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Ambiente - Doganaccia | Il “caso” Doganaccia

Sul tema della nuova funivia, le istanze e i dubbi tecnici, ambientali e di opportunità del versante toscano

di Mauro Chessa, Commissione Regionale Tutela Ambiente Montano Toscana

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Il versante che verrà interessato dall’impianto Doganaccia - Lago Scaffaiolo è sempre più spesso in sofferenza per lo scarso innevamento. La Società Metereologica Subalpina già nel 2006 documentò come, al di sotto degli 1800 - 2000 m di quota, nemmeno l’innevamento artificiale può ragionevolmente garantire adeguate condizioni. Chi frequenta l’Appennino pistoiese sa anche che quel versante, il cui crinale sfiora appena i 1800 m di quota, beneficia di una notevole insolazione, essendo esposto a sud-est, ed è assai esposto ai venti che entrano dalla costa, non essendoci alcun rilievo che lo protegga dalle perturbazioni temperate atlantiche. La ventosità del versante rappresenta un problema anche per la fruibilità della già presente cabinovia, che non raramente deve interrompere il servizio per le raffiche.

I DUBBI

Sotto il profilo sciistico il nuovo impianto potrebbe giovare alla stazione del Corno alle Scale, sul versante emiliano, quindi drenerebbe l’utenza toscana, sottraendola ai già sofferenti impianti dell’Abetone (hanno ripetutamente beneficiato di fondi pubblici per sopravvivere), per consentire a questa di raggiungere più rapidamente il versante opposto. Se questo è l’obbiettivo, sarebbe opportuno sapere come si intende far fronte all’aggravio sulla viabilità toscana: le code sulla statale del Brennero sono famose. Inoltre il parcheggio dell’impianto esistente, che collega il paese di Cutigliano alla Doganaccia (punto di partenza del nuovo impianto), è palesemente insufficiente ad accogliere ulteriore utenza, ed è appeso a un versante di non eccelsa stabilità, quindi è veramente difficile immaginarne l’ampliamento, così come è già insufficiente la viabilità che attraversa Cutigliano per raggiungerlo.

L’IMPATTO AMBIENTALE

A fronte di queste incongruenze di carattere tecnico risulta pure evidente il notevole impatto ambientale che avrebbe la nuova funivia, il cui tracciato taglia diagonalmente il versante per oltre 2 km e approda sul crinale, interessando la Zona Speciale di Conservazione Monte Spigolino - Monte Gennaio, le cui misure prevedono espressamente il “divieto di realizzazione di nuovi impianti di risalita a fune e nuove piste da sci”. Questo divieto è stato cancellato con l’inserimento dell’impianto nella variante al Piano delle Aree Sciistiche Attrezzate del Ptc della Provincia di Pistoia (2018); ed è incredibile perché la Valutazione Ambientale Strategica che correda la stessa variante evidenzia chiaramente la forte incidenza dell’impianto sulle caratteristiche ambientali e paesaggistiche, oltre a individuare “importanti impatti” anche a riguardo della pericolosità geomorfologica. Sempre in tema di limitazioni urbanistiche il Piano di Indirizzo Territoriale regionale prescrive per questa zona che nessun manufatto possa “interferire o limitare le visuali panoramiche, gli scenari, i coni e bersagli visivi, le vette e i crinali o gli altri elementi emergenti del paesaggio montano”; “compromettere gli assetti paesaggistici e ambientali del paesaggio forestale e di prateria montana”; “incrementare gli impatti antropici sugli ecosistemi prativi montani”, e non si capisce come questa funivia possa rispettare tali limitazioni.

UN PROGETTO INSOSTENIBILE

Insomma questo progetto è nato in un momento storico diverso (nell’attuale contingenza la priorità sociale non può essere quella di impegnare risorse pubbliche per realizzare e poi mantenere in vita un impianto di risalita), si trascina a fronte di uno scenario climatico ed economico che lo rende palesemente insostenibile e con una pesantissima incidenza ambientale certificata, anche se irragionevolmente cancellata con un maldestro escamotage burocratico.

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