Montagne360 | Ottobre 2020

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SCIENZA

Il futuro del fringuello alpino È poco più grande di un comune passero, è uno degli uccelli più legati alle alte quote ed è tra quelli più minacciati dal cambiamento climatico. Ecco cosa possiamo fare (e quello che fa il Cai) per tutelarlo di Mattia Brambilla, Davide Scridel e Paolo Pedrini* – foto di Mattia Brambilla

A

numerosi escursionisti e alpinisti sarà certamente capitato di imbattersi, passeggiando sopra i 2000 metri sulle Alpi o sulle cime più alte dell’Appennino, in piccoli gruppetti di uccelli che si spostano sul terreno alla ricerca di insetti in estate o di semi in inverno, quando non disdegnano nemmeno gli avanzi dei pasti degli sciatori presso i rifugi, diventando spesso estremamente confidenti con l’uomo. UN “PASSERO” D’ALTA QUOTA Il fringuello alpino Montifringilla nivalis è poco più grande di un comune passero (e in realtà è strettamente imparentato con questo, anziché col fringuello propriamente detto) ed è facilmente riconoscibile per le ampie parti bianche sulle ali e sulla coda, ben visibili in volo. Questa specie, nota a molti amanti della montagna e limitata alle catene montuose dell’Europa meridionale e dell’Asia, ha destato negli ultimi anni un crescente interesse in molti ricercatori di diversi paesi. Il fringuello alpino è, infatti, uno degli uccelli più legati alle alte quote e ed è tra quelli più minacciati dal cambiamento climatico. Costruisce il nido in fessure e buchi su pareti rocciose o in muri di edifici, in aree sopra al limite della vegetazione arborea, e si alimenta su nevai e praterie alpine. Il fringuello alpino depone una o due covate all’anno e, durante il periodo di allevamento dei piccoli, che va grossomodo da metà maggio/giugno a fine luglio/ metà agosto, a seconda delle quote e dell’andamento stagionale, ricerca insetti e altri invertebrati, che costituiscono il “piatto forte” della dieta dei nidiacei. In particolare, apprezza molto le larve di tipula (ditteri della famiglia Tipulidae), spesso molto abbondanti al margine delle chiazze di neve in scioglimento, ma preda anche ortotteri, lepidotteri e altri invertebrati. Per poter recuperare un sufficiente numero di prede, il fringuello alpino 62 / Montagne360 / ottobre 2020

sceglie accuratamente l’habitat di foraggiamento: praterie alpine con erba bassa, margini di chiazze di neve, nevai. In questi ambienti, infatti, non solo si trovano numerose prede, ma esse sono anche facilmente accessibili alla specie: in altri habitat, come praterie con erba più alta, gli insetti sono talvolta anche più abbondanti ma impossibili da reperire per la specie. In altri, invece, come gli ambienti urbanizzati, il fringuello alpino non va mai a cercare le prede: anche se per nidificare spesso sfrutta “l’aiuto” dell’uomo, sa che strade, case, posteggi, eccetera non offrono granché quando si tratta di cercare cibo per i nidiacei. I primi studi sulla demografia della specie, svolti sul massiccio del Gran Sasso, hanno infine messo in mostra come estati calde incidano negativamente sulla sopravvivenza del fringuello alpino, e in particolare delle femmine della specie.

Si può visitare il sito che aggiorna sulle ricerche in atto sulla specie www.snowfinch.eu o leggere le ultime novità sul “Verteblog” biodoor.muse. it:8080/wordpress/


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