2^ PROVA - LICEI
La Gelmini e YouTube
Classico: Latino Scientifico: Matematica Linguistico: Lingua Straniera
Il ministro dell’istruzione sceglie ancora una volta la via del web per comunicare con gli studenti. Oltre agli argomenti su cui verterà
la seconda prova, un piccolo spazio è stato riservato alla proposta di trasformare la terza prova in un test simile all’INVALSI.
L’Editoriale Di Giulio Viceconte
PIU’ ROSSO DI MARIO CARUOLO
SHALOM?
È ancora scontro tra Israele e Palestina. Ancora una volta lo spettro della guerra si aggira inesorabile tra il deserto del Sinai e quello della Giordania, tra il Mediterraneo e il Mar Morto, in quel lembo infuocato di terra dove da sessant’anni assistiamo all’eterno conflitto tra i due popoli che lo abitano. “Israele e Palestina”: quante volte abbiamo sentito questi nomi risuonare nelle nostre televisioni, gridare nei titoli dei nostri giornali, echeggiare distrattamente nelle aule delle nostre scuole. Quante volte ci siamo momentaneamente indignati nell’apprendere l’impressionante numero di morti degli scontri, ma poi abbiamo cambiato canale, girato pagina o pensato ad altro, perché tanto “la questione è troppo complessa”, “il conflitto non si risolverà mai”,o peggio, “la cosa non ci tocca da vicino”. Troppo facile. È venuto il momento di andare oltre: oltre il disinteresse, la distrazione, la pigrizia intellettuale per capire cosa accade e cosa è accaduto in quella terra sporcata da sangue generato da antico odio. La questione è davvero complessa ma ciò non può porre un limite alla conoscenza e alla ricerca della verità. Il fatto che la vicenda sia molto intricata non deve essere la giustificazione al nostro menefreghismo, bensì il motivo di un nostro auspicabile interesse a ricercare un filo comune nei tristi avvenimenti che hanno segnato il conflitto israelo – palestinese. Informarsi è la parola chiave. Informarsi e poi prendere una posizione.
Giornale d’Istituto fondato nel 2003
Anno 5 - Numero 3 - Gennaio 2009
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Il Fatto
Bolo Vision
IL CASO ROMEO
L’ORRORE DELLA GUERRA
Inciuci e retroscena dell’ultimo scandalo napoletano
Andrea Bolognino racconta in fumetto il confltto israelo - palestinese
Di Alessandra Petagna Napoli, ‘o paese d’o sole, d’o mare, d’a pizza. Il cuore della Gomorra perfettamente descritta da Roberto Saviano. Il Comune degli sfrantummati, per usare un termine della stessa Iervolino, sindaco del capoluogo da ormai otto anni, durante i quali è successo di tutto: dal generale degrado cittadino allo scandalo dei rifiuti, non tralasciando la più recente bufera giudiziaria che ha investito la giunta, legata all’inchiesta sugli appalti della Global Service di Alfredo Romeo, imprenditore attualmente agli arresti. Romeo è da tempo uno dei più influenti personaggi del panorama imprenditoriale italiano. Già implicato in Tangentopoli, è
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gennaio 2009 Dopo aver assistito alla rissa furibonda avvenuta in prima pagina tra il rosso e l’arancione della nostra nuova grafica, passiamo agli argomenti che tratteremo in questo terzo numero stagionale del Camaleo. Nella speranza che nessun volatile ci denunci, poniamo al centro delle nostre attenzioni, lo avrete già notato, il conflitto arabo-israeliano, del quale tanto si parla e che in realtà non conosciamo affondo. Cercheremo di esaminarlo nei minimi dettagli, e chiarirvi un po’ le idee su quanto accade nel mondo. Grandi ritorni in redazione, un uomo tanto geniale quanto stupido, Dario De Natale, ci racconterà qualche aneddoto spassoso sulla famiglia Bossi. E poi poesie, parodie di poesie, fumetti del mitico Bolognino e un omaggio a De Andrè. Piatto ricco… A me non resta che augurarvi buona lettura, e sperare che questo numero non urti la sensibilità di nessuno. Almeno questo.
Direttore Editoriale
Giulio Viceconte
Direttore Organizzativo
Vignette Ufficio Stampa Attività di consulenza Docente collaboratore
Progetto Grafico
Andrea Rossi Andrea Bolognino Lorena Gallotti Stefano Scarpa Brindicci
30 SECONDI
LA PAROLA ALL'ESPERTO Conversazione telefonica con Riccardo Noury, portavoce italiano di Amnesty International, che spiega il conflitto mediorientale dal punto di vista del rispetto dei diritti umani
L’INSEDIAMENTO "Io, Barack Hussein Obama, giuro solennemente che eserciterò lealmente l'incarico di presidente degli Stati Uniti ed eserciterò le mie capacità al massimo per preservare, proteggere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti"
10 ANNI SENZA DE ANDRE’ A dieci anni dalla morte dell’artista genovese, Mario Caruolo e Fabrizio Spinelli provano a raccontare il grande Faber
IO RESTO QUI Poteva essere il più grande esborso mai visto nella storia del calcio mondiale ma invece l’ex Pallone d’oro del Milan ha preferito godersi l’affetto dei sui tifosi e la prossima Champions
Viceconte dalla prima C’è solo una cosa più difficile del capire la vicenda: schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra. Perché è inevitabile prendere posizione ed è diritto di tutti manifestare il proprio appoggio ad una delle parti in causa, anche non condividendone gli ideali di guerra. Tuttavia, come è un nostro diritto appoggiare chi riteniamo essere in ragione, dovrebbe essere un nostro dovere sostenere il più debole se non politicamente almeno umanamente, per quanto sia anch’esso colpevole. Perché per quanto si voglia parteggiare per la politica di Israele, per quanto si vogliano condannare le azioni terroristiche di Hamas, ci troveremo sempre davanti ad una potenza di stampo occidentale, militarmente ed economicamente molto evoluta come Israele, contro una popolazione senza un identità nazionale definita, con un economia quasi rurale come la Palestina: un leone che sfida un agnello, insomma. Che la Palestina abbia la sua
parte di responsabilità nella questione non c’è dubbio, ma non c’è neanche dubbio nell’affermare di poter comprendere la sua posizione. Come può infatti reagire se non con la resistenza, un popolo che si trova quotidianamente in una situazione di isolamento e di segregazione in una striscia di terra imposta come “zona di concentramento” da un altro popolo che ha rivendicato – se a torto o a ragione ora non ci interessa – il proprio possesso di quel territorio? Hamas è un gruppo terroristico che utilizza mezzi esecrandi, certo, ma nessuno si è mai chiesto perché ha raggiunto l’apice del suo successo politico, tanto da vincere le elezioni e quindi essere legittimato al potere? La risposta è semplice. Hamas ha soltanto cavalcato la disperazione del popolo palestinese per imporsi come forza militare, il resto è venuto da sé. Israele, iniziando quel suo processo bellico atto a stanare e distruggere Hamas, ha in realtà innescato un circolo vizioso. I
palestinesi sono esasperati dalla loro condizione, parte qualche razzo, Israele allora attacca in modo devastante i suoi presunti obiettivi militari, i palestinesi cercano di ribellarsi, le frange estremiste si fanno carico di vendicare la popolazione e rispondono agli attacchi con attentati terroristici e missili. A quel punto Israele è legittimata ad attaccare di nuovo con la solita sproporzione di mezzi. Il conflitto è fatto: Israele diventa sempre più aggressiva, Hamas, forte del consenso popolare, sempre più potente e infervorato dall’integralismo religioso e alla fine chi ne paga le conseguenze sono sempre i civili, in una sproporzione di impatto bellico sulla popolazione che ricade come sempre sul più debole.■
CRISI IN PALESTINA
ISRAELE VS PALESTINA Cronache dell’ennesimo conflitto __________________________ Di Mattia Ostinato ‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾ Nel Giugno 2008, a seguito di lanci di missili di Hamas (partito fondamentalista al potere in Palestina) per rivendicare l’apertura dei valichi che isolano la striscia Gaza (impedendo agli abitanti di reperire anche generi di prima necessità) e delle risposte armate di Israele, l’Egitto media una tregua tra i due stati della durata di sei mesi in cambio della riapertura dei valichi e della cessazione dei lanci di
missili palestinesi. Hamas non cessa del tutto gli attacchi anche se il numero di missili Qassam lanciati diminuisce di molto. A cavallo fra novembre e dicembre, a seguito di alcuni raid Israeliani, Hamas intensifica i bombardamenti nel sud di Israele, che a sua volta richiude i valichi (pertanto aperti poche volte nel giro di sei mesi), facendo così aumentare il numero di lanci di missili. Per qualche giorno Israele non si muove poi, due giorni dopo Natale, reagisce. Il 27 dicembre ha così inizio l’operazione piombo fuso, cominciata con bombardamenti estenuanti su Gaza che in una settimana mandano in tilt il sistema sanitario, distruggono le infrastrutture palestinesi e co-
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minciano a mietere vittime tra i civili, finché il tre gennaio non ha inizio il massiccio attacco di terra. Precedute da colpi di mortaio, le f o r z e armate israeliane, composte di centomila unità e di svariati tank e blindati, f a n n o irruzione nella striscia di G a z a ingaggiando scontri a fuoco con i miliziani di Hamas e cominciando ad attaccare le postazioni di lancio dei Qassam, rimaste
però integre. Questo ennesimo attacco israeliano ha suscitato accese proteste in ogni angolo del globo. Da una parte le comunità palestinesi, che condannano le azioni di Israele e il silenzio di alte cariche come Obama, dall’altra quelle ebraiche che difendono le scelte di Israele, affermando l’inevitabilità dell’attacco, reso necessario dai frequenti lanci di missili da parte di Hamas. L’UNWRA (l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa del soccorso dei profughi palestinesi) si è intanto mobilitata, attivando un sistema di pronto soccorso in collaborazione con la mezzaluna rossa (divisione araba della croce rossa) e dando rifugio a coloro le cui case erano state distrutte durante i bombardamen-
ti. Le truppe israeliane però hanno bombardato anche le scuole dell’Onu, che ospitavano i rifugiati a Gaza City con il pretesto che nelle strutture si nascondessero i miliziani di Hamas. In seguito a questi episodi di attacco ai civili e alle denunce di utilizzo di armi proibite, (come le granate al fosforo bianco, potenti armi incendiarie) il consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato la Risoluzione 1860, chiedendo così l’immediato cessate il fuoco. Le due parti l’hanno però rifiutato continuando le ostilità finché, sempre sotto mediazione dell’ Egitto, il 18 gennaio gli ambasciatori israeliani e di Hamas hanno optato per un cessate il fuoco (per ora rispettato) e per il ritiro delle truppe dalla striscia, effettuato in sette giorni. Dopo il ritiro delle truppe Israeliane, Hamas ha cominciato la ricostruzione, sfruttando anche i fondi stanziati da altri paesi arabi. Impiegati statali sono stati infatti incaricati di distribuire soldi alle famiglie in proporzione ai danni ricevuti (500 dollari per la casa parzialmente distrutta, 20000 per un morto civile o miliziano ecc) e si calcola che Hamas spenderà in tutto 2 miliardi di dollari solo per risarcire le famiglie. Lo stesso Hamas però, nonostante non neghi le devastazioni causate dalla guerra, ha affermato di aver vinto, in quanto le postazioni di lancio dei Qassam sono state danneggiate solo in minima parte. In verità chi ha vinto è il denaro guadagnato dai mercanti di armi e chi ha davvero perso sono i civili: quelli Israeliani, che ora più che mai saranno costretti a vivere col timore di essere colpiti da un razzo, ma soprattutto quelli palestinesi, che in meno di un mese hanno perso la casa, i figli e anche la vita a causa di una guerra che continua ormai da sessanta anni e che ha visto intere generazioni nascere,crescere e morire sotto i bombardamenti di ambo le parti. ■
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PRIMO PIANO
LA GUERRA INFINITA
– Il Massacro dell’Irgun. truppe paramilitari ebraiche dell'Irgun compiono il massacro del villaggio arabo di Deir Yassin, la C.R.I. conta 254 cadaveri, gli attacchi terroristici degli ebrei provocano un'impennata nel numero dei profughi arabi che passano da 60 mila A 350 mila in un solo mese.
1948
- La guerra dei 6 giorni. L'Egitto chiude l'accesso al golfo di Aqaba concesso all'esercito israeliano e mobilita le sue truppe, insieme a Siria e Giordania. In risposta Israele lancia un attacco preventivo e distrugge gli aerei dell'aviazione egiziana ancora a terra, aggiudicandosi così la superiorità aerea su tutta la regione. Con i carri armati riesce a occupare in soli tre giorni tutta la penisola del Sinai, le alture del Golan, la Cisgiordania, la Città vecchia di Gerusalemme (che sarà successivamente annessa) e Gaza. Le Nazioni Unite intervengono per risolvere il conflitto e organizzare un cessate il fuoco nel quale chiede il ritiro israeliano dai territori occupati.
1967
La cronologia del conflitto araboisraeliano dal 1917 a oggi __________________________ Di Giulio Viceconte ‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾ 1917 Le truppe inglesi conquistano la Palestina.
1920 L’Inghilterra inizia a favorire l’immigrazione massiccia ebraica in Palestina 1936-1939 – La Grande Rivolta Araba. La popolazione palestinese indice uno sciopero generale contro la gestione britannica dell’immigrazione ebraica. Lo sciopero si trasforma nell'estate del '36 in aperta ribellione armata. Al termine della rivolta nel'39 le vittime palestinesi saranno 15.000.
1947 – il piano di divisione. L’ONU predispone un piano di divisione della Palestina in due Stati: uno arabo (comprendente il 45% del territorio, con una
popolazione ebraica quasi nulla) e l’altro ebraico (coprendente il 55% del territorio, ma con gli ebrei maggioranza solo nella regione di Tel-Aviv e minoranza altrove), mantenendo Gerusalemme come territorio neutrale sotto l'egida dell'ONU.
1947/1948 – La pulizia etni-
ca. Primi scontri sul confine tra nazioni della Lega Araba e coloni ebrei e inizio della "pulizia etnica" nei confronti dei residenti arabi nel territorio assegnato agli ebrei da parte dei gruppi armati ebraici (che causerà più di 100.000 profughi e alcune centinaia di morti e porterà i coloni ad essere maggioranza nella maggior parte del territorio 1973 - La guerra del Kippur. a loro assegnato). Nella festività ebraica dello Yom Kippur, Egitto e Siria attaccano Israele. Anche l'Iraq si unisce 1948 – Proclamazione dello all'attacco e gli altri Paesi arabi Stato di Israele. Il 14 mag- contribuiscono allo sforzo comugio 1948 a Tel Aviv, il leader ne. Preso di sorpresa, Israele David Ben Gurion (nella foto) impiega diversi giorni per mobiproclama lo Stato di Israele. litarsi e subisce pesanti perdite Questo provoca l'invasione da ma riesce a respingere l’offensiparte degli eserciti di cinque va paesi: Egitto, Siria, Transgiordania, Libano e Iraq. La guerra 1987 – La Prima Intifada. I finirà il 7 gennaio 1949 palestinesi che vivono a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme si
rivoltano contro gli israeliani in un movimento noto come "intifada": la "rivolta".
1993 – La tregua storica. Storica stretta di mano tra Arafat(capo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e Rabin (primo ministro israeliano) alla Casa Bianca.
2001 – La Seconda Intifada. Le tensioni accumulate per lo stallo dei trattati di pace del ’93 esplodono in una seconda rivolta, dopo che il primo ministro israeliano Ariel Sharon compie una visita da alcuni giudicata provocatoria al Monte del Tempio: luogo sacro per i musulmani
2004 – L’Operazione Arcobaleno. Operazione per distruggere i corridoi del contrabbando di armi tra Gaza e l’Egitto. Durante una manifestazione palestinese a Rafah, Israele lancia quattro missili sui 1000 manifestanti: uno durante corteo e altri tre durante le operazioni di soccorso. In seguito Israele negherà di aver colpito volutamente il corteo. 10 morti palestinesi.
2006 – L’operazione Piogge Estive. Dopo il lancio di alcuni missili Qassam da parte di Hamas contro alcune città al confine di Gaza, Israele mobilita tutte le forze militari ed entra a Gaza. 394 morti palestinesi, 5 morti israeliani. ■
focus
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IL CONFLITTO ARABO – ISRAELIANO Storia recente di due popoli con una stessa origine. __________________________ Di Alessandra Petagna ‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾ C’era una volta una terra nel Vicino Oriente la Palestina, al centro della sete di potere di molte popolazioni. Inglesi, francesi, egiziani, ebrei si dichiaravano suoi legittimi “padroni”. C’era poi anche chi desiderava esserne semplicemente un abitante, ma questo ha poca rilevanza per la nostra storia. La vicenda ha origine nell’Ottocento, sebbene lo Stato di Israele sia stato istituito soltanto sessantuno anni fa ed è forse il caso di cominciare la narrazione
proprio dagli eventi di quel remoto 1947. Al termine della seconda guerra mondiale, mentre in tutto il mondo si avviavano processi di ricostruzione, fu sottoposta ad una speciale commissione dell’ONU la delicata questione dell’amministrazione di una striscia di terra del Medio Oriente, nella quale da ormai vent’anni ebrei e palestinesi, obbligati alla convivenza dalle pressioni della Gran Bretagna, si scontravano a colpi di pietre & agguati. L’ONU propose la creazione di due stati a sé stanti, quello di Palestina e quello di Israele, e di un terzo comprendente la sola Gerusalemme sotto il controllo delle stesse Nazioni Unite: la risoluzione complicò tuttavia ulteriormente la situazione, cosicché ebbe origine una guerriglia sempre più sanguinosa, alimentata soprattutto dalla fazione sioni-
sta, che culminò in una serie di attentati che spinsero gli inglesi alla ritirata dopo un lungo periodo di gestione. In quello stesso anno la Palestina diede vita al movimento di liberazione da Israele, che fu però pronta al contrattacco con armi acquistate dalla Cecoslovacchia: i palestinesi furono scacciati, alcuni importanti esponenti dell’ONU uccisi, nessuna delle due tregue stipulate rispettata dallo Stato ebreo. Dopo alcuni scontri tra Israele ed Egitto, risalenti alla metà degli anni ‘50, il rapporto tra le due nazioni si incrinò nuovamente nel ’67, quando i diplomatici delle Nazioni Unite lasciarono Gaza, possedimento egiziano al centro delle mire israeliane e Tel Aviv dichiarò la riapertura del conflitto adducendo come scusa il blocco del traffico marittimo da parte de Il Cairo. La
potenza delle forze aeree israeliane rese quella una guerra lampo a suo favore. Tuttavia l’ONU riuscì successivamente a far riottenere all’Egitto i territori sottratti durante lo scontro, sebbene gli estremisti ebrei al potere non accettarono le trattative. Stava intanto nascendo in Palestina l’OLP di Yasser Arafat. Seguirono negli anni Settanta la guerra del Kippur, alla cui base vi fu un attacco a sorpresa delle truppe della Lega Araba guidata dall’Egitto, ed una sempre maggiore indifferenza da parte della Lega stessa verso lo Stato di Israele, che portò alla stipulazione di un trattato di pace alla fine del decennio. Gerusalemme fu dichiarata unica capitale dello Stato di Israele, mentre crebbe nell’animo dei civili la voglia di distruggere l’OLP; furono pertanto create delle zone palestinesi lungo il confine israeliano e dopo breve tempo si sfociò in un’invasione del vicino Libano, secondo la volontà dell’allora ministro della Guerra Ariel Sharon. La fama del conflitto era ormai mondiale all’avvio dell’Intifada nell’87: disobbedienza civile di matrice araba consistente nel lancio di pietre, ripresa anche nel più recente 2001; alla fine degli anni ‘80 risale anche la fondazione dell’organizzazione terroristica di Hamas, nella quale confluirono diversi membri dell’OLP. Clinton nel ’93 riuscì a far incontrare a Washington Arafat ed il Primo ministro israeliano Rabin: le promesse di liberare la striscia di Gaza e di interrompere le ostilità non furono però mantenute, anche se vennero rilasciati alcuni prigionieri politici palestinesi e fu tentata la strada del dialogo, soprattutto dopo l’uccisione dello stesso Rabin per mano dell’estrema destra religiosa israeliana; le trattative si sono ugualmente rivelate fallimentari ed in seguito alla recente morte di Arafat ed all’elezione di Abu Mazen sono ripresi gli atti terroristici, la guerriglia e lo sgombero di Gaza – voluto anche da Sharon – oggi controllata dall’ONU e sede degli scontri più violenti. ■
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L’INTERVISTA
LA GUERRA E I DIRITTI UMANI Intervista a Riccardo Noury, portavoce sezione italiana Amnesty International __________________________ Di Giulio Viceconte ‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾
Che ruolo ha avuto Amnesty International durante il conflitto Israelo - palestinese? Abbiamo denunciato sin dall’inizio il fatto che il conflitto arrivava in un situazione già drammatica
da un punto di vista umanitario per Gaza, nel quale la popolazione civile era in una condizione di sopravvivenza sotto assedio e sotto chiusura quasi totale dell’ingresso di aiuti umanitari e altri generi di prima necessità e in tutte e tre le settimane del conflitto abbiamo più volte ricordato a Israele gli obblighi di astenersi dagli attacchi sproporzionati contro obiettivi civili e ogni volta che ci sono stati attacchi di questo tipo li abbiamo denunciati. Abbiamo chiesto in tutte e tre le settimane che ci fosse una tregua permanente che consentisse l’afflusso di aiuti umanitari, il soccorso dei feriti e il ripristino di condizioni di vita decenti. Abbiamo anche denunciato l’uso del fosforo bianco, che è un’arma
altamente incendiaria, contro obiettivi civili e abbiamo chiesto a Israele di rendere note tutte le armi che ha usato, perché tutt’ora i medici palestinesi non riescono a curare in modo efficace i feriti, non capendo che tipi di arma hanno provocato le ferite.
Come le sembra questa tregua, è solida o appesa ad un filo? È precaria perché certamente Hamas è un vicino non affidabile sul piano del rispetto della tregua: lo ha dimostrato rompendola due mesi fa e ricominciando a lanciare razzi su obiettivi civili (ovvero villaggi e città in Israele del sud) e basta poco, anche un razzo che non centri alcun obiettivo, perché Israele possa riprendere la sua campagna militare
con la solita sproporzione di mezzi, di forze e di armi che fa sì che ogni attacco israeliano su Gaza abbia un effetto rovinoso.
Le informazioni che ci provengono da Gaza sono veritiere o in qualche modo filtrate? Per noi di Amnesty le informazioni affidabili al cento per cento sono quelle che ricavano i nostri ricercatori quando arrivano sul posto. Quello che succede prima è certamente più difficile da accertare come oggettivo e veritiero e quello che dobbiamo constatare ulteriormente è che quando c’è un conflitto la propaganda gioca un ruolo importante. Oggi abbiamo di fronte a noi, per esempio, il fatto che Israele ha sistematicamente negato all’inizio di aver usato il fosforo bianco e che Hamas ha negato di aver usato scudi umani. In realtà le due dichiarazioni erano false, nel senso che sia da un lato Israele ha usato il fosforo bianco, sia i guerriglieri di Hamas si sono rifugiati all’interno di scuole e case, in alcuni casi anche contro la volontà di chi ci stava.
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che si chiama “il quartetto”, che è composto da Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite e su questo la comunità internazionale non ha avuto un ruolo significativo per sessant’anni, diciamola così.
La domanda “da un milione di dollari”: quale potrebbe essere la soluzione al conflitto?
È possibile trattare con Hamas, nuova presidenza Obama e su conflitto israelo – palestinese ha se non con la sua ala militare, quello che potrò fare la segreta- la stessa età della Dichiarazione ria di stato Clinton. Universale dei Diritti Umani, che almeno con quella politica? È necessario fare tutto perché ci sia una tregua permanente, ci sia dialogo, ci sia soprattutto il ripristino di condizioni di vita accettabili per la popolazione di Gaza. Quello che sembra evidente e su cui punta l’attenzione il mondo è che israeliani e palestinesi, lasciati da soli, purtroppo, non hanno la forza, forse neanche la volontà, di arrivare a quello che è il prospetto inevitabile: due stati, due popoli che vivono, convivono e confinano in maniera serena
Israele ha dichiarato che l’obiettivo principale di questa guerra è stato quello di indebolire Hamas. Secondo lei Hamas uscirà rafforzato o indebolito? Se questo era l’obiettivo di Israele io temo che – e vorrei tanto sbagliarmi – questa campagna militare di tre settimane abbia creato nella popolazione palestinese un risentimento, una rabbia ,un senso di ingiustizia che è difficile che si possa tradurre in un ulteriore indebolimento di chi controlla il territorio, cioè Hamas. Speriamo di sbagliarci ma non si è mai visto che una guerra così rovinosa possa produrre un futuro di pace, se non c’è qualcuno dall’esterno, super partes, che impone alle sue parti di smetterla. Ovviamente le attenzioni in questo periodo sono rivolte sulla
è stata adottata dalle Nazioni Unite nel ’48. Allora, se per sessant’anni, i sessant’anni di vita della dichiarazione, non si è arrivati ad una soluzione duratura e pacifica, è evidente che ci siano responsabilità enormi anche da parte di chi in forma istituzionale o meno avrebbe potuto avere un Io la vedo in questo modo: il ruolo significativo. C’è una cosa
C’è stata una responsabilità europea o in generale occidentale nella storia dell’intero conflitto? Cioè, l’intervento di altri paesi – qualora ci sia stato – è servito davvero ad aiutare i rapporti tra i due paesi o li ha incrinati ulteriormente?
Questa è veramente difficile. Quello che Amnesty può dire, perché è un’organizzazione che non fa analisi politica ma si occupa di diritti umani, è che se non c’è un rispetto dei diritti umani, cioè, se i diritti umani non sono al centro di qualunque tipo di negoziato non si fa un passo avanti. Diritti umani vuol dire che ci sono due entità statali che rinunciano all’uso della forza, vuol dire che ci sono due entità statali che non bombardano obiettivi civili, che fanno inchieste sul comportamento dei propri responsabili, che individuano le responsabilità per crimini di guerra, che hanno idea di un futuro in cui all’interno e all’esterno i diritti umani sono rispettati. Questa è la condizione, secondo noi, perché ci sia un futuro di pace. ■
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ITALIA
IL CASO ROMEO Inciuci e retroscena dell’ultimo scandalo napoletano __________________________ Petagna dalla prima indagato dalla procura di Napoli per una gara approvata e mai bandita dal Comune per un servizio di manutenzione delle strade. Nell’inchiesta in corso sono coinvolti anche magistrati, deputati ed assessori – tra i quali l’ex Onorevole della Margherita Giuseppe Gambale ed il provveditore alle opere pubbliche Mario Mautone – accusati di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta. Le operazioni immobiliari del Gruppo Romeo non sono tuttavia limitate al solo
territorio napoletano: esistono infatti sedi della ditta anche nella Capitale, dove l’uomo di affari ha gestito la vendita di immobili di proprietà della Regione ed ha vinto l’appalto stradale indetto dal primo cittadino Alemanno, e nella città di Milano, nella quale l’impresa da lui fondata ed amministrata si occupava – e dovrebbe tutt’oggi occuparsi – del riscaldamento di molti appartamenti di vari enti.
«…Mi descrivono come Belzebù, sono un agnellino nella foresta…»: possibile mai credere ad una tale dichiarazione, soprattutto se pronunciata dall’affabulatore Romeo, in grado di ottenere la collaborazione di molti politici campani grazi e a simi li, “smielate” parole? I PM non ne sembrano granché convinti e gli interrogatori ne sono una dimo-
strazione. Dopo l’esame delle intercettazioni telefoniche delle conversazioni tra l’imputato ed il suo presunto complice Gambale, nelle quali era stata rappresentata la Babilonia del Comune di Napoli come guidata da un’idiota – la Iervolino – circondata però da acutissimi consiglieri, la situazione è stata ribaltata: gli stessi assessori adesso appaiono incapaci, con la sola eccezione di Laudadio, mentre il sindaco è presentata addirittura come una sconosciuta, «...incontrata soltanto di sfuggita...». Al centro delle attenzioni dei magistrati sono poi le relazioni che intercorrevano tra l’accusato ed i principali esponenti della ex Margherita – oggi confluita nel PD di Veltroni – ed in particolare il rapporto, da lui stesso definito amichevole e dal quale sembra che Gambale fosse stato improvvisamente escluso, con De Mita, ex assessore della Campania. Peccato, dato che proprio “l’emarginato” Gambale avrebbe introdotto l’imprenditore nei più esclusivi centri di potere nazionali: Bassolino, Rutelli, Fioroni, Di Pietro junior, tutti personaggi sempre pronti ad assecondarlo in cambio di assunzioni e sub -
appalti secondo le dichiarazioni dello stesso Romeo. Il ministro dell’Istruzione dello scorso governo Prodi si tira tuttavia indietro dalla faccenda, affermando di non avere mai aderito alla CONSIP - società per azioni del Ministero dell'Economia e delle Finanze – come propostogli da Romeo, a differenza di gran parte degli ulteriori ministeri cui è affidata la gestione del Paese. Tocca alla Iervolino la difesa della sua giunta, attualmente allo sbaraglio: l’imprenditore sembra non essere mai stato un consulente globale del Comune, tantomeno il sindaco avrebbe mai pensato che i suoi collaboratori potessero essere coinvolti in affari del genere. Ed inevitabilmente riaffiora alla memoria la figura di Nugnes, suicida lo scorso 27 dicembre, «…vittima di
una situazione più grande di lui... ». Le pagine più importanti di questa intricata storia tutta campana sembra che debbano ancora essere scritte e molto probabilmente quando le leggeremo sarà in seguito alla sentenza di un tribunale. ■
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__________________________ Di Mattia Ostinato ‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾ Ormai i giochi sono stati fatti e le carte calate. Dopo un anno e mezzo di agonia Alitalia non esiste più. È stata venduta alla Cordata Italiana che ne ha preso il posto sul territorio. Dopo cortei e scioperi i tumulti si sono in parte placati e il 13 gennaio la nuova compagnia ha preso il volo con Air France come partner straniero. Alitalia,un’azienda apparentemente florida, dopo più di sessant’anni chiude, ma perché? Di certo non perché la qualità dei servizi fosse scadente (considerata anzi una delle migliori in Europa) ma a causa della mala gestione,della voracità dei manager (squali del calibro di Cimoli), del nepotismo e dei miliardi di lire spesi inutilmente. Dopo parecchi anni chiusi in rosso, Alitalia è stata costretta a vendere e la scelta era fra due società: da una parte il colosso internazionale AirFrance-Klm e dall’altra una raffazzonata cordata di imprenditori come tronchetti Provera e Benetton con il patrocinio del premier che in nome dell’ italianità (e del profitto illecito) si è opposto ad un “moderno Davide” a favore di un “Golia aereo”, pur non avendo esperienza in campo. Unica eccezione il signor Colaninno, proprietario di AirOne. In barba al governo Prodi, che voleva vendere Alitalia ai francesi e promettendo di effettuare meno esuberi di quanti avesse dichiarato di voler fare Airfrance (promessa che non hanno mantenuto, ma guai a ricordaglielo) la combriccola di imprenditori è riuscita, con l’ appoggio del governo Berlusconi, ad estromettere i francesi dalle trattative e ad acquisire Alitalia nella loro Cai (ora Nuova Alitalia). E qui cominciano gli imbrogli come ad esempio il fantasioso metodo per disfarsi dei debiti di Alitalia e al contempo di quelli di “Toto” Colaninno di AirOne. Una delle prime azioni di Cai fu infatti quella di acquisire AirOne integrandola in Alitalia, dividendo la compagnia in due parti: una da far affogare nei debiti e un’altra senza debiti da fare andare avanti. azione ai limiti della legali-
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L’ODISSEA DI ALITALIA tà che ha però permesso ai nostri eroi di poter mandare avanti una compagnia aerea depurata dalle pendenze accumulate da manager non molto dissimili da loro con buona pace del governo. Prendendo ispirazione da un certo premier che, dopo aver promesso in campagna elettorale di trasformare l’Italia in un paradiso (senza specificare se fiscale), ha dichiarato subito dopo le elezioni di dover prendere delle“decisioni impopolari”. I nostri eroi della CAI hanno purtroppo dovuto alzare il numero degli esuberi da duemila a diecimila, scatenando così un’onda di proteste da parte di tutti i dipendenti di Alitalia e dei sindacati che non ha portato loro altro se non l’etichetta di “sinistroidi sovversivi” Dopo poco tempo dalle proteste, però, i magnifici (dicias)
sette (sedici più il Premier) si sono accorti di non poter gestire da soli una compagnia così grande e con la morte nel cuore si sono dovuti rivolgere ad AirFrance come partner straniero, trovando un accordo che accontentasse entrambe le parti. La cordata ha ora dalla sua un colosso dei cieli come Air France a cui lasciare le decisioni importanti e AirFrance si ritrova con Alitalia in mano pur avendo speso un terzo della sua offerta iniziale e con diecimila dipendenti in meno sul groppone, il tutto con diritto di prelazione (cioè che se un qualunque azionista di Alitalia volesse vendere la sua quota dovrebbe per forza offrirla prima ad Air France). Ma i nostri eroi devono superare ancora un ultimo ostacolo: la scelta dell’ HUB. I candidati ad ospitare il centro nevralgico della compagnia sono Malpensa
(difesa dalla Lega) e Fiumicino (difesa da An e Air France a cui fa comodo un HUB proteso sul mediterraneo e che non entri in concorrenza con l’aeroporto Charles De Gaulle). Queste son dunque le vicende dell’ eroica cordata, che però non sono ancora finite, infatti mentre questo articolo viene letto la sfida per l’Hub (con tutti gli interessi politici ed economici) raggiunge toni epici. ■
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OPINIONI non è cieco vedrà anche le luci”. Giorgio Napolitano qui non si
tratta di cecità,si tratta che per vedere qualcosa in questo buio bisognerebbe avere dei super poteri “Più che una riforma, la mia credo sia una manutenzione della scuola”. Mariastella Gelmini, pdl. E i cartelli “stiamo lavo-
rando per voi”non li hai messi Mariastar ? “Io ero un capo naturale. Ero considerato un intellettuale dalle mie parti”. Clemente Mastella, udeur. chi non conosce il “Vate
di Ceppaloni”. Prossimamente visitabile anche la sua residenza: “il Vittoriale degli Imbroglioni [Rispondendo alla richiesta di ritiro dal governo per proseguire il dialogo sul partito di centro] “Se l'Udc pensa che io mi dimetta dal governo vuol dire che non hanno capito la mia idea politica”. Clemente Mastella, udeur evidentemente l’
IPSE DIXIT
avevano capita meglio di te “A Prodi dico che dal mio gruppo non arriverà nessuno sgarbo. Siamo politici leali”. Clemente Mastella, udeur 5 ottobre 2007 Le ultime parole famose… ■
IL PEGGIO DELLA POLITICA __________________________ Di Mattia Ostinato ‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾ “Sono sicuro che la storia dirà che George W Bush è stato un grande,davvero grande, presidente degli stati uniti d’America”. Silvio Berlusconi, Pdl e così,
dopo aver sconfitto le blasfeme orde del male irachene, San Bush ascese al cielo ed ora siede alla destra di Berlusconi. Sempre tratto dal Vangelo secondo Fede. [Commentando la crisi di governo della sinistra nel febbraio 2007] “È un disastro, mi perdo la Roma in Champion's League”. Massimo d’Alema, Pd
così facendo guadagnarsi un rei di usare l’8 per mille per posto nell’ etereo (e Fiscale) costruire ospedali psichiatrici paradiso della Padania libera per leghisti “Noi i fascisti li teniamo sotto “Come dice il poeta, scusate se tiro con il Winchester”. Umberto la mia ignoranza è minore della Bossi, Lega Nord in fondo sicco- vostra”. Giulio Tremonti, Pdl
me i Leghisti tendono a sparare Eddai, non fare il modesto, lo ad altezza uomo Berlusconi si sappiamo che non c’ è alcun salverà bisogno che ti scusi “Il cristiano che vota a sinistra si schiera dalla parte del peccato e del demonio”. Roberto Calderoli, Lega Nord e quindi fratelli
ricordatevi che solo adorando il Premier e seguendo le reti Mediaset araldi di libertà otterrete la salvezza. Tratto dal Libro dei profeti Leghisti
“Chi rimane a galla, vince”. Bobo Craxi, Rosa nel Pugno. E noi
sappiamo che i palloni gonfiati galleggiano [Sul lodo Alfano] “A me sembra una buona legge che va incontro proprio ai diritti dei cittadini”. Sandro bondi, Pdl
Non ti preoccupare massimiOrmai se non sei Presidente del no,che tra poco ci sarà il circo… “La Lega non cambia linea vo- consiglio,della repubblica o delle gliono l'8 per mille? Noi ai clan- camere non sei nemmeno più “Avremo tutti il mitragliatore in destini bastardi gli diamo il mille un cittadino mano e sarà un piacere portar- per mille di calci in culo con la mene un po' all'altro mondo”. legge Bossi-Fini”. Mario Borghe- “Se il giornalista è cieco vede Umberto Bossi, Lega Nord. e zio, Lega Nord io invece propor- solo le ombre. Se il giornalista
Umberto Bossi parla del figlio
“Delfino, delfino... Per ora e’ una trota. E’ un ragazzo curioso. Come tutti quelli della sua eta’, si interessa alle cose piu’ importanti. Preferirei che continuasse a studiare, che facesse Economia e commercio, che diventasse commercialista che e’ piu’ sicuro... “
I I L T G IBU R T T A
20 0 5 nella casa di Cattaneo, a Lugano, pronunciò le seguenti parole: “Ad un’Europa massone, noi preferiamo Carlo Cattaneo”. Carlo Cattaneo era notoriamente massone, tanto che il monumento milanese che lo raffigura (realizzato dal massone Ettore Ferrari) recita: « Febbraio 17 1907 A Carlo Cattaneo 17 V 1947 La massoneria italiana » Questo, però, Bossi lo ignora, così come tante altre cose.--‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾ Ecco, ora immaginate una cima come Renzo Bossi scrivere (e già ci vuol uno sforzo immaginifico notevole) una tesina su Cattaneo, non dico senza saperne niente, bensì distorcendo e inventandone di sana pianta il pensiero. Ben meno impegnativo è immaginarne la bocciatura. Invece no, per il nostro pregiudicato (finanziamento illecito al partito) ministro, la colpa è dei docenti meridionali che ce l’hanno col suo figliolo e, dal momento che, quando non è chiuso nella sua gabbia a ringhiare e rosicchiare femori di rom, Bossi incute terrore nei suoi alleati, ottiene che sia ripetuto l’esame di Renzo, a Novembre, sotto il controllo di un ispettore ministeriale. Questa volta, il brillante Bossi Junior lascia perdere filosofi ottocenteschi e scrive (commissiona?) una tesina di fisica. Non ci è dato di sapere se Renzo ha raccontato di quando Galileo gettava bimbi rumeni dalla torre di Pisa o di come Einstein odiasse gli Ebrei, sta di fatto che il povero martire, nonostante l’intercessione dell’ispettore mandato dal padre, ha collezionato una nuova bocciatura.
ario d i d
Giugno 2007. Esame di stato. Renzo Bossi, pargolo del noto dislessico, è costretto da malvagi docenti comunisti a ripetere l’ultimo anno. Giugno 2008. Esame di stato. Renzo Bossi, pargolo del noto dislessico, è costretto da malvagi docenti comunisti a ripetere l’ultimo anno. Ma ora, il sedicente priapico padre è ministro. Alcuni ringhi e rantoli del suddetto vengono tradotti dall’interprete, un Rottweiler, con le seguenti parole: “Dopo il federalismo bisogna riformare la scuola. Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord. Un nostro ragazzo è stato bastonato agli esami perché aveva presentato una tesina sul federalista Cattaneo. Questi sono crimini contro il nostro popolo e devono finire.” __________________________
Breve digressione su Carlo Cattaneo. Tra la famiglia Cattaneo e la famiglia Bossi non corre buon sangue. L’inizio della tremenda faida può essere fissato al momento in cui Umberto viene a sapere di Cattaneo, forse (difficilmente) legge qualche suo scritto e fondamentalmente non ci capisce un cazzo. Una parola, però, gli rimane impressa: federalismo. Per quelli che fossero interessati, va detto che Cattaneo, all’alba dell’unificazione d’Italia, portava avanti l’idea di federalismo politico non certo in chiave antimeridionale come l’avvinazzato di cui sopra, bensì per evitare che la sua Lombardia fosse sottomessa a quella stirpe turpe e barbara che erano e sono i Savoia (Cattaneo venne eletto al Parlamento e rinunciò al seggio perché si rifiutò categoricamente di giurare innanzi al Re). Questo, però, Bossi lo ignora, così come tante altre cose. Ad ulteriore esempio, ricordiamo come Umberto, nell’Aprile del
tale a n de
Ora che una brillante carriera universitaria è stata stroncata sul nascere, si può ipotizzare che Renzo sarà scagliato (verbo che indica tanto la violenza del gesto quanto l’incapacità d’intendere e di volere dell’oggetto) dal padre in politica. Anche perché, se abbiamo avuto (e abbiamo) senatori come Ciarrapico, che non riesce ad accoppiare due parole di
senso compiuto in lingua italica, ministri come Bondi, noto scrittore di poesie sgrammaticate, Mastella, che attribuisce a Neruda versi di tale Martha Medeiros, giornalista brasiliana, e Bossi, dei cui latrati abbiamo abbondantemente parlato, presidenti di Senato come Schifani, che non si accorge della gaffe del ministro Gelmini che parla di “egìda del Governo Prodi”, e presidenti del consiglio come Berlusconi e il suo
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inglese da SuperMario, un soggetto più unico che raro come Renzo Bossi, capace di farsi bocciare tre volte all’esame di maturità, diventerebbe come minimo Presidente della Repubblica in tempi record. Come dite? Bisogna aver compiuto cinquanta anni? Poco male, quelli glieli aumentano con una legge apposita…■
L’ESAME DELLA TROTA
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ESTERI La presentazione di un’America “amica di tutti i paesi” e “pronta a tendere la mano ai vecchi nemici, se essi saranno pronti ad aprire il loro pugno”, l’immagine di un’America il cui potere si basa sull’uso prudente della forza, sulla profondità di ideali e sull’umiltà e la misura, sono segni di incoraggiamento e fiducia nell’avvenire della politica ed esprimono la possibilità di una nuova credibilità in un momento di crisi e la convinzione che “lo spirito della democrazia prevarrà sul terrorismo”, come ha commentato il Presidente della Repubblica Napolitano. Ma il motivo della grande commozione e partecipazione che il discorso ha suscitato è senza dubbio l’espressione degli ideali di libertà e uguaglianza di tutti gli uomini, del diritto a “perseguire la felicità in tutta la sua pienezza”, diritti che Martin Luther King sognava, diritti a lungo negati, che sono ora celebrati nel “giuramento più sacro di tutti” “da un uomo il cui padre meno di sessanta anni fa non avrebbe potuto essere servito in un ristorante” solo per il colore della sua pelle.■
MR FORTY-FOUR L’insediamento di Obama e la speranza in una nuova America __________________________ Di Francesca Lalla ‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾ Il 20 gennaio 2008 Barack Obama, 44° presidente americano, ma primo presidente afroamericano degli Stati Uniti, ha giurato fedeltà sulla Bibbia di Abramo Lincoln davanti ad una folla di due milioni di persone e con gli occhi del resto del mondo puntati addosso. Ancora una volta Obama ha conquistato tutti con un discorso unico, seppur denso di reminescenze di celebri discorsi del passato. Spiazzante è stato l’atteggiamento di estrema collaborazione espresso verso gli avversari politici e verso la precedente amministrazione Bush, che il Presidente ha ringraziato
per “il servizio reso alla nazione”. Tuttavia ciò non ha intaccato il carattere di profonda rottura rispetto alla politica della precedente amministrazione del progetto politico di Obama, perché, si sa, i discorsi d’insediamento sono “mappe” dei percorsi politici che i presidenti intendono seguire, oltre che esercizi di retorica patriottica. Toccando le problematiche più imminenti di politica interna: la crisi economica – che per la sua entità ricorda la grande depressione degli anni Trenta – e le scottanti tematiche di politica estera (dalla guerra in Iraq alla questione del nucleare, dai problemi ambientali alla guerra al terrorismo), Barack Obama ha mostrato grande determinazione, appellandosi ai valori dei Padri Fondatori, per affrontare le esigenze dei tempi nuovi : “Forse le nostre sfide sono nuove[…]Ma i valori da cui dipende il nostro successo – lavoro duro e onestà, coraggio e fair play, tolleranza e curiosità, lealtà e
patriottismo – tutto questo è vecchio”. Non è certo un momento facile per diventare presidenti, ma se le aspettative sono alte e l’attesa quasi messianica, dall’altra parte c’è la risolutezza a far prevalere “la speranza contro la paura” , come Obama ha detto, parafrasando il presidente Roosevelt, che fronteggiò a testa alta la grande depressione, attuando un intervento massiccio nell’economia e dando una scossa morale e psicologica al paese. Tale volontà e la fiducia nella fede e nella determinazione del popolo americano sembrano i presupposti per un vero cambiamento e per l’inizio di “un’era della responsabilità”. Oltretutto l’atteggiamento del neo presidente, volto a ristabilire il rapporto di fiducia tra il governo e il popolo, che riecheggia la parole di Kennedy: “Non chiedete cosa il vostro paese può fare per voi, chiedete cosa voi potete fare per il vostro paese” sa di buono e fa ben sperare.
DE ANDRE’
Riflessione su De Andrè a dieci anni dalla sua scomparsa __________________________ Di Mario Caruolo ‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾ Hanno detto di lui: “Mi pare che sempre di più sarebbe necessario che invece di dire che Fabrizio è il Bob Dylan italiano, si dicesse che Bob Dylan è il Fabrizio americano.” e “De André non è stato mai di moda. E infatti la moda, effimera per definizione, passa. Le canzoni di Fabrizio restano”. E se sulla prima affermazione qualcuno nel mondo potrebbe avere qualche dubbio, sulla seconda non c’è nulla da ridire. A dieci anni di distanza dalla morte del cantautore genovese, le sue canzoni sono ancora ascoltate, ma non solo. Soprattutto amate. Sempre più è la gente che continua ad ascoltarlo, sempre più la gente che continuerà ad amarlo. Faber, così come lo soprannominò l’amico di infanzia Paolo Villaggio, nacque il 18 febbraio 1940, per poi morire cinquantanove anni dopo, come lui desiderava, nel gennaio del 1999.
“Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio Ninetta bella dritto all'inferno avrei preferito andarci in inverno” A dieci anni dalla morte nessuno ha dimenticato i suoi testi, sempre ben fissi nella mente di tutta Italia, o quasi. Chi non lo conosce è sfortunato, chi non lo vuole conoscere con la scusa di testi con argomenti troppo impegnativi, è stupido. E purtroppo ce ne sono, e non pochi.
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I suoi testi hanno sempre parlato dei “vinti” di questa società, persone emarginate o sotto il malefico giudizio popolare, come prostitute, lestofanti o suicidi, oppure hanno sempre criticato i potenti. Questa sua ostilità verso i “pezzi grossi” è visibile anche dal titolo di uno dei suoi album, “le nuvole”, le quali, come in Aristofane, personificano appunto i potenti, che oscurano il sole. La fama che si era costruito attorno, lo portò ad essere bersaglio dell’ Anonima Sequestri Sarda, che rilasciò lui e la moglie Dori Ghezzi dopo quasi quattro mesi di sequestro, e soprattutto dopo aver ricevuto un riscatto di oltre mezzo miliardo di lire. In seguito affermò di aver perdonato i suoi carcerieri, ma, coerentemente al suo pensiero, non i mandanti, poiché questi erano persone economicamente agiate. Ha trattato anche uno dei più grandi problemi italiani di sempre, soprattutto nel sud: la disoccupazione. A tal proposito affermò: “Se nelle regioni meridionali non ci fosse la criminalità organizzata, come mafia, 'ndrangheta e camorra, probabilmente la disoccupazione sarebbe molto più alta.” Questa frase provocò un’onda di sdegno e protesta tra le figure più influenti dello stato italiano, le stesse persone che alla sua morte lo osannarono, definendolo ‘grande poeta’. Una morte celebrata e glorificata, accompagnata da oltre diecimila persone. In seguito Paolo Villaggio dirà: “Io ho avuto per la prima volta il sospetto che quel funerale, di
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MI HANNO DETTO DI FABER E aveva ragione. Dalle cose più sgradevoli, come il letame, nascono le più belle, come i fiori. Il letame della società, quello tanto disprezzato da tutti, ma tanto declamato da lui, è la parte mancante, forse, per vivere in una collettività migliore, dove anche gli emarginati, le prostitute, gli stranieri, i poveri e i malati hanno una loro occasione per far nascere un fiore. Questo è stato il suo più grande messaggio. Lui, di “Dai diamanti non nasce niente certo, due o tre fiori è riuscito a dal letame nascono i fiori” farli nascere. ■ quel tipo, con quell’emozione, con quella partecipazione di tutti non l’avrei mai avuto e a lui l’avrei detto. Gli avrei detto: «Guarda che ho avuto invidia, per la prima volta, di un funerale»”. Diecimila persone non si smuovono in una fredda giornata di gennaio per dare l’ultimo saluto ad una persona qualunque, tirate dunque le vostre conclusioni.
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GARGARISMI
__________________________________________ Di Fabrizio Spinelli ‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾ Accartocciai il foglietto con sopra indicato l’indirizzo e lo gettai nel cestino; le mani tremavano come se battute da colpi di grandine, ma il freddo era secco, tagliente, il cielo sembrava un’enorme, splendida, donna bianca. Presi a parlare, freneticamente, mosso dall’imbarazzo, dal peso del silenzio, senza rendermene conto, parlai così tanto che sembrava impossibile smettere.
fare; ora rimase lui immobile, spaventato. Continuammo a camminare, alzò il colletto del suo lungo cappotto, come per proteggersi dal vento, io lo guardai ammirato per un istante, poi volsi timidamente gli occhi al cielo, avvolto nel suo grigio minaccioso. - Milano è una città brut- Pensi mai alla morte?-, disse. Rimasi interdetto, ta e fetida, troppo poco d’improvviso tutte le sillabe che correvano come pigra, è una prigione schizzi di neve per la mia bocca diventarono ghiac- grande in cui non ti accio, e il palato gelò. corgi di essere rinchiuso- Cioran, uomo di grande lucidità, diceva che la - Già, è proprio una gran vita, più che una corsa verso la morte è una dispe- città di merdarata fuga dalla nascita. Quando veniamo al mondo - Non essere inibito, affrontiamo una sofferenza e un disagio che ci por- sono qui per parlare con tiamo avanti tutta la vita, quelli di un passaggio tetraumatico da una situazione conosciuta all’ignoto. - Eh? Cosa? Ma no, n-nQuesto è il primo grande disagio. Il secondo, non n-no, figuratimeno traumatico, è quando ci rendiamo conto che Rimasi in silenzio ancora dovremo morire. Per me questa spaventosa consa- per un po’. Si mise una pevolezza è arrivata verso i quattro anni. L’uomo mano in tasca e cacciò diventa “grande”, diventa spirituale o altro, quando un libricino ormai ingialliriesci a superare questi disagi senza ignorarli. Ora, to, di cui non riuscì a se a essi si aggiunge anche l’esperienza della solitu- scorgere il titolo. Lo prese dine, ecco che allora forse, a differenza di altri che a sfogliare. Ogni pagina vivono protetti dal branco, alla fine della tua vita tu era pieni di solchi, di riesci a “consegnare alla morte una goccia di splen- segni, di piccole scritte, di dore”, come recita quel gran poeta colombiano che cartacce appuntate. è Alvaro Mutis. Se ti opponi, se ti rifiuti di attraver- - Questo è uno dei primi sare e superare questi disagi, per sopravvivere ti libri che ho letto sull’anarorganizzi affinché siano altri a occuparsene e dele- chia, ci sono molto legato. ghi. Questa rinuncia ti toglie dignità, ti toglie la vita. Ci sono tesi che rifiuto, Credo che l’uomo, per salvarsi, debba sperimentare altre che dolcemente l’angoscia della solitudine e dell’emarginazione. La abbraccio; c’è molta filosolitudine. Come scelta o come costrizione, è un sofia, ho intravisto persino qualche implicito riferiaiuto: ti obbliga a crescere. È questa la salvezza.mento a Epicuro. È parecchio interessante. VengoSi zittì d’improvviso, come per paura di divagare, no presentati studi di Henrik Ibsen, di Lev Tolsotj, aveva avvertito la sensazione pericolosa di star ma anche di autori appartenenti a frange più estredando dei suggerimenti, di dire a qualcuno cosa me e violente. Poi ci hanno ficcato i soliti intramontabili Stalin e Lenin, un bel po’ di Marcuse Aforismi che ormai dovunque lo metti non sta mai male. Se posso permettermi il lusso del “Sono un’ombra inquieta dentro la tua ombra dove mi è termine da un punto di vista ideologico lento trovare ancora asilo” sono sicuramente anarchico. Sono uno che “La fatica di guardarsi allo specchio è quella di dover pensa di essere abbastanza civile da riuscire corrispondere al ricordo migliore” a governarsi per conto proprio e , con fidu“Il mio nome è più ricco di me” cia, attribuisce agli altri le sue stesse capa“Cosa farò dei soldi di questo disco? Non so se spenderli cità. Credo che l’esperienza libertaria possa nel farmi tirare la faccia per sembrare più giovane, o se diventare concreta in piccole isole felici. Ma usarli per concedermi il tempo di scrivere qualcosa di è molto difficile. La storia poi ci insegna serio, per sembrare più vecchio” che, una volta preso il potere, i rivoluzionari cessano di essere tali, per diventare ammi“Perché non c’è mai stato uno scrittore come ministro nistratori. Sono di sinistra perché anarchico, della cultura?” e quando sento qualcuno parlare di anar“Un motivo che incanta tutti e sembra nascere dalle chici di destra, per esempio a proposito di mani, un’idea colpita alle spalle, che si rifugia in una Cèline, mi vengono i brividi. Sostenere che canzone, si accartoccia, va sprecata a leccarsi le piaghe esista un’anarchia di destra è come parlare in una canzone” di podisti zoppi: l’anarchia è il modo più “Nell’estasi il corpo si muove talmente in fretta che resta radicale, meno burocratico, più puro di immobile. Questo nell’estasi mistica come nell’estasi essere di sinistradella contemplazione di un’opera d’arte” Non sapevo come poter rispondere, non sapevo cosa dire, presi a balbettare imba“Si comincia col prendere una chitarra/ si finisce col razzato; ma non dovevo lasciare al silenzio prendere della fica” la possibilità di insinuarsi tra i momenti di respiro e quelli di stasi, dovevo parlare, immediatamente, dimostrare di essere Fine. capace di poter reggere questo discorso. Fabrizio De Andrè interpreta Fabrizio De Andrè - A me piace molto Marcuse, lo reputo mio maestroVolevo sprofondare, uccidermi. Non potevo
IL COLORE D (UN dire cosa più inutile e sciocca e banale e. - Anche se tu sei stato allievo di Marcuse, io lo sono stato di una puttana che si chiamava AnnaScoppiamo a ridere fragorosamente entrambi, la tensione si sciolse in un ampio e scaldante sorriso. Prese a parlare della sua giovinezza, io lo interrompevo, non di frequente, per ammortizzare la malinconia e ricalcare solo gli infiniti e lucenti episodi comici. - Genova per me è come una madre, è dove ho imparato a vivere. Genova mi ha partorito e allevato fino al compimento del trentacinquesimo anno di età: e non è poco, anzi, forse è quasi tutto. Anche se a colmare la distanza fra quel quasi e quel tutto contribuirono le canzoni di Brassens. Genova è stata una palestra in cui mi sono esercitato a vivere e quindi, grazie anche alle culture limitrofe, a pensare, scrivere e suonare. Genova mi fa venire in mente La Borsa di Arlecchino, e quei suoi spuntati ma costanti frequentatori, era un teatrino d’avanguardia ricavato nello scantinato di un vecchio bar di Genova, dove anni fa recitavo, assieme ad alcuni compagni, testi di Ionesco e De Ghelderode. Gli amici capitano come la grandine o le cento lire per terra. E passano, a meno che non ci sia un’ostentata volontà di mantenere un rapporto. Ma non sarebbe più amicizia, dato che secondo me l’amicizia deve avere come primo requisito uno spontaneo desiderio di scambiarsi affetto. Un sentimento del genere è destinato a logorarsi, anche semplicemente per noia. Con Paolo Villaggio ad esempio si era creato una sorta di criptolinguaggio, fatto di versi che volevano poi dire una cosa precisa; quando mettevamo la lingua di traverso
Fabrizio De Andre’
“Cosa faro’ dei soldi di questo disco? Non so se spenderli nel farmi tirare la faccia per sembrare piu’ giovane, o se usarli per concedermi il tempo di scrivere qualcosa di serio, per sembrare piu’ vecchio”
- La mia droga è stata l’alcol. Fino al 1985 ho bevuto da una a due bottiglie di whisky al giorno, e questo da quando avevo diciotto anni, da quando ero andato via di casa. Ne sono uscito perché mio padre, sul letto di morte mi chiamò e mi disse “Promettimi una cosa”, e io: “quello che vuoi papà”. “Smetti di bere” e io “Ma porca di un vacca maiala, proprio questo mi devi chiedere?”. Avevo il bicchiere in mano. Ma ho promesso, ho smesso. Per uscirne ci vuole una grande paura o, come mi è successo, una forte spinta emozionale. Scrivere il Cantico dei drogati, per me che avevo una tale dipendenza dall’alcol, ebbe un valore liberatorio, catartico. Il testo non mi spaventava, anzi, ne ero compiaciuto: è una reazione frequente nei drogati quella di compiacersi del fatto di drogarsi. Io mi compiacevo di bere, anche perché grazie all’alcol la fantasia viaggiava sbrigliatissima e sotto l’effetto dell’alcol ho scritto testi di cui vado orgoglioso, come Amico fragile. Il discorso è delicato perché c’è il rischio di fare l’apologia della droga, ma non c’è dubbio che le droghe potenzino la capacità creativa, poiché disinibiscono, e la creatività, come qualsiasi altra attività umana, è fortemente ostacolata dalle inibizioni. Io sono a favore della liberalizzazione delle droghe, anche per motivi sociali, per evitare che organizzazioni cammorristiche o mafiose possano proliferare su di esse La sua voce preziosa si ripeteva fina e fragile, incatenata in quel pacato tono rassicurante. Ogni pensiero o sguardo andava ineluttabilmente a convergere verso quel suo fascinoso e rigido portamento, ero estasiato. Parlammo di tutto, ma proprio di tutto. Di mia madre ad esempio, e della sua, di Pasolini, di Poggio Bracciolini, del 1968 (“che a qualcosa sarà pur servito, a far mettere i blue jeans al signor Sartre, per esempio”), di arte, di calcio: mi mostrò che su quel suo libro c’era segnata, in quarta copertina, una preziosissima formazione del Genoa da lui ipotizzata tempo fa (“del Genoa vecchio, che non è quello di adesso”); parlò di musica e mi disse che ne pensava dei Led Zeppelin, io giocai la carta Sonic Youth; si arrivò poi a Montale, partendo da Lucrezio e passando per Verlaine. - Le idee di Alvaro Mutis sono espresse con precisione e con grande ricchezza di immagini, il mistero viene reso con assoluta chiarezza, e questo è il genere di poesia che preferisco, da Omero a Giacomo Leopardi fino a Lee Masters e Allen Ginsberg. Non che l’avanguardia non mi interessi, ma
DEL VENTO
DIPINTO A CHIAZZE) CHIAZZE) fuori dalla bocca e fingevamo di masturbarci, significava che stava passando qualche tronco di figa. Eravamo e vivevamo come due fratelli. I nostri sono stati soprattutto rapporti umani, spendevamo tutto ai baracconi, a bagasce. L’amicizia è molto differente dall’amore. L’amore è un equivoco della ragione, un momento di ebbrezza euforica che poco per volta si trasforma e ci si rende conto che in effetti è un equivoco. Piano piano nascono altri sentimenti, meno nebulosi e meno entusiastici, come l’affetto che porta al desideri di confidenza, per finire in una sorta di società omertosa che poi è la famiglia. Che ti offre sicuramente dei vantaggi, ma che è comunque un’istituzione antisociale. Questo, per bene che vada. Che pena quando l’abitudine scolora tutto e la notte ci si ritrova a letto, estranei. Fai l’amore come un impiegato del catasto sbriga una pratica. Arriva il momento in cui il tempo fa giustizia di tutto: la passione, la fantasia. E allora ti svegli dal sogno, capisci che l’amore è un equivoco della ragione e la famiglia è solo un bunker, per metterti al riparo dalla società. Hai presente Cartesio? “E il sonno dogmatico gli si ruppe nella mente.”Ormai le briglie erano sciolte, il pensiero fluiva, attraverso le parole, in un flusso ritmato e limpido, senza sbavature. Dalla tasca raccolsi un minuto pacchetto che mi affrettai ad aprire con gesti rapidi e nervosi; ne estrassi una piccola pietra di fumo che, strada facendo, sbriciolai con una fiammella, conservando il ricavato in una mano appositamente curvata. Spezzai una sigaretta, lo mischiai al tabacco. Avvolsi tutto in una cartina. Accesi il capo dello spinello e tirai con forza. Gettai il fumo con pesantezza e perverso compiacimento, la piccola nuvola di hashish andò diradandosi lentamente.
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provo meno piacere, leggendo, e soprattutto trovo che produca epigoni scadenti, le cui poesie fanno il verso alle profezie dei folli senza la vertigine di una follia originaria. Senza dubbio la ricerca è alla radice di ogni linguaggio artistico, ma ogni singola opera richiede una ricerca radicale. Quindi nell’avanguardia si corre spesso il rischio di codificare un’invenzione facendone un sistema, di cadere in un cliché. Ho una concezione preromantica dell’arte. Non credo nell’artista genio solitario. Le collaborazioni sono evolutive. Quando si scrive si possono imboccare due strade: o si collabora con i vivi o con i morti. Da un punto di vista economico e d’immagine, è sicuramente più utile avvalersi dei secondi, non fosse altro per il farro che i morti non firmano. Io preferisco collaborare con i vivi per la possibilità che questi ultimi ti danno di un confronto diretto, di un dialogo, di reciproci incitamenti e censure. Con tutte il rispetto e le dovute proporzioni, vorrei ricordare che anche Gesù Cristo aveva dei collaboratori: ne aveva addirittura dodici! Ho inseguito attraverso le canzoni il pane quotidiano. Per me scrivere equivale alla nevrosi…Un fiocco di neve scese dalla compatta coltre grigiastra per accucciarsi sul suo naso. - La mia solitudine personale è molto meno sofferta perché me la sono cercata, e forse è proprio grazie a questo ho avuto fortunaCi appoggiamo a un muro ruvido e sporco che costeggiava l’entrata di un palazzo. Mi sorrise, calorosamente, guardandomi negli occhi, forse per la prima volta. Era timidissimo. Non credo ci scambiammo altre parole, o forse la toccante malinconia provocatami dall’affetto del suo saluto mi impedì di ricordarle. Fu fugace, rapido, ma intenso, sensuale. Se ne andò con poche dolci parole di commiato, fece pochi passi e si voltò, mi guardò sorridendomi in un breve, brevissimo, vertiginoso istante. Le lacrime giacevano, immobilizzate, in gola. Fabrizio De Andrè mi aveva donato l’infinità del suo ricordo. ■
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IL LIBRO
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__________________________ Di Irene Nappi ‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾ L’offensiva israeliana su Gaza datata 27 dicembre e perdurata fino al 18 gennaio 2009 ha origini più radicate di quelle stimabili ad una prima valutazione. Un sanguinoso scontro in una guerra che dura da 60 anni per il raggiungimento dell’indipendenza dello “stato d’Israele”.Questo territorio non potrà mai considerarsi tale a causa dell’impossibilità di gestire le reti elettriche, idriche, stradali e ferroviarie, implicando un asservimento assoluto allo strapotere ebraico. Oggi, grazie ai nuovi strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione (internet, televisione, blog di guerra etc.) siamo più informati sul conflitto. O solo più illusi?Dato che sono i media a formare il nostro pensiero riguardo ogni argomento, essi sono anche capaci di mostrarci una parte della verità o una menzogna in nome della tanto sbandierata sicurezza nazionale. Non è un caso infatti,che la figura dell’inviato di guerra sia legata indissolubilmente alla censura militare, come non è un caso il conseguimento di un’ immagine faziosa e non troppo aspra della guerra. Repressioni dell’informazione come questa sono frequenti nella storia del giornalismo, ma la guerra palestino-israeliana ne è un caso eclatante. Difatti, dietro il pretesto della sicurezza si annida piuttosto la volontà, da parte dei palestinesi, di occultare la desolazione di un paese in gi-
nocchio e la spietatezza di Hamas attraverso una campagna propagandistica a favore di questa organizzazione. Quindi, in un contesto così difficile, esercitare la professione di reporter diventa un’ impresa d’astuzia: si può raccontare uno spaccato di guerra, ma non si possono divulgare determinate notizie. E se da una parte queste precauzioni tutelano la sicurezza del giornalista, dall’altra parte ne ridimensionano la libertà d’espressione. Anche se tutto ciò non è bastato ad evitare la morte di 64 giornalisti, 1 collaboratore dei media, né l’arresto di 673 reporter e il rapimento di 29 giornalisti presenti sul posto: questo è il tragico bollettino di guerra riportante gli inviati caduti per apportare nel mondo l’informazione obiettiva della realtà. Quando, il 23 Gennaio, alcuni giornalisti stranieri sono riusciti a entrare nella Striscia, il racconto ha trovato un riequilibrio drammatico: ha confermato la spietatezza del conflitto, ma ha anche dato conto di una frattura sociale interna che fino a quel momento era stata coperta dall’orrore unilaterale. E se le guerre da sempre si servono di un’informazione manipolata, è anche vero che alla gente non può venir negato il diritto di conoscere e capire. Veniamo trascinati in guerra, ci viene chiesto di schierarci ma al posto di una
ANNO: 1977 EDITORE: Einaudi PREZZO: € 11,80
L’AMANTE di Abraham Yehoshua conoscenza onesta e attendibile ci viene trasmessa una verità distorta ingiustamente spacciata per vera:ci troviamo cosi nell’impossibilità di agire consapevolmente, essendo succubi dell’ influenza dei mass-media e della politica in generale .E’ risaputo infatti che l’informazione ha dei limiti:dovuti ai conflitti di interesse e alle decisioni prese dagli uffici marketing che decidono il tema dell’articolo, le modalità,e le restrizioni. Quest' ultime, che non coincidono con una presa di coscienza dell' opinione pubblica, indispensabile in un conflitto così delicato come quello palestino-israeliano.■
napoli
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versali come la maternità, i legami sessuali, le tensioni familiari, l’amicizia, le relazioni umane in generale. Insomma l’arte per la Bourgeois è un farmaco potentissimo:
”Esorcizzare fa bene. Cauterizzare, bruciare per guarire. E' come potare gli alberi. La mia arte è questo. Lo so fare bene.” Continui sono i riferimenti diretti alla sua esperienza biografica:molte sculture di donna non hanno una gamba come sua sorella Herriette,il grosso ragno sta fra gli arazzi della battaglia di Pavia perchè la madre dell’ artista era riparatrice di arazzi e per lo stesso motivo in molte opere ci sono aghi, rocchetti di filo,scampoli i stoffa: "Tutto quello che produco è ispirato ai primi anni di vita. Ogni giorno devi disfarti del tuo passato, oppure accettarlo, e se non riesci diventi scultrice."
LOUISE BOURGEOIS PER CAPODIMONTE L’arte come medicamentum animi __________________________ Di Maria Maffei ‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾ È il grande ragno di bronzo, chiamato "Maman", opera del 1999, già esposta nella Turbine Hall della Tate Modern di Londra, a dare il benvenuto ai visitatori dell’antologica di Louise Bourgeois; come prima di lei già Burri, nel ’78, e Warhol, nell’85, l’ormai ultranovantenne artista francese ha voluto confrontarsi con la prestigiosa raccolta di arte antica del Museo di Capodimonte: sessanta sue opere, attentamente selezionate, realizzate con tecniche e materiali diversi (legno, rame, bronzo, gesso, marmo, ferro, lattice e
tessuti) sono esposte nelle sale della reggia borbonica accanto ai capolavori di Brueghel, Lanfranco, Artemisia, Ribera, Luca Giordano; questa “contaminazione” dimostra la concreta ed evidente continuità fra artisti passati e presenti, sempre e comunque interpreti dell’eterna vicenda dell’uomo fatta di sentimenti ed esperienze che non hanno tempo. Gli accostamenti che più colpiscono sono le piccole sculture della serie “Topiary”, mimetizzate fra i raffinati oggetti della galleria farnesiana delle cose rare, e il ragno di bronzo fra i preziosi arazzi fiamminghi della battaglia di Pavia. L’esposizione della Bourgeois, che abbraccia l’intero arco della sua lunga carriera, dalla metà del ‘900 ai giorni nostri, riassume il percorso di ricerca artistica e spirituale attraverso il quale, opera dopo opera, l’artista è riuscita ad esorcizzare il ricordo
della sua dolorosa esperienza familiare:
”Mio padre mi ha tradita non essendo quello che ci si aspettava da lui. Prima di tutto, abbandonandoci per andare in guerra e poi trovando un'altra donna e portandocela in casa. Si tratta semplicemente di regole del gioco e in una famiglia le regole del gioco sono tali che un minimo di rispetto è dovuto.” Il padre, reduce di guerra alcolizzato, sotto gli occhi della moglie e delle due figlie, portava avanti una relazione con la tutrice inglese delle bambine, una ragazza che aveva conosciuto durante la guerra e portato a casa con sé. Dando forma e senso fisico alle sue paure, canalizzando nel lavoro l’odio, la rabbia e la gelosia accumulate durante l’infanzia, la scultrice ha creato opere di straordinaria intensità e forza comunicativa, che toccano temi uni-
“Dal momento che le paure del passato sono collegate alle funzioni del corpo, esse riappaiono attraverso il corpo” La gran parte delle sculture dell’artista francese rappresenta figure umane o parti del corpo; piccole teste di stoffa colorata, braccia con mani che contemporaneamente danno e prendono, abbracciano e colpiscono, uteri, mammelle, genitali maschili e femminili, figure femminili prive di braccia o di gambe simbolo dell’impotenza e della solitudine della donna (e in primo luogo dell’artista), donnine di stoffa che allattano o partoriscono, chimere con attributi insieme maschili e femminili, umani e bestiali. La Bourgeois lavora in particolare sulle coppie concettuali di dare-avere, forzafragilità, unione-separazione, protezione-pericolo, maschiofemmina, vittima-carnefice, invertendo i termini delle antinomie e creando ossimori che propongono interpretazioni profondissime e del tutto nuove dei rapporti umani e affettivi. Chiudono la mostra le due nuove installazioni della celebre serie delle "Cells", mai esposte prima, trionfo della pirotecnica molteplicità di tecniche, materiali e soluzione formali che ha reso la Bourgeois una vera icona della modernità. ■
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COMIX
di Bolo
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SCRITTURA CREATIVA
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Per abbracciare il poeta Montale -generosa Ë la sua tristezza- sono nella città che mi fu cara. E’ come se ogni pietra che il piede batte fosse il mio cuore, il mio male di un tempo. Ma non ho rimpianti. Nasce -altra costellazione- un’altra età.
Apparenze (A.. Idea e F. Fiamma)
Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini […]
Firenze (U.Saba)
Per aggirar lo scritto orizzontale, Oneroso e con leggerezza prono, Muovi dall'alto e ratto impara che come Pioggia in basso procede e così tesse Il suo rore, il suo mare Nel vento, sì dagli occhi erranti nasce, Ordendo l'iscrizione, la verità.
La Pioggia nel Pineto (G. D’Annunzio)
Si Sloggia dal Pineto (A.. Idea e F. Fiamma)
Note: Pini è inteso come nome proprio di persona, come del resto Mirki.
Forse perché della fatal quïete Tu sei l'imago a me sì cara vieni O sera! E quando ti corteggian liete Le nubi estive e i zeffiri sereni, E quando dal nevoso aere inquïete Tenebre e lunghe all'universo meni Sempre scendi invocata, e le secrete Vie del mio cor soavemente tieni. Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme Delle cure onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
Feci. Sulle foglie del bosco io vedo scarole con ceci umane, ma sodo scarole più uovo che imbrattan di gocciole foglie. Pantano. Ah stolte, per Giove, fra le tavole arse. Piove sulle meretrici olivastre e scarse, piove sui Pini pelosi ed irti piove sui Mirki ferini.
È una poesia che denuncia lo stato di degrado oggettivo e morale in cui versano al giorno d’oggi le poche aree verdi rimaste nelle nostre città.
Alla Sera (U. Foscolo)
Alla Sega
Porche purché belle fatal pietre per sei in mano a me sì cara vieni o sega! E bando a corteggiar le biete, i cubi, le stive e gli efori terroni
(A.. Idea e F. Fiamma) che Nando col peloso aereo miete, tenere e lunghe all' uni-verso meni sempre scendi invischiata e tu, secreto, via dal mio "cor" discendente vieni. Volgar mi fei coi miei pensier su forme che fanno al nulla intorno e intanto munge tosto nel Tempo, la man con cui le orme sulle more, bionde, seco fogli asperge e mentre guardo la procace, a torme quello sporto guerrier d'entro mi sfugge.
riscritture
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Canto notturno di un pastore errante dell’Asia
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, contemplando i deserti; indi ti posi. Ancor non sei tu paga di riandare i sempiterni calli?
(G. Leopardi)
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«Che fai tu, puma, in ciel? Dimmi, che fai, lamentoso puma? Piangi la terra e mai, dimenando i lacerti, ivi ti posi. In cor hai tu una piaga o ti fan male i sempiterni calli?»
Pianto diuturno di un coguaro errante nell’aria «Io prendo il lassativo e il cul propaga
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga di mirar queste valli? Somiglia alla tua vita la vita del pastore. Sorge in sul primo albore move la greggia oltre pel campo, e vede
(A.. Idea e F. Fiamma) flatulenze a intervalli. Se vacca è digerita risuona il posteriore. Sparge il mio ano odore move scoreggia me oltre 'l campo, e lede.»
greggi, fontane ed erbe; poi stanco si riposa in su la sera: altro mai non ispera. Dimmi, o luna: a che vale al pastor la sua vita, la vostra vita a voi? dimmi: ove tende questo vagar mio breve, il tuo corso immortale?
«Sfregi 'l tuo cul con merde, sei bianco come sposa pel colera, non ripositi a sera, dimmi, o puma: un pitale vuoi or nella salita? Mostra la via a noi, dimmi: ove tende Questo cagar non breve? Sul monte o sul pianale?»
Vecchierel bianco, infermo, mezzo vestito e scalzo, con gravissimo fascio in su le spalle, per montagna e per valle, per sassi acuti, ed alta rena, e fratte, al vento, alla tempesta, e quando avvampa l'ora, e quando poi gela, corre via, corre, anela, varca torrenti e stagni, cade, risorge, e piú e piú s'affretta, senza posa o ristoro, lacero, sanguinoso; infin ch'arriva colà dove la via e dove il tanto affaticar fu vòlto: abisso orrido, immenso, ov'ei precipitando, il tutto obblia.
«Di secchiel manco, affermo prezzo subì sobbalzo poverissimo lascio questa valle con mia lagna alle spalle. Son gas spremuti e tanta crema, a frotte, nel vento tutto appesta quando avvampa. Ora, fece mia vola, scorre via, corre, cola sporca torrenti e stagni, cade, insorge e cul più non si netta. Sola cosa io imploro, lacero e sanguinoso: infin ch'arrivi il dì che lavi via dopo sì tanti anni 'l corpo sciolto prolisso, acido, intenso, così guarendo mia dissenteria.»
Vergine luna, tale è la vita mortale. […]
Di quel puma era tale il dramma intestinale.
La Gerusalemme Liberata
Canto l'arme pietose e 'l capitano (T. Tasso) che 'l gran sepolcro liberò di Cristo Molto egli oprò co 'l senno e con la mano molto soffrì nel glorïoso acquisto […] Note: Povero Ciruzzo, l’avevano rinchiuso in una cantina…
Ciro Salemme Liberato (A.. Idea e F. Fiamma)
Canto larve impietose e 'l capitone che fu sepolto col povero cristo, partenopeo nel nome e nel cognome, ch'assai soffrì nell'umido orifizio
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POESIE
Sogni risplendono Quando si spera in un desiderio effimero, (Andrea Sforza)
Una speranza vola fuori dalla finestra A volte rimane impigliata, viene abiurata. Non bisogna cercare i sogni dove osano le fantasie, La realtà è l'unico mondo dove le volontà infrante fanno male davvero. Ed è solo quando non si ha più nulla da perdere che si può veramente mettere in gioco se stessi. La felicità va cercata nei sentimenti che non dicono bugie, La felicità è provare un'emozione che ti piaccia ricordare. Ricomincia da qui, ricomincia da questo. Ricomincia da oggi, e da domani continua.
Sentire te Non pensare a cosa dirò e a cosa ti chiederò di fare. (Andrea Sforza)
Fallo per te e basta. Canta, comincia a cantare. Canta per te, canta per i momenti che hai vissuto a fondo, Canta per sentire che la tua voce non è ancora svanita. Canta per le lacrime che non hai ancora versato. E ora corri, comincia a correre. Corri finché avrai fiato per farlo, Corri finché i muscoli non premeranno la fatica. Corri fin quando il silenzio non sarà così assordante da costringerti a gridare. E ora grida, comincia a gridare. Squarcia questo silenzio che opprime la tua voglia di sentire cosa brucia. Grida finché non sentirai il cuore battere dentro di te, Grida finché la gola non sarà prosciugata. Ora fermati. E guarda. Guarda il sole risplendere, e la pioggia cadere. Senti l’umido che bagna la tua faccia e impregna la pelle, Senti quel freddo che avvolge la mente e fa girare i pensieri. E ora vivi. E ricomincia a correre. Corri fin quando non avrai più strade su cui correre. Corri fin quando avrai un motivo per farlo.
Sentire te Te lo dico forte, te lo dico piano (Andrea Rossi)
Sei come un cane sul divano. Peli duri, peli dovunque, Ma io ti voglio bene comunque. Solamente ti voglio pregare In salotto non ti devo depilare. Sei come un bambino sotto la pioggia Sei come l’odore di una scorreggia. Insomma non sei una persona normale, ma mi fai senso come un animale
CALCIO
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ANCH’IO VOGLIO KAKÀ… L’offerta indecente del sultano stuzzica le fantasie della dirigenza milanista ma non il cuore di Kakà
__________________________ Di Andrea Rossi ‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾ 18 milioni a stagione. 50mila euro al giorno. Cifre astronomiche. Cifre con le quali un ragazzo cresciuto nella povertà, tra casa, chiesa e pallone non avrebbe mai immaginato di doversi confrontare. Kakà, quello sconosciuto che nel 2004 arrivò al Milan tra la diffidenza di tutti, pagato 9 milioni di euro, e di-
ventato subito famoso per il suo nome ambiguo è ora l’ago della bilancia per il suo club. 120 milioni per il cartellino di un giocatore pagato 9 milioni significa una plusvalenza di 111 milioni di euro. Il Milan, il club più titolato al mondo, comincia a pensarci su. La società rossonera ha un passivo nel proprio bilancio di 60 milioni, quindi vendere Kakà a 120 milioni significava risanare le finanze e investire sul mercato altri 60 milioni. Ma bisognava fare i conti con gli oneri di aver perso uno dei giocatori più forti al mondo, sicuramente il più professionale, per non parlare del malcontento che si sarebbe creato tra i tifosi, e poi come lo sostituivi? Ma 120 milioni, sono 120 milioni, così Silvio Berlusconi deve aver passato delle ore difficili, in compagnia di Braida e Galiani a chiedersi quale fosse la cosa più giusta da fare. Essere o non essere. Vendere o non vendere. Kakà o i soldi. Non trovando una risposta, il presidente del Milan è quasi sembrato voler affidarsi alla volontà del giocatore per non prendere lui
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questa tremenda decisione. Quindi gli intermediari del Manchester City hanno avuto modo di parlare col padre procuratore del calciatore e offrirgli il contratto faraonico. Così la patata bollente è passata nelle mani del giocatore che ha visto davanti a se, separata da una firma, la possibilità di raddoppiare il proprio ingaggio da un giorno all’altro. Ma a che prezzo? Tradendo i tifosi che lo amano e che lui ama, passando dal club più titolato al mondo a una squadra arricchita di metà classifica inglese. Guardando giù dalla finestra i cinquecento tifosi arrivati per convincerlo a restare deve essergli passata la sua carriera davanti, lo scudetto, la Champions, il gol contro il Manchester, il mondiale per club, poi si deve essere girato verso il padre e deve aver detto: “Papà, io resto qua!” ■
Di Alterando Idea L’improvvisa quanto inattesa rivelazione del fatto che Calderoli è del vostro stesso segno zodiacale tormenterà le vostre notti. Versò metà mese, però, un orsacchiotto di Nutella verrà a farvi visita in sogno, dirà di essere il padre del maestro Yoda e vi spiegherà fondamenti di trigonometria. Fatene tesoro.
Mercurio in rara quadratura con Giuliano Ferrara, darà luogo ad un fenomeno eccezionale: autocombustione ad intermittenza. Vi cimenterete più volte al giorno, e nei momenti più impensati, in perfette quanto involontarie imitazioni di La Torcia Umana dei Fantastici 4. Questo potrebbe compromettere la salute delle piante del vostro orticello ed incrinare i rapporti con i vostri amici di carta. Una volta arginato il problema di ustioni genitali, invece, il prossimo mese vedrà un nuovo infiammarsi della passione amorosa. I nati sotto questo segno che non dirigono giornalini scolastici con nomi troncati di rettili squamati del sottordine dei sauri, avranno un mese tranquillo e privo di sorprese, fatta eccezione per la pioggia di rane allucinogene, il primo mercoledì del mese. Gli altri attueranno opera di censura linguistica all’Oroscopo del proprio periodico, attirando su di sé l’ira funesta dell’autore. Essendo quest’ultimo un noto pazzo criminale che plagia i bambini e molesta, ubriaco, le ragazze, potreste passare un brutto inizio del mese… Problemi in amore insieme alla consapevolezza di avere il segno zodiacale dal nome più brutto di tutti vi faranno cadere in depressione. Per l’amore una soluzione c’è sempre. Per il cancro, notoriamente, no. Godrete di ottima salute, tanto che il vostro fegato vi sarà trafugato per essere impiantato a Pino Scotto. Evitate gli zoo per l’intero mese. In caso contrario scoprirete che non è prudente rompere le palle ad un coccodrillo circa il perché non metta mai un cappotto. Purtroppo le azioni consigliate da quel rampante plurimilionario liftato e tricologizzato (QUESTO è un neologismo; ndD) si sono rivelate solidi come le torri gemelle di carte francesi. Per questo vi ridurrete a vendere fiammiferi in strada, finché il freddo non vi costringerà ad accenderne uno. A quel punto un uomo identico a Montgomery Burns vi avvicinerà bestemmiando in danese, minaccerà di citarvi per plagio, per poi allontanarsi con una principessa sul pisello. Si tratterà, in realtà, di Mignolina, battona del quartiere nota a tutti per l’eccellente abilità autoerotica. Ricordate quel narghilè turco che avete indebitamente sottratto e che vi rifiutate di restituire? Beh, ricordatelo, perché verso la metà del mese verranno a farvi visita, nel vostro sottoscala, i Village Polpe ben decisi a vendicare il furto praticandovi, con allegrezza, sodomia coatta ad oltranza. Buon divertimento. Fbrbeaio sraà per voi un msee psreschoé pftetreo, fttaa ezeniocce per una fdaisiotsa fmora di disselsia…
Quando, fuggendo in groppa al vostro cammello a vapore da quel coniglio con zampe da ragno fatte di bastoncini salati, finirete in una piscina di benzina, ricordate di stare lontani dai nati sotto il segno del Toro. In affari, in compenso, andrà meglio: la vostra azienda produttrice di assorbenti usati guadagnerà tanti punti in borsa da farvi rilevare il 40% della Microsoft, causando una mega-inflazione che distruggerà quel poco che è rimasto dell’economia. Tremonti risolverà il problema con una colletta. Periodo gramo per quanto riguarda le amicizie. Le persone di cui potete fidarvi si contano sulle dita di una mano di un bambino di Secondigliano, il 2 Gennaio. Non disperate, però: vi consolerete con lo strutto. In amore andrà meglio. Il vostro partner vi lascerà, perché vi ama troppo. Successivamente fonderà, assieme ad altre ex-ragazze/i di Sagittario, una girl/boy band. Canteranno musica Ciellina. Per quanto riguarda la salute, da segnalare qualche problemino di emorroidi. A mezzanotte del 12 di questo mese, inciamperete in un gradino, cadendo. Dal momento che, attuando un’approssimazione non da poco, 1/12 della popolazione mondiale è Capricorno, possiamo onestamente supporre che colpiranno maldestramente il terreno all’incirca mezzo miliardo di persone, causando lo spostamento dell’asse terrestre con conseguente sconvolgimento climatico e magnetico. Inimmaginabili fenomeni atmosferici causeranno la rapida estinzione della razza umana. Ma, in fondo, potrebbe andare peggio: potreste essere del Sagittario. A causa dell'influenza di Venere, in congiunzione, un gorilla fuggito dallo zoo vi darà incessantemente la caccia per l'intero mese e, forse, anche oltre. Evitate le palme e le passeggiate con caschi di banane al guinzaglio. Sorprese in arrivo per il giorno del vostro compleanno: se siete nati prima del 9, avrete culo in una partita di scopa, altrimenti avrete una partita di scope in c... Un’apatia improvvisa ostacolerà ogni vostro progetto, impedendovi di portare a termine qualunque cosa intraprendiate, dal piccolo del soffiarsi il naso al grande dello studiare per un esame. Per tal ragione è altamente improbabile che stiate ancora leggendo questo Oroscopo, perciò posso dirvi senza remore che io detesto i Pesci, e spero che finiate tutti evirati/infibulati e impalati per il naso!