CICLOESCURSIONISMO
Guerra e pace Dalle bombe ai pedali: le trincee, le gallerie, i baraccamenti e i forti della Prima guerra mondiale sono stati restaurati e le carrarecce ex-militari costituiscono il terreno ideale per la mountain bike. Percorriamo insieme tre anelli di diversa difficoltà intorno ad Asiago di Claudio Coppola foto di Claudio Coppola, Arianna Coppola e Giacomo Roversi
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ent’anni fa o poco più, in questo lembo di terra veneta, dove si rifugiarono nel 101 a.C. i pochi Cimbri scampati alle legioni di Caio Mario, piovevano granate e raffiche di mitraglia: era la carneficina della Grande Guerra, che costò all’Italia 650mila morti e un milione di feriti, di cui 700mila invalidi, senza contare mezzo milione di caduti da parte austriaca. Pochi riuscirebbero a intravedere al giorno d’oggi su queste montagne i segni di questo spaventoso conflitto, se non fosse stato messo in atto un capillare lavoro di restauro delle postazioni italiane e austriache: percorrendo i sentieri e le carrarecce d’alta quota si incontrano trincee, gallerie, caverne per l’artiglieria e qualche traccia dei vasti 28 / Montagne360 / ottobre 2020
baraccamenti in cui alloggiavano le truppe. Sono stati consolidati anche numerosi forti, in particolare quelli di Campolongo, Corbin, Verena e Interrotto: costruiti negli anni prebellici a inizio Novecento, la loro funzione si esaurì presto perché vennero subito messi fuori uso dalle granate austriache. I VERDI PASCOLI DI ASIAGO Oggi tutto appare diverso, verdi pascoli circondano il capoluogo Asiago, ove alcuni parlano ancora il dialetto cimbro, e ovunque si scorgono mandrie di bovini da latte, che viene usato per produrre l’omonimo formaggio. Le vette non sono grandiose come le vicine Dolomiti, ma hanno un loro fascino
Sopra, Asiago e il Sacrario dall'inizio della via Tilman. A destra, i primi chilometri lungo la via Tilman