Magazin 3 17 i

Page 1

CARITAS N. 3 / Giugno 2017

Rivista

Fuga senza genitori Pagina 6

Focus

Rapporto annuale

Svizzera

Pagina 5

Pagina 10

Pagina 13

Carestia nell’Africa orientale

L’aiuto di Caritas nel 2016

Assistenza nel quartiere


Lettera aperta

Care donatrici Cari donatori L’aiuto allo sviluppo in futuro va prestato solo ai Paesi i cui governi sono disposti a firmare un accordo di riammissione per i richiedenti l’asilo respinti. È quanto viene richiesto da varie iniziative parlamentari del Consiglio federale. Per quanto sia semplice esprimere la richiesta, essa dimostra l’ignoranza della realtà dei fatti. Gran parte dei richiedenti l’asilo proviene dalla Siria, dall’Eritrea, dall’Iraq, dall’Iran, dalla Nigeria, dal Gambia, dalla Turchia, dal Senegal e dallo Sri Lanka. Questi Paesi dalla Svizzera non ricevono nessun aiuto allo sviluppo. La richie-

sta quindi cade nel vuoto. Se non si dà niente, non si può neanche chiedere di essere contraccambiati. Chi vuole tenere basso il numero di richiedenti l’asilo, deve – come dimostra chiaramente l’esempio della Siria – proporre il contrario: aumentare i mezzi per l’aiuto umanitario e non diminuirli. Per affrontare questo immenso compito, i Paesi come il Libano e la Giordania, che insieme ospitano circa due milioni di profughi siriani, hanno bisogno di molti più aiuti di quanti ne ricevano attualmente. Perciò Caritas continua a ribadire la necessità di aumentare gli aiuti umanitari per la Siria portandoli a 100 milioni di franchi all’anno. Se il Libano e la Giordania non ce la fanno ad alloggiare tutta quella

gente bisognosa e a darle una prospettiva per il futuro, allora i profughi si vedono costretti a proseguire il loro viaggio. Un aspetto particolare e molto positivo della cooperazione svizzera allo sviluppo è che la Svizzera non presta aiuti generali al budget dei governi stranieri. L’aiuto allo sviluppo della Svizzera è legato a progetti concreti tesi a prevenire la corruzione. I governi dunque non ricevono i soldi diret-

«Aumentare i mezzi per l’aiuto umanitario e non diminuirli.» tamente e per questo non sono molto interessati a un accordo di riammissione. L’esperienza maturata nella cooperazione allo sviluppo dimostra che la gente non lascia il proprio Paese se ha la speranza di vivere un futuro migliore. Non sono molte le persone che lasciano volontariamente il proprio Paese. La cooperazione allo sviluppo ha quindi un valore anche dal punto di vista della migrazione! Per portare in Parlamento questi nessi e legami fondamentali, Caritas Svizzera ha redatto una presa di posizione destinata a tutti i parlamentari a dimostrazione del fatto che non serve e non funziona associare la cooperazione allo sviluppo agli accordi di riammissione!

Hugo Fasel Direttore Caritas Svizzera

Foto: Franca Pedrazzetti


Sommario

Una patria nuova e straniera

5

Quando i bambini profughi come l’eritreo Okbazgi arrivano in Svizzera, inizia una gara contro il tempo: una volta compiuti 18 anni, perdono il diritto di ricevere una protezione particolare. Si ritrovano a essere adulti all’improvviso e devono cavarsela da soli, senza genitori, in un mondo che ancora conoscono poco. Pagina 6

Focus: carestia nell’Africa orientale

Sono due anni che la gente in Somaliland aspetta la pioggia. Persone e animali soffrono la fame. La situazione si fa critica anche in altri Paesi dell’Africa. Si rischia la peggior catastrofe umanitaria dalla Seconda guerra mondiale.

0 1

Rapporto annuale: l’aiuto di Caritas nel 2016

Una guerra senza fine in Siria, una crisi alimentare nell’Africa orientale, un gigantesco uragano ad Haiti: l’anno delle catastrofi 2016 ha segnato anche il lavoro di Caritas Svizzera. Uno sguardo retrospettivo.

13

Progetti svizzeri: assistenza nel quartiere

Contro la solitudine e per maggiore indipendenza: in un quartiere di Suhr (AG), Caritas accompagna e aiuta dall’inizio dell’anno persone della quarta età.

IMPRESSUM La rivista di Caritas Svizzera esce sei volte all’anno. Editore è Caritas Svizzera, Comunicazione e Marketing, Adligenswilerstr. 15, casella postale, CH-6002 Lucerna, info@caritas.ch, www.caritas.ch, tel. +41 41 419 22 22 Redazione: Sabine Schaller (ssc), Direzione; Jörg Arnold (ja); Fabrice Boulé (fbo); Stefan Gribi (sg); Anna Haselbach (ah); Vérène Morisod Simonazzi (vm); Odilo Noti (on). Il costo dell’abbonamento è di 5 franchi all’anno e viene dedotto una sola volta dalla donazione. Grafica: Katrin Ginggen Copertina: Ephraim Bieri/Ex-Press Tipografia: Kyburz, Dielsdorf Carta: 100 % riciclata Conto donazioni: CP 60-7000-4

3


Eco

Prix Caritas 2017

Nelle Filippine, Caritas ha ricostruito case per 1200 famiglie.

La nuova scuola di Palchok nel distretto di Sindhupalchok in Nepal.

Impegnati per la ricostruzione Nel 2013, nelle Filippine, il tifone Haiyan ha distrutto un milione di case. Con il sostegno della Catena della Solidarietà e della rete Caritas, Caritas sulle isole di Bantayan e Kinatarkan ha aiutato 1200 famiglie a ricostruire la propria abitazione. Ha coinvolto i beneficiari nel progetto e ha formato artigiani locali facendoli diventare muratori e falegnami con conoscenze solide sulle costruzioni antisismiche e antitifone. In questo modo Caritas assicura che, in caso di una nuova catastrofe, la popolazione saprà aiutarsi meglio da sola. A maggio sono state finite le ultime case. La costruzione delle Video e maggiori informazioni: caritas.ch/philippines

scuole era già stata terminata nell’autunno 2016. In Nepal la ricostruzione va avanti a pieno regime. Dopo il violento terremoto del 25 aprile 2015, la fase di aiuti di emergenza e la costruzione di aule scolastiche provvisorie, a marzo 2016 Caritas ha avviato la ricostruzione di scuole antisismiche e a misura di bambino nel distretto rurale di Sindhupalchok. Sono già state terminate cinque scuole per 800 bambini. Con il sostegno della Catena della Solidarietà, Caritas ricostruirà, entro la fine del 2018, in tutto 34 scuole. (ssc)

Reportage nel web: caritas.ch/2an

I negozi Caritas compiono 25 anni Il primo negozio Caritas apre a Basilea nel 1992 e si chiama Carisatt. L’idea era di dare ai poveri la possibilità di nutrirsi in modo sano acquistando beni alimentari a prezzi ridotti. Il progetto è un successo e viene ampliato. Nel 2017 in Svizzera esistono già 21 negozi Caritas. (ssc)

Negli ultimi dieci anni il fatturato dei negozi Caritas si è più che triplicato.

4

Video e maggiori informazioni: caritas.ch/epiceries-caritas

Il 28 giugno, nel centro KKL di Lucerna, verrà conferito per la 14esima volta il Prix Caritas. Con questo premio, Caritas onora personalità che hanno contribuito in modo particolare ad aiutare le persone che vivono ai margini della società: si impegnano per i poveri, per le persone abbandonate completamente al loro destino quando fuggono verso l’Europa attraversando il mare e per l’istruzione dei giovani nei Paesi in cui il diritto di andare a scuola deve tuttora essere conquistato. Il premio è dotato di 10 000 franchi. Con esso, Caritas sostiene l’impegno innovativo e durevole delle persone premiate. (ssc) Informazioni sul vincitore dal 28 giugno: caritas.ch/prix-caritas

Divertirsi nel campus D’estate è tempo di campus. Ogni anno circa 65 000 bambini e adolescenti trascorrono le vacanze in un campo estivo dello Jungwacht Blauring o degli scout. Aiutare i responsabili a rispettare l’ambiente e a organizzare un campo in modo sostenibile: è questo l’obiettivo di «Faires Lager» (campo sostenibile). Sul sito web si trovano informazioni e suggerimenti per pianificare e realizzare campi sostenibili e una linea guida da scaricare. La sostenibilità premia: anche quest’anno ci sarà di nuovo un concorso, stavolta sul tema upcycling! Il vecchio che diventa nuovo. Le vincitrici e i vincitori riceveranno premi interessanti e godranno di tanto divertimento. È possibile iscriversi al concorso a partire dal 2 maggio. Helen Joss Per maggiori informazioni: www.faires-lager.ch

Foto: Maria Ruppen, Caritas Svizzera


Focus

I bambini soffrono in modo particolare della siccità. Molti di loro sono denutriti. Altri devono abbandonare la scuola per aiutare i genitori con il bestiame.

In Somaliland si rischia ogni giorno di perdere tutto Nel Somaliland la siccità arriva periodicamente, ma quella che è cominciata nel 2015 è particolarmente grave. Oggi più della metà della popolazione dipende dal sostegno umanitario e l’80 percento del bestiame è morto, mentre l’acqua viene distribuita utilizzando i camion. Caritas interviene con aiuti necessari per la sopravvivenza. Sono ormai due anni che in Somaliland si attende invano la pioggia. In aprile è arrivata qualche goccia, ma è necessario che duri fino a giugno ed è altamente probabile che non succederà. In alcune regioni, tutti i cammelli, le pecore e le capre, indispensabili alla sopravvivenza, sono morti. Resistere fino al 2018 Lo scopo della missione è di fornire una quantità di risorse sufficiente a persone che hanno perso quasi tutto per consentire loro di sopravvivere fino alla prossima stagione delle piogge, che arriverà nel 2018. È necessario fornire acqua e distribuire cibo o il denaro necessario per acquistarlo, prestare servizi sanitari e consentire ai bambini di andare a scuola. Anche teli, coperte, prodotti igienici e utensili da cucina sono indispensabili. Occorre evitare che la popolazione perda tutto, per garantirle di poter ripartire. Caritas appoggia iniziative di questo genere nelle regioni più colpite del Somaliland.

Foto: Caritas Svizzera

Alla ricerca dell’acqua Per le popolazioni seminomadi sono lo Stato e i servizi umanitari a distribuire l’acqua con dei camion cisterna. Le famiglie vengono registrate e hanno diritto a due taniche, per un totale di circa 45 litri, per un determinato periodo. Prima erano i cammelli a trasportare l’acqua dai punti di rifornimento che resistevano alla carestia, ma oggi anche questi sono scomparsi. Capre e pecore, che non possono coprire distanze di questo genere, sono morte. «È importante anche evitare che tutti confluiscano verso le località dove si trova ancora del cibo, perché la pressione esercitata da esseri umani e animali sulle risorse locali in termini di acqua e pascoli diventa eccessiva e aumenta il tempo necessario per la rigenerazione» spiega ­Jakob Strässler, consulente di Caritas, che si è recato sul posto in aprile. (fbo) Donazioni online: caritas.ch/afrique

Tutta l’Africa orientale è colpita L’Africa orientale si trova a fare i conti con le conseguenze di una siccità catastrofica. Più di 16 milioni di persone soffrono una drammatica carenza di risorse alimentari e acqua potabile. Cari­tas prosegue il suo supporto d’emer­genza nella regione insieme alla Catena della Solidarietà, concentrandosi su Sud Sudan, Somaliland, Etiopia e Kenya. Nella primavera del 2016, in conseguenza del fenomeno climatico El Niño, la stagione delle piogge non è arrivata e a ottobre e novembre non ha praticamente piovuto. Gran parte delle popolazioni rurali hanno perso i loro mezzi di sussistenza, il bestiame è morto e le scorte si sono svuotate. Infine, il prezzo dei cereali è aumentato di molto e anche le sementi sono esaurite.

5


Reportage

Augurarsi una buona vita Testo: Sabine Schaller Foto: Ephraim Bieri/ Ex-Press

Okbazgi frequenta un corso di integrazione alla scuola professionale di Friburgo. Il ragazzo eritreo vuole finalmente arrivare nella vita: imparare un mestiere, lavorare ed essere indipendente.

6


Reportage Okbazgi ha molti sogni. Per realizzarli, da bambino è fuggito da solo dall’Eritrea per venire in Svizzera. Tra breve compirà 18 anni. Da quel giorno sarà considerato adulto. Perderà il diritto di ricevere una protezione particolare. Alla domanda dove si vede fra dieci anni, Okbazgi risponde: «Abito a Friburgo, ho un lavoro, una macchina e, chissà, forse sono sposato.» Sono i sogni di un ragazzo che sogna una vita appagata, la libertà e l’indipendenza e un futuro con prospettive. A casa, in Eritrea, non c’erano prospettive, solo sogni. Per i bambini seguire una formazione spesso è fuori questione,

Il tempo stringe Quando Okbazgi arriva in Svizzera ad agosto 2015, tutto succede molto velocemente: a novembre la sua procedura è conclusa. Viene ammesso provvisoriamente e può restare. Ma il tempo corre veloce. Per realizzare il suo sogno, ha bisogno di una buona formazione e quindi deve imparare il francese. Ma Okbazgi ha 16 anni e non è più soggetto all’obbligo scolastico. «È una fase critica, perché per questi adolescenti mancano offerte di formazioni transitorie» spiega l’operatrice sociale di Caritas Viola Frauenknecht, che segue adulti e bambini con diritto di rimanere a Friburgo.

Europa lo spinge a partire. A piedi varca il confine con l’Etiopia e continua il suo viaggio verso il Sudan. Attraversa il deserto del Sahara, arriva in Libia e si imbarca su un cutter per attraversare il Mediterraneo. In Italia incontra suo fratello. Insieme prendono il treno per la Svizzera. Un nuovo inizio in Svizzera Il giovane eritreo appartiene a un numero crescente di bambini che fuggono da soli. In gergo specialistico vengono chiamati MNA, richiedenti l’asilo minori non accompagnati. Le esperienze vissute durante la fuga, la guerra, l’espulsione e la povertà a casa, tutto ciò intacca le anime dei bambini e degli adolescenti. Okbazgi non vuole o non può dire quello che ha vissuto. «Faccio fatica a parlarne» spiega il ragazzo e sorride un po’ imbarazzato. Chi ce l’ha fatta ad arrivare in Europa vuole lasciarsi il passato alle spalle e guardare avanti.

« Faccio fatica a parlare della mia fuga. » perché devono lavorare, per aiutare i genitori, o perché vengono chiamati a prestare servizio militare per un periodo indeterminato. Okbazgi non sa se seguire il senso del dovere o i sentimenti. «Era molto difficile sopportare la situazione» dice il ragazzo. Alla fine, la speranza di vivere una vita migliore da qualche parte in

La chiave è la lingua Dopo due corsi di lingua, il giovane eritreo frequenta la classe di integrazione della scuola professionale a Friburgo. A luglio concluderà il corso di un anno. Cosa farà dopo non si sa. «Non ha ancora raggiunto il livello linguistico necessario per iniziare un apprendistato» spiega Viola Frauenknecht. Perciò adesso sta cercando un posto per fare uno stage. «Forse nell’agricoltura» dice Okbazgi. Il lavoro nei campi

Eritrea 850

1

Afghanistan 352

2

4

6

2

10

9

5 6

1 7

5 11

14 12

Totale domande di asilo in Svizzera 2016: 27 207

Somalia 247

3

13

4

3

Etiopia 157 Guinea 101 Siria 45

7

Gambia 35

8

Sri Lanka 22

9

Iraq 19

10

Marocco 17

11

Nigeria 16

8

Minori non accompagnati: 1997 (7,3 %)

12

Costa d’Avorio 14

13

di cui l’83,7 % maschi e il 16,3 % femmine

Albania 13

14

Sierra Leone 10

Nelle domande di asilo in Svizzera è aumentata la percentuale di bambini e adolescenti non accompagnati (2014 : 3,34 % ; 2015 : 6,92 % ; 2016 : 7,3 %). Gran parte dei bambini profughi proviene dall’Eritrea, dall’Afghanistan e dalla Somalia e ha tra i 16 e i 17 anni.

7


Reportage non gli è nuovo. «Ma qui ci sono così tante possibilità. Devo prima informarmi e pensare cosa voglio.» Adulti all’improvviso? Il ragazzo con i boccoli scuri sta per compiere 18 anni. È contento e sogna di poter finalmente fare la patente. La maggiore età porta con sé molte nuove libertà, ma gli adolescenti come lui in questo giorno perdono anche molto: l’assistente, ad esempio, che lo ha seguito sin dal suo arrivo in Svizzera, non ci sarà più per lui. Dovrà anche lasciare la comune nella

quale vive con suo fratello e cercarsi qualcosa per conto suo. Lo dice la legge. Giovani, forti e sicuri di sé. Così vengono visti dalla gente i bambini profughi. Ma l’immagine inganna. Dietro alla facciata forte si nascondono bambini vulnerabili che spesso sono traumatizzati e persi, senza i genitori in un mondo che per loro è ancora estraneo. Perciò è ancora più importante che i bambini profughi – anche quando sono diventati maggiorenni – ricevano una protezione particolare e che vengano create offerte che corrispondono alle loro

Migliori opportunità grazie alla formazione professionale A ottobre, a Matran, aprirà la Casa dell’istruzione e dell’integrazione che Caritas dirigerà su incarico del Canton Friburgo. La Casa sarà aperta per bambini e adolescenti non accompagnati che sono stati riconosciuti come rifugiati o ammessi provvisoriamente. Possono prepararsi con intensità all’integrazione sociale e professionale. L’offerta comprende, tra l’altro, corsi professionali di base, il collocamento e l’accompagnamento di posti di stage esterni, un accompagnamento del corso di integrazione della scuola professionale e assistenza sociopedagogica nella vita quotidiana. In questo modo i bambini profughi non solo vengono assistiti secondo le richieste della Convenzione dell’Onu sui diritti dell’infanzia, ma ricevono anche l’opportunità di svolgere una prima formazione e di diventare più indipendenti.

I bambini profughi sono soprattutto una cosa: bambini. Sostenga l’assistenza e la formazione di richiedenti l’asilo minori non accompagnati in Svizzera.

Aiuti con una donazione! Conto donazioni: 60-7000-4 Causale «Bambini profughi»

8

esigenze. Solo in questo modo può riuscire l’integrazione. «Se le cose non procedono, la motivazione iniziale scompare rapidamente» dichiara Viola Frauen­ knecht. Il passo successivo: è importante conoscerlo. L’attesa e la perenne incertezza annientano la speranza. Il passo successivo di Okbazgi è uno stage. Lui al suo sogno ci crede davvero.

Video e maggiori informazioni: caritas.ch/enfants-refugies

L’aiuto di Caritas … … in Svizzera a favore dei bambini profughi: Caritas procura collocamenti in famiglie e padrinati. Si ­impegna nella consulenza e rappresentanza legali e nell’organizzazione del tempo libero. Promuove inoltre l’inte­ grazione sociale e professionale di bambini profughi e si adopera per una sistemazione dei bambini adeguata alla loro età. … nel mondo: in Libano e nell’Iraq del Nord, Caritas sostiene progetti scolastici per bambini profughi siriani e forma personale docente per l’insegnamento ai bambini in parte traumatizzati e svantaggiati. In Grecia i bambini trovano una possibilità di pernottamento sicuro negli alloggi messi a disposizione da Caritas.


Reportage

«Quando i nostri figli hanno 18 anni non li buttiamo fuori di casa.» Martin Flügel, cosa distingue i bambini profughi dagli adulti o dalle famiglie in ambito di asilo? Vivono qui senza genitori, senza il loro consueto ambiente familiare. Già durante la fuga hanno dovuto superare ogni difficoltà da soli e valutare costantemente chi voleva loro bene e chi male. Alcuni hanno perso i genitori o altri membri della famiglia durante il viaggio. Sono ulteriori sofferenze psichiche pesanti. Dall’altra parte c’è la loro giovane età, sognano la vita, sono motivati e si portano con sé un grande potenziale. Come giudica il comportamento della Svizzera nei confronti dei bambini profughi? Non credo che siamo all’altezza per quel che riguarda la loro gestione. Due anni fa il numero dei richiedenti l’asilo minorenni non accompagnati è salito in modo drammatico. In seguito si sono verificate in parte condizioni terribili in merito all’assistenza e agli alloggi. Molti quindicenni erano alloggiati insieme ad adulti estranei senza un aiuto specifico. Nel frattempo la situazione è migliorata moltissimo, ma ci sono ancora manchevolezze. Dove vede i maggiori problemi? Ai bambini più piccoli manca una rete stabile. Non ricevono la sicurezza e l’educazione necessarie. I bambini più grandi psichicamente sono spesso più stabili, ma a loro manca l’istruzione. Quando hanno compiuto 16 anni, non possono più frequentare la scuola pubblica. A causa delle mancate conoscenze linguistiche e scolastiche, non sono nemmeno in grado di imparare un mestiere e quindi partono svantaggiati. Gran parte dei bambini profughi viene ammessa provvisoriamente. Visto che provengono da Paesi con conflitti che durano da anni, probabilmente non potranno mai tornare

Foto: Franca Pedrazzetti

mondo tutto loro di cui possono disporre per un certo periodo.

Martin Flügel dirige il settore Politica di Caritas Svizzera.

a casa. L’ammissione provvisoria è però una condizione incerta. Che cosa significa questo per il futuro di questi giovani? Dal punto di vista di Caritas, questa procedura è come minimo sconsiderata. Se vogliamo che i bambini e gli adolescenti investano tutta la loro energia qui da noi, dobbiamo dare loro una prospettiva e non mettergli i bastoni fra le ruote. La cosa migliore sarebbe toglierli dalla procedura d’asilo e dare loro un permesso di soggiorno. Non sono poi mica decine di migliaia. I bambini profughi sono in prima linea bambini, scrive Caritas. Cosa significa? Hanno bisogno delle stesse cose di cui hanno bisogno anche i nostri figli: amore, affetto, un’educazione con dei limiti ben chiari, un ambiente stabile, la sicurezza di base che alla fine tutto andrà bene. Hanno bisogno di ricevere l’istruzione in modo tale da poterla apprendere. Le premesse sono molto diverse: alcuni bambini profughi sono analfabeti, altri liceali. Hanno bisogno di una casa. I nostri figli hanno un letto, una camera spesso per conto loro, vestiti propri, un

Cosa chiede Caritas concretamente per quanto concerne l’istruzione scolastica? Devono valere le stesse regole che valgono per i bambini di qua. Per loro pretendiamo che con la formazione scolastica generale raggiungano un determinato livello di cultura generale. Siamo chiaramente del parere che questo traguardo debba valere anche per i giovani rifugiati non accompagnati. Bisogna investire come lo si fa per i bambini svizzeri. Perché se questi giovani non trovano i contatti e per tutta la vita devono vivere di assistenza sociale, il tutto diventa molto, ma molto caro. Caritas chiede inoltre che la Svizzera si assuma la responsabilità anche dopo che questi giovani hanno compiuto 18 anni. Perché? Quando da noi si compie 18 anni, la struttura familiare rimane. Non è che, una volta che sono maggiorenni, buttiamo fuori di casa i nostri figli e non parliamo più con loro. Ma, osservando bene, questo è proprio quello che succede nel caso dei bambini profughi non accompagnati: perdono le persone di riferimento, non possono più usufruire della consulenza legale, devono lasciare l’alloggio e il domicilio e tutto il contesto sociale viene a mancare. Questo impedisce loro uno sviluppo adeguato e li mette di fronte a una situazione completamente nuova. Non cambiano ambiente perché lo vogliono loro, ma perché adesso hanno 18 anni e sono maggiorenni. È una svolta radicale nella loro vita, una svolta totalmente artificiale e inutile. (sg)

Per l’intervista integrale: caritas.ch/enfants-refugies

9


Rapporto annuale 2016

La costruzione di impianti di irrigazione nella regione di Tigray, in Etiopia, ha consentito ai contadini indigeni di aumentare in modo durevole i propri raccolti. In tutto, nel 2016, sono affluiti direttamente in progetti e programmi il 90,7 percento delle donazioni e dei contributi.

Il rapporto annuale di Caritas Svizzera Nel 2016, il lavoro all’estero di Caritas Svizzera è stato determinato dalla guerra in Siria, dall’uragano «Matthew» e dalla carestia nell’Africa orientale. In Svizzera, invece, Caritas ha aumentato gli aiuti in favore dei poveri. Ha anche criticato i tagli alle prestazioni sociali nei Cantoni e ha lanciato un appello pubblico al ministro degli affari sociali, il Consigliere federale Alain Berset, in cui si impegna in favore di una politica sociale che fa di tutto per evitare la povertà. La guerra civile in Siria dura da ormai oltre sei anni. La speranza di tornare alla pace è stata distrutta anche nel 2016 da nuovi bombardamenti. Caritas ha di nuovo aiutato le vittime della guerra in Siria con programmi umanitari in Giordania, Libano, Siria e Grecia. La cooperazione internazionale ha dovuto affrontare le conseguenze del cambiamento climatico: il fenomeno meteo El Niño ha causato danni devastanti. ­Nell’Africa orientale, dove i periodi di siccità seguiti da piogge torrenziali hanno provocato una crisi alimentare, Caritas ha prestato soccorsi di emergenza e aiuti alla sopravvivenza. Ad Haiti ha avviato un programma di aiuto subito dopo che l’ura­gano «Matthew» aveva colpito l’isola. Nel contempo Caritas ha investito anche nel lavoro di sviluppo a lungo termine,

10

incentrandosi sull’approvvigionamento dell’acqua e sulla sicurezza alimentare. Complessivamente sono stati impiegati 57,8 milioni di franchi per progetti e programmi della cooperazione internazionale. Dove la povertà mostra il suo volto In una dichiarazione di principi del 2010, Caritas si è impegnata a intraprendere tutto affinché il numero dei poveri in Svizzera venga dimezzato entro il 2020. Il suo impegno è concreto: aiuta le persone che si trovano nel bisogno con varie offerte. In tutto, in Svizzera ha portato avanti progetti sociali per 44,9 milioni di franchi. Caritas si impegna però anche nell’interesse di coloro che sono svantaggiati socialmente. In tal senso ha criticato i programmi di risparmio dei Cantoni

e ha invitato il Consigliere federale Berset con un appello pubblico a combattere le cause della povertà in Svizzera offrendo alle famiglie toccate dalla povertà la possibilità di ricuperare una formazione oppure l’erogazione di prestazioni complementari. Risultato positivo per le donazioni Il lavoro svolto da Caritas è possibile solo grazie all’appoggio di partner forti: nel 2016 ha registrato donazioni dirette per un ammontare di 34,1 milioni di franchi. I contributi privati di terzi – la Catena della Solidarietà e altre organizzazioni Caritas – si sono attestati a 24,6 milioni di franchi. Si sono aggiunti introiti aziendali propri pari a 10,6 milioni di franchi e contributi dello Stato pari a 45,2 milioni di franchi per la cooperazione allo sviluppo (DSC) e per mandati di prestazione nell’ambito dell’asilo e dei rifugiati. Le spese generali per l’amministrazione e la pubblicità di Caritas lo scorso anno sono state del 9,3 percento. (on)


Rapporto annuale 2016 Svizzera

Il nostro impegno per la sicurezza sociale Uno studio commissionato insieme alla Croce Rossa Svizzera e all’Esercito della Salvezza dimostra che l’aiuto sociale pubblico deve sempre più concentrarsi sul pagamento di prestazioni di sostegno di carattere finanziario. Per un accompagnamento e un’assistenza sul lungo periodo manca sempre più il tempo. Contemporaneamente le opere assistenziali hanno ampliato i propri servizi, intensificata la consulenza sociale e si sono occupate sempre più spesso di questioni del diritto in materia di aiuto sociale. La pressione causata dalle misure di risparmio della mano pubblica viene percepita anche negli uffici Caritas di consulenza sociale e negli uffici di consulenza in caso di indebitamento in tutta la Svizzera. Diventa sempre più frequente dover infor-

mare dei loro diritti chi cerca consiglio. Vengono utilizzati intensamente anche le offerte sociali della rete Caritas: è aumentato il numero delle persone che fanno la spesa a prezzi ribassati nei negozi Caritas (961 000) e la hotline telefonica e online gratuita «SOS Debiti» è stata contattata con maggiore frequenza (3568). Più persone erano inoltre in possesso di una tessera KulturLegi (85 062). Lo studio delle opere assistenziali evidenzia che l’aiuto sociale pubblico va rafforzato ed è compito delle opere assistenziali impegnarsi in tal senso e far notare sviluppi che vanno nella direzione sbagliata. Perciò Caritas anche nel 2016 ha preso chiaramente posizione con un appello contro la riduzione delle prestazioni sociali condiviso da molti. (sg)

Preparare il terreno per evitare la povertà: nel giro di due settimane, l’appello al Consigliere federale Berset è stato sostenuto da 3271 persone che lo hanno firmato.

Mondo

Il nostro impegno per le vittime della guerra in Siria

La dodicenne Nour vive con la famiglia a Homs. È una delle 60 000 vittime di guerra siriane che nel 2016 hanno beneficiato dell’aiuto di Caritas.

Dall’inizio del conflitto siriano, Caritas Svizzera ha investito complessivamente 34 milioni di franchi per i progetti in favore delle vittime della guerra. Solo nel 2016 i mezzi impiegati per i progetti si attestavano a oltre 6,5 milioni di franchi. Ne hanno beneficiato 60 000 persone. Il fulcro degli aiuti prestati da Caritas in Siria è la mensa dei poveri ad Aleppo

Foto: Fabian Biasio, Alexandra Wey

che offre da mangiare agli esiliati interni e alle persone bisognose. Dopo che nella metropoli siriana la situazione umanitaria ha continuato ad acuirsi, i partner di Caritas nell’autunno 2016 hanno aumentato il numero dei pasti distribuiti da 6300 a 7600 al giorno. A Damasco, Caritas ha inoltre distribuito ogni mese 6000 pacchi con beni alimentari per le famiglie povere.

Insieme all’organizzazione sorella locale, Caritas Svizzera ha continuato a prestare aiuti di emergenza e di sopravvivenza anche in Giordania. Nel 2016, 1000 profughi siriani e familiari della popolazione indigena particolarmente bisognosi hanno ricevuto un aiuto finanziario sotto forma di piccoli importi per coprire il fabbisogno giornaliero strettamente necessario. Infine, nell’autunno 2016, Caritas ha avviato un ampio progetto per generare reddito: 3000 persone ricevono, per una durata da tre a sei mesi, una possibilità di guadagno nell’industria dei rifiuti. In Libano, Caritas Svizzera si impegna in ambito scolastico. Il 70 percento dei bambini profughi siriani abbandona la scuola anzitempo. Caritas ha formato personale docente e direzioni scolastiche di 26 scuole in modo che sappiano affrontare le particolari esigenze dei bambini traumatizzati. 3600 bambini vengono sostenuti in maniera mirata con lezioni di sostegno. (sg) Per scaricare il rapporto annuale: caritas.ch/rapport-annuel

11


Personaggi

Cose di tutti i giorni

Badran Mahmoud Borum, Giordania «Sono fiero dei miei genitori e che mi abbiano trasmesso valori come la sincerità.»

Inaugurazione di una scuola ricostruita da Caritas Svizzera in Nepal: Tony Burgener, Direttore della Catena della Solidarietà, consegna le chiavi al comune.

Aiutare è nel suo DNA Tony Burgener è direttore della Catena della Solidarietà da ormai cinque anni. Il vallesano ama le sfide e punta sull’innovazione negli aiuti umanitari. La sindrome del soccorritore l’ha ereditata dalla madre, dice Tony Burgener. Il vallesano dal 2012 è direttore della Catena della Solidarietà. La Fondazione umanitaria della SRG SSR con sede a Ginevra raccoglie fondi in seguito a grandi catastrofi e con le donazioni sostiene progetti di organizzazioni partner svizzere come Caritas. Tsunami, terremoti, uragani e guerre: l’organizzazione è attiva in zone in cui il dolore umano è all’ordine del giorno. Ciononostante, Burgener non trova che il suo lavoro sia opprimente. «Quando possiamo aiutare, l’espe­ rienza è positiva. È difficile, invece, quando si può solo osservare senza rendersi attivi.» Insieme al direttore di Caritas Hugo Fasel e alla presidente di Caritas Mariangela Wallimann-Bornatico a febbraio si è fatto un’idea dell’aiuto prestato recandosi sul posto e partecipando all’inaugurazione di una scuola in Nepal che C ­ aritas ha ricostruito dopo il terremoto del 2015 con il sostegno della Catena della Soli-

12

darietà. «Quella scuola è un esempio tipico dell’aiuto che riusciamo a prestare in collaborazione con le organizzazioni partner» dichiara. L’euforia è grande, la scuola rappresenta la speranza per un Paese che ancora è in macerie. «In ­questi momenti il dolore umano passa leggermente in secondo piano. Ma non si dimentica» afferma Burgener. Il cinquantaquattrenne ha lavorato come docente, giornalista, delegato del

«In questi momenti il dolore umano passa leggermente in secondo piano.» CICR, a Expo 02 e in seno al Comitato olimpico. Ama i cambiamenti e le sfide. E di queste ultime ce ne sono tante ad attenderlo: «Sul mercato delle donazioni, i media sociali diventano sempre più rilevanti e gli aiuti umanitari in futuro avranno un orientamento a lungo termine, con un importante accento sull’innovazione.» (ssc)

Com’è la sua giornata tipo? Mi alzo alle sette e alle otto inizio a lavorare. Grazie a Caritas posso lavorare nell’industria dei rifiuti e arrotondare il mio stipendio. Guadagno 12 dinar (17 ­franchi) al giorno sgombrando le strade della città di Jerash dai rifiuti. Dopodiché inizia il mio turno di notte, fino alle ore 22, in un ristorante locale. Lì guadagno 5 d ­ inar (7 franchi). Trascorro il tempo libero con mia moglie e i miei figli che mi fanno dimenticare le preoccupazioni di tutti i giorni. Di cosa va fiero? Sono fiero dei miei genitori e che mi abbiano trasmesso valori come la sincerità. Mi hanno anche insegnato quanto sia importante essere pronti ad aiutare ed essere costanti in quello che si fa. Cos’è per lei la fortuna? La fortuna per me è poter vivere una vita dignitosa e conseguire un reddito periodico che mi permetta di mantenere la mia famiglia. Visto così, nella mia vita finora non sono mai stato fortunato. Che cosa desidera? Desidero poter tornare nel mio Paese che è la Siria e vivere lì una vita dignitosa e di rispetto. Questo non è possibile in Giordania. Qui, come rifugiati, non abbiamo diritti. Romea Brügger

Foto: Hans Hofmann, Caritas Svizzera


Svizzera

Diamo una mano: assistenza nel quartiere Vicino alla gente e ai loro bisogni: a Suhr, nel Canton Argovia, Caritas offre aiuto alle persone anziane accompagnandole, ad esempio, dal medico. Siamo nel quartiere Feld a Suhr (AG). Dal mese di gennaio qui è parcheggiato il furgone rosso Caritas-Care-Mobil. All’interno del veicolo si trova una lavagna bianca sulla quale sono pianificate tutte le attività della settimana corrente: fare la spesa, gita al museo, aiuto domestico, visita dal medico. Nel nuovo progetto «Diamo una mano», Caritas offre un servizio di assistenza a ore alle persone della quarta età. La ricetta è la vicinanza Alida Spitale, una delle quattro assistenti, sta tornando da un impiego, mentre Enrico arriva con la sua auto. Il pensionato di Aarau lavora nel progetto come volontario. «Ho tempo e posso offrire qualche diversivo alle persone che vivono in solitudine nel loro appartamento.» Accanto a lui siede un signore anziano. I due oggi fanno una gita al museo del cioccolato Frey.

L’isolamento e la solitudine sono temi che il responsabile del progetto Andy Huwyler e Alida Spitale affrontano ogni giorno. «Le attività e le amicizie delle persone anziane diminuiscono sempre più. Alla fine se ne stanno a casa dietro la tenda e guardano al mondo solo attraverso la finestra» dice Huwyler. Con il nuovo servizio, Caritas vuole aiutare le persone anziane a uscire dall’isolamento sociale e a farle vivere il più lungo possibile e con dignità nella propria abitazione. La fiducia richiede tempo Fare una breve telefonata per prendere un appuntamento dal medico o dal parrucchiere: a volte sono le cose apparentemente piccole che pesano nella vita quotidiana. «Molti anziani hanno paura di non capire la persona al telefono oppure non sanno come organizzare il trasporto» spiega l’assistente. Per chiedere

Il responsabile del progetto Andy Huwyler e l’assistente Alida Spitale discutono il piano delle attività.

aiuto ci vuole tempo e coraggio. Alida Spitale sente che piano piano si sta guadagnando la fiducia delle sue clienti e dei

«Lo scambio di informazioni con la gente è molto prezioso per noi. In questo modo scopriamo chi ha bisogno di aiuto.» suoi clienti. «Fanno domande, mi chiedono di fare una telefonata per loro o di compilare insieme la mappa di previdenza.» L’assistenza ha il suo valore Sul piano della settimana, per il martedì mattina c’è scritto «chiacchierata nelle scale». Un compito importante. Il portinaio, il postino o la vicina di casa: nessuno conosce meglio di loro il quartiere e i suoi abitanti. «Lo scambio di informazioni con la gente è molto prezioso per noi. In questo modo scopriamo chi ha bisogno di aiuto» conclude Huwyler. «Diamo una mano», un servizio che, grazie al modello tariffario a più livelli, possono permettersi anche persone con modeste possibilità finanziarie. Presto ci sarà un altro furgone Caritas-Care-Mobil in circolazione. Dal mese di agosto sarà parcheggiato a Zurigo. (ssc) Per maggiori informazioni: caritas.ch/caritascare

Da gennaio 2017, nel quartiere Feld a Suhr (AG) c’è il Caritas-Care-Mobil. Offre aiuto alle persone anziane che hanno bisogno di assistenza e aiuto in casa.

Foto: Alex Spichale /az Aargauer Zeitung

13


Servizi

La protezione climatica e la lotta contro la povertà vanno a braccetto

Una conseguenza del cambiamento climatico: nel distretto di Chapai Nawabganji, nel Nord­ ovest del Bangladesh, si abbassa il livello della falda freatica.

La lotta contro le conseguenze del cambiamento climatico e la lotta contro la povertà sono indivisibili. Il cambiamento climatico causa i maggiori danni, sia economici che sociali, proprio nelle regioni più povere. Se non viene bloccato, an-

nienterà i risultati ottenuti nella lotta contro la povertà, con conseguenze anche per i Paesi industrializzati. Questa realtà, però, non la considera nessuno. E per questo che Caritas Svizzera dedica al nesso tra politica climatica e lotta contro la povertà l’Almanacco ­Politica dello sviluppo 2017 e il Forum Politica dello sviluppo 2017 che si terrà a Berna il 25 settembre. Sia la raccolta che il convegno pubblico discutono le attuali scoperte sul cambiamento climatico e le sue conseguenze per i Paesi in via di sviluppo. Perché per agire, bisogna prima comprendere. Iwona Swietlik Per maggiori informazioni: caritas.ch/almanach-cad

Vestiti praticamente nuovi Il centro di raccolta indumenti Caritas di Waldibrücke, presso Lucerna, raccoglie ogni anno circa 950 tonnellate di indumenti e scarpe per i bisognosi in Svizzera. Sul nastro trasportatore del centro di smistamento si controlla che gli indumenti rispondano ai criteri qualitativi per finire in uno dei due negozi. Presso l’Opera di assistenza alla fanciullezza, i titolari di una KulturLegi possono fare acquisti a prezzi contenuti. Qui si offrono inoltre vestiti ad asilanti e a persone dal budget ridotto per conto del Soccorso d’inverno. Il negozio di seconda mano è aperto a tutti. Con un po’ di fortuna si trovano abiti design a prezzi imbattibili. Abiti particolari per occasioni speciali sono invece nel reparto dedicato al teatro e al carnevale. Le donazioni di indumenti possono essere consegnate direttamente alla centrale di Waldi­ brücke o in uno dei container di raccolta della regione di Lucerna. Per le donazioni nel proprio domicilio, rivolgersi all’organizzazione Caritas regionale più vicina. (ssc)

14

Agenda 19 maggio 2017– 21 gennaio 2018: Migrazione: mostra al Museo delle Culture di Basilea. Perché la gente migra e che cosa mette in moto la migrazione? Una ricerca di tracce. www.mkb.ch 17/18/20 giugno 2017: Giornate dei rifugiati: durante la Giornata nazionale dei rifugiati (17 giugno), la Domenica dei rifugiati delle Chiese (18 giugno) e la Giornata mondiale dei rifugiati (20 giugno) si richiama l’attenzione sulle oltre 60 milioni di persone che sono in fuga in tutto il mondo. La Domenica dei rifugiati, le parrocchie cattoliche raccolgono la colletta in favore di Caritas. La colletta aiuta Caritas ad adempiere ai propri compiti nel lavoro con i rifugiati. 28 giugno 2017: Prix Caritas: assegnazione del premio al centro KKL di Lucerna. Caritas Svizzera premia una personalità per il suo impegno nel sociale, nella cooperazione allo sviluppo e nella comprensione interculturale. www.caritas.ch/prixcaritas 25 settembre 2017: Forum Politica dello sviluppo: convegno sul tema sviluppo compatibile con il clima all’Event­ forum di Berna.

La donazione di indumenti aiuta le persone socialmente svantaggiate in Svizzera e protegge l’ambiente.

Per maggiori informazioni: caritas.ch/centralvetements

25 novembre 2017: youngCaritas-Award: assegnazione del premio al Dynamo di Zurigo. youngCaritas premia i migliori progetti di giovani persone che si adoperano con creatività e grande impegno personale per un mondo più giusto. www.youngcaritas.ch

Foto: Alexandra Wey, Franca Pedrazzetti


Insieme

Ecco perché mi impegno

In Svizzera gioventù impegnata A novembre, Jil e Lara hanno vinto il terzo posto del youngCaritasAward 2016 con il loro blog sul tema migrazione e fuga. Le due maturande del Canton Argovia raccontano cosa hanno vissuto da allora. «Essere arrivate al terzo posto è stato per noi un grande onore e ci ha motivate a continuare il lavoro con i giovani profughi. Dopo aver ricevuto il premio, abbiamo riflettuto su molte cose. Avere la possibilità di aiutare le persone è un dono. Purtroppo ci saranno sempre momenti in cui si dubita di se stessi e si abbandona la speranza di poter cambiare qualcosa. È difficile continuare a pronunciare sempre verità che ormai non vuole sentire più nessuno. A volte ci perdiamo nelle preoccupazioni e nel dolore delle persone che vorremmo aiutare. Ci sono però sempre incontri che ci ricordano perché facciamo quel che facciamo e che ci ridanno coraggio. Alla fine sono le nostre azioni che possono cambiare qualcosa se ci facciamo garanti della giustizia, della solidarietà e dell’umanità. Siamo già a giugno e tra meno di un mese avremo in mano i nostri diplomi di maturità e inizieremo un nuovo viaggio. Tutte le porte di questo mondo sono aperte per noi e abbiamo deciso di te-

Attivarsi Il tuo impegno conta. Attivati adesso in uno dei numerosi progetti di young Caritas e aiuta nell’integrazione le persone che sono fuggite. Ad esempio nel campus estivo interculturale che si terrà per la prima volta a Flumserberg oppure nel fine settimana di attivismo MigrAction! www.youngcaritas.ch/aktivwerden

Foto: youngCaritas

Abbiamo chiesto alle donatrici e ai dona­ tori perché sostengono Caritas. Ecco alcune risposte:

«Sostengo Caritas perché si impegna per i bisogni dei poveri in Svizzera.» «Caritas fa un buon lavoro in Svizzera. Si impegna in favore dei rifugiati e per le persone socialmente svantaggiate, promuove il volontariato e accompagna malati e morenti. Il suo aiuto abbraccia diversi ambiti.» «Perché si impegna anche in politica. Di Caritas apprezzo la collaborazione con organizzazioni partner sul posto.» «Caritas è vicina all’essere umano e i suoi progetti sono durevoli e sostenibili.»

Sul loro blog, Jil Kiener e Lara Wyss raccon tano storie di persone in fuga. Con il loro progetto hanno raggiunto il terzo posto al youngCaritas-Award.

nerne sempre una aperta per le persone che hanno bisogno del nostro aiuto.» Jil Kiener & Lara Wyss

Con il youngCaritas-Award, youngCaritas onora l’impegno dei giovani in ­Svizzera. Il primo premio è un viaggio di due settimane in un Paese in cui Caritas Svizzera è attiva con un progetto. Per chi volesse iscriversi per il youngCaritas-Award 2017, lo può fare ora su www.youngcaritas.ch/award

«Caritas si impegna per l’approvvigionamento dell’acqua e per l’istruzione. Due argomenti che mi stanno molto a cuore.» «Perché Caritas mi informa bene sui propri progetti.» «Perché so che le donazioni vengono utilizzate in modo coscienzioso e destinate ai progetti.» «Mi impegno per Caritas perché presta aiuto all’autoaiuto.» «Con Caritas è possibile aderire a un padrinato.» «Ho fiducia nei progetti di Caritas.»

Il blog di Jil & Lara : www.youngcaritas.ch/stories

«Apprezzo molto che dopo le grandi catastrofi vengo immediatamente informata da Caritas.»

15


Sayed Jamshidi (13 anni) è fuggito in Svizzera senza i genitori

Fare la cosa giusta

Quando la povertà mostra il suo volto Per saperne di più su Sayed e sulla sua famiglia: www.farelacosagiusta.caritas.ch


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.