CARITAS N. 2 / Aprile 2018
La Rivista di Caritas Svizzera
Aleppo: patria distrutta Pagina 6
Attualità
Focus
Svizzera
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Istruzione per i bambini bisognosi
Combattere la fame nel Mali
Poveri nella ricca Svizzera
Lettera aperta
Vivere tra le macerie Care sostenitrici Cari sostenitori Qualche settimana fa ho visitato la Siria e oggi vorrei condividere con voi le mie impressioni del viaggio in questo Paese devastato. Tra le varie città abbiamo visitato Homs, quella che una volta era una fiorente città nell’Ovest della Siria. Dopo la distruzione provocata dalla guerra non è rimasto nulla di questa florida città. Nelle strade si fa fatica a passare, ci sono montagne di detriti ovunque e le vittime innocenti della guerra sono ancora sepolte sotto le macerie delle case bombardate. La gente lotta quotidianamente per sopravvivere ed è contenta se non deve
atire fame e sete ogni giorno. Ad esemp pio la famiglia composta da sette persone che abbiamo incontrato: la madre mantiene i figli da sola, il marito è stato arrestato tre anni fa e da allora non ha mai più avuto sue notizie. Il figlio ha perso un occhio nei combattimenti, una delle figlie una gamba. La figlia maggiore è traumatizzata. Se ne sta sempre più in disparte perché non sopporta più gli orrori della guerra direttamente davanti alla porta di casa e perché non riesce a togliersi dalla testa le immagini terribili. La famiglia vive in un rifugio ed è grata che Caritas le procuri il necessario per vivere. La situazione per le persone che vivono a Homs sembra essere senza via d’uscita. Eppure il loro coraggio di vivere ci ha stupiti più di una volta. Non si arren-
dono e lottano instancabilmente per il loro futuro e per i figli. Da dove prendono tutta questa forza? Non lo so. Non riesco proprio a spiegarmelo. Abbiamo chiesto agli abitanti di Homs di cosa hanno bisogno e che cosa desiderano. Le loro risposte sono state
«La gente lotta quotidianamente per sopravvivere ed è contenta se non deve patire fame e sete ogni giorno.» chiare: vorrebbero che i loro figli dopo sette anni di guerra potessero finalmente tornare a scuola; vorrebbero avere un’abitazione semplice che non devono lasciare dopo pochi giorni; infine, nel salutarci, molti di loro ci hanno detto tre parole che ci hanno fatto venire la pelle d’oca: «Non ci dimenticate». Altrettante persone mi hanno chiesto, care sostenitrici e cari sostenitori, di ringraziarvi profondamente per tutto quello che fate per loro. È importante che negli ultimi anni Caritas abbia continuato a prestare aiuto senza interruzione alle persone colpite dalla guerra in Siria. Con il vostro appoggio continueremo a farlo anche in futuro. Il vostro aiuto aiuta davvero! Cordialmente
Hugo Fasel Direttore Caritas Svizzera
Per scaricare il video: www.caritas.ch/siria
Foto: Franca Pedrazzetti
Sommario
Patria distrutta
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Ad Aleppo sono passati i tempi in cui le persone dovevano nascondersi sotto le scale per scampare a bombe e granate o fuggire dalle loro case portandosi dietro solo i vestiti che avevano addosso. Il dolore, però, è rimasto. Molte donne, come Hanan al-Youssef e Amal Mahmoud, si ritrovano da sole davanti alle rovine della loro patria. Benché la guerra abbia loro tolto quasi tutto e le loro forze siano esaurite, continuano a lottare instancabilmente per sopravvivere. Pagina 6
Attualità: i bambini hanno il diritto all’istruzione
Le loro scuole sono un cumulo di macerie, le lezioni sono state sospese, il sistema educativo è stato paralizzato. C aritas sostiene i bambini in tutto il mondo a recuperare la formazione persa a causa delle guerre, delle crisi e delle catastrofi naturali.
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F ocus: ogni goccia d’acqua conta
Il cambiamento climatico comporta siccità e la siccità comporta fame. Nel Mali, Caritas aiuta i piccoli agricoltori a ottenere un raccolto abbondante usando poca acqua.
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Svizzera: cosa vuol dire povero?
La povertà esiste, anche in Svizzera. Non dà molto nell’occhio perché non si manifesta in pubblico. Ma cosa significa essere povero in un Paese ricco?
IMPRESSUM La rivista di Caritas Svizzera esce sei volte all’anno. Editore è Caritas Svizzera, Comunicazione e Marketing, Adligenswilerstr. 15, Casella postale, CH-6002 Lucerna, info@caritas.ch, www.caritas.ch, Tel. +41 41 419 24 19 Redazione: Sabine Schaller (ssc), Direzione; Jörg Arnold (ja); Fabrice Boulé (fbo); Stefan Gribi (sg); Anna Haselbach (ah); Vérène Morisod Simonazzi (vm); Odilo Noti (on) Il costo dell’abbonamento è di 5 franchi all’anno e viene dedotto una sola volta dalla donazione. Grafica: Urban Fischer Copertina: Alexandra Wey Tipografia: Kyburz, Dielsdorf Carta: 100 % riciclata Conto donazioni: PC 60-7000-4
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Eco
Aiuto per Bondo Caritas mette a disposizione del comune grigionese di Bondo un milione di franchi raccolti durante la campagna di donazioni. I soldi sono affidati a una commissione, di cui fanno parte anche rappresentanti del comune e del cantone, che li utilizzerà dove vi è maggiore urgenza. La commissione è libera di decidere a sua discrezione. Caritas desidera però essere informata sull’aiuto prestato. Nell’agosto 2017 una delle più grandi frane mai viste da 130 anni a questa parte si era abbattuta sulla zona intorno al paesino. (on) Qual è il nesso tra nazionalismo e povertà? Ne hanno discusso Martin Flügel, Martine Brunschwig Graf, il moderatore Daniel Binswanger e Nenad Stojanovic.
Forum Caritas: il nazionalismo e le sue conseguenze Il Presidente americano Donald Trump si trovava al Forum economico mondiale a Davos quando nell’ambito del Forum Caritas a Berna si discuteva delle conseguenze sociopolitiche del nazionalismo. In Svizzera il divario tra ricchi e poveri continua ad aumentare. Quali sono le conseguenze della polarizzazione sociale? Alimenta posizioni nazionaliste e della destra populista? E come contribuisce a cambiare la società? Presenti al dibattito erano, tra altri, Martine Brun-
schwig Graf, presidente della Commissione federale contro il razzismo, Martin Flügel, responsabile del settore Politica di Caritas Svizzera, e Georg Kohler, professore di filosofia. Alla sessione sociopolitica di Caritas hanno partecipato 170 persone. Stefanie Egli Intervista con Martin Flügel nella trasmissione radiofonica «Echo der Zeit»: caritas.ch/forum
Sempre più amata la CartaCultura A fine 2017, 93 034 persone erano in possesso di una CartaCultura, 7972 in più rispetto all’anno precedente. Malgrado avessero un budget modesto, hanno potuto visitare un museo, essere attive in un’associazione sportiva, fare l’abbonamento a un giornale o frequentare un corso di lingue. I beneficiari di una CartaCultura godono in tutta la Svizzera di uno sconto dal 30 al 70 percento su oltre 2550 offerte negli ambiti cultura, formazione e sport. La
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domanda crescente dimostra che la partecipazione alla vita sociale e culturale è una grande necessità. Dall’estate 2018 la tessera sarà disponibile anche nel Canton Giura. Caritas estende dunque ulteriormente la diffusione della CartaCultura nella Svizzera romanda. (ssc) Per maggiori informazioni: kulturlegi.ch
Donazione online: caritas.ch/donare
I profughi stazionati a Como hanno ancora bisogno di aiuto.
La città di Como ancora sotto pressione Caritas Como continua a impegnarsi nell’aiuto alle persone che nella loro fuga verso l’Europa sono arrivate a Como. Nel 2016 la cittadina lombarda al confine con la Svizzera è stata completamente sopraffatta dalla gestione dei profughi. Nel 2017 a Como sono arrivate altre 6000 persone. «Oggi siamo tutti preparati meglio» ci spiega Roberto Bernasconi, direttore della Caritas locale. Grazie all’aiuto finanziario ricevuto da Caritas Svizzera negli ultimi due anni, è stato possibile aprire una seconda mensa diurna nella città. Sono state montate anche tre tende e dotate di brande e stufette. Vi hanno trovato rifugio 50 migranti che all’inizio dell’inverno vivevano in un parcheggio all’aperto. (fbo)
Foto: Nique Nager, Mattia Vacca
Attualità
Finalmente si torna a scuola: nel Nepal, sempre più bambini possono tornare a frequentare le scuole antisismiche ricostruite da Caritas.
Studiare malgrado le crisi e la guerra Guerra, fuga e catastrofi naturali impediscono ai bambini e agli adolescenti di andare a scuola. Senza formazione non hanno quasi nessuna possibilità di vivere una vita migliore. Caritas si impegna affinché non debbano rinunciare all’istruzione nonostante le crisi e le catastrofi. 75 milioni di bambini e adolescenti che vivono in situazioni di emergenza non vanno a scuola. Non importa se in un Paese logorato dalla guerra il sistema scolastico sia completamente disintegrato, se i bambini in fuga non possano essere sostenuti in modo adeguato o se l’infrastruttura scolastica sia stata distrutta da una catastrofe naturale: se ai bambini e agli adolescenti viene tolto il diritto all’i-
La scuola non è solo leggere, scrivere e far di conto. struzione e se per anni non frequentano la scuola, il loro futuro sarà senza speranza e senza prospettive. Specie per coloro che vivono nella povertà, una formazione è spesso l’unica via per poter avere una vita migliore. La scuola, tuttavia, non insegna solo a leggere, a scrivere e a far di conto. I bambini possono sviluppare le proprie capacità in un posto sicuro, rafforzano la
Foto: Hemanta Chemjong
propria autostima, trovano nuovi amici e ritrovano un pezzo di normalità. Caritas realizza progetti per migliaia di bambini e adolescenti che si trovano nel bisogno, ad esempio in Libano, dove 450 000 bambini siriani devono essere inseriti nel sistema scolastico oppure in Nepal, dove il terremoto del 2015 ha distrutto quasi 8000 scuole. Ma non è solo la mancanza di infrastruttura a impedire l’accesso all’istruzione: le esperienze traumatiche vissute durante la guerra, la fuga e lo stress negativo persistente riducono la capacità e la volontà di apprendere nei bambini. Per ristabilirle, Caritas ha sviluppato un metodo che unisce elementi pedagogici e psicosociali. Viene applicato a Gaza e in Cisgiordania con l’obiettivo di reinserire i bambini nelle loro scuole. Patricia Kröll, Olivia Mathys Video: la bambina siriana Yara (11 anni) mostra alcuni aspetti del progetto scolastico in Libano. farelacosagiusta.caritas.ch/yara/
Nepal: scuole sicure dopo il terremoto • Ricostruzione di 31 scuole antisismiche adatte ai bambini • Corsi per insegnanti per incrementare la qualità dell’istruzione • Campagna contro l’abbandono scolastico Libano: istruzione per bambini libanesi e siriani in fuga • Lezioni di ripetizione per bambini siriani e libanesi svantaggiati • Formazione e aggiornamento degli insegnanti per meglio sostenere i bambini • Sviluppo di un modulo di forma zione per aspiranti insegnanti Gaza: elaborare la guerra per riuscire a studiare • Costruzione di tre centri sicuri adatti ai bambini • Attuazione di un sostegno all’apprendimento strutturato (metodo «Essence of Learning») • Sensibilizzazione degli insegnanti in merito al lavoro con bambini traumatizzati
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Reportage
Sopravvivere tra le macerie Testo: Anna Haselbach Foto: Alexandra Wey
Solo distruzione: Hanan al-Youssef guarda fuori dal suo balcone rinnovato e vede solo la devastazione lasciata dalla guerra nel suo quartiere.
Reportage Aleppo è diventata il simbolo degli orrori di guerra in Siria. Per Hanan al-Youssef e Amal Mahmoud la città dai mille volti è però soprattutto una cosa: la loro patria. Oggi, a oltre un anno dalla fine degli scontri, lottano per sopravvivere, tra le macerie e per dare un futuro ai loro figli. Nell’angolo della strada un missile si è scavato nell’asfalto. Nessuno ha tolto i residui. Accanto, il caos del traffico normale per una città delle dimensioni di Aleppo; due uomini chiacchierano davanti a un ristorante. Le case sono quasi tutte intatte. Un corridoio buio conduce all’interno
« La linea del fronte passava proprio dalla nostra via. » della casa e una scala stretta, come dappertutto, senza luce, porta al primo piano dove Hanan al-Youssef* ci apre la porta. «Benvenuti nelle mia casa» «Benvenuti in Siria, benvenuti nella mia casa» ci accoglie la donna, offrendoci un caffè e un dolcetto. Ci troviamo nel quartiere di Ashrafieh, nel Nord di Aleppo. L’appartamento comprende due stanze
e una piccolissima cucina. Qui Hanan si è sistemata provvisoriamente con i suoi tre figli Hassan* (18 anni), Ibrahim* (17 anni) e Yasmin* (10 anni). Hanan ha una quarantina d’anni. Privazione e sofferenza le stanno scritte sul viso, ma anche forza e determinazione. Suo marito è morto tanto tempo fa in seguito a un ictus. Un parente le ha lasciato l’appartamento gratis per qualche mese. «Mi ha dato le chiavi, grazie al cielo!» dice Hanan. Ma non appena tornerà, lei dovrà cercarsi un altro alloggio. Veramente la famiglia al-Youssef possiede una casa propria, distante solo pochi minuti a piedi. Ma lì la città sembra essere un’altra. «Il fronte correva proprio lungo la nostra via» racconta Hanan. Siamo davanti a quella che una volta era la sua casa. La distruzione è enorme. Questa parte di Ashrafieh negli ultimi cinque anni è stata ripetutamente teatro di violenti scon-
Mappa di Aleppo
Aleppo SIRIA
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A 1 km
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ex linea approssimativa del fronte Ashrafieh Ard al-Hamra
tri. Degli appartamenti sono rimasti solo grandi buchi. Tra le macerie delle case bombardate si trovano residui di vita lasciati dalle persone come monumenti: un telefono, una scarpa, foto di famiglia. La strada è orlata da macerie e rifiuti, in mezzo alle macerie sbucano brandelli di tapparelle. Dei bambini giocano in una pozzanghera. Per il resto non c’è traccia di vita quotidiana. Il sogno della ricostruzione Hanan, tuttavia, non ha perso la speranza che la quotidianità possa ritornare. Il suo grande traguardo è tornare nel suo appartamento e finalmente riconquistare una casa vera e propria e un po’ di normalità. Con un’impressionante determinazione investe tutta la sua energia e tutti i suoi soldi in questa impresa. «Hassan mi ha aiutato a mettere in ordine» racconta. «Abbiamo sgomberato dalle macerie e pulito la parte inferiore delle scale e l’appartamento». Con l’aiuto di Caritas, Hanan ha potuto pagare un muratore che ha ricostruito il balcone e aggiustato e intonacato i muri. È un primo passo. Adesso andrebbero cambiate porte e finestre. Ma i prezzi degli artigiani hanno raggiunto cifre astronomiche. Non avere abbastanza per vivere nonostante un lavoro Il crollo economico, la «guerra dall’interno», come la chiama il collaboratore di Caritas Sarkis Khaloyan, rende immensamente difficile il nuovo inizio per tante persone. Dall’inizio della guerra, i prezzi sono in media circa dieci volte più alti. Hanan guadagna circa 40 000 sterline siriane al mese come impiegata in una compagnia telefonica. Equivale pressappoco a 170 franchi. «Prima della guerra guadagnavo all’incirca 27 000 sterline siriane» racconta la donna. «Bastavano per tutto. Ora non bastano per niente.» Hanan, che una casa propria in realtà la possiede, non può neanche permettersi di pagare l’affitto a lungo termine. E comunque gli spazi abitativi dignitosi e accessibili sono ormai molto po-
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Reportage
Perdite e lutti: nulla è come prima Nel quartiere Ard al-Hamra nell’Est della città, a circa 15 minuti in macchina da Ashrafieh, Amal Mahmoud* e le sue tre figlie, la nuora, una nipotina e i genitori hanno fatto quello che Hanan sogna: sono tornati nella loro casa. Il ritorno, però, è stato anche l’addio a una vita che non tornerà più.
Ritorno a casa in mezzo alle macerie «La guerra mi ha tolto il marito e la casa» dice la quarantatreenne Amal. Le viene da piangere. Ci troviamo al secondo piano della sua casa, in una stanza sobria, quasi priva di mobili. Manca la porta e le finestre sono inchiodate in modo improvvisato. Nel muro c’è un grande buco. Fa freddo. Amal ha finito il gas per il riscaldamento e non ha i soldi per comprarne altro. «Per dormire ci stringiamo tutti l’uno all’altra nella stanza al pianterreno» dice la nuora Noura*. «È l’unico modo per tenerci al caldo.» Nel quartiere Ard al-Hamra manca di tutto. L’architettura rivela che il quartiere era povero già prima che scoppiasse la guerra. Le piccole case di pietra sono una accanto all’altra. «La gente aveva una vita semplice, ma dignitosa» ci racconta Magi Tabbakh, coordinatrice del programma di Caritas nel quartiere. La guerra ha messo fine a tutto. A fine 2016 in particolare, quando con intensi bombardamenti e assedio il governo ha riconquistato la parte orientale di Aleppo controllata dai ribelli, gli abitanti che erano rimasti hanno sofferto in modo inimmaginabile. Furono danneggiate quasi tutte le case, diversi isolati furono annientati dai missili, le reti di fornitura idrica ed elettrica crollarono. La gente perse tutto.
Molte donne ci hanno raccontato quanto sia pesante e faticoso avere questo duplice peso sulle spalle e essere sole e avere la responsabilità per tutto e per tutti. Specie nei gruppi di popolazione più povera spesso non sono per niente preparate a tutte queste incombenze aggiuntive. Molte di loro non possiedono nemmeno un titolo di studio e quindi non hanno le premesse e i requisiti per ottenere un buon posto di lavoro. Lo spostamento dei ruoli rinforza le donne e la loro posizione all’interno della
società. Allo stesso tempo, però, aumenta anche il pericolo che le donne diventino vittime di violenza. Perché le vedove e le donne sole rischiano di essere stigmatizzate. Le donne che abbiamo incontrato ci hanno impressionato, senza eccezione. Anche se gli mancavano il sapere e i mezzi, anche se erano esauste per via del lavoro, consumate dalla difficile situazione e non avevano ancora elaborato la perdita dei loro cari: tutte lottavano con un’incredibile forza di volontà per il bene delle proprie famiglie.
La casa della famiglia Mahmoud è gravemente danneggiata. Ci sono spifferi ovunque.
chi. Al momento ad Aleppo vivono oltre 950 000 sfollati interni che hanno tutti bisogno di protezione e di un alloggio, men-
« Caritas aiuta le famiglie bisognose nei lavori di riparazione. » tre stando alle stime delle Nazioni Unite, circa un terzo della città è distrutta. Caritas aiuta le famiglie bisognose a pagare
l’affitto e le sostiene nell’esecuzione dei lavori di riparazione.
Le donne di Aleppo Questa storia vede protagoniste le donne. Non è un caso. Solo ad Aleppo Est, il 70 percento circa delle economie domestiche è costituito da famiglie con più figli nelle quali il capofamiglia è una donna. La maggior parte degli uomini tra i 18 e i 50 anni sono morti, in carcere o si trovano ancora a combattere da qualche parte. Le donne, dunque, oltre a doversi occupare delle faccende domestiche e della famiglia, devono assumere compiti che per tradizione rientrano nelle responsabilità degli uomini. Una di queste è il lavoro.
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Reportage o pacchi alimentari di cui Amal è molto grata. Si sente più forte: «Da quando mi aiuta Caritas, so che non sono sola.» L’aiuto di Caritas finora è andato a beneficio di complessivamente oltre 475 000 vittime della guerra in Siria, nella stessa Siria e anche nei Paesi limitrofi come Libano e Giordania. Continuiamo a prestare l’aiuto necessario anche nell’ottavo anno di guerra appena iniziato. Per maggiori informazioni: www.caritas.ch/ siria Da quando ha perso il marito in guerra, Amal Mahmoud si occupa da sola della famiglia.
Tutto il peso della famiglia su Amal La famiglia Mahmoud fuggì cinque anni fa, quando un missile colpì la zona vicino casa loro. «Ha rotto tutti i vetri delle finestre della casa. In quel momento abbiamo capito che dovevamo andarcene.» Un giorno, poco tempo dopo la fuga, il marito di Amal tornò nella casa. «Voleva prendere alcune cose. Fu colpito da un missile» racconta Amal. Anche i fratelli di Amal sono rimasti vittime della guerra. Le donne erano rimaste sole. Quando Amal tornò ad Ard al-Hamra, capì che sarebbe
stata responsabilità sua provvedere al sostentamento della famiglia. Ora Amal lavora due o tre giorni alla settimana come domestica presso una famiglia che conosce da molto tempo. Non possiede nessun titolo di studio. Con il suo stipendio deve mantenere l’intera famiglia di otto persone. Lotta giorno dopo giorno per la sopravvivenza della sua famiglia. «Devo fare da madre e da padre allo stesso tempo» dice con tono deciso della voce. Da Caritas la famiglia riceve regolarmente aiuti come vestiti
* I nomi delle persone sono stati cambiati per tutelare la loro privacy
Per maggiori informazioni su Amal Mahmoud: farelacosagiusta.caritas.ch
La gente in Siria ha bisogno del nostro aiuto Doni un pacco alimentare o una casa sicura a una famiglia e consenta ai bambini profughi siriani di andare a scuola.
Aiuti con una donazione! Conto donazioni: 60-7000-4 Causale: «Siria»
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Personaggi Cose di tutti i giorni
Madeleine Sidibé, Mali
«Penso ogni giorno come potrei coltivare meglio il nostro campo. Ma ci manca soprattutto l’acqua.»
Magi Tabbakh coordina l'aiuto di Caritas ad Aleppo Est.
«Dobbiamo far cessare questo immenso dolore» Magi Tabbakh coordina il programma d’aiuto nell’Est di Aleppo per conto di Caritas Siria, l’organizzazione partner di Caritas Svizzera in Siria. Chi cammina nel quartiere Ard al-Hamra ad Aleppo Est in compagnia di Magi Tabbakh, non va lontano: ovunque si passa, le persone si fermano, scambiano qualche parola con lei, raccontano delle loro preoccupazioni. E Magi ha tempo per tutti. Informa sulla prossima consegna di tappeti, chiede notizie sullo stato di salute dei genitori malati, si arrabbia se una mamma lascia giocare i figli scalzi e incustoditi sui cumuli di macerie e promette anche di portare una pomata da casa per medicare un dito infiammato. «Mamma Magi», come è chiamata dagli abitanti del quartiere, è il cuore dell’aiuto di Caritas ad Aleppo Est. «Sì, mi piace fare il mio lavoro. Altrimenti non ce la farei» dice Magi. Anche lei a volte rimane sconvolta di fronte alle condizioni disumane nelle quali vivono molti abitanti del quartiere Ard al-Hamra lacerato dalla guerra. «Non possiamo lasciare che succeda una cosa del genere» dice poi con fermezza lei che ad Aleppo ci è nata.
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E con altrettanta fermezza ed energia, ma con tanto cuore e tanto umorismo, dirige il suo giovane team. Per i suoi collaboratori «Mamma Magi» è «Madame Magi». Dall’ufficio Caritas ad Aleppo Est, dove la gente del quartiere ogni giorno tra
«Amo il mio lavoro. Altrimenti non ce la farei» le nove e le due del pomeriggio fa la fila per ricevere i buoni per gli aiuti come coperte e articoli per la casa, lei risponde alle domande, assegna, coordina. Il suo cellulare suona in continuazione. Ma lei sembra non perdere mai di vista la situazione e mantiene sempre i nervi saldi: si sente a suo agio, sempre in mezzo, sempre impegnata per le persone che hanno vissuto esperienze drammatiche. Per maggiori informazioni sull'aiuto di Caritas per la Siria: www.caritas.ch/siria
Com’è la sua giornata tipo? La mia giornata inizia quando sorge il sole: per prima cosa accendo il fuoco per preparare la colazione. I bambini più piccoli vanno a scuola, quelli più grandi nei campi a lavorare. Quanto guadagna? Posso coltivare ortaggi nei campi allestiti con il sostegno di Caritas. In questo modo riesco a vendere più verdura al mercato e quindi guadagno di più. Prima c’erano sempre dei periodi in cui ci mancava di tutto. Allora non avevo altra scelta, andavo a lavorare nelle miniere d’oro. Che cosa desidera? Che venga a piovere con una certa regolarità e che i raccolti siano buoni. I pozzi costruiti nei giardini non portano abbastanza acqua da irrigare le piante tutto l’anno. Dovremmo scavare dei pozzi più profondi e installare delle pompe, perché non possiamo tirar su i secchi di acqua a mano da una profondità di venti metri. Ma non abbiamo i soldi per farlo. Quali sono le difficoltà da affrontare? In caso di forte siccità dobbiamo recarci in città per comprare la verdura che poi rivendiamo da noi in campagna. È un mondo tutto storto!
Foto: Alexandra Wey, Fabian Biasio,
Focus tura sostenibile e la gestione ambientale, i contadini sono affiancati da consulenti che li aiutano nel passaggio ai nuovi metodi di coltivazione.
Il concime biologico prodotto dagli abitanti di Sirini fornisce sostanze nutritive al terreno.
Le piogge scarse non impediscono il raccolto
Fertilizzante organico per buoni raccolti Nel Mali, i fertilizzanti chimici vengono sovvenzionati dallo Stato. Esistono però dei prodotti di gran lunga migliori per aumentare la produzione: unendo le forze, gli uomini di Sirini hanno scavato diversi fossi grandi e li hanno riempiti con scarti vegetali, cenere ed escrementi animali. La miscela si annaffia con molta acqua per farla fermentare il prima possibile. La produzione di concime organico richiede molto tempo e molta fatica. Ma è gratis e nutre il terreno per due anni, poi va rinnovato. Ed è efficace: due campi di ortaggi forniscono a un centinaio di famiglie un’alimentazione equilibrata con pomodori, insalata, cavoli, cipolle, patate e altre verdure. (fbo) Webreportage dal Mali caritas.ch/mali
In seguito al cambiamento climatico, nel Mali la pioggia è sempre più rara. È difficile coprire il fabbisogno alimentare di una popolazione rurale che vive della propria produzione agricola. La gente ha bisogno di soluzioni immediate, ad esempio con l’introduzione di nuove tecniche per la coltivazione. Sirini, un villaggio di 865 anime nel Mali, è situato a 250 chilometri dalla capitale Bamako. I suoi abitanti sono molto preoccupati: la siccità cronica continua a ridurre i raccolti. Oltre a non avere abbastanza
«Il clima cambia. Se non adeguiamo i nostri metodi di coltivazione, moriremo tutti.» alimenti per soddisfare il fabbisogno personale, mancano anche le eccedenze di produzione con la cui vendita potrebbero conseguire un piccolo reddito. Il periodo delle piogge 2017 è stato il peggiore che Sirini abbia vissuto negli ultimi 15 anni. In 43 giorni sono caduti solo 528 millimetri di pioggia. In passato la media era pur sempre stata di 648 mil-
Foto: Fabian Biasio
limetri in 57 giorni. Molti frutti nei campi non sono maturati quest’anno. Non c’è futuro senza adeguamento «Il clima cambia. Se non adeguiamo i nostri metodi di coltivazione, moriremo tutti» dice il giovane contadino Diawélé Coulibaly. Per trattenere l’acqua e proteggere il suolo dall’erosione, nei suoi campi di miglio in quest’ultimo anno ha utilizzato la tecnica della mezzaluna, disponendo in fila delle pietre impilate su una distanza di centinaia di metri. La fatica è valsa la pena. Su mezzo ettaro di terreno ha raccolto 400 chili di miglio. Un buon risultato. Per migliorare ulteriormente la sua tecnica ha visitato un villaggio in cui il metodo della mezzaluna è già stato introdotto su iniziativa di Caritas. In questo progetto volto a promuovere l’agricol-
Diawélé Coulibaly fa il contadino. Una nuova tecnica di coltivazione biologica gli ha permesso di aumentare notevolmente i suoi raccolti.
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Dal mondo
L'uragano Matthew ha colpito Haiti con tutta la sua forza, allagando i campi e distruggendo i raccolti.
Haiti: fermare la deforestazione Haiti subisce le conseguenze del riscaldamento globale. Un disboscamento radicale in atto dall’epoca coloniale rende l’isola caraibica particolarmente vulnerabile alle catastrofi naturali che si manifestano con frequenza sempre maggiore. Al Paese più povero dell’emisfero occidentale mancano sia le conoscenze sia i mezzi per adeguarsi alle mutate condizioni climatiche. Ora si intende contrastare la deforestazione con una nuova tecnica per cucinare. Haiti non trova pace: non passa anno che non ci sia notizia di una catastrofe. Il Paese è stato colpito duramente da vari uragani che hanno distrutto case, allagato campi e strade e annientato i raccolti dei piccoli agricoltori. Stando all’indice del
Oggi solo il due percento della superficie del Paese è ricoperto da foresta. rischio climatico, Haiti è uno dei Paesi maggiormente colpiti da eventi climatici estremi. Mentre la popolazione è ancora occupata con lo sgombero delle macerie del passaggio dell’ultimo uragano, accade spesso che il radar meteorologico annunci già una nuova tempesta.
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Deforestazione come conseguenza della povertà estrema Gli uragani sempre più violenti e sempre più frequenti sono una conseguenza del cambiamento climatico. Il radicale disboscamento ha reso l’isola particolarmente vulnerabile: si trova infatti completamente disarmata di fronte alle elevate velocità del vento e alle piogge torrenziali. La superficie una volta era ricoperta copiosamente da alberi, mentre oggi solo il due percento del territorio è foresta. E anche questo è a rischio: il legno è una fonte energetica a basso costo. Viene usato per cucinare e per la produzione di carbone che offre ai piccoli contadini la possibilità di conseguire un modesto reddito.
La soluzione si chiama pirolisi Nel bacino d’utenza di Carrefour e Léogâne, dove il consumo di carbone è particolarmente elevato, Caritas Svizzera ha avviato un progetto per la creazione di una nuova tecnica per cucinare a basso impatto ambientale: i rifiuti organici dell’agricoltura, come foglie secche e residui di raccolto, vengono utilizzati come combustibile per fornelli mobili a pirolisi. Questo metodo rispettoso dell’ambiente è alla portata della popolazione a basso reddito. Quel che resta dopo la cottura è carbone vegetale che viene usato come concime organico per aiutare a rendere di nuovo fertile il terreno. Inoltre aziende e persone vengono istruite nella produzione di fornelli a pirolisi e di mattonelle di carbone biologico e formate in materia di gestione aziendale. L’obiettivo del progetto è impedire un’ulteriore deforestazione con gravi conseguenze e favorire il rimboschimento. (ssc)
Per maggiori informazioni: caritas.ch/p170007
Foto: Marie Arago
Svizzera
Bambini sorridenti, vita famigliare idilliaca: in Svizzera, la povertà non si mostra come ce l'aspetteremmo.
La povertà davanti casa nostra Cosa vorrà mai dire povero? Magari ve lo siete chiesto anche voi? È difficile immaginare che nel nostro Paese del benessere ci siano persone che non hanno abbastanza da vivere. Alla fine esiste comunque una rete sociale che ci protegge dalla caduta libera quando la normalità si spezza. Stiamo bene! Ogni giorno ci giungono immagini dai Paesi emergenti e dai Paesi in via di sviluppo che ritraggono persone segnate da fame e povertà. Questo dolore visibile che documenta la lotta quotidiana per la sopravvivenza si è impresso nelle nostre menti,
«La povertà più dura a lungo, più si insedia nella persona e diffonde un senso di inutilità.» caratterizzando anche la nostra comprensione della povertà. Ma la povertà in Svizzera è un’altra. Non la si legge in faccia alle persone. La povertà in Svizzera ha a che fare con l’esclusione e la mancanza di prospettive. Tocca chi possiede molti meno soldi rispetto alla maggior parte della popolazione e di conseguenza non può partecipare alla vita pubblica e sociale. Andare a teatro, far parte di un’associazione sportiva, trovarsi con un’amica a
Foto: Thomas Plain
bere un caffè in centro, prendere il treno per andare a trovare i parenti o comprare un libro ogni tanto: le persone toccate dalla povertà non si possono permettere queste attività. Ma quanto è grave questa condizione? La discussione che se ne fa in pubblico è controversa. Certo, tutti conosciamo e viviamo momenti di difficoltà finanziaria, a volte dobbiamo tirare la cinghia e risparmiare a lungo per la vacanza da sogno. Quando facciamo la spesa cerchiamo le offerte e capita che ci pensiamo due volte prima di comprare qualcosa. Ma alla fine in genere decidiamo noi se e per cosa spendere i soldi. Abbiamo la scelta. Le persone toccate dalla povertà hanno perso questa libertà. Ogni singolo franco del budget conta. Ogni giorno fanno i calcoli se i soldi bastano e sperano di non avere spese impreviste. La continua paura per la propria esistenza e per il futuro dei figli non le fa stare mai tranquille.
Il mondo in cui vivono diventa più piccolo perché il raggio di azione è limitato e i contatti sociali diminuiscono. La continua esperienza di non poter partecipare, di non essere «normale», intacca l’autostima. Molti non si sentono più completi. La povertà più dura a lungo, più si insedia nella persona e diffonde un senso di inutilità. Il loro problema non è visibile subito, perciò chi è toccato dalla povertà deve spiegarlo, sempre e ancora. È colpa loro? Hanno sbagliato qualcosa? Si meritano l’aiuto dello Stato? La povertà fa insospettire. Dimentichiamo troppo facilmente che a mettere queste persone nella condizione di povertà può essere stata una disgrazia, un divorzio, un licenziamento, una malattia, la disoccupazione o un reddito esiguo. (ssc) Video: La povertà vista dai bambini: caritas.ch/kinderarmut
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Servizi
Agenda Chi è Caritas e cosa facciamo? Caritas Svizzera si presenta e informa sul tema della pianificazione della successione. A seguire una visita al museo. 24 aprile 2018 a Zugo Biblioteca di Zugo
Tutti beneficiano dell’impiego volontario in montagna rivolto alle aziende: il gruppo cresce insieme e la famiglia di contadini riceve un valido aiuto.
Aiutiamo i contadini di montagna È alla ricerca di un evento di gruppo con impatto sociale? Allora la nuova offerta Corporate Volunteering di Caritas Montagna potrebbe essere la cosa giusta: lei e il suo team per un giorno date una mano a una famiglia di contadini di montagna. Rafforzerete lo spirito di gruppo e contribuirete a garantire l’esistenza della famiglia di contadini di montagna e la cura del paesaggio culturale nella regione mon-
tana. Dopo la pausa invernale riparte la nuova stagione e riprendono anche gli impieghi in montagna per persone singole. Sulla nostra rinnovata pagina web è possibile informarsi sui nostri impieghi volontari settimanali e sulla nostra offerta per aziende. (ssc)
27 aprile 2018 a Basilea Museo storico di Basilea Orario: 13.30 –17.00 Iscrizioni: Telefono 041 419 22 22 oppure event@caritas.ch. Il numero dei partecipanti è limitato. Le iscrizioni vengono prese in base all'ordine di arrivo.
Per maggiori informazioni: bergeinsatz.ch
Cure e assistenza a casa
Grazie a un’assistenza professionale è possibile vivere in casa propria anche in tarda età.
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Quando siamo anziani, prima o poi ci chiediamo: casa di cura o cure a domicilio? Molti anziani desiderano vivere il più a lungo possibile in modo autonomo nella propria casa, perché è difficile lasciare l’ambiente familiare e tutto quello che ci è più caro. Un incidente o una malattia possono però compromettere l’indipendenza e quindi si ha bisogno di qualcuno per svolgere i lavori di casa. Per le persone che si ritrovano in questa situazione, Caritas ha creato l’offerta di assistenza completa «In buone mani». Assistenti di cura formati e impegnati provenienti dalla rete Caritas europea offrono sicurezza in casa e aiuto nello svolgimento delle at-
tività quotidiane a complemento dell’aiuto offerto da Spitex. Le migranti del programma Care sono assunte legalmente. In Svizzera svolgono uno o più impieghi di tre mesi ciascuno, fanno ritorno nel proprio Paese e dunque non vengono strappate al loro ambiente familiare. Con il loro stipendio equo sostengono la propria famiglia e finanziano, ad esempio, la formazione dei figli. (ssc)
Per maggiori informazioni: caritascare.ch
Foto: Franca Pedrazzetti, Alexandra Wey
Insieme
Ecco perché ci sto
Jean-Daniel (56) e Anne (49) Favre.
Quando rösti e kabuli si incontrano
«Ogni bambino ha il diritto di avere una famiglia amorevole e affettuosa. Abbiamo scelto il programma di Caritas per la sistemazione in una famiglia perché vorremmo collaborare con un’organizzazione che condivide i nostri valori umanitari e il nostro impegno per le persone giovani che si trovano in difficoltà.»
Non hai ancora programmato niente per quest’estate? Allora vieni con noi al campo estivo interculturale di youngCaritas e trascorri una settimana ricca di avventure insieme a ragazzi di tutto il mondo. L’anno scorso alcuni ragazzi svizzeri sono andati in un campo nelle montagne di Flums con dei ragazzi profughi. Al parco avventura o in piscina, giocando a ping pong o cenando davanti a un fuoco da campo: l’aria si riempiva sempre di risate e di un colorito miscuglio di lingue fatto da tigrino, persiano e svizzero tedesco. Il campo ti offre un’opportunità unica per allargare il tuo orizzonte e conoscere gente nuova e nuove abitudini. O ti è già capitato di mangiare afgano o ballare a suon di musica popolare eritrea? E se all’inizio la comprensione dovesse essere
youngCaritas-Award Il progetto AsyLex vince il premio young Caritas-Award 2017 per una consulenza legale online innovativa offerta gratuita-
Foto: youngCaritas, su gentile concessione
un ostacolo, ricordati che il calcio e la gioia vengono condivisi in modo internazionale e compresi senza tante parole. Dove si terrà il campo estivo interculturale 2018 lo sveleremo più avanti. Una cosa invece è chiara: tu vuoi a tutti i costi partecipare al campo! Allora iscriviti: ti aspettano tanto divertimento, esperienze interculturali e nuove amicizie. Chantal Zimmermann
Kathrin Fankhauser (52)
«Mi sono proposta come famiglia affidataria perché il mio cuore batte per i bambini e per gli adolescenti che si portano addosso un peso importante dovuto alla storia della loro vita.»
Per saperne di più: youngcaritas.ch/sommerlager
mente ai profughi in Svizzera. Le vincitrici nel 2018 faranno un viaggio in Colombia con youngCaritas e avranno la possibilità di conoscere sul posto il lavoro di progetto di Caritas Svizzera. Hai un progetto tuo o un’idea? Informati su www.youngcaritas.ch/award e iscriviti subito per il premio 2018.
Christina (42) e Martin Zahner (43)
«Ci stiamo perché ci piace lavorare con le persone e perché vorremmo dare una chance ai giovani svantaggiati. È un arricchimento, per noi e per i giovani.»
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Amal Mahmoud (43 anni), Siria, lotta per far sopravvivere i suoi figli.
Fare la cosa giusta
Quando la povertĂ mostra il suo volto Per saperne di piĂš su Amal e la sua famiglia: www.farelacosagiusta.caritas.ch