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Meteorologia | Montagna e fulmini

I consigli di Davide Di Giosaffatte, Istruttore nazionale di alpinismo e scialpinismo del Cai e guida alpina, sui comportamenti da tenere se si viene sorpresi da un temporale su un sentiero o in parete

di Lorenzo Arduini

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«Ad attirare maggiormente i fulmini sono le parti di terreno, come creste, cime o alberi isolati, che si innalzano rispetto a ciò che c’è intorno. Durante un temporale è dunque importante evitare di stazionare in luoghi più esposti di altri a una scarica elettrica di questo tipo». A parlare è Davide Di Giosaffatte, Istruttore nazionale di alpinismo e scialpinismo del Cai, componente della Scuola centrale di scialpinismo del Sodalizio e guida alpina di Castelli (TE). «La scarica di un fulmine, a parte rari casi, è sempre mortale se ci colpisce in modo diretto oppure se cade nelle immediate vicinanze dal punto in cui ci troviamo. La potenza di un fulmine è infatti talmente alta che il corpo umano non può resistere. Se invece la scarica cade a una distanza non eccessivamente ridotta e si viene colpiti da fenomeni indiretti, è possibile venirne fuori». Fatto, quest’ultimo, che a Di Giosaffatte è accaduto una trentina di anni fa, quando un fulmine si è abbattuto nei pressi del sentiero che stava percorrendo alla Cima Alta (Prati di Tivo), mentre era di ritorno da una scalata. Insieme ai suoi compagni venne scaraventato a terra dallo spostamento d’aria, fortunatamente senza ulteriori conseguenze.

FULMINI, MOSCHETTONI E PICCOZZE

Quando si è impegnati in un’escursione, oppure in un’ascensione su ghiaccio o su neve, le componenti metalliche della propria attrezzatura possono attirare i fulmini, in maniera direttamente proporzionale alle loro dimensioni. «Anche tenere tanti piccoli oggetti di metallo vicini tra loro fa crescere il pericolo, dato che si viene a formare un corpo significativo. Un semplice moschettone, al contrario, è in genere poco pericoloso». La piccozza, dal canto suo, merita un discorso a parte. «È un attrezzo che può attirare i fulmini non solo per il materiale con cui è costruito, ma anche per la sua forma. Se la si tiene in alto, sopra la testa, il pericolo aumenta». Questo vale anche per i bastoncini, che non devono mai essere puntati verso l’alto durante un temporale. «Gli ultimi modelli, poi, sono quasi sempre di carbonio, fattore che aggrava la situazione».

La scarica di un fulmine è pericolosa anche se quest’ultimo cade a una certa distanza dall’escursionista

I COMPORTAMENTI DA TENERE

A qualche lettore di questa rivista sarà sicuramente capitato, durante un temporale, di aver sentito “ronzare” la propria piccozza. «Questo è un chiaro segnale che ci avverte di essere in mezzo a una quantità importante di scariche elettriche. La prima cosa da fare, se ne abbiamo la possibilità, è allontanarsi velocemente dalla posizione nella quale ci troviamo, dirigendoci verso zone più lontane da creste e asperità rivolte verso l’alto». La scarica di un fulmine è pericolosa anche se quest’ultimo cade a una certa distanza dall’escursionista. «Quindi allontanarsi di poco non è sufficiente». Se invece il temporale arriva quando ci si trova in parete, la questione è diversa. «Dobbiamo considerare che non ci troviamo su un’asperità o una cima, dunque si può valutare di attendere che la situazione meteorologica migliori. La corda, bagnandosi, potrebbe diventare un conduttore, certo, ma il rischio è molto minore rispetto allo stare attaccati, ad esempio, al cavo metallico di una ferrata. Ritengo che, rispetto a una via alpinistica, sia molto più pericoloso trovarsi su un percorso attrezzato o, appunto, su una ferrata, per la presenza di lunghi tratti di materiale metallico da cui bisogna stare assolutamente lontani. È un errore davvero grave affrontare un percorso di questo tipo con previsioni meteo dubbie».

L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE

E qui arriva l’importanza di un’approfondita preparazione dell’escursione o della salita alpinistica, durante la quale non può mancare la valutazione delle previsioni meteorologiche. «Al giorno d’oggi sono sempre più attendibili. Eccetto rari casi, dunque, se si viene sorpresi da un temporale in parete, o ancora peggio su una ferrata, significa che sono stati commessi degli errori i giorni precedenti all’uscita». L’istruttore abruzzese del Cai esclude, invece, che una bicicletta a pedalata assistita possa esporre un cicloescursionista a una scarica elettrica. «La bicicletta è più bassa della persona in piedi, e ritengo improbabile che venga tenuta issata sopra la testa. A mio avviso, l’attenzione va posta sul luogo in cui ci si trova, più che sul mezzo di spostamento».

VALUTARE LE OPZIONI MENO PERICOLOSE

Relativamente all’ipotesi di sbarazzarsi della piccozza e della chincaglieria metallica in caso di temporale, cosa che può esporre a pericoli di altro tipo se ci si trova su terreno difficile, nel bel mezzo di una via di alta difficoltà, Di Giosaffatte è del parere che una soluzione ottimale non esista. «Va fatta una valutazione su quale sia la situazione di pericolo meno alta. Il criterio che dobbiamo sempre seguire è quello di offrire ai fulmini meno “punte”, meno “apici” possibili. Se siamo lontani da cime, creste o alberi possiamo aspettare il miglioramento della situazione». Le caratteristiche del luogo in cui ci si trova sono più importanti anche delle posizioni che l’escursionista può assumere. «Rannicchiarsi è sicuramente meglio che restare in piedi. Questo però conta poco nel caso in cui ci si trovi in un punto esposto ai fulmini. Isolarsi dal terreno è anch’essa una buona soluzione, ma è molto difficile da mettere realmente in pratica, con l’acqua che può fare da conduttore». L’ipotesi di scendere a corda doppia sotto un temporale può essere un’opzione praticabile, ma anche in questo caso bisogna valutare tempi e urgenza. «Nel caso sia pomeriggio inoltrato, l’attesa può esporre ad altri pericoli con l’arrivo del buio, dunque conviene scendere. Se, al contrario, si hanno ancora diverse ore di luce davanti e la zona, per la sua conformazione, non è esposta a fulmini, è più conveniente stare fermi e attendere la fine del temporale. Muoversi orizzontalmente su roccia bagnata può infatti causare scivolate, considerato anche che la concentrazione personale, quando si è sotto l’acqua, è minore rispetto a quella che si ha in un contesto normale. E gli errori in calate in corda doppia possono avere conseguenze gravissime». Un’ultima situazione che abbiamo voluto discutere con l’istruttore abruzzese è il caso in cui ci si trovi in un rifugio con una finestra aperta. «Se il rifugio non è dotato di un parafulmine, una finestra aperta può costituire una sorta di invito al fulmine, in quanto una discontinuità nella superficie lo può attirare. Una finestra può essere pericolosa anche per il fatto che il vetro è meno resistente di un muro, dunque può infrangersi e ferirci. Durante un forte temporale conviene perciò stare lontani dalle finestre, oltreché tenerle chiuse, in particolare se l’edificio non è dotato di parafulmine».

«L’attenzione va posta sul luogo in cui ci si trova, più che sul mezzo di spostamento»

temporale vicino alle Tre Cime, sulle Dolomiti (foto AdobeStock)

Torsten Simon - Pixabay

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