Premio Marina di Ravenna 2011 | Vincitori al MAR

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Edizioni Capit Ravenna

Premio Marina di Ravenna 2011 _ Rassegna di pittura 55a edizione

I vincitori al MAR


Premio Marina di Ravenna 2011 Rassegna di Pittura _ 55a edizione

I vincitori al MAR


Premio Marina di Ravenna 2011 Rassegna di pittura _ 55a edizione

I vincitori al MAR Capit Ravenna In collaborazione con MAR Museo d’Arte della città di Ravenna Presidenza Nazionale Capit Pro Loco Marina di Ravenna Patrocini Presidenza del Consiglio dei Ministri Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Emilia Romagna Provincia di Ravenna Camera di Commercio di Ravenna Comune di Ravenna A cura di Pericle Stoppa Segreteria Organizzativa Barbara Bertozzi Serena Tondini Comitato di selezione Paola Babini Rosetta Berardi Roberto Pagnani Giuria del concorso Claudio Spadoni Marco Di Capua Sabina Ghinassi Ufficio Stampa e Comunicazioni esterne Annamaria Corrado Anna De Lutiis Serena Garzanti Elena Nencini Vania Rivalta Attilia Tartagni coordinamento di Francesca Boschetti Nada Mamish

Schede biografiche Rosetta Berardi Servizio fotografico Valeria Botrugno Allestimenti Davide Caroli Mauro Focaccia Gino Babini Franco Bertaccini Giovanni Sarasini Recapiti Premio Marina di Ravenna c/o Capit Ravenna via Gradenigo, 6 – 48122 Ravenna tel. 0544.591715 – fax 0544.598350 e-mail: capitra@libero.it www.capitra.it Catalogo Grafica e cura editoriale Edizioni Capit Ravenna Stampa Grafiche Morandi Fusignano, dicembre 2011

Ringraziamenti


Premio Marina di Ravenna 2011

I vincitori al MAR Massimiliano Errera Filippo Farneti Ettore Frani Banafsheh Rahmani Manuela Vallicelli

10 dicembre 2011 - 6 gennaio 2012 MAR Museo d’Arte della città , Ravenna

Edizioni Capit Ravenna


Presentazione Pericle Stoppa

più interessante e festoso il programma della prima fase del Premio Marina. Ai vincitori, Massimiliano Errera, Filippo Farneti, Ettore Frani, Banafsheh Rahmani, Manuela Vallicelli, auspichiamo che l’opportunità offerta loro di esporre le proprie opere in una sede prestigiosa quale il MAR, rappresenti una tappa importane e di ulteriore crescita nel loro percorso artistico. Alla Commissione di selezione rivolgiamo un sentito ringraziamento per avere svolto un delicato e rigoroso lavoro che ha garantito trasparenza alla manifestazione. Un significativo riconoscimento, infine, ai membri della giuria e in particolare a Claudio Spadoni per la sensibilità e l’aiuto sempre riservati al Marina, oltre che per l’importante funzione che egli svolge in veste di direttore del MAR, significativa Istituzione che valorizza, in Italia e all’estero, l’immagine della città di Ravenna, candidata a divenire capitale europea della cultura nel 2019. Ultimo, ma non meno importante, il ruolo dei volontari e collaboratori a vario titolo, sempre disponibili e attenti, e quello degli sponsor che ci accompagnano nel rinnovare, anno dopo anno, l’antico legame che dal 1955 unisce la pittura alla località di Marina di Ravenna.

Con la mostra al Museo d’Arte della città, dedicata ai cinque vincitori del Premio Marina di Ravenna 2011, e documentata dalla pubblicazione del presente catalogo, si conclude un’edizione molto significativa della rassegna che, per la prima volta nella sua lunga storia, è stata riservata alla partecipazione di artisti di età inferiore ai quarant’anni. Si è trattato di una scelta opportuna che ha riscontrato consensi e apprezzamenti rafforzando in noi la convinzione di proseguire con la stessa formula, pur con i dovuti aggiustamenti, anche nei prossimi anni. Siamo convinti, infatti, che la definizione di una specifica identità della rassegna possa contribuire al consolidamento qualitativo della stessa manifestazione e che la sua caratterizzazione quale “premio di pittura” possa costituire la scelta distintiva rispetto ad altre espressioni artistiche che fanno parte del variegato panorama delle arti figurative. Rivolgiamo merito ai trentuno artisti selezionati per il livello qualitativo delle loro opere i quali, tra l’altro, partecipando attivamente al nutrito programma di iniziative promosse a Marina di Ravenna nei tre giorni della rassegna, hanno contribuito a rendere

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Un premio per i giovani all’insegna della pittura Claudio Spadoni

salvaguardata anche se in un’accezione quanto mai lontana dalle sue origini di manifestazione ‘estemporanea’, com’era del resto per la maggior parte dei ‘Premi’ di quelle stagioni. Per questa edizione, infatti, cinque artisti, scelti fra svariate decine di nomi, saranno appunto premiati con una sala personale in una mostra al MAR. Un riconoscimento che si vorrebbe beneaugurante non fosse altro perché richiama l’esempio illustre delle sale personali concesse per numerose edizioni della Biennale di Venezia ad artisti di già riconosciuto prestigio. Anche se in questo caso si tratta di giovani. Giovani pittori nell’accezione propria del termine, perché anche in questo viene riconfermata una continuità del ‘Marina’ quale manifestazione dedicata appunto alla pittura, come fu fin dai suoi esordi. In tal senso si potrebbe aggiungere che questa fedeltà alle origini, pur nelle trasformazioni avvenute, che non sono state di poco conto, del pensiero, della pratica, dell’idea di qualità della pittura, potrebbe anche essere intesa come una scommessa sulla sua tenuta nel panorama artistico d’oggi, dove la pittura, se non risulta proprio minoritaria, quantomeno non sembra godere di incondizionati consensi. Che dei giovani, come questi selezionati fra i molti altri della stessa fascia generazionale, puntino le loro carte sull’esercizio del dipingere, nonostante tutto, ci sembra, intanto, una realtà da valutare con attenzione e soprattutto senza pregiudizi. Massimiliano Errera, Filippo Farneti, Ettore Frani, Banafsheh Rahmani, Manuela Vallicelli, interpretano la pittura in modi molto diversi l’uno dall’altro, così da offrire, anche all’interno di questa pratica comune, un panorama sfaccettato di soluzioni espressive, certo calate in questo nostro tempo, ma anche riferibili, per quanto possibile, a distinte radici storiche, più o meno consapevoli. Perché si

Non è facile per una manifestazione artistica di storia pluridecennale mantenere nel tempo una sua identità senza il rischio di risultare obsoleta, ormai sostanzialmente estranea agli inevitabili mutamenti di gusto, di obiettivi, di orizzonte, che non può essere più solo locale. Anche per questo, oltre che per mutate strategie culturali e relativi risvolti economici, si sono via via estinte non poche iniziative, magari anche di apprezzabile profilo, e che vantavano una buona continuità. Com’è accaduto, appunto, a diversi ‘Premi’ sorti nella maggior parte dei casi negli anni Cinquanta lungo l’intera Penisola. A maggior ragione va riconosciuto al ‘Premio Marina di Ravenna’ una tenuta quasi sorprendente, e anzi, la volontà, soprattutto da alcuni anni a questa parte, di sperimentare nuove formule, di darsi una diversa fisionomia, per risultare quanto più possibile al passo con l’attualità delle vicende artistiche. Che non è certo di pacifica definizione, tanto appare aperta, proteiforme, a parole senza più steccati fra tendenze di più largo credito internazionale e altre di più periferica frequentazione o comunque di minore fortuna nei circuiti dell’ufficialità più acclarata. Anche se nella realtà lo sbandierato pluralismo linguistico – un ritornello di largo uso negli ultimi decenni – cede il passo al privilegio accordato, per motivi diversi, alle linee guida indicate da centri di potere conclamati, da strategie di mercato e il sostegno di una critica che ha le sue buone ragioni per fare la propria parte anche nelle scelte indotte. Nella sua dimensione il Premio Marina mira comunque a preservare un rapporto con la propria storia anche nelle correzioni di rotta e gli aggiustamenti mirati, come s’accennava, a renderlo non proprio estraneo a questo tempo delle vicende artistiche. La stessa, discussa formula del ‘Premio’, è stata in qualche misura 5


dalla nascita dell’Istituzione MAR. Di fatto, questa edizione del ‘Marina’, attraverso la mostra dei cinque vincitori, viene a coprire il vuoto – si spera solo temporaneo – della edizione annuale di ‘Critica in arte’, un appuntamento periodico dedicato alle ultime generazioni di artisti e di critici. E qui, infatti, non manca nemmeno l’apporto della ‘giovane critica’, che con distinte voci accompagna in catalogo il lavoro di ogni singolo pittore.

comprende bene che l’esercizio del dipingere porta implicita, e anzi dichiarata, la scelta di appartenenza a una identità storica ritenuta ancora vitale. Questa opzione di giovani artisti, viene a costituire, nell’anno in corso, un altro contributo alla documentazione offerta per campionature della condizione delle ultime generazioni artistiche che il Museo ha inteso promuovere a partire da un decennio fa, vale a dire

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gli artisti e le opere


Massimiliano Errera grazie all’incontro con artisti del gruppo H2o, in particolare con il pittore Luigi Mastrangelo, uomo di fondamentale importanza per la sua evoluzione artistica e personale. Da questi contatti trae linfa creativa e arricchisce la sua personalità artistica sottoponendosi costantemente ad un costruttivo confronto. Dal 2008 partecipa a diverse rassegne d’arte fra le quali: Paceco si mostra, Vicolo Matrice, Paceco 2008; Il teatro dell’Io, Galleria La Salerniana, Erice 2009; Il teatro dell’Io II, Galleria d’Arte Vicaria, Trapani 2009; I confini delle mente, Museo del Sale, Trapani 2009; Bo-Héme 2010, Galleria H2o, Bologna 2010; Pin-Up 80, Sala Celeste, Bologna 2011; Eros e Thanatos, Sala Celeste, Bologna 2011; Lo scenario onirico, spazio Venza, San Vito lo Capo (Trapani) 2011; In Scena Veritas, Galleria La Salerniana, Erice; Nel 2011 è vincitore (ex aequo) della 55.ma edizione Premio Marina di Ravenna, Galleria FaroArte, Marina di Ravenna.

Foto di Katia Angelini

nasce a Erice nel 1980. Vive e lavora a Bologna. Trascorre l’infanzia tra Paceco, Trapani ed Erice, borgo medievale di montagna, fonte di grande ispirazione. A 17 anni conosce la poesia “surrealista” e i testi di Pirandello e rimane incantato da quel sapore ironico: l’impossibilità di avere una visione unica e certa della realtà. Abbandona così la pittura paesaggistica per una pittura surrealista. È il perido, questo, in cui conosce e frequenta la bottega del pittore e scultore trapanese Giovanni Safina, che gli trasmette, ancora più forte, la passione per la pittura. Dopo il diploma al Liceo Artistico “E. Catalano” di Trapani, si trasferisce a Bologna per iscriversi all’Accademia Belle Arti. Il contatto con l’ambiente artistico bolognese, ricco di stimoli, e con il gruppo “C-Voltaire” fa maturare il giovane pittore pacecoto. La sua pittura diventa più raffinata, s’impossessa di uno scenario onirico e acquista un nuovo colore anche

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Lo scenario onirico Danilo Fodale

Dove può arrivare un pensiero? Non esiste linea di confine che possa contenerlo, nasce libero e non c'è ragione che dia spiegazione alla sua esistenza. Da un’immagine mi arriva una straordinaria sensazione di benessere e la divina espressione dei suoi tratti mi costringe a dipingerla. Non c’è perchè, una maschera tolta per dare spazio all’essenza, solo la conversione in tela del mio pensiero. Nato da una luce.

l’esistenza dell’uomo. Uno sposalizio tra pittura, teatro e vita. L’uomo è una maschera di se stesso. L’io che vive di questo palcoscenico è quell’io mai uguale a se stesso, infinite maschere a sua disposizione, in continua evoluzione e figura dopo figura compie il passo verso la propria verità che in nessun altro luogo potrebbe essere rappresentata se non nella sua naturale scena, la tela. Massimiliano Errera si fonde alla sua stessa arte e ponendosi come fulcro dell’opera raggiunge quell’equilibrio che in modo inesorabile cattura lo spettatore e lo rende protagonista dell’opera. Le sue tele non si osservano e non si commentano, si vivono. L’uomo che porta sulle spalle il peso della propria potenza esplosiva concede a terzi la facoltà di tenerlo vivo. Quale miglior comunione tra arte ed umanità? Massimiliano concede di poter guardare oltre all’opera stessa, di poter proseguire il racconto della tela all'infinito e di raggiungere anche le destinazioni più surreali che conducono ai suoi orizzonti. A chi osserva viene concesso il biglietto per il più surreale dei viaggi, si provi ad immaginare dove e cosa stiano tirando nella tela i suoi tre primitivi. Vivere le sue opere significa anche abbandonarsi all’ascolto di tutte le emozioni che pervadono l’umanità dell’individuo, ascoltare e comprendere i sogni. Se mai un uomo comprenderà i suoi sogni, avrà imparato a vivere.

Onirico è il mondo in cui ci accompagna Massimiliano Errera, ci tiene per mano e a ritmo cadenzato del suo pennello si scopre ciò che lo rende vivo. La capacità dell’artista di sconvolgere la percezione della realtà è sorprendente e l’ambientazione surreale della sua vita viene posta con sublime capacità al centro del lavoro. In questa nuova dimensione surreale si può ammirare la prorompente crescita artistica del pittore dove primeggiano figure primitive avvolte da una luce abbagliante che regala una grande intensità di colore, contribuendo così a dare luminosità all’opera stessa facendola rimanere magicamente in straordinario equilibrio. Nelle sue “lunghe strisce orizzontali” vive quell’io che circonda le infinite maschere di cui è avvolta

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Massimiliano Errera Cielo verticale acrilico su tela, cm 65x95, 2011

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Massimiliano Errera Inseguendo l’ombra acrilico su tela, cm 70x100, 2011

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Massimiliano Errera La memoria del corpo acrilico su tela, cm 100x150, 2011

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Massimiliano Errera Le bugie di due bambine acrilico su tela, cm 50x100, 2011

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Massimiliano Errera Senza titolo71 acrilico su tela, cm 100x200, 2011

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Massimiliano Errera Lo specchio della crudeltĂ acrilico su tela, cm 80x100, 2011

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Filippo Farneti ti di danza urbana, installazione nell’ambito del Festival Ammutinamenti, danza urbana e d’autore, presso Arteficerie Almagià, Ravenna. Principali esposizioni collettive più recenti: nel 2005 Sinapsi, Galleria d’Arte Moderna di Tirana; nel 2006 Più opere al Mar, Le nuove acquisizioni del Museo d’Arte della città di Ravenna; nel 2007 Ora Elabora, ex Convento dei Cappuccini, Modigliana; nel 2008 Selvatico 7 ‘Out of the map, Museo Varoli, Cotignola; III Biennale delle chiese laiche, Magazzini del sale, Cervia; nel 2010 Anima zone, Galleria Fragile-Continuo, Bologna; nel 2011 Premio Opera Fabbrica, Chiostri Biblioteca Oriani, Ravenna; vincitore (ex aequo) della 55.ma edizione Premio Marina di Ravenna, Galleria FaroArte, Marina di Ravenna; O(Ax) = dO(Am)Equazione Impossibile, a cura di Marte Associazione Culturale, Galletti Abbiosi, Ravenna.

Foto di Daniele Torcellini

nasce nel 1972 a Ravenna dove vive e lavora. Dopo la maturità artistica si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Parallelamente all’attività artistica si dedica all’illustrazione, alla grafica e alla didattica dell’arte. Le tecniche con le quali si esprime, nelle sue opere, spaziano dall’illustrazione alla pittura, dal video all’installazione. La sua ricerca si muove in due direzioni parallele: l’esplorazione della misteriosa complessità dei pensieri e del mondo dell’inconscio e l’indagine sul rapporto tra arte e società, tra arte e vita quotidiana. La sua attività espositiva inizia nel 1998 con alcune personali. Fra le più recenti: nel 2003 Disidentità, all’Artestudio Sumithra, Ravenna; It’s a babel, nello spazio fotografico Liverani, Ravenna; nel 2008 FARNETIcare, all’Ex Serigrafia, Ravenna; nel 2010 RAID, presso Ikea di Rimini; nel 2011 Tracce, istan-

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Sketches of Joyce Luca Maggio

Il mondo è caos, anagramma di cosa regolata da leggi che fanno natura feroce e armonica a un tempo: l’uomo è specchio inconsapevole del mondo. Oggetto dell’indagine di Filippo Farneti è l’identità umana, la sua inafferrabilità nel flusso dei pensieri, meandri pericolosi, liberati per paradosso su carta, supporto fragile, e con mezzi delicati quali la matita o le tempere acquerellate, al più la penna per marcare i segni. Ed è il disegno punto di partenza e snodo dell’artista, pratica quotidiana di autoanalisi priva di infingimenti (ossessivi gli autoritratti in cui sembra domandare: chi sono io, dov’è l’io, cos’è l’io?), unita a certa riflessione sulla memoria d’ascendenza boltanskiana, oltre ad una vocazione narrativa, degna della miglior graphic novel. Due al momento gli approdi principali del suo fare: i quadri-puzzle e la serie ultima delle ombre. I primi sono una sorta d’equivalenza grafica del monologo joyciano di Molly Bloom, formati da un elenco di piccoli riquadri, in ognuno dei quali sono omini o particolari di paesaggi oggetti corpi volti e occhi che ci chiamano nell’opera, istantanea del complesso dei pensieri dell’artista, montati secondo analogie precise: l’arcata sopraccigliare diviene ponte o reminiscenza di elmo iliaco nell’immagine successiva, mentre una figura può trovarsi ripetuta ma sbiadita in quella accanto o completare l’azione o un particolare di una sopra o sottostante. Tutto è dunque connesso e i soggetti singoli si

chiariscono nell’insieme, invitando lo spettatore a ritrovare le fila (im)possibili del senso di questi tarocchi dai destini pressoché infiniti e vivi: come tali essi potrebbero debordare dai confini che per necessità l’autore impone loro, risalendo pareti, invadendo stanze, o come un blob senza freni, uscendo all’esterno per ricoprire tutto, divenendo misura immisurabile della biblioteca borgesiana. A questo versante di ricerca risponde su un polo a prima vista opposto l’assenza e il bianco e nero della sequenza detta “Dalle ombre”, epifania d’ectoplasmi in cui il soggetto è uno, umano e non, riaffiorante alla mente dal pozzo del tempo e ora qui chiuso in una nicchia. L’analisi si fa stringente, eppure qualcosa interrompe il processo di emersione e attraverso lastre satinate di plexiglas, l’artista fa intendere che la verità resta opaca, avvicinabile come voleva Popper, ma alfine irraggiungibile. A ben vedere, il tema dell’io sfuggente, della memoria irrecuperabile per il tradire della mente (radice comune al verbo mentire) torna anche in questo teatro delle ombre: recita una formula della crisi iconoclasta dell’Impero bizantino: “la verità è immagine, ma non c’è immagine della verità”. Ciò nonostante, solo un fare artistico incessante può tentare di conoscere e colmare ciò che si può della distanza fra l’uomo e se stesso, unendo alla saggezza eraclitea (“la natura delle cose ama nascondersi”) la consapevolezza di Beckett: “No matter. Try again. Fail again. Fail better.”

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Filippo Farneti Dalle ombre (particolare) Tecnica mista su tavola e plexiglass satinato, 2011 Installazione dimensione ambiente

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Filippo Farneti Dalle ombre (particolare) Tecnica mista su tavola e plexiglass satinato, 2011 Installazione dimensione ambiente

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Filippo Farneti Perdendo le tracce Tecnica mista su carta applicata su tavola, cm 100x100, 2011

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Filippo Farneti Self portrait Tecnica mista su carta applicata su tavola, cm 100x100, 2011

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Filippo Farneti Ultime notizie Tecnica mista su carta applicata su tavola, cm 100x100, 2011

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Filippo Farneti Ultime notizie (particolare)

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Ettore Frani d’artista Vanillaedizioni, presentata in occasione della personale Limen presso l’Ariete arte contemporanea di Bologna, con testi di Stefano Castelli e Massimo Recalcati. Nello stesso anno è selezionato da Vittorio Sgarbi per l’Evento Speciale Lo Stato dell’Arte/Padiglione Accademie alla 54.ma Biennale d’Arte di Venezia ed è invitato a Giorni Felici a Casa Testori. Sempre nel 2011 vince (ex aequo) la 55.ma edizione del Premio Marina di Ravenna e la 1.ma edizione del Premio Ciaccio Broker per la giovane pittura italiana. Per il 2012 ha in programma una mostra personale a Casa Raffaello ad Urbino. È stato invitato a partecipare alla seconda edizione di selvatico.spore.due/e bianca, collettiva che avrà luogo presso varie istituzioni della Romagna. Galleria di riferimento: L’Ariete arte contemporanea, Bologna.

Foto di Paola Feraiorni

nasce a Termoli (CB) nel 1978. Vive e lavora a Roma. Si diploma in Pittura nel 2002 presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino e nel 2007 presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 1998 espone, in mostre personali e rassegne collettive, in spazi pubblici e privati tra i quali: il Museo dei Fori Imperiali, le Terme di Diocleziano, il Museo Crocetti a Roma, Castel Sismondo a Rimini, il Muspac a L’Aquila, l’Arcos a Benevento, il Museo Michetti a Francavilla a Mare, la Galleria San Fedele a Milano. Nel 2009 è finalista al Premio Artivisive San Fedele “L’uomo e il suo destino” ed è invitato alla XLII edizione del Premio Vasto. Nel 2010 vince il Premio Artivisive San Fedele “Il segreto dello sguardo” ed è invitato al LXI Premio Michetti Diorama Italiano e al IV Premio Razzano. Nel 2011 esce la sua prima monografia

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Scandaglio dell’interregno Stefano Castelli

A rigore, bisognerebbe lasciare la pagina bianca. L’oggetto dell’opera di Ettore Frani si colloca infatti in una terra di mezzo che non è fedelmente descrivibile con le parole. Un territorio contrito che non si manifesta secondo lo svolgimento armonioso di un discorso verbale, ma che nondimeno si struttura secondo le logiche del discorso e del linguaggio. Il contrasto di cui vive questa terra di mezzo è precisamente il confine tra presenza e assenza, vuoto e pieno, figurativo e astratto. Luogo privilegiato dell’umano e al contempo spazio disertato da ogni concrezione conclamata, tale territorio cumula prodromi, manifestazione e sparizione del fenomeno, comprimendoli nella compresenza. Una compresenza che dissimula la componente drammatica della simultaneità propria di ogni opera pittorica valida. L’indagine di Frani muove da premesse che attengono a questioni ermeneutiche, intellettuali e politiche. Ontologiche, addirittura, originarie, se è vero che dietro queste velature occhieggia la cosalità heideggeriana. E, sempre heideggerianamente, terra e mondo sembrano conciliabili, in questi dipinti, la concrezione delle cose non è in nessun senso un limite alla socialità, in questa terra di mezzo. Come interpretare allora le caratteristiche fisiche/visuali di queste opere? Si tratta di ferite, umori, velature, ostensioni o occultamenti? La vela-

tura richiama immediatamente una ribellione che significa tentativo di apparizione, l’apparizione un ridimensionamento del fenomeno umano che significa distacco rispetto alla volontà di potenza, e insieme è sintomo delle spinte eterodirette che l’individuo oggi subisce. La ferita cauterizza, la sutura apre abissi: tutto chiama il contrario di se stesso, non alla ricerca di un vile ecumenismo ma alla strenua ricerca di una dialettica compiuta che permetta la completezza del discorso. L’unico elemento che finisce per prevalere è proprio la schermatura, una velatura con richiami anche psicanalitici che però esime dal dover stabilire se si tratti di offesa o di elemento protettivo nei confronti della figura umana (e dell’individuo). Sia detto senza alcuna connotazione amniotica o regressiva, la figura umana è in ultimo esentata dalla passione, in questi dipinti. Essa è in salvo - cosa che non le accade nel mondo reale d’oggi - proprio perché inserita in un contesto dialettico che apre tutte le possibilità. La ferita, la passione, il martirio sono esternalizzati ed è la pittura a subirli. L’unico soggetto veramente cristico è qui la pittura. L’agone su cui si disputa la contesa tra presenza e assenza è un campo ancora aperto, su cui si può innestare la riflessione e da cui la poetica di Frani continua ad evolversi. Con la coerenza del discorso, in un’opera progressivamente messa a punto con la precisione che solo l’organizzazione di un sistema consente.

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Ettore Frani Pneuma I (trittico) olio su tavola, cm 80x100, 2011

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Ettore Frani Pneuma II (trittico) olio su tavola, cm 80x100, 2011

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Ettore Frani Pneuma III (trittico) olio su tavola, cm 80x100, 2011

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Ettore Frani Ascensione o Attrazione celeste (trittico) olio su tavola, cm 100x70 cad., 2011

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Ettore Frani Manaunaun (dittico) olio su tavola, cm 65x65, 2011

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Ettore Frani Manaunaun (dittico) olio su tavola, cm 65x65, 2011

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Banafsheh Rahmani consecutivi; termina la sua docenza all’Azad nell’autunno 2003. Nel 2004 si trasferisce in Italia per proseguire gli studi; nel 2009 si laurea, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste, con la tesi La morte nell’arte: l’opera di Marlene Dumas. Complice anche la frequentazione del Laboratorio Cervi Kervischer, a Trieste è riuscita a liberare la propria pittura dalla rigidità di qualsiasi canone estetico, dando pieno sfogo alla propria verve creativa. Espone fin dal 1995, in Iran, in diverse gallerie. Ha partecipato inoltre alla 5.a Biennale di pittura a Teheran. La sua attività espositiva continua prendendo parte a mostre collettive in Italia e in Germania. Nel 2011 è invitata alla Biennale di Venezia, padiglione Friuli Venezia Giulia. È vincitrice (ex aequo) della 55.ma edizione Premio Marina di Ravenna, Galleria FaroArte, Marina di Ravenna 2011.

Foto di Gianni Plossi

è nata a Teheran (Iran) nel 1972. Vive e lavora a Trieste. Dopo gli studi superiori, sotto la guida di Gholamali Farhat, frequenta l’Università Azad “Arte e Architettura” di Teheran. Segue i corsi dei professori Amame Pich e Etminani e, nel 1996, si laurea in Pittura. Sceglie come campo d’indagine il Cubismo di Braque per la sua tesi di critica d’arte, accompagnata da un suo progetto artistico di circa venti dipinti realizzati con la tecnica del collage. Prosegue gli studi universitari e, nel 2002, consegue il master in Ricerca sull’Arte. Sotto la guida del Prof. Zeimaran ha svolto un’attenta ricerca sulla simbologia delle miniature del Shahname Baisonghori, codice persiano del XV secolo. Negli stessi anni, intraprende la carriera dell’insegnamento, portando avanti il suo impegno per un intero decennio. Ha insegnato Pittura presso il prestigioso Kanoon, l’Istituto per lo sviluppo intellettuale dei ragazzi e degli adolescenti. Nel 2001, approda all’insegnamento universitario, tenendo il corso di Basi figurative dell’arte per due anni accademici

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Colore e gesto nella naturalezza del segno Matteo Gardonio

Dominare lo spazio in poche linee è il sogno e la tragedia dei grandi artisti. Matisse avrebbe rovinato l’arte, secondo il suo maestro Gustave Moreau, indirizzando le proprie ricerche verso uno spazio dominato da poche linee ritmiche. Ma, quella ricerca, quel gesto che cerca una soluzione all’enigma “dipinto” portando quasi tutto a una scarnificazione dei volumi, significa, e continuerà a significare, modernità. È un segno che parte dalla mente. Così funziona anche l’occhio della mente di Banafsheh Rahmani. Che importa il cosa si vede? Ciò che conta è il come si vede. Un magnifico punto d’inizio che farà vivere l’arte sino alla fine dei giorni e in ottima salute, poiché in costante divenire. La ricerca di Banafsheh non è solo onesta, ma testarda e affascinante, con la sensazione che qualsiasi tempo sottratto alla pittura, sia tempo perso, “sabbie mobili” come sosteneva Delacroix. Ciò che colpisce, nel vederla in azione, è un’assoluta naturalezza di segno, come una tradizione orientale che vive da sempre e si rinnova nel suo muovere la mano sulla tela. Come il rito del the in Giappone o quello della musica persiana. Tutto senza rigidità, pregiudizi, tanto che l’esito finale è molto vicino ai risultati più felici della pittura inglese del Novecento ma con una forza che la fa dialogare a distanza con Marlene Dumas, altra anima errante e lucida della pittura d’oggi. Tutto convive in Banafsheh senza contrapposizioni, arrivando a esiti sorprendenti; come l’Isola dei Naufraghi, dove Böcklin non è più solo metafisico ma pittorico e attuale. L’artista non teme di essere vista all’opera,

non teme di mettere il colore sulla tela come se stesse amabilmente parlando. E non teme di sbagliare e di rifare. Tutto deve funzionare, deve raggiungere quell’armonia sperata. Perciò rimane amabile ma implacabile al contempo. Colore e gesto stanno alla base del suo dipingere. E non basta per spiegare ciò che realizza. Partendo da un’immagine che le si para davanti, il suo occhio le fa scegliere una riproduzione, una foto, un’istantanea da una rivista ma, fatto splendido ed in lei naturale, il suo occhio già filtra il tutto in dipinto, in immagine pittorica. Può essere anche l’immagine terribile di morte, l’immagine apparentemente innocua di un bimbo, un girotondo di persone, un avvenimento che si sta svolgendo dall’altra parte del pianeta o, un semplice pesce. Tutto rivivrà nei suoi dipinti, con una luce nuova, colori nuovi e vite nuove. Come fossero riscattate, quelle vite, e non è poco, nei suoi dipinti. Guardiamo alle sue ultime folgoranti creazioni: Intermezzo con farfalla e Intermezzo con fiori. Quanto le figure appaiono sospese in un’atmosfera acquatica, tanto la pittura è fluida e sinfonica. I protagonisti dei suoi quadri ci osservano e non possiamo collocare quei volti che ci fissano o quelle spalle che ci vengono date in uno spazio determinato, come accade in Isole; ciò che a qualcuno sembrerà desolazione e morte, ad altri darà una sensazione di forza e respiro. Inquietudine e speranza si mescolano nei dipinti di Banafsheh. Ma in fondo, cos’è la nostra vita? Non è forse quella continua altalena fra abisso e slancio?

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Banafsheh Rahmani Intermezzo con farfalla olio su tela, cm 100x280, 2011

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Banafsheh Rahmani Isole olio su tela, cm 70x100, 2011

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Banafsheh Rahmani Intermezzo con fiori olio su tela, cm 100x280, 2011

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Banafsheh Rahmani Pesce olio su tela, cm 50x70, 2011

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Banafsheh Rahmani Isola dei naufraghi olio su tela, cm 100x120, 2011

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Banafsheh Rahmani L’uomo dell’isola olio su tela, cm 70x50, 2011

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Manuela Vallicelli la Pittura, workshop presso Centro didattico Via Farini, Milano; 2008, World’s Artists, Galleria Artemisia, Nizza e Montecarlo; 2009, Incontri con l’artista, presso la Fondazione Bevilacqua La Masa, Palazzetto Tito, Venezia; 9° Premio Nazionale d’Arte Città di Novara, Salone Arengo del Broletto, Novara; Spaesaggi, Galleria Svettini Nuovo Spazio, Milano; 2010, ICCIE fiera internazionale d’arte di Pechino; Manuela Vallicelli, Galleria 9 Colonne, Fondazione d’Ars, Milano; 2011, Il respiro della Terra, Fucina Art Gallery, Pechino; Interminati spazi sovrumani silenzi, Galleria Ninapì, Ravenna; Manuela Vallicelli Galleria Il Coccio, Ravenna. Nel 2011 vince (ex aequo) la 55.ma edizione del Premio Marina di Ravenna, Galleria FaroArte, Marina di Ravenna. I colori che utilizza sono pigmenti naturali in polvere che combina per ottenere le trasparenze e i toni che identificano il suo stile. Sue opere si trovano presso collezioni private e pubbliche. Il suo lavoro è stato pubblicato in vari cataloghi e riviste d’arte.

Foto di Davide Vallicelli

è nata nel 1971 ad Ancona. Dal 1972 al 1983 ha vissuto all’estero. Si è diplomata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna dove vive attualmente. Dal 2003 al 2010 ha vissuto a Milano dove ha iniziato la sua attività espositiva partecipando, in Italia e all’estero, a diverse esposizioni collettive e personali e fra queste: 2004, Polaroid in via di sviluppo, murale per la collezione permanente d’arte contemporanea del Museo d’Arte Paolo Pini MAPP di Milano; video documentario Fragments, Nextarts production; Arte dal vivo performance presso il MAPP, Milano; 2005, progetto Blog on Arthur Rimbaud, mostra itinerante realizzata al Castello di Rivara di Torino, alla 291 Gallery di Londra e alla New York University; Il luogo zero dello scambio, mostra satellite di MiArt, Museo d’Arte Paolo Pini, Milano; Psicol’ Abile, presso il MAPP, Milano; 2006, Album dei Ricordi, Galleria Pittura Italiana, Milano; Take Five, Galleria Obraz, Milano; 2007, Lo Stato dell’Arte 2007, Galleria Obraz, Milano; Che cos’è

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Dio è con noi anche nelle piccole valli Jean Blanchaert

Dio è con noi anche nelle piccole valli. Questo è il significato del nome e del cognome di Manuela Vallicelli, un significato che avrebbe potuto condizionare la sua poetica pittorica, indirizzandone il lavoro verso scelte umili, francescane, proto-cristiane. Forse ciò è accaduto soltanto per quanto riguarda il suo animo che ha saputo difendersi dagli attacchi della contemporaneità con determinazione testarda, intuendo che l’ingenuità è una noce segreta da conservare gelosamente, ad ogni costo. Soprattutto per un pittore. Protetta da questo nome e da questo cognome che le regalano delle fondamenta di semi-invulnerabilità, Manuela Vallicelli è partita per un viaggio fatto di coraggio e creatività.

un respiro infinito che sospinge la navicella spaziale oltre le nuvole, in alto, dentro a quel cielo stellato che tante volte aveva fissato, da bambina, in Nigeria. “E se tutto questo non esistesse?” La capacità di superare la paura generata da questa domanda ha reso ardimentosa la futura pittrice. Se l’arte povera ci ha mostrato oggetti che mille volte avevamo incontrato con lo sguardo, senza notarli, l’arte ricca e sontuosa della Vallicelli sa raccontarci il Big Bang, la collisione con Andromeda e la bellezza della via Lattea, proponendoci queste immagini in un linguaggio a noi comprensibile. Quando torna dai suoi viaggi lontanissimi nel tempo e nello spazio, la Vallicelli sa dividere col pennello ciò che ha visto. Dio è con noi anche nelle piccole valli. Anche in quelle di Saturno e della Luna. Perché le meduse dei fondali marini somigliano alle galassie? Voci gregoriane e tamburi africani ci portano la risposta. È scritta in ideogrammi cinesi: “Siamo tutti collegati, ci sono altri mondi ed esiste il mistero, ma senza la luce delle stelle la vita sarebbe buia e grama”.

Una padronanza assoluta della tecnica pittorica ed un immaginario, composto principalmente di Africa (dove ha trascorso l’infanzia) e di Ravenna (la sua città), hanno fatto il resto. Con pigmenti e colori, pennelli e pennellesse, ci porta sulla sua navicella spaziale a visitare il cosmo che a volte ritrova in un laghetto alpino, molto simile al pianeta Marte, oppure nelle ali di una farfalla. Si ha l’impressione che Manuela Vallicelli non tema la vita e la sua fine e che abbia saputo guardare le cose terrene in faccia, a quattr’occhi, senza timori. Per questo motivo è riuscita a costruire quell’astronave sulla quale viaggia e ci fa viaggiare, quando guardiamo i suoi quadri.

Vive oggi a Ravenna una pittrice che sa rappresentare gli urti molecolari, che riesce a separare sulla tela lo stato gassoso da quello liquido. Nelle sue prospettive non ci sono confini; ha tradotto le tessere d’oro dei mosaici bizantini nei fondali siderali dei suoi dipinti, distanti da noi quattordici milioni di anni luce.

Il carburante, il propellente sono il respiro africano,

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Manuela Vallicelli Blue rabbits crossing the bridge pigmenti in polvere su tela, cm 140x260, 2011

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Manuela Vallicelli Icarus pigmenti in polvere su tela, cm 200x140, 2011

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Manuela Vallicelli Wolf island pigmenti in polvere su tela, cm 150x150, 2011

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Manuela Vallicelli Cape Point pigmenti in polvere su tela, 130x130 cm, 2011

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Manuela Vallicelli Gateless passage pigmenti in polvere su tela, cm 60x60, 2011

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Manuela Vallicelli Gateless Passage (particolare)

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Diario della Rassegna

Nel pomeriggio di giovedì 25 agosto, si è svolta una prima conferenza sul tema “Arte in Italia: il caso della Biennale di Venezia” con interventi di Stefano Castelli, Marco Di Capua e Claudio Spadoni. In serata, nel salone dei congressi del Park Hotel è stato ricordato Diego Valeri ed il suo legame con Ravenna, città in cui visse negli anni Trenta, dallo storico Gaetano Chiappini, da Walter Della Monica, Franco Gàbici e dall’attore Gianfranco Tondini. Il dibattito di venerdì 26 agosto ha avuto come titolo “Prospettive per gli artisti dell’ultima generazione”. Ai relatori della precedente conferenza si è aggiunta Beatrice Buscaroli che ha apportato il proprio contributo alla discussione. A conclusione dei tre giorni della manifestazione, prima della proclamazione dei vincitori, è stato dedicato agli artisti un concerto di musica live. In un clima di attesa che ha coinvolto non solo i partecipanti ma anche il pubblico presente, i componenti della giuria formata da Marco Di Capua, Sabina Ghinassi e Claudio Spadoni, hanno annunciato i nomi dei cinque vincitori: Massimiliano Errera, Filippo Farneti, Ettore Frani, Banafsheh Rahmani, Manuela Vallicelli. La mostra di tutte le opere presentate al concorso, dopo l’anteprima al Park Hotel, è stata allestita nella nuova Galleria FaroArte di Marina di Ravenna, inaugurata per l’occasione. La rassegna fotografica che segue descrive alcuni momenti significativi della manifestazione.

Il Premio Marina di Ravenna 2011, dedicato per la prima volta ai giovani pittori, ha riscontrato l’adesione di circa 80 concorrenti. Fra questi, la Commissione di selezione composta da Paola Babini, Rosetta Berardi, Roberto Pagnani, ha ammesso alla manifestazione 31 artisti: Fabio Adani, Sonia Agosti, Tobia Anzanello, Esmeraldo Baha, Barbara Baroncini, Mauro Bendandi, Rachele Biaggi, Danilo Busia, Marcello Carrà, Giampaolo Carroli, Saul Costa, Mirko Dadich, Massimiliano Errera, Filippo Farneti, Ettore Frani, Stefania Gagliano, Lorenzo Marabini, Andrea Massara, Eleonora Mazza, Ignazio Mazzeo, Riccardo Negri, Mattia Paiè, Alberto Palasgo, Mario Pastore, Alessia Porfiri, Michele Puddu, Banafsheh Rahmani, Marco Tamburro, Marco Useli, Manuela Vallicelli, Cristina Volpi. Il programma della rassegna si è svolto in gran parte presso il Park Hotel di Marina di Ravenna, dal 24 al 27 agosto 2011. Sono stati tre giorni vissuti in un’atmosfera di festa e di amicizia e, sopratutto, di approfondimento su alcuni temi di particolare interesse culturale. Mercoledì 24 agosto, all’inaugurazione della mostra delle opere presentate, ha partecipato un folto pubblico interessato, oltre ad autorità, giornalisti, appassionati ed esperti d’arte che hanno espresso compiacimento per il livello qualitativo della manifestazione. Al termine del vernissage, la serata è proseguita in un raffinato locale alla moda sulla spiaggia.

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Claudio Spadoni intervistato.

Mercoledì 24 agosto, inaugurazione del Premio 2011. Da sinistra, l’assessore alla cultura del Comune di Ravenna Ouidad Bakkali, Sabina Ghinassi e Claudio Spadoni componenti della Giuria, Pericle Stoppa e Rosetta Berardi componente del Comitato di selezione.

Paola Babini, componente del Comitato di selezione, si intrattiene con alcuni visitatori.

Un’altra immagine dell’inaugurazione. A destra, nella foto, Roberto Pagnani, componente del Comitato di selezione.

Alcuni dei giovani artisti selezionati presenti all’inaugurazione della mostra.

Un folto pubblico ha partecipato al vernissage e ha ammirato le opere in mostra.

La serata si è conclusa in un’atmosfera di festa sulla terrazza del BBK nella spiaggia di Marina di Ravenna.

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Giovedì 25 agosto, conversazione sul tema “Arte in Italia: il caso della Biennale di Venezia” con interventi di Stefano Castelli, giornalista pubblicista, Claudio Spadoni e del critico Marco Di Capua, componente della giuria del Premio.

Alla conversazione hanno partecipato, fra gli altri, diversi artisti.

Nella serata si è svolto l’incontro letterario “Un poeta da ricordare” dedicato a Diego Valeri.

Venerdì 26 agosto, conversazione sul tema “Prospettive per gli artisti dell’ultima generazione”. Al centro della foto, fra i relatori, Beatrice Buscaroli, docente di Arte contemporanea all’Università di Bologna.

Parte del pubblico presente alla conversazione.

In attesa della proclamazione dei vincitori è stato offerto il concerto di musica “Voci dal mondo” con Serena Bandoli e Fabrizio Tarroni.

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Un folto pubblico ha presenziato alla serata di premiazione.


La serata di premiazione è stata condotta dalla giornalista Claudia Graziani. Nella foto, l’intervista a Filippo Farneti. Pericle Stoppa si congratula con Ettore Frani. Il Vice sindaco di Ravenna, Giannantonio Mingozzi, consegna la pergamena all’artista Banafsheh Rahmani. Manuela Vallicelli risponde alle domande di rito riservate ai vincitori del Premio.

Scorci della Galleria FaroArte che ha ospitato la mostra del “Marina 2011”.

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Premio Marina di Ravenna Albo d’oro dei vincitori Concorso di pittura estemporanea

1955 Corrado Corazza, Bologna 1956 Giuliano Manoni, Ravenna Franco Miele, Roma 1957 Raffaele Costi, Roma Francesco Verlicchi, Fusignano RA 1958 Mario Massarin, Venezia Manlio Serra, Roma 1959 Tino Pelloni, Modena Giovanni Perbellini, Verona Berto Ravotti, Mondovì CN Ermanno Vanni, Modena

1968 Nino Andreoli, S. Benedetto del Tronto AP Vanni Ratti, S. Terenzio SP Francesco Rossini, Ancona Costantino Spada, Sassari 1969 Paolo Brambilla, Casalecchio BO Alberto Cavallari, Modena

1988 Franco Chiarani, Arco TN 1989 Gaetano Tajariol, Cordenons PN 1990 Claudio Gotti, Almenno San Salvatore BG 1991 Elvio Zorzenon, Udine

1970 Aldo Mari, Milano Michele Toscano, Ravenna Umberto Zaccaria, Modena

1992 Giuseppe Siccardi, Padova

1971 Natale Filannino, Firenze Ferriano Giardini, Ravenna

1994 Temistocle Scola, Livorno

1993 Vanni Saltarelli, Saronno VA

1995 Romano Bertelli, Ostiglia MN 1960 Nino Gagliardi, Roma Romano Reviglio, Cherasco CN Giulio Ruffini, Ravenna Renzo Sommaruga, Verona 1961 Mariano Benedetti, Ascoli Piceno Mario Carletti, Cossato VC Shingu Susumo, Giappone 1962 Tosco Andreini, Prato FI Gino Croari, Roma Marcello Di Tomaso, Udine Riccardo Galluppo, Padova 1963 Giovanni Barbisan, Treviso Giuseppe Cavallini, Livorno Francesco Rossini, Ancona 1964 Stefano Cavallo, Milano Andrea Gabbriellini, Pisa Guido Onofri, Ravenna 1965 Vittorio Basigli, Ravenna Mario Benedetti, Cremona Guido Botta, Alessandria Mauro Cozzi, Firenze

1972 Vito Montanari, Terra del Sole FO Pietro Ribaldone, Busto Arsizio VA

1996 Renzo Codognotto, Codroipo UD

1973 Enzo Cescon, Treviso Aldino Salbaroli, Ravenna

1997 Ido Erani, Vecchiazzano FO Albino Reggiori, Laveno VA

1974 Elvio Bernardi, Riccione FO Giosuè Biancini, Arona NO

1998 Franco Ferrari, Modena Gamal Gad Meleka, Vimodrone MI

1975 Franco Patuzzi, Verona Giorgio Rinaldini, Rimini

1999 Nadia Cascini, Arezzo Ugo Rassatti, Latisana UD

1976 Dorian Bettancini, Ravenna Giulio Picelli, Milano

2000 Marino Collecchia, Montignoso MS Gianni Gueggia, Castrezzato BS

1977 Adolfo Grassi, Bari Giorgio Spada, Forlì 1978 Giorgio Rinaldini, Rimini Giacomo Vieri, Prato FI 1979 Ivo Capozzi, Milano Roberto La Carrubba, Roma 1980 Giorgio Rinaldini, Rimini 1981 Giuseppe Simionato, Giulianova TE

1966 Ulisse Bugni, Forlì Alessandro Filippini, Roma Nevio Nalin, Ferrara Nerio Tebano, Roma Franco Toscano, Roma

1982 Marcello Di Tomaso, Udine 1983 Anteo Tarantelli, Teramo 1984 Walter Coccetta, Terni

1967 Piero Albizzati, Milano Nevio Bedeschi, Faenza RA Alberto Cavallari, Modena Adolfo Grassi, Bari Giorgio Spada, Forlì

1985 Nazareno Cugurra, Roma 1986 Franco Sumberaz, Livorno 1987 Elio Carnevali, Pegognaga MN

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Rassegna di pittura

2003 Tommaso Cascella, Bomarzo VT Bruno Ceccobelli, Todi PG Maurizio Di Feo, Gioia del Colle BA Jean Gaudaire Thor, Francia Graziano Pompili, Montecchio RE 2004 Ugo Nespolo, Torino Aurelio Caruso, Palermo Luigi Milani, Rovigo Helmut Tollmann, Germania Premi alla carriera Renzo Morandi, Ravenna Concetto Pozzati, Bologna 2005 Erio Carnevali, Modena Tommaso Cascella, Bomarzo VT Eugenie Jan, Francia Franck Moeglen, Germania Franco Sumberaz, Livorno Antonio Tamburro, Isernia Premi alla carriera: Biagio Pancino, Francia Germano Sartelli, Imola BO 2006 Lorenzo D’Angiolo, Lucca Giuliano Ghelli, Firenze Claudie Lacks, Francia Giuseppe Simonetti, Palermo Premi alla carriera: Gabriella Benedini, Milano Antonio Possenti, Lucca 2007 Franco Batacchi, Venezia Bernd Kaute, Germania Tone Lapajne, Slovenia Enrico Manera, Roma Ferran Selvaggio, Spagna Premi alla carriera: Eugenio Carmi, Milano Hermann Nitsch, Austria 2008 Luca Alinari, Firenze Giuliano Barbanti, Milano Davide Benati, Modena Renata Boero, Milano Nicola Carrino, Roma Giancarlo Cazzaniga, Milano Vittorio D’Augusta, Rimini Enrico Della Torre, Milano Giosetta Fioroni, Roma Walter Fusi, Siena

Fathi Hassan, Fano PU Romano Masoni, Pisa Mario Nanni, Bologna Giorgio Olivieri, Verona Mario Raciti, Milano Rino Sernaglia, Milano Medhat Shafik, Pavia Fausta Squatriti, Milano Tino Stefanoni, Lecco Walter Valentini, Milano Premi alla carriera: Tullio Pericoli, Milano Achille Perilli, Roma 2009 Laura Baldassari, Ravenna Cesare Baracca, Lugo RA Xante Battaglia, Milano Ennio Calabria, Roma Pablo Echaurren, Roma Marco Gastini, Torino Franco Guerzoni, Modena Massimo Kaufmann, Milano Ugo la Pietra, Milano Eliana Maffei, Genova Renzo Margonari, Mantova Vittorio Mascalchi, Ravenna Franco Mulas, Roma Carlo Nangeroni, Milano Katja Noppes, Milano Lorenzo Piemonti, Milano Sergio Sermidi, Mantova Vanni Spazzoli, Ravenna Grazia Varisco, Milano Giorgio Vicentini, Varese Premi alla carriera: Gianfranco Baruchello, Roma Guido Strazza, Roma 2010 Premi alla carriera: Vasco Bendini, Parma Georges Mathieu, Francia Arnulf Rainer, Austria 2011 Massimiliano Errera, Bologna Filippo Farneti, Ravenna Ettore Frani, Roma Banafshes Rahmani, Trieste Manuela Vallicelli, Ravenna

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Riconoscenza


Terme di Punta Marina

S.E.R.S. srl SOCIETĂ€ ESERCIZIO RIMORCHI E SALVATAGGI

Mario Boccaccini

Marina di Ravenna

Matteo Cavicchioli


Finito di stampare nel mese di novembre 2011 da Grafiche Morandi Fusignano (Ra)


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