Premio marina catalogo 2015

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Premio Marina di Ravenna 2015 Concorso di pittura

59ÂŞ edizione

Edizioni Capit Ravenna



Premio Marina di Ravenna 2015 Marina di Ravenna Prize 2015 Concorso di pittura Painting competition 59ÂŞ edizione 59th edition

Edizioni Capit Ravenna


Premio Marina di Ravenna 2015 / Marina di Ravenna Prize 2015 Concorso di pittura /Painting competition 59ª edizione / 59th edition

Organizzazione / Organisation CAPIT RAVENNA Collaborazioni / Collaborators MAR Museo d’Arte della città di Ravenna Maria Grazia Marini, Direttrice responsabile / Head Director Pro Loco Marina di Ravenna Patrocini / Sponsorship Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Emilia Romagna Provincia di Ravenna Comune di Ravenna A cura di / Curated by Pericle Stoppa Segreteria / Secretarial Office Serena Tondini Gino Babini Barbara Bertozzi Selezione dei finalisti / Selection of the finalists Paola Babini Rosetta Berardi Roberto Pagnani Giuria / Jury Claudio Spadoni Beatrice Buscaroli Vittorio D’Augusta Marco Tonelli Pericle Stoppa Allestimento mostra dei finalisti / Exibition preparation Galleria FaroArte, Marina di Ravenna Franco Bertaccini Giovanni Sarasini Allestimento mostra dei vincitori / Exibition preparation Palazzo Rasponi dalle Teste, Ravenna Davide Caroli Mauro Focaccia Marco Landi Maurizia Pasi

Servizi fotografici e video / Photography Leonardo Casadei Alberto Casadio Catalogo / Catalogue Cura editoriale / Editor Serena Tondini Testi critici / Critical texts Paola Babini Fabio Chiodini Tobia Donà Francesca Piersanti Antonio Sarnari Traduzioni / Translations David Smith Stampa / Printers Full Print, Ravenna Comunicazioni esterne / External communications Capit Ravenna Alberto Argnani MAR Francesca Boschetti Nada Mamish Recapiti / Contact Premio Marina di Ravenna c/o Capit Ravenna via Gradenigo, 6 – 48122 Ravenna tel. + 390544.591715 info@capitra.it www.capitra.it


Presentazione

Presentation

Pericle Stoppa

Pericle Stoppa

Con la mostra ‘I vincitori a Palazzo Rasponi dalle Teste’ - documentata dal presente catalogo - si conclude la 59° edizione del Premio di pittura Marina di Ravenna. Nelle sale del piano nobile della settecentesca residenza della famiglia Rasponi, posta nel centro storico di Ravenna, da poco riportata all’originario splendore per essere riconsegnata alla città come contenitore di eventi culturali, i cinque giovani artisti vincitori Camilla Cerqua, Jessica Ferro, Federica Giulianini, Ettore Pinelli e Gaia Santoro, dal 14 novembre al 6 dicembre 2015 esporranno, ciascuno in una sala personale, la migliore sintesi della propria produzione artistica. Il percorso che ha segnato le varie tappe della manifestazione è iniziato con la partecipazione al concorso di 72 artisti under 35, come indicato dal regolamento. Attraverso la selezione delle loro opere e la valutazione dei rispettivi curricola da parte di una Commissione di esperti composta da Paola Babini, docente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna e Ravenna, e dagli artisti Rosetta Berardi e Roberto Pagnani, sono stati ammessi alla fase finale del Premio 28 autori ritenuti meritevoli per ricerca, originalità e qualità del loro lavoro. La mostra delle loro opere ha avuto luogo alla Galleria FaroArte di Marina di Ravenna dal 22 agosto al 12 settembre. Nel corso della serata di inaugurazione sono stati annunciati i nomi dei cinque vincitori ex aequo del ‘Marina 2015’, scelti fra i ventotto finalisti dalla Giuria di qualità. Concludiamo queste brevi note di presentazione ringraziando doverosamente tutti i partecipanti, la dott.ssa Maria Grazia Marini, direttrice del Mar, i componenti della Commissione di selezione e della Giuria di qualità, i partner sostenitori, gli organi di informazione che hanno valorizzato la manifestazione, e tutti coloro che a vario titolo hanno collaborato alla migliore riuscita del tradizionale appuntamento con il Premio Marina.

With the exhibition ‘The Winners at Palazzo Rasponi dalle Teste’ – documented in this catalogue – we conclude the 59th Marina di Ravenna Painting Prize. In the rooms on the piano nobile of the 18th century residence of the Rasponi family in the old town centre of Ravenna, recently restored to it original splendour in order to return it to the city as a venue for cultural events, the five winning young artists, Camilla Cerqua, Jessica Ferro, Federica Giulianini, Ettore Pinelli and Gaia Santoro, will be exhibiting, each with a personal room, from 14th November to 6th December 2015, the best synthesis of their own artistic production. The itinerary marking the various phases of the event began with participation in the competition of 72 artists under 35, in accordance with the rules. Through selection of their works and assessment of their curricula by a Commission of experts consisting of Paola Babini, teacher at the Ravenna and Bologna Fine Arts Academies, and the artists Rosetta Berardi and Roberto Pagnani, 28 artists, on the basis of their research, originality and quality, were admitted to the final phase of the Prize. The exhibition of their work took place at the Galleria FaroArte in Marina di Ravenna from 22nd August to 12th September. During the opening evening the names of the five ex aequo Winners of ‘Marina 2015’ were announced, selected from the twenty-eight finalists by a quality Jury. We conclude this brief presentation by duly thanking all the participants, Maria Grazia Marini, director of the MAR, the members of the selection Commission and the quality Jury, our supporting partners, the information bodies that positively exploited the event and everyone who in one capacity or another collaborated towards the greatest success of the traditional Marina Prize.

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I finalisti

Angela Alisa Asatryan

Camilla Cerqua

Nata a Yerevan (Armenia) nel 1981, vive a Cesena (Fc). Selezionata con l’opera Psiche. angelaasatryan93@gmail.com www.angelaasatryan.com

Nata a Camerino (Mc) nel 1984, vive a Bologna. Selezionata con l’opera Respiro. cer.cami@hotmail.it http://cercami3.wix.com/camillacerqua

Marjan Babaie Nars

Roberta Congiu

Nata a Teheran (Iran) nel 1981, vive a Bologna per ragioni di studio. Selezionata con l’opera La vita. marjan_bn@yahoo.com

Nata a Cagliari nel 1981, vive a Ussana (Ca). Selezionata con l’opera Arianna’s details#2 congiuroberta@tiscali.it http://robertacongiu.wix.com/artist

Katarina Balunova

Matteo Costanzo

Nata a Krompachy nel 1981, vive a Kosice (Slovacchia). Selezionata con l’opera Marina City. katarina.bal@gmail.com www.katarinabalunova.com

Nato a Roma nel 1985, vive a Belforte all’Isauro (Pu). Selezionato con l’opera Paramnesia VIII (Komorebi). pipram@hotmail.it www.facebook.com/MatteoCostanzoArtista

Riccardo Buonafede

Erika D’Elia

Nato a Comacchio (Fe) nel 1984, città in cui vive. Selezionato con l’opera Perdersi. rick.fleeing@hotmail.it www.equilibriarte.org/profile/riccardo_buonafede

Nata a Formia (Lt) nel 1985, vive ad Ascoli Piceno. Selezionata con l’opera Linee armoniche per un progetto di tempio. erikadelia85@yahoo.it www.erikadelia.com

Nicolò Cambrai

Maria Giovanna Drago

Nato a Monselice (Pd) nel 1994, città in cui vive. Selezionato con l’opera Camino de l’hombre. cambrainicolo11@gmail.com

Nata a Milano nel 1984, città in cui vive. Selezionata con l’opera Untitled Paintskins. drago.mariagiovanna@gmail.com www.mariagiovannadrago.tumblr.com

Francesco Campese

Jessica Ferro

Nato ad Avellino nel 1986, vive a Roma. Selezionato con l’opera Dopo l’Annunciazione. campesefrancesco@hotmail.it www.francescocampese.altervista.org

Nata a Dolo (Ve) nel 1992, vive a Rosolina (Ro). Selezionata con l’opera Spira mirabilis. jessicaferro_arte@yahoo.it www.jessicaferroarte.weebly.com

Giovanni Cangemi

Arash Fesharaki

Nato a Palermo nel 1985, vive a Marsala (Tp) Selezionato con l’opera Erebo#30. giovanni.cangemi@gmail.com www.giovannicangemi.tumblr.com

Nato a Isfahan (Iran) nel 1981, studia a Bologna. Selezionato con l’opera Senza titolo. ebraus@yahoo.com

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Victor Fotso Nyie

Laura Rambelli

Nato a Doula La (Camerun) nel 1990, studia a Ravenna. Selezionato con l’opera Oltremare. vfotso90@yahoo.fr

Nata a Faenza (Ra) nel 1980, vive a Ravenna. Selezionata con l’opera Buddha fa il bravo. rambels@gmail.com www.laurarambelli.com

Federica Giulianini

Giulio Ribezzo

Nata a Ravenna nel 1990, città in cui vive. Selezionata con l’opera Solstizio in altura. federicagiulianini@gmail.com www.federicagiulianini.com

Nato a Brindisi nel 1992, vive a Oria (Br). Selezionato con l’opera Pneuma Desmios. giulio.ribezzo@outlook.com info@evoarte.it

Pietro Librici

Gaia Santoro

Nato a Legnano (Mi) nel 1985, città in cui vive. Selezionato con l’opera Torso maschile. pietro.libri@alice.it http://pietrolibri.wix.com/pittore

Nata a Bologna nel 1992, città in cui vive. Selezionata con l’opera Rettangolo fisico. gaia.santoro.gs@gmail.com www.facebook.com/Gaia Santoro GS

Filippo Maestroni

Mattia Scappini

Nato a Faenza (Ra) nel 1994, città in cui vive. Selezionato con l’opera Fuso di pensieri. maefilo94@libero.it

Nato a Modena nel 1983, città in cui vive. Selezionato con l’opera I.G.I.N.E.E.C.I. scappinimattia@yahoo.it www.scappinimattia.wordpress.com

Martino Neri

Agnese Scultz

Nato a Faenza (Ra) nel 1986, vcittà in cui vive. Selezionato con l’opera Una piccola essudazione industriale. martinoneri@libero.it www.martinoneri.it

Nata a Treviso nel 1992, vive a Casale sul Sile (Tv). Selezionata con l’opera Senza titolo. agnesescultz@gmail.com http://agnesescultz.jimdo.com/

Alberto Palasgo

Cristian Valdinoci

Nato a Camposampiero (Pd) nel 1989, vive a Noale (Ve). Selezionato con l’opera Paesaggio informale. albertopalasgo-@libero.it www.albertopalasgo.it

Nato a Forlimpopoli (Fc) nel 1982, vive a Forlì. Selezionato con l’opera Destinazione biotica. cristianvaldinoci@yahoo.it

Ettore Pinelli

Elisa Viotto

Nato a Modica (Rg) nel 1984, città in cui vive. Selezionato con l’opera Altre tipologie di relazione (WAR). ettorepinelli@gmail.com www.ettorepinelli.com

Nata a Padova nel 1986, vive a Castelcucco (Tv). Selezionata con l’opera Fioritura. elisa.viotto@gmail.com www.elisaviotto.wordpress.com

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Premessa

Foreword

Claudio Spadoni

Claudio Spadoni

La nuova edizione del Premio Marina, manifestazione di lunga storia ma da anni radicalmente rinnovata rispetto alla desueta tradizione delle estemporanee, pur mantenendo un filo conduttore irrinunciabile, quello della pittura, viene a confermare la scelta ormai consolidata di puntare sui giovani. Una scelta opportuna, come si è sostenuto fin dalle prime edizioni del ‘nuovo corso’, anche perché è ai giovani che oggi più che mai occorre riservare un’attenzione particolare in un momento in cui il grande pubblico viene attirato soprattutto da mostre che sbandierano nomi di maestri notissimi, o delle nuove star che trionfano sui media. Cinque giovani pittori under 35, Camilla Cerqua, Jessica Ferro, Federica Giulianini, Ettore Pinelli, Gaia Santoro, scelti da una commissione fra gli oltre settanta partecipanti all’edizione 2015 del Premio, espongono ora le loro opere al maestoso Palazzo Rasponi dalle Teste, recentemente restaurato. Ognuno con una sala personale per meglio documentare il proprio lavoro confrontandosi con altri coetanei. Si è già detto per le passate edizioni che il fatto di mantenere l’identità di una manifestazione nel segno della pittura, costituisce quasi un’anomalia in tempi in cui il sapere manuale del dipingere non trova particolari consensi. Almeno se si parla ancora di pittura in qualche modo riferibile alla sua storia, dunque ai suoi specifici valori, pur nella consapevolezza delle mutate condizioni e del ruolo da tempo non più primario della pittura stessa fra i mezzi espressivi. Che siano poi dei giovani a sfidare atteggiamenti pregiudiziali e tutte le riserve espresse proprio da autorevoli nomi della critica in eloquente sintonia con le mirate attenzioni di gallerie di punta e di prestigiose istituzioni pubbliche, si spera che possa essere inteso come una ricerca di identità, di autonomia rispetto alle convenzioni. Ed è anche significativo che questi giovani appaiano sostanzialmente

The new edition of the Marina Prize, an event with a long history but for years radically renewed with regard to its tradition of extemporaneous works yet maintaining the indispensable guiding thread of painting, confirms the now consolidated choice of concentrating on the young. An appropriate choice, as we have maintained since the first editions of the ‘new direction’, also because more than ever we must pay special attention to the young at a time when the public at large is attracted mainly by exhibitions that boast the names of very well known masters or new stars that triumph in the media. Five young painters under 35, Camilla Cerqua, Jessica Ferro, Federica Giulianini, Ettore Pinelli and Gaia Santoro, selected by a commission from among more than seventy participants, will be showing their works for the 2015 event at the majestic Palazzo Rasponi delle Teste, recently restored. Each with a personal room to best document their work in comparison with other contemporaries. It has already been said in past editions that the fact of maintaining the identity of an event in the name of painting is almost an anomaly at times in which the manual knowledge of painting is not particularly appreciated. At least if we are still speaking of painting in some way referable to its history, therefore to its specific values, albeit in the awareness of changing conditions and the no longer primary role as a means of expression that painting has played for some time. That young people are challenging prejudicial attitudes and all the reservations expressed by authoritative critics, in eloquent harmony with the targeted attentions of leading galleries and prestigious public institutions, gives us hope that it may be understood as a search for identity, of autonomy with regard to conventions. And it is also significant that these young people appear substantially unconditioned by the recent clamo-

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non condizionati dal recente, clamoroso rilancio di una linea artistica datata anni Sessanta ma protrattasi fino al decennio successivo, che si è imposta in recenti aste internazionali. Si parla di arte cinetica, di certo minimalismo, di pittura monocroma di varia declinazione, o di quella che fu chiamata pittura analitica, per intenderci: tendenze postinformali ora tornate prepotentemente in auge con una vastissima operazione del ‘grande’ mercato. Semmai, con questi giovani ci si trova di fronte ad esperienze pittoriche, anche molto diverse fra loro, e tuttavia ancora di tipo, per così dire, referenzialistico, evocativo, allusivo, magari a loro volta debitrici di esempi passati sentiti come fondativi. Com’è inevitabile, trattandosi di pittori ancora sulla via di una compiuta acquisizione della propia identità. E forse in questo si potrà anche cogliere una tensione giovanile magari non temperata da una definitiva consapevolezza che solo la piena maturità può far acquisire. Ma è questa, quasi sempre, una prerogativa dei giovani da seguire con più attenzione perché ancora non condizionata, forse, dalle sirene dei ‘taste makers’, dei creatori del gusto all’ordine del giorno.

rous re-launching of an artistic line dated 1960s, but also protracted into the following decade, which has been imposed in recent international auctions. We are talking about kinetic art, about a certain minimalism, about various declensions of monochrome painting or of what was called analytic painting, to put it clearly: post-informal trends that have now returned to be overbearingly in favour with a very vast operation of the ‘great’ market. If anything, with these young artists we are looking at pictorial experiences that are also very different, yet still of the so to speak referential type, evocative, allusive, perhaps in turn indebted to past examples experienced as fundamental. As is inevitable in the case of painters still on the road to a complete acquisition of their own identity. And maybe in this one might also note a youthful tension perhaps not yet tempered by a definitive awareness, which only full maturity can bestow. But this is almost always a prerogative of the young, to be followed with greater care because it is not yet conditioned, perhaps, by the sirens of the tastemakers.

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Galleria fotografica / Photo Gallery

22 agosto 2015. Un folto pubblico ha partecipato alla cerimonia di premiazione del “Marina 2015”. 22nd August 2015. Great public participation at the prize-giving of “Marina 2015”.

Alessandro Braga, conduttore della serata, intervista Pericle Stoppa curatore del Premio. MC Alessandro Braga interviews Prize curator Pericle Stoppa.

Claudio Spadoni illustra le motivazioni delle scelte della giuria. Claudio Spadoni illustrates the reasons for the jury’s choices.

Vittorio D’Augusta premia Camilla Cerqua. Vittorio D’Augusta gives the prize to Camilla Cerqua.

Jessica Ferro premiata da Marco Tonelli. Jessica Ferro given the prize by Marco Tonelli.

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Il duo acustico Linda Guerrini & Stefano Re ha piacevolmente intrattenuto i partecipanti alla serata. The acoustic duo Linda Guerrini & Stefano Re entertained the participants.

Federica Giulianini premiata da Claudio Spadoni. Federica Giulianini given the prize by Claudio Spadoni.

Foto di gruppo con artisti vincitori, finalisti e componenti della giuria. Group photo with winning artists, finalists and jury members.

Al termine della cerimonia di premiazione è stata inaugurata la mostra dei finalisti alla Galleria FaroArte di Marina di Ravenna. At the end of the prize-giving ceremony the exhibition of the finalists was inaugurated at the FaroArte Gallery in Marina di Ravenna.

Il pubblico in visita alla mostra. The public at the exhibition.

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Parziale veduta della mostra nella Galleria FaroArte. / Partial view of the exhibition at the FaroArte Gallery.

Claudio Spadoni mentre esamina le opere a concorso. Claudio Spadoni examining the works in the competition.

La giuria del Premio Marina 2015. Da sinistra: Marco Tonelli critico d’arte e docente di Storia dell’arte, Pericle Stoppa curatore del Premio, Beatrice Buscaroli storica dell’arte e componente del Consiglio superiore per i Beni culturali, Claudio Spadoni storico dell’arte e direttore di Arte Fiera Bologna, Vittorio D’Augusta artista. The jury of the Marina Prize 2015. From the left: Marco Tonelli, art critic and Art History teacher, Pericle Stoppa curator of the Prize, Beatrice Buscaroli, art historian and member of the Upper Council for Cultural Heritage, Claudio Spadoni, art historian and director of Arte Fiera Bologna, Vittorio D’Augusta, artist.

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I vincitori a / Winners at the Palazzo Rasponi dalle Teste Ravenna

Camilla Cerqua Jessica Ferro Federica Giulianini Ettore Pinelli Gaia Santoro

14 novembre - 6 dicembre 2015

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Camilla Cerqua

Camilla Cerqua

Camilla Cerqua, Camerino (Mc), 1984. Laureata in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata, nel 2010 si trasferisce a Bologna dove segue corsi di fotografia e postproduzione digitale. Nel luglio 2015 consegue l’abilitazione all’insegnamento in discipline pittoriche presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua ricerca formale ruota intorno al concetto di emanazione del sé espresso principalmente con la tecnica del disegno investito da tracce pittoriche che diventano apparati sensibili e simbolici. “Ho sempre avuto la percezione – dichiara l’artista - di essere come una pellicola sensibile in cui il calore della vita che si consuma e si rigenera si incide. Le tracce che rimangono sono ora vivide, ora annebbiate; si fondono, si ricreano, si perdono. Sentire le dinamiche che animano l’esistenza, le relazioni macromicrocosmiche, il fluire dell’anima in relazione alla vita, al tempo, al non spazio. Queste sono le percezioni (non) chiare che investono le mie carte, come in un riflesso vivo del corpo-anima.” Dalle sue forme composte e mutevoli prendono vita scorci dell’interiorità generalmente nascosti che si rivelano allo sguardo con grande intensità. Dal 2007 partecipa a importanti esposizioni in varie città italiane. Vive a Bologna.

Camilla Cerqua, was born in Camerino (Mc) in 1984. She graduated in painting at the Macerata Fine Arts Academy and in 2010 moved to Bologna where she took courses in photography and digital postproduction. In 2015 she qualified as a teacher painting disciplines at the Bologna Fine Arts Academy. Her formal research revolves around the concept of emanation of the self expressed chiefly with the technique of drawing invested with pictorial traces that become sensible and symbolic apparatuses. “I’ve always had the perception,” says the painter, “of being like a sensitive film in which the heat of life that is consumed and regenerated is engraved. The traces that remain are now vivid, now misty, they blend, they recreate, they get lost. Feeling the dynamics that animate existence, macro-microcosmic relationships, the flowing of the soul in relation to life, to time, to non-space. These are the (non)-clear perceptions that pervade my works, like in a living reflection of the body-soul.” From her compound and mutable forms there come to life glimpses of generally concealed interiority which reveal themselves to the eye with great intensity. Since 2007 she has taken part in important exhibitions in various Italian cities. She lives in Bologna.

cer.cami@hotmail.it

cer.cami@hotmail.it

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La libertà attraverso una pittura spontanea

Freedom through spontaneous painting

Paola Babini

Paola Babini

Nel 1950 Asger Jorn scrisse in una lettera inviata al pittore Costant che usando l’immaginazione si potevano realizzare quadri incredibili come quelli di Bosch e Bruegel, ma dipinti con il linguaggio pittorico degli indiani d’America e dei vichinghi: “Non dobbiamo descrivere l’uomo come un animale, dobbiamo ritrarre noi stessi come animali”, Jorn attribuì al concetto di arte una dimensione sociale, una sorta di finestra aperta sull’anima, un atto di protesta contro un mondo ormai in disfacimento.

In 1950 Asger Jorn wrote in a letter to the painter Costant that by using the imagination one could create incredible pictures like those of Bosch and Brueghel, but painted with the pictorial language of the American Indians and the Vikings: “We shouldn’t describe man as an animal, we should portray ourselves as animals”. Jorn attributed a social dimension to the concept of art, a sort of window open on the soul, an act of protest against a world by now in decay.

La citazione di Jorn, protagonista del gruppo Cobra, introduce la presentazione di questa giovane artista Camilla Cerqua, e la sua personalissima vicenda artistica. Bisognerebbe pensare al lavoro di Camilla come a un corpus in progress, ogni singola opera, dai bozzetti alle grandi carte a china, pare essere il frammento mancante: l’impressione è che questa molteplicità di immagini veloci, vibranti, venga gradatamente estratta da un fondo imprecisato, sospinta in superficie con energica grazia da pennellate gestuali. La sua opera si erige sotto forma di una personale scrittura, una traccia spontanea e dinamica, che rimanda all’arte primitiva, ai disegni dei bambini e dei malati di mente, e ancora alla pittura più violentemente espressiva del Novecento. Svettanti e minimali, i segni neri guidati dai movimenti larghi e precisi del polso, articolano figure grottesche e concentrazioni segniche estratte direttamente dalla trama scabra della carta, supporto ideale e particolarmente congeniale all’artista. L’amore per il disegno anima la ricerca di Camilla Cerqua, non stesure di colore, ma linee protese verso l’indagine di uno spazio effimero, in cui l’immagine, dinamica e precaria, non rappresenta, ma significa, si radica, dice se stessa: il segno-linea, solca il piano del reale nel tentativo di indicarne strutture e nodi, di indovinarne significati nascosti. È attraverso la fisica materialità di un unico e irripetibile gesto che Camilla Cerqua tratteggia la propria individualità, mediante la ricerca continua di un equilibrio assoluto tra segno e immagine, delinea la realtà riconciliando, in un turbine lento di emozioni, l’esistenza umana e l’esistenza simbolica. Il gesto ha in sé la componente rassicurante della

The quotation from Jorn, a leading figure in the Cobra group, introduces the presentation of the young artist Camilla Cerqua and her highly personal artistic activity. Thinking of Camilla’s work as a corpus in progress, each individual piece, from the sketches to the great Indian ink works, appears to be the missing fragment: the impression is that the multiplicity of quick, vibrant images is gradually extracted from an indefinite depth, thrust to the surface with energetic grace by gestural brushstrokes. Her work is built up in the form of personal writing, a spontaneous and dynamic trace that harks back to primitive art, to the drawings of children and the mentally ill, and again to the most violently expressive painting of the twentieth century. Soaring and minimal, the black signs led by broad and precise movements set forth grotesque figures and sign concentrations drawn directly from the harsh tissue of paper, the ideal support and particularly congenial to this artist. Camilla Cerqua’s research is animated by a love of drawing, not the laying on of colour but lines reaching out to investigate an ephemeral space in which the image does not represent but signifies, it takes root, it speaks of itself: the sign-line ploughs the plane of the real in an attempt to indicate its structures and cruxes, to divine its concealed meanings. It is through the physical materiality of a unique and unrepeatable gesture that Camilla Cerqua outlines her own individuality and delineates reality, reconciling human existence and symbolic existence in a slow whirlwind of emotions. The gesture carries with it the reassuring component of citation but

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citazione ma anche il germe distruttivo della trasformazione, in bilico tra astrazione e figurazione. Popolata di figure fantastiche la sua pittura affonda le radici nei ricordi personali e nelle esperienze vissute in prima persona e non c’è da stupirsi se in alcuni casi le immagini sono quasi brutali senza un ideale estetico o senza una bellezza di fondo, dove apparentemente il segno è chiamato a misurarsi con i paradossi e le contraddizioni di una cronologia degli estremi. Ecco che la dinamica di sviluppo di queste forme si incorpora nei ritmi di un gesto e di un respiro, si sedimenta in una scia di figure liquefatte che vivono di attimi cristallizzati. I segni sono costantemente il racconto di qualcosa, che non è sempre facilmente comprensibile ma che rimane. Ma Camilla non disegna, usa lo strumento per raccontarsi, ogni volta sempre di più, un cercare prepotente che va al di là di ogni comprensione, lascia che i propri lavori parlino da soli, non raffigura, non illustra, ma dichiara e lascia tracce di sé non solo sulla carta ma in coloro che la circondano. Ha un senso drammatico dell’esistenza, come una sorta di distacco totale dalla vita, che pur riscoprendo e assecondando un impulso primario, per certi aspetti appare come una scommessa liberatoria. Ecco dunque tornare scenari di solitudine con figure spaesate inscritte in uno spazio spoglio, ridotto ad elementi minimi, forse neanche libere di muoversi. E se “in punta di pennello” ci riporta amorevolmente indietro a pensare all’automatismo dei surrealisti, in particolare ai disegni di Max Ernst e Hans Arp, al gruppo Cobra, a Picasso o a Dubuffet è altrettanto vero che la sua espressione sembra riaffermare l’antico primato, ben chiaro all’interno dell’antica cultura cino-giapponese, della calligrafia sulla pittura. Non con questo che Camilla Cerqua nelle sue opere degrada l’inserimento del colore ad una posizione gregaria, ma lo usa per rafforzare quella scrittura compendiaria che inizia e finisce con l’inizio del segno, ma anche con il mistero della mano, dietro cui non si riesce a capire esattamente cosa ci sia. Il mondo di Camilla Cerqua è sospeso tra nostalgia e ironica riflessione sul destino delle cose reali e si compone di pochi segni per rovesciare la misura inconscia del sogno.

also the destructive germ of transformation, balanced between abstraction and depiction. Populated by fantastical figures, her painting sinks its roots in personal recollections and in experiences lived first hand, and we should not be amazed if, in some cases, the images are almost brutal, without an aesthetic ideal or without a fundamental beauty, where apparently the sign is called to measure itself against the paradoxes and contradictions of a chronology of extremes. The development dynamic of these forms is thus incorporated in the rhythms of a gesture and of a breath, it settles in a wake of liquefied figures that live on crystallised moments. The signs are constantly the story of something, not always easily understandable, but which remains. But Camilla does not draw, she uses the instrument to relate, increasingly each time, an irresistible seeking that goes beyond all comprehension, she leaves her works to speak for themselves; she does not depict, does not illustrate: she declares and leaves traces of herself not only on the paper but in those who surround her. She has a dramatic sense of existence, like a sort of total detachment from life, which although rediscovering and upholding a primary impulse, in certain aspects appears like a liberating wager. Hence the return of scenarios of solitude with disoriented figures set in a bare space, reduced to minimal elements, perhaps not even free to move. And if “in brush tip” she lovingly takes us back to think of the automatism of the surrealists, in particular the drawings of Max Ernst and Hans Arp, of the Cobra group, of Picasso or Dubuffet, it is equally true that her expression seems to reaffirm the old supremacy, very clear in ancient Chinese-Japanese culture, of calligraphy over painting. It isn’t that in her works Camilla Cerqua demotes the insertion of colour to a secondary position: she uses it to reinforce that concise writing which begins and ends with the beginning of the sign, but also with the mystery of the hand, behind which one does not exactly understand what lies. The world of Camilla Cerqua is suspended between nostalgia and ironic reflection on the destiny of real things, and it consists of few signs that overturn the unconscious measure of dream.

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Camilla Cerqua Senza titolo / Untitled carboncino e colle su carta giapponese / charcoal and glues on Japanese paper, 95 x 145 cm.

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Camilla Cerqua Senza titolo / Untitled carboncino e colle su carta giapponese / charcoal, chalk and glues on Japanese paper, 95 x 127 cm.

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Camilla Cerqua Senza titolo / Untitled carboncino e colle su carta giapponese / Charcoal, chalk and ink on Japanese paper tre componenti / three components, 74 x 156 cm.

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Camilla Cerqua Senza titolo / Untitled carboncino, gessetto, inchiostro, spilli e colle su carta giapponese / Charcoal, chalk, ink, pins and glues on Japanese paper due componenti / two components, 50 x 100 cm circa.

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Camilla Cerqua Senza titolo / Untitled carboncino, gessetto, inchiostro, spilli e colle su carta giapponese / Charcoal, chalk, ink, pins and glues on Japanese paper due componenti / two components, 100 x 50 cm circa.

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Camilla Cerqua Senza titolo / Untitled carboncino, gessetto, inchiostro, spilli e colle su carta giapponese / charcoal, chalk, ink, pins and glues on Japanese paper, 80 x 85 cm.

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Camilla Cerqua Respiro / Breath carboncino, grafite e olio su carta giapponese / charcoal, graphite and oil on Japanese paper, 80 x 100 cm.

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Jessica Ferro

Jessica Ferro

Jessica Ferro, Dolo (Ve) 1992 . Diplomata al Liceo Artistico “C. Roccati” di Rovigo prosegue la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove, nel 2014, consegue la laurea triennale in pittura con valutazione 110 e lode. Attualmente frequenta il biennio specialistico in arti visive - pittura. Ha svolto attività di “studente-tutor” per la cattedra di pittura del prof. Simone Pellegrini (dal 2012 al 2014) e per quella di progettazione per la pittura del prof. Rinaldo Novali (2015), presso ABABO. Ha partecipato a numerose esposizioni collettive e personali, e ha vinto diversi premi, menzioni d’onore e riconoscimenti in concorsi artistici, di livello nazionale e internazionale. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private. Da qualche anno affronta un percorso di ricerca ispirato ai mondi dell’entomologia e della malacologia incentrando la propria poetica sull’uso di un segno intenso, di natura espressiva, che talvolta diviene traccia incisa. Le figure, spiccatamente evocative, che compaiono e migrano nelle sue opere cercano di cogliere l’essenza e le modalità con cui la Natura segna la materia, ed è vita, bellezza, meraviglia inaspettata. Vive e lavora tra Bologna e Rosolina (Ro).

Jessica Ferro was born in Dolo (Ve) in 1992. After taking her diploma at the Liceo Artistico “C. Roccati” of Rovigo she went on to graduate with top marks in painting at the Bologna Fine Arts Academy. She is currently attending the two year specialist course in visual arts – painting. She was “student-tutor” for prof Simone Pellegrini’s chair of painting (2012-2014) and for prof Rinaldo Novali’s design of painting (2015) at ABABO. She has taken part in numerous group exhibitions, won various prizes and received honourable mentions in art competitions at national and international level. Her works are included in public and private collections. For some years she has been tackling a line of research inspired by the worlds of entomology and malacology, centring her poetics on the use of an intense sign, of an expressive nature, which sometimes becomes an engraved trace. The figures, outstandingly evocative, that appear and migrate in her works seek to grasp the essence and the modalities with which Nature marks matter, and it is life, beauty and unexpected marvel. She lives and works between Bologna and Rosolina (Ro).

jessicaferro_arte@yahoo.it www.jessicaferroarte.weebly.com

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L’orlo sottile delle forme

The Subtle Edge of Forms

Tobia Donà

Tobia Donà

Lacca di cocciniglia, vermiglione, lacca di robbia e di garanza. Sono i materiali utilizzati da Jessica Ferro che, unitamente a tecniche antiche quali la monotipia, la xilografia e la gipsografia, testimoniano il vigore inventivo della sua pittura. Una tecnica che porta ad un risultato quasi totalmente monocromatico, come lo sono i vari tipi d’incisione, come lo è il disegno grafico che Leon Battista Alberti definiva “circoscrizione”, ossia l’orlo sottile delle forme. Ascoltando le voci del nostro tempo, ma con un linguaggio legato alla tradizione, Jessica prende le mosse da spunti naturalistici che vengono via via trasfigurati in un una sintesi di soggettività e oggettività. Su di uno sfondo, preparato con aloni di pigmenti vegetali, ella rappresenta grandi conchiglie, registrandone i particolari più minimi. Si tratta di gasteropodi presenti sulla terra da ben dieci milioni di anni, grazie ad una continua sequenza di mutazioni anatomiche. La loro immagine è ottenuta imprimendo fisicamente sulla tela, con più o meno forza, una matrice precedentemente incisa o scolpita. Un’azione che comporta tempi diversi, pause e sedimentazioni. «Poi mi accorgo che anche il solo incidere - afferma l’artista - diventa una sorta di rituale, in questo lungo procedimento». Una pittura la sua, sperimentata “in cavo”, segnata e scalfita su un materiale prima ancora di essere immagine, come a voler ripercorrere la storia a ritroso. La preparazione delle matrici diviene quindi un rito, rimando evidente al graffito rupestre. Un gesto propiziatorio connesso intrinsecamente alla sopravvivenza che pone l’artista a debita distanza dall’opera finita, permettendole di trovare il proprio spazio di intervento e di riflessione. Un rituale che sembra volto a comprendere la logica di ciascuna forma, di ogni limite e contorno. Tutto ciò cattura il nostro sguardo e provoca il piacere di perdersi attivamente nell’osservazione

Cochineal lacquer, vermilion, madder lacquer and Rose madder. These are the materials used by Jessica Ferro which, together with old techniques such as monotype, woodcut and gypsography, bear witness to the inventive vigour of her painting. A technique that leads to an almost totally monochromatic result, as with the various types of engraving and the graphic drawing that Leon Battista Alberti defined as “circumscription”, meaning the subtle edge of forms. Listening to the voices of our times, but with a language bound to tradition, Jessica sets out from naturalistic inspirations that are gradually transfigured into a synthesis of subjectivity and objectivity. Against a background prepared with haloes of vegetable pigments she depicts great shells, recording their slightest details. These are gastropods that have been on earth for no less than ten million years, thanks to a continual sequence of anatomical mutations. Their image is obtained by pressing on the canvas, with more or less force, a matrix previously engraved or sculpted. An action that involves different time spans, pauses and sedimentations. “Then I realise that just engraving itself,” says the artist, “becomes a sort of ritual in this long procedure,” Her painting is experimented “in a mould”, marked and scratched on a material even before being image, as if wishing to go through history in reverse. Preparation of the matrixes thus becomes a rite, an evident reference to cave drawing. A propitiatory gesture intrinsically linked to survival, which sets the artist at a due distance from the finished work, allowing her to find her own space of intervention and reflection. A ritual that seems aimed at grasping the logic of each form, each limit and outline. All of this captures our eye and elicits the pleasure of losing oneself actively in observation of the fragile curves, in the intricate tangle of lines and in the solid reliefs.

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delle fragili curve, nell’intricato groviglio di linee e nei solidi rilievi. Una sospesa interruzione del flusso temporale è data dalla fissità dell’oggetto rappresentato, avvolto nell’allargarsi del campo visivo, imprigionato delicatamente nella trama e nell’ordito della tela, bloccato come un fossile incastonato nella roccia. Oltre alle conchiglie marine, emergono in superfice frammenti d’insetti, esoscheletri fossili. Ogni elemento è rappresentativo e richiama, rievoca o meglio rappresenta qualcos’altro. Un rimando all’estraneità, alla solitudine, ma anche al lavoro creativo, poiché è da un’idiosincrasia, da un fastidio, da un “tarlo”, che nasce il fare artistico. Mare e terra, organico e inorganico, le opere di Jessica Ferro si collocano così tra una pittura di rara poesia e il rigore disincantato dell’arte concettuale. Come nella ripetizione di un frattale, lo specifico dettaglio rimanda direttamente a una visione più ampia, dilatata, non meno astratta del dettaglio stesso. E quando insetti, conchiglie, sembrano essere inghiottiti definitivamente dallo sfondo, in realtà è il momento in cui la loro verità acquista il massimo valore. Una visione umana impressionata nella fisicità dell’elemento naturale attraverso un percorso di neutralizzazione o forse di sublimazione il cui equilibrio non è legato a leggi fisiche, ma piuttosto a una strategia genetica la cui logica accomuna e unisce tutti gli esseri viventi. Un riferimento alla bellezza immateriale più che all’oggetto rappresentato. Con un’impronta impressa con forza sulla tela, sintesi oscillante tra il passato ed il presente, l’artista passa da ciò che è visivamente riconoscibile a ciò che è spirituale, offrendoci una redenzione implicita, quasi a sottolineare che esiste una relazione tra le cose, indipendentemente dalla loro natura e dalla nostra conoscenza.

A suspended interruption of the flow of time is given by the fixity of the object depicted, enveloped in broadening itself in the visual field, delicately imprisoned in the weave and warp of the canvas, locked like a fossil set in rock. Over and above the seashells, fragments of insects emerge, fossil exoskeletons. Each element is representative and recalls, evokes, or better, represents something else. A reference to extraneousness, solitude, but also to creative work, since art grows out of an idiosyncrasy, a trouble, a “gnawing”. Sea and land, organic and inorganic, Jessica Ferro’s works lie between a painting of rare poetry and the disenchanted rigour of conceptual art. As in the repetition of a fractal, the specific detail refers directly to a wider vision, dilated, no less abstract than the detail itself. And when insects and shells seem to be definitively swallowed up by the background, in reality it is the moment in which their truth takes on maximum value. A human vision impressed in the physicality of the natural element through a process of neutralisation or perhaps of sublimation, whose balance is not linked to physical laws but rather to a genetic strategy whose logic is shared by and unites all living beings. A reference more to immaterial beauty than to the object represented. With an imprint impressed with force on the canvas, a synthesis oscillating between past and present, the artist moves from that which is visually recognisable to that which is spiritual, offering us an implicit redemption, almost as if to underscore.

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Jessica Ferro Apparizione nella nebbia di un pensiero / Apparition in the Mist of a Thought Tecnica mista (frottage, plexigrafia, monotipo, collage, pigmenti naturali, caffè e olio) su tavola Mixed technique (frottage, Plexigraphy, monotype, collage, natural pigments, coffee and oil) on panel, 76,5 x 120 cm.

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Jessica Ferro Evanescenza fossile / Fossil Evanescence Tecnica mista (plexigrafia, monotipo e caffè) su carta / Mixed technique (Plexigraphy, monotype and coffee) on paper, 35 x 100 cm.

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Jessica Ferro Impronta di un tempo passato / Imprint of a time gone by Tecnica mista (frottage, collage, pigmenti naturali, caffè e olio) su tavola Mixed technique (frottage, collage, natural pigments, coffee and oil) on panel, 55 x 135 cm.

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Jessica Ferro Circoscrizione dell’essere / Circumscription of a Being Tecnica mista (frottage, collage, pigmenti naturali, caffè e olio) su tavola / Mixed technique (frottage, collage, natural pigments, coffee and oil) on panel, Dittico, dimensioni variabili / Diptych, variable dimensions, 81,5 x 93 cm circa.

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Jessica Ferro Spira Mirabilis / Spira Mirabilis Tecnica mista (frottage, collage e olio) su tavola / Mixed technique (frottage, collage and oil) on panel, Polittico, dimensioni variabili / Polyptych, variable dimensions, 90 x 90 cm circa.

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Jessica Ferro Particolare dell’opera Spira Mirabilis / Detail of the work Spira Mirabilis

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Jessica Ferro Particolare dell’opera Spira Mirabilis / Detail of the work Spira Mirabilis

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Federica Giulianini

Federica Giulianini

Federica Giulianini è nata a Ravenna nel 1990 dove vive e lavora. Dopo il diploma presso il Liceo Artistico P.L. Nervi di Ravenna, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna indirizzo pittura, dove consegue il diploma di laurea triennale e di biennio specialistico in arti visive/pittura con il massimo dei voti. La sua ricerca artistica indaga tra le vibrazioni ottiche della natura, nutrendosi di una sensibilità poetica, storico culturale e mitologica che emerge dalla rivisitazione dei propri taccuini quotidiani. Il suo percorso comprende tecniche miste ed eclettiche che occupano antiche carte e tavole di legno, l’artista è fortemente legata alla pittura ed al disegno che mettono in relazione la sua decisa componente segnica e cromatica. Federica è interessata alle dinamiche della natura, forme, linee e spazi ed alle infinite configurazioni che genera di molteplici entità libere e viventi. Essa dichiara: “Ciò che propongo alla base del mio operato artistico è la continua ricerca e volontà di ridisegnare il linguaggio estetico della forma pittorica, attraverso il mio sapere, originando quei cosmi ed i loro dettagli alchemici in nuove prospettive superando gli standard del tempo attuale”. Questa osservazione lascia domande, e risposte di libera immaginazione per il fruitore, ponendo una riflessione su quel tempo sospeso che segna la pittura di Federica. La sua attività espositiva inizia nel 2011. Costante è la sua partecipazione a mostre personali e collettive, premi e pubblicazioni, residenze d’artista e workshop in gallerie e musei nazionali ed internazionali.

Federica Giulianini was born in 1990 in Ravenna where she lives and works. After taking her diploma at the P.L. Nervi Art School of Ravenna, she enrolled at the Fine Arts Academy of Bologna where she took the three year degree course in painting and two year specialist course in visual arts/painting, receiving top marks. Her artistic research inquires into the optical vibrations of nature, fed on a poetic, historic-cultural and mythological sensibility drawn from revisitation of her journals. Her itinerary includes mixed and eclectic techniques using old paper and wooden panels. She is strongly attached to painting and drawing that bring her decisive sign and chromatic component into relation. Federica is interested in the dynamics of nature, forms, lines and spaces, and in the infinite configurations she generates from multiple free and living entities. In her words: “What I put forward at the heart of my artistic work is continual research and the desire to redesign the aesthetic language of pictorial form through my knowledge, originating those cosmoses and their alchemical details in new perspectives by overcoming the standards of current time”. This observation leaves questions and answers of free imagination for the beholder, setting a reflection on that suspended time which marks Federica’s painting. She began exhibiting in 2011 and has constantly taken part in solo and group shows, competitions and publications, artist residences and workshops in national and international galleries and museums.

federicagiulianini@gmail.com

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La natura delle cose

The nature of things

Francesca Piersanti

Francesca Piersanti

“Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Nel corso degli anni popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, di isole, di pesci, di abitazioni, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che questo paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto.” (J.L. Borges, L’artefice)

“A man set himself the task of drawing the world. Over the years he populated a space with images of provinces, regions, mountains, bays, ships, islands, fish, houses, instruments, starts, horses and people. Shortly before dying he discovered that this patient labyrinth of lines traced the image of his face.” (J.L. Borges, The Artificer)

Quella di Federica Giulianini è una pittura che sembra nutrirsi di memoria e realtà, di mimesi e invenzione e che pone in primo piano la struttura compositiva dell’immagine, in una sintesi di diverse prospettive naturali filtrate dal pennello e trasformate in evocazioni di forme che si susseguono in un’armonia compositiva nutrita da un’acuta sensibilità poetica. Non c’è paesaggio senza una relazione tra soggetto e natura, che si verifica attraverso la visione. Lo sguardo è attivato da stimoli differenti, che passano dalle conoscenze culturali e scientifiche e arrivano al piacere estetico. La natura diventa immagine parziale di un insieme, un estratto, l’esito di una negoziazione che mette insieme l’evidenza e l’inaspettato. Cézanne, gettando un ponte tra l’immediatezza impressionista e la struttura cartesiana del paesaggio, ritiene che il pensiero sia lo strumento per la conoscenza della realtà pur non rinunciando alla sensazione visiva. Con la “Montagna di Sainte-Victoire” Cézanne definisce uno spartiacque nella storia dell’arte paesaggistica, dimostrando che è lo sguardo a determinare e strutturare il pensiero della natura. Il paesaggio per Federica Giulianini è dato dall’incontro tra la memoria privata e quella culturale ed è l’evento irripetibile in cui avviene la metamorfosi, lo spazio in cui cogliere le mutazioni della forma e della luce e rinsaldare le relazioni con lo spazio naturale minacciato dal suo doppio digitale. Nella sua pittura il paesaggio diventa la poetica di un mondo magico e primitivo che si apre all’improvviso tra le pieghe del colore. Le forme della natura si dispiegano nell’arte di Federica Giulianini come il punto d’intersezione fra la

Federica Giulianini’s painting seems to feed on memory and reality, on mimesis and invention, and it places in the foreground the compositional structure of the image in a synthesis of different natural perspectives filtered by the brush and transformed into evocations of forms that proceed in a compositional harmony nourished by an acute poetic sensibility. There is no landscape without a relation between subject and nature, which is verified through vision. The glance is activated by different stimuli which pass from cultural and scientific knowledge and arrive at aesthetic pleasure. Nature becomes partial image of a whole, an extract, the result of negotiation that puts together the evidence and the unexpected. Cézanne, building a bridge between impressionist immediacy and the Cartesian structure of the landscape, believed that thought is the instrument for knowledge of reality, though he did not give up the visual sensation. With “Mont Sainte-Victoire” Cézanne defined a watershed in the history of landscape art, demonstrating that it is the eye that determines and structures the thought of nature. Landscape for Federica Giulianini is given by the encounter between private and cultural memory and it is the unrepeatable event in which metamorphosis takes place, the space in which to grasp the mutations of form and light and consolidate relationships with natural space threatened by its digital double. In her painting landscape becomes the poetics of a magical and primitive world which suddenly opens up between the folds of colour. The forms of nature unfold in her art as the point

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stesura segnica e quella cromatica. Si radunano insieme come presenze evocative, essenziali, sospese sulle sue tavole di legno di pino o di pioppo in una sorta di fraseggio musicale. La base composta dai colori tenui e da quelli delle terre della materia pittorica si alterna ai segni di matite e pastelli che ne rigano la superficie delimitando un contorno, definendo una sezione del dipinto, o evidenziando una macchia, una presenza. Simmetrie, curve, forme-strutture, sono le dinamiche della natura che si muovono l’una dentro l’altra e l’una a partire dall’altra, generano paesaggi come luoghi della memoria, del sacro e dell’intimità, e allo stesso tempo costituiscono per l’artista i dispositivi per l’analisi del linguaggio e della percezione visiva. Lo spazio è strutturato in accordi ritmici di forme essenziali e di contorni nitidi, sorpresi e interrotti a tratti dall’incursione di un punto rosso che sposta il centro della visione, di una sbavatura di colore che segna un passaggio atmosferico, di una matita che suggerisce la sagoma di uno spettatore, di una griglia geometrica che introduce un principio euritmico dal sapore rinascimentale nell’architettura della composizione. Nei lavori di Federica Giulianini il valore alchemico della pittura e quello magico della natura sembrano unirsi nella morbida materia pittorica che circoscrive lo spazio privo di profondità di un bosco, di un paesaggio marittimo attraversato dalla nebbia e interrotto da lame di luce, di un cielo turbato da ombre che emergono nel silenzio. Le forme vitali della natura sono colte sempre nelle due dimensioni, emergono monocromatiche da uno spazio privo di coordinate, agitate da un colpo di vento o da un contorno abbagliante che arriva al color rosso vivo. La loro bellezza e il loro mistero si mostrano insieme alla fragilità e all’impermanenza, trattenute sulla carta e sulla tavola rivelano quel moto continuo del mutamento che si fa percettibile solo nell’istante in cui è catturato. Braccate dal tempo che divampa nel presente e preannuncia la sua fine. Il volto calmo e insieme drammatico della natura è riflesso nella pianta monocarpica, che fiorisce e fruttifica una sola volta e poi muore.

of intersection between laying on sign and colour. They join together as evocative presences, essential, suspended on her pine or poplar panels in a sort of musical phrasing. The base composed of tenuous colours and the earth colours of the pictorial material are alternated with signs in pencil and pastels which score the surface, delimiting an outline, defining a section of the painting or highlighting a stain, a presence. Symmetries, curves, form-structures are the dynamics of nature that move one inside the other and one setting out from the other, they generate landscapes as places of memory, of the sacred and of intimacy, and at the same time constitute for the artist the devices for analysis of language and visual perception. The space is structured in rhythmic chords of essential forms and clear outlines, here and there surprised and interrupted by the incursion of a red dot that shifts the centre of vision, by a smear of colour that marks an atmospheric passage, by a pencil that suggests the outline of a spectator, by a geometrical grille that introduces a eurhythmic principle of renaissance flavour in the architecture of the composition. In Federica Giulianini’s works the alchemical value of painting and the magical one of nature seem to join in the soft pictorial material that circumscribes the depthless space of a wood, of a seascape crossed by mist and interrupted by blades of light, of a sky dimmed by shadows that emerge in the silence. The vital forms of nature are always captured in two dimensions, they emerge monochromatic from a space without coordinates, agitated by a gust of wind or by a dazzling outline that arrives at a vivid red colour. Their beauty and mystery are shown together with fragility and impermanence, retained on the paper or panel they reveal that continuous motion of mutation that is made perceptible only at the moment in which it is captured. Hunted by time that flares up in the present and pre-announces its end. The face at once calm and dramatic of nature is reflected in the monocarpic plant which blossoms and sets seeds only once and then dies.

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Federica Giulianini Nature in Sparta / Nature in Sparta tecnica mista su tavola di pioppo / mixed technique on poplar panel, 54 x 69 cm.

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Federica Giulianini Istante mitico / Mythical Instant tecnica mista su tavola di pioppo / mixed technique on poplar panel, 80 x 80 cm.

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Federica Giulianini Eterna oviferum / Eterna oviferum tecnica mista su tavola di pioppo / mixed technique on poplar panel, 100 x 84 cm.

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Federica Giulianini Viaggio monocarpico / Monocarpic journey tecnica mista su tavola di pioppo / mixed technique on poplar panel, 100 x 84 cm.

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Federica Giulianini Eterna oviferum, traccia / Eterna oviferum, tracing matite su carta e plexiglas / pencil on paper and plexiglas, 42 x 30 cm.

Viaggio monocarpico, traccia / Monocarpic journey, tracing matite su carta e plexiglas / pencil on paper and plexiglas, 42 x 30 cm.

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Federica Giulianini Sequenza apollinea / Apollonian sequence tecnica mista su tavola di pioppo / mixed technique on poplar panel, 50 x 50 cm.

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Federica Giulianini Solstizio in altura / Solstice in the upland tecnica mista su tavola di pino / mixed technique on pine panel, 90 x 90 cm.

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Ettore Pinelli

Ettore Pinelli

Ettore Pinelli, Modica 1984. Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, si diploma in pittura nel 2007 e in progettazione e cura degli allestimenti nel 2010. Tra i progetti indipendenti, nel 2009 fonda a Firenze LAB (Young Artist Sharing Ideas), dal 2013 collabora con Antonio Sarnari e la galleria Quam di Scicli. “Esistono aspetti dichiara l’artista - che nella mia attuale ricerca coesistono, come un’attenzione rispetto a determinati elementi formali che esaltano tensioni e dinamismi all’interno di una scena di violenza o protendente alla violenza, una vitalità non condizionata che emerge nel momento in cui l’immagine è diventata testimonianza di un accadimento”. Riconoscimenti recenti: nel 2014 selezionato per la 1ª edizione del Premio Fam Giovani di Agrigento. Nel 2015: workshop residenza Ritratto a Mano 2.0, Caramanico Terme (Pe); Premio San Fedele, Milano. Fra le sue mostre del 2015: Artes | Some Velvet Drawings (ArtVerona); Altre Tipologie di Relazioni, Agrigento; Autonomie del Disegno, Scicli; Realismo Informale, Scicli; inserito da Vittorio Sgarbi nella rassegna Artisti di Sicilia, da Pirandello a Iudice: una linea contemporanea, tenutasi a Palazzo Sant’Elia, Palermo, e nella ex tonnara di Favignana. Vive a Modica.

Ettore Pinelli, born Modica 1984, trained at the Fine Arts Academy of Florence. He took his diploma in painting (2007) and in planning and setting up exhibitions in 2010. His independent projects include founding, in 2009 in Florence, LAB (Young Artists Sharing Ideas); since 2013 he has collaborated with Antonio Sarnari and the gallery Quam in Scicli. “There are aspects,” says the artist, “which coexist in my current research, such as attention to determined formal elements that highlight tensions and dynamisms within a scene of violence or with leanings towards violence, an unconditioned vitality that emerges at the moment in which the image has become the testimony of an event”. Recent acknowledgements: in 2014 selected for the 1st edition of the Premio Fam Giovani in Agrigento. In 2015: workshop residence Ritratto a Mano 2.0, Caramanico Terme (Pe); Premio San Fedele, Milan. His 2015 shows include: Artes | Some Velvet Drawings, (ArtVerona); Altre Tipologie di Relazioni, Agrigento; Autonomie del Disegno, Scicli; Realismo Informale, Scicli; selected by Vittorio Sgarbi for the group exhibition Artists of Sicily from Pirandello to Iudice: a contemporary line, held at Palazzo Sant’Elia, Palermo, and in the former Tonnara di Favignana. He lives in Modica.

ettorepinelli@gmail.com www.ettorepinelli.com

ettorepinelli@gmail.com www.ettorepinelli.com

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La ri-dimensione di Ettore Pinelli

The re-dimension of Ettore Pinelli

Antonio Sarnari

Antonio Sarnari

Lavorare nella costruzione di un soggetto è stato, per Pinelli, sempre un’evidente sofferenza, se non nel passaggio tra il progetto e il fine, dove la costruzione è oggetto di una successiva astrazione, con conseguente disgregazione dei riferimenti. Il lavoro su immagini preesistenti e l’uso di frame, come sponda per l’intervento pittorico, sono solo basi, che bene si sposano con il progetto finale di riformulazione epidermica; un luogo pittorico in cui le prospettive sembrano etero dirette, e la luce diventa un filamento di atomi luminescenti di passaggio, tra gli strati delle strutture e le parentesi velate. Il passare degli anni lo ha condotto a lasciare l’amore per le immagini e dedicarsi alla sintesi dell’azione. Una cosa molto diversa dalla sintesi pittorica, e diversa anche dalla sintesi linguistica, che lo ha portato ad asciugare ogni intervento, polverizzarlo, impattarlo per poi dilatarlo, come si consuma una carota sulla grattugia. Intendo dire che nella ricerca di Pinelli c’è sempre stata, magari all’inizio inconsapevole, una costruzione a pannelli scorrevoli, a sipario, un modo impattante per riassumere il tema. Nelle opere dell’ultimo periodo, e nel disegno in particolare, questo schema ha raggiunto una sua definitiva espressione. I soggetti sono porzioni indefinite di un cosmo non leggibile, le scene sono frame estrapolati arbitrariamente e disciolti nelle sabbie dell’indefinito. C’è una metodologia chiara nel non voler riconoscere la forma socio-linguistica dei soggetti, si tratta di una ri-dimensione che schiaccia tutto, nel click di uno scatto di avanzamento del frame; tutto è sintetizzato in una sequenza unica e piatta, in cui il tempo non ha resistito all’impatto tra azione ed emozione. Lo “stop motion” delle opere di Ettore Pinelli è un’operazione contaminata dal fattore poetico, e questo significa che qualsiasi cosa sprofonda, e consuma i propri accenti, in un bagno bidimensionale empatico, con l’artista, con il concetto,

Working in the construction of a subject has, for Pinelli, always been an evident suffering, if not in the passage between project and completion, where the the construction is object of a subsequent abstraction with a consequent disintegration of the references. The work on pre-existing images and the use of frames, as a shore for the pictorial intervention, are only bases, which are well coupled with the final project of epidermal reformulation; a pictorial place in which the perspectives seem hetero-direct and the light becomes a filament of luminescent atoms of passage between the layers of the structure and the veiled parentheses. Over the years he has left his love of images and devoted himself to the synthesis of action. Something very different from pictorial and also from linguistic synthesis, which has led him to drain every intervention, pulverise and impact it and then dilate it, like a carrot on the grater. What I mean to say is that in Pinelli’s research there has always been, perhaps unaware at the beginning, a construction of sliding panels, with a curtain, an impacting way of summing up the theme. In the works of the latest period, and especially in drawing, this scheme has achieved its definitive expression. The subjects are undefined portions of a non-legible cosmos, the scenes are frames extrapolated arbitrarily and dissolved in the sands of the indefinite. There is a clear methodology in not wishing to recognise the socio-linguistic form of the subjects, a case of re-dimension that crushes everything, in the click of moving ahead with the frame: everything is synthesised in a single and flat sequence in which time has not stood up to the impact between action and emotion. The “stop motion” of Ettore Pinelli’s works is an operation influenced by the poetic factor, and this means that anything whatever breaks through and consumes its own accents, in an empathetic two-dimensional bathe, with the artist, with the

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con la materia. L’azione di contaminazione, che esteticamente prende le sembianze dell’errore, è ricca di chimica biologica, che scioglie le cose, i loro riferimenti e persino le loro coordinate geografiche, attraverso un azione di relazione interiore e sentimentale. In poche parole, l’azione di Pinelli è più simile ad un virus, che ad una ricostruzione linguistica. Inoltre la sua maestria sta nel controllo delle trascendenze e delle contaminazioni, che avvengono sotto i suoi occhi, una volta mescolato il gene esterno nel sistema socio-estetico. Mi vengono in mente alcuni artisti, maestri in linguaggi affini, come Richter, Pollock, Twombly; autori che hanno in comune la capacità di gestione del fenomeno virale, quello che azionano ad ogni opera, che come un raffreddore farà il suo corso e decorso, all’interno di argini più o meno gestiti. Per Richter è un fattore estetico, per Pollock gestuale, per Twombly concettuale, mentre per Ettore Pinelli è un fattore sociologico; una implicazione imprescindibilmente storico-estetica, con azionamento meccanico-concettuale. Una ricerca pittorica come questa ha delle strutture linguistiche varie e complesse, che immagino non possano fare a meno di riferimenti nel cinema, come potrebbe essere Michelangelo Antonioni, con il suo “plasma foto-cinematografico”, attorno a cui si incentra Blow Up. Ma hanno implicazioni anche nell’architettura, come la rigida concezione prospettica dell’assenza di Mies van der Rohe. Una decostruzione e riformulazione che ha affinità progettuali con la ricerca futurista, e subito dopo naturalmente a Bacon, che tra tutti è stato probabilmente il primo amore. Direi, dopo tutto, che Ettore Pinelli è un’artista tra i più capaci d’oggi, con un piglio concettuale che a tratti limita l’espressione istintiva; autore che ha bene interpretato la necessità di condivisione delle nuove influenze, mediatiche, linguistiche, socio-culturali ed infine pittoriche, cose che molti altri artisti subiscono loro malgrado, o per lo meno usano senza coerenza. Un processo che parte probabilmente da Monet, all’epoca del passaggio tra l’azione En Plein Air e il gesto dell’astrazione, padre dell’informale. Quella di Ettore Pinelli è una ricerca che ammiro e seguo sempre con piacere.

concept and with the material. The action of intermingling, which aesthetically takes on the semblance of error, is rich in biological chemistry that dissolves things, their references and even their geographical coordinates, through an action of interior and sentimental relationship. In a word, Pinelli’s action resembles more a virus than a linguistic reconstruction. Moreover his skill lies in control of transcendence and intermingling that take place before his own eyes, once the external gene has been mixed into the socio-aesthetic system. Certain artists come to mind, masters of related languages, such as Richter, Pollock and Twombly; artists who share the ability to handle the viral phenomenon, that which they implement with every work, which like a common cold will take its course and pass, within embankments managed to a greater or lesser degree. For Richter it is an aesthetic factor, for Pollock gestural, for Twombly conceptual, whereas for Ettore Pinelli it is a sociological factor; an implication inseparably historic-aesthetic, with a mechanical-conceptual drive. Pictorial research of this kind has various and complex linguistic structures which, I imagine, cannot do without references to the cinema, such as Michelangelo Antonioni, with his “photo-cinematographic plasma” around which Blow Up is centred. But there are also implications in architecture, such as the rigid perspective conception of absence in Mies van der Rohe. A deconstruction and reformulation, at least in the preparatory stage, which has planning affinities with futurist research, and immediately after of course Bacon, who was probably the artist’s first love. All things considered I should say that Ettore Pinelli is one of today’s ablest artists, with a conceptual bent that here and there limits instinctive expression. He has well interpreted the need to share new influences – media, linguistic, socio-cultural and lastly pictorial – things which many other artists undergo unwillingly, or at the least use without coherence. A process which probably began with Monet, at the time of the passage between action En Plein Air and the gesture of abstraction, father of the Informale. Ettore Pinelli’s is a research that I admire and always follow with pleasure.

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Ettore Pinelli Altre tipologie di relazione (war) / Other typologies of relation (war) fusaggine e vernici su tela / charcoal crayon and paints on canvas, 90 x 90 cm.

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Ettore Pinelli Altre tipologie di relazione (war_2) / Other typologies of relation (war_2) fusaggine e vernici su tela / charcoal crayon and paints on canvas, 90 x 90 cm.

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Ettore Pinelli Altre tipologie di relazione (war_3) / Other typologies of relation (war_3) fusaggine e vernici su tela / charcoal crayon and paints on canvas, 90 x 90 cm.

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Ettore Pinelli Altre tipologie di relazione (conversazioni_1) / Other typologies of relation (conversations_1) fusaggine e vernici su tela / charcoal crayon and paints on canvas, 100 x 70 cm.

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Ettore Pinelli Altre tipologie di relazione (conversazioni_2) / Other typologies of relation (conversations_2) fusaggine e vernici su tela / charcoal crayon and paints on canvas, 100 x 70 cm.

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Ettore Pinelli Behind the garden_1 / Behind the garden_1 olio su tela applicata su tavola / oil on canvas applied to panel, 48 x 48 cm.

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Ettore Pinelli Behind the garden_2 / Behind the garden_2 olio su tela applicata su tavola / oil on canvas applied to panel, 48 x 48 cm.

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Gaia Santoro

Gaia Santoro

Gaia Santoro, Bologna 1992. Diplomata nel 2011 all’ISART di Bologna. Laureata con lode all’ABABO, vi frequenta il secondo anno di magistrale. Assistente tutor della cattedra di pittura del prof. Rinaldo Novali (per un anno) e del prof. Simone Pellegrini (per due anni), collabora attivamente con la Galleria d’Arte “Antichità Santoro”di Bologna. Nel 2009 con l’incisione Chimera realizza la copertina di un libro d’arte per la Fondazione Marilena Ferrari FMR Bologna. In seguito consegue importanti riconoscimenti: nel 2013 collabora alla performance Il giudizio delle ladre ad Arte Fiera Off Bologna; partecipa alla mostra Santi e Briganti alla Casa degli Artisti di Tenno, e al progetto artistico Le Notti dell’Aspide, a Roccadaspide, con i cinque migliori allievi dell’ABABO. Nel 2014, per gli eventi di Arte Fiera Off Bologna, partecipa con dieci opere e un’installazione video; espone alla mostra d’Arte Collettiva d’Artisti Internazionali Macèdoine; risulta tra i due vincitori della 10ª edizione del Premio biennale di pittura per gli allievi più meritevoli delle Accademie d’Arte italiane ed europee a Palau. Nel 2015, durante l’Erasmus all’University of Art of London, ottiene ottimi risultati e ha l’occasione di esporre presso gallerie qualificate e partecipare a concorsi internazionali. Vive a Bologna.

Gaia Santoro, born Bologna 1992, took her diploma in 2011 at the ISART of Bologna. Graduating cum laude at the ABABO, she attended the second teaching year. Assistant tutor on the painting course of Prof Rinaldo Novali (for one year) and that of Prof Simone Pellegrini (for two years) she collaborated actively with the Art Gallery “Antichità Santoro” of Bologna. In 2009 with the engraving Chimera she created the cover of an art book for the Foundation Marilena Ferrari FMR Bologna. Subsequently she received important acknowledgements: in 2013 she collaborated in the performance Il giudizio delle ladre at Arte Fiera Off Bologna; took part in the exhibition Santi e Briganti at the Casa degli Artisti in Tenno, and the art project Le Notti dell’Aspide in Roccadaspide, together with the five best students of the ABABO. In 2014, for the events of Arte Fiera Off Bologna, she participated with ten works and a video installation, exhibited at the show Arte Collettiva d’Artisti Internazionali Macèdoine and was one of the two winners of the 10th Biennial Prize for painting for the best students of Italian and European Art Academies at Palau. In 2015, during an Erasmus stay at the University of Art of London, she achieved excellent results, exhibited at noted galleries and took part in international competitions. She lives in Bologna.

gaia.santoro.gs@gmail.com www.facebook.com/Gaia Santoro GS

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Segni e metamorfosi dell’invisibile

Signs and Metamorphoses of the Invisible

Fabio Chiodini

Fabio Chiodini

L’opera di Gaia Santoro è, prima ancora che grafica o pittorica, espressione critica di una temeraria giovane artista, che s’inoltra in territori ove per loro natura non esistono mappe o GPS. È una ragazza a guidarci verso itinerari inattesi, nei quali la sola certezza sono i margini stessi della composizione, arbitrari alfa e omega del suo personalissimo mondo. Schiaccia il pensiero dei benpensanti, frantuma le loro certezze, ne asseconda le ossessioni e non nasconde la sua ammirazione per i più eccentrici maestri del passato, primo tra tutti Jeronimus Bosch. La visionarietà senza tempo del grande fiammingo corre verso il presente alimentando le fantasie di questa giovane eppur già sicura artista; fantasie che non mancano l’appuntamento con un’attualità privata di certezze e di approdi, dove le ansie diurne si possono talvolta confondere con gli incubi notturni. Lo spazio appare lineare e consueto finché viene attraversato dal convulso ancorché convenzionale incedere del quotidiano. Spazi dilatati dal candore della carta, chiamata a tessere i fili dello smarrimento agorafobico, arginato solo dal margine dell’ineludibile perimetro del foglio. Al suo interno si assiste alla dissolvenza del prevedibile: la seconda pelle si rivela in realtà la più vera, in un gioco di ribaltamenti nel quale l’esteriorità è il vero travestimento, l’involucro che si vede, il vissuto mascherato. E i protagonisti stabili di tale serraglio, magico e mentale, sono creature bizzarre, insolite, eteroclite. Sollevata però la cortina della diffidenza, esse si mostrano già conosciute, allevate nell’abisso e oscurate dalla dissimulazione, dalla consuetudine, dalla negazione. L’intelligenza lucida di un’artista fa emergere queste surrealtà con spirito fresco e attuale, e se il grande Francisco Goya allo scadere del XVIII secolo formulava il celebre El sueño de la razón produce monstruos, Gaia vuole oggi dimostrare che la ragione può abbracciare il sogno, e l’immaginario fornire ossigeno alla

Gaia Santoro’s work is, even before being graphic or pictorial, the critical expression of a bold young artist who ventures into territories for which, by their very nature, there are no maps or GPS. She guides us towards unexpected itineraries in which the only certainty is the very margins of the composition, arbitrary alpha and omega of her highly personal world. She crushes the thought of right-thinking persons, shatters their certainties, upholds obsessions and does not conceal her admiration for the most eccentric masters of the past, first and foremost Hieronymus Bosch. The timeless visionary quality of the great Flemish painter rushes towards the present, feeding the fantasies of this young yet already self-assured artist; fantasies that do not miss their appointment with a private topicality of certainties and landing-stages where daytime anxieties may sometimes be confused with nightmares. Space appears linear and habitual as long as it is crossed by the convulsed although conventional proceeding of the everyday. Spaces dilated by the whiteness of the paper, called upon to weave the threads of agoraphobic bewilderment, shored up only by the margin of the ineluctable perimeter of the sheet. Within we witness the dissolving of the predictable: the second skin is revealed to be in reality truer, in a play of overturning in which exteriority is the true disguise, the sheath that is seen, masked experience. And the fixed protagonists of this seraglio, magical and mental, are bizarre, unusual, heteroclite creatures. However, with the curtain of mistrust raised they show themselves to be already known, bred in the abyss and obscured by dissimulation, by familiarity, by negation. The lucid intelligence of an artist makes these surrealities emerge with a fresh and topical spirit, and if the great Francisco Goya at the end of the 18th century formulated the celebrated El sueño de la razón produce monstruos, Gaia today wants to demonstrate that reason may

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qualità dei rapporti quotidiani, affettivi o formali che siano. Il suo segno profila i margini dell’inconscio, parola principe nell’arte del secolo scorso che non ha perso smalto e, anzi, dissoda oggi nuovi territori ove estendere con vigore i più vivi germogli. Un lucido stato allucinatorio, venato di spirito consapevolmente ludico eppur non per questo meno serio, anima la mano della nostra artista, letteralmente cresciuta a contatto con i maestri del passato grazie alla sensibile attività della sua famiglia. Il livello puramente estetico nutre quello semantico. Nei suoi lavori il corpo compie metamorfosi come a suggerire processi di rinascita e di guarigione dalla banalità del vivere. Quasi un rito d’iniziazione organico, in cui gli spiriti magici alterano l’involucro, ne smembrano alcune parti per riallestirle in creature dotate di profonda leggerezza e però anche di eccezionali poteri. Favoriscono ad aiutare nel processo - sempre inceppato - di superamento degli stereotipi; guidano e confortano nello svelamento di ciò che è inatteso; incantano la nostra percezione perché in quelle immagini ri-conosciamo più di quanto a prima vista non avremmo creduto. L’occhio non solo osserva, ma viene a sua volta osservato, scrutato dietro fessure improvvise o lasciato fluttuare nello spazio bianco come una farfalla senza approdo. Quegli esotismi di cui parla Jurgis Baltrušaitis tornano ad affiorare, o forse non se ne sono mai andati. Dal già citato Hieronymus Bosch al lato più negromantico, galvanico e misterioso del Settecento, l’immaginazione umana ha come avvertito il bisogno di alimentare altre vie rispetto a quelle che conducono alla conoscenza razionale. Con il simbolismo e, di lì a qualche anno, con l’esprit DADA e il Surrealismo, la psiche artistica si libera definitivamente delle convenzioni di un presente scioccamente positivista, riconoscendosi il diritto ad uscire allo scoperto, a dare visibilità ai suoi segreti automatismi. Gaia apre a noi la sua immaginazione, ibridata di calcolata ricerca e di ardito istinto. A questo riconoscimento l’artista arriva dimostrando ancora una volta il ruolo che la conoscenza - storica e tecnica - ha nel processo di svelamento di un innato talento.

embrace dream, and the imagination supply oxygen to the quality of everyday relationships, affective or formal as they may be. Her sign profiles the margins of the unconscious, a princely word in the art of the last century which has not lost its sheen, indeed today it ploughs up new territories where the most alive shoots extend with vigour. A lucid, hallucinatory state, veined with a fully aware playful spirit yet no less serious for this, animates the hand of this artist who literally grew up with the masters of the past, thanks to the sensitive activity of her family. The purely aesthetic level nourishes the semantic one. In her work the body goes through metamorphoses as if to suggest processes of rebirth and cure for the banality of life. Almost an organic initiation rite in which magic spirits alter the sheath, dismantle some parts to reassemble them in creatures equipped with profound lightness and, however, also exceptional powers. They foster help in the process - always hampered - of overcoming stereotypes; they guide and comfort in the revealing of the unexpected; they enchant our perception because in these images we achieve re-cognition of more than what we would have believed at first glance. The eye not only observes but is in turn observed, scrutinised behind sudden cracks or left to flutter in white space like a butterfly with nowhere to settle. Those exoticisms of which Jurgis Baltrušaitis speaks return to the surface, or perhaps they never left. From the abovementioned Hieronymus Bosch to the most necromantic, galvanic and mysterious side of the 18th century the human imagination seemed to feel the need to nourish other avenues than those which lead to rational knowledge. With symbolism, and some years later with the esprit DADA and Surrealism, the artistic psyche freed itself definitively from the conventions of a foolishly positivist present, acknowledging itself the right to come into the open, to give visibility to its secret automatisms. Gaia opens up her imagination to us, hybridized with calculated research and bold instinct. The artist arrives at this acknowledgement by demonstrating once more the role that knowledge – historical and technical – plays in the process of revealing an innate talent.

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Gaia Santoro Abbraccio / Embrace Inchiostro e china su carta / Ink and Indian ink on paper, 84 x 58 cm.

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Gaia Santoro Baguette’s war / Baguette’s war Inchiostro e china su carta / Ink and Indian ink on paper, 58 x 84 cm.

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Gaia Santoro Equo Equilibrio / Fair Balance Inchiostro, china e gessetti su compensato preparato / Ink, Indian ink and chalk on prepared plywood, 79 x 115 cm.

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Gaia Santoro Fronde Reali / Royal Fronds Inchiostro e china su carta / Ink and Indian ink on paper, 58 x 42 cm.

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Gaia Santoro Quadrato Permanente / Permanent Square Inchiostro e china su diversi tipi di carta applicata a compensato / Ink and Indian inks on different types of paper applied to plywood, 90 x 90 cm.

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Gaia Santoro Piramide animale / Animal Pyramid Inchiostro, chine, pantoni e gouaches su carta / Ink, Indian inks, felt-tip pens and gouache on paper, 58 x 84 cm.

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Gaia Santoro Rettangolo fisico / Physical Rectangle Inchiostro e china su diversi tipi di carta applicata a compensato / Ink and Indian inks on different types of paper applied to plywood, 90 x 90 cm.

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Premio Marina di Ravenna Albo d’oro

Marina di Ravenna Prize Roll of Honour

Il Premio Marina di Ravenna, sorto nel 1955 come Concorso di pittura estemporanea, si è svolto ininterrottamente fino al 2000 con la stessa modalità iniziale. Dopo due anni di interruzione, la manifestazione è ripresa con formule diverse. Dal 2012 la partecipazione al Premio è riservata agli artisti di età inferiore ai 35 anni. Questo l’Albo d’Oro dei premiati dal 2003:

The Marina di Ravenna Prize, set up in 1955 as an extempore painting Competition, continued uninterrupted and unchanged until 2000. After a two year pause the event was revived under new formulas. Since 2012 participation in the Prize has been reserved to artists under 35. This is the Roll of Honour of prize-winners since 2003:

2003

Tommaso Cascella, Bomarzo VT Bruno Ceccobelli, Todi PG Maurizio Di Feo, Gioia del Colle BA Jean Gaudaire Thor, Francia Graziano Pompili, Montecchio RE

2004

Ugo Nespolo, Torino Aurelio Caruso, Palermo Luigi Milani, Rovigo Helmut Tollmann, Germania

Premi alla carriera: Renzo Morandi, Ravenna Concetto Pozzati, Bologna

2005

Erio Carnevali, Modena Tommaso Cascella, Bomarzo VT Eugenie Jan, Francia Franck Moeglen, Germania Franco Sumberaz, Livorno Antonio Tamburro, Isernia

Premi alla carriera: Biagio Pancino, Francia Germano Sartelli, Imola BO

2006

Lorenzo D’Angiolo, Lucca Giuliano Ghelli, Firenze Claudie Lacks, Francia Giuseppe Simonetti, Palermo

Premi alla carriera: Gabriella Benedini, Milano Antonio Possenti, Lucca

2007

Franco Batacchi, Venezia Bernd Kaute, Germania Tone Lapajne, Slovenia Enrico Manera, Roma Ferran Selvaggio, Spagna

Premi alla carriera: Eugenio Carmi, Milano Hermann Nitsch, Austria

2008

Luca Alinari, Firenze Giuliano Barbanti, Milano Davide Benati, Modena

Renata Boero, Milano Nicola Carrino, Roma Giancarlo Cazzaniga, Milano Vittorio D’Augusta, Rimini Enrico Della Torre, Milano Giosetta Fioroni, Roma Walter Fusi, Siena Fathi Hassan, Egitto Romano Masoni, Pisa Mario Nanni, Bologna Giorgio Olivieri, Verona Mario Raciti, Milano Rino Sernaglia, Milano Medhat Shafik, Egitto Fausta Squatriti, Milano Tino Stefanoni, Lecco Walter Valentini, Milano

Premi alla carriera: Tullio Pericoli, Milano Achille Perilli, Roma

2009

Laura Baldassari, Ravenna Cesare Baracca, Lugo RA Xante Battaglia, Milano Ennio Calabria, Roma Pablo Echaurren, Roma Marco Gastini, Torino Franco Guerzoni, Modena Massimo Kaufmann, Milano Ugo la Pietra, Milano Eliana Maffei, Genova Renzo Margonari, Mantova Vittorio Mascalchi, Ravenna Franco Mulas, Roma Carlo Nangeroni, Milano Katja Noppes, Milano Lorenzo Piemonti, Milano Sergio Sermidi, Mantova Vanni Spazzoli, Ravenna Grazia Varisco, Milano Giorgio Vicentini, Varese

Premi alla carriera: Gianfranco Baruchello, Roma Guido Strazza, Roma

2010

Premi alla carriera: Vasco Bendini, Parma Georges Mathieu, Francia Arnulf Rainer, Austria

2011

Massimiliano Errera, Trapani Filippo Farneti, Ravenna Ettore Frani, Roma Banafsheh Rahmani, Iran Manuela Vallicelli, Ancona

2012

Bo Mi Kim, Corea Sandro Palmieri, Firenze Marco Pariani, Ferno VA Marina Scardacciu, Sassari Giovanna Sottini, Desenzano BS

2013

Carlos Atoche, Lima, Perù Giulio Catelli, Roma Giulia Dall’Olio, Bologna Ilaria Del Monte, Taranto Riccardo Negri, Mantova

2014

Andrea Mario Bert, Forlì Lorenzo Di Lucido, Penne PE Marina Marinova, Sofia, Bulgaria Madara Neikena, Riga, Lettonia Federico Zanzi, Faenza, RA

2015

Camilla Cerqua, Bologna Jessica Ferro, Rosolina RO Federica Giulianini, Ravenna Ettore Pinelli, Modica RG Gaia Santoro, Bologna


Si ringraziano per il sostegno alla manifestazione:

Officine Meccaniche - Ravenna

ROSETTI MARINO SPA

Commerciale Adriatica - Ravenna

Compagnia Portuale Ravenna


Finito di stampare nel mese di novembre 2015 da Full Print Ravenna




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