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Segnali dal clima

Rift Valley: laghi che crescono. Il rapido innalzamento dei laghi dell’Africa orientale pare contraddire le tendenze globali, ma non è che uno degli aspetti del cambiamento climatico

a cura di Mario Vianelli

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Nel 2016 il completamento della diga Gilgel Gibe III sul fiume Omo, in Etiopia, fu accompagnato da aspre polemiche, e non solo per la sommersione di terre e la dislocazione delle popolazioni locali: ambientalisti e idrologi temevano che la riduzione della portata durante il riempimento dell’invaso avrebbe innescato l’abbassamento del Lago Turkana, di cui l’Omo è il principale immissario. Si prevedeva la suddivisione del lago in due bacini minori, l’annientamento della pesca che sostiene molte comunità locali e l’inesorabile avanzata del deserto, sul modello della catastrofe del Lago d’Aral, con cui il Turkana condivide il fatto di essere un bacino endoreico – cioè senza emissario –, la salinità delle acque e l’ambiente desertico circostante. È perciò con sorpresa che si sta assistendo all’innalzamento del livello del lago, per di più a un ritmo allarmante: un rapporto del governo kenyano stima che nel decennio 2010-20 la superficie del lago sia aumentata del 10%, sommergendo circa 800 kmq di territorio e costringendo almeno 25.000 persone ad abbandonare i loro villaggi. All’estremità meridionale le acque hanno superato il recente complesso vulcanico noto come “The Barrier” e si sono unite a quelle del Lago Logipi, formando un unico corpo idrico. Fenomeni analoghi si stanno verificando anche negli altri laghi del settore kenyano del Grande Rift, la gigantesca fossa tettonica che corre dal Libano fino al Mozambico e che finirà per tagliare in due il continente africano. Proprio la forte attività sismica e tettonica hanno indotto alcuni studiosi a ipotizzare che l’innalzamento dei laghi possa dipendere dall’emersione di falde acquifere sconosciute. Ma più probabilmente la cause vanno ricercate nell’incremento delle precipitazioni sugli altopiani circostanti, circa un terzo in più del consueto negli ultimi anni; piovosità attribuita al Dipolo dell’Oceano Indiano, una configurazione meteorologica che induce un notevole riscaldamento della superficie oceanica. Variazioni periodiche del livello dei laghi dell’Africa orientale si sono verificate anche in passato, ma mai con questa rapidità, perlomeno in epoca storica. È difficile prevedere gli sviluppi futuri, ma è probabile che l’acqua continui a salire fino a trovare un nuovo equilibrio: in aggiunta ai deflussi delle piene, più pioggia significa una maggiore ricarica delle falde, che alimentano le sorgenti che alimentano i laghi. È probabile che in futuro questo significhi una maggiore disponibilità di risorse – acqua, alberi, pascoli – in terre povere e aride, ma per ora le popolazioni locali devono affrontare un piccolo “diluvio universale” che incide su ogni aspetto della vita delle comunità sommergendo villaggi, scuole, pozzi, strade, pascoli e coltivazioni, ma anche strutture turistiche e attività artigianali e industriali. Si stima che in tutto il Kenya via siano stati negli ultimi anni circa 400.000 sfollati ambientali; ma anche chi rimane, incalzato dalle acque, è costretto a cambiamenti radicali nello stile di vita, con un notevole aumento, fra l’altro, di aggressioni da parte di coccodrilli e ippopotami e delle malattie diffuse dall’acqua. Riguardo alla vita selvatica, più disponibilità idrica e più vegetazione potranno favorire molte specie animali, ma altre – come gli uccelli limicoli che si nutrono in acque basse, o i fenicotteri che filtrano l’acqua salina – ne risentiranno negativamente. Osservato speciale è poi il Lago Baringo, d’acqua dolce, che si sta rapidamente avvicinando al Lago Bogoria, fortemente salato; ormai distano pochi chilometri e la loro giunzione avrebbe pesanti effetti su entrambi gli ecosistemi.

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