Caritas Rivista dicembre 2019

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CARITAS N. 6 / Dicembre 2019

La Rivista di Caritas Svizzera

No alla povertà infantile in Svizzera! Pagina 6

Focus

Migrazione

Svizzera

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Uganda: un reddito grazie ai polli

Fuga avventurosa dal Venezuela

Tasse illegali delle casse malati


Lettera aperta

«Possiamo apportare cambiamenti significativi» Stimate donatrici e stimati donatori La cooperazione allo sviluppo è in rapido mutamento. Le ragioni sono da ricondurre al cambiamento climatico, all’ulteriore espansione della fame nel mondo, all’aumento delle migrazioni tra i Paesi del Sud al loro interno, ma anche alle critiche mosse nei confronti dell’aiuto allo sviluppo. Allo stesso tempo la DSC, l’agenzia preposta alla cooperazione internazionale della Confederazione, sta cambiando la propria politica e ha deciso il ritiro dall’America latina entro i prossimi quattro anni. Quali sono le conseguenze per le organizzazioni umanitarie? Dopo oltre cinquant’anni di condizioni praticamente immutate, il settore delle organizzazioni umanitarie sta vivendo ora grandi cambiamenti a livello istituzionale. Diverse agenzie di aiuto allo sviluppo operano fusioni, altre chiudono i battenti per problemi finanziari. Come affronta Caritas le nuove sfide? La situazione finanziaria di Caritas è sana. La nostra gestione sempre oculata si è rivelata proficua. Abbiamo quindi la forza e i mezzi necessari per affrontare con consapevolezza le nuove aspettative. In termini di contenuti, la lotta alla povertà rimane il no-

«Da anni Caritas amplia sistematicamente le proprie competenze in materia di clima.»

stro obiettivo primario. Le persone che guadagnano meno di 1,90 dollari al giorno sono considerate estremamente povere e hanno bisogno del nostro sostegno. La maggior parte di esse vive in Africa. Concentreremo quindi ancora di più le nostre attività su questo continente. Inoltre, le gravi conseguenze del cambiamento climatico, fra cui siccità, uragani e inondazioni, stanno causando danni ingenti, soprattutto nei Paesi africani. Da anni Caritas amplia sistematicamente le proprie competenze in materia di clima. A tal fine, abbiamo concluso un accordo di cooperazione con l’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite a Ginevra. Oltre a ciò, stiamo concentrando le nostre risorse su quindici nazioni per ottenere un impatto ancora maggiore. Nell’ambito dei soccorsi in caso di calamità continuiamo però ad essere attivi in tutto il mondo. È soprattutto grazie al vostro aiuto, stimate donatrici e stimati donatori, che possiamo apportare cambiamenti significativi in maniera autonoma e consapevole. La vostra fedeltà, ma anche i vostri riscontri critici, garantiscono il proseguimento del nostro operato. In questo momento, in prossimità del Natale, desideriamo ringraziarvi sentitamente a nome di tutte le persone emarginate. Cordialmente

Hugo Fasel, Direttore Caritas Svizzera

Foto: Priska Ketterer


Sommario

Povertà infantile in Svizzera

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Linn abita con i due figli Liam e Kim in un piccolo appartamento di tre locali. I bambini sanno che non possono chiedere molto perché la famiglia deve vivere con il minimo esistenziale. Linn lavora a tempo parziale, il marito è scomparso. Nel frattempo, i desideri di Liam e Kim sono sfumati. Non possono nemmeno giocare a calcio. Ogni tanto possono permettersi di andare al cinema grazie alla CartaCultura di Caritas. Pagina 6

F ocus: istruzione grazie all’allevamento di polli

In Uganda un padre può mandare a scuola i suoi figli grazie all’allevamento di polli. Nell’ambito di un progetto di Caritas ha imparato a vaccinare gli animali.

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F uga avventurosa dal Venezuela

Yohana fugge dal Venezuela, partorisce suo figlio in Perù e trova rifugio presso un’organizzazione partner di Caritas.

13 Svizzera: illegali le alte tasse di riscossione

Le casse malati lucrano sui debitori: applicano tasse di riscossione troppo alte e riscuotono crediti ingiustificatamente elevati.

IMPRESSUM La rivista di Caritas Svizzera esce sei volte all’anno Editrice è Caritas Svizzera, Comunicazione e Marketing, Adligenswilerstr. 15, Casella postale, CH-6002 Lucerna, info@caritas.ch, www.caritas.ch, Tel. +41 41 419 24 19 Redazione: Lisa Fry (lf); Fabrice Boulé (fbo); Stefan Gribi (sg); Anna Haselbach (ah); Vérène Morisod Simonazzi (vm) Il costo dell’abbonamento è di 5 franchi all’anno e viene dedotto una sola volta dalla donazione. Grafica: Urban Fischer Copertina: Alexandra Wey Tipografia: Kyburz, Dielsdorf Carta: 100 % riciclata Conto donazioni: CP 60-7000-4

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Eco

Eco mediatica Corriere del Ticino, «L’isola di Sulawesi rinasce grazie a Caritas» | 23.7.2019 ­ Dieci mesi dopo la grande catastrofe abbattutasi sulla regione di Palu, in Indonesia, Caritas Svizzera avvia una nuova fase del suo aiuto alla popolazione colpita e ripristina in cinque villaggi la rete idrica per 1100 economie domestiche. 525 famiglie possono inoltre guadagnare un reddito aggiuntivo grazie ai lavori di sgombero.

I volontari hanno contrastato gli incendi con grande coraggio.

Dopo gli incendi in Amazzonia Alla fine dell’estate i violenti roghi hanno ridotto in cenere vaste aree della foresta pluviale amazzonica. Nella parte boliviana sono stati distrutti tre milioni di ettari di foresta vergine e pascoli e diverse migliaia di persone hanno perso i loro mezzi di sostentamento. Particolarmente colpita dalla catastrofe è stata la popolazione indigena, poiché vive in zone praticamente inaccessibili. Caritas Svizzera ha messo a disposizione 250 000 franchi per gli aiuti d’emergenza. In stretta collaborazione con i partner locali, ha inoltre

fornito mascherine ai vigili del fuoco, altri dispositivi di protezione e cibo ai coraggiosi volontari. Le fiamme hanno distrutto l’80 per cento del raccolto. I piccoli contadini hanno perso anche i loro animali, tra cui maiali, polli e anatre. Caritas Svizzera sosterrà la popolazione rurale nel ricostituire quanto prima i mezzi di sostentamento. (lf) Maggiori informazioni: caritas.ch/amazzonia

Punti Cumulus per Caritas Con ogni acquisto effettuato da Migros è ora possibile raccogliere punti Cumulus per Caritas e aiutare le persone in stato di indigenza. Invece di ricevere i punti Cumulus sotto forma di buono, d’ora in avanti potete donarli a favore di Caritas. È molto semplice: basta andare sul sito caritas.ch/cumulus, registrarsi, cliccare sul tasto per le donazioni e i vostri punti accumulati verranno trasferiti a Ca-

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ritas. In questo modo sosterrete costantemente i progetti di Caritas in Svizzera e nel mondo. Con piccoli importi aiutate le persone per le quali l’acquisto di beni alimentari non è affatto scontato. (lf)

Moneycab / «Twint und RaiseNow digita­ lisieren den Spendenmarkt» | 25.9.19 Secondo la Ong l’aiuto allo sviluppo deve essere maggiormente finanziato, anche dal DFF. La politica della Svizzera per l’Africa deve cambiare, secondo Caritas. La strategia economica è in parte dettata da una «volontà di sfruttamento», la questione migratoria manca di una visione d’insieme e l’aiuto allo sviluppo è «sotto-finanziato». La Svizzera deve discutere con l’Africa in un dialogo fra pari, si legge in un comunicato odierno di Caritas Svizzera pubblicato in occasione di una conferenza stampa a Berna. Corriere del Ticino, «Monitoraggio pe­ riodico per combattere efficacemente la ­povertà», 17.9.2019 La Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura chiede in una mozione l’introduzione di un monitoraggio periodico relativo alla situazione della povertà in Svizzera. L’intervento parlamentare depositato in Consiglio degli Stati sarà trattato giovedì 19 settembre. Caritas Svizzera chiede al Consiglio degli Stati di sostenere la richiesta. Secondo Caritas, i risultati ottenuti da un monitoraggio a livello nazionale sono un presupposto fondamentale per una lotta efficace contro la povertà.

Donate i vostri punti Cumulus: caritas.ch/cumulus

Foto: Carlos Sanchez


Focus

Dopo il tragitto faticoso per raggiungere il medico in sella a un mototaxi, la moglie di Alfred, Veronica, fa il bagnetto al neonato di due settimane.

Alfred Alupo dà da mangiare ai polli. Sogna un futuro con 200 animali.

L’aumento del reddito consente ai bambini di andare a scuola All’età di 19 anni, Alfred Alupo ha rilevato la fattoria del padre nell’Est dell’Uganda. Sono stati tempi duri e difficili, la famiglia soffriva spesso la fame. A dieci anni di distanza, le prospettive per lui, sua moglie e i loro tre figli sono molto migliorate. «Questi sono fagioli dall’occhio. Cuciniamo le foglie come verdura e i fagioli li vendiamo» ci spiega con orgoglio Alfred Alupo mentre facciamo un giro intorno alla sua piccola fattoria nella provincia di Teso,

«Siamo molto felici di riuscire a pagare la retta scolastica per nostra figlia.» nell’Uganda orientale. 14 persone vivono in tre capanne circolari: Veronica, la moglie di Alfred, i loro tre figli, sua madre, due sorelle e sei bambini. «Adesso abbiamo cibo a sufficienza per tutti. Oltre al miglio, alla manioca e alle arachidi, coltiviamo anche ortaggi e fagioli» dice Alfred. «Così aumentiamo la produzione.» Quando suo padre morì di cancro, Alfred non si intendeva molto di agricoltura. Eppure si è dovuto assumere la responsabilità per la fa-

Foto: Fabian Biasio

miglia e la fattoria. C’era la guerra civile, ognuno era abbandonato a sé stesso. «Nei primi tempi mangiavamo quasi sempre solo una volta al giorno e la sera andavamo a dormire a stomaco vuoto.» Anche oggi l’attività agricola è a rischio. «È cambiato il clima. È ormai impossibile prevedere il tempo che farà. A volte piove, a volte non piove per niente e la siccità distrugge tutto.» Allevamento di polli: una fonte di guadagno che non dipende dal clima I polli razzolano sul terreno pulito e curato. Prima morivano di malattie, perciò nessuno se ne prendeva cura. Da quando Alfred li fa vaccinare, ha potuto aumentarne la quantità e presto ne avrà 200, almeno questo è quello che si augura il giovane agricoltore. Alfred vende i polli per circa cinque franchi ed esattamente nel momento in cui ha bisogno del denaro.

L’allevamento di polli non dipende dalle condizioni meteorologiche e pertanto è una buona risposta al cambiamento climatico. Tutto questo Alfred l’ha appreso nell’ambito di un progetto che Caritas Svizzera sta svolgendo in collaborazione con la «Teso Initiative for Peace». L’iniziativa si incentra sempre più sull’aiuto all’autoaiuto per le famiglie di contadini locali. In sella alla moto con il bambino malato per andare dal medico Gregory, il più piccolo della famiglia, ha appena due settimane. Pochi giorni fa ha avuto una colica e quindi Alfred e Veronica l’hanno dovuto portare all’infermeria nel capoluogo di provincia. Per fortuna ora il bebè si è ripreso e sta bene. Un tempo Alfred non poteva pagare una visita medica. Grazie alle coltivazioni che danno raccolti proficui e all’allevamento di polli, il contadino consegue un reddito piccolo, ma costante. «Siamo molto felici di riuscire a pagare la retta scolastica per nostra figlia» afferma Alfred. Ma comunque, adesso che ha tre figli, ha bisogno di altre entrate e il prossimo caso di malattia arriverà di sicuro. (sg)

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Reportage

Emergenza invisibile: la povertĂ infantile in Svizzera Testo: Stefan Gribi Immagini: Alexandra Wey

Kim, 7 anni, è una degli oltre 100 000 bambini in Svizzera considerati poveri.


Reportage In un appartamento di tre locali in un paesino della Svizzera abita Linn con i suoi due figli Liam (13 anni) e Kim (7 anni)*. Devono cavarsela con pochissimi soldi. Come molte altre persone colpite dalla povertà in Svizzera, anche loro cercano di tenere possibilmente nascosta questa realtà verso l’esterno. Ecco perché preferiscono restare anonimi. «I miei figli sanno che possiamo permetterci molto poco, meno di altre famiglie» racconta la madre single. Anche se si accontentano di poco, vi sono comunque situazioni tutt’altro che facili. Ad esempio quando ritornano a scuola dopo le

«Non avrei mai pensato che in Svizzera esistesse la povertà, finché non l’ho vissuta in prima persona.» vacanze. Gli altri bambini chiedono infatti a Liam cosa hanno fatto in vacanza. «Cosa devo rispondere» chiede Liam a sua madre. Lei cerca di dargli dei suggerimenti, ma sa perfettamente che queste domande sono estremamente sgradevoli, soprattutto se gli altri raccontano di fantastiche avventure trascorse al mare. Linn non è mai potuta andare in vacanza con i suoi figli. «A dicembre riflettiamo insieme su quello che i bambini vorrebbero ricevere per Natale, se qualcuno glielo chiedesse» spiega Linn. Per la famiglia il Natale è un giorno come tutti gli altri. Soldi per fare regali e addobbare la casa non ce ne sono.

diventato violento. Non soltanto nei confronti della moglie, bensì anche dei figli. Quando Linn lo lascia, si ritrova con il nulla più assoluto: «mi sono ammalata, ho perso il posto di lavoro, ho dovuto lasciare l’appartamento.» Da allora lotta per tornare nel mondo del lavoro e cerca contemporaneamente di occuparsi al meglio dei propri figli. «Non avrei mai pensato che in Svizzera esistesse la povertà, finché non l’ho vissuta in prima persona» racconta Linn. In Svizzera ci sono molte famiglie nella stessa situazione di Linn. Secondo le ultime cifre dell’Ufficio federale di statistica, oltre 100 000 bambini sono colpiti dalla povertà. Paura di sbagliare Essere poveri significa avere pochi soldi. Ma il concetto di povertà va ben oltre. La povertà esclude anche da molte attività sociali. I figli di Linn non si lamentano, sono amici per la pelle e giocano molto insieme. La piccola Kim è fiera del suo fratellone Liam (13). Non hanno pra-

ticamente contatti al di fuori della famiglia. Dopo la dolorosa separazione dal padre si sono segregati. «Quando sei nel ceto sociale meno abbiente ti accorgi che la gente ti tratta in modo diverso. Prima non conoscevo questa sensazione» spiega Linn. Quando un giorno il figlio ha consultato il cellulare della madre alla fermata dell’autobus, sono stati ripresi perché sostenevano che si erano fatti pagare il cellulare dall’assistenza sociale. Un rimprovero del tutto infondato. La scuola si lamenta che il ragazzo è troppo irrequieto. Secondo Linn nelle altre famiglie non suonano subito i campanelli d’allarme se ci sono dei problemi. Lei ha paura di sbagliare. Paura che la gente possa dire che non sia in grado di occuparsi dei propri figli. Dopo la separazione, quando stava male psichicamente, i figli sono stati affidati a un’altra famiglia per qualche settimana. Questo le pesa molto e non vuole che si ripeta mai più. È comprensibile volere che la povertà passi inosservata. Linn è convinta che per i suoi figli sia meglio così. Il lavoro su chiamata è fonte di stress La famiglia vive con il reddito del lavoro part-time di Linn e di assistenza sociale.

Desideri sfumati «Vorrei che i miei figli potessero fare delle attività nel tempo libero. Ma giocare a calcio o suonare uno strumento costa. I soldi non bastano per due attività e non posso fare parzialità tra i miei due figli. Non sarebbe giusto» sospira Linn. Qualche tempo fa Liam voleva giocare a calcio in un’associazione sportiva. Ma nel frattempo questo desiderio è nuovamente sfumato. La povertà dopo la separazione Un tempo la famiglia stava bene, Linn lavorava a tempo pieno. Ma il marito poi è

Kim non ha hobby costosi. Le piace molto fare lavoretti manuali.

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Reportage

«I miei figli sanno che possiamo permetterci ben poco, meno delle altre famiglie» racconta la madre.

Il padre non sostiene la famiglia; non vive più in Svizzera e ha rotto completamente i ponti. «Mi è sempre piaciuto lavorare. Ho comunque dovuto inviare moltissime candidature prima di riuscire a trovare un posto di lavoro part-time dopo la separazione» racconta Linn. Le viene chiesto di essere estremamente flessibile, fino al

«Quando sei nel ceto sociale meno abbiente ti accorgi che la gente ti tratta in modo diverso.» l­imite delle sue possibilità. L’ultimo datore di lavoro pretendeva che rimanesse più a lungo la sera e che subentrasse su chiamata anche nei giorni non previsti. Queste aspettative la mettevano sotto pressione, soprattutto sapendo che i figli sarebbero tornati da scuola e lei non avrebbe potuto essere a casa in tempo. «E se fosse successo qualcosa?» si chiede irrequieta. Linn ha fatto un apprendistato e lavorato per molti anni come impiegata. Non è mai

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stata schizzinosa per quanto riguarda i posti di lavoro. «Vado anche a imbustare lettere, l’importante è guadagnare qualcosa. Mi auguro di tornare a essere finanziariamente indipendente per potermi occupare dei miei figli, proprio come una volta.» Niente cellulare, niente compiti Linn ha imparato a gestire questa emergenza finanziaria. «Prima di spendere soldi ci penso due volte. Mi chiedo: ci serve davvero?» La scrivania per la cameretta dei bambini è stata ad esempio un acquisto ben ponderato, così non devono più fare i compiti sul tavolo della cucina. E possono concentrarsi meglio. Liam vorrebbe andare al liceo. Dopo aver superato una fase piuttosto difficile ora a scuola va bene. Ma gli ostacoli a volte sono imprevedibili: diversamente dai suoi compagni di scuola, Liam non possiede un cellulare. Questo pone qualche problema poiché gli insegnanti a volte danno i compiti tramite Whatsapp. «Quando me ne sono accorta, ho dovuto chiamare e chiedere che i messaggi venissero inviati al mio numero.»

Le offerte di Caritas le danno un po’ di sollievo. Con la CartaCultura Linn può permettersi un pass per lei e i suoi figli per il museo che cinque volte all’anno organizza serate cinematografiche per bambini. «I bambini non vedono l’ora che arrivino queste serate» racconta con un sorriso. Ed ora Kim ha una «madrina» intermediata dal progetto Caritas «con me» che organizza padrinati per bambini bisognosi. La madrina fa con Kim cose che la madre non potrebbe mai permettersi, regalandole così delle esperienze diverse. Anche se Kim si mostra ancora piuttosto timida, è sempre felice di poter fare un’escursione. * Tutti i nomi sono stati modificati

Nel nostro documento di posizi­ one trovate maggiori informazioni sulla povertà infantile in Svizzera: caritas.ch/enfantspauvres


Reportage

«Esistono misure efficaci contro la povertà infantile» La povertà in Svizzera colpisce soprattutto i bambini. Cosa ne pensa? Il fatto che in un Paese tanto ricco come la Svizzera esista la povertà infantile è scandaloso. Secondo i rilevamenti dell’Ufficio federale di statistica sono colpiti oltre 100 000 bambini. Il doppio vive in situazioni precarie, soltanto poco al di sopra della soglia di povertà. Il problema è ben noto. Ciononostante la povertà infantile in Svizzera viene semplicemente tollerata e fino ad oggi resta irrisolta. Come si ripercuote la povertà sullo sviluppo dei bambini? Influisce molto sulla vita dei bambini colpiti. Chi è povero deve accontentarsi di appartamenti meno belli situati in zone esposte al traffico. Questo limita il raggio di mobilità dei bambini. E spesso i genitori di bambini colpiti dalla povertà non possono permettersi di far frequentare ai propri figli attività nel tempo libero, svolgere hobby o praticare sport nelle varie associazioni. Il più delle volte sono costretti a risparmiare anche sul cibo sano. E questo si ripercuote sulla loro vita: chi è colpito dalla povertà da bambino spesso vive la stessa situazione anche da adulto.

rischio in Svizzera è troppo poco tutelato. Sostanzialmente è evidente che la Svizzera investe molto poco nei bambini e nelle famiglie, molto meno della media europea.

Marianne Hochuli è responsabile del settore Studi scientifici di Caritas Svizzera

Quali sono i motivi per la povertà infantile? Un motivo centrale sono gli stipendi bassi: la maggior parte dei genitori colpiti lavora ma guadagna troppo poco. Inoltre, in Svizzera è difficile conciliare il lavoro con la famiglia. La situazione si fa ancora più difficile quando i genitori divorziano. Benché due matrimoni su cinque sfocino in un divorzio, questo

Cosa si può fare per ridurre la povertà infantile in Svizzera? Per quanto riguarda la responsabilità nella lotta contro la povertà infantile la Confederazione e i Cantoni continuano a passarsi la palla. In Svizzera manca una politica mirata per la lotta alla povertà. I Cantoni Vaud, Ticino, Soletta e Ginevra mostrano tuttavia che esistono misure efficaci contro la povertà infantile. Una di queste sono le prestazioni complementari per le famiglie. Dette prestazioni complementari dovrebbero essere introdotte in tutta la Svizzera conferendo gli stessi diritti a tutte le famiglie e a tutti i bambini. A tale scopo il nuovo Parlamento deve assumersi le proprie responsabilità. Proteggere e promuovere in particolare i bambini è un mandato costituzionale.

Ci aiuti a combattere la povertà infantile in Svizzera La sua donazione farà ritrovare la gioia di vivere ai bambini bisognosi.

Contribuisca con una donazione! Conto donazioni: 60-7000-4 Nota: «Povertà infantile in Svizzera»

Foto: Franca Pedrazzetti

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Migrazione

Matías è nato con due mesi di anticipo, ma grazie a Caritas lui e sua mamma ora stanno bene.

Un viaggio lungo e pericoloso attraverso il Sudamerica Yohana (27 anni) ha lasciato il suo Paese, il Venezuela, quasi due anni fa. Le condizioni di vita erano diventate insopportabili. Dopo un lungo viaggio e la nascita di suo figlio è arrivata a La Paz, dove lei e il suo bambino hanno trovato rifugio in una struttura gestita da un’organizzazione partner di Caritas. «Il 7 dicembre 2017 me ne sono andata dal Venezuela e ho iniziato un viaggio lungo e faticoso. La prima tappa mi ha portato a Bogotá. Per poter comprare il biglietto del bus che mi avrebbe portato lì, ho venduto l’inventario del mio piccolo

«Con il lavoro pesante ho messo a rischio la vita del mio bambino. Lo stavo perdendo.» ristorante con il quale guadagnavo troppo poco. Dovevo provvedere ai miei fratelli e ai miei genitori. Le possibilità di guadagno in Venezuela erano però sempre peggiori, si faceva molta fatica a tirare avanti. E così, benché fossi incinta, ho deciso di osare questo viaggio. Considerata la si-

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tuazione di malasanità del Paese, avevo paura di partorire mio figlio in Venezuela. Manca di tutto. In più, ogni cosa mi viene imposta: come devo vivere, pensare, votare. Mio figlio ha rischiato di morire Da Bogotá ho viaggiato fino a Salinas, in Ecuador, a bordo di un camion. A Salinas sono rimasta quattro mesi e ho lavorato come cameriera. Lavoravo 17 ore al giorno e quello che guadagnavo mi bastava appena per sopravvivere. Poi sono andata a Cuzco, in Perù. Lì è nato mio figlio Matías, con quasi due mesi di anticipo. Con il lavoro pesante avevo messo in pericolo la vita di mio figlio, che ho rischiato di perdere. Matías è dovuto restare due mesi in ospedale, il suo cuore era troppo debole. Sono riuscita in qual-

che modo ad andare avanti facendo lavoretti saltuari e dopo un anno sono andata in Bolivia con il piccolo Matías, perché in Perù noi venezuelani non siamo proprio i benvenuti. Più di un milione di profughi: un numero che fa paura. Arrivata a La Paz, mi sono recata direttamente da Caritas, come mi avevano consigliato alcuni amici. Siamo stati fortunati perché siamo stati accolti nel Centro della Fundación Munasim Kullakita sostenuto da Caritas. È una casa famiglia per giovani madri con bambini che vivono in strada o che vengono sfruttate. Qui riceviamo tutto quello di cui abbiamo bisogno e stiamo bene. Sono molto grata per questo. Per il momento non mi va di pensare al futuro. Ho ancora la speranza che la situazione nel mio Paese migliori e che possa tornarci presto. Vorrei che mio figlio conoscesse i nonni.» (lf)

Maggiori informazioni: caritas.ch/venezuela

Foto: Jules Tusseau


Attualità

Caritas assiste le donne in Ciad nella produzione e commercializzazione del burro di karité.

Le donne del Ciad diventano indipendenti grazie alla vendita del burro di karité.

I semi di karité fanno miracoli Per la prima volta le donne del Ciad che producono il burro di karité, con il sostegno di Caritas, possono fornire i loro prodotti in Svizzera. Il burro e il sapone di karité sono ora in vendita sul sito di gebana. L’esportazione diretta in Svizzera apre nuove prospettive alle donne del Ciad. Già nel mese di giugno avevamo riferito del progetto di Caritas che aiuta le donne del Ciad nella produzione e commercializzazione del burro di karité. Ora il burro e il sapone di karité sono disponibili anche in Svizzera attraverso la piattaforma di gebana, un’azienda attiva nella promozione di prodotti equi e sostenibili. Al fine di evi-

I preziosi oli naturali estratti dai semi di karité svolgono un’azione idratante sulla pelle. tare una sovraproduzione e la generazione di scarti, i prodotti, interamente naturali, sono fabbricati solo quando viene raggiunto un determinato volume di ordinazioni. Il prezioso olio naturale estratto dai semi di karité è ottimo per la cura della

Foto: Fabian Biasio

pelle, poiché svolge un’azione idratante. Il burro di karité viene quindi utilizzato per la produzione di creme per il viso e per le mani e di pomate per le labbra. I saponi in vendita sono arricchiti con aloe vera, foglie di papaya o citronella, che conferiscono una fragranza particolare. Il sito di gebana fornisce informazioni dettagliate sui semi di karité, sul processo di fabbricazione e sulla vita delle donne in Ciad. Inoltre, pubblica regolarmente contributi sullo stato di sviluppo dei progetti. Le donne acquistano autonomia La produzione del burro di karité in Ciad avviene all’inizio dell’estate. Tra giugno e settembre le donne raccolgono i semi di karité, chiamati anche noccioli di karité. La regione meridionale del Paese è particolarmente ricca di alberi di karité. Nei mesi successivi le donne producono il burro di karité. Dal 2017 beneficiano del

sostegno di Caritas. Le piattaforme di lavorazione più grandi sono state dotate di macchinari che rendono la produzione più efficiente e incrementano la qualità. Anche la commercializzazione del burro di karité è stata professionalizzata, inizialmente con un’attenzione particolare al mercato locale. Le vendite sono aumentate rapidamente, le donne hanno visto incrementare il loro reddito e le condizioni di vita delle loro famiglie sono migliorate. L’esportazione in Svizzera è il prossimo passo importante, poiché offre nuove prospettive alle donne del Ciad. Acquistando questi prodotti ecologici, equi e di elevata qualità, si aiutano le donne e le comunità dei villaggi del Ciad a diventare indipendenti e a compiere importanti progressi. (vm)

Maggiori informazioni su: gebana.com (crowd projects)

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Personaggi Cose di tutti i giorni

Ruhan Rexhepi, Kosovo

«Vogliamo reintegrarci completamente e dare il nostro contributo alla società.» Rêzan Zehrê è fuggito anche lui in Svizzera 22 anni fa.

Per convinzione, difende i diritti dei richiedenti asilo Rifugiato politico, curdo e giurista, Rêzan Zehrê mette al servizio dei richiedenti asilo in Svizzera la sua competenza e le esperienze acquisite durante il suo percorso personale in Turchia e in Svizzera. «Voglio contribuire a una politica migratoria equa e dignitosa in Svizzera, sia a livello giuridico che umano.» La frase riassume l’impegno del giurista Rêzan Zehrê, 44 anni, che dal 2012 lavora come sostituto responsabile della consulenza giuridica di Caritas Svizzera a Friburgo. «Ho vissuto lo stesso destino della maggior parte delle persone che arrivano in Svizzera per chiedere protezione contro le persecuzioni subite nel loro Paese di origine» spiega Rêzan. La sua esperienza personale risale a più di 22 anni fa. A quel tempo non conosceva nessuna parola di francese. L’apprendimento della lingua e gli studi di diritto all’Università di Neuchâtel, dove ha condotto uno studio comparativo dei diritti delle minoranze linguistiche in Turchia e Svizzera, rappresentano tappe importanti nel suo percorso. Assolve poi diversi stage. Già durante gli studi si adopera in difesa dei sans-papiers.

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Costruire rapidamente la fiducia «Il mio vissuto mi consente di comprendere i richiedenti asilo e di instaurare rapidamente un rapporto di fiducia. Posso assisterli nel produrre le prove necessarie e nel descrivere dettagliatamente il loro vissuto, che costituisce il motivo principale per cui fuggono dal loro Paese» afferma. Grazie alla collaborazione dei suoi colleghi giuristi, può anche aiutare i rifugiati a strutturare efficacemente il racconto di una vita, di un percorso sovente doloroso. «La convinzione che i diritti umani debbano essere difesi e rafforzati ancora e sempre mi motiva ogni mattina quando parto per andare al lavoro.» (fbo)

Com’è la sua vita oggi? Ricostruire qualcosa qui in Kosovo, dopo il nostro rientro dalla Germania, è difficile. Raccolgo e rivendo rottami di metallo. Con questo, dobbiamo ­vivere tutti. Per ragioni finanziarie, nostra figlia non va a scuola. Ci sentiamo esclusi dalla società kosovara. Cosa apprezza della sua patria? Nella cerchia ristretta sono tutti molto solidali. Ci si sostiene, anche se tutti combattono per la sopravvivenza. Cosa sarebbe necessario per farla stare meglio? La cosa più importante sarebbe avere un vero lavoro. L’aiuto psicosociale di Caritas ci infonde coraggio e ci sostiene a superare le situazioni difficili che sorgono per la situazione finanziaria tesa. Di cosa è particolarmente fiero? Sono orgoglioso di non arrendermi e di lavorare senza sosta per creare un luogo in cui valga la pena restare. Cosa desidera ancora? I miei figli dovrebbero avere una migliore formazione scolastica e una buona qualità di vita, in quanto membri a pieno titolo della società. Se lo meritano. Intervista: Anna Haselbach

Foto: su gentile concessione


Svizzera

Costi di recupero crediti troppo alti In Svizzera molte persone non possono più pagare le fatture dell’assicurazione malattia. Le elevate commissioni di riscossione applicate dalle casse malati sono sproporzionate rispetto all’importo dovuto e impediscono il risanamento del debito.

Per le famiglie che vivono poco al di sopra della soglia di povertà, i premi delle casse malati rappresentano tuttora un rischio di povertà.

Proteggere dalla povertà tramite la riduzione dei premi Sebbene negli ultimi anni i premi dell’assicurazione malattia siano aumentati, i Cantoni hanno contemporaneamente tagliato i fondi per la riduzione dei premi. Per le famiglie della fascia di reddito più bassa, ciò comporta un onere sempre maggiore nel loro bilancio. Le famiglie svizzere spendono in media il 14 % del loro reddito disponibile per i premi dell’assicurazione malattia. Per le famiglie con un reddito modesto, l’aumento dei premi potrebbe significare uno slittamento verso la povertà. Nel gennaio 2019 il Tribunale federale ha enunciato un provvedimento importante: il Canton Lucerna aveva ridotto i premi per un numero troppo esiguo di famiglie negli ultimi anni. Aveva concesso a torto riduzioni dei premi solo alle famiglie con un reddito minimo. I premi dell’assicurazione malattia rappresentano un rischio di povertà Alcuni Cantoni hanno da allora ridotto l’onere dei premi di determinate famiglie. Questa non è stata solo una reazione alla decisione del Tribunale federale: si trat-

Foto: Adobe Stock

tava in alcuni casi di creare una maggiore accettazione per la riduzione delle imposte per le società. Tuttavia, molte delle circa 600 000 persone che vivono appena al di sopra della soglia di povertà non ne hanno tratto alcun beneficio. Per loro, l’aumento dei premi dell’assicurazione malattia rappresenta un serio rischio di povertà. Per evitare che ciò avvenga, i Cantoni e la Confederazione devono impegnarsi maggiormente. Caritas richiede che i premi dell’assicurazione malattia non superino un mese di salario all’anno. La Confederazione e i Cantoni devono disporre per legge questo aspetto e strutturare di conseguenza la riduzione dei premi. Benjamin Diggelmann

Due terzi delle persone indebitate in Svizzera hanno debiti verso la propria cassa malati. Da qualche anno questa percentuale è in costante aumento. Dopo l’indebitamento fiscale, quello con le casse malati rappresenta il tipo di indebitamento più frequente per coloro che si rivolgono ai centri di consulenza. La grossa difficoltà risiede nelle elevate commissioni di riscossione applicate dagli assicuratori malattia: spesso ammontano al 30– 60 % o addirittura a un multiplo dell’importo dovuto, anche se il Tribunale federale ha dichiarato illegali le tasse di riscossione del 40– 50 %. Le casse malati lucrano sui debiti Ma il tutto va oltre: le casse malati generano persino un profitto con i loro debitori. I Cantoni pagano l’85 % delle fatture in sospeso, ma le casse malati continuano a pretendere l’intero importo dai loro debitori. Rausan Noori, del centro di consulenza per il risanamento dei debiti di Caritas Svizzera, spiega: «spesso sono proprio le esorbitanti spese di riscossione e i costi di recupero crediti che impediscono il risanamento dei debiti. Non si deve permettere che ciò accada». (lf)

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Servizi Almanacco Politica dello sviluppo 2020

Africa: tra ripresa e povertà Nel 2018, sei delle dieci economie mondiali in più rapida crescita erano in Africa. Allo stesso tempo, il continente nero ospita più della metà delle persone che vivono in condizioni di estrema povertà. L’attuale edizione dell’Almanacco Politica dello sviluppo, intitolato «Afrika zwischen Aufbruch und Armut» (Africa: tra ripresa e povertà), pone l’accento sull’Africa subsahariana. La raccolta esamina le opportunità e i rischi della crescita economica; nuove forme di cooperazione e crescita non vanno necessariamente a beneficio dei poveri. Particolare attenzione è stata attribuita anche agli sviluppi che incidono in maniera significativa sulle società africane, tra cui l’urbanizzazione, lo sviluppo demografico e la migrazione all’interno del continente, che per molte persone è un elemento naturale che permette di garantire il proprio sostentamento. (lf)

L’annuario di Caritas sulla Svizzera umanitaria Afrika zwischen Aufbruch und Armut (disponibile in tedesco e francese) Edizioni Caritas Lucerna, settembre 2019, 320 pagine / 39 franchi Ordinazioni online: shop.caritas.ch

Almanacco sociale 2020

Un futuro per l’aiuto sociale Il nuovo Almanacco sociale di Caritas Svizzera esamina la possibilità di una migliore integrazione dell’aiuto sociale nel nostro sistema sociale. A causa del sistema federalista e dell’assenza di obblighi, si impone una riforma. Ma occorre tenere conto anche del fatto che l’assistenza sociale non è più solo l’ultima rete di sicurezza. Oggi questo strumento mitiga i rischi sociali che non sono coperti da nessun’altra assicurazione sociale. La raccolta esamina anche il discorso pubblico, spesso condotto con toni diffamatori e dispregiativi (ad esempio con l’uso del termine «parassiti sociali»), che ha spianato la strada a proposte che mirano a una drastica riduzione del fabbisogno di base in alcuni Cantoni. (lf)

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Agenda 14 dicembre 2019 «Un milione di stelle» – Migliaia di candele brillano in oltre 100 comuni in Svizzera in segno di solidarietà con le persone bisognose. L’elenco delle località che ospitano l’evento sarà pubblicato qui da metà novembre: unmilionedistelle.ch 31 gennaio 2020, tutta la giornata Forum Caritas: «L’aiuto sociale è indispensabile» Eventforum, Berna dalle 9.30 alle 15.30 Iscrizione: caritas.ch/forum oppure 041 419 22 22 5 marzo 2020, ore 17.00 Evento informativo per le nostre donatrici e i nostri donatori Caritas Svizzera, Lucerna 19 marzo 2020, ore 17.30 Evento informativo per le nostre donatrici e i nostri donatori Losanna 5 giugno 2020, ore 17.00 Prix Caritas KKL Lucerna Dal 18 al 22 giugno 2020, ore 14.00 Eventi informativi «Autodeterminazione nella terza età» Caritas Svizzera, Lucerna Per maggiori informazioni scrivere a event@caritas.ch

L’annuario di Caritas sulla situazione sociale della Svizzera Eine Zukunft für die Sozialhilfe (disponibile in tedesco e francese) Edizioni Caritas Lucerna, gennaio 2020 280 pagine / 36 franchi Ordinazioni online su shop.caritas.ch


Insieme

Citazioni youngCaritas

Sarah Meienberger (27 anni), Hünenberg, ZG

ley. Vista sulla Rugova Val

In viaggio in Kosovo La testimonianza sul viaggio in Kosovo delle vincitrici del premio youngCaritas 2018. Un breve racconto. «La nostra avventura inizia con la trasferta in treno, traghetto e bus. Arrivate a Pristina, veniamo accolte calorosamente dal team di Caritas Svizzera in Kosovo, che, nel corso di due settimane, ci presenta il suo lavoro. Uno dei momenti più emozionanti è la visita al progetto Sphrese per l’istruzione prescolastica: gli insegnanti fanno lezione utilizzando il nostro libro per l’infanzia «Fennek findet ein neues Zuhause» (Una nuova casa per Fennek). Restiamo molto colpite dalla rappresentazione della storia da parte dei bambini. Chi avrebbe mai pensato che Fennek potesse avvicinare a valori come l’amicizia e l’apertura anche i bambini al di fuori dei confini svizzeri? Oltre alle visite al progetto di Caritas, prendiamo visione anche di alcune interessanti attività svolte dalla Confederazione e dalle organizzazioni locali, fra cui un progetto per le vittime di violenza sessuale durante la guerra, una visita a un centro giovanile o a un ospedale. Dopo una prima settimana di carattere informativo, e non proprio facile dal punto di vista

Foto: su gentile concessione

Faccio volontariato per young­ Caritas perché voglio sostenere il loro lavoro. Desidero rendere il mondo in cui vivo un posto migliore grazie alle mie capacità e svolgere un ruolo attivo in seno alla società. Sono membro del comitato organizzatore del Migr­ActionWeekend che youngCaritas e Amnesty International tengono ogni settembre.

emotivo, ci ritiriamo per qualche giorno nella stupenda natura del Kosovo. Con energia e coraggio per un futuro migliore La seconda settimana è più tranquilla e abbiamo il tempo per intrattenerci personalmente con la popolazione locale. Restiamo stupefatte dall’inesauribile energia e coraggio del popolo kosovaro nell’impegno per il proprio Paese. Anche dopo 20 anni dalla fine del conflitto, continua a lottare per la giustizia, un’istruzione migliore e un futuro senza corruzione, con pari opportunità per tutti. Questo viaggio è un’esperienza indimenticabile che serberemo per sempre nel nostro cuore. Un sincero ringraziamento a tutte le persone che abbiamo incontrato, che ci hanno accompagnato attraverso il Paese e che hanno condiviso con noi i loro pensieri e le loro storie.» Carol Tanner e Jolyne Löpfe Maggiori informazioni: youngcaritas.ch

Jennifer Rüegge (21 anni), Wangen, SZ

Sono una studentessa e da due anni lavoro come volontaria per youngCaritas. Ho fatto parte del gruppo dei responsabili del campo estivo interculturale. Attualmente sono attiva nel progetto «Zeit schenken» (Regalare tempo) e organizzo programmi per il tempo libero presso il centro di accoglienza Caritas per richiedenti asilo nel Biberhof a Bennau. Siamo già stati allo zoo, al cinema e abbiamo preparato i biscotti di Natale. Apprezzo lo scambio culturale perché mi permette di evolvere a livello personale.

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La piccola Kim (7 anni, Svizzera) vive in povertĂ e non deve essere emarginata ulteriormente

Fare la cosa giusta

Quando la povertĂ mostra il suo volto nasconde

Legga la storia di Kim: www.farelacosagiusta.caritas.ch


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