LA VOCE MENO FRAGILI, DELLAPIÙ NATURA FORTI
Le Terre alte fanno bene Il termine Montagnaterapia è stato coniato nel 1999 dallo psicologo e psicoterapeuta Giulio Scoppola e la sua applicazione è storia di oggi. Con una prospettiva futura che fa ben sperare di Franco Finelli*
E
ra il 1° giugno 2013 e la Commissione Medica LPV (Liguria – Piemonte – Valle d’Aosta), di concerto con la rete Oncologica, organizzava a Lanzo Torinese il Convegno dal titolo “Prevenzione dei tumori: il ruolo del Cai” Dai numerosi interventi, soprattutto dai dati epidemiologici presentati dal Prof Franco Berrino dell’Istituto dei tumori di Milano, si poteva affermare che alimentazione e attività fisica, vale a dire lo stile di vita, possono influire nella prevenzione e nella recidiva della malattia tumorale. Quale il ruolo del Club alpino italiano? Verosimilmente, dopo il primo periodo, legato alla scoperta e alla ricerca scientifica, un secondo legato alla frequentazione delle montagne, espressa nelle diverse discipline del Sodalizio, un terzo, più recente, caratterizzato dalla salvaguardia dell’ambiente montano, si affacciava, per la nostra Associazione, un quarto 26 / Montagne360 / ottobre 2020
scopo: la tutela del benessere fisico e psichico delle persone. LA NASCITA DI UNA RETE NAZIONALE Ben più di dieci anni prima, nel 1999, Giulio Scoppola, psicologo e psicoterapeuta, dalle pagine di Famiglia Cristiana, aveva coniato il termine Montagnaterapia: definizione sicuramente efficace sul piano della comunicazione. In montagna, sappiamo bene, si riducono i pregiudizi, si annullano le differenze, si crea più facilmente socialità; con l’attività fisica del cammino, effettuata in modo regolare, si controlla la pressione sanguigna e il peso corporeo, si contrasta la sindrome metabolica, foriera di gravi patologie; non solo, si riduce il rischio di insorgenza di insonnia, di ansia, di fenomeni regressivi o depressivi. Nasce così una rete nazionale di Montagnaterapia che, a partire dal 2005, si incontra con cadenza