Rivista «ambiente» 1/2011: La Svizzera e i suoi parchi

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ambiente Le risorse naturali della Svizzera

La Svizzera e i suoi parchi

Regioni modello di sviluppo sostenibile > Opportunità per natura e paesaggio > Vacanze nei parchi > Regioni promotrici d’iniziativa > Marchio Prodotto e impulsi economici > Educare scoprendo la natura > In rete a livello globale


Sommario > Parchi d’importanza nazionale 03 Editoriale di Willy Geiger, vicedirettore dell’UFAM 04 Vecchi e nuovi parchi Da riserva integrale a spazio vitale

12 Il parco: un valore aggiunto per la biodiversità Tornano marasso e orchide dei pascoli

16 Prodotti a marchio Parco: domanda in crescita Specialità per tutti i gusti

22 Le opportunità di un turismo

a misura di natura «Incrementare i pernottamenti del 10–20 per cento è realistico»

26 Educazione ambientale A scuola nel Parco naturale periurbano «Zürich-Sihlwald»

30 Parco nazionale dell’Adula (GR/TI): al via la pianificazione 20 Comuni, 2 Cantoni, 3 lingue e la «Plaun la Greina»

36 I parchi svizzeri su scala globale Il Parco naturale regionale dell’Entlebuch (LU) è una delle 120 000 zone protette nel mondo

Parco che vai, gente che trovi: 11 L’ex collaboratrice del parco, ora casalinga 20 L’albergatrice 21 Lo scandolaio 34 La guida alpina e l’artista-artigiana 35 La contadina

> Copertina Parc naturel régional Gruyère Pays-d’Enhaut (FR/VD) Foto: Marcus Gyger/swiss-image.ch/Svizzera Turismo – UFAM

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Nota editoriale 1/2011, febbraio 2011 | La rivista umwelt/­ environnement è pubblicata dall’UFAM con periodicità trimestrale in tedesco e francese, l’abbonamento è gratuito (una versione ridotta in italiano è disponibile online) | Editore: Ufficio federale dell’ambiente (UFAM). L’UFAM è un ufficio del Dipartimento f­ederale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC)  |  Direzione generale del Bruno Oberle, Thomas Göttin | Idea, redazione, ­progetto: ­ ­pro­duzione: Georg Ledergerber (direzione), Kathrin Schlup (supplente); Simone Remund, Flavia Rivola, Carlo Ossola, Hansjakob Baumgartner (coordinamento del dossier «parchi»); Luc Hutter (versione online), Beat Jordi, Gregor Klaus, Cornélia Mühlberger de Preux, Lucienne Rey; Valérie ­ Fries (segreteria di redazione) | Collaborazione giornalistica es­terna: Martin Arnold, Urs Fitze, Beatrix Mühlethaler | Tradu­ zione: Maria Raffaella Bruno Realini, Porza e Servizio lin­ guistico italiano dell’UFAM | Realizzazione grafica: Atelier Ruth Schürmann, Lucerna | Chiusura reda­zionale: 7 gennaio 2011 | Indirizzo della reda­zione: BAFU, Kommunikation, Redaktion umwelt, 3003 Berna, tel. 031 323 03 34, fax 031 322 70 54, magazin@bafu.admin.ch | Carta: Cyclus Print, carta riciclata costituita integralmente da scarti selezionati di tipografia e di uffici | Tiratura: 4000 copie (italiano), 54 000 copie (tedesco), 20  000 copie (francese), 3000 copie (inglese) | Stampa e d ­istribuzione: Swissprinters St. Gallen AG, 9001 San Gallo, www.swissprinters.ch | Copyright: riproduzione di testi e grafici autorizzata, con menzione della fonte e previo invio di una copia alla redazione.

> Buono a sapersi Tutti gli articoli di questo numero sono disponibili anche in Internet: www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1 La maggior parte degli articoli è corredata di link di approfondimento e indicazioni bibliografiche. L’UFAM su Internet: www.ambiente-svizzera.ch

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Alberi da frutto in fiore a Staffelegg, nel Parco naturale regionale «Jurapark Aargau» (AG/SO). Foto: Renato Bagattini/swiss-image.ch/ Svizzera Turismo – UFAM

Parchi: un guadagno per tutti Già programmate le vacanze di quest’anno? Se non lo

gi ed ecosistemi. Ed ha anche gli strumenti per con-

avete ancora fatto, forse questo nuovo numero di «am-

servare tanta ricchezza: inventari di biotopi e paesaggi,

biente» vi darà qualche idea. Perché infatti non passa-

riserve naturali, zone protette. Uguale scopo è perse-

re un weekend all’Ofenhorn, uno storico hotel situato

guito fra l’altro dalla strategia nazionale per la biodi-

nel Parco naturale regionale in via d’istituzione della

versità che – sulla scorta non da ultimo delle risoluzioni

Valle di Binn (VS)? Oppure attraversare la «Plaun la

adottate alla Conferenza di Nagoya sulla biodiversità

Greina» in quello che sarà il Parco nazionale dell’Adula

dell’ottobre 2010 – è ora in fase di elaborazione.

(GR)? O magari percorrere il sentiero degli Anabattisti

I parchi d’importanza nazionale rappresentano un

nel futuro Parco naturale regionale dello Chasseral

complemento ideale di questo strumentario. Grazie

(BE), sulle orme di una minoranza religiosa un tempo

ai parchi non si emanano prescrizioni, ma si creano i

perseguitata?

presupposti favorevoli a uno sviluppo regionale auto-

I parchi che vanno creandosi o che sono già nati

determinato e sostenibile.

in tutte le regioni del Paese offrono numerose possi-

Quest’approccio non è un’invenzione elvetica.

bilità per conoscere la Svizzera. E l’esame cui devono

Nel mondo sono molti i parchi che apportano valore

sottostare per essere definiti «d’importanza nazionale»

aggiunto tanto a livello ecologico quanto a livello socio-

garantisce che siano autentici gioielli paesaggistici del

economico. La peculiarità di quelli svizzeri sta nella

nostro territorio.

filosofia tutta democratica che li sottende: si fondano

A far sí che rimangano tali provvede la popolazione

senza eccezioni su iniziative regionali e sulla volontà

locale. La gente del luogo è consapevole dei valori

maggioritaria della popolazione direttamente interes-

culturali e biologici di cui dispone e che può utilizzare

sata.

a fini turistici: curarli e conservarli è perciò nel suo interesse. In soli 41 293 chilometri quadrati di superficie la Svizzera racchiude una straordinaria varietà di paesag-

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Willy Geiger, vicedirettore dell’UFAM www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1-01

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IL PARCO IN SVIZZERA: NAZIONALE, REGIONALE, PERIURBANO

Regioni modello A cent’anni dalla creazione del Parco nazionale in Engadina (GR), i nuovi parchi che sorgono un po’ in tutta la Svizzera puntano ad abbinare conservazione e valorizzazione della natura e del paesaggio con modelli di sviluppo sostenibile dell’economia regionale e della società rurale.

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ambiente 1/2011 > Parchi d’importanza nazionale


Inizio Novecento, la Belle Epoque: in Engadina, Scuol e St. Moritz crescono freneticamente, ma dei soldi che i belli, ricchi e famosi del tempo portano lassù, a Zernez non se ne vede nem­ meno l’ombra. Ecco allora la proposta di Paul Sarasin, della Commissione svizzera per la pro­ tezione della natura: «La flora e la fauna della catena alpina dovrebbero trovare uno spazio vitale intatto entro un’area chiaramente de­ limitata (…) ove poter ricostituire negli anni quella comunità di piante e animali che prima dell’intromissione dell’uomo le Alpi avevano cesellato per mano esclusiva della natura», scriveva così lo studioso basilese in una lettera del 1908 al Consiglio comunale del villaggio engadinese. L’area chiaramente delimitata che Sarasin aveva in mente era la Val Cluozza, in territorio di Zernez: un colpaccio per una valle difficilmente sfruttabile come quella. Presto furono tutti unanimi: nel 1909 fu firmato il contratto per l’istituzione di una riserva natu­ rale. Nasceva il Parco Nazionale Svizzero. Un’opera imponente. La sua fondazione fu

un’impresa davvero pionieristica: niente di neppure comparabile esisteva allora in Eu­ropa. Da quel momento in poi l’intera superficie fu lasciata al dominio assoluto della natura. L’uomo si limitava a fare da osservatore. «Un esperimento grandioso», lo definì Paul Sarasin. Che è peraltro ancora in corso: con i suoi 172 chilometri quadrati il Parco è un terreno di ricerca tuttora affascinante (cfr. anche pag. 33). L’offerta da un milione. Da allora le iniziative di

Parco Nazionale Svizzero (GR): vista dall’Alp la Schera sulla Val del Gallo e, sotto le nubi, il Lago di Livigno Foto: Roland Gerth/swiss-image.ch Svizzera Turismo – UFAM

Parchi d’importanza nazionale > ambiente 1/2011

creare altri parchi nazionali si sono susseguite, ma tutte sono perlopiù tramontate nell’arco di breve tempo. Nel 2000 Pro Natura ha rilanciato l’idea offrendo alla regione che avesse istituito un nuovo parco nazionale un milione di fran­ chi a titolo di aiuto iniziale. Delle sei regioni scese in campo, due sono ancora in gara. Il progetto di Parco nazionale dell’Adula (GR/TI) è oggi sulla buona strada ver­ so la realizzazione (cfr. pag. 30–33). Regge però anche quello di Parco nazionale del Locarnese: dopo l’abbandono di Cevio, il progetto origina­ rio ha perso terreno, ma i Comuni rimasti pro­ seguono la corsa. La domanda per la creazione di questo parco nazionale è stata nuovamente sottoposta al vaglio dell’UFAM nel gennaio del 2011. Quando Pro Natura ha lanciato la sua cam­ pagna erano in sospeso alle Camere federali due interventi che chiedevano l’integrazione nella legge federale sulla protezione della ­natura e del paesaggio (LPN) di una disposi­

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zione sui nuovi parchi. La proposta elaborata in tempi rapidi dal Consiglio federale non preve­ deva però alcun sostegno finanziario da parte della Confederazione. D’altro parere fu invece il Parlamento, che a larga maggioranza, e senza neanche un voto contrario agli Stati, decise di af­ fidare alla Confederazione il compito, non solo di conferire un marchio ai parchi d’importanza na­ zionale, ma pure di sostenerli finanziariamente.

il Sud delle Alpi), è interamente lasciata al li­ bero sviluppo della natura: può essere sì attra­ versata lungo sentieri segnalati, ma vi restano possibili solo «i pascoli tradizionali su super­ fici chiaramente delimitate» e «la regolazione di popolazioni di specie cacciabili per preveni­ re gravi danni da selvaggina». La zona perife­ rica è invece coltivata in modo seminaturale e ingloba anche abitati e relative aree a sfrut­ tamento agricolo, forestale o turistico.

Parchi in fase di istituzione: cavalli al pascolo nella Val de Réchy, nel Parco naturale regionale Val d’Hérens (VS). Pagina 7: il villaggio di Lohn con la sua chiesa tardogotica, nel Parco naturale regionale Beverin (GR). Foto: Marcus Gyger, swiss-image.ch/ Svizzera Turismo – UFAM

Il parco in veste moderna. A fine 2007 entra in vi­

gore la sezione della LPN sui Parchi d’importan­ za nazionale. Alla base vi è un nuovo modello di parco: non più un’opera esclusiva della natura da cui l’uomo è tagliato fuori, così come immagina­ va Sarasin, ma uno spazio in cui conservare i va­ lori naturalistici peculiari di una regione – la ric­ chezza di biodiversità, la bellezza dei paesaggi, la funzionalità degli ecosistemi e i beni culturali – utilizzandoli al meglio per promuovere lo svilup­ po economico e sociale di una regione. La LPN distingue tre categorie di parchi, poi disciplinate in concreto nell’ordinanza sui parchi: • il parco nazionale: è un territorio composto da una zona centrale e da una zona perife­rica. La prima, che deve essere di almeno 100 chi­ lometri quadrati (75 chilometri quadrati per

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• il parco naturale regionale: è un territorio rurale che si contraddistingue per la presenza di ele­ vati valori naturalistici e paesaggistici: varietà di specie e biotopi, paesaggi e siti largamente incontaminati. Qui ci si limita solo a conser­ vare questi beni o a valorizzarli promuovendo ad esempio un turismo ecosostenibile, la com­ mercializzazione di prodotti della zona o le offerte di educazione ambientale. • il parco naturale periurbano: è un territorio che offre, nella sua zona centrale, uno spazio vita­ le incontaminato a piante ed animali e, nella sua zona di transizione, occasioni di contatto con la natura alla popolazione cittadina. ­Dista segue a pag. 8

ambiente 1/2011 > Parchi d’importanza nazionale


PN Parco nazionale PNR Parco naturale regionale PNP Parco naturale periurbano

Parchi svizzeri*

1 Parco Nazionale Svizzero (GR) Parchi d’importanza nazionale riconosciuti 2 PNR Biosphäre Entlebuch (LU) 3 PNR Thal (SO) 4 PNP Wildnispark Zürich-Sihlwald (ZH) 5 PNR Biosfera Val Müstair (GR)

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Parchi in fase di istituzione (candidati) * Sono raffigurati tutti i progetti di parco le cui domande di conferimento del marchio Parco e/o di aiuti finanziari all’istituzione sono state sostenute dall’UFAM (stato: dicembre 2010).

Parchi d’importanza nazionale > ambiente 1/2011

Parchi d’importanza nazionale Parco Nazionale Svizzero (GR)

Parchi in fase di istituzione 6 PN Parc Adula (GR/TI) 7 PNR Beverin (GR) 8 PNR Landschaftspark Binntal (VS) 9 PNR Chasseral (BE/NE) 10 PNR Diemtigtal (BE) 11 PNR du Doubs (NE/JU/BE) 12 PNR Parc Ela (GR) 13 PNR Gantrisch (BE/FR) 14 PNR Gruyère Pays-d‘Enhaut (FR/VD) 15 PNR Jurapark Aargau (AG/SO) 16 PNR Jura vaudois (VD) 17 PNR Pfyn-Finges (VS) 18 PNR Thunersee-Hohgant (BE) 19 PNR Val d‘Hérens (VS)

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infatti al massimo 20 chilometri dal centro di un’agglomerazione ed è ben servita dai mezzi pubblici. Una categoria in più? Si discute attualmente della necessità di introdurre una quarta categoria di parco. Lo spunto viene dalla richiesta del Can­ tone di Argovia di istituirne uno nella zona del cosiddetto «castello d’acqua» – lì dove, in uno spettacolare scenario naturale, Aare, Reuss e Limmat si fondono creando una zona golenale di grande suggestione. Il sito non risponde tut­ tavia ai requisiti previsti dall’ordinanza per la creazione di un parco naturale periurba­ no: spazio per ricavare una zona centrale di 4 chilometri quadrati in cui lasciare cam­ po libero alla natura non ce n’è e andrebbe­ ro quindi limitate le utilizzazioni. Lo stes­ so discorso vale anche per altri ambienti ecologicamente pregevoli, ma di piccole di­ mensioni, posti in aree urbane o a sfruttamen­ to intensivo. Un gruppo di lavoro in cui sono rappresentati tutti i principali attori della politica in materia di parchi sta ora studian­ do con quali strumenti poter dar seguito alla domanda.

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Variato e intatto. Biotopi pregevoli come paludi,

golene, prati secchi o siti di riproduzione di an­ fibi costituiscono punti positivi ai fini della valu­ tazione dei progetti di parco da parte della Con­ federazione, così come i paesaggi d’importanza nazionale e gli abitati ben preservati, che devono peraltro conservare il tipico carattere regionale. Incidono invece negativamente i danni di natura ecologica e paesaggistica, tollerati solo in misura minima. Accanto a quelli ambientali, vi sono però ­anche requisiti di natura strutturale da rispet­ tare: un parco deve avere un ente responsabile e una struttura gestionale che assicurino che ­tutto fili nella giusta direzione. Deve inoltre avere una Carta in cui siano definiti i suoi obiet­ tivi e le misure previste per realizzarli: cosa viene fatto in concreto per promuovere la bio­ diversità, valorizzare il paesaggio, rafforzare un’economia sostenibile e mitigare i danni? Sta poi ai Comuni interessati indicare come intendo­ no orientare il proprio sviluppo per raggiungere gli obiettivi prefissati. segue a pag. 10

In basso: vista dal Selibüel (BE) sul Parco naturale regionale Gantrisch (BE/FR): da sinistra a destra, le cime di Chrummenfadenflue, Nünenenflue, Gantrisch, Bürglen e Ochsen. Pagina 9: Lago del Seeberg, nel Parco naturale regiona­ le Diemtigtal (BE). Stagno di Biaufond (JU) presso la diga del Doubs, nel Parco naturale regio­ nale del Doubs (NE/JU/BE). Foto: Lorenz Andreas Fischer (in basso), Roland Gerth, Gerry Nitsch, swiss-image.ch/Svizzera Turismo – UFAM

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Parchi d’importanza nazionale > ambiente 1/2011

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Partecipazione e volontarietà. Tutti i parchi muo­ vono da iniziative regionali profondamente ra­ dicate nel tessuto della popolazione, degli enti responsabili e dell’economia. La volontarietà e la partecipazione sono principi cardine della poli­ tica svizzera in materia di parchi: «Solo quando ha dietro di sé il grosso della popolazione e gli attori chiave un parco può funzionare ed avere successo», sottolinea Bruno Stephan Walder, capo della sezione Paesaggi d’importanza nazio­ nale dell’UFAM sino a fine 2010 e responsabile per sette anni del dossier «parchi». Eccetto che per le zone centrali dei parchi nazionali e dei parchi naturali regionali, i parchi d’importanza nazionale non sono sottoposti a nessun’altra normativa o disposizione di prote­ zione supplementare da parte di Confederazione e Cantoni: «L’idea è che siano le regioni a essere consapevoli dei valori naturalistici e paesaggis­ tici che hanno in custodia, a gestire questo ca­ pitale in proprio e poterne così trarre un bene­ ficio», afferma il vicedirettore dell’UFAM Willy Geiger.

Firmato PARCHI SVIZZERI. I marchi funzionano quando mantengono ciò che promettono: «In questo modo le regioni sono spinte ad applicarsi e a migliorarsi costantemente», dichiara Bruno Stephan Walder. Il visitatore deve percepire che nel parco vi è una maggiore attenzione per l’am­ biente, il paesaggio e il suolo che altrove e che quanto gli viene offerto lì è speciale: la possibi­ lità di vivere autentiche esperienze di contatto con la natura e la cultura del luogo, di incontra­ re la gente della regione, di sentirsi a casa anche fuori casa, di degustare i prodotti freschi della vicina fattoria. Ma deve anche visitarlo tenendo presente che l’impronta ecologica – e i soldi – che vi lascia rimangono nella regione. Sarà così motivato a tornare o magari a visitare un parco in un’altra regione del Paese. Sviluppare e curare il marchio PARCHI SVIZ­ ZERI richiede però interconnessione e coopera­ zione. Gli enti responsabili dei diversi parchi esi­ stenti o in fase di progetto si sono perciò riuniti in una «Rete dei parchi svizzeri», un’associa­ zione-mantello che rappresenta gli interessi dei

Il marchio Parco garantisce la presenza di un paesaggio di particolare bellezza, caratterizzato da un’elevata diversità di specie ed ambienti naturali e da un’offerta che consenta ad abitanti e visitatori di fruire di queste specificità. 10 milioni l’anno. La Confederazione sostiene i par­

chi mediante aiuti finanziari globali. Nel 2010 ha stanziato in totale 7,5 milioni di franchi. E a partire dal 2012 i milioni messi annualmente a disposizione della politica in materia di parchi saranno dieci. La quantità di fondi federali che confluisco­ no in un determinato progetto di parco dipen­ de dall’entità e dalla qualità delle prestazioni. Per valutare l’offerta l’UFAM ha sviluppato un sistema di valutazione che fornisce risultati ad effetto diretto: più un parco offre in termini di prestazioni, più riceve in termini di aiuti. Tra il 2008 e il 2011 l’entità degli aiuti finanziari plu­ riennali per parco è passata da appena 300 000 a ben 1,4 milioni di franchi. Il marchio Parco garantisce la presenza di un paesaggio di particolare bellezza, caratteriz­zato da un’elevata diversità di specie ed ambienti na­ turali e da un’offerta che consenta ad abitanti e visitatori di fruire di queste specificità. Con il conferimento del marchio Parco, l’ente respon­ sabile ottiene il diritto di apporre il marchio Prodotto ai beni prodotti entro l’area del parco secondo criteri di qualità prefissati: un vantaggio di mercato per i produttori regionali (cfr. anche pag.16–19).

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propri membri e li sostiene anche nell’istituzio­ ne e ­nella gestione pratica dei parchi. Ma Pro Natura è soddisfatta degli esiti prodot­ ti dalla sua iniziativa? «Nel complesso l’evolu­ zione è da valutarsi positivamente», risponde la presidentessa Silva Semadeni. «Molto si è mosso dopo il lancio della campagna, ma due cose re­ stano ferme: una è che dietro ogni progetto dev’esserci la popolazione e l’altra è che il parco deve anche apportare un valore aggiunto alla na­ tura. Dentro qualcosa che si fa per la natura deve esserci giocoforza la natura!» Su questo è d’accordo anche Bruno Stephan Walder. «Le prestazioni attese non possono essere fornite così, di punto in bianco», avverte però il funzionario dell’UFAM. «Bisogna anche dare alla popolazione il tempo per concretizzare le pro­ prie visioni.»

Hansjakob Baumgartner www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1-02

INFO Simone Remund Capoprogetto Parchi d’importanza nazionale Sezione Qualità del paesaggio e servizi ecosistemici UFAM 031 322 80 62 simone.remund@bafu.admin.ch (cfr. anche intervista a pag. 38/39)

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UFAM/AURA, E. Ammon

PARCO CHE VAI, GENTE CHE TROVI

«Cresce l’interesse per noi» Ursula Hilfiker­Tenisch, casalinga, Parco naturale regionale in fase di istituzione «Landschaftspark Binntal» (VS) «La Valle di Binn è una valle profondamente tranquilla. Trasmette un senso di intimità, senza essere un museo all’aperto stile Ballenberg. Qui le tradizioni fanno parte integrante del tessuto sociale, composto anche da molte famiglie. Per vedere il mondo, ci sono sempre le vacanze! L’orizzonte è stretto qui: le montagne parano la vista da ogni lato. Trarne conclusioni quanto alla mentalità della gente sarebbe però errato. Credo invece che siamo persone piene di gioia di vivere. Io lo vedo ad esempio in mia nonna, che ha gestito per una vita il ristorante Jägerheim ad Ausserbinn e ha messo al mondo 18 figli. Le serate danzanti da lei erano leggendarie e adoro quando oggi me ne racconta degli aneddoti. È lì che sento anche quant’è importante che in valle ci sia una buona coesione. Con il crescere della mobilità è naturalmen­ te aumentato anche il pericolo che le persone si allontanino. Per questo una comunità valligia­ na come la nostra ha bisogno di un progetto che guardi al futuro. E uno di questi è proprio il parco paesaggistico della Valle di Binn, ora in procinto di diventare parco naturale regionale. La gente di qui è sempre stata conscia del valore dell’am­

Parchi d’importanza nazionale > ambiente 1/2011

biente in cui viveva. L’ha dimostrato del resto già nel 1964, quando ha concluso con Pro Natura una convenzione di protezione della valle. È grazie a questa che si è ad esempio impedito lo sfrut­ tamento delle acque a scopi energetici in zona Mässera e Geisspfad. Io mi sono impegnata relativamente presto nel progetto del parco paesaggistico della Valle di Binn. Mi affascinava vedere il progetto crescere come un bambino e diventare sempre più forte fino a fissarsi nelle teste della gente come sino­ nimo di speranza nel futuro. Certo, non in tutte: di voci critiche ce ne sono sempre. Ho lavorato nell’amministrazione del parco fino al 2007. Oggi ho tre bambini miei di cui oc­ cuparmi, ma mantengo i contatti con i circa 1000 membri della cooperativa «Hotel Ofenhorn» di Binn: fa parte degli «Swiss Historic Hotels» e come struttura alberghiera è un bene estrema­ mente prezioso per il parco. Ad attrarre più visita­ tori non è comunque solo l’albergo: è l’intera valle. Cresce l’interesse per noi e lo si nota.» Intervista raccolta da Martin Arnold www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1-03

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PARCHI E BIODIVERSITÀ

Il contributo dell’orchide dei pascoli Il parco del Giura vodese racchiude tesori naturali unici nel loro genere. Il suo capitale è questo. Ma cosa fa perché frutti anche degli interessi? E quale utile traggono le piante e gli animali dall’insediarsi in un parco naturale regionale d’importanza nazionale?

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Le paludi d’importanza nazionale che la coprono per un terzo della superficie ne smussano i tratti facendo della Vallée de Joux un paesaggio palustre di grande suggestione. Attraverso la pianura serpeggia libero l’Orbe. Sulle alture sorgono boschi radi, intervallati da prati fioriti. Lungo la valle si stende solitario il Grand Risoux, una delle foreste più estese della regione. L’area attorno al Mont Tendre, la vetta più alta del Giura svizzero, è un’importante zona di protezione degli uccelli («Important Bird Area»). E nel Marais des Amburnex vi è la maggiore colonia di sassifraga delle torbiere (Saxifraga hirculus) di tutta l’Europa centro­ occidentale. Non c’è che dire: quanto a specie rare, am­ bienti meritevoli di protezione e paesaggi diversificati il Giura vodese è senz’altro ben messo. Una perla paesaggistica. Dato il suo elevato valore na­

Foto grande: muro a secco a Combe des Amburnex nel Parco naturale regionale Jura vaudois (VD). Foto piccole (da sinistra): formicaio di formica rufa, marasso, ermellino. Foto: Roland Gerth/swiss-image.ch/Svizzera Turismo – UFAM (foto grande), Parc naturel régional Jura vaudois (foto piccole)

turalistico fare della regione un parco d’importanza nazionale era quantomai impellente. Dal 2009, con i suoi 522 chilometri quadrati di superficie, il parco del Giura vodese è quindi anche nella rosa ufficiale dei candidati che ambiscono a divenire parchi natura­ li regionali. Per la fase di istituzione, che va dal 2009 al 2011, l’UFAM ha stanziato aiuti finanziari pari a 600 000 franchi. Il marchio Parco non è tuttavia solo sinonimo di elevato valore naturalistico. Garantisce anche che lì dove c’è si faccia più che altrove per conservarlo: «Un parco naturale regionale può contribuire in modo sensibile alla conservazione della biodiversità», spiega Evelyne Marendaz, capo della divisione Specie, ecosi­ stemi, paesaggi dell’UFAM. «Ma per farlo occorre fissa­ re obiettivi ambiziosi.» In altre parole: l’istituzione del parco dovrà apportare un valore aggiunto alla flora e alla fauna. E dove sta questo valore aggiunto nel caso del parco del Giura vodese? Per esempio nel concetto di sfrutta­ mento integrato dei pascoli del Mont Tendre. La cosa non sembra di primo acchito far rima con biodiversi­ tà, ma ha però molto a che farci. Grande 280 ettari, l’alpe su cui i contadini del Comune di Montricher fanno estivare le vacche da latte e i manzi è un tradi­ zionale pascolo alberato. Conservare i pascoli tradizionali. Tratto dominante del suggestivo paesaggio del Giura, i pascoli alberati sono una forma di sfruttamento tradizionale diffusa in tut­ to il mondo: le mucche brucano tra gruppi di alberi sparsi o abeti i cui rami sfiorano il terreno. Da questi alberi i contadini ricavano legna d’opera o da ardere. Il frutto di questa centennale doppia utilizzazione è un complesso ecosistema formato da un addentellato di bosco e pascolo. L’ingegnere­paesaggista Fabrice Gibaud, responsabi­ le di natura, paesaggio e turismo in seno al team del parco, batte passo a passo i dossi e le forre che ondu­ lano le alture del Giura. Di tanto in tanto si ferma ad indicare qualche pianta: un’orchide dei pascoli, una

Parchi d’importanza nazionale > ambiente 1/2011

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campanula gialla o un cardo dentellato, specie tipiche di ambienti calcarei e secchi. Benché in­ fatti il Giura sia piovoso, i pascoli alti non sono affatto umidi perché attraverso il suolo carsico l’acqua si infiltra rapidamente nelle profondità del terreno: «Buona parte dei pascoli siti entro l’area del parco sono pertanto prati secchi», spiega Gibaud. I pascoli alberati sono paesaggi minacciati. L’equilibrio tra sfruttamento del bosco e del pa­ scolo si fa sempre più precario: la compresenza in piccoli spazi di alberi isolati, piccole forma­ zioni boschive e pascoli rende infatti difficile uno sfruttamento razionale e le superfici, già magre e di difficile accesso, vengono sempre meno adibite a pascolo. Lì dove il bosco non si infittisce, i terreni più fertili vengono quindi deforestati e il pascolo intensivizzato.

sono né decorative né tantomeno hanno una valenza ecologica. Sui pascoli del Mont Tendre verranno perciò prossimamente installati ab­ beveratoi di struttura seminaturale, che oltre a svolgere la loro funzione classica, arricchi­ ranno il paesaggio e forniranno habitat adatti a Lestes sponsa e al simpetro dorato, due rare specie di libellula, o al tritone alpino. Un’esperienza di lunga data. In fatto di sistemi integrati di sfruttamento degli alpeggi il Parc Jura vaudois può contare su un certo numero di lavori preliminari, poiché esiste in forma ru­ dimentale già dal 1973, anno in cui Pro Natura Vaud concluse con 13 Comuni del circondario un accordo per la creazione di un parco di 50 chilometri quadrati sul modello del «Parc naturel régional» adottato in Francia.

I pascoli alberati sono paesaggi minacciati. L’equilibrio tra sfruttamento del bosco e del pascolo si fa sempre più precario.

Calca all’abbeveratoio. Per arrestare questo trend

occorrono sistemi integrati di sfruttamento degli alpeggi di stampo agro-manageriale che rispettano il paesaggio. Le misure forestali devo­ no essere combinate con uno sfruttamento agri­ colo estensivo. A seconda della densità e dell’età della formazione boschiva presente sulla super­ ficie mista occorre, in alcune zone, procedere a tagli che facciano arrivare più luce al terreno e stimolino il rinnovamento, in altre recintare il bestiame perché possano crescere nuovi alberi. E in altre ancora introdurre degli animali per impedire che questi nuovi alberi si infittiscano. Una delle chiavi del sistema sta nella ripar­ tizione dei punti d’acqua. Come Fabrice Gibaud sa bene, è difficile che manzi e vacche vadano a brucare a più di 500 metri da un abbeveratoio. Ma l’acqua è scarsa sul Giura: di sorgenti non ce ne sono, e per dissetare gli animali occorre rac­ cogliere l’acqua piovana. Il metodo attuale con­ siste nell’utilizzare vasche in plastica, che non

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Quella di conservare i pascoli alberati è sta­ ta sin dall’inizio una preoccupazione centrale dei promotori del parco. Nel frattempo sono stati approntati piani di sfruttamento integra­ to per 1500 ettari di alpeggi, la maggior parte dei quali elaborati da Fabrice Gibaud. Ora il team gestionale vuole ottimizzare il modello ed estenderlo a lungo termine anche agli oltre 10 000 ettari di alpeggi inclusi nel perimetro del futuro parco d’importanza nazionale.

Da sinistra: orchide dei pascoli, Rhagium mordax – un coleottero tipico del legno morto – e pascolo alberato. Foto: Parc naturel régional Jura vaudois

Ripristinare i muri a secco. Una costante distin­

tiva del paesaggio giurassiano è costituita anche dai muri a secco. Costruiti perlopiù tra Ottocento e inizio Novecento, separano pasco­ li e proprietà fondiarie offrendo rifugio tra i loro anfratti a numerosi animali: ermellini, marassi, lucertole vivipare. In quanto strutture lineari essi contribuiscono però anche a inter­ connettere e a mantenere fortemente coeso il paesaggio.

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Per salvare dalla rovina questa rete di ambienti, in collaborazione con il Fondo Svizzero per il Paesaggio (FSP), che da sempre sostiene la salva­ guardia di paesaggi rurali tradizionali, sono sta­ ti ripristinati dal 1989 circa 12,5 chilometri di muri a secco. Con il conferimento del marchio Parco saranno ora intensificati i lavori e aumen­ tata la lunghezza annua dei muri ­rimessi a nuo­ vo. Resta però ancora molto da fare a questo livel­ lo: i muri a secco che solcano l’area del parco sono lunghi circa 500 chilometri. Un variegato paesaggio palustre. Il Giura vodese è

un concentrato di torbiere. La sola area del par­ co comprende 21 torbiere alte d’importanza na­ zionale, oltre a 16 paludi e 3 paesaggi palustri. Stando ai controlli d’efficacia compiuti finora, la situazione svizzera in fatto di esecuzione del­ le misure di protezione di questi biotopi non è però delle migliori. Negli ultimi 20 anni la loro superficie è rimasta pressoché costante, ma hanno nettamente perso in qualità. Molti sono diventati più secchi, meno torbiferi, più ricchi di nutrienti e visibilmente invasi da cespugli. Mancano in sostanza di sufficienti zone cusci­ netto. Ma delle sue torbiere non dovrebbe essere il Parc Jura vaudois a preoccuparsi prioritaria­ mente? «L’esecuzione delle misure di protezione è di competenza dei Cantoni», fa notare Olivier Schär, direttore degli uffici amministrativi del parco a St-George (VD). «Noi possiamo dare degli input ed aiutare a sensibilizzare gli interessati sul valore di questi ambienti, fungendo tutt’al più da centro di competenza nella ricerca di so­ luzioni adeguate.» Concentrarsi sulle misure. Per Sarah Pearson, capo

INFO Sarah Pearson Perret Caposezione Specie, habitat, reti ecologiche UFAM 031 322 68 66 sarah.pearson@bafu.admin.ch Pierre Galland Sezione Qualità del paesaggio e servizi ecosistemici UFAM 031 322 83 67 pierre.galland@bafu.admin.ch

della sezione Specie, habitat, reti ecologiche dell’UFAM, sarebbe senz’altro possibile fare di più: «Le torbiere e le relative zone cuscinetto potrebbero ad esempio essere incluse nei piani di sfruttamento integrato, ma ciò non esime comunque i Cantoni dal dover svolgere anche nei parchi i compiti d’esecuzione assegnati loro dalla legge sulla protezione della natura. I par­ chi dovrebbero almeno cercare di convincere i Comuni e le autorità competenti a fare tutto quello che è in loro potere per realizzare gli in­ ventari dei biotopi e dei paesaggi d’importanza nazionale.» «Un compito precipuo dei parchi è invece conservare e promuovere la varietà biologica», continua Sarah Pearson. «È importante che essi si distinguano dalla norma. Per tener conto dei propri particolari punti di forza e fissare corret­ tamente gli ordini di priorità sarebbe bene che ogni parco stilasse un elenco degli ecosistemi e

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delle specie che intende promuovere», suggeri­ sce la biologa. Un’esclusiva del Gantrisch. Su mandato del Parco

naturale regionale Gantrisch (BE/FR), Christian Hedinger, della società di eco-consulenze UNA, ha elaborato alcuni principi al riguardo: «Sono gli ambienti e le specie che vi sono ospitati a fare l’unicità di ogni parco», afferma. E questo o perché sono più frequenti che altrove o per­ ché sono tipici. In base a questi due criteri – esclusività e rappresentatività – Hedinger ha sele­zionato 25 tipi di priorità, 7 delle quali for­ temente raccomandate al management dei par­ chi: un gasteropodo, un chirottero, due licheni e tre piante. Indica inoltre come meritevoli di promozione due tipi di habitat: le biocenosi di brasca acutifoglia, particolarmente prospere lungo le rive dello Schwarzsee, e gli stillicidi calcarei, una specialità delle numerose grotte presenti nella zona del Gantrisch. Preoccuparsi prioritariamente di queste spe­ cie e biotopi è il vero e proprio marchio di fab­ brica che si è dato il Parco naturale regionale Gantrisch. Ed è un compito che per via delle sue specifiche condizioni ambientali svolge meglio di altre regioni della Svizzera. Una conchiglietta e un lichene. La lista di Chri­ stian Hedinger ha suscitato però una certa irri­ tazione nell’ente responsabile del parco: a parte il pipistrello – il ferro di cavallo minore, l’8 per cento della cui popolazione svizzera vive nel parco – comprende specie praticamente invisi­ bili. Chi conosce, ad esempio, una conchiglietta chiamata Cochlicopa nitens? O il lichene Sphaero­ phorus melanocarpus? Di fatto la scelta di Hedin­ ger è sicuramente gius­tificata: della prima esi­ stono in Svizzera solo tre siti di ritrovamento, uno dei quali nell’area del parco. E della secon­ da, una specie in pericolo di estinzione, la mag­ giore colonia svizzera si trova in un bosco sul Gantrisch. Per quanto meritevoli, le due specie non si prestano però affatto bene a fare da emblemi del parco o da insegne a progetti in materia di biodiversità. Su invito dell’organo gestionale del parco Christian Hedinger ha perciò messo a punto una nuova lista di specie altrettanto tipiche, ma più popolari: uccelli come il piro piro piccolo e il fagiano di monte o farfalle come Lycaena helle sono specie altrettanto signi­ ficative e raggiungono molto meglio il pubbli­ co. Sull’esempio di quello del Gantrisch si stan­ no ora stilando delle liste di specie prioritarie anche per altri parchi. Hansjakob Baumgartner www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1-04

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MARCHIO PARCO

«Anche Thal ha il suo buon R

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n Roger Federer» Nel Parco naturale regionale di Thal, nel Giura solettese, sono già 14 le specialità alimentari cui è stato conferito il marchio Parco. Il bilancio è positivo per tutti. E anche natura e paesaggio approfittano indirettamente dell’aumento del giro d’affari. «Thal è arrivato anche sugli scaffali della Coop», si ralle­ gra Michael Bur, capoprogetto Prodotti regionali presso il «Naturpark Thal», nel Giura solettese. Dal gennaio 2010 Coop, uno dei due colossi svizzeri della distribuzione, ha inserito nella propria offerta sette prodotti alimentari che portano il marchio Prodotto dei Parchi svizzeri. Le specia­ lità, che hanno nomi fantasiosi – «Hosenlupf» un formag­ gio, «Jura­Kette» una salsiccia – sono ora disponibili in 67 punti­vendita Coop della Svizzera nord­occidentale. «Sono riusciti a lasciare la campagna e a sbarcare in città: a Basilea, Aarau, Baden, Olten, Langenthal e Solothurn», rac­ conta Bur. Un successo inatteso. Se a inizio 2009 si fosse chiesto a Bur

Foto grande: la valle del Gulden nel Parco naturale regi­ onale di Thal (SO), con in lontananza il paese di Mümliswil. Foto piccole (da sinistra): Passwang­Mutschli, salame, pane semibianco e olio di colza spremuto a freddo. Foto: Roland Gerth/swiss-image.ch/Svizzera Turismo – UFAM (foto grande), Naturpark Thal (foto piccole)

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quanti prodotti il parco contava di certificare in due anni, avrebbe risposto in modo cautamente ottimista: non più di due o tre. La realtà l’ha smentito, ma in senso positivo. Nel marzo 2009 – nove mesi prima che la regione di Thal fosse ufficialmente riconosciuta parco naturale regionale d’importanza nazionale – ecco che Coop bussa alla porta: «Secondo i nostri studi di mercato i consumatori svizzeri richiedono sempre più spesso prodotti regionali», dichiara Philipp Allemann, capo­acquisti al reparto Carni di Coop: «Regione è sinonimo di freschezza, qualità e prossimità.» Le trattative entrano nel vivo tre mesi più tardi e nel settembre 2009 il distributore mette già in assortimento al­ cuni prodotti del parco naturale di Thal. A inizio 2010 com­ paiono sugli scaffali della Coop i primi salumi e formaggi della regione a marchio e con il logo del parco. Nel frattempo hanno ricevuto il marchio anche altri prodotti acquistabili nei mercati locali e presso dettaglian­ ti della regione. Per Michael Bur l’importanza dei prodotti del parco non si discute: «Ci danno un volto anche fuori dal perimetro del parco e fanno arrivare la nostra immagine al pubblico: fungono in sostanza da ambasciatori», afferma il geografo. «Il salame di Thal? È il nostro Roger Federer: ele­ gante, genuino, simpatico.» Anche in altri parchi si dà grande valore strategico ai prodotti certificati dal marchio. A dirlo è François Margot, capoprogetto del Parco naturale regionale in fase di istitu­ zione Gruyère Pays­d’Enhaut (FR/VD): «I prodotti a marchio Parco rafforzano l’identità comunitaria, interconnettono gli operatori e creano ponti, per esempio, tra agricoltura e turismo.» L’obiettivo è puntato soprattutto su alcuni tipi di formaggio che però, essendo spesso prodotti in quantità limitate e legati a una catena di creazione del valore che,

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Nel futuro Parc naturel régi­ onal Gruyère Pays-d’Enhaut (FR/VD) sono prodotti diversi tipi di formaggio. In alto (da sinistra): caseificio di mon­ tagna a Paray Charbon sotto il Vanil Noir e manzi al pascolo a Gérignoz nel Pays-d’Enhaut (VD), con il Gummfluh all’orizzonte. In basso (da sinistra): vista sull’alpe Rodosex-Dessus (VD) e Alpage de Sonlomont ai confini tra Haute Gruyère (FR) e Paysd’Enhaut. La cresta sullo sfondo è la Dent de Jaman. Foto: Parc naturel régional Gruyère Paysd’Enhaut; Marcus Gyger/swiss-image.ch/ Svizzera Turismo – UFAM (foto in basso a sinistra)

Le esperienze fatte nel Parco naturale regionale di Thal mostrano che il marchio Parco rafforza efficacemente le catene regionali di creazione del valore. nei limiti del possibile, deve essere creata in­ tegralmente nella regione, potranno per il mo­ mento essere acquistati solo presso il parco o nelle cittadine vicine: «Vaglieremo comunque con interesse anche le richieste di un grosso di­ stributore», fa sapere Margot. Dalle regioni per le regioni. Il marchio Prodotto è a disposizione di tutti gli enti responsabili di un parco d’importanza nazionale e può es­ sere conferito a prodotti alimentari, articoli no food e servizi. I requisiti per l’ottenimento sono fissati dall’UFAM d’intesa con l’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG) e la Segreteria di Stato dell’economia (SECO): «Le basi da cui partiamo sono le direttive in materia di marchi regio­nali riconosciuti dall’UFAG», spiega Patrik Aebi, capo del settore Promozione della quali­ tà e ­delle vendite dell’UFAG. I beni e i servizi certificati dal marchio devono essere prodotti o forniti entro l’area del parco con materie pri­ me provenienti essenzialmente dalla regione. Simone Remund, capoprogetto Parchi d’impor­

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tanza nazionale presso l’UFAM, vede dunque nel marchio Prodotto un importante strumen­ to di sviluppo sostenibile delle regioni: «Oltre alla natura e al paesaggio, contribuisce a con­ servare i valori culturali tipici di una regione e a rafforzarne l’economia.» Le esperienze fatte nel Parco naturale regio­ nale di Thal mostrano che il marchio rafforza efficacemente le catene regionali di creazione del valore. Il caseificio Reckenkien di Müm­ liswil (SO), che produce fra l’altro l’«Hosen­ lupf» e il «Passwang-Mutschli», deve ad esempio ringraziare il marchio se ha potuto di fatto incrementare le vendite: «Siamo molto soddi­ sfatti del ritorno che ne abbiamo avuto», dice il casaro Hansjörg Stoll. «Le aspettative che ripo­ nevamo nel parco sono state pienamente corri­ sposte.» La maggior domanda di formaggi è un guadagno anche per i contadini locali: «Il latte che utilizziamo viene esclusivamente dalle fat­ torie vicine», continua Stoll. «E se per produrre più formaggio noi casari abbiamo bisogno di più latte fresco di montagna, i contadini posso­

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no venderlo a un prezzo più elevato.» Campione di vendite. Robert Stübi, il macellaio

del Comune solettese di Matzendorf, riceve la carne per i suoi salami certificati di Thal da una buona dozzina di agricoltori della zona: «Per me è importante collaborare con produt­ tori locali», dice. «Così so esattamente da quali capi viene la carne e come sono stati allevati. In più, si risparmiano agli animali lunghi viaggi in camion.» Ad un anno dall’inizio della collaborazione con Coop il bilancio che stila è estremamente positivo: talvolta gli è addirittu­ ra venuta a mancare la carne! Nel frattempo, non solo la domanda delle filiali Coop si è sta­ bilizzata su un buon livello, ma sono anche au­ mentate le vendite in negozio. Il posto di lavo­ ro per i dieci dipendenti è assicurato e al team si sono uniti anche due apprendisti. Viste le possibilità di vendita supplementari che il marchio Parco apre alle imprese agrico­ le, anche l’Unione Svizzera dei Contadini (USC) ha sposato l’idea: «Dai parchi ci aspettiamo, ol­ tre che la protezione e la conservazione della natura e dei paesaggi, anche il miglioramento delle condizioni socio-economiche delle regio­ ni strutturalmente più deboli», spiega Julia Zuberbühler del gruppo consultivo Marchio Prodotto in seno all’USC. Nella regione di Thal questo impulso è arrivato al momento giusto: stando ai pronostici, quest’area dovrebbe infat­ ti conoscere entro il 2030 un calo della popola­ zione di oltre il 18 per cento. Con il plusvalore generato dal parco dovrebbe ora essere possi­ bile contrastare questo trend.

INFO Carlo Ossola Sezione Qualità del paesaggio e servizi ecosistemici UFAM 031 322 93 73 carlo.ossola@bafu.admin.ch Simone Remund Vedi pag. 10

Mai sottovalutare lo sforzo. Negli ultimi due anni il Parco naturale regionale di Thal ha fatto lavoro di pioniere nell’ambito dei prodotti a marchio: «Riceviamo continuamente richieste d’informazione da altri parchi in fase di isti­ tuzione», dice Michael Bur. Nei prossimi anni, a quelli esistenti, dovrebbero però venire ad aggiungersi anche altri articoli certificati, non solo di natura alimentare. E all’ente respon­ sabile del parco non sarà probabilmente più possibile garantire l’assistenza a 360 gradi ri­ servata finora ai primi 14 prodotti: «Lo sforzo amministrativo è notevole: prestiamo consu­ lenza ai produttori, li seguiamo lungo tutto il processo di certificazione e li aiutiamo a livello di marketing e di lancio commerciale», chiarisce il capoprogetto. Il parco sta quin­ di ela­borando un catalogo di prestazioni in cui è definito il tipo di sostegno che è in gra­ do di fornire ai futuri interessati al marchio. Lo sforzo e i costi connessi al processo fanno tuttavia sì che il marchio Prodotto risulti van­

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taggioso solo per imprese artigiane di trasfor­ mazione agro-alimentare di medie dimensio­ ni. Le aziende agricole che vendono i propri prodotti in fattoria non ne hanno bisogno: è evidente, nel loro caso, che la merce viene dai dintorni. Soltanto imprese di media taglia pos­ sono inoltre garantire che i prodotti siano for­ niti in quantitativi e secondo criteri di qualità costanti. La maggiore creazione di valore così genera­ ta va in ogni caso a beneficio dell’intera regio­ ne: «Queste aziende sono fortemente radicate nel tessuto regionale, creano posti di lavoro, lavorano materie prime locali e sono stretta­ mente legate agli altri anelli della catena del valore», sostiene Bur. «In più, contribuiscono a mantenere vitale la regione.» Benefici indiretti per natura e paesaggio. Ma che

beneficio apporta una maggiore vendita di for­ maggi e di salumi alla natura e al paesaggio? L’utile è indiretto e a più lungo termine. «Il partner sostiene gli sforzi promossi dal parco per motivare i produttori di carne a fornire prestazioni di tutela della natura che vanno oltre quelle che rientrano sotto la ‹prova che le esigenze ecologiche sono rispettate› (PER)», si legge ad esempio nella convenzione di par­ tenariato tra il Parco naturale regionale di Thal e la macelleria Stübi di Matzendorf. E ancora: «Tra queste vi sono inoltre le prestazioni previ­ ste nel programma pluriennale in materia di natura e paesaggio del Canton Soletta (accordi per la tutela di margini boschivi, pascoli d’esti­ vazione, maggenghi, prati naturali o siepi), le attività locali o regionali di protezione della natura o i progetti dell’ente responsabile del parco.» Di prescritto, però, non c’è nulla: «Imporre ai contadini l’agricoltura biologica o parti­ colari misure di promozione della biodiversità sarebbe in chiaro contrasto con la filosofia del parco», ritiene Michael Bur. Gli accordi di par­ tenariato – e di questo è convinto – apportano tuttavia un valore aggiunto anche alla natura e al paesaggio: «Se gli abitanti di una regione riconoscono che il parco porta loro dei vantag­ gi economici saranno anche pronti a sostenere o addirittura ad avviare progetti di conser­­va­ zione o di promozione della biodiversità.»

Gregor Klaus www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1-05

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UFAM/AURA, E. Ammon

PARCO CHE VAI, GENTE CHE TROVI

«Stagionale e regionale» Esther Keller­Hegi, albergatrice, Parco naturale regionale in fase di istituzione «Jurapark Aargau» (AG/SO) «La nostra regione possiede valori che a molti sono sconosciuti: la ricchezza del paesaggio, la tranquillità, la tradizione della viticoltura. È su questi che dobbiamo costruire per sviluppare un turismo a misura di natura. A lavorarci sopra abbiamo cominciato prima ancora che l’idea dello ‹Jurapark Aargau› diven­ tasse d’attualità. Mio marito è stato, per esempio, tra gli iniziatori del sentiero a tema degli zatterieri (‹Flösserweg›), percorso un tempo dagli operai ad­ detti alla fluitazione per rientrare a casa dopo aver consegnato il legname a Laufenburg, sul Reno. Dalle nostre parti mancavano però possibi­ lità di pernottamento per escursionisti. Così, nel 2003, mio marito ed io abbiamo trasformato in ostello un vecchio fienile acquistato tempo prima. All’epoca il ‹Bären›, l’unica locanda del paese, rimaneva chiusa il week­end. E quando la coppia che lo gestiva ha chiuso, ci siamo chiesti se non rilevarlo noi. Avevamo la sensazione che in una regione come questa, con un edificio storico come il ‹Bären›, si potesse davvero fare qualcosa. «Stagionale e regionale» è il nostro motto: produrre tutto fresco – dalle minestre, alle salse, al pane cotto nel forno a legna – utilizzando ortaggi di stagione, comprese alcune varietà tra­ dizionali dimenticate. Io ne cucino e ne metto

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in conserva alcune tipiche del parco: ciliegie e pere. In autunno, per accompagnare la selvag­ gina abbattuta nella zona c’è la gelatina d’uva, non quella di mirtilli rossi! Abbiamo una rete di fornitori di prodotti regionali come le verdure, la frutta, il latte, il pane e la carne. Una buona offerta serve però a poco se nes­ suno la conosce. E noi, che siamo una piccola im­ presa, non siamo in grado di farci pubblicità fuo­ ri dalla regione. Speriamo che su questo punto il parco in via di istituzione faccia qualcosa. Una volta che lo si definirà a chiare lettere d’impor­ tanza nazionale, il Giura argoviese diverrà noto in tutta la Svizzera. La collaborazione con ‹Dreiklang›, il consor­ zio di enti responsabili del parco, ci è già d’aiuto. Siamo partner di diverse offerte che ha svilup­ pato. I partecipanti alla due giorni sulle erbe, un’escursione in cui si va alla scoperta di tutti i vegetali commestibili che crescono nei prati del Giura argoviese, mangiano e pernottano al «Bä­ ren». E anche chi sceglie il percorso lungo il sen­ tiero degli zatterieri o fa l’escursione vitivinicola all’interno del parco si ferma poi da noi.» Intervista raccolta da Beatrix Mühlethaler e Hansjakob Baumgartner www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1-06

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UFAM/AURA, E. Ammon

PARCO CHE VAI, GENTE CHE TROVI

«Un’eredità storicoarchitettonica da curare» Colin Karlen, carpentiere, Parco naturale regionale in fase di istituzione Gruyère Pays-d’Enhaut (FR/VD) « Lavoro in proprio come falegname e carpentiere dal 1994. Sono l’unico scandolaio professionista del Pays d’Enhaut. La mia azienda ha sede a Château-d’Oex ed è specializzata appunto nella fabbri­ cazione e nella copertura di scandole. E, per inci­ so, sono l’ultimo scandolaio della regione. Il 15–20 per cento delle nostre attività è legato a queste tipiche tegole in legno: all’anno, con quelle pro­ dotte copriamo dagli 800 ai 1200 metri quadrati di superficie. Le scandole sono fatte con abeti indi­ geni. Lavoriamo alberi di circa 150 anni. Le sottili scaglie di legno che ne ricaviamo sono utilizzate su tetti, ma anche su facciate. Il nostro è vero arti­ gianato, anzi artigianato d’arte, specie quando si tratta di coprire montanti, converse, travi, cami­ ni, tettorie o rivestire abbaini e lucernari. Le scandole sono di per sé molto decorative. In più si prestano ad essere tagliate in diverse forme in modo da adattarsi ad angoli di tetti e facciate. Volendo, ce ne sono anche di arrotondate: le co­ siddette scandole tonde. Ci occupiamo anche di ristrutturazioni. Recentemente abbiamo rimesso a nuovo il tetto della torre campanaria della chiesa

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di Château-d’Oex. Il 95 per cento del denaro gene­ rato e del materiale resta nella regione. Il legno è stato tagliato nei boschi dei dintorni. E noi abbia­ mo lavorato con gente dei dintorni. Solo i chiodi e i mezzi di trasporto venivano da fuori. La nostra attività è sostenibile nel vero senso della parola. L’unico problema è che un tetto in scandole è relativamente caro: costa il doppio ri­ spetto a uno in lamiera ondulata. D’abitazione o di vacanza, l’interesse per le case tipiche è comun­ que vivo. Sono membro anche della commissione degli scandolai del parco. L’idea è promuovere questo genere di artigianato e curare la nostra eredità storico-architettonica. Non per niente, il logo del parco è proprio un tondello di scandole. La riva­ lutazione di questa vecchia tecnica e la possibilità di sviluppare la regione tanto dal punto di vista turistico quanto da quello economico: questo è ciò che mi motiva!» Intervista raccolta da Cornélia Mühlberger de Preux www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1-07

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TURISMO

Più verde non significa meno redditizio Il marchio Parco può dare valore aggiunto all’economia di una regione. Ma per ottenerlo i parchi devono sviluppare offerte turistiche d’alta qualità e soprattutto credibili, che permettano ai visitatori di vivere vere esperienze di contatto con la natura, i valori culturali e le bellezze della zona.

Il nuovo sentiero della cresta dello Chasseral, nel Giura bernese, mostra la flora giurassiana nella sua luce migliore. Il sentiero didattico riscuote forte gradimento, anche se non proprio tutti i visitatori si muniscono degli opuscoli in cui è illustrato il mondo vegetale e animale della regione. Per evitare che le piante vengano danneggiate dal calpestio al­ cune parcelle sono delimitate da colonnette. ­L’idea è di proteggere i vegetali dal calpestio e pratica­ mente nessuno disattende il divieto di attraversare queste zone: tutela della natura e turismo convi­ vono così pacificamente. Alla regione, questo tipo di offerte non porta tuttavia granché dal punto di ­vista economico. Sono destinate a escursionisti della domenica, che ripartono perlopiù il giorno stesso. Diverso è invece il discorso sul sentiero degli Anabattisti: chi percorre a piedi il sentiero che da Sonceboz-Sombeval (BE) si inerpica sullo Chasseral lungo stradine tortuose, marcia per due giorni im­ merso nella storia degli Anabattisti, i membri di un movimento religioso protestante che 300 anni fa cercarono rifugio fra le montagne del Giura per sfuggire alla persecuzione. Anche la gola trova però la sua parte: il cammino offre infatti diverse occasioni per degustare specialità regionali. E non a caso è stato nel 2010 l’offerta più gettonata dell’istituendo «Parc régional naturel du Chasseral». «Il capitale di ciascun parco è costituito dalla qualità dei suoi beni naturali, paesaggistici e cul­ turali», afferma Simone Remund, capoprogetto Parchi d’importanza nazionale all’UFAM. «Questi beni vanno conservati, ma anche valorizzati.» E – di questo è convinta – offerte turistiche adeguate e specifiche possono contribuire in modo determi­ nante allo sviluppo economico dei parchi. Attese elevate. Chi visita un parco naturale vuole

vivere un’esperienza di contatto diretto con il luo­ go e le sue specificità, è alla ricerca di autenticità e di incontro con la gente del posto. «Non si tratta di

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In gita nel Parco naturale regionale dello Chasseral (BE/NE): a piedi sul sentiero della cresta, in sci di fondo sull’anello Les Quatre Bornes, comodamente seduti in calesse e sacchi in spalla sul sentiero degli Anabattisti. Foto: Parc naturel rÊgional du Chasseral

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a­ ndare da un punto A a un punto B», sottolinea Andreas Weissen, direttore della Rete dei par­ chi svizzeri e presidente della cooperativa Pro Binntal, che gestisce fra l’altro l’Hotel Ofen­ horn (vedi foto) nel Parco naturale regionale della Valle di Binn (VS). «Camminando i visita­ tori vogliono scoprire qualcosa di speciale, che li affascini sotto diversi aspetti.» Le basi legali che reggono la promozione dei parchi sono entrate in vigore solo a fine 2007. Non sono perciò ancora disponibili cifre nazionali sul turismo generato dai parchi in Svizzera, ma l’UFAM ha ora commissionato uno studio teso a stimarne il potenziale. Stan­ do ad esperienze che ci vengono dall’estero, in particolare dall’Austria, c’è comunque da cre­ dere che sia considerevole. Andreas Weissen è

tempo sul valore della natura. «Noi ci auguria­ mo però che i visitatori si fermino anche più a lungo», soggiunge Fabien Vogelsperger, diretto­ re del parco. Offerte come i pernottamenti in fattoria o i trekking con i lama saranno dunque potenzia­ ti. Si vuole anche valorizzare il sentiero degli Anabattisti piantando nuovi alberi e ripristi­ nando i muri a secco. In programma vi è inol­ tre una «Notte delle civette» e la collaborazione con l’associazione «Espace Abeilles». Quest’ulti­ ma ha costruito a Cernier (NE) un’arnia-scuola che informa sul ruolo vitale che le api svol­gono nell’impollinazione delle piante, ma che – visto il problema di trovare nuove leve – si spera possa far anche appassionare qualcuno all’apicoltura. Per rispondere meglio alle esi­

«Le offerte in contraddizione con gli obiettivi del parco non risultano gradite Simone Remund, capoprogetto Parchi d’importanza nazionale, UFAM né agli abitanti né ai visitatori.»

in ogni caso fiducioso: «Incrementare i pernot­ tamenti del 10–20 per cento è realistico.» Ma – ridimensiona anche – la situazione varia da parco a parco e il valore aggiunto che apporta è difficile da determinare: «Spesso i visitatori non sono perfettamente in grado di stabili­ re perché visitino o meno una certa regione. Alla fin fine è la miscela di natura, qualità del soggiorno, gastronomia e cultura a fare la differenza.» Sta però di fatto una cosa: «Un parco ha successo a lungo termine solo se risponde alle attese, non solo dei suoi ospi­ ti, ma anche dei suoi abitanti», puntualizza Simone Remund. Qualità invece che quantità. Nello Chasseral si

intende comunque continuare a valorizzare il capitale naturale del parco in modo rispettoso. Gli ambienti sensibili sono protetti pilotando le visite: le attività su cui si punta sono volte a veicolare la storia, la cultura e il sapere tra­ dizionale della regione sensibilizzando al con­

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genze del pubblico proveniente dalla Svizzera tedesca o dalla Germania si è inoltre previsto un ampliamento della documentazione e delle proposte in lingua tedesca. Rimanere credibili. I parchi naturali non perse­

guono un turismo di massa, bensì un turismo naturalistico di qualità: «Un’offerta non deve essere solo ricca e basta: deve anche essere qua­ litativamente alta», sottolinea Simone Remund dell’UFAM. «Anche la credibilità è importante: le offerte in contraddizione con gli obiettivi del parco non risultano gradite né agli abitanti né ai visitatori e possono essere deleterie a li­ vello di immagine.» I visitatori devono trovare realmente gli ambienti particolari e i bei pae­ saggi che il marchio promette. I prodotti della regione devono inoltre essere facilmente repe­ ribili nelle locande e nei negozi e il parco deve essere raggiungibile con i mezzi pubblici. «Noi del Parco naturale regionale della ­Valle di Binn abbiamo puntato su tre elementi:

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piatti locali, informazione esaustiva ed acco­ glienza curata», informa Andreas Weissen, pre­ sidente della cooperativa Pro Binntal, il quale ci racconta anche con orgoglio come nell’arco di cinque anni i pernottamenti all’Hotel Ofen­ horn siano quasi raddoppiati. I motivi del suc­ cesso stanno, a suo avviso, nel maggior grado di riconoscibilità ottenuto mediante il parco, ma anche nel restauro architettonicamente riuscito dell’edificio, grazie al quale ha ottenu­ to il marchio «Swiss Historic Hotels». Weissen ci crede: nel turismo naturalistico si nasconde un grosso potenziale, ma per sfruttarlo occor­ re avere spirito imprenditoriale. Lanciare il turismo invernale come ha fatto lui nella Valle di Binn, una valle isolata e con poco sole, era tutt’altro che scontato. «Verso la fine dell’anno organizziamo sempre due settimane con una ricca offerta di proposte cultural­gastronomi­ che e di escursioni con le racchette da neve. E in questo stesso stile facciamo poi proseguire l’intera stagione», spiega Weissen. Proposte del genere rafforzano la catena di creazione del valore di un parco e apportano un plusva­ lore tangibile. Aprendo nuovi campi d’attività contribuiscono inoltre a conservare posti di lavoro. Lavoro di squadra. Di sola ricchezza della natura

Ferie attive nel Parco naturale regionale della Valle di Binn (VS): dopo la passeggiata (a destra) ognuno si munge il latte da sé (a sinistra). Parte da Fäld, un villaggio walser abi tato tutto l’anno nella parte più remota della valle (centro a sinistra), la mulattiera che attraverso il valico dell’Albrun scollina in Valle Dèvero (Italia). Il paese di Binn con l’Hotel Ofenhorn (centro a destra). Foto: Brigitte Wolf (1 e 4), Lorenz Andreas Fischer/swiss-image.ch/Svizzera Turismo – UFAM (2), Landschaftspark Binntal (3)

e bellezza del paesaggio un parco non può vive­ re. Deve anche sviluppare vere e proprie offerte di mercato, che oltre a poggiare su un’infra­ struttura turistica e su una solida rete di part­ ner, abbiano carattere d’evento, siano orientate a uno o più gruppi target e promosse attraver­ so un marketing professionale: «Per farlo oc­ corre la motivazione e la collaborazione degli abitanti, degli artigiani, dei contadini e degli albergatori­ristoratori che operano entro l’area del parco», precisa Simone Remund dell’UFAM. Spirito di squadra e stretta collaborazione tra organizzatori del parco e strutture turistiche sono dunque elementi indispensabili. «Il parco non si pone in alternativa alle strutture turistiche esistenti», riconosce Fabien Vogelsperger. Si tratta quindi di motivare i for­ nitori di prestazioni ad adeguarsi alle esigenze della propria clientela, a commercializzare i propri prodotti, a mantenersi fedeli all’imma­ gine del parco, sfruttando tutte le sinergie già presenti. Il che significa anche sfruttare tutte le forme di collaborazione possibili con i part­ ner delle zone turistiche vicine.

razione di una strategia turistica come quella messa a punto dal Parco naturale regionale «Jurapark Aargau» (cfr. pag. 18). Nel piano sono stati analizzati punti negativi e pericoli del turismo nell’area del parco e si è tracciato uno scenario per il 2016. Dal lavoro è emerso che a dover essere migliorata è soprattutto l’attuale offerta di prodotti regionali – in particolare ciliegie e altra frutta – nei negozi e nella ga­ stronomia. In discussione vi sono inoltre nuove offerte per over 50, da sviluppare in collabora­ zione con partner del turismo, produttori re­ gionali ed aziende di trasporto pubbliche. Visibilità e sostegno esterni. Negli sforzi promos­ si per portare più visitatori nei parchi, gli enti responsabili e i loro partner godono dell’aiuto della Segreteria di Stato dell’economia (SECO). Questa ha lanciato a tale scopo il programma di promozione turistica Innotour, che mette in atto in stretta collaborazione con la nuova politica regionale (NPR) della Confederazione. Nella sua terza tappa, che va dal 2010 e 2011, il programma sostiene gli sforzi fatti dai parchi per sfruttare in chiave turistica i propri punti forti. In caso di bisogno i responsabili posso­ no anche contare sull’aiuto di un coach. «Ciò richiede un approccio di lungo respiro. Spesso bisogna investire tre o quattro anni in un’of­ ferta prima che porti frutto», spiega Andreas Weissen della Rete dei parchi svizzeri. L’UFAM ha recentemente avviato una part­ nership con Svizzera Turismo, l’ente che si oc­ cupa del marketing di tutto ciò che la Svizzera offre in quanto destinazione turistica. Svizzera Turismo fa conoscere, attraverso il suo sito In­ ternet, anche i parchi del nostro Paese offren­ do loro una vetrina di enorme richiamo. Dal­ l’estate 2011 diventerà un partner di serie A di Svizzera Turismo anche la Rete dei parchi sviz­ zeri. I parchi nostrani usufruiranno così della stessa visibilità e delle stesse prestazioni di cui godono ora il Vallese o i Grigioni sul mercato turistico dentro e fuori le frontiere nazionali. L’azione di marketing è cofinanziata dall’U­ FAM. Cornélia Mühlberger de Preux www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1-08

Ciliege argoviesi. Far conoscere le proprie of­

ferte e garantire il coordinamento con tutti gli attori coinvolti spetta all’amministrazione del parco. Tra i suoi compiti rientra anche l’elabo­

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INFO Simone Remund, vedi pag. 10

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EDUCAZIONE AMBIENTALE

Correre, stupirsi, fare Avvicinare ed educare la popolazione della città alla natura e trasmettere sapere, questo è l’obiettivo del Parco naturale periurbano «Wildnispark Zürich-Sihl­ wald».

«Adesso lasciamo la civiltà ed entriamo nella natura»: con queste parole Urs Hofstetter cattura l’attenzione dei bambini facendoli allontanare dal distributore di dolciu­ mi. Capoprogetto Offerte scolastiche presso il Parco na­ turale periurbano situato nella periferia sud di Zurigo, Hofstetter ha appena accolto alla stazione di Sihlwald la sesta classe di una scuola cittadina. A lezione hanno trattato il tema degli alberi e ora fanno alcune ore d’in­ segnamento pratico nel bosco reale. Uno spiazzo all’ombra di alti faggi e abeti fa da arena alla gara che apre l’avventura. Divisi in quattro grup­ pi, ciascuno dei quali contrassegnato da un anello di ­plastica di colore diverso, i bambini sono pronti. Devono raggiungere e riportare il più velocemente possibile al «nido» una serie di carte del proprio colore. Le carte sono però coperte e ogni bambino può scoprire solo una car­ ta per giro, il che fa sì che si debbano fare delle corse a vuoto prima di poter portare il tesoro al sicuro. Reperti. Il movimento e la concentrazione hanno ri­

svegliato l’attenzione degli allievi. Adesso il tempo è maturo per farli cimentare con i contenuti. Sulle carte sono raffigurati alberi, foglie e frutti. I bambini devo­ no ritrovare nell’ambiente circostante gli oggetti corri­ spondenti e il gruppo sciama via. «Una rana!», esclama all’improvviso un ragazzino. In breve tutti si radunano sul posto del ritrovamento ad ammirare la rana tem­ poraria che Urs Hofstetter ha intanto abilmente affer­ rato. La rana si allontana saltando. Si passa ora a classifi­ care le foglie raccolte: quelle che hanno un bordo con lobi arrotondati e punte acute sono di acero platano, quelle che hanno il profilo inverso – insenature nette

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Gioco di gruppo (a sinistra) e attività d’osservazione (a destra) nel Wildnispark Zürich­Sihlwald. Insieme i ragazzi hanno ragione di un grosso ramo (in basso). Foto: Wildnispark Zürich-Sihlwald (in alto)/Beatrix Mühlethaler (a destra)

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e punte arrotondate – sono di acero montano. Le pigne riportate da un bambino non sono, come gli altri rametti di conifera raccolti, di un abete bianco bensì di un abete rosso, per­ ché – come presto imparano – gli abeti bian­ chi lasciano cadere solo singoli semi e non interi coni. Nella discussione si parla anche di pericoli: come ci si protegge dalle zecche? Indossan­ do pantaloni lunghi e infilandoli sempre nei ­calzettoni. E contro la tenia delle volpi? Man­ giando solo bacche che crescono a più di un metro da terra, perché a quell’altezza non ven­ gono in contatto con gli escrementi di questo animale. Uno dei bambini vuole sapere se si può mangiare il muschio. «Prova», lo incorag­ gia Hofstetter, e aggiunge: «Ma non prenderlo dal terreno!»

Bisogna ora raccogliere legna da ardere per grigliare le salsicce portate da casa. I ragazzi si mettono in marcia, ma non si accontentano dei legnetti che trovano in giro: con perseveranza si afferrano al ramo più spesso di un tronco a forcella, che però non riescono a piegare. Muo­ vendolo in su e in giù con piccoli balzi ritmici riescono alla fine a spezzarlo in due parti. E il successo dell’operazione li spinge a fare la stes­ sa cosa con rami più grossi. Dopo la pausa-grigliata i ragazzi hanno tempo per creare da soli altri giochi, una cosa che sta molto a cuore a Urs Hofstetter, perché in questo modo i bambini possono scoprire da soli che terreno di gioco interessante sia il bo­ sco e quanto sia bello stare a contatto con la natura.

Dopo il giro introduttivo la classe segue l’educatore ambientale all’interno del bosco, alla ricerca di orme animali. Il piacere della scoperta. Il concetto pedagogico alla base dell’offerta del Parco naturale peri­ urbano di Sihlwald è quello dell’educazione allo sviluppo sostenibile (ESS). I ragazzi devono sviluppare competenze che li aiutino a ricono­ scere i problemi importanti per plasmare un mondo capace di futuro. E devono imparare ad applicare questo sapere. «Per i bambini che vivono in area urbana e che sempre più spesso presentano carenze di tipo motorio il bosco è uno spazio di movimen­ to ricco di spunti didattici», trova Urs Hofstet­ ter. Per questi ragazzi può essere già una grossa sfida saltare dei rami posti lungo il sentiero. Poiché oltre alla zona centrale, che si può attra­ versare solo su sentieri segnalati, il parco com­ prende anche uno spazio-scoperta liberamente accessibile: lo spazio di apprendimento a dispo­ sizione è grande. Dopo il giro introduttivo la classe segue l’e­ ducatore ambientale all’interno del bosco, alla ricerca di orme animali. Il gruppo si imbatte subito in una traccia sottile, che conduce verso una tana di tasso. Intorno si scorgono un paio di piccole conche in cui questi animali vanno a deporre i loro escrementi. «Il tasso scava diverse buche di questo genere e le utilizza una dopo l’altra come gabinetto», spiega Hofstetter. Accendere un fuoco. Si continua. La pendenza si fa maggiore. Dove il terreno è sdrucciolevole gli scolari possono aggrapparsi a una fune disposta lungo il sentiero. Sul crinale un sedile di rami invita a sedersi. La fame comincia a farsi sentire.

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Accesso libero. Invece di prenotare una visita guidata, gli insegnanti sono liberi di visitare autonomamente il parco, insieme alle proprie classi. Anche le famiglie e i privati cittadini pos­ sono scegliere se partecipare a una delle tante manifestazioni previste nel ricco programma del parco o addentrarsi da soli nel fitto del bosco. Le esposizioni proposte nel centro visi­ tatori, le strutture costruite da castori e lontre e altre installazioni permanenti del bosco co­ stituiscono l’occasione per ulteriori esperienze didattiche. «Le persone che vivono in città finiscono in genere per non avere più alcun contatto con la natura», osserva Christian Stauffer, direttore del parco. E il bosco della Sihl fa, in questo conte­ sto, da straordinario contrappunto: qui non si taglia più legna e il bosco è lasciato libero di svilupparsi senza intervento dell’uomo. Questa natura selvaggia non costituisce una sfida solo per bambini e adulti. «Lo è anche per noi che dobbiamo risvegliare in loro il senso della natu­ ra», dice Stauffer. Mostrare le particolarità. Per un parco naturale periurbano l’educazione ambientale è centrale, ma lo è anche per i parchi che non rientrano nella stessa categoria: «Allestire un’offerta che sensibilizzi ed educhi all’ambiente abitanti e ­visitatori è tra i compiti principali di ogni par­ co», spiega il collaboratore dell’UFAM Ulf Zim­ mermann. «In essa vanno integrati gli aspetti dell’educazione allo sviluppo sostenibile, la ­valorizzazione delle specificità dell’area e la

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Offerte di gioco e formazione nel Parco naturale regionale Pfyn-Finges (VS): vedere il mondo attraverso un colino (a destra) e cacciatore di serpenti per un giorno (a sinistra) con un colubro d’Esculapio rinvenuto durante l’escursione. Foto in basso: col binocolo nel Wildnis­ park Sihlwald (ZH) per osservare le cime degli alberi senza aver male alla nuca. Foto: Regionaler Naturpark PfynFinges (in alto)/Wildnispark ZürichSihlwald (in basso)

Aiuti all’educazione ambientale

INFO Ulf Zimmermann Sezione Qualità del paesaggio e servizi ecosistemici UFAM 031 323 03 29 ulf.zimmermann@bafu.admin.ch

proposta di offerte autentiche e interattive che vanno continuamente migliorate mantenendo un elevato livello qualitativo.» Vanta una grande esperienza in fatto di edu­ cazione ambientale anche il team di direzione del Parco naturale regionale Pfyn-Finges, in Val­ lese. Imperniato attorno al tratto selvaggio del Rodano, il parco copre un’area che si spinge fino ai 4000 metri di altitudine. La grande varietà di paesaggi che ingloba fa della regione un santuario della biodiversità: vi si incontrano zone steppiche, paludi, fiumi e ghiacciai, vigneti e pascoli. E anche un fenomeno geologico unico in Svizzera: l’enor­ me circo murenico dell’Illgraben. Spetta però all’educazione ambientale metter­ ne in luce il valore: «È attraverso uno sguardo spe­ ciale che si riesce a rendere interattiva la trasmis­ sione di certi contenuti e a far sì che i visitatori rispettino l’ambiente ­anche nella vita quotidiana», spiega il direttore del parco Peter Oggier. Tra le maggiori attrattive del suo parco Oggier cita inol­ tre la varietà di lingue e di cibi regionali. Il ­ricco programma annuale contiene dunque sia temi naturali sia temi culturali, e consente di integrare i colori e i sapori del territorio anche in piani di viaggio individuali.

Come per tutte le altre prestazioni dei parchi, la Confederazione può concedere aiuti finanziari globali anche per l’educazione ambientale. L’am­ montare di questi aiuti dipende dalla qualità, dall’entità e dall’efficacia dell’offerta ed è garan­ tito dalla conclusione di un accordo program­ matico quadriennale tra Cantone interessato e Confederazione. La valutazione della domanda di finanziamento da parte dell’UFAM si basa su un catalogo di indicatori. Oltre alla rilevanza e all’entità dei progetti è, ad esempio, particolar­ mente importante valutare se le misure proposte consentono di raggiungere gli obiettivi fissati nel­ la Carta del parco, se le offerte sono indirizzate ai gruppi target e se i fornitori di prestazioni e gli attori dispongono delle necessarie qualifiche.

Beatrix Mühlethaler www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1-09

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PARCO DELL’ADULA

Il nuovo parco nazionale sarà completamente diverso Il progetto di un secondo parco nazionale ha superato l’ultimo ostacolo: nell’agosto 2010 la Confederazione ha approvato la domanda di aiuti finanziari per l’istituzione del Parco nazionale dell’Adula. Se vedrà la luce, funzionerà secondo regole totalmente diverse da quelle del Parco Nazionale Svizzero in Engadina.

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Al cuore del progetto di Parco nazionale dell’Adula (GR/TI), l’altipiano della Greina (a sinis­ tra) è una pianura alluvionale alpina d’importanza nazionale. Lo stesso statuto lo ha, come abitato, il villaggio di Vrin (GR) in fondo alla Val Lumnezia. Dal 1991 l’architetto Gion A. Caminada vi ha realizzato diversi edifici dando nuovo slancio alla tradizione della costruzione in legno. Foto: Roland Gerth/swiss-image.ch/ Svizzera Turismo – UFAM

Assicurato da un cavo metallico, un esile ponte passa sul Rein da Sumvitg proprio nel punto in cui questo si accinge a fare un salto di 700 metri, attraverso le gole della Camo­ na, per gettarsi nella Val Sumvitg. Quello che è ora un tranquillo corso d’acqua si trasfor­ merà tra breve in un torrente tumultuoso: una forza della natura sfrenata, come ancora se ne vedono poche in Svizzera. Invece di una diga … Proprio in questo punto si era previsto di costruire, in passato, una diga alta 80 metri. L’invaso si sarebbe esteso per 6 chilometri fino alla sorgente del Rein da Sumvitg. E sotto i flutti sarebbe scompar­ sa la Plaun la Greina, un vasto altipiano for­ mato dall’acqua e dai sedimenti erosi dalle vette circostanti a circa 2200 metri sul livello del mare. La concessione era stata rilasciata già nel 1958. Nel 1991 se ne prevedeva l’inau­ gurazione.

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E si sarebbe di certo arrivati fin lì se contro il progetto non si fosse nel frattempo formata una vasta e ostinata resistenza. Con il defi­ nitivo naufragio nel 1986 dei progetti di co­ struzione, si era salvato dallo sfruttamento forzato uno degli ultimi corsi d’acqua alpini in Svizzera. I Comuni interessati che avevano rinunciato ai lucrosi interessi legati ai cano­ ni d’acqua furono risarciti con l’introduzio­ ne del cosiddetto «centesimo sul paesaggio», versato dalla Confederazione ai Comuni che rinunciano alla produzione di energia idro­ elettrica a favore della conservazione di pae­ saggi meritevoli di protezione. Oggi la Greina è diventata una sorta di luogo-culto. Ogni estate vi si contano mi­ gliaia di turisti: la sola Terrihütte, una delle quattro capanne del CAS nella zona, ha regi­ strato nel 2009 oltre 6000 visitatori. E salirvi non è affatto un gioco da ragazzi: a seconda della strada che si sceglie bisogna calcolare

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dalle tre alle quattro ore di marcia e, usciti dalla Val Sumvitg, c’è ancora una ripida salita da af­ frontare. Finita quella, non ci sono però più rilie­ vi: il terreno soffice, a tratti melmoso, ha più del tappeto di pelliccia che di un brullo prato d’alta quota. Il Rein da Sumvitg serpeggia in stretti me­ andri, ingrossato di quando in quando dai ruscelli che scendono dalle valli laterali. Anche quand’è coperta dalla nebbia e dalla pioggia si avverte sul­ la Greina quel senso di spazio sconfinato e di soli­ tudine che manda in estasi tanti visitatori. … un parco nazionale. Ad un quarto di secolo dal

suo salvataggio, l’altipiano diventa ora il cuo­ re del secondo parco nazionale svizzero: quello dell’Adula, così chiamato dal nome della vetta che con i suoi 3402 metri di altezza domina la parte meridionale della Greina. Grande circa 1000 chilometri quadrati, l’area del futuro parco si estende dai pendii meridionali della valle del Reno anteriore tra Disentis e Trun fino a scen­ dere, attraverso la Greina e la valle del Reno po­ steriore, in Mesolcina e nella Valle di Blenio, nel Canton Ticino.

del parco, che resterà valida per i successivi dieci anni. Il regalo di Pro Natura. A coprire i costi contribui­

sce anche, con un milione di franchi, Pro Natu­ ra: l’aiuto iniziale che l’organizzazione di prote­ zione della natura aveva promesso dieci anni fa a qualunque regione si fosse impegnata a isti­ tuire un nuovo parco nazionale (cfr. anche pag. 4–10) saranno versati, assicura la presidente Silva Semadeni. Ma la proposta rimane valida anche per altri parchi nazionali: «Se da qualche altra parte nasce un altro parco nazionale riconosciu­ to dalla Confederazione stanzieremo anche per questo il milione promesso», afferma. «Continuo ad essere convinta che in Svizzera ci sia abbastan­ za spazio per più parchi nazionali.» Pro Natura vincola il generoso aiuto al Parco dell’Adula alla condizione che il denaro sia tas­ sativamente speso a favore della natura, anche qualora il progetto dovesse fallire. Il che è sempre possibile, visto che è il voto della popolazione di ciascun Comune a decidere in ultima analisi della sua partecipazione o meno al progetto.

«Continuo ad essere convinta che in Svizzera ci sia abbastanza spazio per più Silva Semadeni, Pro Natura parchi nazionali.»

Da sinistra: da Hinterrhein (GR) verso il Passo del San Bernardino attraverso lo storico Landbrugg. Stambecco. La Val di Campo, nella parte ticinese del futuro parco nazionale. Foto: Roland Gerth/swiss-image.ch/ Svizzera Turismo – UFAM (a sinistra), Anne Lise Ray Arnaboldi (al centro), Luigi Siclari (a destra)

INFO Carlo Ossola, vedi pag.19

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Nel progetto sono coinvolti 20 Comuni di 4 regioni diverse, 2 Cantoni e 3 aree linguistiche. Il piano di gestione messo a punto dagli inizia­ tori – un tomo di 280 pagine – è una lettura ap­ passionante. È in base a questo che nell’agosto 2010 ­l’UFAM ha approvato la domanda di istitu­ zione del nuovo parco. Per gli anni 2010 e 2011 sono stati finora promessi da parte della Confede­ razione 686 000 franchi. Per la fase di istituzione, di qui al 2014, il parco ha messo a preventivo un totale di 5,5 milioni di franchi. I fondi sono de­ stinati alla realizzazione delle strutture del parco e a 30 progetti singoli che vanno dall’educazio­ ne ambien­tale alla ricerca, passando attraverso la promozione del turismo. Scopo di questa fase è anche elaborare e adottare la Carta comune

­L’unanimità non è necessaria, ma un no da par­ te di Comuni centrali come quelli della Surselva, della Valle di Blenio o della Val Calanca, sul cui territorio si estendono ampie porzioni della zona centrale, potrebbe significare la fine del sogno. «Il lavoro vero e proprio comincia ora», affer­ ma Sep Cathomas, membro del comitato diretti­ vo. Si tratta innanzitutto di chiarire alcuni punti chiave: nella mente di molti predomina infatti l’immagine dell’attuale Parco Nazionale Svizze­ ro, in cui le attività umane si limitano alle escur­ sioni lungo itinerari segnalati. Nel Parco naziona­ le dell’Adula sarà così solo nella zona centrale – e anche lì con alcune eccezioni. Sulla Greina sarà ad esempio possibile, anche in futuro, far esti­ vare il bestiame e approvvigionare le capanne

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del CAS a mezzo di elicottero. Nella zona centra­ le saranno invece vietati la ricerca di cristalli e le escursioni fuori dai sentieri marcati, attività finora permesse senza restrizioni. D’ora in avanti i mem­ bri della direzione amministrativa e del comitato direttivo dovranno macinare parecchia strada per convincere gli scettici. Le votazioni decisive sono in programma nel 2014. Il progetto del secolo. L’apertura del parco nazionale è prevista per il 2015. Ma Sep Cathomas non fareb­ be una tragedia se dovesse essere leggermente po­ sticipata o se alcuni Comuni della zona periferica ­dovessero venir meno. «Per la nostra regione quel­ lo su cui stiamo lavorando è il progetto del secolo. E se per realizzarlo dobbiamo metterci di più, va bene lo stesso.» Di una cosa è in ogni caso convinto: «A medio-lungo termine il parco nazionale presen­ ta un enorme potenziale di sviluppo per l’intera regione. E offre soprattutto alla gente di qui la pos­ sibilità di riprendere in mano il proprio destino.» È ottimista anche l’ex coordinatore Martin Hil­fiker. Tra gli scettici vinti alla causa vi sareb­ bero già molti sindaci e persino i gestori di una cava in val Calanca che temevano di dover chiudere l’azienda. «È vero piuttosto il contrario», suggerisce Hilfiker. «Il parco nazionale offre, attraverso il mar­ chio, la possibilità di valorizzare i prodotti della

Un laboratorio all’aperto Dal 1919 non pascolano più animali sull’Alp Stabelchod, nel Parco Nazionale Svizzero in Engadina. Normalmente i pascoli sotto il limite del bosco si ricoprono rapidamente di vegetazione se non sono più uti­ lizzati. Non è stato così nel caso dello Stabelchod: in alcuni punti si direbbe addirittura ricoperto da un prato all’inglese, tanto è bassa l’erba. E secondo una stima di massima dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL) passeranno ancora dai 500 ai 600 anni prima che vi si riformi un bosco fitto. Saranno forse i cervi che ora pascolano al posto delle vacche i res­ ponsabili di un così lento rimboschimento? Solo in parte, stando a quanto scoperto qualche anno fa da un gruppo di ricerca del WSL. I cervi sono numerosi nel Parco nazionale, ma il numero di capi è di certo inferiore a quello che consentirebbero le possibilità alimentari. Con i loro zoccoli ungulati creano al contrario, sui densi prati alpini, delle buche in cui possono annidarsi semi d’albero che non avrebbero altrimenti alcuna chance di attecchire. Qualche decina di anni fa si erano in effetti rinvenuti qua e là i primi pini montani, ma da allora lo sviluppo ristagna. Perché? Nessuno lo sa esattamente. Lo studio dei processi dinamici che avvengono in natura in assenza di intervento umano è ancora un campo di ricerca aperto e i parchi nazionali costituiscono da questo punto di vista un perfetto labora­ torio all’aperto. «La ricerca è uno dei pilastri portanti del concetto stes­ so di parco nazionale», dice il direttore del Parco Nazionale Svizzero Heinrich Haller. E lo sarà anche nella zona centrale del futuro Parco nazionale dell’Adula.

Pizzo Corói sopra il Passo della Greina/Pass Crap; marmotta Foto: Luigi Siclari

regione.» E per tranquillizzare i proprietari di rusti­ ci: «Perché non creare delle strutture ricettive per i turisti nella zona periferica del parco nazionale: anche questo è possibile.» Queste promesse non de­ vono tuttavia far dimenticare che il parco compor­ ta comunque numerosi cambiamenti. Una cosa è certa: senza un vasto appoggio alle spalle è difficile farcela. Per Sep Cathomas, che vive a Brigels (GR), l’iniziativa ha comunque già dato qualche frutto: «Finora conoscevo poco i miei connazionali del ver­ sante sud del Lucomagno perché avevamo pochi in­ teressi in comune», ci dice il responsabile. «Lavorare insieme al progetto di Parco nazionale dell’Adula ci ha ora avvicinati e rafforzati.» Urs Fitze www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1-10

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Volti nuovi nel settore Parchi All’UFAM la politica in materia di parchi è di competenza della nuo­ va sezione «Qualità del paesaggio e servizi ecosistemici», diretta da ­Matthias Stremlow. Questa appartiene alla divisione, anch’essa di nuo­ va creazione, «Specie, ecosistemi, paesaggi», nata dall’accorpamento delle due ex divisioni «Gestione delle specie» e «Natura e paesaggio». La nuova divisione è diretta da Evelyne Marendaz Guignet. Il capose­ zione Bruno Stephan Walder, finora responsabile dei paesaggi d’impor­ tanza nazionale, è ora responsabile del coordinamento delle attività inter­nazionali nel settore della biodiversità e dei paesaggi in qualità di membro di direzione della divisione.

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UFAM/AURA, E. Ammon

PARCO CHE VAI, GENTE CHE TROVI

«Cogliere la palla al balzo» Rosula Blanc, artigiana, e André Georges, guida alpina, Parco naturale regionale in fase di istituzione Val d’Hérens (VS)

André Georges è nato a La Sage, in Val d’Hérens: «C’era la Dent Blanche a vegliare sulla mia culla», dice. In valle, da piccola, Rosula Blanc ci veniva invece solo per le vacanze, ma da un paio d’anni è tornata per viverci stabilmente. Insieme allevano yak e fanno artigianato: lui intaglia il legno, lei si dedica alla lana cotta e alla ceramica. Gestiscono una piccola boutique, organizzano trekking e offrono corsi. André restaura anche vecchi edifici: ha dovuto limitare la precedente attività di guida alpina per problemi alle ginocchia. Entrambi trovano che il progetto di parco abbia innescato una certa dinamica. I prodotti locali sono meglio valorizzati; si parla anche di creare un centro per i prodotti del territorio. E di realizzare un percorso lungo il quale i visitatori della valle possano trovare, alla fine di ogni tappa giornaliera, la possibilità di cenare e pernottare in una fattoria o in una capanna di montagna. Rosula e André si augurano che grazie al parco aumentino anche le persone che vivono sul posto e che possono così dedicarsi ad attività legate al territorio. «Un’iniziativa come questa stimola l’apertura e la creatività», assicura Rosula. «Prima

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ognuno lavoricchiava nel suo angolo. Oggi la gente si cerca, si mette in rete, si dà una mano.» «Dobbiamo cogliere la palla al balzo», rincara André, che ripone grandi speranze anche nella cooperazione transfrontaliera con il Comune di Valpelline, in Valle d’Aosta. Le due regioni sono collegate tra loro dal vecchio sentiero che porta al Passo del Collon: «Pensate che parliamo persino lo stesso dialetto.» Rosula è convinta che il parco contribuisca ad accrescere nelle persone la consapevolezza del valore del paesaggio e della natura che sta loro intorno: «Quando ci vivi, rovini meno: questo è certo.» In valle si pratica un turismo di montagna sostenibile, ma ci sono stagioni in cui qualche visitatore in più sarebbe benvenuto. La Val d’Hé­ rens è visitata in effetti soprattutto in inverno e in estate, specie tra metà luglio e metà agosto. Ma anche la primavera e l’autunno sono molto belli. Parola di Rosula e André, che contano molto sulle capacità del parco di attirare anche più turisti. Intervista raccolta da Cornélia Mühlberger de Preux www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1-11

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UFAM/AURA, E. Ammon

PARCO CHE VAI, GENTE CHE TROVI

«Sta a noi essere più che una regione periferica» Karin Streit, contadina, Parco naturale regionale in fase di istituzione Gantrisch (BE/FR) «Come far uscire dalla spirale dell’oblio una regio­ ne periferica come la nostra, ai margini degli ag­ glomerati di Bema, Thun e Friburgo? Nel 1995 noi del gruppo di lavoro ci abbiamo pensato e ripensa­ to per intere notti. Molti si erano trasferiti in città o facevano i pendolari per lavoro. Sì, i tempi della povertà più nera, quella che aveva imperversato qui nel Novecento, erano ormai lontani. Eppure ci era rimasta addosso una sorta di letargia latente, il vago sentimento collettivo di non riuscire a far muovere niente. In uno studio, all’epoca, i ricercatori erano giunti a questa conclusione: abbiamo gli stessi problemi e le stesse preoccupazioni, ma non ab­ biamo un’identità comune. Quella fu per me la rivelazione. Negli anni seguenti ci siamo dati da fare a sviluppare attività, commercializzare pro­ dotti e anche a promuovere iniziative culturali. Erano spesso piccole cose, uno spettacolo teatrale qui, un mercatino là, ma sempre accompagnate da molta, molta riflessione e poi ancora da tanta, tanta discussione. Oggi abbiamo non solo un nome – parco natu­ rale Gantrisch – ma anche un numero crescente

Parchi d’importanza nazionale > ambiente 1/2011

di corregionali che hanno capito che gli attori qui siamo noi. Il cambiamento di mentalità non è av­ venuto da un giorno all’altro. Ci è voluto il lavoro di persuasione di una schiera sempre più folta di persone che ha scelto di prendere in mano il pro­ prio destino. Non dobbiamo però adagiarci sugli allori. Perché, siamo onesti: di sovvenzioni per finan­ ziare le molte buone idee che ci sono nella regio­ ne non ce ne sono già più oggi. Di una cosa siamo però consapevoli: sta a noi essere più che una re­ gione periferica. Su questo dobbiamo costruire. E forse, in un giorno non così lontano, ci saranno anche più soldi per il nostro parco. Negli scorsi quindici anni sono successe tal­ mente tante cose positive che non mi sento di escludere nulla. Spero che tra dieci anni il parco naturale Gantrisch non sia più per gli svizzeri solo un ricordo del servizio militare o di un’occa­ sionale gita fuori mura, ma che pensino che sia davvero un luogo idilliaco. Intervista raccolta da Urs Fitze www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1-12

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PARCHI NEL MONDO

Da Yellowstone all’Entlebuch Cosa lega quello che, fondato nel 1872, è il più vecchio parco nazionale del mondo alla riserva della biosfera delle Prealpi lucernesi? Entrambi sono nodi di una rete mondiale di ambienti naturali e paesaggi incontaminati il cui scopo è contribuire ad arrestare la scomparsa della biodiversità.

In alto da sinista: Alp Flix, nel previsto Parco naturale regionale di Ela (GR); Il Rom a Fuldera, nella Biosfera Val Müstair (GR); Yellowstone National Park, Wyoming (USA).

Il 14 per cento delle terre emerse del nostro pianeta è com­ posto, secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (UICN), da «protected areas». Il termine, che non comprende solo le zone protette in senso stretto, spazia dalle riserve integrali – da cui l’uomo è completamente bandito – alle regioni rurali che seppure abitate e coltivate – o magari proprio per questo – contengono ecosistemi di valore.

Sotto: paesaggio carsico nella Biosphäre Entlebuch (LU). Sullo sfondo: Tannhorn (davanti), Eiger, Mönch e Jungfrau (dietro).

Servizi ecosistemici per miliardi di persone. Questo 14 per cento di superficie terrestre ha un’importanza decisiva non solo per la conservazione della biodiversità globale. Le aree in questione apportano servizi ecosistemici a miliardi di persone: acqua potabile, cibo, protezione contro i pericoli naturali, svago. Svolgono inoltre un ruolo importante nella protezione del clima assorbendo, secondo stime dell’UICN, il 15 per cento del carbonio terrestre. E danno, non da ultimo, un contribu­ to significativo alla lotta contro la povertà, promuovendo lo sfruttamento sostenibile delle risorse biologiche e un’equa ri­ partizione dell’utile che se ne trae. Negli ultimi anni la superficie di queste aree è notevol­ mente aumentata. Tra il 1991 e il 2003 la parte di superficie protetta sull’intera estensione delle foreste pluviali tropicali è passata dal 9 al 23 per cento. Una grossa spinta in questo sen­ so è venuta dal Vertice della Terra del 1992: la Convenzione sulla diversità biologica conclusa a Rio obbliga tra l’altro gli Stati membri a interconnettere le proprie aree protette in una rete di ecosistemi globale. La convenzione lega inoltre la protezione di una risorsa naturale al suo sfruttamento, cosa che l’UICN fa già dal 1978, quando cioè ha abbandonato la filosofia della vecchia riserva naturale che era alla base dei primi parchi nazionali. Fondan­ dosi sulle loro diverse circostanze e finalità, l’UICN ripartisce oggi le «protected areas» in sei categorie. Tre di queste sono rilevanti anche ai fini della politica svizzera in materia di par­ chi: • Nelle riserve integrali (categoria I) la tutela dei processi na­ turali è assoluto. Il Parco Nazionale Svizzero in Engadina è una delle più vecchie zone protette di questo tipo (cfr. an­ che pag. 4–5).

Foto: Roland Gerth/swiss-image.ch/Svizzera Turismo – UFAM (in alto a sinista e al centro), Free-extras.com (in alto a destra), Biosphäre Entlebuch (foto grande)

Parchi d’importanza nazionale > ambiente 1/2011

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• I parchi nazionali (categoria II) coprono vasti ambienti naturali o seminaturali e conten­ gono una grande varietà di specie, spesso particolari. È tuttavia rigidamente protetta solo la loro zona centrale. Rientra in questa categoria il futuro Parco nazionale dell’Adula (cfr. pag. 30-33). • I paesaggi protetti (categoria V) sono ambienti che contengono e tutelano i paesaggi di ele­ vato valore naturalistico e culturale creati dall’interazione tra natura e uomo. È questo il caso dei nostri parchi naturali regionali. Negli ultimi anni sono sorte, specie in Europa, numerose aree protette appartenenti alla cate­ goria V: sono chiamati «Naturpark» in Germania ed Austria, «Parco naturale regionale» in Italia e «Parc naturel régional» in Francia. In Germania gli oltre 100 parchi naturali esistenti coprono insieme un quarto della superficie del Paese. La Francia conta quasi 40 Parcs naturels régionaux in cui vivono circa 3 milioni di persone. Nei Paesi vicini è già fortemente diffusa an­ che la zona di categoria II, ovvero il Parco na­ zionale così come definito dall’UICN e dal 2007 nella legge federale sulla protezione della na­ tura e del paesaggio (LPN). In Austria le sei aree che hanno statuto di parco nazionale coprono il 3 per cento della superficie del Paese.

• Nel quadro del programma Smeraldo del Con­ siglio d’Europa, di cui fa parte anche la Sviz­ zera, tutti i Paesi sono tenuti a proteggere le specie e gli ambienti minacciati per la cui conservazione hanno una particolare respon­ sabilità. Nel 2009 la Svizzera ha candidato alla rete Smeraldo 37 zone. L’Unione europea ha creato una rete analoga, denominata Na­ tura 2000. • La Rete delle aree protette alpine (Alparc) riuni­ sce le zone protette dell’arco alpino e mira ad applicare la Convenzione delle Alpi nei setto­ ri della protezione della natura e della cura del paesaggio (www.alparc.org). • La federazione Europarc vuol essere la voce e il centro di competenze dell’insieme degli spazi protetti europei, riunendo professionisti del settore di 36 Paesi (www.europarc.org). Hansjakob Baumgartner www.ambiente-svizzera.ch/rivista2011-1-13

INFO Bruno Stephan Walder Coordinatore attività internazionali in seno alla Divisione Specie, ecosistemi, paesaggi UFAM 031 322 80 77 bruno.walder@bafu.admin.ch INFO Simone Remund, vedi pag. 10

Riserve della biosfera. Oltre all’UICN, anche l’Or­

ganizzazione delle Nazioni Unite per l’Educa­ zione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) fa capo a una rete di aree protette di grandi dimensioni. Al momento il titolo di riserva della biosfera UNESCO è stato riconosciuto a 564 siti di parti­ colare pregio appartenenti a porzioni rappresen­ tative dei diversi ecosistemi terrestri: paesaggi montuosi, aree boschive, coste, zone golenali, steppe. Due di queste riserve si trovano in Sviz­ zera e sono la Biosphäre Entlebuch (LU) e la Biosfera Val Müstair – Parc Naziunal (GR). Nella normativa svizzera in materia di parchi entram­ be rientrano nella categoria dei parchi naturali regionali. Ramsar. C’è infine, e quest’anno compie qua­ rant’anni, la Convenzione di Ramsar. Firmato nel 1971 nell’omonima città iraniana, l’accordo ha per scopo di proteggere le zone umide dell’in­ tero globo terrestre in cui nidificano, sostano e svernano uccelli acquatici e di passo. Nel mondo vi sono al momento 1910 zone Ramsar, 11 delle quali si trovano in Svizzera. Reti paneuropee. Tre piattaforme transfontaliere assicurano coerenza alla politica dei Paesi euro­ pei in materia di aree protette:

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A colloquio con Simone Remund, capoprogetto Parchi all’UFAM

ambiente: Nei Paesi vicini esistono già numerosi parchi naturali regionali. Ma che caratteristiche ha questo tipo di parco in Svizzera?

Simone Remund: Quelle distintive sono in partico­ lare tre. Primo: una forte consapevolezza delle proprie particolarità regionali, non solo a livello di natura e di paesaggio – aspetto che contempla fra l’altro anche gli abitati – ma anche a livello di cultura: cibo, artigianato e musica. Secondo: una visione e una strategia di sviluppo sostenibile co­ muni, che conservino e valorizzino questo patri­ monio. E terzo: la volontà politica di promuovere progetti innovativi che perseguano questi obiet­ tivi.

ambiente 1/2011 > Parchi d’importanza nazionale


I parchi in Svizzera: pragmatismo e capacità di visione La nuova politica svizzera in materia di parchi ha in sé qualcosa di particolare: è l’espressione di uno sforzo locale e di una visione nazionale. Dopo essere rimasta per decenni con un unico Parco nazionale – peraltro il più antico del suo genere nell’Europa centrale – la Svizzera ha ora deciso di tornare ad assumere un ruolo di precursore in fatto di protezione della natura e del paesaggio delle Alpi. Il nuovo accento posto dalla normativa sulla promozione dei parchi è di un pragmatismo tutto elvetico: si fonda su assiomi ben collaudati, ma guarda volentieri anche oltre confine. I suoi prin­ cipi di base sono stati ad esempio mutuati dal sistema francese dei «Parcs naturels régionaux»: lo sviluppo sostenibile, l’idea di valorizzare una natura ancora relativamente incontaminata e ricca di valori paesaggistici o ancora l’istituzione di una Carta per stabilire delle regole vincolanti. Creando tre categorie di parchi – parco nazio­ nale, parco naturale regionale, parco naturale

periurbano – la Svizzera si è dotata di un sistema di tutela ambientale moderno, ma anche autoc­ tono. Un approccio totalmente nuovo rispetto a ciò che si fa all’estero è soprattutto quello di far dipendere gli aiuti finanziari dalle prestazioni fornite, creando così una sana concorrenza fra parchi. Da sottolineare è anche un’altra caratteristica tipicamente svizzera: la democrazia di base. Seb­ bene la creazione di un parco muova da iniziative locali anche negli altri Paesi alpini, questo pro­ cesso è molto più complesso in Svizzera. Il fatto che ogni Comune interessato debba dare il suo accordo al progetto è a lungo termine la sua mag­ giore garanzia di successo. Perché è solo quando la volontà di proteggere muove dal convincimen­ to della popolazione che può esserci sostenibilità.

Anche di parchi nazionali ce ne sono a decine nei Paesi vicini. Esistono standard comuni al riguardo?

mente da iniziative regionali volontarie. La Con­ federazione li riconosce solo se sono sostenuti dalla popolazione. Dietro un parco vi è dunque sin dall’inizio un alto grado di accettazione: se questo non ci fosse, il progetto non vedrebbe mai la luce. Un’altra particolarità sta nell’utilizzo ottima­ le di strumenti già esistenti: si veda ad esempio quelli della pianificazione del territorio. In Sviz­ zera i parchi sono previsti nei piani direttori can­ tonali, il che fa sì che le loro finalità siano vin­ colanti anche per i Cantoni e la Confederazione.

Le nostre basi legali in materia di promozione dei parchi si basano sui criteri dell’UICN, e nella configurazione delle singole categorie di parco o degli strumenti di esecuzione abbiamo senz’al­ tro potuto approfittare delle esperienze fatte all’estero. L’UFAM promuove del resto la collabo­ razione, sia dei singoli parchi sia della Rete dei parchi svizzeri, con parchi o con reti di parchi europee. E il tema di questi scambi è anche lo sviluppo di standard comuni.

Guido Plassmann, direttore di Alparc (Rete delle Aree protette alpine)

«Da noi i parchi d’importanza nazionale muovono unicamente Simone Remund, UFAM da iniziative regionali volontarie.» L’UFAM vuole che i parchi svizzeri si distinguano a livello internazionale per l’elevata qualità. Cosa devono avere dunque di speciale?

Una peculiarità della politica svizzera in materia di parchi sta nel principio «bottom-up»: da noi i parchi d’importanza nazionale muovono unica­

Parchi d’importanza nazionale > ambiente 1/2011

Il sistema di finanziamento dei parchi a tre vie – regione, Cantone, Confederazione – incita inoltre a impiegare gli aiuti finanziari in modo efficiente e pertinente, consentendo così anche la promozione mirata di prestazioni ad ampio raggio e di qualità superiore.

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> Sito della Svizzera per l’Anno internazionale della foresta 2011 www.foresta2011.ch con l’agenda delle manifestazioni


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