolare all’ambito del combattimento. In Siu Buk, Tam Sam si guadagnò l’appellativo di " l’imbattibile pugno del Nord", a causa della sua imbattibilità in combattimento. Nel corso del tempo i suoi allievi, persuasero Tam Sam ad abbreviare il nome della scuola e modificarne il nome in Buk sing Choy Lee Fut in quanto troppo lungo, ma


soprattutto in segno distintivo rispetto agli altri due rami dello stesso sistema. Fu allora che oltre al ramo Choy Lay Fut di King Mui e di Fushan, nacque il ramo Buck Sing. Tam Sam diede vita nel suo percorso di studio ad un vero e proprio sistema nel sistema. I suoi studi si svilupparono in particolare nelle tecniche e nei principi applicabili nel combattimento. Poche Tou Lu (forme) molte Kuen (tecniche e principi) , questa era ed è la base del sistema di Choy Lay Fut Pak Sing. Alcune delle sue tecniche che lo resero famoso nell’ambiente marziale per l’efficienza nei combattimenti sono ad esempio il Kwa-Sow-Chop ed il Lin Wan Chop Choy (attacco ciclico con i pugni del leopardo). Tam Sam amava così tanto lottare che assunse un biografo per registrare i suoi incontri. Il libro avrebbe dovuto chiamarsi "il record di 100 combattimenti vittoriosi", ma l'autore morì ad Hong Kong durante le fasi iniziali di stesura e non fu mai completato. Nel 1912 venne formata la Repubblica Popolare Cinese e nei decenni successivi sotto la spinta promozionale del nuovo governo si formarono varie associazioni per le arti marziali cinesi sia a Nord che a Sud. Il nuovo governo riconobbe le arti marziali cinesi come tesoro nazionale e ne promosse pubblicamente la diffusione. Fu un periodo florido di scambi tra vari sistemi e associazioni delle arti marziali tradizionali. In particolare, lo stesso governo diede vita a questi scambi tra gli stili del nord e quelli del sud. Nella città di Canton venne tenuto uno dei più famosi “scambi” tra sistemi del Nord e quelli del Sud. A capo della delegazione del Nord venne nominato Ku Yu Jeong, famoso maestro dello stile Bak Siu Lam e noto per le sue tecniche del corpo e del palmo di ferro, mentre in quella del Sud venne nominato Tam Sam. La reputazione di Tam Sam era nota anche al maestro Ku Yu Jeong il quale lo considerava al pari di un eroe nazionale e fratello nell’arte marziale. Ku Yu Jeong voleva incontrare Tam Sam ed allenarsi con lui, ma quest’ultimo aveva altre intenzioni, avrebbe voluto combattere con Ku Yu Jeong. Dopo un famoso incontro tra i due “a porte chiuse” di cui non si conobbe mai l’esito definitivo , venne trovato un accordo di rispetto e scambio reciproco tra i gruppi di studenti dei due maestri. Le due scuole avrebbero potuto liberamente scambiarsi direttamente e indirettamente le proprie esperienze. Tam Sam era un uomo onesto e diretto, ma dalla forte personalità, e anche se lasciò ai suoi allievi la libertà di poter fare esperienza di scambio con la Scuola del maestro Ku Yu


Kung Fu


Jeong, lui non volle mai scambiare personalmente il suo sistema con quest’ultimo. Questo perché nel suo cuore non volle mai accettare di imparare qualcosa dal kung fu del Nord. Fu anche un membro del Consiglio nazionale delle arti marziali di Canton. Durante la seconda guerra mondiale e l'invasione giapponese Tam Sam fu eletto a capo del campo di addestramento "Di Dao (Grande Sciabola)”. Morì nel 1942 all'età di 69 anni, a causa di una malattia ritenuta incurabile. Tra i discepoli preferiti di Tam Sam c’erano Mah Yan, Kong On, Leong Ji, Chan Nien Pak , Lee Chow. Suo figlio Tam Fei Pang ebbe un grande seguito di discepoli a Kowloon, Hong Kong. Tam Sam (譚三) non fu solo un grande combattente, ma anche un uomo colto e un eccellente calligrafo. Lavorò per gran parte della sua vita come impiegato e uomo di legge in vari distretti del Guangzhou. Tuttavia la sua fama di combattente imbattuto segnò in maniera tangibile il suo cammino e il suo stile di vita. Non amava schemi e dogmi, ma da sempre fu sostenitore dell’esperienza individuale come unica vera strada maestra nello sviluppo delle proprie abilità e del proprio bagaglio tecnico. Era solito incoraggiare i propri allievi al confronto tecnico con altri praticanti. La sua esperienza di vita e il suo pensiero hanno dato vita ad un sistema efficace e diretto alla vera pratica marziale. Tra i suoi motti più famosi : “Le braccia devono essere come il vento che soffia sulle candele, le gambe sono come camminare sulle nuvole” , “ Gira intorno al tuo avversario come una tigre che alza la testa, e colpisci come un drago che affonda i suoi artigli”. “Il Maestro pratica, i principianti parlano, il Maestro vive, i principianti discutono, il Maestro assapora il mattino ed il tramonto, i principianti si preoccupano al mattino e sono stanchi al tramonto…dove esistono parole troverai un uomo, dove troverai coerenza nel silenzio esisterà il tuo Maestro” Sifu Gianni de NIttis


Kung Fu











Intervista

Ha una delle più scintillanti carriere degli ultimi decenni nel mondo delle Arti Marziali, da una città mineraria in Spagna e il crollo dal tetto della miniera che l’ha imprigionato per nove giorni sottoterra, fino al grande schermo come coreografo in molti film e serie come "Batman Begins "o" Mission: Impossible III ". Eppure il suo lavoro come stunt man e coreografo è solo il risultato del suo rivoluzionario metodo di combattimento, Keysi, il che insegna in tutto il mondo dando seminari e aprendo più nuove scuole. Dopo una dolorosa separazione dal suo socio, Justo tornò alla carica e riuscì a impostare il suo lavoro e il suo insegnamento tra i migliori e più originali dall'attuale scena Marziale. Con questa intervista, questo mese inizia una serie di ar ticoli sul suo sistema di combattimento, ufficialmente ribattezzato "Keysi by Justo Dieguez". Da non perdere! Ha molto da offrire.

Cintura Nera: Raccontaci la tua storia personale, credo che sia una delle più spettacolari che abbiamo sentito. Justo Dieguez: Mi chiamo Justo Diéguez e sono nato in una piccola città mineraria denominata nuova Villa del Rio e Minas, a Siviglia, nel sud della Spagna, ma è stato in Aragón, in un'altra città mineraria chiamata Utrillas, dove ho trascorso la maggior parte della mia infanzia. Era un posto molto speciale dove ho scoperto presto la durezza e la realtà della vita. Sin da bambino ho assistito alcune situazioni brutali e ho capito in fretta che se volevo fare qualcosa con la mia vita avevo bisogno di fuggire da lì, così all'età di dieci anni miei genitori mi hanno mandato in una scuola salesiana, dove ho trascorso tre anni, dopo di che sono tornato a casa e, quando avevo quattordici anni, ho iniziato a lavorare nelle miniere. C.N.: E’ stata difficile la tua esperienza nelle miniere? JD: La miniera è un posto molto difficile per un ragazzo, c'erano persone provenienti da tutti i luoghi e paesi, questo era buono, ma c'erano

anche condannati che erano stati inviati a lavorare e soddisfare la loro pena in miniera, e anche se non tutti, alcuni di questi uomini vivevano senza timore di recriminazioni ed erano gente pericolosa. Questo è stato un periodo particolarmente difficile nella mia vita, nelle miniere ho perso molti dei miei amici. Ho trascorso sei lunghi anni in quest’ambiente estremo e violento, in cui è molto difficile amare se stessi,

fino a quando sono stato coinvolto in un terribile incidente, la miniera è crollata intrappolando e uccidendo la maggior parte dei minatori nel tunnel, mi ricordo ancora lo spaventoso rombo della terra contorcersi all'interno. Era abbastanza, ho lasciato le miniere e mi sono arruolato nelle forze speciali, e con il mio carattere estremo sono diventato rapidamente un buon soldato, facendo del mio


Keysi


Intervista

meglio e imparando a migliorare me stesso come persona, poi ho deciso di lasciare le forze speciali. C.N.: Come hai iniziato le arti marziali? J.D.: Tutte queste esperienze passate nelle miniere mi avevano insegnato a cercare risposte a questo tipo di violenza, sapevo già che la risposta non c'era nella tecnica, ma nell’istinto, quindi il mio passo successivo è stato quello di imparare a usare il mio istinto. Non si può dire che sia stato esattamente facile, ma è stato sempre interessante; quando ho lottato la prima volta e il mio avversario mi ha trascinato a terra, mi sono rannicchiato in posizione fetale e da lì ho iniziato a usare le mie braccia e le gambe come protezione e i divari tra le braccia come le finestre attraverso le quali potevo osservare i movimenti di chi mi stava colpendo e provocargli la sua prossima mossa; non ha sempre funzionato, ma ho migliorato sempre di più; in queste lotte ho imparato a usare le mani come una scimmia e afferrarmi alle gambe del mio avversario, a cercare la sua schiena e, perché no, anche a usare il suo corpo come uno scudo; Ho creato molti di questi trucchi, che sono ormai parte degli insegnamenti del Keysi. Sono entrato nel mondo delle arti marziali nella ricerca di una filosofia che mi potrebbe mostrare un camino da seguire, in cerca di risposte; in un primo momento è stato interessante, ma non ho trovato le risposte che cercavo e ho presto ripreso il motivo per cui ci ero arrivato. Ero stato a lungo dedicato alle AAMM, avevo persone che mi seguivano e non era davvero un problema quello che io insegnavo loro, ma il modo come lo insegnavo, così ho deciso di trasmettere il mio modo di vedere e di capire la strada. Ho focalizzato nelle mie esperienze, avevo la mia risposta ed era molto semplice, avevo iniziato un’avventura senza i vizi di qualche conoscenza tecnica inutile, o lo svantaggio di

“Keysi è la mia esperienza espressa nei movimenti, è la mia cultura spagnola, il flamenco, il toro...”



Intervista

un'esperienza priva di senso e di risposte, quindi dovevo dare quest’avventura un trattamento didattico basato in metodologia dallo più semplice, dove la tecnica è solo un veicolo temporaneo, non un fine a se stesso. Così ho seguito il consiglio di mio padre: per scalare una montagna, la prima cosa è fare un piccolo passo, e poi un altro, e un altro, e così, passo dopo passo, ho imparato che ci sono molti percorsi per il vertice, questo alla sua volta mi ha insegnato che, anche perdendo la direzione in molte occasioni, questo non è un motivo per mancare il bersaglio. C.N.: Ci parli del KFM. J. D.: KFM significa Keysi Fighting Method. Questo metodo è nato in me e sono stato io che l’ho creato. È per il mio modo di esprimere le Arti Marziali che ho cominciato

presto ad attrarre l'attenzione della gente e molti si sono stati interessati in quello che facevo... alcuni l'hanno visto come qualcosa di rivoluzionario e moderno, un modello di vita basato sulla crescita dell'essere umano, con una filosofia di vita sostenuto dai valori umani, invece altri hanno visto come un business a muso duro; quest'ultimo caso è stata la mia esperienza con i miei partner durante il periodo del KFM ... É ironico, ma perché ho creduto nelle persone, non ho stimato necessario di mettere su carta chi era chi in azienda, e ora non posso usare le mie abbreviazioni KFM; tutto ciò ha una conseguenza, io l'accetto e rinasco con il mio soprannome: Keysi by Justo Dieguez. Non ho mai permesso a nessuno di interferire nella mia creazione, perché sono i miei pensamiento e il mio modo di esprimere e comprendere la strada; questo non significa che



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“Il Keysi Fighting Method è nato in me e sono stato io che l'ho creato. È per il mio modo di esprimere le Arti Marziali che ho cominciato presto ad attrarre l'attenzione della gente e molti si sono stati interessati in quello che facevo io...”


Keysi non ci fossero persone accanto a me, collaboratori, partner (che hanno confuso o manipolato il concetto si essere "cofondatore di una società" con quello di essere "co-fondatore di un metodo"), anche studenti eccezionali ai quali ho messo perfino sopra di me, dando loro attendibilità e potere contro il mondo; tutti hanno avuto il privilegio che io abbia condiviso con loro i miei pensamiento, il privilegio di partecipare alla prova ed errore dell’implementazione del sistema, il privilegio di essere presenti e di essere parte del suo sviluppo.

C.N.: Il tradimento di uno studente è vecchio come arti marziali. Che cosa credi che sia andato storto? J.D.: Forse troppa confidenza e il mio modo aperto di capire l'uguaglianza degli esseri umani. Peccato! loro non hanno mai capito che il mio Keysi era la mia espressione in continua evoluzione e che se volevo dare il meglio di me, non potevo accettare le cose in cui non credevo perché sarebbe stato come illudermi, e questo è qualcosa che non farò mai ...


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Avere fiducia in qualcuno, credere nell'amicizia e nella famiglia, dar loro il privilegio e sentirmi orgoglioso di averli con me, non come i miei allievi, ma come i miei compagni di viaggio in quest’avventura che avevo iniziato da bambino... io credevo nei miei amici e volevo insegnare loro tutto, una trasmissione corretta e ho dato a ognuno di loro il privilegio di considerarli miei colleghi, tante ore a parlare con loro del mio baby Keysi, del Codice Etico e dei suoi valori ... La cosa triste della gente è che entrano nella tua vita e tu li ami, dai loro tutto quello che hai, ma non appena vedranno la possibilità, ti ruberanno tutto quello che possono, cercheranno di soppiantare la tua identità, racconteranno le tue storie come se fossero proprie... Non tutto è stato così male però, ed io devo ringraziare di cuore che tutte queste persone sono già fuori dalla mia vita; ora mi accorgo che l'esperienza è stata un vero e proprio "Master Class" per me; ora libero, pulito d'influenze cattive, il mio metodo Keysi by Justo Dieguez ha cominciato a crescere più forte che mai, mi sto facendo molti amici e sto creando una grande famiglia Keysi. Queste persone sanno che ogni volta che cercano di spiegare queste tecniche affermando che gli appartengono, mentendo su come le hanno create e raccontando parti della mia storia, ogni volta che saranno applauditi in un seminario, sapranno in fondo che neppure se fossero riusciti a sfiorare lo strato ester no del metodo Keysi, non importa quanto duramente cerchino di grattare, non saranno mai in grado di andare oltre la superficie, perché continueranno a essere una copia piatta, vuota e senza radici. Ogni volta che si guarderanno allo specchio, quello specchio inquisitore che ci rivela la nostra identità più profonda nel modo più diretto ed evidente, in quel momento, da soli di fronte alla verità, senza maschere, non saranno più in grado di ingannare la propria coscienza, anche se si ripetano le loro storie fino al punto di credere nelle loro menzogne. Sanno che le ovazioni che ricevono sono dedicate a me, il creatore del metodo


Keysi “Il desiderio di ciò che vogliamo essere non inizia dall'idea di chi vorremmo essere né la speranza di esserlo qualche giorno, ma dalla convinzione che già lo siamo!”


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di Keysi, e che le loro parole e le giustificazioni mi hanno fatto diventare più grande. Keysi è la mia esperienza espressa nei movimenti, è la mia cultura spagnola, il flamenco, il toro e soprattutto la passione per fare qualcosa che nasce dentro di me e in cui io credo. C.N.: Perché tutte le tue tecniche hanno il Pensador? J.D.: È proprio vero, in Keysi Justo Dieguez tutte le tecniche iniziano con il Pensador, questo non ha nulla a che fare con la posizione delle mani, o che passiamo molto tempo a pensare. Il Pensador ha a che fare con il conoscere il tuo corpo in un modo diverso, dall'interno, un posto dove si può entrare solo con la mente e guardare da questo punto di vista. Il Pensamiento è lo spirito che può raggiungere la parte più profonda del corpo e questo è la parte esterna del Pensamiento. Corpo e Pensamiento non sono entità separate, ma una sola cosa, e questo è il motivo per cui tutte le tecniche di Keysi portano il Pensador. C.N:. Un pensiero? J.D.: Il desiderio di ciò che vogliamo essere non inizia dall'idea di chi vorremmo essere né la speranza di esserlo qualche giorno, ma dalla convinzione che già lo siamo!





Il Programma Kyusho Tactical Control (KTCP) è stato progettato per controllare la scalata dei conflitti attraverso la ricerca giuridica e medica, spiegamento tattico, test sul campo e coordinamento. Questo programma è stato progettato appositamente, ma non esclusivamente, per le Forze dell'Ordine Pubblico, Sicurezza, Emergenza, Guardia Costiera, Militari, Agenzie Governative, Escort e sicurezza personale. Questo modulo base è costituito da un insieme di 12 obiettivi principali integrati in 4 moduli di controllo della scalata di forza. Ci sono numerose strutture deboli nel corpo umano che possono essere utilizzate da un agente per ottenere semplicemente il controllo di un individuo, più efficienti rispetto al tradizionale utilizzo della forza come indica il protocollo. Di là dalla fase di ordine verbale, in una situazione di crescente conflitto, è in questi punti Kyusho (vitale) dove l'agente può fare uso dei sistemi interni di controllo fisico, come i nervi, la struttura dei tendini e i naturali riflessi nervosi del corpo. Non richiede grande forza nemmeno un complesso controllo motore o la vista, soggetti di fallimento in stati di alta adrenalina. Questa informazione è dedicata ai membri coraggiosi e resistenti delle Agenzie in tutto il mondo. Grazie per quello che fate!

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Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.

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Il DVD "Krav Maga Ricerca e Sviluppo" sorgè dalla voglia di quattro esperti di Krav Maga e sport da combattimento: Christian Wilmouth, Faustino Hernandez, Dan Zahdour e Jerome Lidoyne. Ad oggi, loro dirigono molti club e conducono un gruppo di una ventina di professori e istruttori di molteplici discipline, dalla Krav Maga alle MMA, Mixed Martial Arts. Questo lavoro non è destinato a mettere in evidenza un nuovo metodo nè una corrente specifica di Krav Maga. Il suo scopo è semplicemente quello di presentare un programma di Krav Maga messo a fuoco sull'importanza del " c o n t e n u t o " , condividendo in questo modo le nostre esperienze.

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Minou Risso

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Arti Marziali


Maestri del Mondo

"Un combattente si allena a combattere... un Guerriero si allena a vivere". "I Guerrieri non combattono perché odino a quelli che hanno in fronte a loro, ma perché amino quelli dietro di loro". "L'Etica e la morale ti fanno diventare un guerriero".

Oggigiorno ci troviamo di fronte una nuova era nelle Arti Marziali, con le tendenze molto preoccupanti in ambienti MMA - moderni "gladiatori" che esigono assaggiare il sangue dei loro avversari. Come Maestri di Arti Marziali, dobbiamo affrontare questa tendenza ogni giorno con uno scopo. Dobbiamo discutere e spiegare ai nostri allievi le differenze tra l'essere un "combattente" ed essere un "guerriero". Spesso un "guerriero" può essere un grande "combattente", ma a volte può trattarsi di qualcuno inesperto che però continua a combattere ogni secondo della sua vita, com'è il caso delle persone che devono affrontare il calvario del lavoro giornaliero, o quelli che lottano contro il cancro, anche se non sia un combattimento contro un altro avversario.

Testo: Avi Nardia & Tim Boehlert Foto: © Brian Wilder

Combattente o guerriero?


Arti Marziali “É importante capire che un soldato può essere un buon combattente, ma questo da solo non lo converte in un buon guerriero.”


Maestri del Mondo l guerriero è qualcuno che è stato in guerra - per proteggere e difendere la sua famiglia, la sua vita, la sua casa, la sua società, la sua "nazione". Con la guerra, come con molte cose legate ai conflitti, ci sono diverse leggi, codici di etica e morale che un vero guerriero adotta ed esprime. Un "combattente" può essere un grande pugile, ma lui (o lei) non necessariamente abbraccia o incarna queste stesse leggi e codici di etica e / o morale. A titolo di esempio, un terrorista può “combattere” bene, ma non si aderisce alla stessa etica che le persone più civilizzate. Un carcerato può essere un grande combattente, ma non ci sono regole "normali" in prigione quando combattono. E per questo non mi piace quando sentiamo dire che in Arti Marziali “non ci sono regole”.

I

Mentre è vero che sulla strada non ci sono regole, anche lì, sulla strada, è necessario avere un codice etico e di rispettare un insieme di norme morali, giacché noi non abbiamo alcuna intenzione di uccidere. La misericordia è una qualità di un vero guerriero! Io insegno Budo e certamente so come combattere, ma non è questo il punto. Il punto non è quello di combattere, ma di evitare il combattimento, questo è veramente l'auto-difesa. In guerra, il confronto è la lotta ma ciò è proprio quello che cerchiamo di evitare nell'autodifesa. Ci sforziamo di 'proteggere' lo stile, non cerchiamo di intimidire. Sappiamo che i soldati possono essere guerrieri, ma forse alcuni di loro sono solo combattenti - Davvero seguono le leggi, o un codice etico o morale? I membri delle SS erano grandi soldati ma hanno commesso crimini immorali contro l'umanità. I soldati


Arti Marziali

giapponesi hanno anche commesso le più grandi atrocità in Nanchino, Cina, nel 1937, dove oltre 3.000 civili e soldati cinesi sono stati violentati, torturati e uccisi. Questo comportamento non è accettato in Budo. É importante capire che un soldato può essere un buon combattente, ma questo da solo non lo converte in un buon guerriero. Oggi vediamo molti "guerrieri" - combattenti, senza un buon senso di etica o moralità. Non sono veramente guerrieri, nonostante essi possono presentarsi come tali agli occhi degli altri, ma soprattutto, a loro occhi. I mercenari sono anche buoni combattenti, ma non sono guerrieri. Essi non seguono alcuna legge, codice etico, o norme. Nell’Avi Nardia Academy, attraverso Kapap cerchiamo di insegnare ai nostri studenti di essere guerrieri, perché riteniamo

più importante essere un guerriero di essere un combattente. Quando ero più giovane e il mio ego era esaltato, pensavo di diventare un buon combattente, eppure man mano che crescevo e ho sviluppato il mio spirito e la mia mente, mi sono reso conto che si trattava non solo di avere un corpo migliore e sono stato in grado di vedere l'importanza di essere un guerriero, invece di un combattente. Qualche anno fa, ho sviluppato in Italia il coltello Kapap insieme ai coltelli Fox. Il mio coltello è stato progettato pensando ai guerrieri e non ai combattenti. Il mio coltello è stato progettato principalmente per salvare vite e non per togliere la vita altrui. Troppi sistemi utilizzano il coltello come uno strumento per uccidere, piuttosto che dimostrare come possa anche essere uno strumento per preservare l'esistenza. Il coltello Avi Nardia Kapap è stato sviluppato da molte idee dalla mia storia personale. Mio padre era un paracadutista di combattimento - il colore di sfondo sulle ali era rosso (anziché blu), il che significava che in realtà aveva fatto incursioni di combattimento. Questo è raro, poiché la maggior parte dei paracadutisti sono addestrati per questo, ma non effettivamente schierati in combattimento in questo modo.


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多Luchador o Guerrero?


Arti Marziali “Collegando la mia storia, il mio stile di vita e i miei principi, nonché un profondo studio della spada e il coltello di combattimento, hanno sviluppato idee su come costruire un coltello ideale.”

Così sono cresciuto tra i primi paracadutisti delle Forze di Difesa Israeliane, assorbendo la loro cultura, la loro storia e le loro immagini dei vecchi tempi. C’è un'immagine non ho mai dimenticato (vedere allegato): il plotone d'allenamento con coltello di combattimento degli anni 1950, quando KAPAP (Krav Panim Al Panim - combattimento a corpo a corpo) era il sistema di combattimento utilizzato dall'esercito israeliano. Man mano che abbiamo sviluppato il Kapap, e abbiamo cominciato a introdurlo in tutto il mondo per i civili, il quadro continuava ad apparire nella mia mente, come la ragione per lo sviluppo di KAPAP. L'immagine è di mio padre, che ho adattato al mio logo, quindi mantengo la memoria e la tradizione di mio padre. Quest’ombra del coltello mi ha seguito fin da quando ero un bambino. Ricordo che mio padre usava il coltello all'aperto e al chiuso, come un coltello ad alta resistenza. Mi sono arruolato nell'esercito nel 1980 e sono stato mandato in guerra nel 1982. Ho servito in una zona di guerra per due anni e il coltello è stato uno strumento nella mia giacca militare. Quando ho lasciato l'esercito, l'ho dato come un regalo a un amico, un tenente colonnello. Infine, ho viaggiato in Giappone per studiare arti marziali giapponesi per quasi otto anni e ho ricevuto il mio 6° Dan in scherma giapponese e il mio

7° Dan in Aiki Jutsu Kenpo. Ho studiato molte diverse arti marziali, ma io mi sono sempre visto come un maestro del combattimento e della scherma. Il mio insegnamento nella scherma è di dare e sostenere la vita. Quando ho iniziato a insegnare Combattimento, mi sono reso conto che molti insegnano come uccidere con un coltello e spiegano l'uso del coltello nel modo sbagliato. Si può uccidere anche con una pietra, ma come la vedo io, il coltello è lo strumento più importante per l'uomo. Lo usiamo tutti i giorni per la nostra sopravvivenza. Collegando la mia storia, il mio stile di vita e i miei principi, nonché un profondo studio della spada e il coltello di combattimento, ho sviluppato idee su come costruire un coltello ideale. Sulla base della provenienza del coltello - mi è stata rivelata da mio padre - e le mie esperienze come allenatore di scherma


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Arti Marziali olimpica e maestro del coltello di combattimento, così come maestro di scherma giapponese, ho iniziato a progettare questo coltello, che sarebbe la base per un workshop che insegniamo in KAPAP chiamato "solo unico", in cui gli studenti si avventurano nella foresta, portando soltanto un coltello per sopravvivere. I coltelli dovrebbero essere progettati in modo che fossero efficaci non esclusivamente come un'arma, ma anche includere delle capacità che ci permettano di costruire il nostro rifugio, trovare cibo e acqua, accendere fuoco e coprire tutte le esigenze di sopravvivere. L'idea è che con la mia lama di combattimento, non solo si può uccidere, ma è possibile anche di salvare vite umane e sopravvivere. Questa è l'idea principale di questo coltello - salvare la vita invece di toglierla. Un giorno, un uomo viaggiando attraverso la foresta, ha trovato una scimmia. Salutò la scimmia e fu sorpreso quando essa rispose al saluto con un "Ciao, amico!" L'uomo non sapeva che le scimmie potevano parlare e ha chiesto la scimmia su questo. La scimmia gli disse: "Sì, possiamo parlare, è solo che lo nascondiamo." Allora l'uomo disse: "Noi esseri umani diciamo che le scimmie e gli esseri umani siamo della stessa famiglia." La scimmia era molto felice di incontrare il suo "nuovo" relativo e non poteva smettere di gridare e dire: "La mia famiglia, la mia famiglia" All'improvviso, dal nulla, un leone ha attaccato i due ma la scimmia nel suo albero ha tirato l'uomo su e salì in cima, cercando il luogo più sicuro. Il leone ha detto: "Mi getti l'umano, ho intenzione di mangiare solo lui e ti lascerò andare libera." La scimmia ha detto: "Assolutamente no, lui è la mia famiglia." Durante la lunga notte, l'uomo finalmente si è stancato di aspettare che il leone affamato se ne andasse via, così ha chiesto la scimmia di sorvegliare il suo sonno e le ha detto che quando lei se ne fosse andata a dormire, lui avrebbe fatto la sorveglianza. Mentre dormiva, il leone ha chiesto di nuovo la scimmia di gettare l'uomo assicurandole che la lascerebbe andare libera. La scimmia è andata a dormire e il leone disse all'uomo: "Mi getti la scimmia in modo che io la possa mangiare e ti lascerò libero". Senza pensarci sopra due volte, l'uomo ha gettato la scimmia al leone, ma essa si è svegliata rapidamente e prima che il leone la potesse raggiungere con i suoi artigli, saltò di nuovo verso l'albero e ritornò fino al punto in cui l'uomo era seduto e sicuro. Questo è stato davvero imbarazzante per l'uomo. Entrambi sapevano che cosa aveva accaduto, ma nessuno ne parlava. Infine, il leone si è addormentato e la scimmia disse all'uomo: "Dai, vieni ora!" ed entrambi sono andati insieme in modo sicuro fino ai limiti della foresta e lì si separarono. Quando l'uomo ha cominciato ad allontanarsi, la scimmia lo chiamò e gli disse: "Posso chiederti un favore?" "Certo!" - Disse l'uomo, felice che la scimmia ancora gli considerasse un amico, nonostante quello che lui avesse fatto a lei. La scimmia gli ha detto, "Ti prego di non parlare a nessuno che siamo della stessa famiglia!" In passato, sono stato pugnalato alla schiena da "amici" e altre persone avide, che erano troppo disposti a vendere la mia amicizia per quasi niente soldi, e ho deciso di dire semplicemente: "Per favore, non menzionare che siamo famiglia ". Ho costruito dalla mia famiglia, chiamata Avi Nardia Academy, in cui come guerrieri, i miei allievi seguono il loro cuore e mantengono i loro valori e la sua morale! Questa è la mia famiglia. Si tratta di una famiglia di guerrieri.

“Ho studiato molte diverse arti marziali, ma io mi sono sempre visto come un maestro del combattimento e della scherma.”

“Ho costruito dalla mia famiglia, chiamata Avi Nardia Academy, in cui come guerrieri, i miei allievi seguono il loro cuore e mantengono i loro valori e la sua morale! Questa è la mia famiglia. Si tratta di una famiglia di guerrieri.”

“Sappiamo che i soldati possono essere guerrieri, ma forse alcuni di loro sono solo combattenti Davvero seguono le leggi, o un codice etico o morale?”


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Hwa Rang Do® Go Yong Too Gi (Prese) (DICHIARAZIONE DELLA MISSIONE DELLA ASSOCIAZIONE MONDIALE DI HWA RANG DO) Hwa Rang Do®: Un patrimonio di Lealtà, d’instancabile Ricerca della Verità, del Rafforzamento della Vita, di Servizio all'Umanità. Il Hwa Rang Do® Go Too Gi è una delle applicazioni sportive di Hwa Rang Do®. Si tratta di un'attività per tutti, anche per i principianti (sebbene le posizioni per questi sono limitati). È possibile utilizzare takedown, spazzate, prese comuni e strangolamenti. Il combattimento è non stop e sono ammesse punti e sottomissioni a terra o in piedi. Maggiori dettagli in futuri articoli. Le sequenze d’immagini mostrano alcune applicazioni pratiche. Circa l'Autore: Marco Mattiucci, Hwa Rang Do® Capo Istruttore, Tenente Colonnello della Polizia Militare Italiana (Carabinieri) e Ingegnere, è il capo della filiale italiana della World Hwa Rang Do® Association e uno dei principali discepoli del Grandmaster Taejoon Lee.


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Tenendo sempre come sfondo l’Ochikara, “la grande forza” (chiamata e-bunto nel dialetto degli Shizen), la saggezza segreta degli antichi sciamani giapponesi, i Miryoku, l’autore ci sommerge in un mondo di riflessioni genuine, capaci allo stesso tempo di smuovere nel lettore il cuore e la testa, collocandoci continuamente di fronte all’abisso dell’invisibile, come vera, ultima frontiera della coscienza personale e collettiva. La spiritualità non come religione, ma come studio dell’invisibile, è stato il modo per avvicinarsi al mistero dei Miryoku, nel segno di una cultura tanto ricca quanto sconosciuta, allo studio della quale l’autore si è dedicato intensamente. Alfredo Tucci, direttore dell’editrice Budo International e autore di un gran numero di titoli sulla via del guerriero negli ultimi 30 anni, ci offre un insieme di riflessioni straordinarie e profonde, che possono essere lette indistintamente senza un ordine preciso. Ciascuna di esse ci apre una finestra dalla quale osservare i temi più svariati, da un punto di vista insospettabile, a volte condito da humour, altre da efficacia e grandiosità, ponendoci di fronte ad argomenti eterni, con lo sguardo di chi ci è appena arrivato e non condivide i luoghi comuni con i quali tutti sono abituati ad avere a che fare. Possiamo affermare con certezza che nessun lettore rimarrà indifferente davanti a questo libro, tale è la forza e l’intensità del suo contenuto. Dire questo, è già un bel dire in un mondo pieno di presepi collettivi, di ideologie interessate e tendenziose, di manipolatori e in definitiva, di interessi spuri e di mediocrità. E’ dunque un testo per animi nobili e persone intelligenti, pronte a guardare la vita e il mistero con la libertà delle menti più inquiete e scrutatrici dell’occulto, senza dogmi, senza moralismi di convenienza, senza sotterfugi.



Molte cose sono cambiate dall’11 di settembre e, certamente, una di esse è il concetto di sicurezza negli aeroplani. Le regole di condotta di fronte ad un sequestro cessano d’essere improntate sul “collaborar e con i sequestratori”. Ognuno dei passeggeri è, adesso, un potenziale soldato in questa guerra e deve essere “formato” per essere in grado di badare a se stesso e di aiutare gli altri. Jim Wagner, esperto già ben conosciuto dai nostri lettori, ha analizzato la questione da molti punti di vista. Se volete sapere quali sono le vostre possibilità e come reagire di fronte ad un attentato contro la vostra vita, non perdetevi questo magnifico articolo.

D

urante gli anni 70 i terroristi arabi programmarono di attaccare e di distruggere Israele. Dato che non ci riuscirono a causa della guerra, decisero di ricorrere al terrorismo. Tuttavia, presto si resero conto che la possibilità di sequestrare un aeroplano israeliano era assai remota. Le forti misure di sicurezza israeliane facevano dei suoi aeroplani “bersagli difficili”, i quali erano considerati, infatti, i più sicuri del mondo libero. Allora i terroristi decisero di dirigere i loro attacchi contro “bersagli facili” come gli aerei americani ed europei. Gli anni 70 e 80 furono gli anni dei sequestri di aeroplani. In passato, quando i terroristi sequestravano un aeroplano, lo obbligavano ad atterrare in un paese amico, facevano le loro richieste (per esempio, la liberazione di compagni in carcere) e, una volta che avevano ottenuto sufficiente copertura da parte dei mass media, liberavano i passeggeri. A nessun terrorista sarebbe venuto in mente, fino ad allora, di schiantarsi con un aeroplano contro un edificio. Dunque, l’11 di settembre del 2001 appare un nuovo metodo terrorista. Esattamente come prima, l'obiettivo dei terroristi era Israele, ma le sue misure di sicurezza erano molto elevate, dunque scelsero un bersaglio facile: un aeroplano di passeggeri americani. Solo che questa volta non ci doveva essere nessun tipo di negoziazione né di liberazione di ostaggi. Appariva così un nuovo e terribile metodo di terrorismo – l'aeroplano suicida. Non solamente è risultato essere l'atto di terrorismo più orribile della storia, causando più di 6000 morti, ma è stata anche la storia di arti marziali più drammatica del nuovo millennio. Qual è stata la ragione degli attacchi? L’8 di ottobre del 2001, durante i bombardamenti americani e britannici sui campi terroristi in Afganistan, il leader di Al-Qaeda, Osama Bin Laden, emise un comunicato teletrasmesso nel quale affermava che gli attacchi terroristi dell’11 di settembre erano il risultato dell'appoggio degli Stati Uniti ad Israele.

Lotta aerea con coltelli L’11 di settembre del 2001, quattro aeroplani passeggeri americani furono sequestrati da terroristi arabi armati con coltelli e taglierini. Il primo aeroplano, volo nº 11 dell’American Airlines, si è schiantato contro la Torre nord del World Trade Center di New York. Diciotto minuti più tardi un secondo aereo, il volo nº 175 della United Airlines, ha impattato contro la Torre sud. A continuazione si è prodotto l'atto terroristico più audace di tutti: l'Ufficio Centrale Militare Americano, il

AUTODiFESA nei Cieli

“La questione è: e se la prossima volta che sequestrano un aereo risulta essere il tuo? Ti sembra di essere più preparato di un terrorista? Sapresti difenderti?”


Autodifesa


Pentagono (ubicato nei dintorni di Washington D.C.) è stato in parte distrutto dal volo nº 77 dell’American Airlines. Il quarto aeroplano sequestrato, il volo nº 93 della United Airlines, non ha raggiunto il suo obiettivo. Secondo fonti dell'Intelligence degli Stati Uniti, questo aereo probabilmente era diretto alla Casa Bianca (residenza del Presidente) oppure al Campidoglio (sede del Governo degli Stati Uniti) che è situato sulla stessa via. I terroristi non hanno avuto successo perché alcuni passeggeri hanno deciso di contrattaccare; li hanno affrontati. Una settimana dopo gli attacchi, il Presidente George W. Bush si rivolse al Congresso degli USA qualificando il passeggero Todd Beamer come un eroe. Beamer chiamò sua moglie dal volo 93 durante il sequestro e lei lo avvisò degli incidenti di New York e di Washington D.C. In quel preciso momento Todd Beamer si era reso conto del fatto che a loro sarebbe toccato lo stesso destino. Disse allora a sua moglie che lui, assieme ad altri passeggeri, avrebbe tentato di prendere il controllo dell'aereo. Gli altri passeggeri (gente come Tom Burnett, Jeremy Glick e Mark Bringham) chiamarono le loro famiglie dai telefoni cellulari e dissero la stessa cosa – che avrebbero tentato di recuperare il controllo dell'aereo.

E se fosse toccato a te? Se qualcosa abbiamo imparato dalla Storia, è che i terroristi sono soliti ripetere gli atti di terrore che hanno avuto successo. I recenti attacchi in USA hanno dato l'effetto desiderato: hanno dimostrato che gli edifici sono vulnerabili a voli suicida e che la gente innocente è un bersaglio facile; hanno frenato l'economia e hanno prodotto paura (che presto si è trasformata in ira). Dunque è inevitabile che si ripetano. La questione è: e se la prossima volta che sequestrano un aereo risulta essere il tuo? Ti sembra di essere più preparato di un terrorista? Sapresti difenderti?


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Come membro di un gruppo della forza speciale d’elite degli Stati Uniti ed allenatore della polizia e delle forze armate per la preparazione di squadre antiterroristiche in tutto il mondo, non posso divulgare tecniche antiterroristiche segrete, ma vi posso dare consigli pratici, derivanti dalla mia esperienza, su che cosa fare in una situazione cosÏ come praticanti di Arti Marziali. Le potete utilizzare nel caso improbabile che vi accada quello che successe alle persone del volo 93.

Una prospettiva poliziesca e militare Il tipo di lotta che fanno i gruppi di operazioni speciali della polizia e militari dentro un aereo, si chiama assalto tubolare. Questo termine si riferisce a qualsiasi assalto lineare e si usa anche nel caso di autobus e treni. In altre parole, movimento ed azione sviluppati in uno stretto corridoio. Combattere in queste condizioni richiede un allenamento speciale.


Autodifesa Prima di cominciare a spiegarvi le diverse tecniche di lotta usate all'interno di un aereo, dovete ricordare che la lotta ha tre fasi: 1) Pre-conflitto; 2) Conflitto; 3) Post-conflitto. L'allenamento, nel caso della maggior parte delle Arti Marziali, si focalizza sul conflitto propriamente detto (pugni e calci), ma non contempla il pre-conflitto (preparativi prima del conflitto), né il che fare immediatamente dopo (postconflitto). È molto importante coprire queste tre fasi durante l'allenamento per il combattimento all'interno di aerei.

Il luogo di allenamento Il luogo ideale di allenamento è all'interno di un aereo passeggeri, ma a meno che non facciate parte di un gruppo di polizia o militare d’elite specializzato in operazioni in aerei, questo non è possibile. Tuttavia potete creare un vostro “aereo” come luogo di allenamento. L'anno scorso quando mi trovavo in Brasile allenando il gruppo GEPA delle Forze Speciali dell'Aviazione, non ho fatto altro che collocare in un hangar alcune sedie e disegnare il contorno di un aeroplano con un gesso. Voi potete fare lo stesso per praticare le vostre tecniche e poter sentire le limitazioni spaziali di questo luogo. Naturalmente, i miei allievi


Basato sulla Realtà

brasiliani, poi, praticarono le loro tecniche a bordo di un aereo della Varig Brasil Airlines, ma sapevano che cosa fare prima di imbarcarsi, basandosi sul nostro semplice modello per l’allenamento. Se volete essere più precisi, potete costruire una piccola sezione di un aereo con pareti fatte di assi di legno e plastica (qualcosa che si possa montare e smontare facilmente). Potete anche mettere alcuni carrelli e chiedere a degli amici di fare il ruolo dei passeggeri.

Materiale per l'allenamento I sequestratori dei voli 11, 175, 77 e 93 erano armati con coltelli e taglierini, ma tenete conto che in altre occasioni hanno utilizzato anche armi da fuoco. Essendo praticanti di Arti Marziali, ci siamo già allenati con coltelli e pistole di allenamento (copie di gomma, di legno o di plastica). Queste armi sono ideali per imparare come battere i sequestratori. Per far diventare il vostro allenamento più realistico (chiamato Allenamento Basato sulla Realtà dalla polizia americana), tutti i partecipanti devono indossare gli indumenti con i quali lotterebbero realmente. I “terroristi” devono indossare vestiti normali, oltre alle protezioni, e le “vittime” devono usare vestiti da viaggio normalissimi. Quanto più realista è l’equipaggiamento, maggior sensazione di realismo avrà l'allenamento.

Prima del sequestro In situazioni reali, così come durante l'allenamento, dovete sempre prevedere ed anticipare i possibili problemi ed essere preparati ad essi. Ho qui vari suggerimenti su preparativi di pre-conflitto: 1. Chiedete un posto vicino alla porta. Se lo scegliete via Internet, oppure al check in delle linee aeree, provate sempre a chiedere un posto che sia vicino alla porta e sull'ala, a meno che non stiate viaggiando in 1ª classe. Questa non è solamente la zona più resistente nel caso di guasto e di caduta dell'aereo, ma l'ala è anche situata alla metà del

AUTODiFESA nei Cieli


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“tubo”. Se i problemi sorgono sia nella parte anteriore che in quella posteriore del velivolo, potrete reagire con maggior rapidità. 2. Scegliete sempre un posto vicino al corridoio. Non v’interessa stare tranquilli vicini ad un finestrino o tra due persone. In caso di emergenza, è meglio non dover passare sopra a qualcuno. Scegliete sempre un posto di corridoio, affinché vi possiate alzare o scappare rapidamente. 3. Munitevi di manette. Anche se ovviamente le manette di metallo non sono permesse in un aereo passeggeri, potete munirvi di qualche sistema alternativo in caso dobbiate “arrestare” qualcuno (cordoni delle scarpe, nastro adesivo largo, ecc...).

4. Osservate i passeggeri con aspetto sospetto. Senza che vi notino, guardate sempre se c'è qualcuno di sospetto. Non pensate che i prossimi attacchi siano necessariamente di terroristi arabi. I terroristi possono essere di qualsiasi sesso, razza o provenienza. Dovete piuttosto cercare comportamenti strani: persone nervose, spaventate, arrabbiate o molto concentrate. Cercate gente che stia facendo dei segni ad altri passeggeri. 5. Indossate indumenti adatti alla lotta. Vestitevi con un tipo di roba che sia appropriata nel caso di combattimento, ossia che lasci libertà, pantaloni lunghi ed un buon paio di scarpe per dare calci, correre o pestare.

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Durante il sequestro Se, in futuro, vi capitasse d’esser vittime di un sequestro, non c'è nessuna garanzia che possiate sopravvivere. I sequestratori possono essere della “vecchia scuola” e tentare di negoziare, o possono essere della “nuova scuola” e decidere di far schiantare l'aereo contro un edificio, con voi dentro. Non esiste nessun modo per conoscere le intenzioni dei terroristi, dato che le “regole” sono cambiate dall’11 di settembre. Se decidete di lottare a bordo, qui di seguito vi consiglio una serie di tattiche e di tecniche che vi possono aiutare a salvarvi la vita e quella di altri: 1. Tendete una trappola ai terroristi. Quando un criminale o un terrorista si



alza dal suo posto per prendere il controllo dell'aeroplano, comincerà ad essere rumoroso e violento per intimorire i passeggeri e l'equipaggio. Con questa tattica i terroristi sperano di prendere il controllo dell’aereo il prima possibile per mezzo della paura. Se riescono ad avere il controllo del mezzo, sarà più difficile che i passeggeri o l'equipaggio resistano o contrattacchino. Nelle operazioni militari, s’insegna ai soldati a tendere un'imboscata per attaccare l’aggressore, invece di rimanere nella “zona di pericolo” dove il nemico ha tutti i vantaggi. Quest’ultimo atteggiamento mette gli aggressori sulla difensiva, aumentando così le possibilità di bloccare l'imboscata. 2. Prendete il comando. Tutte le polizie degli Stati Uniti imparano ciò che vuol dire la “presenza di comando”. Significa che controllate la situazione con il vostro aspetto (fidato), l’autorità verbale (comandi taglienti agli altri passeggeri, ordinando loro di aiutarvi) e sicurezza in voi stessi (sicurezza nella vostra missione, il che influenzerà gli altri affinché vi seguano). 3. Calci lineari. I sedili degli aeroplani sono più alti di una sedia da sala da pranzo ed i corridoi tra le file di posti, sono stretti (approssimativamente la larghezza di un adulto medio). Dunque dovrete limitarvi a calci frontali e a colpi con il ginocchio. Non potrete sferrare calci laterali o circolari. Il vostro obiettivo dovrebbe essere un calcio frontale bene piazzato o una ginocchiata nella zona pelvica. Questo punto è il baricentro (COG) ed un colpo forte arresterà o abbatterà la maggior parte delle persone. Non date ginocchiate troppe alte o calci troppo fiacchi. 4. Semplicità. Usate unicamente pugni semplici e potenti e forti gomitate. Se decidete di usare tecniche a mano aperta, dovete dirigerle alle zone vitali (occhi, gola e collo). 5. Usate un tipo di scudo. Nei voli 11, 175, 77 e 93 i sequestratori erano armati con coltelli e taglierini. Anche se dall’11 di settembre è aumentata la sicurezza negli aeroporti, è ancora possibile che qualcuno nasconda utensili con la punta o affilati in un aeroplano, come coltelli di plastica dura che non possono essere scoperti dal detector di metalli. L'unica maniera di assicurarsi del fatto che nessuno porti un’arma in un aereo è proibire qualsiasi articolo, esaminare tutti i passeggeri e farli passare attraverso uno scanner Backscatter (è una macchina che può vedere attraverso i vestiti e che produce delle immagini molto chiare). Dunque, se vi rendete conto che i sequestratori hanno dei coltelli, avrete bisogno di procurarvi uno scudo per proteggervi, per esempio una giacca arrotolata intor no al braccio, una valigetta, una borsa, o persino una rivista

arrotolata. Uno scudo vi proteggerà contro tagli e ferite da arma da taglio in genere. 6. Armi improvvisate. Con questo di certo non voglio dire che dobbiate portare delle armi in un aeroplano (dato che è proibito), ma dovete pensare ad oggetti da poter usare come arma nel caso di sequestro. Mi vengono in mete varie “armi improvvisate”, come una cintura con una chiusura metallica larga (arma flessibile), una biro o una penna di metallo (arma pungente), uno stivale o un telefono cellulare (arma impattante), una lattina di Coca-Cola piena e chiusa (per lanciarla), un pugno di zucchero, sale e pepe (arma di distrazione), ecc... Le linee aeree potranno evitare la presenza di coltelli o armi da taglio nei loro aeroplani, ma non vi possono togliere tutto – specialmente il vostro spirito guerriero. Come sono soliti dire gli istruttori dei Marines da combattimento corpo a corpo – una mente, qualsiasi arma. 7. Utilizzate lo spazio intorno a voi. Le aree di libero accesso in un aeroplano sono abbastanza limitate, anche in velivoli grandi come un Boeing 747. La vostra area di combattimento sarà molto ristretta, come un corridoio, vicino ad un bagno, o accanto ad un'uscita d’emergenza. Dunque dovete allenarvi in aree ristrette, per sapere quali tecniche funzionano e quali no. Dovete anche imparare ad usare lo spazio intorno a voi per avere qualche vantaggio tattico: appoggiatevi ai sedili per mantenere l'equilibrio, colpite la testa del terrorista contro lo scaffale dei bagagli, o spingetelo tra i sedili e tentate d’immobilizzarlo lì. Come ho detto prima, l'unica maniera di verificare tutte le vostre opzioni all’interno di un aeroplano è creare un vostro “aereo” usando le stesse misure. 8. Arrestatelo. Non dovete commettere l'errore di pensare che tutti i sequestri futuri saranno come quelli dell’11 di Settembre. Può essere che vi troviate di fronte un gruppo di sequestratori o un unico sospetto squilibrato mentalmente. Se riuscite ad immobilizzare un sequestratore, che fare con lui? Una delle aree di conflitto che meno tengono presente i praticanti di Arti Marziali è la fase del post-conflitto. Anche se non esistesse un pericolo imminente, ci sono altri fattori che si devono tener in considerazione, come per

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esempio arrestarli. Vi sedete sopra di lui per il resto del viaggio, o avete qualche oggetto che potete utilizzare per mantenerlo bloccato? Io, per esempio, porto con me delle manette di nylon (usate, oggi giorno, da molti gruppi antiterroristici) quando mi sposto in aereo. Ma si possono utilizzare anche cordoni delle scarpe, nastro adesivo, una cintura, delle bretelle ecc... La cosa importante è includere tecniche di arresto e di controllo nel vostro allenamento, esattamente come praticate lotta al suolo o allenamento con armi. 9. Portate una borsa speciale per emergenze. Quando viaggio in un aereo passeggeri porto sempre con me una piccola borsa che tengo sotto il sedile anteriore, in questo modo la posso prendere e portare con me facilmente se ne ho bisogno in una situazione di emergenza (se l'aereo cade o in caso di combattimento a bordo). Dentro questa borsa porto i seguenti oggetti: un kit di pronto soccorso, una pila, acqua, cibo (barre proteiche), un fischietto, delle manette flessibili e qualcosa che si possa utilizzare come arma (senza commenti). Vi metto anche dei documenti per dissimulare. 10. Tattiche di gruppo. Se viaggiate con qualcuno, è una buona idea avere pronto un piano d’azione, definendo le responsabilità di ognuno se si verifica un sequestro. Tatticamente è assai meglio prepararsi con anticipo, piuttosto che dover pensare a qualcosa all’improvviso quando sorge il conflitto. Stabilite un codice a voce (per esempio, “Ok, sono tuo prigioniero” potrebbe indicare al vostro compagno che entro 5 secondi entrerete in azione). Stabilite anche dei segni con la mano ed il tipo di tecniche che utilizzerete in diverse situazioni. Parlate di queste cose a voce bassa, potreste essere seduti accanto ad un terrorista e naturalmente è sempre meglio che non vi senta.

Allenamento duro: combattimento facile Dall’11 di Settembre ho sentito molti praticanti di Arti Marziali dire: “Se succedesse a me, lotterei. Nessuno mi fa schiantare contro un edificio se posso evitarlo”. Come praticante di Arti Marziali è positivo avere questo tipo di atteggiamento, ma sapete veramente a cosa state andando incontro? Quando arriva il momento di compiere ciò che avete promesso, sarà sufficiente il vostro allenamento nelle Arti Marziali per esser pronti ad un combattimento reale? Non solo fisicamente, ma anche psicologicamente? Dopo tutto, il 90% del combattimento è mentale. Avete mai dovuto lottare per la vostra vita qualche volta? Sapete cosa significhi sentire l'adrenalina invadere tutto il vostro corpo, avere una “visione del tunnel” e dipendere esclusivamente dalla propria destrezza? La chiave per essere in una buona condizione fisica per il combattimento è allenarsi di più del vostro nemico. Nel caso dei sequestri in USA, i nemici (i terroristi) erano completamente preparati nei loro allenamenti. Il sequestratore chiamato Jarrah è un buon esempio di

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Autodifesa quanto appena detto. Ziad Samir Jarrah, il terrorista che pilotò il volo 93 della United Airlines, aveva studiato, prima della sua missione, tecniche di lotta con coltello ed altre Arti Marziali. Il suo istruttore americano Bert Rodríguez (proprietario delle palestre US-1 Fitness Centres) disse che Jarrah era educato, lavoratore ed un buon allievo. Partecipò anche a dei campi di allenamento terroristici in Afganistan, probabilmente vicino a Kandahar, a Khowst o a Jalalabad. Jarrah ha dimostrato di essere disposto a lottare fino alla morte. Perciò, quando state praticando le vostre tecniche, pensate che, forse, un giorno le dovrete utilizzare contro uno come Jarrah.

Nessuna vittoria per i terroristi Tre giorni dopo la catastrofe dei quattro aeroplani, io ero pronto a volare. Sfortunatamente, il mio volo per il Canada è stato cancellato perché il Governo degli Stati Uniti (l'Amministrazione Federale dell’Aviazione) non permetteva l'entrata di voli provenienti da altri paesi per motivi di sicurezza. Due settimane dopo, presi un volo per l’Europa per allenare il personale della Polizia Metropolitana di Londra. Subito dopo presi un volo per Madrid per andare a preparare le foto di questo articolo. Visto quanto era successo, alcuni dei miei amici e familiari si sono

preoccupati per me. A me, invece, non preoccupava volare. Non ho permesso ai terroristi di raggiungere il loro obiettivo, ossia di farmi vivere con la paura. Anche se l’11 di Settembre è stato un evento terribile, le possibilità che vi troviate faccia a faccia con un terrorista sono statisticamente molto basse. È più probabile che vi colpisca un fulmine, piuttosto che vi ferisca od uccida un terrorista. D'altra parte, non potete ingannare voi stessi fingendo di essere immuni a crimini o atti di terrorismo. Vi ho dato alcune idee su come allenarvi per affrontare dei “problemi” in un aereo, adesso siete voi che dovete metterle in pratica. Riguardatevi.



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UNA GIORNATA CON FU SHIH KENPO KARATE ITALIA Domenica, finalmente, ma niente riposo oggi, un pasto veloce, poi in partenza: stage Fu Shih Kenpo Karate Italia. Siamo a Roma, il Raccordo è completamente libero nel primo pomeriggio, giornata limpidissima, destinazione Forum Sport Center, uno dei centri sportivi più prestigiosi della capitale. Arriviamo presto, con alcuni amici del dojo, scendiamo dalla macchina, ma non prima di aver dato una rapida controllata all’ occorrente per l’ allenamento: divisa, cintura, guantoni, bastoni, OK andiamo! Arrivo in sala, dopo aver vestito il mio Kenpogi nero con gli ideogrammi “Fu Shih Kenpo” sul cuore. Varco la soglia, breve saluto al dojo, sono dentro. La sala è già affollata, l’ atmosfera è rilassata, manca ancora qualche minuto, si può fare un po’ di riscaldamento, tirare qualche tecnica, scambiando qualche parola. La quantità dei praticanti in Kenpogi è predominante ma abbiamo Karateka, praticanti di Kung Fu, qualcuno in tuta, qualcuno in pantaloncini da Kickboxing, fianco a fianco, allievi, cinture nere, tecnici. I Maestri della Direzione tecnica FSK Italia, Marcello Spina, Enrico Diadori e Luigi Buccioli, sono già sul posto, ultimando le fasi organizzative, poi, finalmente, “Tutti pronti per il saluto”, si comincia! La lunga fila degli allievi si schiera, allenatori e istruttori, con calma, si allineano davanti a loro, come per guidarli e proteggerli. Di Fronte, i 3 Maestri. “Ogamite, Mute, Hiken”, il saluto Fu Shih, simbolicamente, richiama concetti importanti: unione, pace, forza custodita nello spirito. Veniamo organizzati in due gruppi, cinture marroni, nere e Istruttori con i Maestri Spina e Diadori, per praticare le tecniche Fu Shih e sviluppare i programmi

Salvatore Marco Pace 1° Dan Fu Shih Kenpo Karate Italia www.fskitalia.com info@fskitalia.com




didattici codificati dal fondatore, Grand Master Raùl Gutierrez. Lavoro determinante per l’ acquisizione di un efficace livello di consapevolezza psico – motoria, per l’ approfondimento dello stile e per una adeguata preparazione per gli esami di Dan e qualifica tecnica. Il gruppo allievi, con il Maestro Buccioli, si dedica alla preparazione per il combattimento, praticando tecniche di pugno, di calcio e manovre evasive: Fu Shih Kombat. Grande potenza per gli attacchi, grande fluidità per favorire concatenazione e mobilità del corpo. Efficacia ed equilibrio. Terminato l’ allenamento a mano nuda, fuori i bastoni, alleniamo le armi, concetti, tecniche, applicazione. Dopo circa un ora e mezza di addestramento ci fermiamo per una breve pausa e… cambio! I gruppi si invertono. Tutti pronti per altri 90 minuti di duro lavoro. Mi passo il braccio sulla fronte per asciugare un po’ di sudore e riparto, assieme ai compagni della scuola Fu Shih ed agli amici delle altre discipline. L’ allenamento è impegnativo, ma si pratica con il sorriso, con buona fatica fisica, entusiasmo e serenità. I Maestri espongono concetti e mostrano esecuzioni tecniche, più


volte: base, corretta meccanica, particolari, gradualmente costruiamo. Poi tutti in azione, mentre i Maestri seguono il nostro lavoro, dedicando attenzione ad ognuno di noi, correggendo e fornendo chiarimenti sulla tecnica e sui principi che generano la tecnica stessa. Il programma è vasto, strutturato su varie “materie”:

Tecniche di difesa personale Per poter acquisire una buona base al fine di poter reagire efficacemente contro le forme più comuni di attacco. Attraverso questo addestramento si sviluppano movimenti fluidi, concatenati e potenti. Capacità coordinative, fondamentali per potersi muovere utilizzando le corrette catene cinetiche per poter generare e gestire energia. Arte dell’ evasione, per apprendere come spostare e collocare il corpo in modo vantaggioso rispetto ad applicazioni di forza, secondo la teoria dell’ ottagono. Le tecniche proposte sono parte del 2° programma di studio Fu Shih: le “32 tecniche”.

Fu Shih Kombat. Sistema di allenamento in cui i componenti precedentemente espressi subiscono un processo di adattamento, manifestandosi attraverso una struttura tecnica finalizzata al confronto ed al combattimento competitivo.


Argomenti di studio: tecniche di calcio con variazioni della traiettoria tradizionale, per poter penetrare le difese dell’ avversario. Trapping: tecniche di intrappolamento per poter agire sull’ opponente limitandone reattività e mobilità, secondo il principio del controllo dell’ equilibrio. Come metodica di allenamento abbiamo lavorato con l’ ausilio dei pads, guanti e colpitori pao.

Armi Applicazione delle qualità del combattente Kenpo al combattimento con il bastone corto. Maneggio, footwork, attacchi, difese. Con il gruppo delle cinture marroni, nere e Istruttori, oggi abbiamo potuto praticare con le armi doppie, allenando i doppi bastoni. Siamo alle battute finali. I Maestri danno lo stop. Un po’ di stanchezza si fa sentire e questo è positivo, prova di un allenamento intenso. Ho dato tutto quello che potevo, le mie sensazioni fisiche sono l’ ideale per poterlo ricordare per un paio di giorni. I gruppi tornano a schierarsi per il saluto. Prima ancora di prendere posto il mio Maestro gira lo sguardo verso di me, per un attimo, accenna un sorriso quasi impercettibile. Cerca di non farlo notare, ma percepisco in lui soddisfazione ed orgoglio. Siamo sulla Via, tutti noi, pratichiamo, studiamo, sperimentiamo e creiamo condivisione. Mi piace pensare che, questa sensazione di unione ed affetto che ho appena provato, per un istante, sia arrivata un po’ a tutti. Che tutti, quest’ oggi, si siano sentiti un po’ speciali. “Ogamite, Mute, Hiken”!




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L'ARMA DEI SARTI VIETNAMITI Gli orientali sono sempre stati, sin dai tempi remoti, dei re nel rendere il quotidiano un qualcosa di divino. Della semplice preparazione di un tè ne fanno un’Arte sopraffina; della calligrafia una cosa a sé stante. Cosa dire poi del tiro con l’Arco! Non deve sorpr ender e di conseguenza che le Ar ti tradizionali siano un’inesauribile riserva di sorprese, come quella che vi presentiamo oggi in queste pagine, attraverso un noto Maestro internazionale di Arti Marziali vietnamite, Patrick Levet. Tuttavia in questa occasione e grazie al film “KungFu-sion”, l'Arte in questione sarà familiare a molti dei nostri lettori, dato che uno dei suoi protagonisti, il simpatico attore ed istruttore Chiu Chi Ling, realizzò una superba interpretazione di un sarto cinese nel film. Il Vietnam è un gioiello, per molti aspetti considerato il grande sconosciuto d’Oriente. È stato solo grazie al lavoro di poche persone, come Patrick, ed alla recente apertura commerciale verso l’Occidente, che è stato possibile che questa distanza venisse a poco a poco superata. Le Arti vietnamite hanno la forza e l'autenticità che solo la povertà può apportare. In esse, ancor oggi, tutto è pura volontà e sfor zo autentico; una verità che si per cepisce perfettamente quando si guarda il video girato in Vietnam dal Maestro Levet, assieme al gran Maestro Van Vang e che oggi vi presentiamo attraverso questo reportage, non solo per la gioia dei praticanti di Vovinam, ma per ogni artista marziale interessato alla sua storia e ai suoi misteri.


Vietnam


Arti Tradizionali

U

na notte d’estate del XVII secolo, nel sud della penisola Indocina, una carrozza trainata da un vecchio cavallo transita tranquillamente in una strada di campagna situata tra due grandi paesi. Dopo aver passato la maggior risaia della regione, si scorge nell'orizzonte un bosco. La carrozza si avvicina a poco a poco a quella piccola selva. L'autista della carrozza è un sarto. Passa la sua vita di paese in paese, proponendo i suoi stimati servizi alla gente dell'alta società della campagna, ai capi dei paesi ed ai grandi proprietari terrieri, permettendo loro di comprarsi vestiti simili a quelli di corte. Questo sarto è molto astuto, perché deve far credere che i vestiti che egli confeziona siano le copie di quelli della corte del re, ma in realtà fa estrema attenzione a non creare delle vere e proprie copie perché, per decreto reale, la gente della campagna non ha diritto di vestirsi come i nobili. Questo sarto si guadagna bene da vivere, non è eccessivamente ricco ma vive molto meglio dei suoi compaesani che lavorano la terra. E’ già quasi l’imbrunire quando la sua carrozza si addentra nel bosco. Non ha neppure il tempo di accendere la sua lanterna che un potente grido rompe il silenzio della notte. Nel contempo una figura, simile ad un animale selvaggio, esce da dietro alcuni arbusti. In una frazione di secondo il sarto si rende conto che non sono degli animali ma dei banditi.


Vietnam

Uno degli assalitori trattiene il cavallo della carrozza e gli altri, armati di sciabole, si avvicinano al sarto. Le lame affilate brillano al chiarore della luna, in una notte che sta diventando ancor più buia. Il sarto non è armato, la legge gli proibisce di avere una sciabola. Le sue forbici sono come sempre preziosamente custodite nella sua scatola porta attrezzi e con sé ha solo la sua stecca di legno. Lunga dai 6 agli 8 “tác” (da 60 a 80 cm) per 5 cm di larghezza ed un spessore di più o meno 1 cm, questo metro di misura è il secondo strumento più importante che il sarto ha per guadagnarsi da vivere. In effetti, se le forbici gli servono per tagliare il tessuto con cui realizzare i vestiti, la stecca gli è necessaria per misurare e fatturare il tessuto ai suoi clienti, ed è questa la parte migliore. Non può permettersi di rovinarla. Tuttavia, di fronte una situazione eccezionale, ci vuole una soluzione eccezionale. Alcuni sarti

vietnamiti hanno sviluppato delle tecniche per difendersi dai banditi e dai ladri utilizzando semplicemente la propria stecca di legno. Questa leggenda racconta che il nostro sarto si salvò la vita, ma dovette disfarsi dei suoi rivali rispettando un principio fondamentale per le tecniche della stecca: mai bloccare l'arma dell'avversario con la stecca Moc Ban. Tutti i blocchi sono diretti alla mano, al polso o all’inizio dell'avambraccio dell'attaccante. La base delle difese con la stecca Moc Ban è che un attaccante che ha le mani rotte, o un polso fratturato, non può sostenere un’arma e di conseguenza è fuori combattimento. Esistono 12 tecniche basilari di stecca, il Moc Ban, chiamato anche “Cay Thuoc”. In Vietnam, si insegna a partire dal 2º Dang e per l'esame del 3º Dang si richiedono sotto la sua forma di applicazione 2 a 2 contro attacco di sciabola; negli anni successivi, per l'esame del 4º Dang, si richiede la forma di Quyen (Moc Ban Quyen Phap) Il modo di afferrare lo strumento è completamente differente da quello del bastone lungo, poiché nel Moc Ban non viene esercita


Arti Tradizionali alcuna forza con le mani. La stecca di legno deve essere sostenuta con una leggera pressione delle dita, che non devono stringerla. La mano solitamente rimane quasi aperta. Esistono due guardie basilari: una con la stecca in alto, proteggendo la testa e simboleggiando un tetto, e l'altra con la stecca in basso, puntata verso l'avversario, un po' come se fosse una sciabola.

Le tecniche basilari di Moc Ban sono suddivise in funzione del tipo o dell'angolo di attacco: i colpi diretti (attacchi alla testa dall’alto verso il basso o i colpi di stoccata frontale); gli attacchi circolari (in diagonale alla testa o al corpo, orizzontali alla testa o al corpo); ed i tagli circolari di livello basso (attacco alle gambe o ai piedi).


Vietnam

Le schivate Contro gli attacchi di sciabola è evidente che le schivate siano molto più appropriate dei semplici blocchi, soprattutto se l'arma utilizzata è più fragile della sciabola, ecco perché le schivate rivestono un ruolo rilevante nelle tecniche di Moc Ban. Tuttavia le schivate da sole non eliminano il pericolo, consentono solo di evitarlo o deviarlo. È per questa ragione che vengono sempre associate con colpi diretti verso la zona del polso dell'attaccante. Questa combinazione schivate/colpi al polso, a volte è troppo efficace: durante le sessioni di

allenamento, questi colpi ai polsi di norma si rivelano essere molto dolorosi, anche se si effettuano con controllo. Per ovviare a questo problema, durante gli allenamenti numerosi maestri ed istruttori bloccano l'arma dell'attaccante invece di colpire il polso o l'avambraccio. Purtroppo, con gli anni di pratica, alcuni finiscono per abituarsi ai blocchi sull'arma dell'avversario, tanto che è frequente, perfino in Vietnam, trovare maestri o istruttori che ignorano completamente il principio del blocco al polso. Le schivate del Moc Ban sono per lo più degli spostamenti a 90 gradi dalla linea di attacco dell’avversario, ma esistono anche delle schivate con un movimento circolare del corpo laterale. Vi sono anche dei tipi di schivate molto interessanti, che consistono nell’evitare l'attacco come se si trattasse di un pugno circolare e, contemporaneamente, entrare nella distanza dell'avversario per sferrare un colpo al fegato con la punta inferiore del Moc Ban. Anche in questo caso l'efficacia è tale da non permettere che questa tecnica venga eseguita correttamente durante l'allenamento. Ne consegue che i praticanti trasformano il colpo


Arti Tradizionali con la punta della stecca in un semplice pugno, mentre tengono il Moc Ban nella mano che colpisce.

I contrattacchi Il principio del Cuong Nhu Phoi Trien (l'armonia tra il duro e il

morbido) si applica anche nei contrattacchi per rispettare la fragilità del Moc Ban: per non rovinare gli angoli dello strumento, le parti che verranno utilizzate per colpire saranno, nella maggior parte dei casi, gli angoli superiori ovvero la “testa” o la “coda” del Moc Ban. Per la continuità del principio delle due polarità opposte, se durante le schivate teniamo le mani rilassate, durante i contrattacchi invece stringeremo il Moc Ban abbastanza forte, con la mano


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che si trova vicino all'attaccante, al fine di rendere i colpi più contundenti. In quanto all'altra mano, quella più lontana dall'avversario, ci servirà per guidare e controllare il Moc Ban. Le due estremità del Moc Ban devono essere sempre considerate come parti integranti del pugno. Per materializzare più facilmente il concetto di “colpo di stecca” durante un contrattacco, si deve pensare di colpire con un pugno martello (Dam Bua) o un pugno di rovescio (Dam Bat Nguoc). Per chiudere il ciclo delle applicazioni del Cuong Nhu Phoi Trien, le parti del corpo che ricevono i contrattacchi vengono scelte anche per la loro fragilità o la loro sensibilità. Saranno sempre obiettivi quali: la tempia, il fegato, le costole galleggianti, la nuca, il plesso solare, la gola o le ascelle.

Le spazzate La versatilità delle tecniche del Moc Ban è molto interessante. Non si tratta di utilizzarlo solamente come un’arma da colpo, ma anche come un gancio molto efficace per le proiezioni e le spazzate. In questo caso si forma una specie di “V” con l’avambraccio e l'estremità del Moc Ban. In questa “V” verrà bloccato il collo dell'avversario. Esistono poi altre possibilità di tecniche come quella di spazzare la gamba d’appoggio del rivale o di agganciare questa gamba mentre spingiamo il collo dell'attaccante.

I movimenti circolari Per capire le basi tecniche del Moc Ban si deve considerare che queste tecniche sono state inventate per difendersi contro diversi avversari contemporaneamente. È quindi molto importante poter impedire a questi avversari di “mettere a fuoco” la preda con attenzione. Quando uno si difende da diversi aggressori, è molto meglio non rimanere nel posto ad aspettare i colpi come nei film, ma piuttosto cambiare costantemente angolatura mantenendo sempre puntato lo sguardo sull'insieme dagli avversari. È per questo motivo che gli spostamenti ed i cambi di angolatura sono frequenti nelle tecniche di Moc Ban. Il praticante deve evitare gli attacchi grazie alle schivate e contrattaccare mantenendosi mobile il più possibile. In questo modo è meno vulnerabile, sempre in movimento. Le rotazioni di alcuni contrattacchi servono anche per utilizzare la forza dell’avversario, per facilitare la nostra difesa. In effetti, come nel caso di numerose Arti Marziali fondate da persone di costituzione fisica debole, le tecniche di Moc Ban mettono in pratica il principio dell’assorbimento della forza dell'avversario. La differenza fondamentale tra le Arti Marziali chiamate “morbide” ed il Moc Ban è dovuta all'applicazione del principio Cuong Nhu Phoi Trien da un punto di vista tipico del Vovinam: nello stesso tempo in cui viene eseguita una tecnica morbida (schivata), se ne esegue una dura (colpo violento di stecca al polso).

Un’arma semplice, ma efficace Il Moc Ban, combinando la semplicità con l’efficacia, la flessibilità con la durezza, le linee circolari di difesa con i contrattacchi diretti, è un’arma fantastica che allo stesso tempo rimane solo una semplice stecca di legno.





La Zen Nihon Toyama-Ryu Iai-Do Renmei (ZNTIR) è l'organismo che attualmente, una volta rivisti e adattati i concetti e la metodologia di una scuola proveniente da un sistema di combattimento reale, vuole preservare questa tradizione e le forme originali tramite un metodo che unisce corpo, mente e spirito in maniera realistica ed efficace. Questo DVD è stato creato a cura dei praticanti della Filiale Spagnola della Zen Nihon Toyama-Ryu Iai-Do Renmei (ZNTIR - Spain Branch) per far conoscere a tutti uno stile di combattimento, con una vera spada, creato nello scorso XX secolo e con radici nelle antiche tecniche di guerra del Giappone feudale. Qui potrete trovare la struttura basilare della metodologia che viene applicata nello stile, dagli esercizi codificati per il riscaldamento e la preparazione, passando per gli esercizi di taglio, le guardie, i kata della scuola, il lavoro in coppia e l'introduzione alla pietra miliare su cui si basa il Toyama-Ryu: il Tameshigiri, o esercizio al taglio su un bersaglio reale. Ci auguriamo che la conoscenza dell'esistenza di uno stile come il Toyama-Ryu Batto Jutsu sia una riscoperta di un modo tradizionale e allo stesso tempo differente dalle attuali discipline da combattimento, che attragga coloro che desiderano andare più lontano nella pratica delle arti marziali. Gli appassionati della spada giapponese e i neofiti, troveranno questo DVD utile come punto di riferimento e supporto al proprio apprendimento.

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Nella Taekwon-Do, punto vitale è definito come qualsiasi area sensibile o fragile nel corpo vulnerabile ad un'attacco.È essenziale che lo studente di Taekwon-Do possieda una conoscenza dei diversi punti in modo da poter utilizzare il corretto strumento d'attacco o bloccaggio. L'attacco indiscriminato è riprovevole per essere inefficiente e uno spreco di energia."Generale Choi Hong Hi, THE ENCYCLOPEDIA OF TAEKWON-DO, Volume II, pag 88. Il Taekwon-Do è una delle arti marziali più diffuse e professionali attualmente nel mondo (fondata il 11 aprile 1955 dal generale Choi Hong Hi), e continua a prosperare anche dopo la morte del suo fondatore nel mese di giugno 2002. Nel corso del tempo i fattori sportivi hanno ottenuto priorità e gran parte dei metodi originali di autoprotezione sono stati ignorati o scartati. Negli scritti originali del generale Choi, una gran parte dell'attenzione, la struttura e anche l'uso di punti vitali "Kupso" (o Kyusho), nonché lo sviluppo di armi per accedervi, fu delineata, ma non è satata mai completamente insegnata. Kyusho International ha sviluppato un programma per illuminare, educare, integrare e restituire a questa incredibile arte marziale i concetti del suo fondatore. Questo nuovo programma ha il pieno sostegno del figlio del fondatore, Choi Jung Hwa. L'obiettivo di questa serie è quello di indagare i modelli (TUL), che vengono eseguiti in conformità con i precetti del fondatore nella "The Encyclopedia of Taekwon-Do" (15 volumi scritti dal generale Choi Hong Hi, compresi i suoi "punti vitali"). Attraverso questa struttura, il Kyusho sarà inizialmente integrato di nuovo nel Taekwon-Do. Kyusho International è orgogliosa di aiutare in questo compito di collaborazione monumentale e storica.

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