Giornale d’Istituto fondato nel 2003
DA ASSUMERE DOPO I PASTI
Anno 5 - Numero 1 - Novembre 2008
PRIMO PIANO | studenti vs. gelmini | da pag.5
scuola pubblica
VENDESI CAMEON | lo straniero Divisi Classi differenziate per i bambini immigrati
Italiani a spasso Quando noi abbandonavamo la Madre Patria
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Nuovo assassinio in Italia. Qualcuno sta mutilando con una mannaia legislativa la scuola pubblica. Se Bruno Vespa in questo momento è saltato dalla sedia con l’idea di preparare una nuova puntata di “Porta a Porta” ecco un suggerimento per il plastico del luogo del delitto: un grande edificio che si trova in via del Corso a Roma con ingresso su piazza Colonna. Si chiama Palazzo Chigi ed è la sede del governo. Per fortuna ci è rimasto il senso dell’umorismo. Anche se ora come ora non ci sarebbe davvero di che ridere. La condizione della scuola pubblica è pericolosamente sull’orlo del baratro. Si potrebbe immaginare l’istituzione scolastica personificata in una prigioniera di una nave pirata in piedi su di un ponticello, con Tremonti e Gelmini vestiti da bucanieri che la “punzecchiano” con una spada, e i famelici “super manager” e imprenditori in mare con la bocca aperta, pronti a divorare la magra
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prigioniera tenuta a pane e acqua per anni. Non esiste metafora migliore per definire la triste condizione in cui versa la pubblica istruzione. Condizione nella quale questa classe politica vuole che resti. Perché non c’è bisogno di nessun sociologo o politologo per capire che un governo populista e demagogo come quello di Silvio Berlusconi si fonda sulla nostra ignoranza e mediocrità culturale (accuratamente fatta germinare nel paese con vent’anni di televisioni Mediaset) per riscuotere il suo consenso elettorale. Gli studenti, i professori, i maestri elementari, i genitori e tutte le persone che hanno un briciolo di coscienza non possono accettare con indifferenza questi provvedimenti infami. Non possono accettare l’uso smodato del decreto-legge per conseguire fini quasi totalitari. Non possono accettare che, mentre da un lato vengono tagliati i fondi e i posti di lavoro in ambito scolastico, il governo acquisti 10.000 lavagne elettroniche per la modica cifra di venti milioni di euro. Non si può non notare la contrad-
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www.camaleo.tk
BERLUSCONI: "Convocherò oggi il ministro degli Interni, e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell'ordine per evitare le occupazioni".
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30 SECONDI
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icomincia la scuola, e siccome le disgrazie non vengono mai da sole ritorna anche il vostro giornale d’istituto preferito: Il Camaleo. Nonostante i tagli alle spese e i licenziamenti la nostra squadra è più frizzante che mai, i nuovi acquisti non faranno rimpiangere i diplomati, quest’anno facce fresche e genuine riempiranno le pagine del giornalino. E se l’anno scorso alla prima riunione eravamo in 6, quest’anno all’appello c’erano 29 aspiranti giornalisti, prontamente selezionati dai nostri perfidi dirigenti, decimando il numero di componenti a un totale di 15 persone. Stefano Scarpa, un po’ il burattinaio del gruppo, ha apportato notevoli cambiamenti nelle parti alte. Innanzitutto il giornale sarà gestito da una codirezione, composta da Andrea Rossi, direttore organizzativo (ex caporedattore di sport) e Giulio Viceconte direttore editoriale (importante tassello della mangusta, soffiato a Dario De Natale). Il posto di vicedirettore è ancora vacante ma presto un meritevole verrà premiato. Per “Attualità” il caporedattore sarà Giulio Viceconte che si vedrà affidati gli articoli di Alessandra Petagna e Mattia Ostinato, bambino prodigio. Se volete saperne di spettacoli, società e costume leggerete gli articoli di Lorena Gallotti, caporedattrice, Renato Grieco, Federica Bertocco, Francesca Lalla, e il rosso Mario Caruolo. Per la cultura, l’erudito Manuele Arciprete sarà il caporedattore, e suoi affiliati Irene Nappi, e Annamaria Architravo. Cosa sarebbe il giornalino senza “Testa di calcio”? quest’anno passato in gestione all’irreprensibile Andrea Sforza. Inoltre Andrea Bolognino mantiene le sue cariche di fumettista. Tutto ciò pubblicato grazie all’aiuto del grafico Jorge Giaquinto. Anziani indimenticati rimangono Martina Iorio, Dario De Natale e Fabrizio Spinelli che continueranno a collaborare col “Camaleo” come editorialisti. Andrea Rossi
L’ISTRUZIONE IN PIAZZA
RISCATTO DEMOCRATICO
Scuole e Università protestano contro la “Riforma Gelmini-Tremonti”. Non c’è distinzione d’età e di ruoli nella protesta, il professore e lo studente difendono insieme i loro diritti.
Barack Obama sarà il 44° Presidente degli Stati Uniti. Dalle sue mani partirà la ricetta per un paese oramai messo in ginocchio dalla crisi finanziaria che sta sconvolgendo l’economia globale.
GALA’ DEL CINEMA
GOMORRA DA OSCAR?
Trionfo per la serie “Un Posto al Sole” e per la Bond Girl Caterina Murino. L’attrice Sarda trionfa con qualche polemica nei confronti dei suoi colleghi che snobbano queste manifestazioni.
Prosegue per Hollywood la corsa del film di Matteo Garrone tratto dall’omonimo libro di Roberto Saviano. Dita incrociate per il variegato cast che ha saputo dare vita ad una delle più grandi denuncie.
MANOVRA ECONOMICA GELMINITREMONTI: LE RAGIONI DI UNA PROTESTA dalla prima
dizione del voler investire nella lingua inglese (le famose “ tre I” della Moratti) e poi tagliare 4.000 cattedre di inglese. Non ci si può non disgustare nell’apprendere che, per rimpolpare i conti dei comuni, privati dell’Ici per il successo elettorale del PDL, verranno utilizzati 471 milioni di euro su 661 tagliati alle università, nelle quali, tra l’altro, per risparmiare, su cinque professori che andranno in pensione solo uno potrà accedere ad una cattedra: il tanto discusso e mai spiegato dai mezzi d’informazione “blocco dei turnover”. Vogliono tagliare le cattedre nelle università valutandole in base al numero di iscritti e non in base all’ “impact factor”: il calcolo della validità di un professore non in base al numero di studenti che conta il suo corso, ma in base alla frequenza delle citazioni delle sue produzioni in altre pubblicazioni. E questo è da ignoranti e noncuranti. L’urgenza dei provvedimenti adottati, come recita il decreto stesso, è dettata dallo stato di crisi in cui versa la finanza. Ma gli studenti e
tutti coloro che si sono interessati al problema sono concordi nel dire che non è accettabile che gli errori dei giochi economici perpetrati da una politica finanziaria globalmente fallimentare, debbano essere pagati da una pubblica istruzione già precaria, vessata da anni da riforme senza criteri se non quelli di avvicinare la scuola ai privati. Se Berlusconi ha minacciato di mandare la polizia contro gli studenti nelle scuole, adottando un modello che fa tanto dittatore sudamericano, e se Renato Farina (ex giornalista immischiato nei servizi segreti e radiato dall’ordine perché accusato di favoreggiamento nel rapimento dell’imam di Milano Abu Omar) sul giornale “Libero” ha scritto: “qualche calcio nelle parti molli [agli studenti n.d.d.] sarà un prezzo giusto per ripristinare la legalità democratica e repubblicana”, forse le proteste hanno smosso qualcosa ai “piani alti” dove si stanno accorgendo che il libero scambio di informazioni tra studenti e le legittime proteste sono un modo trop-
Direttore Editoriale Direttore Organizzativo
Progetto Grafico
Vignette Ufficio Stampa Attività di consulenza
Giulio Viceconte Andrea Rossi Andrea Bolognino Lorena Gallotti, Federica Bertocco Stefano Scarpa
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LA VIGILIA ELETTORALE
Le elezioni secondo De Natale: Un commento prepre-elettorale del più pungente e discusso exex-alunno del G.B. Vico Di Dario De Natale Quando mi è stato commissionato questo articolo, sono stato felicissimo: finalmente la possibilità di scrivere qualcosa circa la “politica scolastica” da un punto di vista completamente esterno, cosicché nessuno possa gridare alla parzialità. “Vabbè, Dario, ma tu sei di parte!” “Di che parte, caro? Io frequento Ingegneria Chimica, adesso, non sono mica un candidato…” Fatta questa piccola e spero chiara premessa, cerchiamo di utilizzare il poco spazio che abbiamo per analizzare la situazione che prelude alle venture elezioni. Tre liste, signori. La prima: il team composto da UccellaVietriDeMinicoParente potrebbe essere facilmente liquidato con “totale e assolu-
ta mancanza di esperienza. Mai nessuno di loro è stato visto a più di un’assemblea d’Istituto, mai presa da nessuno di loro la parola ad un comitato, mai partecipato attivamente ad alcun tipo di riunione (mi limito agli anni scorsi, sia chiaro). Insomma: partecipazione inesistente, gli alunni non seguono e non s’impegnano. Bocciati.” Ma noi vogliamo guardare oltre ed essere il più obiettivi possibile, per cui daremo uno sguardo ad un paio di punti del loro programma (non tutti, per motivi di spazio), presente sul loro blog. - Stages formativi per l’avvicinamento al mondo del lavoro
Ehi, amici siamo in un liceo, noi con il mondo del lavoro, se non attraverso l’Università, non c’entriamo niente! Consulente legale dopo due anni di diritto al biennio linguistico? Medico dopo due anni di biologia allo scientifico? Ma per piacere… - Creazione di un’infermeria scolastica
Massì, anch’io amo Hogwarts, ma sarà sfuggito, ai nostri, il fatto che il GB Vico ha diverse (quattro l’anno scorso, ora non saprei) aule in meno di quante dovrebbe averne. A meno di invadere il Cuoco (chi ha orecchie per intendere...) dove lo si prende lo spazio per l’infermeria?
In summa, l’assenza di esperienza di cui parlavo prima conduce ad un’ingenuità manifesta. La voglia di fare qualcosa c’è, ma i tempi non sono ancora maturi: continuate a “essere dentro” i sistemi scolastici e riprovate tra un paio d’anni. Seconda lista: CaruoloGiaquinto. I due rossi che han deciso di candidarsi insieme o le liste avversarie avrebbero avuto la superstizione popolare dalla loro. Confermo: se un rosso porta sfiga, due rossi si annullano a vicenda. Che dire? Geniale l’idea del “nonprogramma” o “programma negativo” che mi è giunto per e-mail. In particolare “NON metteremo l’assemblea d’istituto il giorno del compleanno delle nostre ragazze” mi ha regalato mezz’ora di riso amaro. La voglia di fare è tanta anche qui, e va a concorrere con quella che è stata da loro chiamata “voglia di essere un’alternativa alla Lobby Collettivo che pretende di prendere inter eos tutte le decisioni privando l’assemblea di potere decisionale”. Intenzione mirevole, dal mio personalissimo punto di vista. Per quanto riguarda l’esperienza, c’è forse leggero difetto, sebbene entrambi siano sempre stati presenti ad assemblee e comitati di ogni tipo, ma questa mancanza sembra essere compensata da una lucidità di pensiero che ha permesso loro di non cadere nell’ingenuità che prima ho addebitato a Uccella e amici. Senz’altro una lista da considerare. Eccoci, infine, giunti alla “lista orgia”, come mi piace chiamarla: VarrialeAvalloneLucenteCaccioppoliMagn oniDiBenedettoGuarinoAngrisaniGianniPi nottoVespaZoffCruiseSanMicheleTinkyWi nky Questa è la lista che vincerà le elezioni. Resta ora da stabilire quanti seggi le saranno assegnati. Personalmente, gli unici che ritengo degni ed adatti ad essere rappresentanti di istituto sono Magnoni e Avallone, in quest’ordine, essendo persone intelligenti,
abili, esperte e ragionevoli. Purtroppo dare il voto a loro significa non solo non essere certi che vengano eletti (per caratteristiche strutturali della lista orgia) ma anche dare il voto a: - Lucente
Mi limiterò: fece carte false perché fosse messa l’assemblea d’istituto il giorno del compleanno del suo ragazzo, non si oppose all’assemblea il giorno dopo il Macπ (che aveva fino a quel momento sempre criticato), di tutti i punti del suo programma(6-7 mi pare) dello scorso anno, solo uno fu effettivamente compiuto, e per molti non ci si è neppure provato. Non capisco perché bisognerebbe votarla. - Caccioppoli
Ragazza splendida, ma…? Totalmente inesperta. Le elezioni dei rappresentanti non sono un gioco, su… - Di Benedetto
Mi stupisco di trovarla qui perché l’anno scorso e l’inizio di quest’anno era sempre a parlarmi di quanto Maria Grazia fosse *aggettivo dispregiativo a piacere*. Mi limito a sottolineare la sua estrema inesperienza che (combinata al fatto che sia anch’ella una bellissima ragazza) mi fa pensare ad una sorta di campagna pubblicitaria della lista, basata esclusivamente sui “volti”… - Guarino
La ragazza Lobby, alò!
di
Scaglione,
Collettivo.
In conclusione, tutto sta nel giocarsi per bene il proprio voto, perché di persone capaci ed adatte a rappresentare gli studenti del GB Vico ce ne sono, anche se si nascondono per bene. Per quanto mi riguarda, l’elezione risulterebbe perfetta con Magnoni, Avallone, Giaquinto, Caruolo sul carro dei vincitori, ma per come sono strutturare le liste (male, a mio modesto parere) stimo assai improbabile un risultato del genere. Ma d’altronde, il bello della democrazia rappresentativa è che ogni elettorato ha sempre, esattamente quello che si merita. Per cui non si può sbagliare a votare, ma al massimo essere sbagliati, nel votare.
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ULTIM’ORA
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Niente da fare per gli altri candidati
BOOM DELLA LISTA TRE Maria Grazia Lucente, Luca Varriale, Bernardo Avallone e Michele Magnoni sono i nuovi rappresentanti d’istituto
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IL PRIMO TENTATIVO
Cronache di
UN’OCCUPAZIONE FALLITA Di Andrea Rossi
Giovedì 23 ottobre, ore 14, la tensione è altissima all’interno della scuola. Il professore Stelluto, ed i tecnici Valentino e Sepe si aggirano nervosamente tra i corridoi del Vico. È stato avvistato un gruppo di circa quaranta ragazzi nei pressi della metropolitana di Salvator Rosa, si teme il tentativo di occupazione. Il vicepreside, spalleggiato da alcuni professori, cerca di estrapolare con domande a trabocchetto qualche indiscrezione dai componenti del “Camaleo”, che essendo giornalisti erano i maggiori indiziati a saperne di più, ma il professore riceve soltanto risposte negative. Ore 14 e 50, il gruppetto de “I quaranta ladroni” viene perso di vista dalle sentinelle della scuola che lasciano trapelare la notizia di un ritiro, ma paradossalmente la tensione aumenta, perché quando Zenigata perde di vista Lupin sa bene che non ne verrà fuori niente di buono. Allora i ragazzi facenti parte del progetto giornalino, presenti a scuola quel pomeriggio, vengono informati che all’uscita dovranno essere schierati in maniera compatta, tutti vicini e soprattutto scortati dai professori. Obbiettivo: evitare l’attacco a s o r p r e s a . Ore 15 e 30, i quaranta, facendo saltare qualsiasi tipo di piano preaccordato, si presentano fuori scuola con le facce bendate intenzionati ad occupare con la forza, e
non più con un’accurata strategia. Ma la scuola si fa trovare preparata e li costringe fuori barricando tutte le entrate, e di conseguenza tutte le uscite, rendendosi, così, colpevole del sequestro di circa 25 persone. La squadra era ben organizzata: Stelluto e Sepe fuori a fare diplomazia con la folla infuriata. Il segretario di guardia alla porta blindata, e Valentino a fare la ronda di sorveglianza ai piani superiori. La partita a scacchi era bloccata in una stressante situazione di parità, una delle due controparti doveva fare una mossa, altrimenti si rimaneva lì, fermi, fino all’infinito. Quand’ecco che alcuni ragazzi riescono a invadere la scuola e, dopo essersi nascosti nell’aula magna, con un guizzo felino scappano sulle scale per conquistare i piani alti. Sembra fatta, ma Stelluto caccia fuori l’asso dalla manica, sfruttando a suo favore l’invasione: la scuola non avrebbe de-
nunciato gli invasori se il gruppo si fosse allontanato dall’entrata e avesse lasciato il passaggio libero in modo da permettere ai sequestrati di uscire. I manifestanti accettano. Hanno perso la partita. Battuti dall’esperienza, ma hanno giocato davv e r o m a l e . L’indomani, Venerdì 24, l’intera scuola, riunita in assemblea autogestita, apprende che a una rappresentanza di 5 alunni, tra cui i rappresentanti d’istituto, è stato concesso di partecipare a un collegio dei docenti straordinario, indetto dal preside per trovare un compromesso e manifestare contro la riforma Gelmini in armonia tra alunni e professori. Verdetto del collegio è assemblea permanente, il G.B. Vico rimarrà in assemblea a oltranza, ovvero fin quando il decreto non verrà ritirato. Di sicuro il modo più civile per farsi sentire.
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6 IL RACCONTO
LICEO VICO OCCUPATO Studenti del Liceo GB Vico occupano la scuola contro il decreto Gelmini e la legge 133 Di Mattia Ostinato
La mattina di martedì 4 novembre, un gruppo di studenti del Liceo Giambattista Vico ha occupato l’ istituto in segno di protesta contro i tagli all’ istruzione previsti dal decreto Gelmini e dalla finanziaria Tremonti, atto che si colloca al termine di una lunga serie di cortei e manifestazioni, alle quali avevano partecipato anche molti alunni della scuola. L’occupazione è iniziata nella mattinata del 4 quando gli studenti dopo un primo tentativo fallito a causa dell’ intervento della polizia, hanno occupato l’ aula magna dove sono rimasti fino all’uscita dei professori occupando definitivamente la scuola; gli occupanti hanno istituito un servizio d’ordine (allo scopo di preservare i beni della scuola) e hanno poi istituito corsi autogestiti didattici o di dibattito aperti a tutti gli studenti che vogliano parteciparvi e inoltre in assenza dei bidelli si sono occupati della pulizia dell’istituto. Nonostante l’occupazione, l’ istituto è stato aperto a tutti gli studenti che avessero voluto seguire le assemblee o partecipare ai corsi autogestiti di cui sopra, inoltre il venerdì 7 è stata sbloccata l’ area della segreteria per i genitori che dovevano consegnare i moduli per le cedole librarie. I segretari però non hanno ritenuto opportuno lavorare nella scuola occupata e dopo essersi consultati col sindacato hanno sospeso le proprie mansioni comprese le pratiche relative alle cedole il cui termine di consegna scadeva proprio il sette; a questo punto per evitare la mancata consegna si è deciso di sgomberare la scuola cosa che
poi non è accaduta in quanto i genitori interessati alle cedole hanno chiesto una proroga al Comune. La protesta è dunque continuata mentre un gruppo di studenti del Vico ha partecipato al corteo a livello regionale partito da Piazza del Gesù contro la legge 133 che prevede ingenti tagli all’università che rischiano di dover dipendere da fondazioni private. L’ occupazione però è una soluzione che non tutti hanno condiviso, alcuni in quanto illegale, altri per i rischi (possibile intervento di polizia o eventuali infiltrazioni di elementi esterni che avrebbero potuto non rispettare le proprietà della scuola), altri ancora recriminavano che fra cortei e assemblee le lezioni non proseguivano da quasi 2 settimane; sull’ argomento si è scisso anche il corpo docenti: mentre una metà proponeva di risolvere la questione pacificamente l’ altra metà invocava
l’intervento della polizia (che poi non c’ è stato). Alla fine gli occupanti non hanno arrecato alcun danno alla struttura lasciandola intatta e impedendo a tutti l’accesso al primo piano e alla segreteria per evitare possibili danni agli uffici e ai laboratori che sono infatti rimasti intonsi. L’ istituto è stato sgomberato spontaneamente dagli studenti la mattina di sabato 8 e dopo le rituali operazioni di disinfestazione le lezioni sono riprese lunedì/martedì; e l’istituto si è unito ai dati delle statistiche che ormai danno (nonostante sia passato lo sciopero del 30) più di 130 scuole superiori occupate in tutta Italia, dati che prima o poi si spera riescano ai indurre il governo a cambiare la sua linea di condotta, una speranza vana ma che come già detto è l’ultima a morire.
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IL DECRETO
STUDENTI vs. GELMINI Analisi del decreto legge Di Alessandra Petagna
In tanti hanno chiesto a noi studenti di tutta Italia cosa mai ci spingesse fuori dalle nostre aule, fuori dagli schemi. La brama di nullafacenza o la voglia di rivoluzione? Si deve supporre che chiunque abbia posto tale domanda non sia informato sul decreto legge proposto dal volto ormai familiare della Gelmini, “Maria Star” per gli amici – e per la Littizzetto. E’ vero che ormai siamo esasperati da gente che elenca i punti focali di questa normativa, avete tutta la mia comprensione nel caso saltaste direttamente a pagina 5, ma, perdonatemi, mi tocca ribadire il solito concetto. Partiamo dalle origini: non siamo di fronte ad una riforma, ma ad un decreto legge. Perché sì, il ministro ha pensato a tutto: vuole che al più presto gli studenti ed i docenti di tutto il Bel Paese possano godere dei benefici da lei proposti, ed una riforma avrebbe rallentato il processo. E - dettaglio veramente ammirevole vanta alle proprie spalle la collaborazione del ministro dell’ economia Tremonti, fautore dell’articolo 64 (quello dei “tagli”) al centro di molteplici discussioni all’ordine del giorno. L’Italia è ai primi posti nelle classifiche europee sulla qualità dell’insegnamento, almeno per quanto riguarda la scuola primaria. La solita Gelmini non ne è tuttavia convinta e passa all’attacco. La parola d’ordine è “TAGLIARE”. Pronti al ritorno del maestro unico, quel sant’uomo che trascorrerà ven-
tiquattro ore settimanali con i pargoli delle elementari insegnando loro tutto ciò che sa: italiano, storia, geografia, matematica e…basta, per il resto ci sono il docente d’inglese, possibilmente madrelingua, e quello d’informatica, cui si potranno “parcheggiare” le amabili creature in
orario pomeridiano per evitare situazioni “off limits” ai genitori più impegnati. Un benvenuto alla valutazione in decimi sin dalla prima infanzia, al ripristino del voto di condotta, influente nel calcolo della media, e all’introduzione di una “nuova” disciplina, cittadinanza e costituzione, con la quale forgiare la coscienza sociale – e politica - degli uomini del domani. Un applauso alla decisione di rendere validi i libri di testo per un quinquennio. Molto meno felice, invece, la scelta di chiudere le scuole con meno di cinquecento alunni, troppe sul nostro territorio, e di creare “classi ponte” per i piccoli immigrati, in modo da favorire il rapido
apprendimento della lingua italiana per reinserirli al momento opportuno in gruppi di studio “normali”. C’è poi il “caso Università”. Dimenticate il buon vecchio ateneo, sempre affollato dalle chiacchiere di storici professori e giovani matricole. Presto al suo posto esisterà un nuovo punto d’incontri culturali. A pagamento, naturalmente. Ogni istituto avrà infatti la possibilità di trasformarsi in fondazione privata, con tanto di finanziatori che investiranno in ciò che interessa loro per la ricerca e parteciperanno alle sedute del consiglio d’amministrazione della stessa facoltà. Il tutto a discrezione del senato accademico. Saranno quindi sottratti milioni alle sopravvissute università pubbliche, inevitabilmente retrocesse in “serie B”. Sarà inoltre limitato il “turn over” degli insegnanti, il sistema mediante il quale avviene, in caso di pensionamento, la sostituzione del professore con uno più giovane – e con stato di salute idoneo, come previsto dal decreto legge in questione. Risultato finale:forse quattro miliardi di euro risparmiati in tre anni di applicazione del suddetto piano economico – scolastico, con l’eliminazione del 17% del personale ATA e con la riduzione del corpo docenti, cui conseguenza sarà l’incremento degli alunni per classe. Ma gli insegnanti più meritevoli, precisa la Gelmini, saranno ricompensati con particolari bonus economici. La scuola italiana si è mobilitata per far valere i propri diritti. Eppure, nonostante le piazze gremite: “Coloro
che protestano sono solo alcune migliaia. Le facoltà occupate pochissime”.Parola di Maria Star.
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TUTTI IN PIAZZA
LA GELMINI E NAPOLI Dallo studente al professore, dall’ordinario al ricercatore: un reportage tra le strade della protesta Di Giulio Viceconte E Stefano Scarpa Un muro di studenti contro l’avanzata della “Gelmini-Tremonti”. Una serie di proteste che coinvolge scuole e università napoletane paralizza il mercoledì cittadino. Dagli studenti dei licei agli ordinari dell’università, passando tra maestre elementari e simpatizzanti, la voce del dissenso avvolge la città. Liceo Vico ore 8.00: studenti fuori dai cancelli pronti a dar vita ad un corteo spontaneo. Qualche mamma si oppone, invitando i figli ad entrare a scuola, ma la voglia di manifestare contro i provvedimenti del governo supera la paura di qualche rimprovero. Dopo poco si intravede una lavagna che esprime a chiare lettere il dissenso: “La scuola pubblica è in mezzo a una strada!”. Qualcuno promette di portarla a mano fino a piazza Plebiscito (senza però specificare se farà mai ritorno n.d.d.). È passata una mezz’oretta e gli studenti si trovano tutti a via Pessina dove bloccano il traffico. Qualche automobilista la prende con filosofia, qualcun altro inveisce contro il gruppo. Piazza Dante ore 9.15: stand di liceali ac-
L’OPINIONE DEL POPOLO TRA COMPRENSIONE ED ESASPERAZIONE Si raccolgono parecchie lamentele dei lavoratori in macchina imbottigliati nel traffico a causa del blocco stradale, operato dal corteo spontaneo del Giambattista Vico. L’atmosfera non è delle migliori. Sembra quasi uno scenario da guerriglia. In un ammasso informe di auto, motorini e studenti tra una docente che si lamenta del suo ritardo sul posto di lavoro, una maestra elementare che appoggia con un sorriso la protesta ma che chiede anche di poter raggiungere la sua scuola e una nonna desiderosa di correre dai nipotini, troviamo persone molto meno ragionevoli esasperate da quel clima insostenibile. Assistiamo infatti all’aggressione di uno studente da parte di un uomo su di un motorino, una signora in auto che tampona gli studenti provando a rompere il cordone e un elettricista di passaggio che minaccia alcuni ragazzi impugnando un cacciavite. Il blocco della strada ha creato non pochi disagi. Raccogliamo ancora l’opinione del popolo intervistando un gruppo di tassisti che per quelle ore di blocco stradale non lavoreranno. Si lamentano dei continui disagi e al grido del corteo “noi la crisi non la paghiamo!” rispondono con simpatia “in questo momento la crisi la stiamo pagando solo noi”. L’opinione dei tassisti non è molto chiara riguardo il decreto, anche perché non sono molto informati, ma tendono ad essere favorevoli al maestro unico e contrari agli “insegnati fannulloni” Intervistiamo anche un’impiegata al comune. “le proteste dei giovani vanno sempre appoggiate – dice la signora – ma c’è il dubbio che non si sia formata una vera e propria coscienza studentesca. Anche perché al centro delle proteste non dovrebbe essere tanto il decreto, del quale viene chiesta l’abrogazione, quanto la manovra finanziaria di Tremonti”. giuvic
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DECRETO GELMINI: canto all’uscita della metropolitana, dietro di IL PUNTO DI VISTA DI UN PROFESSORE loro assemblea all’aperto. Aria amareggiata, Ci fermiamo a parlare più approfonditamente con il professor Iaquinta, volantini tra le mani: si raccolgono firme per palesemente preoccupato dall’imminente soppressione dell’indirizzo in salvare il Convitto Nazionale. «Il nostro liceo cui insegna. “la nostra unica scappatoia può essere quella di far stimaconta meno di 500 studenti – rivela una ragazre il numero di alunni comprendendo anche le elementari: in quel caso za – noi frequentiamo l’indirizzo “classico eurosupereremmo i 500 alunni. Questo indirizzo è fantastico, dà una formapeo”: un mix tra classico tradizionale e linguistizione completa, in Francia sono tutti così i licei. Da noi si fa il tempo co destinato ad essere soppresso». Stesso uprolungato fino alle 17.30 e io credo che questo tempo lungo stimoli more anche tra i professori. Domenico Iaquinmoltissimo i ragazta, docente di francese, ex professore del Vico, zi e li salvi dalla lancia una provocazione: «Napolitano, che ortelevisione” spiega mai è vecchio e potrebbe morire anche domani, il professore e inper non andarsene con la coscienza sporca, si sieme ai suoi disdimetta piuttosto che firmare questo decreto. sensi nei confronti Mandate e-mail al Quirinale, ragazzi, affinché il del decreto GelmiPresidente della Repubblica lasci il suo incarico ni ci dà una chicca: per stare con la coscienza a posto». “la verità è che Crocevia delle manifestazioni studentesche, questo edificio è invece, è piazza del Gesù, sede dei licei Genoagognato dal covesi e Fonseca: entrambi occupati. La piazza è mune per fare degremita di ragazzi provenienti dalle scuole di gli uffici. Non veNapoli e dintorni: Dieste, Labriola, Diaz, I.T.C. dono l’ora di manMiano e altri. Qualcuno scambia la protesta per darci via” e con una partita di pallone ed accende i fumogeni una punta di ironia ci dice: “dovranno istituire manicomi per maestri colorati. Un ragazzo dell’Alberti annuncia la liunici dopo questo decreto”, riferendosi all’evidente difficoltà per un nea del suo liceo: occupazione parziale maestro di tenere a bada da solo una classe sovrappopolata. (didattica garantita al mattino e il pomeriggio giuvic corsi alternativi). Proseguendo per via Benedetto Croce un gruppo di bambini della scuola primaria in gita, taglia il corteo GENOVESI E FONSECA: I DUE LICEI OCCUPATI NEL CENTRO NEVRALGICO DELLA PROTESTA Ci avviciniamo all’ingresso del liceo classico Genovesi. Il primo ad occupare. Ci aprono il portoncino dei ragazzi che controllano le uscite e le entrate. Chiediamo di farci un giretto per la scuola ma non ci viene concesso, forse più tardi. Parliamo fugacemente con i “primi occupanti” ma non ne caviamo fuori niente di che. Ci accontentiamo, quindi, di scambiare due chiacchiere con Caterina: una ragazza messa a guardia dell’ingresso. Caterina ci dice che l’occupazione è avvenuta senza problemi, parla addirittura di un tacito assenso dei professori. “La polizia non ci ha cagato proprio”, commenta, constatando che durate tutta l’occupazione non si sono viste volanti delle forze dell’ordine: immancabili in piazza del Gesù. “L’occupazione funziona benissimo – rassicura Caterina – Solo qualche problema con dei ragazzi esterni che volevano entrare attirati dalla musica: un vetro rotto, un po’ di diplomazia e tutto risolto”. Facciamo pochi metri su via Benedetto Croce e raggiungiamo il liceo Fonseca. Ci fermiamo davanti al portone serrato sopra il quale troneggia l’immancabile striscione “Fonseca occupato”. Attirano la nostra attenzione alcuni cartelli affissi al portone con gli orari dei corsi di tutte le discipline divise per anno e indirizzo. La nostra presenza incuriosisce gli “occupanti” così si apre una finestrella sul portone in stile carcere e parliamo con una bella ragazza dai capelli neri. La finestrella si richiude e dopo poco esce dal portoncino un ragazzo in tenuta da “occupante”: maglietta smanicata, cappellino, kefiah e pantaloni larghi. Ci spiega molto gentilmente l’organizzazione della scuola che ci convince abbastanza. Ci dice che ogni giorno vengono tenuti dagli studenti corsi di didattica canonica. Leggiamo infatti: “secondo anno – matematica – scomposizione prodotti notevoli, equazioni di primo grado e geometria euclidea” oppure “primo anno – spagnolo – alfabeto e pronuncia, i falsi amici e il verbo ser”. Insomma niente didattica alternativa. Interessante. giuvic
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CARLO AMIRANTE CONFERMA: per dirigersi verso la libreria Mondadori di LA RIFORMA DANNEGGERÀ LA DIDATTICA “Spaccanapoli”. «Siamo una classe dell’istituto Ristori di Forcella – racconta una maestra – Sarà ricordato come uno dei professori più amato dagli studenti, Carlo portiamo i bambini ad acquistare libri con i loro Amirante, docente di Diritto Costituzionale, ad un passo dalla pensione, soldi per insegnare loro il valore della cultura» non ha chiuso gli occhi di fronte a questa onda di decreti che stanno trae aggiunge: «Purtroppo, il decreto Gelmini im- volgendo l’università italiana. pedirà lo svolgimento di questa e di tante altre “Se il decreto Gelmini è criticato dal partito di opposizione, da intellettuaattività extracurricolari. Come farò a girare per li, docenti, sindacati, famiglie … è perché gli interventi che prevedono il Napoli da sola con trenta bambini?». L’istituto taglio dei fondi, la riduzione delle ore ed il taglio del personale rappreRistori, difatti, rappresenta un baluardo contro sentano una scelta improvvida” ha affermato il professore. la dispersione scolastica: piaga frequente nei Indubbiamente, il cosiddetto “maestro prevalente” comporterà una riduquartieri disagiati. Numerose iniziative adottate zione del personale e non solo: “Prima di tutto il docente unico verrà dall’istituto, come i corsi pomeridiani e la scuola interpretato dai bambini come un “vice-genitore” – ha aggiunto Amirante estiva saranno stroncate dai tagli della finanzia- – In secondo luogo è un errore perché fin da piccoli bisogna capire che esiste una pluralità di strumenti educativi”. ria. Piazza S. Domenico ore 11: anche il palazzo Ma il principale problema che emerge dalla legge 133/2008 è la possibiliSaluzzo di Corigliano, sede dell’università tà di trasformare gli Atenei in fondazioni. Le rassicurazioni del Rettore “l’Orientale” è stato occupato. Una ragazza invi- Guido Trombetti non hanno calmato gli animi dei manifestanti. Amirante ta gli studenti a recarsi a palazzo Giusso, altra conferma le preoccupazioni degli studenti affermando: “Questa trasforsede dell’università anch’essa occupata, per mazione sarebbe una catastrofe. Ciò potrebbe portare ad una dipendenseguire l’assemblea regionale inter ateneo. za del pubblico dal privato. Questa sarà la pietra tombale della ricerca di «Hanno tanto criticato il corso di lingua berbera base”. con due studenti, sappiate che questo è l’unico Non va dimenticato che gli investitori privati non avendo alcun ritorno in Italia ed è simbolo di eccellenza non di spre- economico diretto punteranno ad un guadagno in prospettiva. Questo co – lamenta uno studente – così come le cat- sistema, di conseguenza, favorirà le aree maggiormente industrializzate tedre di lingua urdu e tibetana». Una ragazza dove sarà più facile reperire i fondi. aggiunge: «Non si può quantificare l’utilità di Raffaele Perrone Capano, docente di Diritto Finanziario, prova a spiegare un corso dal numero di iscritti»: tesi sostenuta il perché di questi tagli: “Il decentramento fiscale, tanto caro a Tremonti, anche da un professore precario di storia del non sarà a costo zero – ha dichiarato il professore – servirebbe una vipensiero scientifico che rincara la dose affer- sione di sistema che tutt’ora manca”. mando: «Ad un professore ordinario spettano “La verità è che la nostra economia ha risentito moltissimo della globalizsolo settanta ore di insegnamento, il resto è zazione – ha concluso Perrone Capano – Dovremmo puntare allo svilupricerca: il mercato su cui si basano le fondazio- po di settori che possono essere qualificati come delle punte di qualità. Non si deve dimenticare che l’Italia è un paese di manifatturiero”. ni non può prevalere su questo». stesca Via Porta di Massa ore 12.00: in una facoltà di giurisprudenza deserta, Carlo Amirante, professore di diritto costituzionale si aggira tra i corridoi del “palazzo di vetro”. Benché prossimo al pensionamento non ha abbandonato i ragazzi nella protesta ed esprime tutto il suo disappunto per le riforme in materia di scuola e di università. «Vorrei segnalare una proposta di riforma costituzionale passata in secondo piano – fa notare il professore – il disegno di legge del senatore Eufemi, che prevede la modifica del terzo comma dell’articolo 33 della Costituzione, eliminando la parte “senza oneri a carico dello stato” dalla disposizione “enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione”. In questo modo lo stato sarà legittimato a conferire finanziamenti a scuole e università private». Piazza del Plebiscito ore 14.00: scuole e università tutte in piazza. Sfilano cortei di ogni tipo. Tra questi spicca la protesta di alcuni ragazzi in camice bianco: sono i ricercatori di scienze biologiche. «Temiamo che, con le fondazioni univer- ragazzi di sinistra e “Blocco Universitario”: un’associazione sitarie, la ricerca di base venga accantonata in favore di studi che fa capo al partito “la Destra” di Storace. Mentre a Roma mirati ad ottenere guadagni immediati nel settore industriale- piazza Navona è messa a ferro e fuoco, Napoli vive una sifarmaceutico.» C’è da dire, per esempio, che senza la ricerca tuazione insolita. «Abbiamo teso la mano agli organizzatori di base sulle particelle elementari, sempre in bilico negli anni, della protesta per abbattere barriere ideologiche e scendere al giorno d’oggi non avremmo potuto farci una TAC. insieme in piazza come accadde a Valle Giulia – ha rivelato Intanto a giurisprudenza è ancora notte fonda. Alle prote- Antonio Mollo, candidato al consiglio di facoltà per il blocco ste contro la Gelmini si è aggiunta una lotta intestina tra i universitario – ma il nostro invito non è stato accolto».
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UNIVERSITA’ IN AGITAZIONE
Cronache di un venerdì universitario Di Fabrizio Spinelli Presi la decisione di andare all’università in vespa con un amico e non a piedi come ogni mattina. Comodo, certo. Ma ciò mi avrebbe impedito di svegliarmi insieme alla città, insieme a quel sole basso, a quell’odore di cornetti e brioche che coloravano le vie del centro alle 8 meno qualcosa. Poco importa. Il Coltorti passò alle 8 e 30, galoppando il suo vespino nero classe ’81, avvolto da una sciarpa a righe e un giubbotto nero. Coma va? Bene. Ieri? Apposto. Si passa per il glorioso G.B. Vico, che cerchiamo di sbirciare curiosamente dietro le macchine che invadono l’asfalto come i barbari le vie di Roma: è tutto tranquillo, non c’è nessuno fuori i cancelli, nessuno stoico cartellone “VICO OCCUPATO” si affaccia dalle balconate come nelle altre scuole di Napoli. Le strade congestionate a prima mattina dal frenetico movimento della vita ci spazzano via dal caos, permettendoci di studiare per qualche secondo il riflesso del sole a mezz’aria che scolpisce nella luce pezzi enormi di mare e città, che cerchiamo di fissare, di immagazzinare nella nostra mente, per serbarli il più a lungo pos-
sibile puri e privi di contaminazioni. Come un cuore che dorme, gli sussurro mentre è impegnato a cambiare marcia, la vespa raschia, il cambio non è un gran che mi dice. I quartieri spagnoli sbadigliano sotto il suono dei motori, di donne che urlano ai figli, di venditori ambulanti che strepitano fin dal mattino. Via Mezzocannone è quella di sempre, gente indaffarata che va su e giù senza alzare lo sguardo, un’affollata caffetteria e piccole cartolerie e librerie appese ai lati della strada. Tutti continuano la loro vita placidamente, non sembra esserci un’ombra dietro ai loro respiri. L’atmosfera è surreale, cerchiamo negli sguardi qualcosa da non incasellare nella quotidianità, ma niente, nulla, neppure il grido d’un pagliaccio. La cosa più rivoluzionaria è prendere il cappuccino al posto del caffè. Erano giunte voci, certe, e piuttosto insistenti, di una facoltà di lettere e filosofia scatenata, dinamica e concreta, capace perfino di ottenere l’occupazione. Ce ne meravigliamo, quando ci ritroviamo come sempre a seguire le lezioni. Inglese è d’una noia mortale, “La nausea” di Sartre sembra una barzel-
letta in confronto. Ci districhiamo con battute e risate imbarazzanti, tra conversazioni splendide e presuntuose con qualche ragazza che è troppo più in là. Alle 10 meno 15 un boato. Un grido, un cane irato che abbaia, dieci cani, canto cani. Si, qualcosa sta succedendo. Si sparge la voce di un’assemblea nel chiosco di Lettere, alle 10. Decidiamo di dirigerci là. Il Coltorti e Lo Spinelli solcano la strada con eleganza e passo deciso, il cielo grigio, leggermente insanguinato dal sole, sembra racchiudere tutto il centro in una bolla. I disordini (che ascoltati dall’aula universitaria sembravano tanto eclatanti) erano dovuti ad un gruppetto di manifestanti che si era fermato a San Domenico Maggiore. Sulla destra c’è l’orientale. Mi sento come Penthotal. Guardo con sguardo disorientato tutto quel cumulo di umanità che si sforza, che sorride e vive in pose così energiche e innaturali. Le falci e i martelli, l’enorme striscione esposto, treccine e piercing che inondano la piazzetta. “Tagliato fuori, sono completamente tagliato fuori” direbbe Pazienza appoggiato ad una radiolina minuscola. Mi sento alienato, distante da una realtà che mi sembra finta, frutto di un’arcaica
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invenzione. Svoltiamo presto, il Coltorti, notata un’impressionante somiglianza con Zanardi, mi dice che quella gente fa schifo: Ce lo cacano che fanno i bohemien, gli alternativi, i punkabbestia di ‘sta minkiascrittoconlacappa, è molto più vera e ricca dentro la gente povera, non mi iscriverei mai all’orientale, a studiare giapponese o arabo, ce lo cacassero. Arriviamo al cortiletto di lettere. La ragazza con cui si faceva gli splendidi ci ha seguito con le amiche. Per buoni 10 minuti (dieci) mi perdo dietro a parole banali e alla profondità dei suoi sguardi. La sua bellezza è, ahimè, fonte di paura e distacco. Non mi rendo conto per un attimo di quello che mi circonda. Niente. Proprio niente. L’università è pigra e vuota, ci sono un paio di cartelloni con le foto e gli articoli di qualche giornale riguardo l’assemblea del 15 Ottobre, in una spuntiamo anche io e una mano del Coltorti, la scritta che segue è perlomeno inquietante: “è solo l’inizio…”. Siamo in buonissime mani allora. Quella frase si staglia con forza nell’aria e rispecchia nel deserto della facoltà la sua pochezza, la sua vanità. La rivolta studentesca è appendere un paio di cartelloni. La famosa frase
che mi perseguita da gironi, “Lettere è occupata!”, non so cosa voglia dire, non so da dove prenda spunto. C’è un’auletta, alla quale mi sono avvicinato, che è occupata, o roba simile, è in gestione agli studenti comunque, e lì dentro c’è assemblea permanente. Permanente nel senso che ci stanno sempre le solite persone, le stesse facce. Alle nostre spalle saltella qua è là un Luca Gallo certamente divertito, che ha sposato in pieno la causa di promotore della rivoluzione, una specie di PR per buffoni. Ripercorriamo indietro il chiosco, salutiamo la bellissima ragazza che mi regala la sua sciarpa (in cambio della mia) (la sniffo, mi drogo di essa, del suo odore così invadente e armonioso), e ci rimettiamo in vespa. Sembriamo davvero usciti da un fumetto di Paz. Rrrrrr. Il cambio raschia. “La meccanica non mi interessa”. Nel letto aspetto ogni giorno un pezzo di te, un grammo di gioia del tuo sorriso, e non mi basta nuotare nell’aria per immaginarti, se tu sapessi che pena… L’aria intorno è più nebbia che altro. L’aria. Arriviamo a Gesù. Cerchiamo di introdurci al Genovesi alla ricerca di un nostro amico. Il Genovesi occupato. Il
Genovesi comunista. Una manciata di tamarri ci rispondono che non si può entrare, che il nostro amico verme non c’è. Poco importa. Ci rimettiamo in vespa e rrrrrrrr. Bisogna starci attenti al cambio. Torniamo a cantare. Senza capire ciò che si sussegue così rapidamente. Ciò che ci circonda, che ci rende estranei a tutto. Mi sento piantato in un’immobilità fredda, tagliato in due e gettato in una pièce di Ionesco, in un quadro di Dalì. Ma sono tranquillo, tanto, me l’hanno detto loro. “è solo l’inizio…”
“[…]Morire per delle idee sarà il caso di dirlo è il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno. E sotto ogni bandiera li vediamo superare il buon matusalemme nella longevità per conto mio si dicono in tutta intimità moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè, ma di morte lenta. A chi va poi cercando verità meno fittizie ogni tipo di setta offre moventi originali e la scelta è imbarazzante per le vittime novizie morire per delle idee è molto bello ma per quali. E il vecchio che si porta già i fiori sulla tomba vedendole venire dietro il grande stendardo pensa "speriamo bene che arrivino in ritardo" moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè, ma di morte lenta […]” Fabrizio De Andrè, Mo-
rire per delle idee
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La Crisi Economica Per capirne di più Di Mattia Ostinato
In questo periodo l’attenzione dei mezzi mediatici è rivolta alla crisi finanziaria, una sorta di terremoto che sta sconvolgendo i mercati di mezzo mondo. Ma quali sono le cause di questa crisi? Le cause vanno cercate in America dove dall’ inizio del secolo le banche hanno cominciato a erogare i cosiddetti mutui subprime o second chance; ora generalmente un mutuo funziona così: se A ha bisogno di soldi
per un certo tipo di operazioni come ad esempio comprare una casa, si rivolge ad una banca la quale gli presta la somma di cui ha bisogno e in cambio A gli offre una garanzia materiale nel caso non possa estinguere il mutuo (cioè se ad esempio A impegna la sua casa e non può pagare le rate perde la casa a favore della banca) fino a che non ripaga del tutto il prestito. Per accendere un mutuo però bisogna soddisfare certi requisiti fra i quali il non avere debiti ingenti e avere una fonte di guadagno fissa (come un lavoro) per garantire alla banca di
riuscire a pagare le rate del prestito, mentre i mutui subprime vengono concessi anche a chi è molto indebitato o è disoccupato e quindi non dà alla banca la certezza di poter pagare le rate con regolarità. E qui comincia il gioco sporco perché le banche, quando si accorgono che un cliente di questi mutui non può pagare le rate, vendono il suo mutuo ad un'altra banca che dovrà quindi riscuotere il prestito, la quale banca a sua volta lo rivende a un’
altra banca che poi lo rivende ad un’ altra banca e così via. Questo carosello di scaricabarile ha portato ad una diminuzione di liquidità (disponibilità di contante) da parte delle banche, in quanto impegnando denaro contante per l’ erogazione dei mutui e ricevendo dalla loro compravendita solo denaro virtuale con scarse probabilità di riscossione hanno finito col non avere più soldi reali e ciò ha portato molte banche al fallimento; questo ha causato un crollo della fiducia verso le banche da parte degli investitori che per paura di perdere i propri soldi han-
no cominciato a smettere di depositare il proprio denaro presso le banche e di effettuare operazioni che comportassero un qualche rischio di perdita; contemporaneamente gli investitori hanno smesso di giocare in borsa e a vendere tutti i loro titoli azionari quasi azzerandone il valore e mettendo nei guai l’azienda e/o ditta corrispettiva a questo o a quel titolo. Questo crollo della borsa iniziato già da un po’ ha causato la crisi finanziaria che sta mettendo in ginocchio molti mercati e soprattutto molti stati (fra i quali l’ Islanda che prima dell’ inizio della crisi deteneva molti primati positivi come il grado di abitabilità, le condizioni di vita e ora è sull’ orlo della bancarotta) in quanto a causa del crollo delle borse il sistema economico di molte nazioni vacilla e in alcuni casi è prossimo al crac. Proprio per evitare di essere trascinati verso la bancarotta molti paesi (primi fra tutti gli U.S.A.) stanno varando piani economici per risanare il mercato e aiutare le banche, il cui punto cardine è l’immissione sul mercato da parte della zecca di nuovo contante per rifornire le banche. Questo però rischia di causare una fortissima inflazione (cioè la svalutazione della moneta), in questo caso dovuta all’ eccessiva quantità di contante in circolo, la quale potrebbe portare a disagi molto gravi fra i quali un non indifferente abbassamento delle condizioni di vita. Detto ciò bisogna solo sperare che la crisi passi in fretta e che non arrechi danni molto gravi all’economia europea, anche se visti i recenti avvenimenti si tratta di una speranza molto vana (che però è sempre l’ ultima a morire).
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YES, WE WON Il “ciclone Obama” incanta il mondo Di Alessandra Petagna
scuola per le bambine ed a visitare la loro nuova casa.
Martedì 4 novembre 2008 L’America cambia faccia. E con lei il mondo pure. Tutto grazie ad un solo uomo, Barack Obama, ormai universalmente noto come il Presidente, almeno per i prossimi quattro anni.
Infatti, anche se il neo eletto s’insedierà nella Casa Bianca solo nel gennaio prossimo, sin dai primi istanti ha manifestato la volontà di collaborare con il governo uscente, nonostante le posizioni divergenti su argomenti centrali ed importanti come la guerra in Iraq ed il nucleare. Occasione prima per discutere di questa “alleanza”, basata sul rispetto democratico che Obama ha dell’istituzione presidenziale, è stato l’incontro formale con Bush in quella residenza che è ancora sua: i mass media hanno già parlato di un meeting tra gli evidenti errori del passato e la speranza riposta nell’immediato – e ci si augura prospero – futuro, come è stato anche messo in risalto da una fotografia “di famiglia”, di quelle da appendere sopra il caminetto per celebrare i bei tempi che furono, che ritrae i due politici: la storia ed il presente, il passato non sempre limpido ed un domani pieno di attese.
Nato nel 1961 in quel di Honolulu e laureatosi in legge alla prestigiosa facoltà di Harvard, il nuovo Capo di Stato ha insegnato come professore universitario e ricoperto il ruolo di senatore dell’Illinois e del distretto di Washington; scelto come rappresentante del partito democratico dopo aver battuto alle primarie l’ex first lady Hillary Clinton ed aver avuto la meglio sul repubblicano McCain, il candidato democratico ha potuto finalmente gridare “Yes, we won”. E festeggiare – perché non è mai il caso di affidarsi ciecamente a quanto affermato dai sondaggi, da sempre a suo favore - dopo aver tenuto il primo discorso da leader degli USA, con migliaia di sostenitori commossi raccolti a Grant Park, nel cuore di Chicago, la città in cui L’afro-americano che guiderà le rela famiglia Obama vive da anni. dini della prima potenza mondiale Sono state proprio alcune questioni ha conquistato e convinto tutti: l’infamiliari ad impegnare il teresse per il ceto medio, le grandi quarantasettenne hawaiano nelle doti comunicative che riportano all’prime ore subito dopo il trionfo: gli epoca di Kennedy e – perché no – il colore della sua pelle, ulteriore tocca infatti mantenere la promessa fatta alla figlia di regalarle un cagnolino, “Possibilmente preso da un
canile…ma lì ne troveremo solo di razza bastarda, come me” – queste le sue parole a riguardo in conferenza stampa, che si aggiungono alle tante affermazioni sarcastiche involontarie sull’ “abbronzatura” dell’attuale presidente eletto subito successive la vittoria – ed accompagnare la moglie alla ricerca di una
espressione dell’esigenza del popolo statunitense di rinnovamento dopo la recente crisi, sono state una garanzia di successo, per quella che s’è rivelata un’elezione il cui esito era a molti già chiaro sin dalle prime ore delle votazioni. La preannunciata riuscita di Obama ha generato quello che può senza dubbio essere considerato un fenomeno di costume: la Barack-mania imperversa ovunque, dai titoli dei quotidiani alle rivelazioni dei capi di governo di tutta Europa e non solo, dalle vetrine dei negozi che urlano alla tendenza – innegabile l’anticonformismo del neo presidente in quanto al look: stile tutt’altro che “ingessato”, cravatte colorate e mani in tasca la sua formula – e dai blog che ammiccano da internet. Tanta è la fiducia nell’ ”homo novus” di Honolulu, ancor di più le aspettative sul suo operato. Indiscutibile l’esistenza di problematiche urgenti da affrontare. Non si può fare altro che congratularsi con Obama. E, per quanto riguarda tutto il resto, l’unica risposta che ci si può attualmente dare è un diplomatico “Who knows?”.
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L’IMMIGRATO: IL CAPRO ESPIATORIO DI UN PAESE DEBOLE Tolleranza zero, ronde e rimpatri. Ecco come il governo ci difende dalla nuova “minaccia” Di Giulio Viceconte La campagna elettorale del quarto Governo Berlusconi si è aperta su un tema scottante: l’immigrazione, additata dal Cavaliere come il primo dei nostri problemi. Ma siamo sicuri che quello dell’immigrazione sia davvero un tema così scottante, o “qualcuno” ha pensato bene di farlo giungere alla ribalta delle cronache per qualche tornaconto personale? Chissà come mai il “problema immigrazione”, prima della campagna elettorale del PDL, non era così incontenibile. Chissà perché i telegiornali, prima dell’insediamento del nuovo governo, non usavano espressioni come “Un rumeno” o “Uno zingaro” per raccontare nei minimi dettagli anche lo scippo ad una vecchietta commesso da un extracomunitario. Ma per il governo e per la Lega Nord (alla quale associamo inevitabilmente le dichiarazioni dei suoi esponenti come Borghezio, che disinfestava i treni dai neri, o Gentilini, che intimava ai musulmani di “andare a pisciare nelle loro moschee”) il problema clandestini è talmente grave da dover ricorre a leggi ad hoc. Ed eccoci arrivati al “Pacchetto sicurezza”. Per farla breve: sindaci-sceriffo, espulsioni immediate, polizia e militari ovunque in un clima di terrore, razzismo e populismo unico. Ma guai a chi parla di istigazione all’odio razziale. Guai a chi accusa il governo di voler fomentare un clima xenofobo, emanando decreti e pacchetti di facciata per non risolvere volutamente il problema. D'altronde dire che “La carne negra puzza anche se lavata”(ipse dix: Bernardino De Rubeis, sindaco di Lampedusa, 13 sett.2008) non è razzismo. Non è razzista neanche aizzare il popolo contro il nuovo “criminale per eccellenza”: il clandestino. Uno straniero che rapisce i bambini, che svaligia le case, che ruba il lavoro ai poveri ragazzi italiani che non ne hanno. Già li vedo, infatti, questi poveri ragazzi italiani che aspirano nella loro vita a fare gli operai in nero, i fruttivendoli e i panettieri, defraudati della possibilità di compiere lavori per loro così gratificanti. Forse i signori onorevoli del PDL hanno dimenticato il nostro passato di emigranti. Hanno dimenticato che nel dopoguerra noi italiani siamo arrivati nelle Americhe esportando mafia e micro criminalità. Non sanno forse che a Buenos Aires, la città con più italiani nel mondo oggi, i cosiddetti “lumbard”, ai quali Boss dice di appartenere, venivano incarcerati così spesso che crearono, per comunicare nei penitenziari, un dialetto che ancora oggi si parla nella capitale: il “lunfardo”. Ma perché tanta importanza ad un problema che tanti altri paesi del mediterraneo affrontano serenamente? Come la Spagna, che con la formula “Papeles para todos y todas. Ningún ser humano es ilegal (documenti per tutti. Nessun essere umano è illegale)” riconosce e fornisce un documento ad ogni extracomunitario. Fornendo quindi diritti e doveri uguali a quelli dei cittadini spagnoli, controlla definitivamente gli immigrati sul territorio. La realtà è che il governo ha cavalcato l’onda della paura, inculcata alla gente dai mezzi di informazione, per riscuotere un sano, demagogico successo elettorale e per ottenere anche qualche privilegio. Nel famigerato “pacchetto sicurezza”, infatti, Niccolò Ghedini, legale di Silvio Berlusconi, provò ad inserire una clausoletta tra le tante altre, che avrebbe rinviato dopo l’estate il processo per corruzione “Mills” che vede imputato il Premier. Con un altro “codicillo”, invece, avrebbe prorogato la presenza abusiva di “Rete 4” sulle reti regolarmente acquistate da “Europa 7”, defraudata della possibilità di trasmettere su frequenze sue di diritto, a scapito, come al solito, della pluralità d’informazione.
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Classi differenziate per bambini immigrati Di Lorena Gallotti Panico per “la riforma Gelmini”, se ne parla, la si critica,si protesta. Ma non vorremo mica attribuire a lei tutti i mali? Neanche la Lega Nord scherza con le “proposte indecenti” in ambito scolastico. Recentemente ha infatti proposto classi diversificate per bambini italiani e quelli stranieri. Lo scopo? Loro sostengono che in questo modo i bambini arrivati da poco in Italia, laddove non dovessero superare il test d’ingresso per la scuola “normale”, potranno usufruire di un’istruzione fatta su misura per loro, così da poter essere introdotti al meglio sia nella lingua che nella mentalità italiana, e in questo modo, soprattutto, non rallentare il normale svolgimento delle lezioni per gli altri alunni. Visto cosi sembrerebbe tutto molto bello, molto generoso e solidale, a patto però che questa proposta non sia stata avanzata proprio da quella Lega che contro gli stranieri ne ha fatte di cotte e crude. Giorgio Bettio, esponente della Lega a Treviso, in un’assemblea comunale propose di «Usare gli stessi metodi delle SS: punire dieci immigrati per ogni torto commesso a un italiano» inoltre, come sappiamo, la Lega Nord ha aderito al “Congresso contro l’islamizzazione”
indetto a Colonia, dal 19 al 21 settembre 2008 contro la costruzione di una moschea. Altri esempi di intolleranza razziale li possiamo trovare a Caravaggio,cittadina in provincia di Bergamo, roccaforte della Lega, che, grazie alle sue leggi antistraniero, è diventata invivibile per il 16% dei suoi abitanti. Ne cito una giusto per darvi un’idea: i matrimoni fra immigrati clandestini e italiani non sono permessi. Vado avanti e volendo fare una cernita tra i tanti episodi a cui attingere, come non citare lui, Mario Borghezio, uomo politico militante nella lega: nel1991 trattiene per un braccio un venditore ambulante marocchino di 12 anni per consegnarlo ai carabinieri,in seguito ha pagato una multa di 750.000 lire per violenza privata su minore. Nel luglio 2005 è stato condannato a due mesi e venti giorni di reclusione, commutati poi in una multa di 3.040 euro, perché responsabile dell'incendio, aggravato da finalità di discriminazione, appiccato ai pagliericci di alcuni immigrati che dormivano sotto un ponte a Torino nel luglio 2000, e gli episodi continuano fino ad oggi. Insomma non vi ho raccontato tutte queste belle cose per annoiarvi, ma per farvi capire che chi ci propone classi differenziate non è
qualcuno che ha a cuore il futuro dei bambini stranieri, ma qualcuno cui preme ghettizzare i suddetti stranieri, reprimerli, aggiogarli, qualcuno gravemente malato di xenofobia, o probabilmente malato di “male” e basta. Non vogliono accogliere gli stranieri? È un loro problema, ma nessuno di loro pensa che se cinquant’anni fa questo discorso l’avessero fatto gli Americani, noi a quest’ora saremmo una massa di morti di fame, o perlomeno, non pensano cosa noi avremmo pensato di loro, e quanto inumani li avremmo ritenuti? Ragazzi concludo chiedendovi generosità , apertura all’altro, accoglienza, vi chiedo di non vedere nel diverso per forza un motivo di pericolo, non possiamo essere tanto stupidi da generalizzare sulle persone. Armiamoci di buona volontà, profondo amore, e ripudio per le idee razziste sia della Lega sia di chiunque altro solo cosi forse riusciremo a vivere sereni probabilmente.
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Governo e discriminazione: come salvarsi la faccia Di Mattia Ostinato Il mese scorso il Ministero della difesa della Romania, in seguito ad alcuni attriti avuti con il nostro governo a causa dello spietato bombardamento mediatico contro l’ immigrazione clandestina in Italia, che ha coinvolto soprattutto gli immigrati rumeni, ha lanciato una campagna dal nome “Romania piacere di conoscerti” il cui scopo è quello di presentare agli italiani la cultura rumena, onde evitare discriminazioni. Questa Iniziativa,appoggiata tra l’ altro dal nostro governo che però era stato il primo ad effettuare discriminazioni verso gli immigrati, si avvale soprattutto di supporti multimediali e consiste in alcuni spot e in un documentario, visualizzabili sul sito della campagna (www.romaniapiacerediconoscerti.it ). Il documentario è un reportage sulla vita di alcuni immigrati di nazionalità rumena, che vengono ripresi sul posto di lavoro e intervistati riguardo la loro storia di immi-
grazione: quando sono arrivati in Italia, come hanno trovato lavoro e come sono i loro rapporti con gli italiani. Questo significativo reportage tenta di dissipare le idee xenofobe di certa gente che vede l’immigrazione come presenza ingombrante che li priva dei propri diritti e risorse, senza pensare che dietro ogni persona c’è un’identità culturale che è bene conoscere per ampliare i propri orizzonti. Non bisogna evitare chi è diverso da noi ed è proprio questo che vuole dire questa campagna di sensibilizzazione, che, benché si rivolga nello specifico ai soli rumeni, si può allargare a tutte le persone che per fame, mancanza di lavoro, situazioni politiche ostili o per altri motivi emigra in altri paesi.
Molte delle persone che discriminano gli immigrati forse dimenticano che noi prima di tutti siamo stati un paese di emigranti e che quasi ogni italiano ha o ha avuto in famiglia almeno una persona che è andata a cercare la fortuna in altri paesi come ora altre persone la cercano in Italia. il documentario, infatti, finisce con queste parole:”Cosa vogliono veramente? Lavorare, poter avere una casa, una famiglia. Ma non sono le cose che vogliamo tutti?”
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Procidani tra America e Algeria: un’emigrazione particolare Abbiamo intervistato Marina Mosca,l’autrice di una delle tre tesi vincitrici della XXII edizione del premio letterario “Procida,Isola di Arturo- Elsa Morante”,riconoscimento divenuto negli anni uno dei più ambiti e dei più seguiti dalla stampa nazionale,nella sezione “all’Isola”. Nella sua tesi “Tra storia e memoria: l’emigrazione procidana tra Ottocento e Novecento” Marina Mosca, con uno studio unico nel suo genere, ha trattato l’emigrazione procidana verso l’America e l’Algeria. Ecco cosa ci ha raccontato. Marina,come mai hai scelto questo argomento? Cosa ti lega all’isola?
affettivo con quest’isola dove vado fin da piccola. L’idea della tesi, mi è venuta da una fotografia del mio bisnonno che lo ritraeva con il gruppo di amici con cui emigrò in America. Volendo scoprire qualcosa di più sulle persone partite con lui, ho pubblicato la foto sul giornale di Procida, chiedendo di essere contattata da chiunque riconoscesse qualcuno degli uomini dell’immagine. Purtroppo nessuno mi ha risposto. ma non per questo ho perso l’entusiasmo. Così mi sono interessata all’argomento ed ho poi sviluppato un lavoro su di esso.
raccontate dai figli e dalle mogli degli emigranti.
Di cosa parla la tua tesi? Come l’-
Perché,secondo te, l’emigrazione procidana si è concentrata proprio sull’America e sull’Algeria?
Io sono di origini procidane, nella mia hai strutturata? famiglia, tranne me e mia madre, sono Nell’introduzione sono partita dalla stotutti originari di Procida. Ho un legame ria dell’isola fin dai tempi delle colonie greche e nel primo capitolo ho parlato in generale dell’emigrazione italiana nei primi del Novecento; in seguito ho sviluppato un capitolo sull’emigrazione dei procidani in America, a Brooklyn e un altro sull’emigrazione in Algeria, a Mers El Kebir, porticciolo dove si riprendono le abitudini e gli stili di vita della Coricella, piccolo porto di Procida. Ho quindi concluso la tesi con un capitolo in cui ho raccolto cartoline, fotografie, storie
Oltre alle cartoline, alle fotografie e alle testimonianze indirette, come hai ricavato i dati riguardo a questi flussi?
Benché l’emigrazione sia stato un fenomeno che ha interessato per ben due secoli moltissimi procidani, purtroppo non c’è alcuna statistica. La maggior parte emigrava clandestinamente. Gli unici dati che ho ottenuto, li ho ricavati personalmente dal sito di Ellis Island, dove sono stati registrati i procidani fermatisi lì tra l’800 e il ‘900.
I procidani sono sempre emigrati in tutto il mondo, tuttavia l’America e l’Algeria sono state mete predilette per cercar fortuna. L’Algeria è stata meta dei corallari, i pescatori di corallo, la cui lavorazione era affidata agli artigiani di Torre del Greco e Torre Annunziata i quali, in seguito alla prima crisi economica di metà ‘800 ed all’abbassamento del prezzo del corallo si spostarono lungo le coste algerine, ricche di questa materia. L’America invece era una meta facilmente raggiungibile,in quanto punto di arrivo delle rotte mercantili. In che anni e in che modo si è avviata questa emigrazione?
Il fenomeno è cominciato a partire da metà ‘800, quando i procidani, soprattutto pescatori e marinai, imbarcati sulle navi come lavoratori, non dovendo pagare i costosi biglietti per il viaggio, una volta arrivati a destinazione scendevano clandestinamente dalle navi e non vi risalivano più. Allo stesso modo, gli emigranti che si dirigevano verso l’Algeria erano pescatori che raggiungevano con le loro barche il luogo. I procidani furono quindi avvantaggiati rispetto agli altri emigranti italiani, che per anni continuavano a pagare i debiti contratti per il viaggio, come accade, per esempio per gli Sri Lankesi immigrati in Italia, costretti a pagare il debi-
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to contratto per il viaggio in aereo per molto anni. Anche in questo caso il flusso si è avviato tramite un passaparola?
Si, indubbiamente. Come in tutti i flussi migratori, la diffusione di un determinato filone e la scelta della meta sono date da un grande passaparola, basato su racconti di cose meravigliose, di grande benessere e felicità, che attraverso reti familiari e lavorative, riesce a mobilitare interi paesi. Le migrazioni erano volte all’insediamento o erano basate sulla speranza di un ritorno? E che rapporto c’era tra gli emigranti e il paese d’origine?
Lo spostamento, dato da necessità economiche e dal desiderio di fare fortuna, non implicava sempre l’insediamento; le esperienze erano abbastanza variegate. Inizialmente erano solo gli uomini, di solito tra i diciotto e i trentacinque anni, che andavano via per quattro o cinque anni, a seconda di come andavano le cose, per poi tornare a Procida. Successivamente cominciarono a spostarsi interi nuclei familiari, ma vi furono anche individui che condussero tutta la vita tra Procida e l’America, vivendo in una doppia realtà. Quali differenze ci sono tra i due filoni che hai analizzato?
I due filoni sono molto diversi tra loro, soprattutto per quanto riguarda l’inserimento nella società del luogo. Infatti mentre in Algeria,in una società simile alla loro, i procidani continuarono i mestieri che facevano sull’isola, creando una comunità procidana accanto a quella algerina, al contrario in America, a Brooklyn, dovettero adeguarsi ad un tessuto sociale diverso e in via di affermazione, in cui furono costretti a cambiare lavoro, diventando, ad esempio, da pescatori operai nei cantieri. Ovviamente la condizione lavorativa influiva sullo stato d’animo dell’emigrante, che era segnato, in questo caso, da una condizione di depressione, di insicurez-
za, da una visione malinconica della al ’32, gli anni difficili della “grande desua stessa esistenza e dal sogno della pressione”, in una casa con un gruppo patria perduta. di amici procidani, tutti uomini, ovviaChe rapporto hanno la terza e la mente,che lui ripagava dell’ospitalità quarta generazione degli emigran- occupandosi costantemente della puliti con le loro radici? zia e dell’ordine dell’abitazione,oltre a Mentre la maggior parte dei discenden- svolgere un lavoro presso il porto. Arriti degli emigrati in America si stanziò lì, vato in America il giorno di Ferragosto, quando l’Algeria, colonia francese, nel per non scendere con le valigie ed es1962 divenne indipendente, avendo sere, quindi, riconosciuto come disertoassunto la cittadinanza francese, la re, indossò tutti i vestiti che aveva con terza generazione di emigrati procidani sé e poi, così conciato, con un indirizzo dovette stabilirsi in Francia,in una real- in mano, chiese indicazioni ad un polità assolutamente sconosciuta, in quan- ziotto, anche lui italiano, che riconoto pur parlando francese, non avevano sciuto l’accento, si offrì di accompanessun legame con quella cultura; in gnarlo fino a casa. Algeria, avevano mantenuto le propria Ciò che più colpisce delle esperienze di abitudini e la propria tradizione religio- queste persone sono la solidarietà che sa, tant’è vero che ogni anno a Mers El le unisce e la tenerezza delle lettere e Kebir si teneva la processione di S. Mi- delle fotografie, inviate per rassicurare i chele, patrono di Procida. cari, insistendo sul benessere e sulla Da alcuni anni, stanno nascendo asso- disponibilità di lavoro. ciazioni di figli di procidani che vogliono Marina, concludiamo qui la nostra riscoprire le proprie origini e organizza- intervista: grazie mille per le inteno visite guidate e incursioni a Procida ressanti informazioni che ci hai per conoscere i luoghi, a loro del tutto fornito e…in bocca al lupo per il sconosciuti, dei loro nonni o addirittura futuro! Grazie anche a voi,crepi!! dei loro bisnonni. Dicevi prima,di aver raccolto una serie di testimonianze e di storie: ce n’è qualcuna che ti ha particolarmente colpita?
Sono molto legata all’esperienza del mio bisnonno, Raffaele Castaldo, che visse in America per cinque anni dal ’27
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Il volto dello straniero Alla mia splendida Federica Di Emanuele Ariprete
Girava per i paesi una voce remota, accompagnata da lievi variazioni. C’era sempre qualcuno che vi iniettava un particolare in più di sua creazione, seppur la voce rimanesse essenzialmente sempre la stessa: Come? E viene da solo? I vecchi attendevano un risplendere negli occhi dei loro figli, solo per aggiungere particolari dei quali nemmeno loro erano sicuri, poiché la voce era prima partita da Est, poi si era accartocciata contro i monti di Rentinuun, a Nord, sino a rimbalzare lungo i borghi antichi, e qui si era elaborata sotto forme diverse. Ad ogni via la bardatura dello Straniero assumeva un colore diverso, e tutti stavano a discutere sulla forma del suo mantello, simile più ad un paio di ali nere, di quelle che nemmeno i diavolacci di sotto dovevano avere; tolto questo, la notizia nuda e cruda era che lui stava arrivando dopo essere scomparso per molti anni. I vecchi ne avevano sentito parlare dai loro padri, i quali a loro volta ne avevano sentito qualcosa dai loro nonni, e così via sino all’aurora delle ombre. In tutto ciò, la forma dello Straniero non la sapeva nessuno, né tanto meno coloro che lo avevano visto sembravano poter ricordarla, ma per non perdere credibilità dinanzi agli interlocutori le attribuivano cose di punto in bianco: chi diceva che somigliasse ad un serpente, chi ad un angelo, a un menestrello impazzito, uno stregone, un assassino. Quando arrivò l’autunno, durante un giorno piovoso ci fu un annuncio impazzito che schizzò per tutte le valli delle Contee Brune: lo Straniero era stato visto procedere per gli orti di un certo Ottregaglia, dopo di che, sia di lui,
che dello stesso Ottregaglia non si era saputo più nulla. Divorati dall’Unica Tenebra! Ecco perciò un’altra voce che in breve accompagnò il lento e oscuro procedere dello Straniero: divorava le persone, se ne nutriva e non ne lasciava più niente. Ogni tanto qualcuno spariva, e allora puntualmente la colpa ricadeva su di lui. Un uomo, stanco della moglie casa e chiesa, fuggiva con l’amante e si rifaceva una vita a Ovest, nelle Grandi Città, senza lasciar detto alcunché agli altri? Era stato lo Straniero, senza dubbio! Lo aveva colto sulla via del ritorno, all’imbrunire, e se l’era ingoiato in un sol boccone. Sebbene la verità fosse tutta un’altra, tanto di guadagnato per quell’uomo! Di lì in poi sarebbe stato ricordato come un ottimo padre di famiglia, e la moglie si sarebbe recata ancor più spesso in chiesa per onorarne la memoria. Dopo la sparizione del buon Ottregaglia (per la quale si iniziò a sospettare del contadino suo confinante, ben più probabile artefice del tutto), non si seppe più nulla dello Straniero per un paio di mesi. A seguire, un’ulteriore voce si diffuse ovunque: Egli era in cerca di qualcosa, probabilmente d’un discepolo. I vecchi allora impallidirono sul serio: anche quel particolare accompagnava le storie di cui erano a conoscenza, ma non avevano mai avuto modo di riscontrarne la veridicità durante le loro esistenze. Trascorso un numero interminabile di anni, lo Straniero intraprendeva una vera e propria ricerca che lo conduceva in tutti i paesi, uno ad uno se li faceva tutti, vi soggiornava per una notte o due, nel caso qualcuno intendesse sfidarlo, e se ciò non avveniva, andava via silenzioso, avvolto da quell’aria mesta che lo accompagnava come una fedele
compagna. Ignorando in cosa consistesse questa misteriosa sfida, la maggior parte dei vecchi non esitava affatto a ipotizzare che l’eventuale sconfitta consistesse in una morte sicura e terribile. Sul finire dell’inverno, dalle nevi di Echelor si seppe che lo Straniero era giunto in una locanda e qui aveva pernottato per poco tempo. Tutti erano troppo terrorizzati per agire, provare a cacciarlo, o addirittura tentare di ucciderlo; inoltre, un uomo del paese era impazzito dicendo di sentire delle voci nella sua testa che lo incitavano a raccogliere una sfida di cui non sapeva nulla. Quello stesso uomo, quando lo Straniero fu andato via, scomparve con lui, per poi essere ritrovato coi polsi aperti nascosto in un ripostiglio. Ovviamente ciò andò ad alimentare la sanguinosa fama dello Straniero, ma a questo punto era chiaro che, qualunque cosa fosse, egli la cercava – o sarebbe stato più giusto dire attendeva? Ben presto, e con incredibile rapidità, la sua ombra fu vista arrivare e recarsi in tanti luoghi diversi. Sperduto a Sud, esisteva un paesucolo di pietre e pastori, noto come Poeteja. I vecchi del posto avevano timore che giungesse finanche da loro, ma non potevano far nulla per impedirlo, e perciò consigliarono di organizzare una massiccia difesa nel caso si fosse presentato, e di decapitarlo, così da guadagnarne in onore e innalzare la fama di Poeteja al di sopra delle Grandi Città. L’idea fu in parte appoggiata, ma avevano tutti troppa paura per provare davvero a uccidere lo Straniero. Ecco spiegato per quale motivo, quando Egli si presentò all’unica taverna di Poeteja, nessuno alzò un solo dito e cercò di attuare quanto suggerito dai vecchi; rimasero piut-
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tosto a osservarlo, ciascuno barricato per bene a casa sua, da lontano, mentre il visitatore scendeva dalla propria bardatura, un semplice mulo da campagna (al che in molti si chiesero come avesse fatto a giungere sin lassù, sulla cima della montagna dove sonnecchiava il borgo). Era sera e una leggera pioggia discendeva sui tetti delle abitazioni. Lo Straniero non si guardò attorno. Appoggiandosi ad un lungo bastone, entrò nella locanda e non uscì più. Un po’ più isolata dalle altre case c’era quella del giovane Samuel, che in quel momento era a cullarsi tra i respiri della sua compagna. Samuel aveva vent’anni e aiutava il fabbro del paese; lo vedevano tutti così com’era, un ragazzo alto, coi capelli lunghi e la barba lievemente trascurata. Tutti ignoravano la sua innata dote di mettere in riga le parole. Ci riusciva come nessun altro, lui le seduceva e diceva loro quel che dovevano fare, quale ordine assumere, limava qua, colpiva là, batteva il martello del suo sentimento su quell’unico incudine di carta. Solo la sua dolce compagna era a conoscenza di questa capacità di Samuel, ed era proprio quel che più l’aveva indotta ad innamorarsi di lui. La sera in cui giunse lo Straniero, un dolore improvviso lacerò le tempie di Samuel, a cui diedero la sensazione di sfaldarsi a metà. Emise un gemito e si piegò su stesso, mentre una voce profonda, tranquilla, s’insinuava tra i suoi pensieri. Chi sei Sai chi sono E tu sai cosa
sarai fra un anno, fra un’eternità? Sarò me stesso Cioè Nulla, e niente di più Cosa vuoi Risorgere dentro di te Purché tu ne sia degno Io non posso Raccogli la sfida Di cosa stai parlando lasciami va’ via Se io an-
drò, ti perderai dentro te stesso La sua compagna, spaventata, cercò di soccorrere Samuel, che sembrò essere altrove, le orbite divenute bianche come neve, o come la spuma di mare, e i denti che affondavano nelle labbra, e il sangue
21 che scuriva la barba bionda. Trascorse qualche istante, poi il ragazzo tornò se stesso e scoppiò a piangere in modo convulso, aggrappandosi alla sua donna. Quando si fu calmato, tacque e le domande di lei non servirono a strappar nulla su quanto fosse accaduto. Disse soltanto: « Sarai linfa per le mie creature. Annegherai nel tessuto dei miei occhi, e lì vivrai con me. » Il mattino dopo Samuel si recò nella piazza di pietra, sotto gli angeli scolpiti. C’era lo Straniero ad attenderlo, avvolto nel manto nero, in modo che del suo volto non si vedesse nulla. I due si studiarono a vicenda alcuni istanti, restando fermi come rocce nel vento. Ma era come se sapessero già esattamente quel che dovevano fare. Lo Straniero si abbassò il cappuccio del manto, mostrando un volto anziano, entro cui si raccoglievano i fiumi di tutte le ere e di tutti i tempi, gli occhi come gemme silenziose, e iniziò a muover le labbra nell’atto di parlare, senza che però non uscisse fuori alcun suono se non l’aria; lo stesso fece Samuel. Sembravano sputarsi l’un contro l’altro parole fatte di nebbia, o suoni così antichi, così distanti che gli altri di Poeteja, nascosti agli angoli della piazza a spiare l’incontro, non erano in grado di ascoltare. Lo Straniero sembrò fare un sorriso, poi il suo manto si svuotò. Samuel restò immobile a fissare il drappo nero che si raggrinziva, adagiandosi sulla pietra, come un fiore reciso. Allora gli altri del paese, del tutto sconvolti, guardarono nel volto del ragazzo e non videro più lui, ma anche lui, assieme al volto consumato di prima, e ad altri volti, di coloro che furono e coloro che saranno, similmente ad uno specchio in pezzi che riflette centinaia d’occhi, e bocche, sebbene il volto fosse uno, e gli occhi due, assieme alla bocca, ch’era pure lei una sola. Samuel raccolse il manto e lo indossò; poi si recò nella locanda, dove recuperò un libro scuro nascosto in un panno, assie-
me a quel vecchio bastone visto la sera prima. Nel frattempo la gente di Poeteja si era raggruppata fuori, dopo aver assistito a quella scena priva di significato, e aveva recuperato un minimo di coraggio da impiegare per far qualcosa. Raggiunsero la locanda e intimarono allo Straniero di uscir fuori, avendo poco prima convenuto che a sparire non fosse stato Lui stesso, ma il povero Samuel, finito chissà dove negli stomaci dell’Ombra. Lo Straniero, quando si presentò, fu accolto da sputi, sassi, e minacce; silenzioso, senza rispondere a nessuno, recuperò il mulo. Poi andò via curvo su se stesso, giacché di fatto nessuno dei paesani ebbe il coraggio di andar oltre e agire in prima persona. Di lui non si seppe più nulla per molti anni. Alcuni giorni dopo, alquanto improvvisamente, all’interno delle Biblioteche di Ossian venne ritrovato un tomo scuro, e non era la prima volta che se ne trovavano, e ognuno recava in sé opere stupende e perfette, date da intrecci di parole, lettere, e versi liquidi, come vivi. Ma di questo parlerà qualcun altro…
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22 GAIA QUATRO: i suoni della terra Esemplare ben riuscito del jazz di stampo multietnico, il quartetto di virtuosi sa unire ad arte l'intensità e il carattere della musica argentina con la raffinata tradizione giapponese. L' inaspettato incontro dei quattro "pionieri" avviene in territorio neutro, a Parigi. Lì il contrabbassista Carlos "El Tero" Bushini e il suo connazionale Gerardo Di Giusto, pianista e compositore, incontrano la straordinaria violinista Aska Kaneko,autentica star del jazz del suo paese, e il caleidoscopico percussionista Tomohiro Yahiro, in un meeting che ben presto sarebbe andato ad esplorare i confini del jazz sperimentale di stampo virtuosistico. E così in poco tempo viene realizzato il loro primo lavoro. L'omonimo disco sa mescolare sapientemente la sonorità latine a melodie complesse e ricercate che sanno d'oriente. Ma, sebbene il lavoro fosse brillante e ben curato, rischiava di essere un biglietto da visita sbagliato per il gruppo e scadere nel solita vetrina di prodezze stumentali. E quì subentra Udin, il secondo disco. Lavoro totalmente diverso, che segna un intensa maturazione del gruppo e il raggiungimento di equilibrio timbricoarmonico. Vale molto più di un semplice ascolto! Conversazioni mirabili e interplay commovente sono il il frutto della libertà d'espressione di ogni singolo elemento, che dimostra cosa sia conoscere il proprio stumento. La manifestazione pratica di un progetto a cavallo tra il world e il jazz più classico che ci dimostra che quando si tratta di arte non esistono lingue.
FLAT EARTH SOCIETY: davvero sta suonando una big band? L'ensamble è capitanato dal polifunzionale clarinettista belga Peter Vermeersh, che ricopre anche il ruolo di direttore e di produttore. Forte di esperienze in ambito classico e rinomato per i suoi lavori indirizzati e teatro e cinema, il compositore decide con questa formazione di sfidare la figura tradizionale della big band (nel caso della FES si parla di 14 elementi, tra cui mensioniamo il tastierista Vandenberghe e tre ex membi dei Think Of One) e di farla uscire dai parametri dentro cui era sempre rimasta confinata. Potrebbe sambrare un impresa ardua e presuntuosa quella dell' orchestra nordeuropea, ma l'obbiettivo non è poi così lontano e irrangiuggibile come sembra. Il mix di influenze dei musicisti conferisce ai brani sapori e colori molto vari. Ne è un esempio lampante il loro album Psychoscout, una sorta di ritratto dei profili dei 14 sperimentatori che combattono l'uno contro l'altro per guadagnarsi uno spazio solistico, tra nevrotici spasmi di suono e funamboliche prodezze strumentali, oscillando tra l'immagine di una big band e uno scontro armato a colpi di note.
A cura di Renato Grieco
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FUORI ORARIO
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IPSE DIXIT Il peggio della politica Di Giulio Viceconte
stero, cioè in trasferta, a portare in giro per il mondo un’i"Ma ormai lo conoscete tutti dea vincente. Che è l’idea di come e' fatto Berlusconi. Lui Dio”. Silvio Berlusconi , Pdl ovunque va si adegua. Ad e- (Città del Vaticano 1988). Delsempio se va a Piacenza vuole la serie:“CHI NON SALTA MUpiacere, se va a Lodi vuole lo- SULMANO È!” dare e se va a Chiavari...". Umberto Bossi, Lega. Il distin- “E poi, diciamolo, avere tre to padano invidia l’intensa at- televisioni mi ha danneggiatività sessuale del Cavaliere. to”. Silvio Berlusconi , Pdl Ricorda forse con nostalgia il (maggio 1994). Quattro, quat-
malore che la Luisa Corna riuscì a procurargli?
"Walter Veltroni è stato colpito da un fulmine sulla strada di Damasco come San Pietro''. Silvio Berlusconi , Pdl. Revisio-
nismo storico o ignoranza? ''Su di me continuano a dire falsità, dicono che metto in lista delle soubrette mentre con le soubrette io farei altre cose''. Silvio Berlusconi,Pdl
mentre programmava un soggiorno nella città di Chiavari
munitari, non mi sembra il caso, un paese civile non può fare votare dei bingo-bongo che fino a qualche anno fa stavano ancora sugli alberi, dai”. Roberto Calderoli, Lega Nord. i “bingo-bongo” sugli
alberi e Calderoli? Ai posteri l’ardua sentenza
“La Rai è ancora nelle mani della sinistra. Noi vogliamo tro sarebbe stato il numero una televisione pubblica obietperfetto… tiva, equilibrata. Come le mie televisioni private”. Silvio Ber“Sono di sinistra se, di fronte lusconi, Pdl. Il bue che dice alla solitudine di un'anziana cornuto all’asino malata, mi accorgo che anche la mia vita perde qualcosa; “I give you the salutation of sono di sinistra se le rinunce my president of Republic”. Sildi una famiglia di quattro per- vio Berlusconi, Pdl. L’inglese, sone rendono la mia più pove- come ha sempre detto il prera; sono di sinistra se vedo un mier, è importante. bambino che muore di fame, e in quel momento è mio figlio, mio fratello piccolo”. Walter Veltroni, Pd. Co-
“La sinistra è un male che solo la presenza della destra rende sopportabile”. Massimo D’Ale- m ’ è ma, PD. L’autocritica è la pri- bbbuoo-
ma cosa, Massimino…ma non o n o sarà che ne avete fatta già Walter!!! troppa? Passare ai fatti non vi piace proprio eh? “Dare il
voto agli “Cara Santità, mi lasci dire che extracolei assomiglia al Milan. Infatti, lei, come noi, è spesso all’e-
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Gomorra la candidatura agli Oscar di una Napoli non “da cartolina” Di Francesca Lalla
Già premiato al festival di Cannes, Gomorra, il film di Matteo Garrone tratto dall’omonimo libro di Roberto Saviano, è stato selezionato tra i cinque film (“Il Divo”, ”Cover Boy”, ”Giorni e nuvole”, ”Tutta la vita davanti”, ”Gomorra”) presentati per la candidatura all’Oscar. Insolita è la decisione di portare alla ribalta internazionale un film difficile, testimonianza cruda, feroce e diretta che prepotentemente rivela una realtà “parallela” inimmaginabile, ma terribilmente vicina, sconosciuta ad alcuni, ma ignorata dai più, un mondo con un proprio deformato codice di valori, un “anti-Stato” nello Stato con proprie leggi e un potere esecutivo di terribile efficacia. Al di là, quindi, della valutazione della giuria e dell’assegnazione dell’Oscar ,la candidatura è da considerarsi una vittoria in se stessa,in quanto alla
Paese: Paese Italia Anno: 2008 Anno Durata: Durata 135 min Genere: Genere drammatico Regia: Regia Matteo Garrone Soggetto: Soggetto Roberto Saviano (romanzo) Produttore: Produttore Domenico Procacci Interpreti e personaggi Toni Servillo: Franco Gianfelice Imparato: Don Ciro Maria Nazionale: Maria Salvatore Cantalupo: Pasquale Gigio Morra: Iavarone Salvatore Abbruzzese: Totò Marco Macor: Marco Ciro Petrone: Ciro (detto Pisellì) Carmine Paternoster: Roberto Gaetano Altamura: Gaetano Italo Renda: Italo Festival di Cannes 2008: Grand Prix Speciale della Giuria,
ribalta non è portato lo stereotipo di una Napoli “da cartolina” e nemmeno una storia melodrammatica che riecheggia la sceneggiata napoletana. La grandezza del libro e del film sta nel rendere una storia particolare storia di tutti, dando cittadinanza universale a temi apparentemente solo locali, raccontando le contraddizioni del mondo attraverso la nostra realtà particolare. Lo stesso Martin Scorsese nel commentare il film afferma: “ Uno dei grandi punti di forza di questo film è che non c’è via d’uscita. Dimenticate l’esposizione, la narrativa tradizionale. Nel film non sai in che paese ti trovi, in che città, e nemmeno in quale strada. Sei intrappolato su un altro pianeta e sei solo. Non c’è sollievo, non c’è via d’uscita e anche se avverti che l’unico modo per queste persone nel film di venirne fuori sarà un brutto modo, non importa cosa accadrà a quelle persone, tu sai una sola cosa, il mondo rappresentato nel film conti n u er à . Ed è un mondo piuttosto infelice.” La candidatura ha suscitato entusiasmo ma anche critiche. Secondo alcuni il film non rivela nulla che già non
si sapesse da almeno trent’anni a questa parte; altri hanno affermato l’inutilità della denuncia effettuata dal film, considerato un ulteriore infangamento della già cattiva reputazione della realtà campana e meridionale in generale; altri ancora, geograficamente lontani da questa realtà, hanno rimarcato la propria completa estraneità alla situazione, dimenticando il coinvolgimento del nord industrializzato nei loschi affari della camorra. Di contro c’è il parere entusiasta della critica e di buona parte del pubblico che ha apprezzato i significati civili, culturali e sociali del film e il suo valore di denuncia e di strumento di lotta alla camorra stessa, poiché, attirando l’attenzione dell’opinione pubblica sul fenomeno, ha costretto i media ad occuparsene in maniera sempre più incisiva e attenta, fatto che rappresenta il principale timore della camorra, in quanto sviluppa nel lettore che compra il giornale, nello spettatore che guarda il film, una maggiore attenzione sulla problematica e lo spinge a chiedere più giustizia, più interventi, più partecipazione. Nasce, dunque, nel cittadino, il desiderio di cambiamento e l’aspettativa di vittoria su un’organizzazione che basa la propria forza sul silenzio. Complessivamente è stato riconosciuto al libro prima,e al film poi la grande capacità di sensibilizzare ad ampio raggio le coscienze, vedremo ora quale sarà l’impatto del film oltreoceano, sperando che, come ha affermato lo stesso Saviano, si comprenda che “raccontare non è diffamare, ma resistere”.
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LIBRI
Miriam delle cose perdute Di Annamaria Architravo
di intervistare.
L’infanzia e l’adolescenza di una comune ragazza ebraica di nome Miriam, la sua crescita tra domande, paure e delusioni, una vita condizionata dal destino che scelte altrui hanno determinato. Queste le tematiche principali di “Miriam delle cose perdute”, testo attraverso il quale la giovane autrice Marta Barone ha voluto mettere sotto i
D: Hai iniziato a scrivere quando eri molto giovane. Da cosa è partita l’ispirazione? R: In realtà ho iniziato a scrivere da ben prima di Miriam. Le mie prime storie erano a disegni, prima di imparare a scrivere. Poi ho continuato, e continuato, e continuato. Semplicemente non potevo fare altro. L'ispirazione per Miriam, come molte altre nel corso della mia vita, è arrivata da uno stimolo esterno, o meglio, più d'uno: l'ascolto della Buona novella di De Andrè, la lettura dei Vangeli apocrifi - e poi, per motivi documentari, dei Vangeli ufficiali e dell'Antico testamento - e, in primis, dal mio interesse "congenito" per l'ebraismo.
riflettori i retroscena di una storia che tutti crediamo di conoscere bene, quella di Maria madre di Cristo. Grazie ad uno stile sobrio e diretto, viene proposta la figura della Vergine in modo diverso da come si tende a considerarla, inoltre l’attenzione per i particolari svela un’accurata analisi dei vangeli Apocrifi effettuata dall’autrice in giovane età. Marta Barone, infatti, dà vita a questo scritto brillante e ben articolato durante l’adolescenza. Sarà per questo che è riuscita a cogliere le cause primarie della sofferenza giovanile: la perdita degli affetti, un amore tormentato, il peso delle responsabilità. Ebbene, sugli scaffali colmi di testi fantasy, mistery o che tentano di riproporre l’attuale condizione adolescenziale il romanzo in questione emerge per lo stile scorrevole e i contenuti tutt’altro che banali. Ottimo esordio per la ventiduenne torinese che ho avuto l’esclusiva possibilità
D: Le tradizionali credenze religiose vengono da te trattate in modo diverso. C’è stato quale evento particolarmente significativo che ha cambiato il tuo modo di intendere i precetti religiosi? R: Io non ho mai ricevuto precetti religiosi. Mia madre e mio padre sono atei e mi hanno sempre lasciata libera di approcciarmi alle religioni nella misura in cui volevo. Per me la religione, intesa nel senso più ampio del termine, ha interesse esclusivamente antropologico, oppure narrativo, nel caso dei testi biblici e talmudici. Quindi sono partita da una tabula rasa che mi ha consentito di non applicare pregiudizi di qualsiasi tipo alla materia di cui mi occupavo.
D: Cos’hai provato nel sapere che una casa editrice come la Rizzoli avrebbe pubblicato il tuo romanzo? R: Questa è paradossalmente la domanda più complessa. In realtà la storia era nei cassetti della Rizzoli - o meglio, della Fabbri Editori - dal momento in cui l'avevo finita. Quindi avevo già sperimentato l'emozione di essere letta da una figura di primo piano come Beatrice Masini, la traduttrice di Harry Potter, la più importante editor italiana per ragazzi nonché grande scrittrice, a sedici anni. Lei l'aveva già amato all'epoca, ma ha dovuto diventare direttrice editoriale per poter proporre un libro difficile e molto poco vendibile come questo. Quindi la mia emozione è stata, come dire, suddivisa in più parti a distanza di molti anni e quindi si è molto stemperata. Oltretutto non ero felicissima al momento perché ho dovuto fare un editing terrificante da sola! D: Hai già iniziato a scriverne altri? R: Ne ho scritti altri nel frattempo. Ora sto lavorando a un progetto nuovo ma è ancora molto vago. Tra le altre cose, si parlerà di autismo, anche se non è certo il tema principale. Quello che mi interessa davvero è uno studio di personaggi in una storia da niente, quotidiana, ed è veramente la sfida più interessante e più complicata per uno scrittore. Vedremo. Un grande ringraziamento a Marta per la sua disponibilità.
D: Da cosa nasce il tuo interesse per i Vangeli Apocrifi? R: Mi interessava il loro valore narrativo, il fatto di raccontare gli "spazi vuoti" all'interno della storia più ampia. In ogni caso, praticamente tutta la psicologizzazione ANNO: 2008 dei personaggi evangelici EDITORE: EDITORE Rizzoli viene da lì.
PREZZO: PREZZO € 16,80
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SPETTACOLI
Tutte per voi, solo per voi interviste agli attori di “Un posto al sole”, Siani, Schettino e tanti altri Di Federica Bertocco
Salve a tutti voi lettori, nuovi ed abituali, della sezione spettacoli del nostro giornale Camaleo. Anche per quest’anno, come gli altri, ci impegneremo al massimo per rendere tale rubrica quanto più interessante possibile, con news, annunci, recensioni ed interviste esclusive. Il 18 ottobre ’08 abbiamo partecipato al “Galà del cinema e della Fiction in Campania” nel suggestivo castello medioevale di Castellammare di Stabia, dove hanno partecipato i protagonisti più amati delle fiction e del cinema; alcuni di questi sono stati intervistati per voi dal Camaleo. Dal lunedì al venerdì, a partire dalle ore 20.35, la rai trasmette la soap opera “un posto al sole”. Abbiamo incontrato tre attori: Patrizio Rispo (nella foto in basso a destra con Ilenia Lazzarin) (che interpreta il ruolo di Raffaele), Ilenia Lazzarini (Viola) e Riccardo Polizzy Carbonelli (Roberto), i quali ci hanno raccontato le loro esperienze all’interno della soap. Il primo racconta: «Un posto al sole è un’industria di formazione sul territorio, non solo per gli attori ma anche per le maestranze; un insieme di tecnici, scenografi che, a mio avviso, meritano questo premio, questo significherebbe tantissimo per l’economia campana e servirebbe molto per gli artisti. Spero che il nostro lavoro non venga umiliato, ma capito. Un posto al sole è nato con tutti attori teatrali; è come se avessimo interrotto un meccanismo che stava prendendo piede una decina di anni fa, dove gli attori erano chiamati a supportare dei “personaggi” che non sapevano cosa fare ed oggi, si è restituita la figura di protagonista agli “attori che fanno gli attori”. Il bello è lavorare tutti i giorni con ritmi così alti: un posto al sole non va mai in vacanza!». Ilenia Lazzarini si racconta: «Lavorare ad “un posto al sole” è senza
dubbio stimolante, ci conosciamo tutti ed è come una grande famiglia; Poi Cambiare il personaggio, farlo maturare, cambiare le scene è bello. Rispo in assoluto è il mio maestro, lo prendo proprio come modello, è un’ottima scuola. Il mio personaggio nella soap ha appena trovato un impiego, questo mi permette di far conoscere al pubblico il problema attuale del lavoro precario, di guadagnare poco agli inizi e fare gavetta; Un posto a sole è bello per questo, prende tanti argomenti di attualità e di cronaca, li rende vita quotidiana. Mi fa molto piacere l’affetto del pubblico che si ritrova e si immedesima nel personaggio». Ultimo attore intervistato di “un posto al sole” è Riccardo Polizzy Carbonelli, il quale ci svela come si lavora all’interno di un cast: «Non siamo una famiglia, ma un condominio! Giriamo l’equivalente di una puntata e mezza al giorno, quindi ci devono essere ottimi rapporti tra colleghi. Io leggo i copioni con un mese, quindici giorni d’anticipo, rispetto a quando giriamo le scene, in modo da sapere già come procedere. A volte
diventa un lavoro, per il resto è tutta passione. Recitare in questa soap ha i suoi lati negativi, c’è sempre una percentuale di stanchezza, ma d’altra parte noi non siamo minatori! ». Vi proponiamo adesso l’intervista più attesa della rubrica, quella del mitico e simpaticissimo comico napoletano Alessandro Siani, il quale ci svela le sue esperienze teatrali, televisive e cinematografiche, ed i suoi prossimi appuntamenti : « In questo momento sto preparando un nuovo spettacolo teatrale. Quest’anno mi sono preso un anno di riposo dall’amico De Laurentis, grazie al quale ho girato due film natalizi. Inoltre sono impegnato nella lavorazione del mio terzo film, sul quale però non posso rivelare nulla. Dico la verità: rispetto al teatro, il cinema non è lo stesso; mentre recito, inizio a scherzare con chi si trova dietro le telecamere: se fanno un sorrisino faccio la cosa giusta. A teatro è diverso. Durante gli spettacoli il pubblico ride spesso. Anche a me capita di ridere. Delle volte talmente che rido, a fine spettacolo vado al botteghino e faccio il biglietto. A parte gli
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scherzi, esistono momenti di panico a teatro, l’importante è continuare a recitare o magari improvvisare; in fin dei conti, ho notato, che le migliori battute sono quelle fatte al momento. Colgo l’occasione per invitarvi il 24 dicembre, presso il teatro Augusteo, dove debutterò con un nuovo spettacolo». Anche il comico di Castellammare di Stabia, Simone Schettino, come Siani, ci racconta le sue esperienze lavorative ed i suoi progetti futuri: «La maturità dei napoletani ha dimostrato che, anche essendo della provincia, non solo mi hanno adottato, ma mi hanno anche ritenuto un vero e proprio beniamino; è uno dei tanti lati positivi che a Napoli non si mette mai in risalto. Lo dico con una punta d’amarezza in quanto non voglio esser polemico ad oltranza, ma spesso vengono dette cose brutte: Napoli ha di straordinario il fatto che non vede “la carta d’identità”. Riguardo al mio umorismo, ho sempre agito volutamente, come se stessi scherzando con una mamma, tanto è vero che se un figlio gioca con la madre lo può fare, ma se mi toccano la mamma reagisco. Tra teatro o televisione? Entrambi, non farei distinzioni, sono due situazioni completamente diverse, ma allo stesso tempo affascinanti. Ad esempio, nell’ambito teatrale, il pubblico è fondamentale, mentre in tv è tutto meraviglioso; vabbè, in entrambi i casi l’importante è farlo bene e con dignità, altrimenti puoi fare anche la cosa più redditizia, ma se la fai senza dignità diventa la più brutta. Quest’anno a Natale niente dvd. Non vi preoccupate lo
27 spettacolo sarà su internet. Ritengo giusto regalarlo. Non si può vendere la comicità come sacchi di patate. Sembra che le battute vengano vendute a chili. L’ammiratore ogni tanto deve essere omaggiato. E’ anche grazie a loro che ho raggiunto questi risultati». Ricordate le serie Tv della rai “Capri”? Bene, abbiamo intervistato anche un’attrice di questa soap: Antonella Stefanucci (nella foto in basso a destra) (che interpreta Rossella). L’attrice racconta ed anticipa: «Ho fatto tutte e due le edizioni della serie e sono state molto differenti l’una dall’altra, del resto avevamo due registi diversi; siamo sicuramente un bel gruppo di attori e c’è un bel gioco tra noi. Probabilmente “Capri” continuerà, ma si salta una stagione, perché girarlo è molto difficile e costoso. Ho creduto molto nel progetto, soprattutto nella seconda serie, dove il personaggio si è sviluppato maggiormente e mi sono divertita molto; mi
ispiravo sempre ad Almodovar (regista e sceneggiatore spagnolo) quando recitavo: una donna intraprendente, che arrivata a quarant’anni, ha paura della solitudine, dell’indipendenza che a tutti i costi voleva. Sul set, a prescindere dalla stanchezza, giriamo verso ottobre novembre, con il primo freddo, quindi le scene di mare sono faticose, però, ognuno si è immedesimato molto nel personaggio per cui alla fine diventa vita comune. Riguardo ai miei progetti futuri, sono in attesa di firmare un nuovo contratto (per scaramanzia non lo dico ancora) ma sarà di sicuro in Rai». Per concludere, e oserei dire in bellezza, vi proponiamo l’intervista fatta all’attrice Caterina Murino (nella foto in alto, durante la premiazione), la quale si racconta, dopo aver ricevuto il premio di migliore attrice al Galà: «Sono felicissima per questo premio, anche perché in Campania si girano moltissimi film e le attrici sono bravissime. Ricevere il premio come migliore attrice è un grandissimo orgoglio per me. Sono molto legata alla Campania, poiché il mio primo film importante è stato girato qui. Tuttavia sono sarda e molto legata a tutto ciò che è la regione, amo la mia terra e sto cercando di fare il più possibile per portare la Sardegna all’estero e promuoverla. Quando ci sono manifestazioni così, regionali, che si impegnano a portare avanti i propri frutti, bisogna essere presenti. Prossimamente sarò impegnata al festival di Roma».
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...NTE
Dario De Natale scrive: VIA! Jorge Giaquinto scrive: borghezio con la rabbia Stefano Picardi scrive: non mi piace questo articolo! cioè, aspetta.... vuoi dirmi che Borghezio non ha la rabbia? O_o l'ha con l'arabia Sì, Picardi, ho capito che vorresti scrivere volgarità in maniera compulsiva, ma ci è stato vietato esplicitamente anche a me non dispiacerebbe fare volgarità...ma poi non ce la pubblicano.. ma non me ne frega delle volgarità è questione di serietà sii serio allora! se lo fossi,non avrebbe senso fare quello che stiamo facendo Dài, mo per farti riprendere invito un comune amico: Matteo Bianchini partecipa ora alla conversazione. e chi vuole intendere intenda gli altri in roulotte o in roulette a sparare ai numeri rossi e neri qui liberi pensieri,nel vespero migrar ecco, vedi, questo è il parabrezza sempre meglio che il paraurti Matteo, sei in diretta sull'ultima pagina del Camaleo dicci qualcosa! o il pararutti ci stavo giusto pensando, ruttando scusate il ritardo ragazzi, mi ero incastrato nel frigorifero pavarutti? Pavarutti è morto!! Non facciamo umorismo nero che a Giulio non piace... se hai la erre moscia si la mia evve non è moscia! e allora mi confondo con qualcos'altro di tuo oddio, a dire il vero non ha parlato di umorismo nero niente humor nero? ufff avevo anche chiamato eddy murphy e il razzismo? Possiamo parlare di neri?? Oh mio dio, sono in crisi dimmi pure figliuolo
è che non so se possiamo fare quello che stiamo facendo né se stiamo facendo quello che possiamo né se l'opossum si sta facendo quello sì mi ha anche chiesto la roba fantastico BUCCI ragazzi, un minuto di silenzio per bucci... un minuto di raccoglimento per re artù che è morto cadendo dalle escalibur per questa battuta verrai legato alla spalliera del letto di Pupo. NoooooPupo noooooo io non so cosa possiamo scrivere e cosa no per cui mo invito Giulio e glielo chiedo Picardi mi raccomando, niente religione, istituzioni, omosessualità, razzismo e sfottò agli handicap fisici Giulio Viceconte partecipa ora alla conversazione. Salve Direttore, sei in diretta sulla tua ultima pagina! CRISTO D'UN DIO,dice Napolitano,QUELLO ZOPPO D'UN NEGRO E' UNA CHECCA! PICARDI! ciao brutte ragadi! E poi dice a noi!!! No, aspetta… Come in diretta sull’ultima pagina? ma allora si può dire ragadi? fantastico!! Questo articolo rimarrà negli anali quante cose rimangono negli anali... ecco lo sapevo vabbè ma la ragade è una malattia...non ti offendi se scrivo ulcera no? ma io non mi offendo nemmeno se ragazzi ma un minimo di contegno no eh? non l'ho comprato, mi spiace tumore. tu banane Io vado a violentare giovani raganelle pallide Addio non dimenticare lo yogurt alle noci
ah e,lasciandovi vi dico: BANANA YOSHIMOTO E con "Banana Yoshimoto" intendo!! che pensieri profondi e arditi. Stefano Picardi ha abbandonato la conversazione. voi mi farete passare un guaio già lo so! anche due se è necessario! è quello il divertimento!! basta! ciaociao, devo dar da tartaruga al mio mangiare Matteo Bianchini ha abbandonato la conversazione. vabbè, dài... non è mica il Carosello che piastra il nastro della faccia! e per faccia.......... intendo cazzo siete gratuiti! Non pubblicherò mai questo articolo! Giulio Viceconte ha abbandonato la conversazione. a pagamento non so se ci prenderebbero.. siamo rimasti solo io e te! siamo pochi, non credi? non perdiamoci in un bicchiere di thé di me che battuta triste, inviterò qualcuno Stefano Scarpa partecipa ora alla conversazione. Ciao, Scarpa! scarpa! sei in diretta sull'ultima pagina del Camaleo dicci qualcosa salve! Matteo Bianchini partecipa ora alla conversazione. scusate ragazzi, ho dimenticato una cosa cosa? le esperienze di andare all'indietro O_O prendile ed esci, per favore, siamo in chiusura prese ecco l'ultima… era sotto il tuo formaggio a pedali ciaociao ragazzi ciao, caro ci becchiamo sull'al-
bero senz'altro Matteo Bianchini ha abbandonato la conversazione. Dio mio… banana yoshimoto Scarpa, dacci una tua opinione sul "salto della quaglia" e Jorge, non imitare Picardi! posso limitarlo almeno? l'ha già limitato Giulio salto della quaglia? sisi in bresciano diventa: "el metodò de chei de Salò" Gianluca Uccella partecipa ora alla conversazione. ciao Gianluca, sei in diretta sull'ultima pagina del Camaleo, cosa vuoi dirci? salve a te sconosciuto un fiorino secondo me la riflessione va fatta su elementi seri e di interesse generale tipo che tassazione si applica su mary poppins prendo la testa dal freezer e torno Gianluca non è attivo... come pretende che lo si voti come rappresentante di istituto, mi chiedo? salvare l'uccella bella lista c'è bisogno di gente nuova: Marco Salvemini partecipa ora alla conversazione. ciao marco marco rispondi Marco, sei in diretta sull'ultima pagina del Camaleo, cosa hai da dirci? marco ci sei? ma che cazzo volete, mi sto tagliando le unghie dei piedi, andate a fanculo!! Marco Salvemini ha abbandonato la conversazione. azz, brutto momento difficile soprattutto trovare persone che ancora se le tagliano vabbè, uomini, siamo in chiusura che dite, per chiudere invitiamo anche il diretto-
re? eh beh... giulio giulio Giulio Viceconte partecipa ora alla conversazione. giulio eccolo il nostro direttore!! Facci un saluto! ah siete ancora qui saluti finali, diretto’ è un bell'articolo, ti piacerà sì sono sicuro, ma non uscirà ma uccella c'è??? ma ke ne so! eh, ad averne di uccella... uccella dacci un segno non c'è, mi sembra chiaro che dite, chiudiamo? io impazzirò! Ma come? quello ci ha mandato a fanculo perchè doveva tagliarsi le unghie dei piedi cmq sta merda non ve la pubblicherò mai! Come potrei farla uscire? prugne? ultimi 10 secondi 10 9 8 ma le prugne le ha usate tua madre x partorirti come purghe 7 6 5 4 e dopo l'hanno pulita cn la carta igienica 3 2 1 torno nel freezer se volete il protagonista di l'attimo fuggente muore anke dario in qst storia muore au revoir.