Caritas Rivista dicembre 2020

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CARITAS N. 6 / Dicembre 2020

La Rivista di Caritas Svizzera

Coronavirus: nuovi progetti per i bisognosi Pagina 6

Focus

Clima

Personaggi

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Il Tagikistan lotta Colui che combatte la L'esplosione a Beirut causa ancora più dolore contro l'erosione pandemia in Bolivia


Lettera aperta

Hugo Fasel, Direttore di Caritas Svizzera fino al 31 dicembre 2020

Peter Marbet, Direttore di Caritas Svizzera dal 1° gennaio 2021

Care donatrici, cari donatori La crisi da coronavirus ha sconvolto le nostre vite e la nostra quotidianità e mette in discussione tutte le certezze. Le conseguenze che ne derivano sul piano sociale sono profonde: innumerevoli persone hanno perso la loro fonte di sostentamento da un giorno all’altro. Concetti come la solidarietà e la coesione acquisiscono nuova importanza e diventano sempre più urgenti. Quando, nel mese di marzo, la pandemia ha mostrato la sua incisiva dimensione, la reazione di ­Caritas è stata immediata. Hugo Fasel, il nostro direttore, ha riconosciuto subito i segni del tempo e non ha esitato a prodigarsi per trovare insieme a voi, care donatrici e cari donatori di Caritas, le risposte alla crisi e adottare le misure adeguate. Entro la fine dell’anno saremo pertanto in grado di donare oltre dieci milioni di franchi in Svizzera e più di cinque milioni di franchi all’estero a favore delle persone bisognose. Lo stesso periodo vedrà anche un importante avvicendamento nella nostra organizzazione. Dopo 12 anni di instancabile e proficuo impegno alla direzione di Caritas Svizzera, Hugo Fasel va in pensione. In pubblico il nostro direttore si è sempre mostrato un eloquente e veemente difensore delle persone povere, incidendo non poco, come lo dimostrano le sue numerosissime apparizioni nei media più importanti e tra gli esperti del settore di tutte le regioni

«Dopo 12 anni di instancabile e proficuo impegno, Hugo Fasel va in pensione.»

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l­inguistiche della Svizzera. È stato anche il timoniere dallo sguardo lungimirante che ha guidato Caritas attraversando momenti di cambiamenti sociali profondi e significativi e dando il via a trasformazioni di grande impatto. Complimenti Hugo e grazie di cuore per tutto quello che hai fatto per Caritas. Dal 1° gennaio 2021 Caritas Svizzera avrà un nuovo direttore nella persona di Peter Marbet che vanta un ricco curriculum di attività professionali e politiche e ha quindi tutti i requisiti per proseguire il percorso di Caritas segnato dal successo. Do un caloroso benvenuto a Peter Marbet e gli faccio i miei migliori auguri. Sono certa che non avrà solo il supporto della presidenza, del comitato direttivo e dei collaboratori, ma che potrà contare anche sul fedele e fidato sostegno da parte vostra, care donatrici e cari donatori. Mille grazie con tutto il cuore!

Mariangela Wallimann-Bornatico Presidente Caritas Svizzera

Foto: Nique Nager, Franca Pedrazzetti


Sommario

Nella morsa della pandemia

12 Focus: esplosione a Beirut

Il nostro Paese è in preda alla pandemia del coronavirus. Sempre più persone cadono in povertà e non sanno come sarà il loro futuro. Caritas ha creato oltre 40 progetti nuovi per aiutare le persone che vivono nell'incertezza. In questo numero presentiamo due nuovi progetti illustrando Pagina 6 come abbiamo utilizzato i fondi.

Già prima dell'esplosione, il Libano era socialmente ed economicamente in ginocchio: cronologia delle crisi.

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Clima: frutteti contro l'erosione

Il cambiamento climatico è una dura realtà per la popolazione del Tagikistan. Le immagini satellitari permettono un'azione mirata contro l'erosione.

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ersonaggi: Richard Haep, P gestore della crisi

Richard Haep ha cercato di proteggere i più poveri in Bolivia distribuendo mascherine e kit igienici e aiutando il ministero della salute.

IMPRESSUM La rivista di Caritas Svizzera esce sei volte all’anno Editrice è Caritas Svizzera, Comunicazione e Marketing, Adligenswilerstr. 15, Casella postale, CH-6002 Lucerna, info@caritas.ch, www.caritas.ch, Tel. +41 41 419 24 19 Redazione: Lisa Fry (lf); Fabrice Boulé (fbo); Stefan Gribi (sg); Anna Haselbach (ah); Vérène Morisod Simonazzi (vm) Il costo dell’abbonamento è di 5 franchi all’anno e viene dedotto una sola volta dalla donazione. Grafica: Urban Fischer Copertina: Pierre Montavon Tipografia: Druckerei Kyburz, Dielsdorf Carta: 100 % riciclata Conto donazioni: CP 60-7000-4

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Eco

Iniziativa online della Migros: «Doniamo tutti insieme» Attraverso la sua raccolta fondi natalizia online, la Migros offre alla propria clientela l’opportunità di alleviare un po’ la povertà e l’indigenza in Svizzera. L’iniziativa consente di sostenere anche i progetti di Caritas che aprono nuove speranze alle persone bisognose in tutto il Paese. La somma raccolta sarà destinata interamente alle organizzazioni assistenziali partecipanti. La Migros aggiungerà il suo contributo alle donazioni anche quest’anno. (lf) Ulteriori informazioni: Migros.ch/charity

«Wanda, mein Wunder» e Caritas Care

L’assistenza agli anziani sarà un tema del programma cinematografico di questo inverno. Il nuovo film svizzero «Wanda, mein Wunder» tematizza, con un tocco di sano umorismo, la società a due classi in Svizzera e l’assistenza a domicilio. Partner ufficiale è Caritas Care, servizio che si occupa del collocamento di badanti. Le badanti di Caritas accompagnano e assistono gli anziani 24 ore su 24 nelle loro case. Hanno un contratto di lavoro

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r­ egolare, l­avorano in Svizzera a condizioni eque e parlano bene il tedesco. Uno dei protagonisti del film della re­ gista Bettina Oberli è Anatole Taubman. Al seguente link potete leggere l’intervista all’attore svizzero e scoprire cosa pensa lui dell’assistenza a domicilio. (lf)

Eco mediatica Teletext RSI La 1 | «Maggiori fondi contro la denutrizione» | 8.9.2020 Nel mondo una persona su undici è denutrita. Un fenomeno, questo, di nuovo in crescita e aggravato anche dalla situazione legata al coronavirus. ­Caritas Svizzera invita la Confederazione a elaborare un ulteriore pacchetto di aiuti umanitari per l’estero e a stanziare a tal fine 1 miliardo di franchi. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite 690 milioni di persone, ovvero l’8,9 % della popolazione mondiale, soffrivano la fame già prima della crisi sanitaria. Dal 2014 le cifre sono in aumento a causa della povertà, dei cambiamenti climatici e dei problemi strutturali del sistema agroalimentare globale. Corriere degli Italiani | «Povertà – La ­Caritas invita il Consiglio degli Stati ad agire» | 9.9.2020 Molte persone in Svizzera sono finite nella trappola della povertà a causa dell’emergenza coronavirus. Finora la politica non ha intrapreso molto per sostenere i gruppi particolarmente a rischio. Nella sessione autunnale, il Consiglio degli Stati tratta ora vari interventi volti a illustrare come aiutare in modo efficace le persone colpite. Caritas ritiene che debbano essere adottate misure di sostegno. Catt.ch | «Esplosione a Beirut: Caritas Svizzera lancia un appello per sostenere il Libano» | 6.8.2020 L’esplosione avvenuta il 4 agosto all’interno del porto di Beirut ha colpito un Paese già sull’orlo del collasso sociale ed economico, oltre ad essere nel pieno della pandemia di coronavirus. Attiva localmente, la ­Caritas Svizzera ha stanziato un importo di 100 000 franchi a sostegno del Libano e lancia un appello per le donazioni.

Maggiori informazioni: caritascare.ch/taubman

Foto: su gentile concessione


Attualità

I mercati Caritas soddisfano le esigenze Chi dispone di un budget ridotto, può acquistare prodotti di qualità nei mercati Caritas. In quanto imprese sociali, questi negozi fungono anche da ponte per il reinserimento delle persone nel mondo del lavoro. Caritas Svizzera, insieme alla sua rete di organizzazioni Caritas regionali, si adopera per migliorare costantemente le offerte dei suoi mercati. Durante la crisi del coronavirus, i mercati Caritas hanno dimostrato il loro impegno nella lotta contro la povertà. I 20 mercati

«Al momento offriamo circa un migliaio di prodotti di qualità a prezzi vantaggiosi.» nazionali sono rimasti generalmente aperti, facendo appello ai volontari per sostituire il personale a rischio. Hanno di-

stribuito più di 40 000 buoni da 10 franchi (finanziati dalla Catena della Solidarietà) e messo a disposizione una mascherina igienica gratuita ad ogni cliente. Inoltre, hanno venduto le scatole da 50 mascherine a 12.50 franchi. Le richieste della politica Per offrire alimenti ai meno abbienti, il Partito Socialista di Aigle (Canton Vaud) ha chiesto, nel mese di agosto, un mercato Caritas al proprio Comune. Già nella primavera del 2019, quando Caritas Vaud

Riza Nkosi, gerente del mercato Caritas di Yverdon, viene lodato dalla presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga per l’impegno profuso durante la crisi.

Foto: Caritas Vaud

aveva ormai rinunciato al suo mercato ambulante per questioni di costi, un deputato cantonale aveva cercato di prolungare il servizio. Nonostante la loro utilità, non basta un colpo di bacchetta magica per aprire e gestire un mercato Caritas. «Per questo servizio servono tre presupposti» spiega Pierre-Alain Praz, direttore di Caritas Vaud e vicepresidente della Cooperativa dei mercati Caritas. «Un numero sufficientemente elevato di persone indigenti, programmi di reinserimento professionale e l’aiuto di volontari per contenere i costi d’esercizio.» Il Canton Vaud conta ad oggi tre mercati, ai quali nel 2021 se ne aggiungerà un quarto. Essi sono finanziati principalmente dai proventi delle vendite, ma (quasi) nessuno è redditizio. La Fondazione SV contribuisce in larga misura all’offerta di frutta e verdura fresca. A volte i Comuni sostengono i costi per gli affitti. A Bienne le istituzioni religiose si sono adoperate molto per l’apertura di un mercato. Anche Friburgo prevede di aprirne uno l’anno prossimo. «Siamo presenti sul lungo periodo e offriamo prodotti di qualità per la sicurezza dei nostri clienti» sottolinea Pierre-Alain Praz. «Ma Caritas Vaud versa ogni anno dai 50 000 agli 80 000 franchi per supportare il finanziamento di ogni mercato. Per le piccole Caritas regionali è più difficile assumersi questo rischio» precisa. «Siamo sempre più visibili, moderni, attraenti e aperti al cambiamento» afferma entusiasta Thomas Künzler, direttore della Cooperativa dei mercati Caritas, che propone attualmente circa 1000 prodotti di qualità a basso prezzo. (fbo)

Maggiori informazioni: epiceriecaritas.ch

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Reportage

Coronavirus: nuovi progetti a sostegno delle persone bisognose Testo: Lisa Fry Immagini: Pierre Montavon e Marc Renaud

MÊlanie Morillo è felice di riprendersi la sua bicicletta riparata.


Reportage Caritas ha risposto prontamente alla crisi da coronavirus sin dai primi giorni stanziando pagamenti diretti per alleviare l’emergenza (pag. 9). Molti di coloro che riuscivano a malapena ad arrivare a fine mese sono caduti tra le maglie della povertà. Nel frattempo, Caritas ha avviato più di 40 nuovi progetti che offrono assistenza a lungo termine alle persone indigenti durante la pandemia. Cronaca della visita a due progetti. L’aspetto un po’ cupo della zona industriale di Delémont in questa giornata uggiosa rende ancora più piacevole l’atmosfera nell’officina per biciclette di Caritas Giura, che qui è di casa. Nel locale si sente una musica a basso volume in sottofondo e il tintinnio di oggetti metallici. Oggi Mélanie Morillo, 36 anni, passerà a ritirare la sua bicicletta. Poco tempo

«Non mi sarei mai potuta permettere la riparazione in un’altra officina.» fa stava andando a casa di un’amica e improvvisamente si era ritrovata a pedalare a vuoto perché si era rotto il cambio. Alcune settimane prima aveva già portato la bicicletta di sua figlia nell’officina di ­Caritas Giura ed era rimasta molto soddisfatta della riparazione, del servizio e soprattutto del prezzo. «Non mi sarei mai potuta permettere la riparazione in un’altra officina» afferma la donna. Mikael Costa, 33 anni, responsabile dell’officina, attende l’arrivo della cliente. La bicicletta è riparata e pulita. La giovane donna dalla chioma rossa sgargiante l’accoglie con entusiasmo. Mélanie fa un giro di prova all’esterno per assicurarsi che tutto funzioni a dovere. Test superato! Paga volentieri l’importo relativamente esiguo per la riparazione. Il suo salone di parrucchiera funziona bene e ha una clientela fedele. Ma essendo una madre sola con tre figli di dodici, sette e un anno e mezzo, deve gestire il proprio budget in maniera oculata. E poi si è messa di mezzo la pandemia che l’ha costretta a vivere in una situazione di emergenza esistenziale. «Durante il lockdown ho dovuto sospendere la mia attività come tutti gli altri e da un giorno all’altro non ho più percepito alcun reddito» ­racconta. «I miei

pochi risparmi si sono esauriti presto.» Ha dovuto richiedere il lavoro ridotto per i suoi dipendenti e un credito garantito dalla Confederazione. «Anche se il credito è senza interessi, devo comunque rimborsarlo. Non è stato affatto piacevole dovermi indebitare.» Ma nella sfortuna è stata anche fortunata. È circondata da tanti amici e molto amata dai suoi clienti. Molti di loro l’hanno aiutata dandole del denaro e dei regali e ha potuto contare anche sulla sua famiglia. Tuttavia, la crisi da coronavirus ha lasciato il segno. «Oggi molte persone hanno un budget ridotto e vanno meno dal parrucchiere» spiega Mélanie. «Ora, con l’aumento del numero di casi, temo di dover chiudere di nuovo il negozio.» Anche le biciclette economiche vengono riparate Come tanti altri, oggi Mélanie Morillo usa più spesso la bicicletta. Negli ultimi mesi numerose persone hanno comperato

una bicicletta per la paura di viaggiare sui mezzi pubblici a causa del virus. C ­ aritas Giura ha sfruttato l’occasione e ha riorganizzato la sua officina per biciclette. In passato si dedicava alla riparazione e alla vendita di vecchie biciclette. Ora ne ripara di ogni genere, anche quelle economiche che non sono accettate nei negozi specializzati. «Al momento ripariamo in media dieci biciclette alla settimana» racconta Mikael. «Attualmente abbiamo due postazioni di lavoro, ma vogliamo installarne altre due per poter sbrigare una mole di lavoro maggiore.» Insieme a Mikael Costas, nell’officina lavorano quattro rifugiati riconosciuti che partecipano a un programma di integrazione. Hanno un’occupazione a tempo parziale la cui somma costituisce un lavoro a tempo pieno. «Quando l’officina verrà potenziata, potremo formare e assistere ancora più persone» osserva con orgoglio. L’officina per biciclette di Caritas Giura aiuta le persone con un budget limitato a passare dal trasporto pubblico a una bicicletta economica e quindi a proteggersi da un eventuale contagio. Alle persone senza lavoro viene inoltre offerta la possibilità di seguire una formazione e di inserirsi nella società.

Murtaza Baqiri, 22 anni, impara a riparare le biciclette in modo adeguato.

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Reportage

Il ragazzo di La Toque Rouge addetto alla consegna porta il pranzo a Sylviane Bussy.

Fornitura di generi alimentari a domicilio a Neuchâtel Sylviane Bussy ha 65 anni e abita a Neuchâtel. Come ogni giorno, aspetta il pranzo seduta alla finestra scrutando l’arrivo del giovane addetto al servizio di consegna pasti a domicilio di La Toque Rouge. Siccome è affetta dal morbo di

« Se dovessi contrarre il coronavirus correrei un grosso rischio.» Crohn da anni e non ha più la forza per cucinare, da due anni riceve il pranzo da La Toque Rouge a Neuchâtel, un progetto di Caritas Neuchâtel. La Toque Rouge crea menù equilibrati utilizzando prodotti regionali. Dallo scoppio della pandemia ha raddoppiato le consegne di cibo a domicilio. Molti anziani e persone malate si avvalgono di questo servizio. La maggior parte di loro appartiene già di per sé a un gruppo a rischio a causa dell’età e spesso anche a causa di malattie.

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Sylviane con il suo pranzo composto da tanti ingredienti regionali.

Nella cucina di La Toque Rouge lavorano tre cuochi e dodici assistenti per sette giorni alla settimana. Nel locale aleggia il vapore dei fornelli e l’aria profuma di varie spezie. Tutti sono concentratissimi, si impartiscono delle brevi istruzioni, mescolano gli ingredienti e assaggiano le salse. Una volta pronti, la zuppa, il piatto principale e il dessert vengono trasferiti in appositi contenitori termici, per poi essere trasportati in tutta sicurezza. Alle 9.30 il personale addetto alle consegne parte verso le numerose destinazioni. Grande flessibilità «In totale prepariamo 500 pasti al giorno» racconta Vanessa Falciola, una delle responsabili del progetto. «Ci occupiamo delle consegne e qui in sede abbiamo anche una sala dove circa 40 persone possono mangiare a un prezzo molto conveniente.» La Toque Rouge propone anche piatti vegetariani, senza glutine e senza lattosio. I clienti che si avvalgono del servizio di consegna a domicilio apprezzano molto la grande flessibilità. Fino alle 8.30 dello stesso giorno possono ordinare il

pasto o annullarlo. Questo permette ai clienti più anziani di pianificare la loro giornata anche all’ultimo momento. Protezione dei gruppi a rischio Nel frattempo, l’addetto alla consegna dei pasti è arrivato da Sylviane. La signora prende il contenitore e lo ringrazia. Si fa tagliare il cibo a pezzetti per poterlo digerire meglio. Oggi il menù prevede arrosto di maiale, polenta e pomodoro stufato. Sylviane adora mangiare. È una donna piuttosto riservata, dall’aspetto ben curato e ha sempre il sorriso sulle labbra. «Sono felice di ricevere pasti così gustosi» afferma. «A causa della mia età, ma anche della malattia cronica di cui soffro, se dovessi contrarre il coronavirus correrei un grosso rischio.» Questa soluzione le permette di ridurre al minimo le sue uscite per fare la spesa al supermercato. Al programma di La Toque Rouge partecipano anche sei persone senza lavoro. Aiutano in cucina, consegnano i pasti e hanno così la possibilità di qualificarsi per il mercato del lavoro.


Reportage

Aiuti diretti e progetti legati al coronavirus Caritas è al fianco delle persone in difficoltà dall’inizio della pandemia di coronavirus. Dalla scorsa primavera, le 16 organizzazioni Caritas regionali hanno fornito pagamenti diretti per oltre tre milioni di franchi a più di 11 000 persone che si sono trovate in una situazione di emergenza. «A volte abbiamo ricevuto fino a 50 chiamate al giorno alla nostra hotline di competenza» racconta Mélanie Dieguez di Caritas Vaud. «Molti di coloro che si sono rivolti a noi hanno perso da un giorno all’altro il loro reddito, già di per sé limitato. Non riescono più a pagare l’affitto e possono permettersi solo generi alimentari di prima necessità.» Caritas aiuta dove il bisogno è più urgente, assistendo le persone in preda alla disperazione che non hanno ancora ricevuto i contributi della Confederazione o che non beneficiano dell’aiuto dello Stato.

Caritas ha inoltre ampliato i propri servizi, come il risanamento dei debiti e la consulenza sociale. I mercati Caritas riforniscono la propria clientela fin dal primo lockdown e hanno ridotto fortemente i prezzi. Particolarmente richiesti e sempre disponibili sono i prodotti alimentari di base come la farina, il latte, l’olio da cucina e la pasta. I clienti hanno inoltre ricevuto 400 000 mascherine igieniche in omaggio per gli acquisti nei mercati Caritas. Una quarantina di nuovi progetti Caritas ha anche realizzato circa 40 nuovi progetti a sostegno delle persone in difficoltà. Oltre all’officina per biciclette nel Canton Giura e al servizio di consegna pasti a Neuchâtel, sono state lanciate altre iniziative lodevoli. Un nuovo servizio di consulenza dell’ufficio regionale del Can-

ton Argovia, ad esempio, offre sostegno alle persone colpite dalla povertà nella compilazione di moduli e nelle richieste di supporto tramite Internet. Nel Canton Turgovia, Caritas distribuisce alle persone indigenti generi alimentari che riceve da vari fornitori. A Lucerna sono stati creati nuovi impieghi nell’integrazione di persone a beneficio dell’assistenza sociale. Caritas cerca così di fornire un aiuto flessibile dove c’è maggiore necessità. Oltre alle donazioni dirette, l'Ong ha potuto contare anche sui fondi della Catena della Solidarietà, di cui è partner. Fino alla fine del 2020 sono a disposizione dieci milioni di franchi per sostenere le vittime della pandemia. Un aiuto più che mai indispensabile, poiché la seconda ondata sta ponendo la popolazione di fronte a nuove sfide esistenziali. (sg)

Il coronavirus accresce la povertà in Svizzera

Nome e immagine modificate a tutela della personalità

La trentaquatrenne Anna F.*, madre single, riesce ad arrivare bene o male a fine mese lavorando come donna delle pulizie a ore. A seguito della crisi da coronavirus, ora è confrontata con una situazione di estrema difficoltà. È il volto di una delle tre realtà con cui Caritas Svizzera, attraverso la sua attuale campagna, vuole sensibilizzare all’aumento *Nome modificato della povertà in Svizzera a causa dell’odierna emergenza sanitaria. Maggiori informazioni su caritas.ch/covid19

La Svizzera impara a vivere senza contanti. Per Anna F. non è una novità: lotta per ogni centesimo già da 3 anni. CAR_MAG_CCH_Anna_180x78_dfi.indd 1

Il coronavirus accresce la povertà in Svizzera. Con la sua donazione aiuta le persone in difficoltà. www.caritas.ch/covid19

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Intervista

Nei 12 anni alla direzione di Caritas, Hugo Fasel si è sempre battuto per il riconoscimento della povertà da parte del mondo politico.

«Povertà significa esclusione» Hugo Fasel ha segnato la storia di Caritas Svizzera per 12 anni. La carica di direttore di Caritas è un compito affascinante «nel cuore dell’azione», dice nell’intervista prima della fine della sua attività. Al centro di tutto ciò c’è il profondo cambiamento sociale che la Svizzera e il resto del mondo stanno vivendo in questo momento. Molte persone – anche alcuni politici – sono del parere che nella ricca Svizzera non vi sia povertà. Qual è la sua reazione quando sente questa affermazione? La povertà in Svizzera è una realtà e viene misurata dall’Ufficio federale di statistica. Chiunque abbia a che fare con la gente, non può ignorarla. In termini di politica sociale, combattere la povertà sarà la sfida centrale che la Svizzera dovrà affrontare nei prossimi anni. I rapidi cambiamenti spingeranno sempre più persone ai margini della società.

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A Ginevra, in primavera, migliaia di persone hanno fatto la fila per ore alla mensa per i poveri. Le immagini hanno scioccato la popolazione. Quanto è profondo il cambiamento sociale provocato dalla crisi del coronavirus? Le immagini che mostrano con tanta immediatezza che la gente non ha i soldi per comprare le cose di uso quotidiano descrivono solo una piccola parte degli effetti della pandemia. Quello che viviamo adesso va ben oltre: ci sono famiglie che hanno perso lo stipendio aggiuntivo del secondo lavoro che svolgevano la sera

o nel fine settimana per arrivare a fine mese. Chi percepisce l’indennità per lavoro ridotto – vale a dire che perde il 20 per cento dello stipendio – al momento cerca di vivere facendo capo ai propri risparmi. La situazione attuale peggiorerà nei prossimi due anni: la disoccupazione continuerà ad aumentare, sempre più persone saranno indebitate e dipenderanno dall’aiuto sociale. Nella trasmissione «Matinale» su Radio Suisse Romande lei di recente ha dichiarato che durante la crisi del coronavirus la politica ha del tutto dimenticato le persone indigenti. Cosa manca nel pacchetto di aiuti stanziato dal Consiglio federale? Già nel mese di aprile abbiamo chiesto alla Confederazione di aiutare con dei

Foto: Nicolas Brodard


Intervista ­ agamenti diretti le famiglie e le persone p singole confrontate con una riduzione del reddito. A tale proposito abbiamo chiesto di intervenire con un miliardo di franchi, che non sono tanti, considerato il pacchetto di aiuti di oltre 30 miliardi per finanziare le misure anti-COVID-19. La cosa spaventosa è che ancora una volta vengono dimenticati i poveri e soprattutto le persone che vivono alla soglia della

«La situazione attuale peggiorerà nei prossimi due anni.» povertà. Il problema viene riconosciuto solo quando richiedono gli aiuti sociali, quando vengono stigmatizzate e hanno esaurito i loro risparmi. Questo dimostra come un’ampia parte della politica sia lontana dalle realtà sociali della Svizzera. Nel 2008, quando è stato nominato direttore di Caritas Svizzera, il mondo era in preda a una crisi finanziaria. Da lì a breve, Caritas ha lanciato un appello per dimezzare la povertà in Svizzera entro il 2020. Oggi siamo ben lontani da quell’obiettivo. Cos’è andato storto? La campagna di Caritas «Dimezzare la povertà» è riuscita a tematizzare la povertà e a renderla presente nei media. È stato un grande successo. In questo contesto è ora possibile lavorare sistematicamente sul tema della povertà e sviluppare strumenti politici in grado di ridurla. Tra questi vi sono le prestazioni complementari per le famiglie, salari che garantiscono l’esistenza, il sostegno precoce, l’integrazione e il perfezionamento professionale, per citare solo alcuni approcci. Dal punto di vista politico, la povertà è una questione trasversale che riguarda molti ambiti. Ecco perché una parte della politica cerca ancora oggi di ignorarla, considerandola un problema individuale. Caritas Svizzera lotta contro la povertà in tutto il mondo. Alcune persone pensano che sia meglio aiutare in Svizzera, altre sono dell’avviso che

la vera povertà si trovi solo nel Sud del mondo. Cosa ne pensa? La povertà non conosce confini geografici. È un fenomeno globale. La povertà si definisce sempre in relazione agli altri, all’ambiente in cui si muove la singola persona. Ecco perché esistono varie forme di povertà: la povertà in Svizzera è diversa da quella di Haiti, del Mali, della Cambogia, della Russia o degli Stati Uniti. Quello che non cambia, invece, sono le conseguenze, ovvero essere esclusi dalla società, non avere una prospettiva di vita e non partecipare allo sviluppo. In molti Paesi povertà significa anche fame. Attualmente la fame nel mondo è tornata ad aumentare. Quali sono stati per lei gli incontri che l’hanno segnata durante i suoi viaggi nei Paesi poveri? Sono sempre un po’ restio a raccontare di questi incontri perché potrebbero essere considerati patetici. Eppure, quando un cinquantenne siriano mi abbraccia in una tenda in Libano e mi dice solo «Non dimenticateci!», mi creda, è toccante. Quando una donna nel Ciad racconta di non riuscire a racimolare i soldi per portare il figlio che soffre di una malattia facilmente curabile dal medico, allora rimango colpito, la cosa mi rende triste e mi sprona a impegnarmi. Quando vedo che nel mondo le donne non hanno nessuna voce in capitolo, per il semplice fatto di essere donne, e non possono frequentare la scuola, mi disgusta e mi fa arrabbiare.

r­esponsabilità. Chi produce CO2, deve pagare. Ridurre le emissioni di CO2, creare un’economia priva di impatto sul clima e adottare comportamenti rispettosi sono cose del tutto fattibili. È solo una questione di volontà. In questo contesto la politica denota un certo ritardo rispetto alla società. La gioventù climatica e il m ­ ovimento che ne è scaturito sono grandiosi. Lei non si è mai astenuto dal prendere chiare posizioni politiche. Quali sono state le reazioni delle donatrici e dei donatori? La mia grande gioia negli ultimi 12 anni consiste proprio nel fatto che le donatrici e i donatori comprendono molto bene che progetto e politica devono andare di pari passo. Le lettere che esprimono un certo fastidio in merito al nostro impegno politico si contano sulle dita di una mano. Quelle che chiedono più politica, più informazione e più analisi riempiono invece vari armadi, metaforicamente parlando.

«Un’ampia parte della politica è lontana dalle realtà sociali della Svizzera.» Quale messaggio rivolge al suo successore Peter Marbet? Posso dire con certezza al mio successore che lo aspetta uno dei compiti più interessanti in questo momento: vario, nel cuore dell’azione, affascinante, riconosciuto e approvato. Intervista: Stefan Gribi

Da quando è entrato in carica come direttore di Caritas, ha sempre sottolineato con veemenza una tematica: il cambiamento climatico. Quale contributo può fornire Caritas? In linea di massima la questione climatica è molto semplice. È una questione di giustizia. Se noi riscaldiamo l’atmosfera con le emissioni di CO2, la gente nei Paesi del Sud cade in povertà e soffre la fame. Chi causa il danno deve a ­ ssumersene le

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Focus

Dopo l'esplosione, Caritas presta soccorso 24 ore su 24 a chi ne ha bisogno. Fornisce cure mediche, distribuisce medicamenti, pasti caldi e pacchi alimentari.

Un’esplosione in un Paese già in ginocchio L’esplosione nella capitale libanese ha colpito un Paese già sull’orlo del collasso sociale ed economico, oltre ad essere nel pieno della pandemia di coronavirus. Caritas fornisce aiuti nel Libano dal 2012 nell’ambito della crisi dei profughi generata dalla guerra in Siria e resta al fianco delle persone in difficoltà anche adesso. Di seguito una breve cronologia delle crisi e degli aiuti, urgenti ora più che mai.

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Gennaio 2016 Paese ospitante in difficoltà

Ottobre 2019 Bancomat sprovvisti di contanti

In Libano ad oggi vivono 1,5 milioni circa di siriani, un numero che finora è rimasto invariato. Gran parte dei profughi vive in condizioni di estrema povertà. L’infrastruttura, il mercato del lavoro e il sistema scolastico sono ormai sovraccarichi e la popolazione libanese diventa sempre più povera. Aumentano anche le tensioni tra profughi e libanesi. Con i suoi progetti, Caritas sostiene in Libano sia i profughi siriani che i libanesi disagiati.

Si profila una grave crisi finanziaria e un rialzo dell’inflazione. Fino all’estate 2020 la lira libanese avrà perso l’80 per cento del proprio valore, i prezzi per i beni alimentari saranno aumentati di quasi il 90 per cento. 15 marzo 2020 Il coronavirus in Libano Inizia un lockdown nazionale di oltre due mesi, anche per sgravare gli ospedali durante la pandemia. In seguito alla

crisi ­finanziaria, questi ultimi non sono in grado di pagare il personale e sostituire apparecchiature vecchie. Innumerevoli persone non hanno nemmeno accesso alle cure sanitarie necessarie. 30 luglio 2020 Aumenta la povertà A seguito di un rapido aumento dei casi di Covid-19, il governo introduce di nuovo misure di lockdown. La metà della popolazione è rimasta senza lavoro. I più poveri non possono quasi più permettersi i generi alimentari e le cure mediche di base. «Crolla anche il ceto medio, perché i costi per l’istruzione sono aumentati notevolmente» dichiara Frederic Wiesenbach, responsabile del programma in Libano. Caritas è attiva in Libano nell’aiuto alla sopravvivenza e sempre più ­anche con progetti nel campo della formazione.

Foto: Caritas Svizzera, Carmen Yahchouchi / Fairpicture


Focus 4 agosto 2020 Macerie e feriti ovunque «L’onda d’urto mi ha scaraventato a dieci metri di distanza» racconta il giovane parrucchiere Hamid. Erano da poco passate le 18.00 quando nel porto di Beirut si verifica una fortissima esplosione. Più di 150 persone muoiono, 300 000 restano senza tetto. Vengono colpiti anche gli ospedali più importanti. «Il pronto soccorso sembrava in stato di guerra» racconta Lauren, assistente medica. Caritas Libano, l’organizzazione partner di Caritas Svizzera, inizia a prestare soccorsi d’emergenza la sera stessa.

Settembre 2020 Aiuti in contanti e sostegno psicologico Grazie alla grande solidarietà dimostrata anche dalle donatrici e dai donatori in Svizzera, Caritas può avviare un progetto che si estende sul lungo periodo: le famiglie particolarmente vulnerabili riceveranno aiuti in contanti e potranno così acquistare i beni più necessari e finanziare le riparazioni. Caritas Svizzera fornirà inoltre un valido supporto psicologico.

Novembre 2020 Futuro incerto 8800 persone beneficeranno fino alla fine di aprile 2021 del progetto iniziato a settembre. Con i suoi progetti in corso, Caritas continuerà a impegnarsi per un’istruzione migliore e per spazi abitativi dignitosi in Libano. Continuano a salire i casi di coronavirus e anche l’inflazione non si arresta. Il destino del Libano è in bilico. «Il mio Paese sta morendo lentamente» dice Hamid. «Senza l’aiuto della comunità internazionale non ce la faremo.» (ah)

5 agosto 2020 Pasti caldi e medicine Per le strade della città continuano a vagare feriti e senza tetto. Caritas è presente 24 ore su 24 per chi ne ha bisogno. Nei quartieri particolarmente colpiti ha allestito tende che fungono da punti di accoglienza e presta soccorso medico, distribuisce medicamenti, pasti caldi e pacchi alimentari. 7 agosto 2020 Vite distrutte Dappertutto si pulisce e si mette in ordine. I team di Caritas aiutano anche a sgombrare e forniscono sostegno psicologico. Molte persone si ritrovano davanti al nulla: «Dormiamo nella nostra casa pericolante» racconta la soccorritrice Zara. E Hamid aggiunge: «Il mio salone da parrucchiere è un cumulo di macerie e cenere; non ho riserve a causa della crisi finanziaria. Di cosa vivo?» 30 agosto 2020 Non perdere mai la speranza 50 000 persone hanno beneficiato degli aiuti immediati di Caritas per i quali l’organizzazione ha potuto contare su una vasta rete di solidarietà: molti volontari del posto hanno aiutato come potevano, sebbene tanti avessero paura di contrarre il coronavirus, senza comunque perdere né la speranza né il buon umore.

La storia di Taima e Abbas La sera del 4 agosto, Taima Khaltoum è nella cucina del suo piccolissimo appartamento di Beirut e sta preparando la cena. Le bambine giocano nella stanza accanto. Come succede ogni giorno in Libano, all’improvviso se ne va la corrente. Arriva suo marito Abbas per vedere se è tutto a posto. In quel preciso istante una violenta esplosione fa tremare la casa. Taima spinge le figlie istintivamente contro la parete e le abbraccia per proteggerle. La famiglia viene sommersa da una pioggia di vetri rotti, tavole e pietre. Due delle quattro bambine sono ferite. Scoppiano porte e finestre, la cucina e il bagno sono un cumulo di macerie.

È già la seconda volta che Taima e Abbas assistono alla devastazione della loro abitazione. Nel 2015 la guerra ha distrutto completamente la loro casa in Siria. La famiglia è quindi fuggita in Libano dove Abbas riesce a malapena a mantenerla. Ma da quando c’è la crisi finanziaria ha sempre meno lavoro e la pandemia non fa altro che aggravare la situazione. Abbas è preoccupato di non riuscire più a sfamare moglie e figlie. Taima sta imparando a cucire, ma ancora non basta per guadagnare qualcosa. La famiglia ringrazia di cuore Caritas per l’aiuto che le dà in questi tempi così difficili. (ah)

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Clima

Anche i colleghi maschi chiedono consiglio a Safarbi Latifova su come prendersi cura dei frutteti.

Combattere l’erosione con frutteti e immagini satellitari Il Tagikistan è uno dei Paesi più esposti al cambiamento climatico. Tuttavia, la popolazione non viene lasciata indifesa e senza protezione di fronte alle drammatiche conseguenze come alluvioni e siccità, come lo dimostra un progetto di successo di Caritas Svizzera messo in atto nella regione del Chatlon orientale. Per la popolazione del Tagikistan, regione montuosa, il cambiamento climatico è una dura realtà. Le temperature sono aumentate in modo significativo, i periodi di siccità si alternano con quelli di forti piogge e alluvioni. Frane e smottamenti sono in aumento. Le famiglie di piccoli contadini vedono come i campi su cui coltivano i cereali e pascolano i loro animali vengono travolti e spazzati via. Dal 1991, la superficie boschiva si è ridotta dal 20 al 3 per cento, poiché durante i rigidi inverni la popolazione impoverita ha bisogno di legna per il riscaldamento, visto che l’elettricità, il gas naturale e il carbone sono dif-

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ficilmente reperibili a causa della violenta guerra civile in quella che un tempo fu una fiorente repubblica sovietica.

Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC). La priorità del progetto è sensibilizzare la popolazione al cambiamento climatico e ai suoi rischi. La gente deve inoltre imparare a proteggere le risorse naturali e a praticare un’agricoltura che garantisca il loro sostentamento in maniera durevole.

Sostenibilità e sicurezza Dopo il crollo dell’industria, gran parte della popolazione si è trovata di nuovo a dipendere dall’agricoltura. Allo stesso tempo, la sua base più importante, ossia il terreno fertile, oggetto di sfruttamento eccessivo, era sempre più degradato, con conseguente diminuzione dei raccolti. Per contrastare questa evoluzione, Caritas Svizzera ha realizzato dal 2011 un progetto con il sostegno della

Meno mucche, più latte Un provvedimento fondamentale è stato il miglioramento dell’allevamento. La contadina Saida Mirzoeva, del villaggio di Dehlolo, nella regione del Chatlon orientale, racconta: «Durante i corsi di formazione di Caritas Svizzera ho imparato che possiamo aumentare la produttività del nostro bestiame se teniamo meno animali ai quali diamo mangime più nutriente e in maggior quantità. Oggi con due mucche

Foto: Caritas Svizzera


Clima

2012: prima il terreno era completamente esposto all’erosione.

ottengo una quantità maggiore di latte con un contenuto di materia grassa più elevato rispetto a prima che ne avevo cinque. Questo mi permette di produrre

Le immagini satellitari mostrano ai contadini dove vi è rischio di frane e alluvioni. e ­vendere più yogurt.» Una gestione più prudente e comunitaria dei pascoli consente inoltre di proteggere i pendii dall’erosione e dalle frane. Una fiera esperta di frutteti Un miglioramento della situazione si è ottenuto con le piantagioni di frutta. Anche in questo caso, la protezione del suolo si unisce alla creazione di nuove fonti di guadagno e si arriva anche a superare i tradizionali ruoli di genere, come ci spiega la contadina Safarbi Latifova del villaggio di Dendistan: «Secondo la mentalità della nostra società, una donna non è in grado di dare consigli sull’agricoltura. Ma io ho dimostrato di sapermi occupare bene dei frutteti, per cui oggi gli uomini mi chiedono consigli, ad esempio sull’innesto o sul tipo di concime da usare.»

2019: grazie al frutteto, il terreno assorbe più acqua e di conseguenza si riduce il rischio di inondazioni.

Le immagini satellitari permettono un’azione mirata I metodi tecnici utilizzati a sostegno del progetto sono anch’essi innovativi. Caritas usa le immagini satellitari, che poi mette a disposizione dei contadini. Queste mostrano dove vi è pericolo di alluvioni e frane. Sulle immagini è anche possibile vedere dove la natura degradata negli ultimi anni è tornata a essere di nuovo verde e fertile. «Uno dei risultati più importanti del progetto è la minor frequenza delle catastrofi naturali, in particolare delle alluvioni. L’erosione diminuisce» spiega Jumakhon Safarov, responsabile del reparto agricoltura del distretto di Muminabad. «La piantagione di alberi e cespugli ha fermato la degradazione e aumentato la fertilità del

suolo. La maggior parte dei pendii nella regione del progetto non sono più esposti al rischio di frane e smottamenti.» I cambiamenti positivi sono durevoli: le autorità utilizzano gli approcci sviluppati con ­Caritas anche dopo la fine del progetto, in collaborazione con la popolazione. (sg)

Maggiori informazioni: caritas.ch/programme-tajikistan

Stazioni meteo per le famiglie di contadini La situazione meteorologica è decisiva per i contadini poveri. Il timing dei periodi di gelo, caldo e pioggia determina la resa e la qualità del raccolto nonché la frequenza e l’intensità delle catastrofi naturali. Spesso i contadini vengono colti alla sprovvista da questi eventi. Mediante un nuovo progetto in Tagikistan, Caritas Svizzera vuole rendere queste informazioni essenziali «dell’ultimo miglio» accessibili anche ai contadini: delle stazioni meteo li aiuteranno a praticare un’agricoltura sostenibile e redditizia e a essere più preparati alle calamità naturali.

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Personaggi

Richard Haep aiuta i più poveri in Bolivia durante la pandemia.

Si reca dalla popolazione indigena e fornisce informazioni sulle misure di prevenzione.

Gestore della crisi da coronavirus in Bolivia Richard Haep, direttore di Caritas in Bolivia, è diventato il responsabile della gestione della pandemia. Si è impegnato senza tregua per i più poveri e i più vulnerabili della popolazione. Al momento, Richard Haep (55 anni) sta affrontando una delle sfide più difficili della sua carriera professionale. Da inizio 2018 è alla direzione di Caritas Svizzera in Bolivia. La pandemia lo sta mettendo a dura prova. Dopo che a marzo si sono registrati i primi casi, il Paese è

La gente seppelliva i morti di nascosto di notte fuori dalla casa. stato messo in un rigoroso lockdown fino a fine giugno. «Il sistema sanitario ha subito un collasso piuttosto rapido, un terzo dei medici e del personale infermieristico ha contratto il virus» racconta Haep. «I posti in terapia intensiva in tutto il Paese erano solo 238. All’inizio mancavano respiratori e mascherine. Dopo c’è stato il blocco delle strade e quindi non era possibile trasportare l’ossigeno prodotto nelle pianure.» Richard Haep aveva davanti a sé una montagna di attività di coordinamento e di informazione da espletare. «Abbiamo raccolto aiuti per l’emergenza, allestito pro-

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tocolli di sicurezza per il nostro personale e per le organizzazioni partner, ci siamo procurati deroghe per poter lavorare» ci spiega. «E naturalmente abbiamo dovuto proteggere le persone che beneficiano dell’aiuto offerto nei vari progetti.» Le ragazze che si trovavano nella casa della fondazione Munasim Kullakita, in fuga da violenza sessuale, sono state messe in quarantena. Anche i profughi venezuelani ospitati nei vari alloggi dei partner di Caritas si sono dovuti rinchiudere per tre mesi prima di poter tornare in strada e guadagnarsi da vivere vendendo caramelle o pulendo i vetri delle macchine. «Per loro dopo abbiamo dovuto cercare nuove dimore, non potevano tornare nella casa perché avrebbero potuto contagiare donne e bambini» continua Haep. 50 autisti morti e tombe accanto alle case Richard Haep ha organizzato l’aiuto per i più poveri anche nelle abitazioni piccole e anguste di El Alto, una baraccopoli situata a 4000 metri di altitudine ai bordi di La Paz. Molte persone che vivono alla

giornata non potevano restare a casa, in qualche modo dovevano procurarsi da mangiare e guadagnarsi un minimo per vivere. Si recavano al mercato con degli stretti microbus in cui il rischio di contagio è grandissimo. 50 autisti di autobus sono morti di Covid-19. I dati ufficiali dei contagiati in Bolivia sono nettamente troppo bassi. In realtà, un tampone su due risulta positivo. «Nei villaggi le famiglie che avevano un malato venivano stigmatizzate» riferisce Haep. «Per questo molti nascondevano agli altri la malattia di un familiare. Tenevano i morti in casa per giorni e li seppellivano fuori dalla casa di notte quando non li vedeva nessuno.» Tanti indigeni sono morti perché all’inizio circolava la voce che fossero immuni. Mancavano ovunque informazioni su come prevenire il contagio adottando le adeguate misure d’igiene, il distanziamento e la quarantena. In collaborazione con altre organizzazioni, Caritas ha redatto dei rapporti settimanali per il governo, l’ONU e le ambasciate. Di recente sono state onorate dal ministero degli esteri boliviano per l’aiuto solidale. E l’aiuto continua, perché anche in Bolivia il coronavirus non è affatto scomparso. (lf)

Foto: Caritas Svizzera


Dal mondo

Il coronavirus nei Paesi poveri: l’aiuto di Caritas è indispensabile Il coronavirus ha scatenato una crisi sanitaria ed economica che sta devastando i Paesi del Sud. Secondo la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), tra 90 e 120 milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo si troveranno presto ad affrontare una povertà estrema. Caritas Svizzera è attiva in 14 Paesi colpiti dal coronavirus, dove le misure igieniche e l’aiuto umanitario si rivelano indispensabili. Nei Paesi in via di sviluppo la pandemia del coronavirus ha drammatiche ripercussioni sulla salute, poiché le possibilità

«Tra 90 e 120 milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo si troveranno ad affrontare una povertà estrema.» di trattamento sono scarse. Nel mondo, l’America latina conta infatti il maggior numero di decessi. In Brasile, Caritas so-

Distribuzione di kit d'igiene a Kadiolo, nel Mali.

Foto: Frédéric Sidibé

stiene la popolazione del Nord-Est, distribuendo kit d’igiene e fornendo informazioni su misure di prevenzione e igiene. Ad Haiti ha installato postazioni per il lavaggio delle mani e messo a disposizione numerosi kit d'igiene. Caritas Svizzera ha lanciato delle campagne informative anche in Africa. Nel Mali, nel Burkina Faso, nel Ciad, in Etiopia, nel Somaliland e nel Sudan Meridionale, i collaboratori di Caritas distribuiscono kit d’igiene alla popolazione, informandola sulle misure di prevenzione e sensibilizzandola tramite comu-

nicazioni radiofoniche e manifesti nelle lingue locali. Il coronavirus peggiora il problema della fame Le ripercussioni della pandemia sono ancora più drammatiche. Il coronavirus peggiora la situazione della fame nel mondo. Con la chiusura delle scuole, milioni di bambini non hanno più accesso all’istruzione e spesso neanche al pasto più importante della giornata. Il confinamento ha tolto la fonte di guadagno a milioni di persone. Ben due miliardi di persone lavorano nel settore informale e vivono alla giornata. Mentre il prezzo degli alimenti è aumentato, i redditi sono crollati. L’aiuto alimentare si rivela dunque indispensabile. Nel Nord-Est del Brasile, ­Caritas distribuisce pacchi alimentari alle famiglie disagiate. Il cibo è acquistato dai produttori locali. Caritas Svizzera ha inoltre distribuito aiuti alimentari a più di 3500 persone nella regione di Bandiagara, nel centro del Mali, ma anche ai più bisognosi del Burkina Faso e in Uganda. A lungo andare, per Caritas è importante che queste persone abbiano accesso ai mercati, affinché possano assicurarsi una fonte di reddito. La situazione è grave: la pandemia e gli sconvolgimenti che ne risultano ­minacciano di far regredire di 20 anni i progressi compiuti nella lotta contro la povertà nel mondo. (vm)

Informazioni dettagliate e attuali sul nostro aiuto nel mondo: caritas.ch/pandemia

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Servizi Almanacco sociale 2021

Monitoraggio della povertà

La povertà esclude La povertà limita la partecipazione sociale sotto diversi aspetti. L’Almanacco sociale 2021 si incentra per la prima volta sui meccanismi dell’esclusione sociale e su come questi siano intrecciati con la problematica della povertà. Emergono rapporti (di potere) sociali che fanno sì che nelle società democratiche le persone siano vittime di esclusione anche se sono garantiti i diritti sociali e politici. Viene innanzitutto mostrato come il mercato del lavoro abbia nel tempo sempre più perso la sua funzione di integrazione senza che la società fornisca una risposta adeguata in merito. Come si è visto dalla crisi del coronavirus, le persone maggiormente esposte al rischio di disoccupazione sono infatti quelle che esercitano professioni mal pagate. Allo stesso tempo, avere un lavoro non è ormai più una garanzia per l’inclusione sociale. Il lavoro precario pregiudica le proprie condizioni economiche e aumenta il rischio di isolamento sociale. Con il predominio dell’economia in tutti gli ambiti della vita è aumentato notevolmente anche il potenziale di esclusione. L’Almanacco sociale discute al-

tresì possibili soluzioni chiedendosi cosa deve cambiare per rafforzare l’inclusione e combattere sia la povertà che l’esclusione sociale. (msp)

L’annuario di Caritas sulla situazione sociale in Svizzera (disponibile in tedesco e francese) Edizioni Caritas Lucerna, gennaio 2021, 320 pagine / 36 franchi Ordinazione online tramite shop.caritas.ch oppure per e-mail scrivendo a info@caritas.ch

La crisi dovuta al coronavirus ci ha mostrato quante persone in Svizzera vivono in situazioni precarie. L’immagine che abbiamo oggi della situazione di povertà in Svizzera è molto frammentaria. Molti Cantoni non sanno in che misura la loro popolazione sia colpita dalla povertà e quali gruppi siano particolarmente a rischio. Confronto tra Cantoni Senza un monitoraggio fondato e periodico della povertà non è possibile prevenire e combattere il fenomeno. Caritas Svizzera e la Scuola universitaria professionale di Berna hanno sviluppato un modello di monitoraggio che consente ai Cantoni di osservare e seguire la situazione e l’evoluzione della povertà. Per misurare il successo dei provvedimenti politici e delle prestazioni offerte dallo Stato sociale per combattere la povertà è di cruciale importanza un confronto della situazione della povertà nel tempo e tra i Cantoni. (lf) Maggiori informazioni: caritas.ch/monitoraggio-poverta

Almanacco Politica dello sviluppo 2021

Come uscire dalla crisi alimentare Il numero delle persone che soffrono la fame è tornato ad aumentare da diversi anni e a seguito degli stravolgimenti provocati dalla crisi del coronavirus questa evoluzione non sembra trovare fine. Quali approcci servirebbero per cambiare la situazione e ridare a tutti il diritto elementare al cibo? L’obiettivo non è solo sfamare la gente, ma anche fare in modo che non presenti segni di carenze. L’«Almanacco Politica dello sviluppo» offre una panoramica sulla dimensione globale della crisi alimentare e si chiede come possa riuscire la trasformazione sociale ed ecologica. (msp)

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L’annuario di Caritas sulla Svizzera umanitaria (disponibile in tedesco e francese) Edizioni Caritas Lucerna, settembre 2020, 260 pagine / 39 franchi Ordinazione online tramite shop.caritas.ch oppure per e-mail scrivendo a info@caritas.ch.

Foto: Nique Nager


Insieme

Agenda 5 dicembre 2020 youngCaritas-Award, 18.30 Dynamo, Zurigo Live Streaming: www.youngcaritas.ch/award 12 dicembre 2020 Iniziativa «Un milione di stelle» dalle 16.00 in tutta la Svizzera. Località e informazioni su www.unmilionedistelle.ch

o. nello studio radiofonic a durante un workshop Una volontaria all’oper

#Häschgwüsst: un podcast per i giovani, ma non solo

29 gennaio 2021, tutto il giorno Forum Caritas «La povertà esclude» Eventforum, Berna 9.30 –15.30 Iscrizione: caritas.ch/forum oppure 041 419 22 22

Un gruppo di giovani volontari di youngCaritas ha dato il via a una serie podcast con l’obiettivo di affrontare tematiche come la cooperazione allo sviluppo, i legami globali e la responsabilità della Svizzera. Ritengono che una cooperazione allo sviluppo sostenibile ed efficace abbia bisogno di un dialogo vero e di un’ampia base di discussione. Non c’è dubbio: il mondo si trova davanti a sfide di portata globale. Il cambiamento climatico, la povertà e la crisi da coronavirus sono problemi che non possono essere risolti da singoli Stati o da ipocriti accordi. Ma la Svizzera quale ruolo interpreta in queste vicende? Che cosa hanno a che fare con la cooperazione allo sviluppo (EZA)? Sono queste le domande di cui i volontari si sono occupati approfonditamente e dopo aver frequentato un workshop nello studio radiofonico, hanno registrato le prime puntate del podcast con lo slogan «#Häschgwüsst – Was du über Entwicklungszusammenarbeit noch wissen wolltest». Le prime quattro puntate del podcast introdurranno gli ascoltatori al tema della cooperazione allo sviluppo. Ci saranno esperti che informeranno sulla politica dello sviluppo e sul ruolo della Svizzera, sul nesso tra giustizia climatica e coope-

Foto: youngCaritas

razione allo sviluppo e che illustreranno come si svolge concretamente un progetto all’estero. Naturalmente verrà dato spazio anche ai giovani che discuteranno e spiegheranno come ci si può attivare in prima persona. Ascoltaci su Spotify alla voce youngCaritas oppure sul sito www.youngcaritas.ch/häschgwüsst Anina Schuler

Agire Il tuo impegno conta. Abbiamo destato la tua curiosità? Hai idee proprie e voglia di partecipare? Puoi contribuire anche tu allo sviluppo di una serie pod­ cast o partecipare a un’iniziativa in un luogo pubblico sul tema cooperazione allo sviluppo. Contattaci via sito: www.youngcaritas.ch/eza

Biglietti natalizi di Caritas Con i biglietti natalizi di Caritas dimostrate solidarietà nei confronti delle persone bisognose. I pregiati biglietti, disponibili con 34 soggetti creativi, sono realizzati da giovani artisti e corredati di un inserto in carta e una busta. Shop.caritas.ch

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Per Lars M. non è una novità: non ha mai potuto permettersi un biglietto.

Il coronavirus accresce la povertà in Svizzera. Con la sua donazione aiuta le persone in difficoltà. www.caritas.ch/covid19

Nome e immagine modificate a tutela della personalità

La Svizzera impara a rinunciare ai grandi eventi.


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