SCIENZA
La conservazione delle specie I giardini botanici presso i rifugi alpini Cai: punti di ricerca sulla vegetazione per conoscere e per tutelare di Giovanni Margheritini e Giovanna Barbieri (CSC)
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on è raro ascoltare persone che affermano che le nostre montagne sono povere di specie botaniche: «i boschi sembrano tutti uguali a se stessi, così come le praterie di alta montagna…». In verità le nostre montagne rappresentano dei veri e propri scrigni di biodiversità, ospitando più di 4500 specie diverse, ossia circa il 25 per cento della biodiversità del pianeta (fonte Ministero Ambiente). Questo “patrimonio” naturalistico è sempre più minacciato dalle attività antropiche e dai cambiamenti climatici che ne sono derivati: numerosi progetti di ricerca, sia italiani che internazionali, hanno infatti dimostrato che, in quota, gli effetti del riscaldamento climatico sono più marcati che alle altitudini inferiori. In questo scenario i giardini botanici di montagna, per quanto nati principalmente da una vocazione turistica dei luoghi, svolgono l’importante missione di conservazione delle specie rare e/o minacciate di estinzione (conservazione ex-situ). DIDATTICA E DIVULGAZIONE Ma cos’è un giardino botanico!? Secondo la Bgci (Botanic Gardens Conservation International) è un’istituzione aperta al pubblico che mantiene una collezione ben documentata di piante vive per promuovere la ricerca scientifica, la conservazione della biodiversità vegetale, l’educazione alla sostenibilità, la didattica e la divulgazione scientifica. In particolare l’importanza di questo ultimo punto viene sottolineata nel “Piano d’Azione per i Giardini Botanici nell’Unione Europea” (Action Plan for Botanic Gardens in the European Union) affinché 40 / Montagne360 / settembre 2020
Sopra, il Rifugio Vazzoler che ospita il Giardino Alpino "Antonio Segni”. In alto a destra, due immagini del Giardino Botanico Esperia, presso l’omonimo Rifugio Cai Sezione di Modena, ai piedi del Monte Cimone (foto Giovanni Margheritini)