Antonio Amaduzzi - Oradour sur Glane 1944

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ORADOUR sur-GLANE Villaggio martire

Fotografie di

Antonio Amaduzzi E



sommario Prefazione – di Roberto Mutti

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Era un villaggio felice...

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Il 10 giugno 1944...

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Verso l’ingresso del Centro della memoria

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Dall’ingresso del Villaggio martire alla Chiesa

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La Chiesa

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Dalla Chiesa al ponte sulla Glane

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Verso il cimitero di Oradour

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Il Campo della Fiera

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La strada verso la stazione del tram e della posta

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La “Maison d’Oradour” e la nuova Oradour

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Bibliografia

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La necessità del ricordare di Roberto Mutti

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i sono luoghi che si attraversano in silenzio come se si avesse timore di disturbare perché sono quei muri, quei lastricati, quelle finestre aperte sul nulla a trasmetterci un senso di rispetto. Chi ha visitato Pompei conosce bene la situazione: per quanto preparati e affascinati dalla bellezza delle tante opere lì custodite, si prova la spiazzante sensazione di violare la privatezza di quanti lì abitavano, camminavano, mangiavano, parlavano prima che un improvviso e crudele destino fermasse per sempre tutto questo. Ed ora noi lì, di fronte a quei “fermo immagine” di figure immobilizzate nei gesti della fuga, di case ben ordinate, di strade che conservano la loro ordinata geometria, ci sentiamo osservatori impreparati a riflettere sul corso del tempo. La stessa sensazione si prova fra le strade di Oradour, la cittadina francese che il 10 giugno 1944 non incrociò la Sorte – dea che gli antichi immaginavano cieca e irrazionale – ma la ferocia omicida e consapevole delle armate naziste. Le quali erano ben determinate a costruire un nuovo ordine che voleva nascere sull’annientamento non di uno specifico nemico ma della realtà stessa con tutte le sue contraddizioni, la sua complessità, la sua bellezza. Anche allora nessuno si aspettava quanto sarebbe successo perché il Male, lo sappiamo, può presentarsi con le fattezze della normalità, con le regole di un’apparente razionalità così quando poi si rivela è troppo tardi per evitarlo e forse chi non lo ha visto fatica ad immaginarselo in tutta la sua freddezza metallica. Quella che portò all’uccisione, con pochissime casuali eccezioni, di tutti gli abitanti della giustamente definita “Città Martire”. La memoria è una strana facoltà: può mantenersi intatta nel tempo, modificare aspetti della realtà o cancellarla del tutto e questa è la ragione per cui si ergono monumenti, si scrivono libri, si incidono targhe, si conservano documenti. A Oradour, forse perché consapevoli che tanti anni dopo altre generazioni avrebbero faticato ad accettare per vera una tragedia di queste proporzioni (come credere nel male se non se ne trovano più le tracce?), hanno pensato che per non dimenticare occorreva osservarla con i propri occhi questa realtà, sfiorarla e toccarla con le mani, sentirla ancora palpitante anche se fredda e immobile. Così appena finita la guerra hanno costruito una nuova città non lontano da quella originale lasciata intatta come un museo en plen air. Antonio Amaduzzi è un autore curioso e colto che ha come riferimento ideale la fotografia humaniste francese per la sua capacità di indagare la vita con immediatezza e intensità. Così, quando ha visitato per la prima volta Oradour ha subito capito di essere di fron-

te a una storia in cui immergersi con passione: già i risultati ottenuti in quell’occasione sapevano restituire il senso di un lavoro che in questa versione definitiva, frutto di ulteriori viaggi e accurati studi, appare ora ben altrimenti approfondito. Per un verso si è trattato di una questione di rispetto per una vicenda come questa, per l’altro il fotografo ha sentito nella ripetizione dei gesti indotta dal ritornare sui suoi passi la vera ragion d’essere di questa raffinata ricerca. Anche la scelta degli strumenti di lavoro, preziosi ma essenziali, sono sintomatici di un metodo che diffida di ogni eccessiva spettacolarizzazione cui preferisce l’immediatezza del racconto. La fidata Leica con il fruscio appena percettibile del suo scatto sembra fatta apposta per muoversi in un luogo avvolto da un surreale silenzio, mentre la pellicola in bianconero ha saputo restituire il rigore di una sequenza di respiro epico. Amaduzzi costruisce un percorso avvincente caratterizzato da una grande pulizia formale: il suo obiettivo diventa una guida che ci accompagna alternando le visioni d’assieme e la sottolineatura dei particolari consentendoci così di percepire qualcosa di insolito. Il telaio della macchina da cucire abbandonato all’interno della casa del dentista, la pila del distributore di benzina che fa la guardia alla strada, i resti di un macchinario utilizzato dal macellaio acquistano una strana vitalità. Inquieta quel passeggino abbandonato davanti all’altare della chiesa in cui, con le loro mamme, tanti bambini sono stati trucidati mentre gli oggetti ora conservati nel Memorial – gli orologi da tasca, gli strumenti del lavoro contadino, i giocattoli di latta – evocano frammenti di vita. Anche gli edifici su cui ormai il tempo comincia a lavorare sfaldando mattoni, erodendo pietre, facendo avanzare la ruggine oggi sembrano avere un’espressione: stupita quella della facciata del garage con ingresso e finestre che ora sembrano una bocca spalancata e due occhi aperti sul cielo, dolente quella della scuola con il cancello ancora spalancato attraverso cui sono uscite per l’ultima volta le bambine. Antonio Amaduzzi ci regala un lavoro carico di un’intensità poetica dove il rigore compositivo si sposa al senso alto dell’impegno civile. Nel suo soffermarsi sulle strade ora deserte, sulle rotaie del tram che ha accompagnato tanti verso un inaspettato destino emerge una compartecipazione emotiva di grande intensità. Ma è riprendendo quell’automobile posteggiata accanto a una casa, ormai priva di ruote ma ancora elegante nel suo disegno aerodinamico, che il fotografo sa sintetizzarci la tragicità della vita e la necessità di non dimenticarla. 7


Il 10 giugno 1944... I

l 10 giugno 1944, alle 14, un distaccamento SS della Divisione Das Reich investì la piccola cittadina. Tutta la popolazione del villaggio e dei dintorni venne radunata sullo spiazzo del Campo della Fiera. Le donne e i bambini furono rinchiusi nella chiesa e gli uomini nei fienili. Una detonazione e il massacro cominciò. Le vittime ufficiali furono 642 di cui 240 donne, 205 bambini e 197 uomini. 328 edifici vennero incendiati. Oggi Oradour-sur-Glane è un monumento storico che accoglie migliaia di visitatori tra le sue rovine sempre più in degrado. Il Centro della memoria, inaugurato nel 1999, museo sotterraneo, collega il Villaggio martire alla nuova Oradour ricostruita nel tempo.

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Dall’ingresso del Villaggio martire alla Chiesa

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ttraverso una scalinata si accede al Villaggio martire. Si incontrano subito i primi ruderi di una fattoria e un pozzo che contiene ancora oggi i corpi lì gettati di alcuni abitanti uccisi sul posto e che non è mai stato possibile riportare alla luce. Proseguendo si incontrano, accanto a immobili distrutti non identificati, l’abitazione di un dentista, il garage Poutaraud con il suo distributore di benzina e con le sue insegne, il garage Desourteaux, la scuola delle bambine, una panetteria, una macelleria, la tabaccheria e infine un caffèparrucchiere con il suo tavolinetto di servizio quasi accanto alla chiesa. Poco prima, girando a sinistra verso una frazione esterna del paese, c’è la scuola dell’infanzia e dei “Lorrains”, da cui fuggì l’unico bambino scampato alla strage. 21


Rovine subito dopo la scalinata d’ingresso

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Ciò che resta della fattoria Picat

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L’abitazione del dentista Reigner

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Particolare dell’abitazione del dentista

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Verso il centro del paese

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Sulla destra i resti del garage Poutaraud

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Facciata del garage Poutaraud

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Insegne sulla facciata del garage

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Facciata del garage Desourteaux

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Ciò che resta oggi delle automobili in un garage

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La Chiesa

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a Chiesa ha ancora oggi una sua ben definita identità ed architettura. La sua prima edificazione risale al XII secolo, successivamente fu ampliata e fortificata. Ai lati dell’altare maggiore si trovano delle cappelle. Al lato nord sono dedicate alla Santa Vergine. Al lato sud a Saint Joseph e Sainte Anne. La distruzione fu pressocché totale e le donne e i bambini lì rinchiusi, alcuni in carrozzina, furono prima asfissiati e poi mitragliati e bruciati. Solo una donna, pur ferita, si salvò gettandosi dalla finestra dietro l’altare nascondendosi dentro i cespugli. Fu scoperta e salvata il pomeriggio del giorno dopo.

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La Chiesa

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La Chiesa

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La Chiesa vista dalla strada di uscita verso la Glane

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L’odierna segnaletica indicante la strada per il cimitero

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Il fienile Laudy da cui riuscirono a salvarsi cinque uomini rimasti sepolti sotto i corpi dei compagni. Purtroppo un sesto uomo, Poutaraud, fu ucciso dai tedeschi mentre scappava

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Monumento eretto sopra il Memorial

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Il Memorial sotterraneo dove sono esposti gli oggetti trovati nelle case, nelle scuole e nella chiesa, alcuni dei quali sono presentati nelle pagine seguenti

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L’auto arrivata da Limoges durante il raduno della popolazione

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Abitazione e magazzino di ferramenta “Chez Léontine”

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Particolare della foto precedente

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La strada verso la stazione del tram e della posta

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na strada larga e diritta, che si diparte dal bivio per la scalinata di ingresso, porta alla piccola stazione del tram. Incontriamo dapprima dei ruderi contrassegnati da un bel camino quasi intatto, il relitto di un mezzo di locomozione dentro un garage e infine la stazioncina con la sua insegna ancora parzialmente leggibile. Subito dopo il fabbricato della posta, la casa del sindaco e di suo figlio, ambedue medici, morti nel massacro, la macchina nel giardino e, ai limiti estremi del paese, la casa di un artigiano del cemento, ultima casa distrutta prima della cosiddetta “Maison d’Oradour�, unica casa scampata alla distruzione e ancora oggi esistente.

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Verso la stazione del tram e della posta

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Insegna della stazione di Oradour-sur-Glane ancora parzialmente leggibile

La piccola stazione del tram

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Le poste e i telegrafi con la targa a ricordo della direttrice Odette Bouillere

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La casa del sindaco e del figlio, Paul e Jacques Desorteaux, entrambi medici, periti nel massacro

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La “Maison d’Oradour” e la nuova Oradour

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a “Maison d’Oradour”, come oggi è chiamata, venne risparmiata, unica abitazione, dalla distruzione operata dai nazisti perché si trovava fuori dai confini del villaggio. La nuova Oradour è ubicata accanto al Villaggio martire ed è unita ad esso attraverso il Centro della memoria. Si respira un’aria austera e il ricordo è sempre vivo e presente nelle strade e nei monumenti.

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La nuova Oradour

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Bibliografia Le massacre d’Oradour-sur-Glane par les hordes hitlériennes

Oradour-sur-Glane, le drame heure par heure

Edité per le “Front National” 1945 ca, pagg. 16

Robert Hébras, Rescapé de la Grange Laudy, Editions Les Chemins de la Mémoire 2001, pagg. 36

Oradour Ville Martyre

Paroles de miraculés

Frank Delage, Editions Mallottée – Paris 1945, pagg. 116

Louys Riclafe et Henry Demay, Préface de Frédéric Pottecher , Editions l’Harmattan Paris 1995, pagg. 112

Crimes ennemis en France Oradour-sur-Glane

Das Reich

Office Française d’Edition – Paris 1947, pagg. 162

Oradour-sur-Glane: vision d’epouvante Guy Pauchou, Dr. Pierre Masfrand Ouvrage officiel de l’Association des familles de martyres de Oradour-sur-Glane (1970, pagg. 189), 2003, pagg. 196

Petite histoire d’Oradour-sur-Glane Albert Hivernaud – 1979, pagg. 80

Souviens-toi Oradour-sur-Glane, juin 1944-84 Sophie Brehec, Encre editions – 1984, pagg. 214

Philip Vickers, Foreword by Jacques Poirier, Combined Publishing, – Pennsylvania 2000, pagg. 192

Oradour Jean Jacques Fouché, Éditions Liana Levi, Paris 2001, pagg. 284

Livre dor d’Oradour - L’engagement des intellectuels, un episode en 1949 Catalogue de l’Exposition 30 juin - 10 septembre 1995, Editions Centre de la Mémoire, – 1995, pagg. 126

Oradour 10 juin 1944. La page de catéchisme Les villages sans enfants Albert Valade, Editions de la Veytizou Asso, 2012, pagg. 176

Notre village assassiné André Desourteux, Robert Hébras, Editions Les Chemins de la Mémoire – 2001, pagg. 224

Comprendre Oradour L’integrale du parcours de mémoire Autori vari, Etablissement public administratif Departement du Centre de la Mémoire 2000, pagg. 150

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Les Fantômes d’Oradour

Oradour, le verdict final

Alain Lercher, Éditions Verdier – (1994), 2008, pagg. 96

Douglas W. Hawes, Éditions du Seuil – 2007, pagg. 336

Oradour-sur-Glane, regards et histoire

De l’honneur et des larmes

Michel Belivier, Benoît Sadry, Edité pour la sauvegarde de la Maison Rescapé 2013, pagg. 348

Jacques Villégier, La Vauzelle Graphic, IIIeme édtion, 2013, pagg. 144

Un crime de guerre Sylvain Joubert, Flammarion – Paris 1994, pagg. 252

Cahiers de jeunesse de Denise Bardet, institutrice á Oradour-sur-Glane le 10 juin 1944 Presentation de Jean Bardet Le Puy Fraud Editeur – 2011-2013, pagg. 62

La division maudite Michel Peyramaure, Éditions Robert Laffont Paris 1987, pagg. 444

Oradour, 10 juin 1944, arrêt sur mémoire

Centre de la Mémoire d’Oradour Exposition permanente – 2012, pagg. 18

Oratorio pour Oradour

Sarah Farmer, Éditions Perrin – 2004, pagg. 320

Frank Lafossas, Illustration de Lucette Morliéras Les dossiers de Acquitaine – 2003, pagg. 50

La division Das Reich

Plan Guide - Oradour-sur-Glane, 10 juin 1944

Max Hastings, TEXTO (Éditions Tallandier) 2014, pagg. 384

Editions les Chemins de la Mémoire Depliant a otto facciate

Oradour-sur-Glane Oradour-sur-Glane Editions de l’Association des Familles des Martyres d’Oradour – 1994, pagg. 24

Parlez-moi d’Oradour Sarah Farmer, Serge Tisseron, Éditions Perrin 2004, pagg. 144

Marielle Larriaga, Éditions des Traboules 2014, pagg. 248

Les Mystères d’Oradour Régis Le Sommier, Éditions Michel Laffont 2014, pagg. 268

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Camille Senon, survivante du tramway d’Oradour-sur-Glane

Oradour-sur-Glane, un jour de juin 1944 en enfer

Guy Perlier, Éditions Les Monédiers – 2013, pagg. 210

Guy Penaud, Geste éditions – 2014, pagg. 360

Oradour-sur-Glane Autopsie d’un massacre Romain Garnier, Elytel éditions, – 2014, pagg. 204

Juin 1944 en Limousine – Oradour, Tulle Alain Albinet, Sylvain Compère, Le populaire du Centre, La Montagne – 2014, pagg. 98

Les ombres d’Oradour Jean-Paul Picapier, L’Archipel – 2014, pagg. 432

La vita scorre (romanzo) Emmanuelle de Villepin, edizioni Longanesi (storia di Antoine, scampato per miracolo alla strage di Oradour) – 2013, pagg. 224

Pourquoi Oradour-sur-Glane Michel Baury, Éditions Ouest-France – 2014, pagg. 288

Willy Ronis, une journée à Oradour (DVD) Pyramide Production, Telim TV et Gamma-Rapho, 2012

Oradour, le dernier tram Photographie d’Hélène Delarbre, texte de Franck Linol, Métive éditions – 2014, pagg. 110

Henri Cartier-Bresson Clement Cheroux, Éditions du Centre Pompidou Paris 2014, pagg. 400

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Avant que ma voix ne s’eteigne Robert Hébras avec Laurent Borderie Éditions Elytel – 2014, pagg. 126


Foglio di provini di scatti effettuati da Henry Cartier Bresson a Oradour (da Henri Cartier Bresson, di Clement Cheroux, Centre Pompidou, Paris, 2014 - pp. 200-201)

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Antonio Amaduzzi – Autoritratto (2010) Nato a Roma nel 1936, professore universitario emerito di economia aziendale e appassionato fotografo sin dalla gioventù, è stato nominato AFIAP nel 1962. Attualmente è iscritto al CFM (Circolo Fotografico Milanese). Ha partecipato a numerose mostre collettive nazionali e internazionali (Barcellona, Buenos Aires, Bruxelles, New York). Ha tenuto mostre personali (Venezia, Bergamo, Milano) e ha pubblicato diversi libri fotografici (400 ASA/27 DIN, Sguardi, solitudini, attimi di felicità e altri ancora). Nel 2012 il Museum of Fine Arts di Boston ha acquistato a New York una sua fotografia. Vive a Milano.

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a cura di: Elisabetta Masini Carlo Cavicchio

Un ringraziamento particolare a Roberto Mutti per il suo contributo Grafica e fotolito: CD cromo, Milano Stampa: Graphic s.r.l., Milano, via Garofalo, 31

Edizione speciale, monografie de “il Milanese” prima edizione novembre 2014 © Circolo Fotografico Milanese Tutti i diritti riservati

Questa pubblicazione non persegue fini di lucro e non può essere venduta a un costo superione a quello di realizzazione

fondato nel 1930 www.circolofotograficomilanese.it

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Circolo Fotografico Milanese

fondato nel 1930 | www.circolofotograficomilanese.it presso CRAL Comune di Milano, via Bezzecca, 24 – 20123 Milano


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